Conclusione

APOCALISSE 
22:6-21

 

Poi mi disse:

«Queste parole sono fedeli e veritiere; e il Signore, il Dio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra poco».

«Ecco, sto per venire. Beato chi custodisce le parole della profezia di questo libro».

Io, Giovanni, sono quello che ha udito e visto queste cose.

E, dopo averle viste e udite, mi prostrai ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate, per adorarlo. Ma egli mi disse: «Guàrdati dal farlo; io sono un servo come te e come i tuoi fratelli, i profeti, e come quelli che custodiscono le parole di questo libro. Adora Dio!»

Poi mi disse: «Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino.

Chi è ingiusto continui a praticare l'ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora».

«Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere.

Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine.

Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all'albero della vita e per entrare per le porte della città!

Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna.

Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese.

Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino».

Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni».

E chi ode, dica: «Vieni».

Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita.

Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro.

Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!»

Amen! Vieni, Signore Gesù!

La grazia del Signore Gesù sia con tutti.


***

Il giudizio di Dio ha colpito successivamente:

- la falsa chiesa;

- lo Stato anticristiano e il suo profeta;

- Satana stesso coi suoi ultimi seguaci.

 

Tutti i nemici sono stati distrutti.

Il mondo stesso ch'è stato il teatro delle ribellioni umane e dei giudizi divini è passato.

Il velo che nasconde ai mortali la prospettiva dell'avvenire si alza un'ultima volta per far contemplare al veggente la felicità pura ed eterna dei redenti in un mondo rinnovato.

E, questa la meta suprema cui mirano i disegni di Dio manifestati dalla profezia; è questo il sospiro più profondo dei fedeli di tutte le età, e non dei fedeli soltanto, ma della creazione stessa che 'geme insieme ed è in travaglio' (cfr Romani 8:22).

Vero è che la terra ha avuto, dopo le aspre lotte, il suo lungo sabato di riposo e di pace; ma il millennio non è ancora la fase suprema del regno di Dio. La terra e la parte dell'umanità che vive ancora in corpi di carne, è in questo periodo, tuttora più o meno separata dal cielo e dall'umanità glorificata; è possibile ancora una grande rivolta contro a Dio... Tutte le cose non sono ancora fatte nuove...

Nel periodo della Chiesa la vita dello Spirito si manifesta in modo tutto interiore e non modifica ancora, in modo essenziale, il corso della storia nè quello della natura.

Durante il millennio la vita di Cristo cessa dall'esser nascosta Colossesi 3:3-4 e penetra potentemente la storia e tutte le relazioni sociali, lo Stato, le arti, la civiltà. Infine, coi nuovi cieli e con la nuova terra, la vita di Dio raggiunge e trasforma la natura stessa.

In quest'ultima parte dell'Apocalisse, si possono distinguere tre sezioni:

- Apocalisse 21:1-8, la rapida visione di nuovi cieli e di una nuova terra, con una Gerusalemme nuova; - Apocalisse 21:9-22:5 la descrizione più ampia della nuova Gerusalemme e della sua gloria.

- Apocalisse 22:6-21 gli ammonimenti e le promesse finali che formano la chiusa del libro.

 

***

6 Poi mi disse: Queste parole sono fedeli e veraci; e il Signore, l'Iddio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve.

 

Queste affermazioni contraddicono apertamente il punto di vista di molti studiosi dell’Apocalisse, i quali ritengono che questo libro costituisca un imponderabile mistero del quale, a tutt’oggi, non possediamo alcuna chiave.

Ma questo libro è Parola di Dio non le nebulose invenzioni di Giovanni:

Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto.

(Apocalisse 1:2)

 

Esso ha lo scopo di descrivere gli avvenimenti futuri per incoraggiare i servi di Dio nella loro vita tribolata di questo mondo.

Se viene preso letteralmente è esattamente ciò che ne risulta anche se scritto in modo simbolico.

La Parola di Dio non è stata data perché fosse incomprensibile o dovesse rimanere oscura, è stata data per essere compresa da coloro che sono istruiti dallo Spirito Santo.

Questo verso riprende quasi totalmente quanto detto nel primo verso dell’Apocalisse:

Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. (Apocalisse 1:1)

 

Chi parla è l'angelo che proclama fedeli, cioè degne di fede piena, e veraci le parole relative anzitutto alla città di Dio da lui mostrata a Giovanni, ma, come risalta dal contesto, anche le rivelazioni antecedenti: cioè in breve, tutta l'Apocalisse. Cfr. Apocalisse 19:9; 21:5.

Infatti, l'Autore primo della rivelazione è il Signore stesso, l'Iddio che agisce sugli spiriti dei profeti, li illumina, li desta, li innalza, li fa capaci di contemplar le visioni rivelanti l'avvenire e di comprenderle.

Per comunicare a Giovanni e per mezzo di lui ai credenti tutti, servitori di Dio, le cose che devono avvenire in breve, Dio si è servito di visioni concesse a Giovanni nell'estasi e per lo più spiegate da un angelo.

Evidenti e provate caratteristiche di Dio sono la fedeltà e la veracità.

Paolo a più riprese ha ricordato la FEDELTA’ di Dio:

Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore. (1 Corinzi 1:9)

 

Certa è quest'affermazione: se siamo morti con lui, con lui anche vivremo; se abbiamo costanza, con lui anche regneremo; se lo rinnegheremo anch'egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. (2 Timoteo 2:11-13)

 

Dio mantiene la Sua Parola!

La Sua Parola, oltre a essere affidabile e certa è anche VERA:

Il SIGNORE regna; egli s'è rivestito di maestà; il SIGNORE s'è rivestito, s'è cinto di forza; il mondo quindi è stabile, e non sarà scosso.

Il tuo trono è saldo dai tempi antichi, tu esisti dall'eternità.

I fiumi hanno alzato, o SIGNORE, i fiumi hanno alzato la loro voce; i fiumi elevano il loro fragore.

Più delle voci delle grandi, delle potenti acque, più dei flutti del mare, il SIGNORE è potente nei luoghi altissimi.

I tuoi statuti sono perfettamente stabili; la santità s'addice alla tua casa, o SIGNORE, per sempre. (Salmo 93)

Le opere delle sue mani sono verità e giustizia; tutti i suoi precetti sono fermi, stabili in eterno, fatti con verità e rettitudine. (Salmo 111:7-8)

Gesù esclamò:

Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Giovanni 14:6)

 

Il Signore è anche qui definito l'Iddio degli spiriti dei profeti, con questa affermazione vengono qui richiamati e avvalorati tutti i profeti che nel tempo hanno parlato da parte di Dio e ci hanno lasciato le Sue profezie, che uomini fedeli, con l’aiuto indispensabile di Dio, hanno serbato e tramandato fino a noi.

***

7 Ecco, io vengo tosto. Beato chi serba le parole della profezia di questo libro.

 

Questo verso riprende nel senso quanto scritto sempre nel prologo del libro:

Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!

(Apocalisse 1:3)

 

Ma a differenza di quanto detto all’inizio la beatitudine è per il serbare, cioè su chi le tiene preziose, le medita, ne alimenta la sua fede, la sua vigilanza, la sua speranza, in quanto si presuppone che chi arriva a questo punto abbia già udito e/o ascoltato.

Se siamo qui abbiamo già una parte di beatitudine!

Le parole: io vengo tosto sono indubbiamente di Cristo, il messaggero per eccellenza che rincuora i suoi servi nella tribolazione con la rinnovata promessa della Sua venuta.

Anche per l’apostolo Giacomo ricorda:

Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. (Giacomo 5:8)

 

Ecco, io vengo tosto, Gesù alla fine del Suo sermone profetico dichiarò:

Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono nella campagna non entrino nella città.

Perché quelli sono giorni di vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto.

Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei giorni! Perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo.

Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti.

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande.

Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina. (Luca 21:20-28)

 

Molti cristiani temono quasi gli avvenimenti dell’Apocalisse, Gesù non disse mai di temerli, siamo nelle Sue mani, siamo invece chiamati a guardare in alto… …la liberazione è vicina!

Questo non deve assolutamente spaventarci, se siamo figli Suoi, né suscitare una sterile curiosità, ma solo ed esclusivamente portare la nostra adorazione, ringraziamento per il conforto che ci dà il nostro grande Iddio!

Egli tornerà a prenderci per portarci con sé nella Città Santa, alla Sua presenza, dove ci sarà il fiume della acqua della Vita e l’albero della Vita, Egli disse:

Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?

Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via. (Giovanni 14:2-4)

 

Gesù ci sta preparando un luogo meraviglioso e quando sarà pronto tornerà per accoglierci presso di Lui, che beatitudine!!!

Beato l'uomo che ripone nel SIGNORE la sua fiducia, e non si rivolge ai superbi né a chi segue la menzogna! (Salmo 40:4)

***

8 E io, Giovanni, son quello che udii e vidi queste cose.

 Come al principio (cfr Apocalisse 1:4,9), così alla fine del libro Giovanni scrive il proprio nome per autenticare esplicitamente dinanzi alle chiese il contenuto di esso.

Egli era abbastanza conosciuto nell'Asia proconsolare perchè bastasse il suo semplice nome a dare autorità allo scritto.

Si tratta di cose udite e vedute da lui, in visione, non di cose ch'egli abbia immaginate o inventate o messe assieme faticosamente.

 

***

E quando le ebbi udite e vedute, mi prostrai per adorare ai piedi dell'angelo che mi aveva mostrate queste cose.

 Mosso dagli stessi sentimenti che in un'altra circostanza l'avevano trascinato oltre il segno, Giovanni si getta ai piedi del messaggero divino e ne riceve la stessa correzione:

 

***

9 Ma egli mi disse: Guardati dal farlo; io sono tuo conservo e dei tuoi fratelli, i profeti, e di quelli che serbano le parole di questo libro: Adora Iddio.

 L’adorazione deve essere rivolta sempre e solo a Dio:

Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. (Esodo 20:4-6)

 

Non ci sia in mezzo a te nessun dio straniero, e non adorare un dio estraneo. (Salmo 81:9)

 

Nabucodonosor prese a dire: «Benedetto sia il Dio di Sadrac, di Mesac, e di Abed-Nego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi che hanno confidato in lui, hanno trasgredito l'ordine del re, hanno esposto i loro corpi per non servire né adorare alcun altro Dio che il loro. (Daniele 3:28)

 

L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.
(Romani 1:18-25)

 

***

10 Poi mi disse: Non suggellare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino.

S'intende il tempo del loro adempimento.

Più è vicino il tempo delle prove e più hanno bisogno le chiese d'essere avvertite e confortate.

Il non suggellare equivale al non tener segrete, quindi al pubblicare, al diffondere, al far conoscere queste visioni coi loro lati or tetri e or luminosi.

Daniele aveva ricevuto, per una parte delle rivelazioni concessegli, l'ordine opposto:

'Tieni segreta la visione, perchè si riferisce a un tempo lontano'    (Daniele 9:26; 12:4)

 

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11 Chi è ingiusto sia ingiusto ancora, chi è contaminato, si contamini ancora; e chi è giusto pratichi ancora la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora;

 E’ un solenne invito alla coerenza, chi ama l’ingiustizia la persegua fino in fondo, cioè continui a mostrarsi tale nella sua condotta, faccia ancora quel ch'è ingiusto; chi ama l’impurità si corrompa fino all’estremo, così chi ama la Giustizia la persegua fino in fondo costi quello che costi.

Si è interpretato questo verso come se vi fosse sottintesa l'idea che ormai la sorte d'ognuno è fissata; e non c'è più tempo da mutare strada; quindi seguiti ognuno fino alla fine la via, per la quale s'è messo. L'idea sarebbe in contradizione con le esortazioni alle chiese: Apocalisse 2:5,16,21; 3:3,19-20:

'Ravvediti, se no verrò tosto a te...'.

 

Piuttosto, è da veder qui espresso il concetto che, di fronte agli avvertimenti divini, ognuno rimane libero di fare quel che gli piace in quanto Dio non costringe alcuno; libero, ma responsabile della propria condotta che presto gli farà trovar la sorte che si merita.

E’ libero l'ingiusto e l'impuro di perseverare a peccare; ma non si illuda di poter smuovere le basi eterne del governo di Dio.

Esse sono immutabili e ciò deve confortare chi è sulla via della giustizia e della santità a perseverare in essa, nonostante le difficoltà da superare.

C'è in fondo a questa evocazione della libertà e della responsabilità umana, un appello alla coscienza individuale del peccatore, un incitamento a ravvedersi mentre è ancor tempo.

 

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12 Ecco, io vengo tosto, e il mio premio è meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l'opera sua.

 Questo versetto è il conforto di ogni cristiano, il Signore sta tornando e il premio è nelle Sue forti mani, e ognuno sarà ricompensato della propria fatica nel Signore:

Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica.

Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra.

Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.

Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno.

Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.  (1 Corinzi 3:8-15)

 

Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

(1 Corinzi 15:58)

 

E Paolo proseguiva questa corsa:

Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù.

Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. (Filippesi 3:12-14)

E l’ha fatto fino alla fine dei suoi giorni:

Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto.

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.

Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. (2 Timoteo 4:6-8)

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13 Io son l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine.

 In due altri luoghi dell'Apocalisse (cfr Apocalisse 1:17; 2:8) Cristo si proclama 'il primo e l'ultimo', mostrando in tal modo di possedere gli attributi della natura divina.

Egli è il creatore dell'umanità, la segue attraverso la sua storia e la conduce al fine assegnatole nel suo piano eterno.

Quel che promette è in grado di mantenerlo; quel che inizia lo porta a compimento.

 

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14 Beati coloro che lavano le loro vesti per aver diritto all'albero della vita e per entrare per le porte nella città!

 Questa è la conclusione di tutte le beatitudini, il fine ultimo di ogni cosa è giungere a questo punto.

Questo è il più grande traguardo per colui che ama Dio, poter avere diritto di entrare per le porte della città (come il popolo di Israele poteva entrare nel cortile del tabernacolo) e aver diritto di nutrirsi dei frutti dell’albero della vita.

Per fare questo però è assolutamente necessario lavare le proprie vesti in quel fiume della vita limpido e cristallino che sgorga dal trono di Dio, che ci purifica e ci rende simili a Lui.

 

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15 Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori gli omicidi, gli idolatri, e chiunque ama e pratica la menzogna.

 Come in Apocalisse 21:6-8 Dio promette a chi ha sete, a chi vince, ogni benedizione, mentre la morte seconda è riservata ai peccatori impenitenti, così qui l'entrata nella città di Dio col godimento dei beni di essa, è promesso a chi cerca in Cristo perdono e vita nuova, mentre è negata a chi persevera volontariamente nel male sotto le svariate sue forme. Cfr. Apocalisse 21:27.

Per cani s'intendono gl'individui impuri, profani, spregevoli, abbiamo nella Parola di Dio diversi insegnamenti circa questo sostantivo (che non si riferisce all’animale cane in se stesso):

Voi sarete degli uomini santi per me; non mangerete carne di bestia trovata sbranata nei campi; la getterete ai cani. ( Esodo 22:31 )

 

Nelle varie prescrizioni della Torah, troviamo un versetto che ci porta a considerare i cani come animali impuri che si nutrono di cose impure ( la carne di un animale morto da sé era considerata carne impura ).

La santità voluta da Dio per il Suo popolo è messa in contrapposizione all’impurità dei cani.

 

Non porterai nella casa del SIGNORE tuo Dio, il guadagno di una prostituta né il prezzo di un cane, per sciogliere un qualsiasi voto, poiché sono entrambi abominevoli per il SIGNORE tuo Dio. (Deuteronomio 23:18 )

 

Il prezzo di un cane, assimilato al guadagno di una prostituta, è abominevole per il Signore.

Il guadagno impuro derivante dalla vendita di un cane non poteva essere portato nella casa del Signore.

Nell’offerta al Signore il fine non giustifica i mezzi, l’offerta portata al Signore deve essere pura!

 

Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi vai tu perseguitando? Un cane morto, una pulce. (1 Samuele 24:15 )

 

Davide, nella sua umiliazione davanti a Saul, si definisce un cane morto, ovvero qualcosa di insignificante, di inutile, questa era l’idea israelitica dei cani.

 

Mefiboset s'inchinò profondamente e disse: «Che cos'è il tuo servo, perché tu ti degni di guardare un cane morto come sono io?» ( 2 Samuele 9:8 )

Mefiboset, nella sua umiliazione verso Davide, ribadisce lo stesso concetto.

Allora Abisai, figlio di Seruia, disse al re: «Perché questo cane morto osa maledire il re mio signore? Ti prego, lasciami andare a mozzargli la testa!»

(2 Samuele 16:9)

Simei, viene definito da Abisai, un cane morto ( una persona due volte impura e inutile in quanto cane ed in quanto morto ), perché disprezzò Davide il re di Israele.

 

Quando si lavò il carro presso lo stagno di Samaria - in quell'acqua si lavavano le prostitute - i cani leccarono il sangue di Acab, secondo la parola che il SIGNORE aveva pronunciata. (1 Re 22:38)

 

In questo versetto, descrivente la sentenza divina eseguita su Acab, troviamo nuovamente assimilati i cani e le prostitute.

Acab viene ripagato del salario della sua prostituzione spirituale, la sua vita impura viene leccata dai cani.

 

I cani divoreranno Izebel nel campo d'Izreel, e non vi sarà chi le dia sepoltura"». Poi il giovane aprì la porta, e fuggì. (2 Re 9:10)

 

In Israele non esisteva il culto dei morti, ma la sepoltura era segno dell’entrare nel riposo ed era importante e dignitoso per il morto, per il quale si faceva cordoglio, ma finito il momento di cordoglio e sepolta la salma, non vi era più nessuna commemorazione in rispetto al defunto.

Il fatto che Izebell non fu sepolta, significa che non era degna di entrare nel riposo ed il fatto che la sua carne fu sbranata dai cani, era il segno di una condanna per impurità ( cfr Esodo 22:31 ).

Chi ha disprezzato il Signore, sarà da Lui disprezzato!

Izebell rappresenta la aberrazione dell’aiuto convenevole voluto da Dio per l’uomo, Eva doveva aiutare Adamo nella sua condotta secondo il piano di Dio, Izebell rappresenta la donna che aiuta un già traballante Acab a disprezzare Dio e a darsi all’idolatria.

L’introduzione dei costumi pagani nel popolo di Israele, simboleggia proprio il disprezzo delle cose sante, Izebell è molto simile alla figura di una prostituta, pronta ad unirsi a chi le offre di più:

Poi Ieu giunse a Izreel. Izebel, che lo seppe, si diede il belletto agli occhi, si acconciò la capigliatura, e si mise alla finestra a guardare.  Mentre Ieu entrava per la porta della città, lei gli disse: «Porti pace, nuovo Zimri, uccisore del tuo signore?»

( 2 Re 9:30-31 )

 

Poiché cani mi hanno circondato; una folla di malfattori m'ha attorniato; m'hanno forato le mani e i piedi. Posso contare tutte le mie ossa.

Essi mi guardano e mi osservano: spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.

Ma tu, SIGNORE, non allontanarti, tu che sei la mia forza, affrèttati a soccorrermi.

Libera la mia vita dalla spada, e salva l'unica vita mia dall'assalto del cane; salvami dalla gola del leone. Tu mi risponderai liberandomi dalle corna dei bufali. ( Salmo 22:16-21 )

 

In questo salmo profetico, i cani vengono assimilati ai malfattori, ai pagani.

 Chi scanna un bue è come se uccidesse un uomo; chi sacrifica un agnello, come se accoppasse un cane; chi presenta un'offerta, come se offrisse sangue di porco; chi fa un profumo d'incenso, come se benedicesse un idolo.  ( Isaia 66:3 )

 

In questo passo, i cani sono contrapposti agli agnelli, ovvero sono animali impuri, e il peccato rimproverato ad Israele consiste nell’offrire a Dio qualcosa di impuro.

 Alla luce di questi passi dell’antico testamento, possiamo definire i cani come:

-          Simbolo dell’impurità grossolana ( non si parla di agnelli difettosi, si parla proprio di animali di diversa natura )

-          Simbolo del disprezzo aperto nel confronto di Dio e delle Sue prescrizioni

 

 Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino.  ( Matteo 7:6 )

 

In questo insegnamento, Gesù prende ad esempio i cani ed i porci, due animali impuri, ciò che è santo non va dato ai cani ( in quanto impuri ) in quanto essi lo disprezzeranno ( pestandolo con le zampe ) e non soddisfatti del “pasto” attaccheranno chi gli ha portato il cibo.

I cani rappresentano coloro che disprezzano apertamente gli insegnamenti di Dio, insegnamenti morali, spirituali e l’etica cristiana insegnata da Gesù e dagli apostoli. 

Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini».

Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». ( Matteo 15:26-27 )

 

Gesù in questo passo, usa un linguaggio giudaico che la donna siro-fenicia evidentemente conosce bene, i cani, per i giudei, sono paragonati ai pagani.

 Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare;  ( Filippesi 3:2 )

 

Paolo assimila i cani ai cattivi operai, ai falsi cristiani che volevano attaccare la Grazia di Dio imponendo leggi per il raggiungimento della Salvezza.

 È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».

( 2 Pietro 2:22 )

Il gesto di tornare al vomito, è l’evidente disprezzo degli insegnamenti ricevuti circa la Grazia di Dio e il tornare a contaminarsi volontariamente nel peccato.

 

I cani, rappresentano dunque coloro che:

-          Si avvicinano alla Chiesa:

o    per cercare cibo impuro ( soldi, ricchezze, gloria personale )

o    per unirsi al branco e guadagnarsi il primato con morsi

ma nell’unirsi alle cose sante, rimangono insoddisfatti e cominciano a disprezzare la sana dottrina, la santità di condotta e la sana moralità.

 

Un esempio di “cane spirituale”, lo possiamo vedere in Simon mago:

Or vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un personaggio importante.

Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: «Questi è "la potenza di Dio", quella che è chiamata "la Grande"».

E gli davano ascolto, perché già da molto tempo li aveva incantati con le sue arti magiche.

Ma quando ebbero creduto a Filippo che portava loro il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne.

Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti.

Allora gli apostoli, che erano a Gerusalemme, saputo che la Samaria aveva accolto la Parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni.

Essi andarono e pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo; infatti non era ancora disceso su alcuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.

Quindi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo.

Simone, vedendo che per l'imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo, offrì loro del denaro, dicendo: «Date anche a me questo potere, affinché colui al quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo».

Ma Pietro gli disse: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai creduto di poter acquistare con denaro il dono di Dio.

Tu, in questo, non hai parte né sorte alcuna; perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.

Ravvediti dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore affinché, se è possibile, ti perdoni il pensiero del tuo cuore. Vedo infatti che tu sei pieno d'amarezza e prigioniero d'iniquità».

Simone rispose: «Pregate voi il Signore per me affinché nulla di ciò che avete detto mi accada».  ( Atti 8:10-24 )

 

Simone credette e fu anche battezzato, ma non abbandonò i suoi costumi corrotti ( voleva continuare a fare il mago, un esempio in totale contrapposizione al suo l’abbiamo nei credenti neo-convertiti di Efeso cfr Atti 19:19 ) e pensò di poter “sfruttare” il Vangelo per i propri guadagni!

Alla fine, davanti alla forte riprensione di Pietro, non riesce nemmeno lui stesso a pregare, delegando questa agli apostoli, dimostrando così di essere di fatto impuro ed estraneo alla famiglia di Dio!

 

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16 Io Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese.

 Tutto il libro dell’Apocalisse è scritto alle sette chiese:

Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che sono davanti al suo trono a lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. (Apocalisse 1:4-6)

 

Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea». (Apocalisse 1:10-11)

Con queste parole Gesù autentica in modo solenne la rivelazione fatta alla Chiesa per mezzo di Giovanni.

Nella prima visione, riferita in Apocalisse 1, egli aveva dato al suo apostolo quest'ordine: 'Quel che tu vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese' Apocalisse 1:11,19.

La Chiesa ha bisogno del faro della profezia che proietta i suoi raggi sul mare ove ella deve navigare, ne rivela i pericoli mostrando in pari tempo ove si trova il porto sicuro.

La profezia che traccia a grandi linee lo svolgersi del regno di Dio nel mondo, è come il foglio di via della Chiesa, la bussola che serve ad orientare i fedeli e a mantenerli nella buona via in mezzo alle oscurità del presente, come possiamo orientarci se non abbiamo lo sguardo profetico?

 

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Cristo che è il re stabilito da Dio sul suo popolo, è il solo che sia in grado di fare queste importanti rivelazioni sulle vicende dolorose e sul compimento del regno di Dio:

 

Io son la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina.

 La parola tradotta qui radice (riza) è la stessa che ricorre in Apocalisse 5:5 ov'è tradotta 'rampollo' di Davide, e in Isaia 11:10 ove si parla della 'radice di Iesse'.  

Il senso è: Io sono il Messia, il re perfetto, ed eterno profetato come dovendo nascere dalla famiglia di Davide. Cfr. Isaia 11:1; Luca 1:32,69.  

L’Agnello che stava davanti al trono e che fu degno di prendere il Libro e aprirne i sigilli fu chiamato così:

Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli.  E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli?»

Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo.

Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro, e di guardarlo. Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli». (Apocalisse 5:1-5)

 

L'apparizione di Cristo quale re glorioso segnerà l'alba del giorno eterno, la fine delle tenebre, il regno della luce; perciò Egli si chiama la lucente stella mattutina che annunzia ed introduce il giorno.

 

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17 E lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni. E chi ode dica: Vieni. 

E’ questa la risposta alla proclamazione del Signor Gesù: 'Ecco, io vengo tosto', completata dalla dichiarazione della sua dignità regale e dalla consolante promessa implicita nell'immagine della stella mattutina.

Lo Spirito che dimora nei fedeli e che forma in essi dei sospiri ineffabili Romani 8:26 insegna loro a pregare con fede: venga il tuo regno.

La sposa o fidanzata (numfh) è la chiesa che, in mezzo alle sue tribolazioni, implora la venuta del suo celeste sposo che la liberi e la prenda con se per sempre.

Ogni credente che ode l'annunzio della prossima venuta del suo Salvatore deve, per proprio conto, unire la sua preghiera a quella della Chiesa.

Così aspetterà, non solo, ma affretterà la venuta del giorno di Dio e mostrerà di amare l'apparizione di Cristo 2Pietro 3:12; 2Timoteo 4:8.

 

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E chi ha sete venga; chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita. 

Non tutti sono in condizione da poter dire a Cristo: Vieni.

Per poterlo fare bisogna prima esser venuti a lui.

Da ciò l'invito rivolto da Giovanni a chi non è ancora credente, ma soffre internamente perchè le sue aspirazioni alla pace con Dio, alla santità, alla felicità non sono soddisfatte: ha sete.

Questo è l’invito meraviglioso rivolto ad ogni generazione fino al momento del ritorno di Cristo.

Coloro che riconoscono il loro bisogno e comprendono che Cristo è Colui che dona la Salvezza sono esortati a venire alle acque, finchè c’è ancora tempo, prima che si apra il giorno della vendetta!

L'apostolo non fa che ripetere l'invito rivolto da Dio ai peccatori che sentono la lor miseria.

Cfr. Isaia 55:1: 'O voi tutti che siete assetati, venite alle acque' Giovanni 4:14; 7:37; Apocalisse 21:6.

Se lo vogliono sinceramente, essi trovano in Cristo il soddisfacimento dei loro bisogni spirituali, ottengono gratuitamente la vita che principia fin d'ora e sarà perfetta nel cielo.

 

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18  Io lo dichiaro (lett. Io attesto ) ad ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte (lett. scritte ) in questo libro;  19 e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.

Già il profeta Isaia disse una cosa simile:

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro!  (Isaia 5:20)

 

Qui, invece troviamo le gravi minacce rivolte a chi aggiunge o toglie.

Le gravi minacce riguardano coloro che osano alterare volontariamente con aggiunte di testa loro o con soppressioni di parti non gradite, il tenore stesso della rivelazione divina destinata alle chiese.

Chi aggiunge sarà colpito dalle piaghe del giudizio di Dio; chi toglie perderà i beni celesti di cui parla l'Apocalisse.

Chi attenta all'integrità della Parola di Dio, mostra, con l'alterare la verità salutare, di volersi opporre temerariamente al piano di Dio e incorre nell'anatema di Paolo contro chi sostituisce all'evangelo apostolico 'un vangelo diverso' (cfr Galati 1:8).

Certo, questo ammonimento rivela l'alta importanza che Giovanni attribuiva alla rivelazione ricevuta è la piena coscienza che egli aveva dell'origine e dell'autorità divina di essa.

Perciò, fin dal principio, son proclamati beati 'coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa' (cfr Apocalisse 1:3).

L'avvertimento finale rivolto 'ad ognuno che ode le parole...' mostra che esso è destinato a tutti i membri delle chiese che udranno la lettura pubblica del libro.

L'aggiungere e il togliere, contempla il ricevere col cuore e l'applicare alla vita la rivelazione.

C'è in questo, ad ogni modo, un solenne avvertimento tanto a chi disprezza e trascura questo libro, quanto a chi vi aggiunge con interpretazioni senza sugo nè valore.

Rifiutare la Parola di Dio vuole dire rifiutare Dio stesso!

Coloro che negano le Sue promesse di benedizione e manipolano la Verità subiranno il giusto giudizio e non avranno alcuna parte dell’albero della Vita e non entreranno nella Santa Città.

Due ordini espliciti sono dati riguardo al libro dell'Apocalisse in Apocalisse 22:10,18-19: Non suggellarlo e non alterarlo.

Si suggella il libro in molti modi: lo si copre d'un velo di fantastiche interpretazioni e di sistemi preconcetti, se ne volatilizza il contenuto con una scienza critica e razionalista, oppure lo si lascia completamente da parte e se ne sconsiglia la lettura. E tempo per tutti d'aprire questo libro divino.

Se il libro doveva esser divulgato perchè, fin dal primo secolo, il tempo era 'vicino', quanto più oggi quando siamo assai più vicini della fine.

L'ordine di non alterare nè con aggiunte nè con soppressioni il libro, c'insegna con quale rispetto ne dobbiamo studiare tutte le parti è ritenere tutti gli insegnamenti.

Esso, contiene rivelazioni divine.

Giovanni attesta la realtà delle visioni contemplate sotto l'azione dello Spirito; l'angelo afferma fedeli e veraci le parole della profezia; Gesù stesso ne conferma solennemente la verità: Le rivelazioni mirano al bene delle chiese.

Come non sarebbe colpevole chi osasse attentare alla loro integrità?

L'ordine dato qui riguardo all'Apocalisse, si applica a tutte le parti della Sacra Scrittura, la quale racchiude i documenti autentici della rivelazione divina.

Siano questi, nella loro integrità e senza aggiunta di umane tradizioni, la nostra guida suprema!

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20 Colui che attenta queste cose, dice: Sì, vengo tosto!

 Attestazione finale di Cristo relativa alla verità della rivelazione apocalittica e in particolare dell’annuncio centrale di essa: la venuta del Signore.

La parola Sì vengo esprime l'essenza della storia dal momento della visione fino a quello dell'apparizione di Cristo.

Il Signor Gesù dice e ripete: Io vengo tosto; lo Spirito di Dio nel cuor dei fedeli e la Chiesa tutta del Salvatore, rispondono anelando dietro l'apparizione di lui. Vieni!

E Giovanni esorta chiunque ode il Salvatore ad unir la propria voce alla supplicazione ardente della Chiesa.

Infatti, l'essere o il non essere in grado di far salire a Gesù quel grido del cuore è il segno certo che uno è o non è in comunione con lui.

Per l'anima rigenerata, la venuta del suo Salvatore è argomento supremo di gioia; per il mondo è causa di terrore.

A questa promessa risponde l'amen della fede e la preghiera dell'amore procedenti dal cuore dell'apostolo:

Amen! Vieni, Signor Gesù!

 

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21 La grazia del Signor Gesù sia con tutti.

Ecco la fonte a cui tornano sempre gli uomini di Dio.

Siano essi stati rapiti fino al terzo cielo, od abbiano contemplato nelle loro sublimi visioni tutti gli splendori della santa città, essi si richiamano sempre alla grazia, non vogliono esser salvati se non per grazia, nè vivere che della grazia.

Questo non è soltanto un saluto rituale e veramente l’auspicio di Dio e di Giovanni, è incomprensibile pensare di non scegliere la Vita e preferirne la Morte!

Probabilmente nessun altro libro della Bibbia mette così in risalto e a confronto la sorte dei santi e la sorte degli increduli.

E’ veramente una tragedia immane che tanti passino accanto a questo libro senza riuscire a raccogliere le sue meravigliose Verità, impoverendo quindi la loro conoscenza e la loro speranza in Gesù Cristo!

 

Gianni Marinuzzi