Il libro dei sette sigilli e l’Agnello

APOCALISSE 5:1-14

 

 

“Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli. E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli?» Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro, e di guardarlo.

Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».

Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra. Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.

Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.

Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».

E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.

Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode».

E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli».

Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!»

E gli anziani si prostrarono e adorarono.”

 

I messaggi di Cristo alle chiese d'Asia si riferiscono alle 'cose che sono' al tempo dell'autore, e sono preceduti da una visione simboleggiante la presenza e, l'azione costante di Cristo in seno alla Chiesa; il resto dell'Apocalisse si riferisce alle 'cose che devono avvenire', e questo gran quadro delle cose future è preceduto, a sua volta, da una sublime visione Apocalisse 4-5 simboleggiante due verità che sono come le chiavi della storia dell'umanità: l'Iddio eterno ed onnipotente che ha creato tutte le cose è il sovrano del mondo: il Cristo la cui opera di redenzione è il pernio della storia, è il solo che possa spiegare gli enigmi ch'essa offre nel suo svolgimento attraverso i secoli.

E Dio che dà alla storia la sua unità superiore ed il suo senso.

Sono i suoi disegni che hanno da compiersi attraverso giudizi disciplinari o distruttori, e nonostante tutti gli sforzi di satana e dei suoi strumenti.

 

La seconda Parte (4-6) si suddivide in tre sezioni:

1)         La visione di Dio sul trono ( Apocalisse 4 );

2)         L'Agnello proclamato degno d'aprire i sigilli del libro ( Apocalisse 5 );

3)         L'apertura dei primi sei sigilli ( Apocalisse 6-7 ).

 

Sezione Seconda. L’AGNELLO PROCLAMATO DEGNO DI APRIRE I SIGILLI DEL LIBRO

 

La visione di Apocalisse 5 è la continuazione di quella descritta in Apocalisse 4.

Mentre in Apocalisse 4 Giovanni contempla Iddio quale Sovrano del mondo da lui creato e lo vede adorato come tale dai rappresentanti della creazione e della Chiesa, in Apocalisse 4 contempla l'Iddio Redentore nella persona del Cristo, solo capace, in virtù del sacrificio da lui compiuto, di rivelare e di eseguire i disegni di Dio riguardo alla Chiesa ed al mondo Apocalisse 5:1-7.

Un triplice coro: quello delle creature viventi e degli anziani, quello delle miriadi degli angeli e quello infine dell'intero universo, esalta la gloria dell'Agnello e lo adora in un con Colui che siede sul trono Apocalisse 5:8-14.

 

“E vidi sulla destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette suggelli.”

Giovanni, dopo aver visto il trono di Dio, le sette lampade accese, le quattro creature viventi, ed i ventiquattro anziani, concentra ora la sua attenzione sul libro posato sulla destra di Colui che siede sul trono, questo libro scritto di dentro e di fuori è sigillato con sette suggelli che ne garantiscono una sicura chiusura.

Da quello che seguirà nella visione di Giovanni, questo libro contiene la rivelazione delle cose che devono avvenire in seguito, non cose che succederanno, ma cose che è stabilito che debbano succedere in quel modo.

E’ importante capire che il mondo non va avanti per forza di inerzia e anche gli avvenimenti che devono succedere negli ultimi tempi, sono perfettamente cadenzati dal controllo di Dio.

“Io, il SIGNORE, affretterò le cose a suo tempo.” (Isaia 60:22)

Il libro ricorda molto l’avvenimento di cui ci parla il libro di Luca:

Gesù al principio del Suo ministero, subito dopo aver superato la tentazione di satana, fece un atto, ai più trascurabile, ma di enorme autorità:

Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la regione. E insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti.Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia.

Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto:«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno accettevole del Signore».

Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui.Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite».” (Luca 4:14-21)

Leggendo attentamente il passo di Isaia notiamo una splendida particolarità:

Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di grazia del SIGNORE, il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare tutti quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.” (Isaia 61:1-3)

Gesù ha chiuso il libro a metà del versetto 2, l’ha chiuso simbolicamente con “sette sigilli”, ma lo riaprirà con l’autorità divina al momento opportuno, dando inizio al “giorno di vendetta del nostro Dio”, questo è l’Apocalisse!

E’ sigillato con sette sigilli ad indicare che l'avvenire è completamente impenetrabile agli occhi delle creature in quanto sigillato con un codice divino.

Anche il profeta Daniele, in riferimento ai tempi della fine ci parla di un libro sigillato:

«In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro. Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno. Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà».” (Daniele 12:1-4)

Anche il profeta Ezechiele ci parla di un libro scritto di dentro e di fuori:

“… ed ecco una mano stava stesa verso di me, la quale teneva il rotolo di un libro; lo srotolò davanti a me; era scritto di dentro e di fuori, e conteneva lamentazioni, gemiti e guai.” (Ezechiele 2:9-10)

 

“E vidi un angelo potente che bandiva con gran voce: Chi è degno d'aprire il libro e di romperne i suggelli?”

La potenza dell'angelo è in relazione con la gran voce con cui deve far udire il suo bando da tutte le creature, onde venga posta in evidenza l'impotenza di esse a conoscere i disegni di Dio.

 

E nessuno, nè in cielo (fra gli angeli), nè sulla terra (fra gli uomini anche più santi e più intelligenti ), nè sotto la terra (tra le anime che sono nel soggiorno dei morti, per non parlar dei demoni che son nell'abisso), poteva aprire il libro nè guardarlo neanche all'esterno per leggere quanto era scritto su di esso di fuori.

Per conoscere i decreti ed i segreti disegni di Dio bisogna essere uniti a lui per natura o per essenza.

Per questo si legge in Giovanni 1:18: «Nessuno ha mai veduto Iddio; l'unigenito che è nel seno del Padre (la Parola ch'era nel principio con Dio e ch'era Dio) è quel che l'ha fatto conoscere».

«Nessuno è salito in cielo se non colui ch'è disceso dal cielo: il Figliuol dell'uomo che è nel cielo» (Giovanni 3:13)

«Nessuno conosce appieno il Padre se non il Figliuolo...» (Matteo 11:27)

E trattandosi specialmente dei disegni divini connessi alla redenzione del mondo, chi è moralmente degno di rivelarli all'infuori di Colui che ha, col suo sacrificio, compiuta la redenzione e che deve condurre a compimento il regno di Dio?

Quando un libro è sigillato non è possibile leggerlo, in un messaggio di giudizio rivolto dal Signore ad Israele leggiamo:

“È il SIGNORE che ha sparso su di voi uno spirito di torpore; ha chiuso i vostri occhi, i profeti, ha velato i vostri capi, i veggenti. Tutte le visioni profetiche sono divenute per voi come le parole di uno scritto sigillato che si desse a uno che sa leggere, dicendogli: «Ti prego, leggi questo!»

Egli risponderebbe: «Non posso, perché è sigillato!»

Oppure come uno scritto che si desse a uno che non sa leggere, dicendogli: «Ti prego, leggi questo!» Egli risponderebbe: «Non so leggere».” (Isaia 9:10-12)

 

“E io piangevo forte (lett. molto) perchè non s'era trovato nessuno che fosse degno d'aprire il libro o di guardarlo.”

Giovanni era evidentemente consapevole dell’importanza di rompere quei sigilli da quel libro.

Giovanni piange non per curiosità insoddisfatta, ma perché lo preoccupano profondamente le sorti del regno di Dio a cui ha consacrato la vita e per il quale si trova esiliato.

In Apocalisse 1:19 Gesù Cristo gli aveva ordinato di scrivere le cose che erano in allora e quelle che dovevano avvenire in seguito, facendogli sperare delle rivelazioni in proposito; ed ecco che nessuno si trova che sia degno d'aprire il libro dell'avvenire.

 

E uno degli anziani mi disse: Non piangere; ecco il Leone che è della tribù di Giuda, il Rampollo di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette suggelli.”

I rappresentanti dei redenti giunti alla gloria sono in grado di simpatizzare con le ansie dell'apostolo e conoscono la vittoria di Cristo per propria esperienza; perciò uno di loro consola Giovanni.

L'appellativo di Leone ch'è della tribù di Giuda è derivato dalla benedizione profetica data da Giacobbe morente ai suoi figliuoli: «Giuda è un giovine leone... s'accovaccia come un leone... chi lo farà levare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda... finchè venga Colui che darà il riposo e al quale ubbidiranno i popoli» Genesi 49:9-10.

La forza, l'attitudine della tribù di Giuda al comando, doveva esplicarsi nel fatto ch'essa darebbe al popolo eletto i suoi re a cominciare da Davide, l'eroe vincitore, il re secondo il cuore di Dio, dalla cui stirpe sorgerebbe l'eroe ideale, il Re perfetto ed eterno predetto dai profeti e chiamato qui la Radice di Davide che torna a dire il Rampollo germogliato dal ceppo della famiglia davidica.

(Cfr. Apocalisse 22:16; Isaia 11:1,10 ove il futuro discendente davidico è chiamato 'la radice d'Isai')

Egli ha vinto il gran nemico di Dio e degli uomini, satana.

Ha trionfato sul peccato con una vita santa, ha trionfato sulla sentenza di condanna che colpiva i peccatori portando egli stesso la pena dei loro peccati nel suo corpo sul legno della croce; ha vinto la morte colla sua risurrezione.

Il suo sacrificio gli ha valso l'esaltazione alla destra di Dio, il potere sovrano per eseguire i disegni della misericordia e della giustizia di Dio:

“Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono.” (Apocalisse 3:21)

“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2:5-11)

Egli ha inoltre la capacità di farli conoscere ai suoi seguaci, dissuggellando il libro in cui sono contenuti.

Ricordiamoci che l’Apocalisse è presentata come una rivelazione data da Dio ai suoi servitori, per mezzo di Gesù Cristo:

“Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.” (Apocalisse 1:1)

 

“E vidi nello spazio fra il trono colle quattro creature viventi e gli anziani, un Agnello in piedi che pareva essere stato immolato.”

L'Agnello appare d'un tratto agli occhi di Giovanni sulla superficie cristallina che si estende fra il trono e il cerchio degli anziani.

Giovanni non aveva fatto alcuna menzione dell’agnello nel capitolo 4, pertanto dobbiamo considerare che l’Agnello è apparso in seguito al bando emanato dall’angelo con gran voce a cui non ha seguito risposta se non il pianto disperato di Giovanni.

E stato annunziato un eroe vincitore, un leone, ed ecco si presenta un agnello, il tipo della mansuetudine, della pazienza, dell'innocenza; e quest'agnello che ora è vivente ( cfr Apocalisse 1:18) e  porta le tracce della sua immolazione nella ferita da cui è uscito il suo sangue. Dice lett.: 'in piedi come immolato'.

Il simbolo dell'agnello usato a significare il carattere immacolato e l'opera espiatoria di Cristo si riannoda a Isaia 53, ed alle leggi relative all'agnello pasquale, all'olocausto quotidiano e ad altri sacrifici, ombra di realtà future.

Il sacrificio supremo della propria vita è stato per Cristo la via al potere supremo.

La croce che pareva la vittoria di satana è stata la sua disfatta.

E’ caratteristico che l’Agnello sia in piedi e non a quattro zampe, in tutto il libro dell’apocalisse l’agnello è in piedi ( cfr Apocalisse 10:8; 14:1; 22:8 ).

Questa posizione “insolita” per l’Agnello gli è data dalla Sua Dignità e Autorità che ha ricevuto per la Vittoria riportata.

Quando pensiamo all’Agnello di Dio, dobbiamo riconoscere un Agnello in piedi, in piena autorità e dignità!!!  

 

…ed aveva sette corna e sette occhi che sono i sette Spiriti di Dio mandati per tutta la terra.”

Le sette corna sono il simbolo della pienezza della autorità e della forza e i sette occhi secondo la spiegazione che n'è data rappresentano la pienezza dello Spirito di Dio ch'è anche lo Spirito di Cristo e ch'egli manda per tutta la terra.

 

Ed esso venne e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono.”

Trattandosi di simboli, non è il caso di domandare come un agnello può prendere un rotolo; nei simboli l'essenziale è l'idea; quindi è che per descrivere le sue perfezioni, Cristo è rappresentato come leone, come rampollo, come agnello con segni dell'immolazione, con sette corna e con sette occhi.

Egli è il Mediatore della rivelazione come lo è della salvezza.

E’ significativo riflettere su quanto ci racconta Luca nel suo evangelo:

Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno accettevole del Signore».

Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite». (Luca 4:16-21)

Il passo che lesse Gesù in quell’occasione è il passo di Isaia 61:

“Lo spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di grazia del SIGNORE, il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare tutti quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.” (Isaia 61:1-3)

Gesù si è fermato a metà passo, quasi a voler interrompere i tempi, il passo prosegue con “il giorno di vendetta del nostro Dio”, che ha inizio proprio con l’apertura del libro sigillato.

Possiamo simbolicamente ipotizzare come quei sigilli siano stati posti proprio da Gesù quando porse il libro all’inserviente del tempio e come Egli abbia “fermato” per un tempo di Grazia, la storia del mondo.

Gesù è il solo che ha il potere di chiudere il rotolo e di aprirlo quando i tempi sono maturi. Viviamo quindi semplicemente un intervallo di Grazia, che presto finirà lasciando spazio alla vendetta del nostro Dio.

 

Apocalisse 5:8-14. Un triplice coro celeste celebra le lodi dell'Agnello e l'adora

 

Il coro delle quattro creature viventi e dei ventiquattro anziani

 

“E quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno” (s'intende: ciascuno di questi ultimi) un'arpa per accompagnare il canto delle lodi. (Cfr. Apocalisse 14:2; 15:2: 'delle arpe di Dio'; Salmi 150).

“… e delle coppe d'oro piene di profumi che sono le preghiere dei santi.”

L'incenso, che arso nel turibolo produce un profumo grato che sale in alto; è il simbolo della preghiera ch'è grata a Dio.

'La mia preghiera, dice il salmista, stia nel tuo cospetto come l'incenso' (Salmi 141:2. Cfr. Ezechiele 8:10-12).

In Apocalisse 8:3-4 si legge di un angelo con un turibolo d'oro al quale son dati molti profumi da unire alle preghiere di tutti i santi sull'altare d'oro ch'era davanti al trono di Dio.

E il fumo dei profumi, unendosi alle preghiere, sale al cospetto di Dio.

Il simbolo non è identico in tutto, ma offre stretta analogia con quello della scena attuale.

Qui invece del turibolo abbiamo le coppe d'oro nelle quali la Chiesa dei redenti, simboleggiata dagli anziani, offre a Dio le sue preghiere di adorazione, di ringraziamento, di supplicazione.

L’oro delle coppe rappresenta la completa devozione spirituale ed il loro contenuto sono le preghiere dei santi offerte a Dio.

Abbiamo nella Parola di Dio degli esempi di come le preghiere siano preziose davanti a Dio:

“Vi era in Cesarea un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta «Italica».

Quest'uomo era pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia, faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio assiduamente.

Egli vide chiaramente in visione, verso l'ora nona del giorno, un angelo di Dio che entrò da lui e gli disse: «Cornelio!»

Egli, guardandolo fisso e preso da spavento, rispose: «Che c'è, Signore?»

E l'angelo gli disse: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, come una ricordanza, davanti a Dio…” (Atti 10:1-4)

“E venne un altro angelo con un incensiere d'oro; si fermò presso l'altare e gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti i santi sull'altare d'oro posto davanti al trono.

E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle preghiere dei santi.” (Apocalisse 8:3-4)

 

“E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di prendere il libro è d'aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo e nazione.”

Gli anziani cantano (il presente è del greco ed esprime l'idea che il canto di lode dei redenti non è cosa d'un istante, ma è permanente come i sentimenti da cui sgorga) un cantico nuovo suscitato da cose nuove.

·         Nuova è la conoscenza del piano di Dio comunicata agli uomini dal Figliuol di Dio.

·         Nuovo è il fatto della sua incarnazione.

·         Nuovo il sacrificio da lui offerto con la sua immolazione sul Golgota, sacrificio unico, di valore eterno, che abolisce quelli figurativi dell'antica economia; nuovi i privilegi acquistati con esso ai redenti.

·         Nuovo l'universalismo che applica i benefici della redenzione a gente d'ogni nazione sotto il cielo.

·         Nuova la Gerusalemme che attende i riscattati; nuovo perfino il nome del Redentore Apocalisse 14:3; 15:2; 3:12; 21:5.

 

Tutte le preghiere dei santi nei cieli e sulla terra, tutti i loro inni di lode si concentrano e si rinnovano qui nel cantico nuovo celebrante l'Agnello.

Egli è degno di rivelare e di eseguire i disegni di Dio perchè la salvezza del mondo poggia sul sacrificio espiatorio da lui compiuto. L'immolazione della Vittima volontaria e i benefici che ne derivano ai credenti formano l'oggetto principale del loro cantico.

 

Qui occorre fare una attenta riflessione sul senso ed il significato del “cantare”.

Il canto di lode ha sempre caratterizzato il popolo di Dio:

La prima volta che si parla di cantare al Signore è appena il popolo di Israele ha attraversato il mar rosso:

“Allora Mosè e i figli d'Israele cantarono questo cantico al SIGNORE:

«Io canterò al SIGNORE, perché è sommamente glorioso; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere.

Il SIGNORE è la mia forza e l'oggetto del mio cantico; egli è stato la mia salvezza.

Questi è il mio Dio, io lo glorificherò, è il Dio di mio padre, io lo esalterò.

Il SIGNORE è un guerriero, il suo nome è il SIGNORE.

Egli ha gettato in mare i carri del faraone, e il suo esercito; e i suoi migliori condottieri sono stati sommersi nel mar Rosso.

Gli abissi li ricoprono; sono andati a fondo come una pietra.

La tua destra, o SIGNORE, è ammirevole per la sua forza.

La tua destra, o SIGNORE, schiaccia i nemici.

Con la grandezza della tua maestà, tu rovesci i tuoi avversari; tu scateni la tua ira, essa li consuma come stoppia.

Al soffio delle tue narici le acque si sono ammucchiate, le onde si sono rizzate come un muro, i flutti si sono fermati nel cuore del mare.

Il nemico diceva: "Inseguirò, raggiungerò, dividerò le spoglie, io mi sazierò di loro; sguainerò la mia spada, la mia mano li sterminerà"; ma tu hai soffiato il tuo vento e il mare li ha sommersi; sono affondati come piombo in acque profonde.

Chi è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE?

Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?

Tu hai steso la destra, la terra li ha ingoiati.

Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato; l'hai guidato con la tua potenza alla tua santa dimora.

I popoli lo hanno udito e tremano. L'angoscia ha colto gli abitanti della Filistia. Già sono smarriti i capi di Edom, il tremito prende i potenti di Moab, tutti gli abitanti di Canaan vengono meno.

Spavento e terrore piomberà su di loro.

Per la forza del tuo braccio diventeranno muti come una pietra, finché il tuo popolo, o SIGNORE, sia passato, finché sia passato il popolo che ti sei acquistato.

Tu li introdurrai e li pianterai sul monte che ti appartiene, nel luogo che hai preparato, o SIGNORE, per tua dimora, nel santuario che le tue mani, o Signore, hanno stabilito.

Il SIGNORE regnerà per sempre, in eterno».

Mosè e i figli d'Israele cantarono questo cantico quando i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono nel mare, e il SIGNORE fece ritornare su di loro le acque del mare, ma i figli d'Israele camminarono sulla terra asciutta in mezzo al mare.”

(Esodo 15:1-19)

 

Tutta la storia del popolo di Israele è costellata di cantici rivolti a Dio, anche sotto forma di preghiere e salmi. Anche Gesù canto insieme ai suoi discepoli: “Dopo che ebbero cantato l’inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.” (Matteo 26:30)

E gli apostoli continuarono questa espressione di lode:

“Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano.” (Atti 16:25)

In tutta la Sacra Scrittura, il canto al Signore occupa un posto di particolare rilievo.

In tutti i tempi e nelle diverse circostanze del popolo di Dio, esso è sempre l’espressione della comunione con il Signore che ricolma di gioia l’anima dell’uomo anche nell’afflizione.

L’oggetto del canto cristiano è SOLO il nostro Dio.

Se analizziamo i testi dei canti storici e li mettiamo a confronto con i testi dei canti moderni, potremo notare sicuramente uno spostamento dell’oggetto del canto, nei canti storici tutta l’attenzione del canto era rivolta al Signore sotto le Sue molteplici espressioni divine.

I canti moderni invece pongono l’attenzione sui bisogni dell’uomo e ciò che di buono Dio può fare per loro.

Questo spostamento di “attenzione” denota quanto negli ultimi tempi si abbia abbandonata una fede TEOcentrica per sostituirla con una EGOcentrica, dettata dalle influenze umanistiche del nostro secolo.

Non è più importante ciò che è Dio; è importante ciò che Dio può fare per me.

Non si loda Dio per ciò che ha fatto; lo si loda per quello che può fare, Pietro direbbe: avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. (2 Pietro 1:9)

L'immagine del comprare col sangue, considerato come prezzo di riscatto, s'incontra spesso nell’insegnamento degli apostoli: “Poiché siete stati comprati a caro prezzo.” (1 Corinzi 6:20)

 

“Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue.” (Atti 20:28)

“… sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.” (1 Pietro 1:18-19)

L'accumulare i termini tribù, lingua, popolo e nazione; mira ad esprimere nel modo più energico l'idea che la salvezza non è destinata soltanto ad un popolo, ma all'umanità tutta quanta, senza distinzione di bianchi, di neri o di gialli.

Dio ha amato il mondo e in Cristo non c'è nè Giudeo, nè greco, nè barbaro, nè scita, nè uomo, nè donna.

 

“… e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti e regneranno sulla terra.”

Uniti a Cristo, i suoi redenti hanno parte alla sua gloria e sono associati a lui nel regnare sul mondo (cfr Apocalisse 1:6).

La Chiesa che ora è oppressa e vinta in apparenza, appare agli occhi dei celesti come adorna della potenza di Dio ed esercitante un potere regale sulla terra ove regnavano prima l'empietà con le sue tristi conseguenze.

 

Il coro di miriadi e miriadi di angeli

 

E vidi, (oltre la cerchia degli anziani, le schiere angeliche), e udii la voce di molti angeli attorno al trono e alle creature viventi e agli anziani, e il numero loro era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia.”

Nel Salmi 68:17 si legge: «I carri di Dio si contano a miriadi e miriadi, a migliaia di migliaia» e in Daniele 7:10: «Mille migliaia d'angeli lo servivano e miriadi di miriadi stavano davanti a lui».

Questi multipli di grossi numeri servono ad esprimere l'idea che gli angeli sono innumerevoli o, come diremmo, si contano a milioni e a miliardi.

Gli angeli sono estremamente interessati all’opera di redenzione di Gesù Cristo e Pietro nella sua prima lettera descrive la loro bramosia di penetrare con i loro sguardi il vangelo:

“Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l'epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunciate da coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi.” (1 Pietro 1:10-12)

 

“… che dicevano con gran voce: Degno è l'Agnello che è stato immolato di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria e la benedizione.”

Il ricevere s'intende di un ricever sotto forma di lodi, di adorazione e di ubbidienza da parte di tutte le creature.

Ricchezze si applica più specialmente alle ricchezze dei beni spirituali che Cristo comunica ai suoi.

Benedizione equivale al rendimento di grazie.

C'è nel cantico degli angeli, unito al loro omaggio, il voto ardente che i frutti del sacrificio di Cristo si estendano su tutta l'umanità e che tutti lo riconoscano e celebrino come il loro re.

 

Il coro di tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sul mare  e tutte le cose che sono in essi

Il terzo coro è più vasto ancora di quello degli angeli ed abbraccia tutte le creature dell'universo; esso unisce nelle sue lodi Colui che siede sul trono e l'Agnello, onorando di uguale adorazione il Figlio ed il Padre.

 

E tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sotto la terra e sul mare e tutte le cose che sono, in essi, le udii che dicevano ..”

Nel linguaggio biblico le quattro regioni qui menzionate come abitazione di esseri viventi comprendono l'universo intero. Cfr. Salmi 148; Esodo 20:4,11.

 

“A Colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione e l'onore e la gloria e l'imperio nei secoli dei secoli.”

Le armonie celesti, tornano dopo questo al centro, presso al trono di Dio, ove risuona l'Amen delle creature viventi, e infine i ventiquattro anziani, la Chiesa, oggetto speciale dell'amore che l'universo esalta, si prostra nel silenzio dell'adorazione.

 

“E le quattro creature viventi dicevano: Amen! E gli anziani si prostrarono e adorarono.”

Così ha termine la grandiosa visione.

Con la visione celeste dei capitoli 4 e 5 dell’Apocalisse, lo scenario si apre sui drammatici avvenimenti che seguiranno, l’apertura dei sette sigilli del libro.

Risulta evidente da questa rivelazione che il cielo è reale, non immaginario. Questi due capitoli rivelano l’infinita maestà della deità nei cieli.

I capitoli successivi rivelano il sovrano potere di Dio espresso nel giudizio su un mondo malvagio, sprofondato come non mai negli abissi del peccato e della blasfemia.

Anche se noi non abbiamo avuto il privilegio di vedere queste cose direttamente come Giovanni e come Paolo, possiamo accogliere le immagini della Scrittura descritte con le parole e godere anticipatamente della gloria e delle meraviglie della scena celeste che, un giorno non lontano, vedremo con i nostri occhi:

“ Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere.

E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne vedrò Dio. Io Lo vedrò a me favorevole; Lo contempleranno gli occhi miei, non quelli di un altro; il cuore, dal desiderio, mi si consuma.” (Giobbe 19:25-27)

 

Gianni Marinuzzi