Il trono di Dio   -   APOCALISSE
4:1-11

 

 

Dopo queste cose vidi una porta aperta nel cielo, e la prima voce, che mi aveva già parlato come uno squillo di tromba, mi disse: «Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito».

Subito fui rapito dallo Spirito. Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c'era uno seduto.

Colui che stava seduto era simile nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo.

Attorno al trono c'erano ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti bianche e con corone d'oro sul capo.

Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni.

Davanti al trono c'erano sette lampade accese, che sono i sette spiriti di Dio.

Davanti al trono inoltre c'era come un mare di vetro, simile al cristallo; in mezzo al trono e intorno al trono, quattro creature viventi, piene di occhi davanti e di dietro.

La prima creatura vivente era simile a un leone, la seconda simile a un vitello, la terza aveva la faccia come d'un uomo e la quarta era simile a un'aquila mentre vola.

E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano coperte di occhi tutt'intorno e di dentro, e non cessavano mai di ripetere giorno e notte: «Santo, santo, santo è il Signore, il Dio onnipotente, che era, che è, e che viene».

Ogni volta che queste creature viventi rendono gloria, onore e grazie a colui che siede sul trono, e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono».

 

I messaggi di Cristo alle chiese d'Asia si riferiscono alle 'cose che sono' al tempo dell'autore, e sono preceduti da una visione simboleggiante la presenza e, l'azione costante di Cristo in seno alla Chiesa; il resto dell'Apocalisse si riferisce alle 'cose che devono avvenire', e questo gran quadro delle cose future è preceduto, a sua volta, da una sublime visione Apocalisse 4 e 5 simboleggiante due verità che sono come le chiavi della storia dell'umanità:

-            l'Iddio eterno ed Onnipotente che ha creato tutte le cose è il sovrano del mondo;

-            il Cristo la cui opera di redenzione è il pernio della storia, è il solo che possa spiegare gli enigmi ch'essa offre nel suo svolgimento attraverso i secoli.

 

È Dio che dà alla storia la sua unità superiore ed il suo senso.

Sono i suoi disegni che hanno da compiersi attraverso giudizi disciplinari o distruttori, e nonostante tutti gli sforzi di satana e dei suoi strumenti.

 

La seconda Parte (4-6) si suddivide in tre sezioni:

1)           La visione di Dio sul trono (Apocalisse 4);

2)           L'Agnello proclamato degno d'aprire i sigilli del libro (Apocalisse 5);

3)           L'apertura dei primi sei sigilli (Apocalisse 6-7).

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LA VISIONE DI DIO SUL TRONO

 

Dopo queste cose vidi una porta aperta nel cielo, e la prima voce, che mi aveva già parlato come uno squillo di tromba, mi disse: «Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito».

 

Il dopo queste cose segna il principio di una nuova fase nelle rivelazioni apocalittiche; ma non implica necessariamente che tra la prima e la seconda fase vi sia stato un intervallo di tempo in cui sia cessato lo stato di estasi di Giovanni.

 

La prima volta che troviamo una descrizione simile a questa è in Genesi 28:17:

Giacobbe partì da Beer-Sceba e andò verso Caran.

Giunse ad un certo luogo e vi passò la notte, perché il sole era già tramontato.

Prese una delle pietre del luogo, se la mise per capezzale e lì si coricò.

Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala.

Il SIGNORE stava al di sopra di essa e gli disse: «Io sono il SIGNORE, il Dio d'Abraamo tuo padre e il Dio d'Isacco.

La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza.

La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza. Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto».

Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: «Certo, il SIGNORE è in questo luogo e io non lo sapevo!»

Ebbe paura e disse: «Com'è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!»  (Genesi 28:10-17)

Giacobbe riceve da Dio una rivelazione in sogno (cfr Ebrei 1:1), vede una porta nel cielo attraverso la quale salgono e scendono gli angeli di Dio.

 

Giacobbe riceve in questo modo la promessa di Dio circa il popolo di Israele terreno, a Giovanni invece viene rivelata la gloria di Dio e la promessa circa il nuovo popolo di Dio.

 

Prima di Giacobbe possiamo intravedere nell’arca di Noè un concetto simile, l’arca era costruita come un grosso involucro con una sola porta/finestra sul tetto che guardava il cielo.

L’involucro dell’arca di legno di acacia (immarcescibile) ci ricorda l’opera di Gesù Cristo uomo, la sua umanità perfetta a protezione dei sopravvissuti al diluvio (per i credenti sopravvissuti al giudizio di Dio contro il male) e l’unica porta/finestra di comunicazione è posta in alto, verso una dimensione celeste.

Noè non poté uscire dall’arca fino a che il giudizio di Dio non fosse completamente finito, così il credente deve aspettare che la redenzione di Cristo si completi, ma nel frattempo è al sicuro in Cristo.

Come per il tabernacolo (la dimora terrestre di Dio in mezzo al popolo), vi è una sola porta di ingresso, Giovanni vede questa porta e passa attraverso di essa in senso “verticale” (sali qua), è un passaggio di dimensione.

 

L'immagine della porta aperta si riannoda a quelle che raffigurano il cielo come un palazzo immenso, ovvero ancora come un grandioso tempio Isaia 6.

 

Ricorda l'espressione di Ezechiele 1:1: "i cieli furono aperti e io vidi delle visioni di Dio".

Oppure ciò che disse Gesù a Natanaele:

Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».  (Giovanni 1:51)

 

Gesù stesso si è definito la porta dell’ovile delle pecore:

In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.

Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore.

A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori.

Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non conoscono la voce degli estranei».

Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono quali fossero le cose che diceva loro.

Perciò Gesù di nuovo disse loro: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.

Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono stati ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.

Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura.   (Giovanni 10:1-9)

 

Ed anche in questa similitudine, si parla di “salire”, l’opera di Gesù Cristo uomo è questa porta di comunicazione tra il mondo terrestre ed il mondo celeste.

 

Gesù dice ancora che “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6) e Paolo scrivendo a Timoteo dice ancora che “c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1 Timoteo 2:5)

 

E questa la prima visione, nel corso dell'Apocalisse, in cui gli occhi di Giovanni vedono una porta aperta nel cielo.

Esso non gli appare vuoto come lo è per quelli che hanno chiuso gli occhi alle realtà spirituali; ma non gli appare neppure popolato di semi-divinità create dall'immaginazione traviata del paganesimo cristianizzato.

Non vi si vedono né San Pietro a far da portinaio, né i santi mediatori; Giovanni vi contempla Colui che siede sul trono, lo Spirito nel simbolo delle lampade, l'Agnello che fu immolato, e intorno al trono, gli angeli a miriadi, i redenti d'ogni nazione o i lor rappresentanti i quali, in un con tutte le creature inferiori, si prostrano in adorazione dinanzi al Creatore e al Redentore del mondo.

 

“…e la prima voce che avevo udita parlante meco a guisa di tromba…”

 

Si tratta della voce di Cristo di Apocalisse 1:10-11:

Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea».

 

“mi disse: Sali qua, e io ti mostrerò le cose che debbono avvenire da ora innanzi.”

 

Dopo le cose che sono, adesso la rivelazione di Gesù Cristo, passa alle cose che devono avvenire da ora innanzi.

L'orizzonte delle visioni si allarga, da Apocalisse 4 in poi, e abbraccia le sorti dell'intero regno di Dio fino alla fine dei tempi.

Giovanni ne contemplerà lo svolgimento nelle sue grandi fasi, dal cielo ove è rapito in spirito, e lo contemplerà attraverso il velo dei simboli che agli spiriti profani o distratti non dicono nulla, ma che agli spiriti bramosi di comprendere le vie di Dio finiscono col dischiudere il loro senso.

 

E subito fui rapito in Spirito…”

lett. come Apocalisse 1:10, fui ivi ispirito; Giovanni era già in stato di estasi, ma, nell'atto in cui una nuova visione sta per aprirglisi dinanzi, lo Spirito di Dio agisce sul suo spirito con particolare intensità.

Il rapimento dello Spirito è immediato, quando Dio comanda la risposta è istantanea!

E’ bellissimo notare che l’ordine “Sali qui” è immediatamente confermato da un “rapimento” del profeta, questa è una bellissima figura di quel che sarà il rapimento dei cristiani!

 

“ed ecco un trono era posto nel cielo e sul trono v'era uno a sedere.”

La prima cosa che attira l’attenzione di Giovanni è il trono di Dio e Colui che vi sedeva sopra.

Nel fatto che, al disopra delle agitazioni della terra, Dio regna, sta la garanzia che la sua volontà si compirà.

L'immagine del trono di Dio è frequente nella Scrittura:

Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si farà beffe di loro.  (Salmo 2:4)

Il SIGNORE è nel suo tempio santo; il SIGNORE ha il suo trono nei cieli; i suoi occhi vedono, le sue pupille scrutano i figli degli uomini. Il SIGNORE scruta il giusto, ma detesta l'empio e colui che ama la violenza.  (Salmo 11:4-5)

…vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio…  (Isaia 6:1)

Al di sopra della volta che era sopra le loro teste, c'era come una pietra di zaffiro, che pareva un trono; e su questa specie di trono appariva come la figura di un uomo, che vi stava seduto sopra, su in alto   (Ezechiele 1:26)

Spesso nell'Apocalisse Colui che siede sul trono è Dio Padre poiché nella visione figura lo Spirito (i sette Spiriti di Dio Apocalisse 4:5) e poi, in Apocalisse 5, il Cristo sotto diversi nomi.

Giovanni descrive quel che vede e ode, perciò il nome di Dio non è menzionato che in Apocalisse 4:8-11, dove son riferiti i canti che echeggiano davanti al trono dell'Eterno.

 

E Colui che sedeva era nell'aspetto simile a una pietra di diaspro e di sardonico.”

Il diaspro è per lo più di color verde o rosso e non trasparente, ma siccome in Apocalisse 21:11 si legge che il luminare della Gerusalemme celeste "era simile a una pietra preziosissima a guisa d'una pietra di diaspro cristallino", se né deduce che l'autore alluda a una pietra trasparente e splendente come il diamante.

Il sardonico è di color rosso sanguigno e rappresenta probabilmente la giustizia come il diaspro finissimo rappresentala santità del Re celeste.

Dio regna su tutta la creazione che esiste per la volontà e mediante la potenza di Lui.

Egli regna e giudica gli esseri responsabili; giudica il mondo a lui ribelle nel corso di tutta la sua storia, finché la terra attuale abbia fatto posto a nuovi cieli e a una nuova terra ove abiti la giustizia.

Egli regna e giudica con sovrana potenza, con santità e giustizia, ma senza venir meno al suo patto di grazia in Cristo, in virtù del quale delle creature, già perdute, possono comparir dinanzi alla sua maestà, mondate delle lor colpe e delle loro sozzure ed esser perfino rivestite di dignità regale come si vede nel simbolo dei ventiquattro anziani.

 

L’alzare lo sguardo della fede al trono di Dio che vive e regna nei secoli dei secoli è di gran conforto alla Chiesa nelle sue tribolazioni, allorché le potenze dell'errore e dell'empietà paiono avere il sopravvento.

Dal trono di Dio scende la certezza che le tribolazioni avranno fine, che i nemici saranno vinti e la giustizia trionferà.

 

Prima di Giovanni, il profeta Ezechiele ebbe una visione molto simile ma in un altro tempo e contesto:

Il trentesimo anno, il quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo presso il fiume Chebar, fra i deportati, i cieli si aprirono, e io ebbi delle visioni divine.

Il quinto giorno del mese (era il quinto anno della deportazione del re Ioiachin), la parola del SIGNORE fu rivolta al sacerdote Ezechiele, figlio di Buzi, nel paese dei Caldei, presso il fiume Chebar; in quel luogo la mano del SIGNORE fu sopra di lui.

Io guardai, ed ecco venire dal settentrione un vento tempestoso, una grossa nuvola con un fuoco folgorante e uno splendore intorno a essa; nel centro vi era come un bagliore di metallo in mezzo al fuoco.

Nel centro appariva la forma di quattro esseri viventi; e questo era l'aspetto loro: avevano aspetto umano.

Ognuno di essi aveva quattro facce e quattro ali.

I loro piedi erano diritti, e la pianta dei loro piedi era come la pianta del piede di un vitello; e brillavano come il bagliore del bronzo lucente.

Avevano mani d'uomo sotto le ali, ai loro quattro lati; tutti e quattro avevano le loro facce e le loro ali. Le loro ali si univano l'una all'altra; camminando, non si voltavano; ognuno camminava diritto davanti a sé.

Quanto all'aspetto delle loro facce, essi avevano tutti una faccia d'uomo, tutti e quattro una faccia di leone a destra, tutti e quattro una faccia di bue a sinistra, e tutti e quattro una faccia d'aquila.

Le loro facce e le loro ali erano separate nella parte superiore; ognuno aveva due ali che s'univano a quelle dell'altro, e due che coprivano loro il corpo.

Camminavano ognuno diritto davanti a sé; andavano dove lo Spirito li faceva andare, e, camminando, non si voltavano.

L'aspetto di quegli esseri viventi era come di carboni incandescenti, come di fiaccole; quel fuoco circolava in mezzo agli esseri viventi, era un fuoco scintillante, e dal fuoco uscivano dei lampi.

Le creature viventi correvano in tutte le direzioni, simili al fulmine.

Mentre guardavo gli esseri viventi, ecco una ruota in terra, presso ciascuno di essi, verso le loro quattro facce.

L'aspetto delle ruote era come il bagliore del crisolito; tutte e quattro si somigliavano; il loro aspetto e la loro struttura erano come se una ruota fosse in mezzo a un'altra ruota.

Quando si movevano, andavano tutte e quattro dal proprio lato, e, andando, non si voltavano.

I loro cerchi erano alti e imponenti; i cerchi di tutte e quattro erano pieni d'occhi tutt'intorno.

Quando gli esseri viventi camminavano, le ruote si movevano accanto a loro; quando gli esseri viventi si alzavano su da terra, si alzavano anche le ruote.

Dovunque lo Spirito voleva andare, andavano anch'esse; le ruote si alzavano accanto a quelli, perché lo spirito degli esseri viventi era nelle ruote.

Quando quelli camminavano, anche le ruote si movevano; quando quelli si fermavano, anche queste si fermavano; e quando quelli si alzavano su dalla terra, anche queste si alzavano accanto a essi, perché lo spirito degli esseri viventi era nelle ruote.

Sopra le teste degli esseri viventi c'era come una volta d'un bagliore come di cristallo di ammirevole splendore, e si estendeva su in alto, sopra le loro teste.

Sotto la volta le loro ali erano diritte, l'una verso l'altra; ciascuno ne aveva due che coprivano il corpo. Quando camminavano, io sentivo il rumore delle loro ali, come il rumore delle grandi acque, come la voce dell'Onnipotente: un rumore di gran tumulto, come il rumore di un accampamento; quando si fermavano, abbassavano le loro ali; si udiva un rumore che veniva dall'alto, dalla volta che era sopra le loro teste.

Al di sopra della volta che era sopra le loro teste, c'era come una pietra di zaffiro, che pareva un trono; e su questa specie di trono appariva come la figura di un uomo, che vi stava seduto sopra, su in alto.

Vidi pure come un bagliore di metallo, come del fuoco, che lo circondava tutto intorno dalla sembianza dei suoi fianchi in su; e dalla sembianza dei suoi fianchi in giù vidi come del fuoco, come uno splendore tutto attorno a lui.

Qual è l'aspetto dell'arco che è nella nuvola in un giorno di pioggia, tal era l'aspetto di quello splendore che lo circondava.

Era un'apparizione dell'immagine della gloria del SIGNORE.

A quella vista caddi sulla mia faccia, e udii la voce di uno che parlava.

(Ezechiele 1:1-28)

Se si mettono a confronto le due visioni, si possono notare interessanti differenze ed analogie.

 

Situazione di Giovanni:

Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.

Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea».

(Apocalisse 1:9-11)

 

Situazione di Ezechiele:

Il trentesimo anno, il quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo presso il fiume Chebar, fra i deportati, i cieli si aprirono, e io ebbi delle visioni divine.

Il quinto giorno del mese (era il quinto anno della deportazione del re Ioiachin), la parola del SIGNORE fu rivolta al sacerdote Ezechiele, figlio di Buzi, nel paese dei Caldei, presso il fiume Chebar; in quel luogo la mano del SIGNORE fu sopra di lui.

(Ezechiele 1:1-3)

 

Entrambi so trovano nella tribolazione chi in un modo che nell’altro, Dio rivela qualcosa di particolare a chi ha bisogno di una rivelazione particolare.

Quando viviamo negli agi e nel benessere umano, Dio non ha motivo di mostrarci la sua Gloria, siamo a posto con la nostra!

 

Visione di Giovanni:

Dopo queste cose vidi una porta aperta nel cielo, e la prima voce, che mi aveva già parlato come uno squillo di tromba, mi disse: «Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito». Subito fui rapito dallo Spirito.

 

Visione di Ezechiele:

Il trentesimo anno, il quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo presso il fiume Chebar, fra i deportati, i cieli si aprirono, e io ebbi delle visioni divine.

Il quinto giorno del mese (era il quinto anno della deportazione del re Ioiachin), la parola del SIGNORE fu rivolta al sacerdote Ezechiele, figlio di Buzi, nel paese dei Caldei, presso il fiume Chebar; in quel luogo la mano del SIGNORE fu sopra di lui.

 

Giovanni fu rapito in Spirito, in quanto lo Spirito Santo era stato inviato dal Padre per mezzo della porta che, ora aperta per mezzo del sacrificio di Gesù, mette in comunicazione lo Spirito Santo nei Suoi figli con la Sua presenza.

Al tempo di Ezechiele non era stato dato lo Spirito Santo ma la presenza del Signore era data per mezzo della mano di Dio sopra il profeta.

 

Visione di Giovanni:

Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c'era uno seduto.

Colui che stava seduto era simile nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo.

 

Visione di Ezechiele:

Al di sopra della volta che era sopra le loro teste, c'era come una pietra di zaffiro, che pareva un trono; e su questa specie di trono appariva come la figura di un uomo, che vi stava seduto sopra, su in alto.

Vidi pure come un bagliore di metallo, come del fuoco, che lo circondava tutto intorno dalla sembianza dei suoi fianchi in su; e dalla sembianza dei suoi fianchi in giù vidi come del fuoco, come uno splendore tutto attorno a lui.

Qual è l'aspetto dell'arco che è nella nuvola in un giorno di pioggia, tal era l'aspetto di quello splendore che lo circondava.

 

Giovanni accede sopra il mare di vetro per mezzo della porta e vede il trono con Uno seduto con le sembianze di diaspro cristallino e di sardonico (una unica pietra traslucida con sfondo rosso) e intorno al trono c’è l’arcobaleno che sembrava di smeraldo (verde).

Ezechiele intravede da sotto il mare di vetro una pietra di zaffiro (azzurra) il trono alto con una figura d’Uomo seduta sopra.

Il rosso traslucido filtrato dal verde smeraldo ad Ezechiele poteva sembrare l’azzurro zaffiro.

Se accettiamo questa possibile tesi, dobbiamo chiederci cosa è cambiato nel frattempo tra la visione di Ezechiele e la visione di Giovanni.

Fondamentalmente una cosa sola, è stata aperta la porta per accedere al trono di Dio.

Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito.

 (Efesini 2:13-18)

La precedente ipotesi è confermata dal fatto che Ezechiele rimane colpito in primo luogo dalla figura delle quattro creature viventi e solo in un secondo tempo descrive il trono visto dal basso, mentre Giovanni, salito al “piano superiore” descrive immediatamente lo splendore del trono e solo in un secondo tempo descrive le altre situazioni.

 

Visione di Giovanni:

Attorno al trono c'erano ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di vesti bianche e con corone d'oro sul capo.

Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni.

Davanti al trono c'erano sette lampade accese, che sono i sette spiriti di Dio.

 

Ezechiele non vede queste figure in quanto non può accedere al di sopra della volta di cristallo.

Giovanni vede il mare di cristallo sotto il trono e le quattro creature viventi sono in mezzo al trono e intorno al trono.

Ezechiele vede invece le quattro creature sotto la volta di cristallo e pertanto non direttamente a contatto con il luogo del trono.

Giovanni vede le quattro creature viventi piene di occhi davanti e di dietro e ogni creatura, diversa dall’altra, ha sei ali e una faccia diversa dall’altra (una con la faccia da leone, una con la faccia di vitello, una con la faccia d’uomo e una con la faccia di un aquila che vola).

Ezechiele vede una nuvola trasportata da un forte vento e al centro di un bagliore folgorante di metallo in mezzo al fuoco, le quattro creature viventi uguali tra loro, ognuna aveva:

-Aspetto umano;

-Quattro facce e quattro ali

-I piedi dritti e simili a quelli di un vitello brillanti come bronzo lucente;

-Le mani d’uomo sotto le ali;

Tutte e quattro avevano quattro facce, una d’uomo, una di leone, una di bue ed una di aquila;

Nella visione di Ezechiele, le quattro creature sembrerebbero come raggi di una ruota infuocata (verso 5 e verso 13) uniti tra loro per mezzo di una coppia di ali (verso 11) e in qualche modo intersecanti tra loro (versi 16-18), in qualche modo condotte da altrettante ruote (versi 19-21).

Si direbbe che queste quattro creature si siano “metamorfosizzate”, nel senso che nella loro prima fase (ai tempi di Ezechiele) si presentavano unite e tutte uguali e dotate di quattro ali, ai tempi di Giovanni si presentava divise, dotate di sei ali e ciascuna con una identità definita.

Al momento non sono in grado di capirne il senso.

 

“…e attorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, somigliava a uno smeraldo.”

Nell'iride che si estendeva a forma d'arco luminoso sopra il trono, predominava il color verde smeraldo che riposa e diletta l'occhio.

L'arcobaleno è il simbolo della bontà di Dio sempre fedele al suo patto di grazia anche in mezzo alle nubi dei suoi giudizi:

Poi Dio parlò a Noè e ai suoi figli con lui dicendo: «Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi e con tutti gli esseri viventi che sono con voi: uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti dall'arca, a tutti gli animali della terra. Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra». Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra me e la terra. Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra, l'arco apparirà nelle nuvole; io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente. L'arco dunque sarà nelle nuvole e io lo guarderò per ricordarmi del patto perpetuo fra Dio e ogni essere vivente, di qualunque specie che è sulla terra». Dio disse a Noè: «Questo è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra».

 (Genesi 9:8-17)

 

Nella visione che Ezechiele ha durante la sua vocazione, vede un qualcosa di molto simile a quello che vede Giovanni:

“Al di sopra della volta che era sopra le loro teste, c'era come una pietra di zaffiro, che pareva un trono; e su questa specie di trono appariva come la figura di un uomo, che vi stava seduto sopra, su in alto. Vidi pure come un bagliore di metallo, come del fuoco, che lo circondava tutto intorno dalla sembianza dei suoi fianchi in su; e dalla sembianza dei suoi fianchi in giù vidi come del fuoco, come uno splendore tutto attorno a lui.

Qual è l'aspetto dell'arco che è nella nuvola in un giorno di pioggia, tal era l'aspetto di quello splendore che lo circondava.

Era un'apparizione dell'immagine della gloria del SIGNORE.

A quella vista caddi sulla mia faccia, e udii la voce di uno che parlava.”

(Ezechiele 1:26-28)

 

“E attorno al trono c'erano ventiquattro troni e sui troni sedevano ventiquattro anziani vestiti di bianche vesti, e avevano sui loro capi delle corone d'oro.”

 

Dopo il trono di Dio e Colui che vi sedeva sopra, l’attenzione di Giovanni si sposta sui 24 anziani posti su 24 troni intorno al trono.

Il nome di anziani ch'essi portano, il numero loro composto di due volte dodici, che ricorda le dodici tribù nate dai dodici patriarchi e i dodici apostoli fondatori della Chiesa del Nuovo Patto (Cfr. Apocalisse 7:4-8; 12:1; 21:12-14), inducono la maggior parte degli espositori a considerare i ventiquattro anziani come i rappresentanti del popolo di Dio dell'antico e del nuovo Patto, uniti nell'adorazione, cittadini della stessa città celeste.

Non sono degli angeli visto che sono da loro distinti in Apocalisse 5; 11 e gli angeli non sono mai rappresentati come dei vegliardi nelle Scritture.

Le bianche vesti che indossano simboleggiano la perfezione morale cui sono giunti per mezzo della grazia divina, oppure la dignità sacerdotale: i troni su cui seggono, le corone che portano, rappresentano la dignità regale loro conferita Apocalisse 1:6; 5:10; 20:6.

Essi, in qualche modo sono il governo del regno di Dio, potrebbero anche essere identificati con i “veglianti” di Daniele:

“Nelle visioni che ebbi, mentre ero a letto, vidi uno dei santi veglianti scendere dal cielo e gridare con forza: "Abbattete l'albero e tagliate i suoi rami; scotete il fogliame e disperdete il suo frutto; fuggano gli animali dalla sua ombra e gli uccelli dai suoi rami! Però, lasciate in terra il ceppo e le sue radici, ma legati con catene di ferro e di bronzo, tra l'erba dei campi; sia bagnato dalla rugiada del cielo e, come gli animali, abbia in sorte l'erba della terra. Gli sia cambiato il cuore; invece di un cuore umano, gli sia dato un cuore di bestia; e passino su di lui sette tempi.

Questa è la decisione dei veglianti e la sentenza proviene dai santi, affinché i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole, e vi innalza il più misero degli uomini".

(Daniele 4:13-17)

 

Oppure come coloro che stanno davanti a Dio (ai tempi di Zaccaria):

Così parla il SIGNORE degli eserciti: "Se tu cammini nelle mie vie e osservi quello che ti ho comandato, anche tu governerai la mia casa, custodirai i miei cortili e io ti darò libero accesso fra quelli che stanno qui davanti a me.

Ascolta dunque, Giosuè, sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che stanno seduti davanti a te! Poiché questi uomini servono da presagio.

Ecco, io faccio venire il mio servo, il Germoglio.

Infatti, guardate la pietra che io ho posta davanti a Giosuè; sopra un'unica pietra stanno sette occhi; ecco, io vi inciderò quello che deve esservi inciso", dice il SIGNORE degli eserciti, "e toglierò via l'iniquità di questo paese in un solo giorno.

In quel giorno", dice il SIGNORE degli eserciti, "voi vi inviterete gli uni gli altri sotto la vite e sotto il fico"».

(Zaccaria 3:7-10)

 

“E dal trono procedevano lampi e voci e tuoni.”

Al Sinai quando Dio diede la legge, egli rivelò la sua presenza con lampi e tuoni e suon di tromba e fuoco e terremoto, onde inculcare nel popolo il timore di offenderlo.

Qui i lampi e i tuoni procedenti dal trono proclamano che il supremo Re e Giudice dispone di tutte le forze della natura e può far tremare e ridurre al nulla i suoi nemici.

Giovanni osserva con tremore quello che vede, dal trono procedevano lampi voci e tuoni, questa manifestazione della potenza di Dio ci riporta a quando l’Eterno si avvicinò al popolo di Israele nel deserto:

Il terzo giorno, come fu mattino, ci furono tuoni, lampi, una fitta nuvola sul monte e si udì un fortissimo suono di tromba.

Tutto il popolo che era nell'accampamento tremò.

Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento per condurlo a incontrare Dio; e si fermarono ai piedi del monte.

Il monte Sinai era tutto fumante, perché il SIGNORE vi era disceso in mezzo al fuoco; il fumo saliva come il fumo di una fornace, e tutto il monte tremava forte.

(Esodo 19:16-18)

Quante volte, davanti alla presenza del Signore (…poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro… Matteo 18:20), c’è un atteggiamento di superficialità, o peggio, di indifferenza!

 

“…e davanti al trono c'erano sette lampade ardenti che sono i sette Spiriti di Dio.”

Abbiamo detto nella nota di Apocalisse 1:4 che i sette Spiriti di Dio rappresentano le varie manifestazioni ed energie dello Spirito Santo.

Il simbolo delle sette lampade ardenti è tolto dal candeliere del Luogo santo.

 

Nella fiamma delle lampade molti scorgono l'emblema della potenza dello Spirito che illumina, che investiga i cuori, ed anche consuma il male e chi si identifica con esso.

La funzione delle sette lampade è quella di illuminare la Gloria di Dio, come i sette candelabri d’oro (le sette chiese) hanno la funzione di illuminare la Gloria di Gesù Cristo risorto.

 

“E davanti al trono c'era come un mare di vetro, simile al cristallo;”

Il vetro degli antichi era semi-opaco, perciò a significare la trasparenza e la purezza perfetta di quella distesa che pareva un mare calmo, aggiunge ch'era simile al cristallo.

Mosè con i suoi compagni, presso il monte Sinai, videro anch’essi qualcosa di molto simile:

Poi Mosè e Aaronne, Nadab e Abiu e settanta degli anziani d'Israele salirono e videro il Dio d'Israele. Sotto i suoi piedi vi era come un pavimento lavorato in trasparente zaffiro, e simile, per limpidezza, al cielo stesso. Ma egli non stese la sua mano contro quegli eletti dei figli d'Israele; anzi essi videro Dio, e mangiarono e bevvero.

(Esodo 24:9-11)

Il mare torbido ed agitato è spesso l'immagine di un'umanità agitata dalle sue passioni violente; là dove Dio regna, cessano le passioni e tutto è purezza eterea e maestosa calma.

 

“e in mezzo al trono e attorno al trono quattro creature viventi piene d'occhi davanti e di dietro.”

Nella visione di Ezechiele raffigurante 'la gloria dell'Eterno' ( Ezechiele 1:28 ), si parla pure di un trono su cui sedeva una sembianza d'uomo; il trono era collocato sopra una distesa di cielo simile a cristallo e sotto a questa distesa apparivano come portatrici del trono quattro creature viventi chiamate anche cherubini in Ezechiele 10:2,20 ed aventi ciascuna quattro facce e quattro ali.

Nella visione di Giovanni i cherubini non appaiono come portanti il trono di Dio, ma come collocati inferiormente nel mezzo di ciascuno dei quattro lati d'esso.

Ciascuno di essi ha una sola faccia e tre paia di ali come i serafini della visione d'Isaia:

Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio.

Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava.

L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»

(Isaia 6:1-3)

 

la prima creatura vivente era simile a un leone e la seconda simile a un toro (o, come altri traduce, a un vitello) e la terza aveva la faccia come d'un uomo e la quarta era simile a un'aquila volante.”

Sembra possibile identificare le quattro creature viventi i rappresentanti l'insieme delle creature terrestri dotate di vita, dalle forme più infime alle forme più perfette; da ciò il loro nome di zôa, creature viventi (da non confondere con le thería bestie, fiere), da ciò le forme varie che hanno, e che sono, secondo i rabbini, quelle delle quattro creature che occupano il primo posto fra le principali categorie di esseri terrestri; l'uomo ch'è il capolavoro della creazione terrestre, il toro ch'è alla testa degli animali domestici, il leone primo tra le fiere, l'aquila regina degli uccelli.

 

Potrebbe anche essere interessante riflettere come queste creature possano essere i rappresentanti di quello che è il terzo coro che inneggia all’Agnello in Apocalisse 5:

E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli».

(Apocalisse 5:13)

 

Si parla infatti di creature che sono:

-  Nel cielo

-  Sulla terra

-  Sotto la terra

-  Nel mare

 

E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali ed eran piene d'occhi all'intorno e di dentro.”

Gli occhi di cui son coperte le creature viventi raffigurano l'infinita somma d'intelligenza che abita negli innumerevoli esseri dotati di vita che riempiono la terra: dagli esseri infimi in cui è appena osservabile una traccia d'istinto, fino agli animali superiori ove l'istinto diventa intelligenza e fino all'uomo dotato della capacità di vedere Iddio e di adorarlo.

Se si aggiunge che l'intelligenza di cui lo Spirito della vita ha dotato in vario grado le creature terrestri, è in costante attività (quasi non chiudesse mai occhio) e proclama nel suo linguaggio speciale la gloria di Dio, si capirà come i rappresentanti simbolici della creazione vivente siano pieni d'occhi.

 

“e non restavan mai, giorno e notte di dire: Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio, l'Onnipotente, che era, che è, e che viene.”

 

Il triplice 'santo'. detto con voce greca il trisaghion, è quello dei serafini di Isaia:

L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»

(Isaia 6:3)

Mentre quelli celebrano l'Eterno come separato dal male, qui i rappresentanti della creazione terrestre lo celebrano piuttosto come 'separato' dalle creature, infinitamente elevato al di sopra di esse come il loro Creatore onnipotente, che non ha mai avuto principio e non avrà mai fine, il Signore di tutto ciò che esiste.

 

E ogni volta che le creature viventi rendon gloria e onore e grazie a colui che siede sul trono, a colui che vive nei secoli dei secoli…”

 

Il greco porta: E quando le... renderanno gloria..., i ventiquattro anziani si prostreranno... e getteranno...

I verbi al futuro indicano il carattere continuativo e simultaneo dell'adorazione per parte dei rappresentanti delle creature terrestri e dell'umanità redenta.

 

Torna quindi a dire: 'Ogni volta che... rendon gloria... ecc.'

 

“I ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono…”

I redenti al pari delle altre creature terrestri hanno ricevuto dal Dio che solo possiede l'eternità, l'esistenza ed ogni bene; possono quindi unirsi a tutto ciò che vive sulla terra nell'adorare con rendimento di grazie Colui ch'è la fonte della vita.

L'atto del gettar le corone davanti al trono equivale al riconoscere che non sono e non hanno nulla di cui possano gloriarsi; la dignità reale che posseggono l'hanno ricevuta da Dio a cui ogni gloria appartiene.

Era d'altronde questa una forma dell'omaggio che i re inferiori rendevano all'imperatore.

Erode getta la sua corona davanti ad Augusto, Tiridate re dei Parti depone la sua davanti al busto di Nerone e così di altri.

 

“…dicendo: Degno sei, o Signore e Iddio nostro di ricever la gloria e l'onore e la potenza; poichè tu creasti tutte le cose, e per la tua volontà esistettero e furono create.”

 

Il greco dice: 'furono e furon create', che si suole interpretare: 'vennero all'esistenza per via di creazione', «poich'egli comandò, e furon create» Salmi 148:5.

Dio sovranamente libero e beato in se stesso, non ha bisogno d'alcuna delle sue creature.

E per amore ch'egli le ha chiamate all'esistenza e le ha volute partecipi della sua felicità.

Gianni Marinuzzi