I primi cinque sigilli

APOCALISSE 6:1-11

 

 

“Poi, quando l'Agnello aprì uno dei sette sigilli, vidi e udii una delle quattro creature viventi, che diceva con voce come di tuono: «Vieni».

Guardai e vidi un cavallo bianco.

Colui che lo cavalcava aveva un arco; e gli fu data una corona, ed egli venne fuori da vincitore, e per vincere.

Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii la seconda creatura vivente che diceva: «Vieni».

E venne fuori un altro cavallo, rosso; e a colui che lo cavalcava fu dato di togliere la pace dalla terra affinché gli uomini si uccidessero gli uni gli altri, e gli fu data una grande spada.

Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii la terza creatura vivente che diceva: «Vieni».

Guardai e vidi un cavallo nero; e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.

E udii come una voce in mezzo alle quattro creature viventi, che diceva: «Una misura di frumento per un denaro e tre misure d'orzo per un denaro, ma non danneggiare né l'olio né il vino».

Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce della quarta creatura vivente che diceva: «Vieni».

Guardai e vidi un cavallo giallastro; e colui che lo cavalcava si chiamava Morte; e gli veniva dietro l'Ades.

Fu loro dato potere sulla quarta parte della terra, per uccidere con la spada, con la fame, con la mortalità e con le belve della terra.

Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di quelli che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che gli avevano resa.

Essi gridarono a gran voce: «Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?»

E a ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro.”

 

I messaggi di Cristo alle chiese d'Asia si riferiscono alle "cose che sono" al tempo dell'autore, e sono preceduti da una visione simboleggiante la presenza e, l'azione costante di Cristo in seno alla Chiesa; il resto dell'Apocalisse si riferisce alle 'cose che devono avvenire', e questo gran quadro delle cose future è preceduto, a sua volta, da una sublime visione Apocalisse 4-5 simboleggiante due verità che sono come le chiavi della storia dell'umanità: l'Iddio eterno ed onnipotente che ha creato tutte le cose è il sovrano del mondo: il Cristo la cui opera di redenzione è il pernio della storia, è il solo che possa spiegare gli enigmi ch'essa offre nel suo svolgimento attraverso i secoli.

E Dio che dà alla storia la sua unità superiore ed il suo senso.

Sono i suoi disegni che hanno da compiersi attraverso giudizi disciplinari o distruttori, e nonostante tutti gli sforzi di satana e dei suoi strumenti.

La seconda Parte (4-6) si suddivide in tre sezioni:

1)           La visione di Dio sul trono (Apocalisse 4);

2)           L'Agnello proclamato degno d'aprire i sigilli del libro (Apocalisse 5);

3)           L'apertura dei primi sei sigilli (Apocalisse 6-7).

 

Sezione Terza. L’APERTURA DEI PRIMI SEI SIGILLI

 

Quando sul monte degli Ulivi, i discepoli chiesero a Gesù quando avverrebbe la distruzione di Gerusalemme e quale sarebbe il segno della sua venuta e della fine dell'età presente, Egli li mise in guardia contro i falsi cristi che dovevano sorgere, li avvertì di non lasciarsi spaventare dalle guerre, dalle carestie, dai terremoti, dalle pestilenze che avverrebbero in vari luoghi. «E necessario, Egli disse, che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine... non sarà che un principio di dolori».

Ed aggiunse che l'evangelo doveva esser predicato fra tutte le genti e che i seguaci di esso sarebbero odiati, perseguitati ed anche uccisi; predisse che vi sarebbero sulla fine «dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni... gli uomini venendo meno per la paurosa aspettazione di quel che sarebbe per accadere al mondo... Allora vedrebbero il Figliuol dell'uomo venir sulle nuvole del cielo con potenza e gran gloria». (Cfr. con il Discorso profetico di Gesù riassunto in Matteo 24; Marco 13; Luca 21).

Paragonando il quadro tracciato da Gesù degli eventi che dovevano precedere e preparare la Sua Venuta; con quello che ci offre Apocalisse 6, è impossibile non rimanere colpiti dall'analogia esistente fra, il discorso, e le visioni che seguono l'apertura dei sei primi suggelli del libro dell'avvenire.

Sotto l'emblema di quattro cavalieri, passano dinanzi a Giovanni, il falso cristo portatore di pace, poi i flagelli della guerra, della carestia, della mortalità che sono dei castighi provvidenziali destinati a trarre gli uomini a ravvedimento.

Il grido dei martiri che chiedono giustizia (5° suggello) ci fa comprendere fino a che punto si spingerà l'odio del mondo contro i seguaci di Cristo, e l'apertura del penultimo suggello ci descrive i rivolgimenti cosmici che devono precedere la fine ed il terrore che invade gl'impenitenti.

Come il discorso profetico di Gesù, così i quadri apocalittici del Capitolo 6 abbracciano l'intero periodo che corre dalla prima alla seconda venuta di Cristo e lo descrivono sotto l'aspetto speciale dei mezzi che sono adoperati per stabilire nel mondo il regno di Dio.

I quattro primi suggelli, preceduti da una esplicita chiamata da parte di ciascuna delle quattro creature viventi, danno luogo a quattro visioni che formano un gruppo distinto, perchè ogni rottura di sigillo è seguita dall'apparizione di un cavaliere montato sopra un cavallo di color diverso dagli altri.

 

1 “Poi vidi, quando l'Agnello ebbe aperto uno dei sette suggelli, e udii una delle quattro creature viventi che diceva con voce come di tuono: Vieni.”

 

Il poi vidi è formula frequente nell'Apocalisse per indicare il principio di una nuova visione o serie di visioni.

Non è detto in nessun luogo che il libro sia stato letto per intero dopo l'apertura dei sette suggelli, o in parte dopo la rottura di ciascun suggello.

Il contenuto del libro è comunicato in forma di visioni simboliche a Giovanni: la parte più importante in questa comunicazione avviene dopo l'apertura del settimo suggello, allorché il libro resta tutto aperto; ma un principio di rivelazione sotto forma generale avviene all'apertura dei sei primi suggelli.

Il perché siano le creature viventi a introdurre le quattro prime figure simboliche si scorge da molti nel fatto che le figure rappresentano, per lo più, dei flagelli che toccano da vicino la creazione terrestre di cui le creature viventi sono l'emblema.

La voce come di tuono, è come la voce di Dio, parla come Lui, la stessa lingua di Dio, ha la stessa autorità.

Anche noi quando parliamo delle cose celesti con l’autorità di figli di Dio siamo chiamati ad un atteggiamento reverenziale e dignitoso, come precisato da Pietro quando dice: Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio;( 1 Pietro 4:11 ).

 

2 E vidi, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava aveva un arco; e gli fu data una corona ed egli uscì fuori da vincitore (lett. vincendo) e per vincere.”

 

Giovanni vede venire un cavallo bianco, da conquistatore cavalcato da un uomo armato di arco (non parla di frecce), quest’uomo viene investito di autorità (pertanto non può essere Cristo come erroneamente alcuni ritengono, Cristo è ormai il detentore dell’autorità) (cfr Apocalisse 1-2-3-4), pertanto è un uomo (o una istituzione) che riceverà autorità per un tempo, come molti uomini hanno ricevuto nella storia dell’umanità e sarà un leader mondiale o una istituzione mondiale.

A tale proposito è interessante mettere a confronto questo cavaliere con il conquistatore di Daniele 9:26-27 che conquisterà e stabilirà un patto con molti durante le ultime 7 settimane:

“Il popolo d'un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione ed è decretato che vi saranno devastazioni sino alla fine della guerra.

Egli stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore.

Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore.” (Daniele 9:26-27)

Questo “patto con molti” fa presagire un periodo nel quale si prospetta la pace ( ottenuta con la minaccia delle armi ), ma Paolo dice di quel tempo:

voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.” (1 Tessalonicesi 5:2-3)

Il cavaliere con il cavallo bianco, può quindi rappresentare un’istituzione pacifica ma con la minaccia delle armi (arco senza frecce).

A fronte di quanto detto precedentemente riporto l’estratto di cosa scrive Wikipedia in merito agli obiettivi e scopi dell’ONU:

L'articolo 1 e 2 dello Statuto delle Nazioni Unite riassumono gli scopi e i principi che l'organizzazione internazionale si è prefissata:

1.                      mantenere la pace e la sicurezza internazionale;

2.                      promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacificamente le situazioni che potrebbero portare ad una rottura della pace;

3.                      sviluppare le relazioni amichevoli tra le nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l'autodeterminazione dei popoli;

4.                      promuovere la cooperazione economica e sociale;

5.                      promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui;

6.                      promuovere il disarmo e la disciplina degli armamenti;

7.                      promuovere il rispetto per il diritto internazionale e incoraggiarne lo sviluppo progressivo e la sua codificazione.

L’ondata di pacifismo e buonismo che ci circonda dovrebbe tenerci svegli relativamente all’avvento di questo cavallo bianco!

 

3 E quando ebbe aperto il secondo suggello, io udii la seconda creatura vivente che diceva: Vieni. E uscì fuori un altro cavallo, rosso; e a colui che lo cavalcava fu dato di togliere la pace dalla terra affinchè gli uomini si uccidessero gli uni gli altri, e gli fu data una grande spada.”

 

Anche a questo cavaliere “ viene data autorità”, ovvero riceverà autorità per un tempo, come molti uomini hanno ricevuto nella storia dell’umanità e sarà un leader mondiale o una istituzione mondiale.

L’autorità che viene data a questo cavaliere è quella di togliere la pace dalla terra, ovvero interrompere quel periodo di pace effimera che sembrava essere raggiunta con quel patto con molti del primo cavaliere con il cavallo bianco.

Il colore del secondo cavallo è quello del sangue e il cavaliere con la grande spada è il simbolo della guerra, ch'è spesso presentata nelle Scritture come uno dei più terribili flagelli (cfr con Ezechiele 14:17-18), non solo perché toglie dalla terra il bene inestimabile della pace, anche quando non c'è guerra guerreggiata, ma per gli odii selvaggi che scatena, per le stragi di cui insanguina il mondo, le devastazioni che l'accompagnano e le lacrime che fa versare.

Il cavaliere dalla grande spada rappresenta la guerra in genere, quindi tutte le guerre, civili o internazionali, scatenate dal peccato umano ma permesse da Dio qual giudizio destinato a trarre gli uomini a pentimento e i credenti alla vigilanza e all'umiliazione.

A differenza del primo cavaliere che aveva un arco senza frecce, questo cavaliere porta una grande spada, la spada rappresenta il potere politico in mano al cavaliere.

 

5 E quando ebbe aperto il terzo suggello, io udii la terza creatura vivente che diceva: Vieni. Ed io vidi, ed ecco un cavallo nero; e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.”

Il terzo cavaliere simboleggia la Carestia che segue la guerra, questi non riceve alcuna autorità, è la diretta conseguenza di quello che ha prodotto il cavaliere del secondo sigillo.

Il nero non è qui l'emblema del lutto ma quello della fame.

Descrivendo gli orrori dell'assedio di Gerusalemme per parte dei Caldei; Geremia dice degli abitanti stremati dalle privazioni: 'Il loro volto s'è fatto più nero della notte; non li si riconosce per le vie; la loro pelle s'è attaccata alle ossa, è seccata, è divenuta come legno.” (Lamentazioni 4:8-9)

La bilancia serve a pesare le razioni del frumento e dell'orzo, perchè vi è grande scarsità dei prodotti alimentari più necessari, tanto che il prezzo n'è salito a un dodici volte quello dei tempi ordinari (Cfr. Levitico 26:26).

 

6 E udii come una voce in mezzo alle quattro creature viventi che diceva: Una chènice di frumento per un denaro e tre chènici d'orzo per un denaro; e non danneggiare nè l'olio nè il vino.”

La chènice era la razione giornaliera d'un operaio o d'un soldato e il denaro era la paga d'una giornata di lavoro (cfr Matteo 20:2).

La proclamazione della voce significa dunque che la paga giornaliera dell'operaia basta appena per procurargli il vitto a lui, e chi ha famiglia deve contentarsi d'orzo, cibo meno caro ma più ordinario.

Le ultime parole della voce segnano una attenuazione misericordiosa della carestia, poiché sono risparmiati due prodotti agricoli: il vino e l'olio.

 

7 E quando ebbe aperto il quarto suggello, io udii la voce della quarta creatura vivente che diceva: Vieni. Ed io vidi, ed ecco un cavallo giallastro; e colui che lo cavalcava aveva nome la Morte e gli teneva dietro l’ades. E fu loro data potestà sopra la quarta parte della terra di uccidere con la spada, con la fame, con la mortalità e con le fiere della terra.”

Il color del cavallo ricorda il pallore mortale di persona invasa da terrore e anche il color livido dei cadaveri.

Il quarto cavaliere simboleggia la Morte che segue la carestia, e insieme all’Ades riceve l’autorità di mietere vittime come conseguenza di quello che ha prodotto il cavaliere del secondo sigillo passando per la carestia emanata del terzo sigillo.

Il termine morte (qanatoV) ha in Apocalisse 6:7 il suo senso generale, mentre nel v. 8 ove figura come strumento di morte accanto alla spada, alla fame e alle fiere, ha il senso più ristretto di mortalità prodotta da epidemie, più specialmente dalla peste.

La versione dei settanta infatti traduce colla parola thánatos l'ebraico deber che vale peste.

La morte personificata nel quarto cavaliere è seguita dall’ades cioè dal luogo invisibile che raccoglie le anime dei morti.

Il soggiorno dei morti è personificato anche in Apocalisse 1:18; 20:14.

Il cavaliere simboleggia la morte, non nella sua opera quotidiana in mezzo ai mortali, ma nei suoi periodi di attività straordinaria., allorché l’Ades accoglie a migliaia e a milioni le moltitudini umane mietute da quei lugubri servitori della morte che sono le guerre, le carestie, le epidemie, e le fiere che invadono i territori semi spopolati.

 

I quattro flagelli distruttori sono menzionati insieme in Ezechiele 14:13-20:

«Figlio d'uomo, se un popolo peccasse contro di me commettendo qualche infedeltà, e io stendessi la mia mano contro di lui, e gli spezzassi l'asse del pane, e gli mandassi contro la fame, e ne sterminassi uomini e bestie, e in mezzo a esso si trovassero questi tre uomini: Noè, Daniele e Giobbe, questi non salverebbero che se stessi, per la loro giustizia», dice il Signore, DIO.

«Se io facessi passare per quel paese delle bestie feroci che lo spopolassero, al punto da renderlo un deserto dove nessuno passasse più a causa di quelle bestie, se in mezzo ad esso si trovassero quei tre uomini, com'è vero che io vivo», dice il Signore, DIO, «essi non salverebbero né figli né figlie; essi soltanto sarebbero salvati, ma il paese rimarrebbe desolato.

O se io facessi venire la spada contro quel paese, e dicessi: "Passi la spada per il paese!" in modo che ne sterminasse uomini e bestie, se in mezzo ad esso si trovassero quei tre uomini, com'è vero che io vivo», dice il Signore, DIO, «essi non salverebbero né figli né figlie, ma essi soltanto sarebbero salvati.

O se contro quel paese mandassi la peste, e riversassi su di esso il mio furore fino al sangue, per sterminare uomini e bestie, se in mezzo ad esso si trovassero Noè, Daniele, Giobbe, com'è vero che io vivo», dice il Signore, DIO, «essi non salverebbero né figli né figlie; non salverebbero che se stessi, per la loro giustizia.

 

La Morte e l’ades hanno però potere solo sulla quarta parte degli uomini, proporzione considerevole sì, ma che sarà accresciuta ancora a misura che si avvicineranno i tempi della fine, e insieme colla responsabilità, crescerà l'empietà degli uomini.

Paragonato ad oggi vorrebbe dire che da 7.000.000.000 di abitanti si arriverebbe a 5.250.000.000 abitanti, un bel risultato se pensiamo che buona parte dei leaders mondiali aderiscono ai principi dell’eugenetica.

Tratto da: http://www.uccronline.it/2013/04/22/il-legame-tra-leugenetica-e-il-laicismo-progressista/

 

Opinione comune e diffusa è che l’eugenetica e gli esaltati deliri del bisogno di “salvare” la purezza della razza siano nati col Nazismo, a sua volta lunga gestazione delle superstizioni medievali (per “medievali” leggasi “cattoliche”).

In realtà l’ossessione eugenetica è più vecchia del nazismo, nulla ha a che fare col “barbaro” medioevo e ha origini inglesi: nasce con Francis Galton, scienziato cugino di Charles Darwin, creatore del termine “eugenetica” e propugnatore del “darwinismo sociale”.

Galton a sua volta è figlio del laicismo scientista e positivista che alla fine dell’800 ha condotto molti paesi occidentali (specie Usa, Inghilterra, Germania, Svezia) all’eugenetica così come la intendiamo oggi.

E’ un clima culturale, quello di cui si cibò Galton, nel quale l’uomo, liberandosi di ogni trascendenza divina, elevando il progresso e il proprio ingegno a somme divinità, confida di raggiungere la libertà e la felicità assolute.

In questo tragitto eugenetica-nazismo ha un suo posto di rilievo Margaret Sanger(1879-1966), figura quasi sconosciuta in Italia, colei che coniò il termine “birth control”, che tutt’oggi così enorme peso ha nelle politiche familiari dell’Onu e in quelle natali di Cina e India.

Ma chi è Margaret Sanger?

Laicista progressista di orientamento anarchico, nel 1914 concepì appunto il“birth control” come strumento di prevenzione della povertà (meno bocche da sfamare = più risorse per tutti) e della guerra (meno povertà = meno bisogno di far guerre), e di emancipazione delle donne dalla morale cristiana sulla sessualità (meno morale = più felicità).

Fatto sta però che, se da un lato la Sanger ottenne le simpatie di coloro che si battevano per ideali rivoluzionari contro ogni costrizione, d’altro canto di fatto i sostenitori più forti, coloro che davvero appoggiarono le sue istituzioni (la più famosa è la Planned Parenthood, catena di cliniche per l’aborto più grande del mondo) non furono né anarchici né rivoluzionari né femministe, bensì propugnatori dell’eugenetica e scientisti laicisti.

Perché? Quale filo collega Galton alla Sanger?

Prima di tutto, bisogna dire che la Sanger era perfettamente consapevole di questo legame tra i suoi ideali progressisti e le istanze scientiste.

Lei stessa passò dagli ideali rivoluzionari agli ideali di Galton per un salto logico che all’inizio può apparire poco chiaro se non contraddittorio, ma in realtà coerente.

La Genitorialità Pianificata della Sanger adottò come strumenti di diffusione della pianificazione delle nascite la contraccezione, l’aborto, la sterilizzazione, lo screening prenatale e la fecondazione artificiale, stessi identici strumenti di quelle istituzioni che volevano incidere sui costumi sociali per prevenire la sovrappopolazione e la nascita di persone malate e deforme.

Lotte diverse ma stessi strumenti, quindi. Sì, ma non solo.

Nell’ultima fase della sua vita la Sanger passò agli ideali scientisti dicevamo, e ciò ha fatto pensare gli studiosi a una sorta di chiusura conservatrice, un ripiegare su sé stessa in posizioni più rigide e diverse, se non opposte a tutti quegli ideali di libertà e liberazione della giovinezza.

In realtà no, la Sanger non ripiegò su nulla in particolare, né “deviò” o “cambiò”: anzi, fu estremamente coerente con sé stessa.

Il passaggio alla dottrina eugenista era molto comune tra gli intellettuali radicali cui lei apparteneva, si rapportava e s’ispirava.

Perché? Perché l’eugenetica ha lo stesso fondamento degli ideali progressisti che la Sanger avrebbe “tradito”, cioè la totale autonomia dell’uomo, inteso come essere che appartiene solamente a sé stesso, del tutto indipendente da ogni legame sociale e familiare, istituzionale o affettivo, libero di non interessarsi al benessere di nessun altro se non il proprio esclusivo e, quindi, di ignorare ogni possibile prescrizione etica o religiosa.

La nuova morale fa coincidere in modo totale e assoluto la coscienza con la volontà individuale, e questa nuova morale è il filo che collega Galton alla Sanger, la quale, in modo intelligente e coerente, si rese conto che era nel laicismo scientista che poteva trovare i migliori sviluppi dei suoi ideali: l’eugenetica era il frutto più ricco e abbondante che le sue idee progressiste potessero portare, e lei se ne rese conto.

La Sanger disse che il suo obiettivo finale era convincere le donne a dare sé stesse alla scienza così come, in passato, si erano date alla religione. Perché mai?

Perché la “scienza” com’era intesa dagli scientisti avrebbe portato, attraverso piani come il “birth control”, a una “società pulita e intelligente” e quindi a un mondo migliore, come le vecchie religioni si auspicavano.

Però, effettivamente, poi cadde in una contraddizione: pur lottando per il riconoscimento al diritto individuale di regolare la propria vita riproduttiva senza legacci, sostenne con passione decisi e forti interventi dello Stato nella programmazione di una seria politica eugenetica.

Quindi, un estremo individualismo plagiato però da pesanti interventi statali.

Di nuovo: perché? Perché la nuova morale progressista e scientista rende ogni singola donna e ogni coppia responsabili non solo di sé stessi e del proprio piacere ma anche della tutela e salvezza di tutta la razza umana.

In realtà, a pensarci, non è una grossa contraddizione: l’assoluta libertà propugnata dalla Sanger è soltanto libertà da convinzioni (e convenzioni) etiche, morali e religiose, e null’altro, perché uno Stato eugenista non può permettere che le coppie siano davvero libere, nella loro coscienza e nelle loro scelte.

E’ non altro che una fuga da ogni possibile Credo, tenuta a freno dalla lunga catena del “birth control” di Stato.

La libertà sessuale della donna è tutelata mentre lo Stato ne tiene a freno l’aspetto più dannoso, ciò che la rende un Vaso di Pandora: la capacità di portare la Vita.

Una prospettiva antropologica senza alcuna trascendenza ma tesa all’ideale: l’ideale di un essere umano capace di curare il proprio piacere senza limiti, senza alcuna responsabilità, ma chiuso alla Vita.

Un ideale lontano dall’uomo reale, portatore non solo di desideri sessuali ma anche e soprattutto di istanze ben più profonde, istanze di Vita, mortificate e schiacciate da un ideale di razza sana e di libertà assoluta che uccide colui che dovrebbe salvare.

 

Margaret Sanger, fondatrice della Planned Parenthood, era una donna dedita a sovvertire la moralità Giudaico - Cristiana; difendeva e predicava apertamente in favore delle relazioni sessuali prematrimoniali e del sesso extraconiugale.

Oggi i suoi seguaci di rado fanno accenno ad altre sue convinzioni. 

Frequentava sedute spiritiche e voleva estirpare la "cattiva stirpe" dalla razza, manipolando i poveri perché usassero contraccettivi e si facessero sterilizzare.

Del materiale disponibile sulla vita e opere di Margaret Sanger e Planned Parenthood, con i riferimenti più importanti, è disponibile un sommario dagli Intercessors for America (P.O. Box D., Elyria, OH 44036), in un articolo del loro Notiziario del 1 Maggio, 1981. 

Due fonti particolarmente utili sono Lawrence Lader: "The Margaret Sanger Story and the Fight for Birth Control," (Westport, Conn.: Greenwood Press Publishers, 1975), e An Autobiography di Sanger (New York: Dover Publishers, 1967).

 

9 E quando ebbe aperto il quinto suggello, io vidi sotto l'altare le anime di quelli ch'erano stati immolati per la parola di Dio e per la testimonianza che avevano resa.”

Dell'altare non era stato fatto cenno fin qui, ma ogni suggello aperto apre una visione nuova.

Giovanni riceve, con l’apertura del quinto sigillo, una nuova rivelazione e la sua attenzione viene rivolta alle anime che si trovano sotto l’altare e che si identificano come quelli ch'erano stati immolati per la parola di Dio e per la testimonianza che avevano resa

Le anime dei martiri sono sotto l'altare perchè hanno offerto le loro vite come un sacrificio a Dio per non venir meno alla fedeltà dovuta alla sua parola.

A proposito delle anime sotto l’altare:

“Prenderai del sangue del toro e ne metterai col dito sui corni dell’altare e spargerai tutto il sangue ai piedi dell’altare.” (Esodo 29:12)

“Il sacerdote quindi metterà di quel sangue sui corni dell'altare dell'incenso aromatico, altare che è davanti al SIGNORE nella tenda di convegno; e spargerà tutto il sangue del toro ai piedi dell'altare degli olocausti …” (Levitico 4:7)

Il sangue delle vittime era infatti sparso sull'altare tutto all'intorno, o versato sotto di esso.

Paolo parlando del suo prossimo martirio dice: «Quanto a me io sto per essere offerto a mo' di libazione» ( 2 Timoteo 4:6 ) e altrove: «offerto a mo' di libazione sul sacrificio e sul servizio della vostra fede» (Filippesi 2:17; Cfr. Romani 12:1).

L'assimilazione del martirio a un sacrificio risulta anche dal termine immolati o sgozzati (esfagmenwn) che è proprio delle vittime condotte al sacrificio.

L'espressione greca la testimonianza che avevano si può intendere o della testimonianza che avevano resa a Gesù riconoscendolo dinanzi agli uomini come il loro Signore, o della verità che Gesù aveva attestata e ch'essi avevano ritenuta saldamente (Cfr. Apocalisse 12:17; 1:9; 20:4; Giovanni 14:21).

 

10 e gridarono con gran voce, dicendo: Fino a quando, o nostro Signore che nei santo e verace, non fai tu giudizio e non vendichi il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?”

La gran voce è indizio sia del loro numero sia della intensità della loro preghiera.

Chiamano Dio lett. il loro padrone (DespothV) perchè ha il pieno diritto di disporre della loro vita ed essi sono suoi servi (douloi) Apocalisse 6:11.

Così Simeone si rivolge a Dio Luca 2:29: 'Ora, o Padrone, tu congedi in pace il tuo servo...'.

Si rivolgono a lui come a colui che odia il male e ogni menzogna, che giudica secondo giustizia e verità chiedendogli di non ritardare più oltre il giudizio che deve ristabilir la giustizia calpestata dai loro persecutori, mettere in piena luce la loro innocenza e dare ai nemici impenitenti della Verità, la loro retribuzione.

La fede sospira dietro la fine del regno del male nel mondo.

In Luca 18:1-8, Cristo rappresenta gli eletti come gridanti a Dio giorno e notte e dichiara che certamente Dio farà loro giustizia.

 

11 E a ciascun d'essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro conservi e dei loro fratelli che hanno ad essere uccisi come loro.”

La veste bianca è simbolo della loro giustificazione dinanzi a Dio, ma anche della loro riabilitazione davanti agli uomini.

La veste bianca è simbolo pure della vittoria ch'essi hanno riportato.

Se la loro preghiera non può essere esaudita immediatamente, è perché non è completo ancora il numero, da Dio solo determinato e conosciuto, dei loro compagni di martirio, loro conservi perché servono lo stesso Signore, loro fratelli perché appartengono tutti alla stessa famiglia spirituale.

Gesù ha dato le persecuzioni e i martiri come uno dei segni che dovevano caratterizzar l'epoca anteriore alla sua venuta; ogni periodo della storia del popolo Dio ha avuto i suoi martiri.

Il sangue degli uomini più eccellenti che la terra abbia veduto chiede giustizia al Dio santo e verace, e il sospiro sempre più potente delle loro anime non può che affrettare l'ora del giudizio.

Questa rivelazione di Giovanni, ci fa comprendere ancora una volta che la vita cristiana non è un gioco, dobbiamo essere disposti a dare la nostra vita per il Signore, per la Sua testimonianza e anche per i fratelli:

“Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.”(1 Giovanni 3:16)

Siamo veramente disposti a farlo?

 

Gianni Marinuzzi