“Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro
e di fuori, sigillato con sette sigilli. E vidi un angelo potente che
gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i
sigilli?» Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva
aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si era trovato
nessuno che fosse degno di aprire il libro, e di guardarlo.
Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di
Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette
sigilli».
Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli
anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva
sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta
la terra. Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul
trono.
Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro
anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle
coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.
Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio,
con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai
fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».
E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi
e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di
migliaia.
Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di
ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria
e la lode».
E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel
mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che
siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la
potenza, nei secoli dei secoli».
Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!»
E gli anziani si prostrarono e adorarono.”
I messaggi di Cristo alle chiese d'Asia si riferiscono alle
'cose che sono' al tempo
dell'autore, e sono preceduti da una visione simboleggiante la presenza e,
l'azione costante di Cristo in seno alla Chiesa; il resto dell'Apocalisse si
riferisce alle 'cose che devono
avvenire', e questo gran quadro delle cose future è preceduto, a sua
volta, da una sublime visione
Apocalisse 4-5 simboleggiante due verità che sono come le chiavi
della storia dell'umanità: l'Iddio eterno ed onnipotente che ha creato tutte
le cose è il sovrano del mondo: il Cristo la cui opera di redenzione è il
pernio della storia, è il solo che possa spiegare gli enigmi ch'essa offre
nel suo svolgimento attraverso i secoli.
E Dio che dà alla storia la sua unità superiore ed il suo senso.
Sono i suoi disegni che hanno da compiersi attraverso giudizi disciplinari o
distruttori, e nonostante tutti gli sforzi di satana e dei suoi strumenti.
La seconda Parte (4-6) si suddivide in tre sezioni:
1)
La visione di Dio sul trono ( Apocalisse 4 );
2)
L'Agnello proclamato degno d'aprire i sigilli del libro ( Apocalisse
5 );
3)
L'apertura dei primi sei sigilli ( Apocalisse 6-7 ).
Sezione Seconda.
L’AGNELLO PROCLAMATO DEGNO DI APRIRE I SIGILLI DEL LIBRO
La visione di
Apocalisse 5 è la continuazione di quella descritta in
Apocalisse 4.
Mentre in
Apocalisse 4 Giovanni contempla Iddio quale Sovrano del mondo da
lui creato e lo vede adorato come tale dai rappresentanti della creazione e
della Chiesa, in
Apocalisse 4 contempla l'Iddio Redentore nella persona del
Cristo, solo capace, in virtù del sacrificio da lui compiuto, di rivelare e
di eseguire i disegni di Dio riguardo alla Chiesa ed al mondo
Apocalisse 5:1-7.
Un triplice coro: quello delle creature viventi e degli anziani, quello
delle miriadi degli angeli e quello infine dell'intero universo, esalta la
gloria dell'Agnello e lo adora in un con Colui che siede sul trono
Apocalisse 5:8-14.
“E vidi sulla destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto di
dentro e di fuori, sigillato con sette suggelli.”
Giovanni, dopo aver visto il trono di Dio, le sette lampade accese, le
quattro creature viventi, ed i ventiquattro anziani, concentra ora la sua
attenzione sul libro posato sulla destra di Colui che siede sul trono,
questo libro scritto di dentro e di fuori è sigillato con sette suggelli che
ne garantiscono una sicura chiusura.
Da quello che seguirà nella visione di Giovanni, questo libro contiene la
rivelazione delle cose che devono
avvenire in seguito, non cose che
succederanno, ma cose che è
stabilito che debbano succedere in quel modo.
E’ importante capire che il mondo non va avanti per forza di inerzia e anche
gli avvenimenti che devono succedere
negli ultimi tempi, sono perfettamente cadenzati dal controllo di Dio.
“Io, il SIGNORE, affretterò le cose a suo tempo.”
(Isaia 60:22)
Il libro ricorda molto l’avvenimento di cui ci parla il libro di Luca:
Gesù al principio del Suo ministero, subito dopo aver superato la tentazione
di satana, fece un atto, ai più trascurabile, ma di enorme autorità:
Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si
sparse per tutta la regione. E insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato
da tutti.Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò
in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il
libro del profeta Isaia.
Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto:«Lo
Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i
poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il
ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per
proclamare l'anno accettevole del Signore».
Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi
di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui.Egli prese a dir loro: «Oggi,
si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite».”
(Luca 4:14-21)
Leggendo attentamente il passo di Isaia notiamo una splendida particolarità:
Lo Spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto per
recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che
hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono
schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di
grazia del SIGNORE, il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare
tutti quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di
lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di
giustizia, la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.”
(Isaia 61:1-3)
Gesù ha chiuso il libro a metà del versetto 2, l’ha chiuso simbolicamente
con “sette sigilli”, ma lo riaprirà con l’autorità divina al momento
opportuno, dando inizio al “giorno di
vendetta del nostro Dio”, questo è l’Apocalisse!
E’ sigillato con sette sigilli ad indicare che l'avvenire è
completamente impenetrabile agli occhi delle creature in quanto sigillato
con un codice divino.
Anche il profeta Daniele, in riferimento ai tempi della fine ci parla di un
libro sigillato:
«In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del
tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando
sorsero le nazioni fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà
salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro. Molti di
quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per
la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia. I saggi
risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno
insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno. Tu,
Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della
fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà».”
(Daniele 12:1-4)
Anche il profeta Ezechiele ci parla di un libro scritto di dentro e di
fuori:
“… ed ecco una mano stava stesa verso di me, la quale teneva il rotolo di un
libro; lo srotolò davanti a me; era scritto di dentro e di fuori, e
conteneva lamentazioni, gemiti e guai.”
(Ezechiele 2:9-10)
“E vidi un angelo potente che bandiva con gran voce: Chi è degno d'aprire il
libro e di romperne i suggelli?”
La potenza dell'angelo è in relazione con la gran voce con cui deve
far udire il suo bando da tutte le creature, onde venga posta in evidenza
l'impotenza di esse a conoscere i disegni di Dio.
“E
nessuno, nè in cielo
(fra
gli angeli), nè sulla terra
(fra gli uomini anche più santi e più intelligenti ), nè sotto la
terra (tra le anime che
sono nel soggiorno dei morti, per non parlar dei demoni che son
nell'abisso), poteva aprire il libro nè guardarlo neanche all'esterno
per leggere quanto era scritto su di esso di fuori.
Per conoscere i decreti ed i segreti disegni di Dio bisogna essere uniti a
lui per natura o per essenza.
Per questo si legge in Giovanni 1:18: «Nessuno
ha mai veduto Iddio; l'unigenito che è nel seno del Padre (la Parola ch'era
nel principio con Dio e ch'era Dio) è quel che l'ha fatto conoscere».
«Nessuno è salito in cielo se non
colui ch'è disceso dal cielo: il Figliuol dell'uomo che è nel cielo» (Giovanni
3:13)
«Nessuno conosce appieno il Padre se
non il Figliuolo...» (Matteo
11:27)
E trattandosi specialmente dei disegni divini connessi alla redenzione del
mondo, chi è moralmente degno di rivelarli all'infuori di Colui che
ha, col suo sacrificio, compiuta la redenzione e che deve condurre a
compimento il regno di Dio?
Quando un libro è sigillato non è possibile leggerlo, in un messaggio di
giudizio rivolto dal Signore ad Israele leggiamo:
“È il SIGNORE che ha sparso su di voi uno spirito di torpore; ha chiuso i
vostri occhi, i profeti, ha velato i vostri capi, i veggenti. Tutte le
visioni profetiche sono divenute per voi come le parole di uno scritto
sigillato che si desse a uno che sa leggere, dicendogli: «Ti prego, leggi
questo!»
Egli risponderebbe: «Non posso, perché è sigillato!»
Oppure come uno scritto che si desse a uno che non sa leggere, dicendogli:
«Ti prego, leggi questo!» Egli risponderebbe: «Non so leggere».”
(Isaia 9:10-12)
“E io piangevo forte
(lett. molto) perchè non s'era trovato nessuno che fosse degno d'aprire
il libro o di guardarlo.”
Giovanni era evidentemente consapevole dell’importanza di rompere quei
sigilli da quel libro.
Giovanni piange non per curiosità insoddisfatta, ma perché lo preoccupano
profondamente le sorti del regno di Dio a cui ha consacrato la vita e per il
quale si trova esiliato.
In
Apocalisse 1:19 Gesù Cristo gli aveva ordinato di scrivere le
cose che erano in allora e quelle che dovevano avvenire in seguito,
facendogli sperare delle rivelazioni in proposito; ed ecco che nessuno si
trova che sia degno d'aprire il libro dell'avvenire.
“E
uno degli anziani mi disse: Non piangere; ecco il Leone che è della tribù di
Giuda, il Rampollo di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette
suggelli.”
I rappresentanti dei redenti giunti alla gloria sono in grado di
simpatizzare con le ansie dell'apostolo e conoscono la vittoria di Cristo
per propria esperienza; perciò uno di loro consola Giovanni.
L'appellativo di Leone ch'è della tribù di Giuda è derivato dalla
benedizione profetica data da Giacobbe morente ai suoi figliuoli: «Giuda
è un giovine leone... s'accovaccia come un leone... chi lo farà levare? Lo
scettro non sarà rimosso da Giuda... finchè venga Colui che darà il riposo e
al quale ubbidiranno i popoli»
Genesi 49:9-10.
La forza, l'attitudine della tribù di Giuda al comando, doveva esplicarsi
nel fatto ch'essa darebbe al popolo eletto i suoi re a cominciare da Davide,
l'eroe vincitore, il re secondo il cuore di Dio, dalla cui stirpe sorgerebbe
l'eroe ideale, il Re perfetto ed eterno predetto dai profeti e chiamato qui
la Radice di Davide che torna a dire il Rampollo germogliato dal
ceppo della famiglia davidica.
(Cfr.
Apocalisse 22:16;
Isaia 11:1,10 ove il futuro discendente davidico è chiamato
'la radice d'Isai')
Egli ha vinto il gran nemico di Dio e degli uomini, satana.
Ha trionfato sul peccato con una vita santa, ha trionfato sulla sentenza di
condanna che colpiva i peccatori portando egli stesso la pena dei loro
peccati nel suo corpo sul legno della croce; ha vinto la morte colla sua
risurrezione.
Il suo sacrificio gli ha valso l'esaltazione alla destra di Dio, il potere
sovrano per eseguire i disegni della misericordia e della giustizia di Dio:
“Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch'io ho vinto
e mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono.”
(Apocalisse 3:21)
“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il
quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio
qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso, prendendo
forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un
uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte
di croce.
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di
sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei
cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è
il Signore, alla gloria di Dio Padre.”
(Filippesi 2:5-11)
Egli ha inoltre la capacità di farli conoscere ai suoi seguaci,
dissuggellando il libro in cui sono contenuti.
Ricordiamoci che l’Apocalisse è presentata come una rivelazione data da Dio
ai suoi servitori, per mezzo di Gesù Cristo:
“Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le
cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando
il suo angelo al suo servo Giovanni.”
(Apocalisse 1:1)
“E vidi nello spazio fra il trono colle quattro creature viventi e gli
anziani, un Agnello in piedi che pareva essere stato immolato.”
L'Agnello appare d'un tratto agli occhi di Giovanni sulla superficie
cristallina che si estende fra il trono e il cerchio degli anziani.
Giovanni non aveva fatto alcuna menzione dell’agnello nel capitolo 4,
pertanto dobbiamo considerare che l’Agnello è apparso in seguito al bando
emanato dall’angelo con gran voce a cui non ha seguito risposta se non il
pianto disperato di Giovanni.
E stato annunziato un eroe vincitore, un leone, ed ecco si presenta un
agnello, il tipo della mansuetudine, della pazienza, dell'innocenza; e
quest'agnello che ora è vivente ( cfr
Apocalisse 1:18) e porta
le tracce della sua immolazione nella ferita da cui è uscito il suo sangue.
Dice lett.: 'in piedi come immolato'.
Il simbolo dell'agnello usato a significare il carattere immacolato e
l'opera espiatoria di Cristo si riannoda a
Isaia 53, ed alle leggi relative all'agnello pasquale,
all'olocausto quotidiano e ad altri sacrifici, ombra di realtà future.
Il sacrificio supremo della propria vita è stato per Cristo la via al potere
supremo.
La croce che pareva la vittoria di satana è stata la sua disfatta.
E’ caratteristico che l’Agnello sia in piedi e non a quattro zampe, in tutto
il libro dell’apocalisse l’agnello è in piedi ( cfr Apocalisse 10:8; 14:1;
22:8 ).
Questa posizione “insolita” per l’Agnello gli è data dalla Sua Dignità e
Autorità che ha ricevuto per la Vittoria riportata.
Quando pensiamo all’Agnello di Dio, dobbiamo riconoscere un Agnello in
piedi, in piena autorità e dignità!!!
“…ed aveva sette corna e sette occhi che sono i sette Spiriti di Dio mandati
per tutta la terra.”
Le sette corna sono il simbolo della pienezza della autorità e della
forza e i sette occhi secondo la spiegazione che n'è data
rappresentano la pienezza dello Spirito di Dio ch'è anche lo Spirito di
Cristo e ch'egli manda per tutta la terra.
“Ed
esso venne e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono.”
Trattandosi di simboli, non è il caso di domandare come un agnello può
prendere un rotolo; nei simboli l'essenziale è l'idea; quindi è che per
descrivere le sue perfezioni, Cristo è rappresentato come leone, come
rampollo, come agnello con segni dell'immolazione, con sette corna e con
sette occhi.
Egli è il Mediatore della rivelazione come lo è della salvezza.
E’ significativo riflettere su quanto ci racconta Luca nel suo evangelo:
Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno
di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del
profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di
me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per
annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai
ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno
accettevole del Signore».
Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi
di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dir loro: «Oggi,
si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite». (Luca
4:16-21)
Il passo che lesse Gesù in quell’occasione è il passo di Isaia 61:
“Lo spirito del Signore, di DIO, è su di me, perché il SIGNORE mi ha unto
per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli
che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono
schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di
grazia del SIGNORE, il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare
tutti quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di
lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di
giustizia, la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.”
(Isaia 61:1-3)
Gesù si è fermato a metà passo, quasi a voler interrompere i tempi, il passo
prosegue con “il
giorno di vendetta del nostro Dio”,
che ha inizio proprio con l’apertura del libro sigillato.
Possiamo simbolicamente ipotizzare come quei sigilli siano stati posti
proprio da Gesù quando porse il libro all’inserviente del tempio e come Egli
abbia “fermato” per un tempo di Grazia, la storia del mondo.
Gesù è il solo che ha il potere di chiudere il rotolo e di aprirlo quando i
tempi sono maturi.
Viviamo quindi semplicemente un intervallo di Grazia, che presto finirà
lasciando spazio alla vendetta del nostro Dio.
Apocalisse 5:8-14. Un triplice coro celeste celebra le lodi
dell'Agnello e l'adora
Il coro delle quattro creature viventi e dei ventiquattro anziani
“E quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro
anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno”
(s'intende: ciascuno di questi ultimi) un'arpa per accompagnare il
canto delle lodi. (Cfr.
Apocalisse 14:2; 15:2: 'delle arpe di Dio';
Salmi 150).
“… e delle coppe d'oro piene di profumi che sono le preghiere dei santi.”
L'incenso, che arso nel turibolo produce un profumo grato che sale in alto;
è il simbolo della preghiera ch'è grata a Dio.
'La mia preghiera, dice il salmista, stia nel tuo cospetto come l'incenso'
(Salmi
141:2. Cfr.
Ezechiele 8:10-12).
In
Apocalisse 8:3-4 si legge di un angelo con un turibolo d'oro al
quale son dati molti profumi da unire alle preghiere di tutti i santi
sull'altare d'oro ch'era davanti al trono di Dio.
E il fumo dei profumi, unendosi alle preghiere, sale al cospetto di Dio.
Il simbolo non è identico in tutto, ma offre stretta analogia con quello
della scena attuale.
Qui invece del turibolo abbiamo le coppe d'oro nelle quali la Chiesa
dei redenti, simboleggiata dagli anziani, offre a Dio le sue preghiere di
adorazione, di ringraziamento, di supplicazione.
L’oro delle coppe rappresenta la completa devozione spirituale ed il loro
contenuto sono le preghiere dei santi offerte a Dio.
Abbiamo nella Parola di Dio degli esempi di come le preghiere siano preziose
davanti a Dio:
“Vi era in Cesarea un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta
«Italica».
Quest'uomo era pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia, faceva molte
elemosine al popolo e pregava Dio assiduamente.
Egli vide chiaramente in visione, verso l'ora nona del giorno, un angelo di
Dio che entrò da lui e gli disse: «Cornelio!»
Egli, guardandolo fisso e preso da spavento, rispose: «Che c'è, Signore?»
E l'angelo gli disse: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, come
una ricordanza, davanti a Dio…”
(Atti 10:1-4)
“E venne un altro angelo con un incensiere d'oro; si fermò presso l'altare e
gli furono dati molti profumi affinché li offrisse con le preghiere di tutti
i santi sull'altare d'oro posto davanti al trono.
E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio insieme alle
preghiere dei santi.”
(Apocalisse 8:3-4)
“E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di prendere il libro è
d'aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col
tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo e nazione.”
Gli anziani cantano (il presente è del greco ed esprime l'idea che il
canto di lode dei redenti non è cosa d'un istante, ma è permanente come i
sentimenti da cui sgorga) un cantico
nuovo suscitato da cose
nuove.
·
Nuova è la conoscenza del piano di Dio comunicata agli uomini dal Figliuol
di Dio.
·
Nuovo è il fatto della sua incarnazione.
·
Nuovo il sacrificio da lui offerto con la sua immolazione sul Golgota,
sacrificio unico, di valore eterno, che abolisce quelli figurativi
dell'antica economia; nuovi i privilegi acquistati con esso ai redenti.
·
Nuovo l'universalismo che applica i benefici della redenzione a gente d'ogni
nazione sotto il cielo.
·
Nuova la Gerusalemme che attende i riscattati; nuovo perfino il nome del
Redentore
Apocalisse 14:3; 15:2; 3:12; 21:5.
Tutte le preghiere dei santi nei cieli e sulla terra, tutti i loro inni di
lode si concentrano e si rinnovano qui nel cantico nuovo celebrante
l'Agnello.
Egli è degno di rivelare e di eseguire i disegni di Dio perchè la salvezza
del mondo poggia sul sacrificio espiatorio da lui compiuto. L'immolazione
della Vittima volontaria e i benefici che ne derivano ai credenti formano
l'oggetto principale del loro cantico.
Qui occorre fare una attenta riflessione sul senso ed il significato del
“cantare”.
Il canto di lode ha sempre caratterizzato il popolo di Dio:
La prima volta che si parla di cantare al Signore è appena il popolo di
Israele ha attraversato il mar rosso:
“Allora Mosè e i figli d'Israele cantarono questo cantico al SIGNORE:
«Io canterò al SIGNORE, perché è sommamente glorioso; ha precipitato in mare
cavallo e cavaliere.
Il SIGNORE è la mia forza e l'oggetto del mio cantico; egli è stato la mia
salvezza.
Questi è il mio Dio, io lo glorificherò, è il Dio di mio padre, io lo
esalterò.
Il SIGNORE è un guerriero, il suo nome è il SIGNORE.
Egli ha gettato in mare i carri del faraone, e il suo esercito; e i suoi
migliori condottieri sono stati sommersi nel mar Rosso.
Gli abissi li ricoprono; sono andati a fondo come una pietra.
La tua destra, o SIGNORE, è ammirevole per la sua forza.
La tua destra, o SIGNORE, schiaccia i nemici.
Con la grandezza della tua maestà, tu rovesci i tuoi avversari; tu scateni
la tua ira, essa li consuma come stoppia.
Al soffio delle tue narici le acque si sono ammucchiate, le onde si sono
rizzate come un muro, i flutti si sono fermati nel cuore del mare.
Il nemico diceva: "Inseguirò, raggiungerò, dividerò le spoglie, io mi
sazierò di loro; sguainerò la mia spada, la mia mano li sterminerà"; ma tu
hai soffiato il tuo vento e il mare li ha sommersi; sono affondati come
piombo in acque profonde.
Chi è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE?
Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda,
operatore di prodigi?
Tu hai steso la destra, la terra li ha ingoiati.
Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato; l'hai guidato
con la tua potenza alla tua santa dimora.
I popoli lo hanno udito e tremano. L'angoscia ha colto gli abitanti della
Filistia. Già sono smarriti i capi di Edom, il tremito prende i potenti di
Moab, tutti gli abitanti di Canaan vengono meno.
Spavento e terrore piomberà su di loro.
Per la forza del tuo braccio diventeranno muti come una pietra, finché il
tuo popolo, o SIGNORE, sia passato, finché sia passato il popolo che ti sei
acquistato.
Tu li introdurrai e li pianterai sul monte che ti appartiene, nel luogo che
hai preparato, o SIGNORE, per tua dimora, nel santuario che le tue mani, o
Signore, hanno stabilito.
Il SIGNORE regnerà per sempre, in eterno».
Mosè e i figli d'Israele cantarono questo cantico quando i cavalli del
faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono nel mare, e il SIGNORE
fece ritornare su di loro le acque del mare, ma i figli d'Israele
camminarono sulla terra asciutta in mezzo al mare.”
(Esodo 15:1-19)
Tutta la storia del popolo di Israele è costellata di cantici rivolti a Dio,
anche sotto forma di preghiere e salmi. Anche Gesù canto insieme ai suoi
discepoli: “Dopo che ebbero cantato
l’inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.” (Matteo 26:30)
E gli apostoli continuarono questa espressione di lode:
“Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i
carcerati li ascoltavano.”
(Atti 16:25)
In tutta la Sacra Scrittura, il canto al Signore occupa un posto di
particolare rilievo.
In tutti i tempi e nelle diverse circostanze del popolo di Dio, esso è
sempre l’espressione della comunione con il Signore che ricolma di gioia
l’anima dell’uomo anche nell’afflizione.
L’oggetto del canto cristiano è SOLO il nostro Dio.
Se analizziamo i testi dei canti storici e li mettiamo a confronto con i
testi dei canti moderni, potremo notare sicuramente uno spostamento
dell’oggetto del canto, nei canti storici tutta l’attenzione del canto era
rivolta al Signore sotto le Sue molteplici espressioni divine.
I canti moderni invece pongono l’attenzione sui bisogni dell’uomo e ciò che
di buono Dio può fare per loro.
Questo spostamento di “attenzione” denota quanto negli ultimi tempi si abbia
abbandonata una fede TEOcentrica per sostituirla con una EGOcentrica,
dettata dalle influenze umanistiche del nostro secolo.
Non è più importante ciò che è Dio;
è importante ciò che Dio può fare per
me.
Non si loda Dio per ciò che ha fatto;
lo si loda per quello che può fare,
Pietro direbbe: avendo dimenticato di
essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. (2 Pietro 1:9)
L'immagine del comprare col sangue,
considerato come prezzo di riscatto, s'incontra spesso nell’insegnamento
degli apostoli: “Poiché siete stati
comprati a caro prezzo.” (1 Corinzi 6:20)
“Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo
vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha
acquistata con il proprio sangue.”
(Atti 20:28)
“… sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati
riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il
prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né
macchia.”
(1 Pietro 1:18-19)
L'accumulare i termini tribù, lingua, popolo e nazione; mira
ad esprimere nel modo più energico l'idea che la salvezza non è destinata
soltanto ad un popolo, ma all'umanità tutta quanta, senza distinzione di
bianchi, di neri o di gialli.
Dio ha amato il mondo e in Cristo non
c'è nè Giudeo, nè greco, nè barbaro, nè scita, nè uomo, nè donna.
“… e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti e regneranno
sulla terra.”
Uniti a Cristo, i suoi redenti hanno parte alla sua gloria e sono associati
a lui nel regnare sul mondo (cfr
Apocalisse 1:6).
La Chiesa che ora è oppressa e vinta in apparenza, appare agli occhi dei
celesti come adorna della potenza di Dio ed esercitante un potere regale
sulla terra ove regnavano prima l'empietà con le sue tristi conseguenze.
Il coro di miriadi e miriadi di angeli
“E
vidi,
(oltre
la cerchia degli anziani, le schiere angeliche), e udii la voce di molti
angeli attorno al trono e alle creature viventi e agli anziani, e il numero
loro era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia.”
Nel
Salmi 68:17 si legge: «I
carri di Dio si contano a miriadi e miriadi, a migliaia di migliaia» e
in Daniele 7:10: «Mille migliaia
d'angeli lo servivano e miriadi di miriadi stavano davanti a lui».
Questi multipli di grossi numeri servono ad esprimere l'idea che gli angeli
sono innumerevoli o, come diremmo, si contano a milioni e a miliardi.
Gli angeli sono estremamente interessati all’opera di redenzione di Gesù
Cristo e Pietro nella sua prima lettera descrive la loro bramosia di
penetrare con i loro sguardi il vangelo:
“Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che
profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere
l'epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era
in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e
delle glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se
stessi, ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono state
annunciate da coloro che vi hanno predicato il vangelo, mediante lo Spirito
Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i
loro sguardi.”
(1 Pietro 1:10-12)
“… che dicevano con gran voce:
Degno è l'Agnello che è stato immolato di ricever la potenza e le ricchezze
e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria e la benedizione.”
Il ricevere s'intende di un ricever sotto forma di lodi, di
adorazione e di ubbidienza da parte di tutte le creature.
Ricchezze
si applica più specialmente alle ricchezze dei beni spirituali che Cristo
comunica ai suoi.
Benedizione
equivale al rendimento di grazie.
C'è nel cantico degli angeli, unito al loro omaggio, il voto ardente che i
frutti del sacrificio di Cristo si estendano su tutta l'umanità e che tutti
lo riconoscano e celebrino come il loro re.
Il coro di tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sul mare
e tutte le cose che sono in essi
Il terzo coro è più vasto ancora di quello degli angeli ed abbraccia tutte
le creature dell'universo; esso unisce nelle sue lodi Colui che siede sul
trono e l'Agnello, onorando di uguale adorazione il Figlio ed il Padre.
“E
tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sotto la terra e sul
mare e tutte le cose che sono, in essi, le udii che dicevano ..”
Nel linguaggio biblico le quattro regioni qui menzionate come abitazione di
esseri viventi comprendono l'universo intero. Cfr.
Salmi 148;
Esodo 20:4,11.
“A Colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione e l'onore e
la gloria e l'imperio nei secoli dei secoli.”
Le armonie celesti, tornano dopo questo al centro, presso al trono di Dio,
ove risuona l'Amen delle creature viventi, e infine i ventiquattro anziani,
la Chiesa, oggetto speciale dell'amore che l'universo esalta, si prostra nel
silenzio dell'adorazione.
“E le quattro creature viventi dicevano: Amen! E gli anziani si prostrarono
e adorarono.”
Così ha termine la grandiosa visione.
Con la visione celeste dei capitoli 4 e 5 dell’Apocalisse, lo scenario si
apre sui drammatici avvenimenti che seguiranno, l’apertura dei sette sigilli
del libro.
Risulta evidente da questa rivelazione che il cielo è reale, non
immaginario. Questi due capitoli rivelano l’infinita maestà della deità nei
cieli.
I capitoli successivi rivelano il sovrano potere di Dio espresso nel
giudizio su un mondo malvagio, sprofondato come non mai negli abissi del
peccato e della blasfemia.
Anche se noi non abbiamo avuto il privilegio di vedere queste cose
direttamente come Giovanni e come Paolo, possiamo accogliere le immagini
della Scrittura descritte con le parole e godere anticipatamente della
gloria e delle meraviglie della scena celeste che, un giorno non lontano,
vedremo con i nostri occhi:
“ Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla
polvere.
E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne
vedrò Dio. Io Lo vedrò a me favorevole; Lo contempleranno gli occhi miei,
non quelli di un altro; il cuore, dal desiderio, mi si consuma.”
(Giobbe 19:25-27)