La messe e la
vendemmia
APOCALISSE
14:14-20
Poi guardai e vidi una nube bianca; e sulla nube stava seduto uno, simile a
un figlio d'uomo, che aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce
affilata.
Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che stava
seduto sulla nube: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché è giunta l'ora
di mietere, perché la mèsse della terra è matura».
Colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra
fu mietuta.
Poi dal tempio, che è nel cielo, uscì un altro angelo; anch'egli aveva una
falce affilata.
E un altro angelo, che aveva potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a
gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Metti mano alla tua falce
affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve
sono mature».
L'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e
gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.
Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che
giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.
I capitoli 10-11-12-13 contengono i quadri più tetri dell'Apocalisse.
La visione dei nemici tremendi congiurati contro il popolo di Dio per la sua
rovina incute spavento nell'anima dei credenti.
Chi potrà sussistere di fronte a così potenti forze? La Chiesa di Dio non
sarà ella sommersa nella gran tempesta?
I capitoli 14-15 e 16 rinfrancano il cuore perplesso facendogli udire come i
preludi della vittoria di Dio sulle potenze del male. Si potrebbero
intitolare: I preparativi del giudizio divino, che sarà poi descritto più
dettagliatamente nei capitoli 17-18-19-20.
In questa sezione vengono dati due ordini:
- mietere la messe in quanto è giunta l’ora ed è matura;
- vendemmiare la terra, in quanto è matura per il giudizio.
Quello che è stato preannunciato nelle proclamazioni dei tre angeli
Apocalisse 14:6-11, è ora prefigurato in atti simbolici che
rappresentano la certezza e la prossimità del giudizio sui nemici di Dio.
E vidi ed ecco una nuvola bianca; e sulla nuvola assiso uno simile a un
figliuol d'uomo, che aveva sul capo una corona d'oro, e in mano una falce
tagliente.
Tutto porta a riconoscere in colui che è seduto sulla nuvola il Giudice
stabilito da Dio per giudicare il mondo con giustizia, come disse Paolo nel
suo discorso nell’aeropago di Atene:
“Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini
che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel
quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha
stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti.”
(Atti
17:30-31)
Quest’uomo ha una corona sul capo
e una falce tagliente. Che
differenza con quel Gesù uomo umiliato dagli uomini!
“Allora i soldati del governatore portarono Gesù nel pretorio e radunarono
attorno a lui tutta la coorte. E, spogliatolo, gli misero addosso un manto
scarlatto; intrecciata una corona di
spine, gliela posero sul capo e gli misero
una canna nella mano destra e,
inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei
Giudei!» E gli sputavano addosso,
prendevano la canna e gli
percotevano il capo. E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del manto
e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.”
(Matteo 27:27-31)
La nuvola bianca
Nella Scrittura la nuvola è sempre stato il simbolo della presenza del
Signore:
“Mosè prese la tenda, e la piantò per sé fuori dell'accampamento, a una
certa distanza dall'accampamento, e la chiamò tenda di convegno; e chiunque
cercava il SIGNORE, usciva verso la tenda di convegno, che era fuori
dell'accampamento.
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava e
ognuno se ne stava in piedi all'ingresso della propria tenda e seguiva con
lo sguardo Mosè, finché egli era entrato nella tenda. Appena Mosè entrava
nella tenda, la colonna di nuvola scendeva, si fermava all'ingresso della
tenda, e il SIGNORE parlava con Mosè.
Tutto il popolo vedeva la colonna di nuvola ferma all'ingresso della tenda;
tutto il popolo si alzava e ciascuno adorava all'ingresso della propria
tenda. Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla
col proprio amico; poi Mosè tornava all'accampamento; ma Giosuè, figlio di
Nun, suo giovane aiutante, non si allontanava dalla tenda.”
(Esodo 33:7-11)
“Allora la nuvola coprì la tenda di
convegno, e la gloria del SIGNORE riempì il tabernacolo.
E Mosè non potè entrare nella tenda di convegno perché la nuvola si era
posata sopra, e la gloria del SIGNORE riempiva il tabernacolo.
Durante tutti i loro viaggi, quando la nuvola si alzava dal tabernacolo, i
figli d'Israele partivano; ma se la nuvola non si alzava, non partivano fino
al giorno in cui si alzava.
La nuvola del SIGNORE infatti stava sul tabernacolo di giorno; e di notte vi
stava un fuoco visibile a tutta la casa d'Israele durante tutti i loro
viaggi.”
(Esodo 40:34-38)
“Il SIGNORE disse a un tratto a Mosè, ad Aaronne e a Maria: «Uscite voi tre,
e andate alla tenda di convegno». Uscirono tutti e tre. Il SIGNORE scese in
una colonna di nuvola, si fermò all'ingresso della tenda, chiamò Aaronne e
Maria; tutti e due si fecero avanti.”
(Numeri 12:4-5)
“Ecco, il SIGNORE cavalca una nuvola
leggera ed entra in Egitto; gli idoli d'Egitto tremano davanti a lui e
all'Egitto si scioglie il cuore nel petto.” (Isaia 19:1)
Gesù, nel suo discorso profetico parla di questo momento:
“Quando dunque vedrete
l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta
Daniele, posta in luogo santo
(chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea,
fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che
è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua
veste.
Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei
giorni!
Pregate che la vostra fuga non avvenga d'inverno né di sabato; perché allora
vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo
fino ad ora, né mai più vi sarà. Se quei giorni non fossero stati
abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni
saranno abbreviati.
Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo è qui", oppure: "È là", non lo
credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi
segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve
l'ho predetto.
Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel deserto", non v'andate; "Eccolo, è nelle
stanze interne", non lo credete; infatti, come il lampo esce da levante e si
vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sarà
il cadavere, lì si raduneranno le aquile.
Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
il sole si oscurerà, la luna non
darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei
cieli saranno scrollate.
Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le
tribù della terra faranno cordoglio e vedranno
il Figlio dell'uomo venire sulle
nuvole del cielo con gran potenza e gloria.
E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti
dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli.
Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno
teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche
voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio
alle porte. Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima
che tutte queste cose siano avvenute. Il
cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.”
(Matteo 24:15-35)
Uno simile ad un figlio d’uomo con la corona regale
La visione del Figlio d’uomo con la corona regale, è una figura simbolo del
Cristo vincitore!
Gesù sulla terra ricevette la corona di maledizione, una corona di spine
(cfr Genesi 3:18 con Giovanni 19:2
e con Galati 3:13).
Dopo la vittoria ottenuta con l’ubbidienza, Gesù è stato coronato:
“Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli
sia soggetto.
Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte;
però vediamo colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè
Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto,
affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti.
Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa
del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per
via di sofferenze, l'autore della loro salvezza.”
(Ebrei 2:8-10)
Gli onori della Gloria sono sul capo di Gesù: “Poi
vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo
cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con
giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano
molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era
vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. Gli
eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano
vestiti di lino fino bianco e puro. Dalla bocca gli usciva una spada
affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di
ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente. E
sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE
DEI SIGNORI.” (Apocalisse 19:11-16)
Ora, il principe della Gloria, ha una falce in mano, simbolo del padrone
della messe, troviamo questa spiegazione nella parabola del seme:
“Diceva ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel
terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia
e cresce senza che egli sappia come.
La terra da se stessa porta frutto: prima l'erba, poi la spiga, poi nella
spiga il grano ben formato. Quando il frutto è maturo, subito il mietitore
vi mette la falce perché l'ora della mietitura è venuta».”
(Marco 4:26-29)
Si tratta quindi del Figliuol dell'uomo che appare come reggitore e giudice
delle nazioni.
La scena è parallela a quella descritta in
Apocalisse 19:11-21.
15 E
un altro angelo uscì dal tempio gridando con gran voce a colui che sedeva
sulla nuvola:
questi non è chiamato un angelo e l'espressione 'un altro angelo' va
riferita a quelli menzionati in
Apocalisse 14:6,8-9, come quella di
Apocalisse 14:6 si riferiva agli angeli di cui si parlava nelle
visioni precedenti.
Metti mano alla tua falce
(lett. manda la tua falce - ebraismo) e mieti; poichè l'ora di
mietere è giunta, perchè la messe della terra è ben matura lett. è
secca il che indica ch'essa è più che matura.
Il mietitore tiene la sua falce pronta e non aspetta, per cominciar l'opera,
che il segnale da Colui che ha riservato alla sua propria autorità il
fissare i tempi ed i momenti
Atti 1:7;
Marco 13:32.
La messe della terra è matura quando l'iniquità ha raggiunto i limiti
estremi tollerati dalla pazienza di Dio e quando la costanza dei fedeli ha
superato le massime prove.
Questo avverrà quando la bestia con l'aiuto del falso profeta si sarà fatta
adorare dall'umanità apostata
Apocalisse 13:8.
16 E
colui che sedeva sulla nuvola lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu
mietuta.
L'atto simbolico esprime la sovrana autorità e potenza con cui il Cristo Re
eseguirà il giudizio, senza che l'arrogante bestemmia dell'anticristo possa
opporvi ombra di resistenza.
Gl'interpreti sono divisi sulla questione di sapere a chi si estenda il
giudizio simboleggiato dalla messe.
Della messe e della raccolta troviamo diversi passi nella Scrittura, alcuni
di questi identificano la messe
come l’umanità da evangelizzare:
“Diceva ancora: «Il regno di Dio è
come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il
giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come.
La terra da se stessa porta frutto: prima l'erba, poi la spiga, poi nella
spiga il grano ben formato. Quando il frutto è maturo, subito il mietitore
vi mette la falce perché l'ora della mietitura è venuta».”
(Marco 4:26-29)
“Gesù percorreva tutte le città e i
villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e
guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne ebbe
compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno
pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La mèsse è grande, ma pochi sono
gli operai. Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai
nella sua mèsse».” (Matteo 9:35-38)
“In quel mentre giunsero i suoi
discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure
nessuno gli chiese: «Che cerchi?» o: «Perché discorri con lei?»
La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla
gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto;
non potrebbe essere lui il Cristo?»
La gente uscì dalla città e andò da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: «Maestro, mangia». Ma egli disse
loro: «Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete». Perciò i discepoli
si dicevano gli uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?»
Gesù disse loro: «Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e
compiere l'opera sua. Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi
viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne
come già biancheggiano per la mietitura. Il mietitore riceve una ricompensa
e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore
si rallegrino insieme. Poiché in questo è vero il detto: "L'uno semina e
l'altro miete". Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato;
altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti
Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza
resa da quella donna: «Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto».
Quando dunque i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di trattenersi da
loro; ed egli si trattenne là due giorni. E molti di più credettero a motivo
della sua parola e dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu
ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che
questi è veramente il Salvatore del mondo».
(Giovanni 4:27-42)
Egli propose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a
un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo.
Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in
mezzo al grano e se ne andò.
Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le
zizzanie.
E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato
buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania?"
Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che
andiamo a coglierla?"
Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate
insieme con esse il grano.
Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo
della mietitura, dirò ai mietitori: 'Cogliete prima le zizzanie, e legatele
in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio'"».
(Matteo 13:24-30)
“Quando poi vedrete l'abominazione
della desolazione posta là dove non deve stare (chi legge faccia
attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi
sarà sulla terrazza non scenda e non entri in casa sua per prendere
qualcosa, e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.
Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei
giorni!
Pregate che ciò non avvenga d'inverno!
Perché quelli saranno giorni di tale tribolazione, che non ce n'è stata una
uguale dal principio del mondo che Dio ha creato, fino ad ora, né mai più vi
sarà.
Se il Signore non avesse abbreviato quei giorni, nessuno scamperebbe; ma, a
causa dei suoi eletti, egli ha abbreviato quei giorni.
Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo eccolo qui, eccolo là", non lo
credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e
prodigi per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ma voi, state
attenti; io vi ho predetto ogni cosa.
Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna
non darà più il suo splendore; le stelle cadranno dal cielo e le potenze che
sono nei cieli saranno scrollate.
Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con grande potenza e
gloria.
Ed egli allora manderà gli angeli a raccogliere i suoi eletti dai quattro
venti, dall'estremo della terra all'estremo del cielo.
Ora imparate dal fico questa similitudine: quando i suoi rami si fanno
teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina.
Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è
vicino, alle porte. In verità vi dico che questa generazione non passerà
prima che tutte queste cose siano avvenute.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del
cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, vegliate,
poiché non sapete quando sarà quel momento.”
(Marco 13:14-33)
Si nota che qui il Signore stesso miete mentre chi vendemmia la terra sono
gli angeli
Apocalisse 14:19; e si aggiunge che messe e vendemmia
rappresenterebbero la stessa cosa qualora i due simboli si riferissero
entrambi ai nemici.
Altri espositori osservano che il testo non contiene alcun accenno speciale
agli eletti; che le espressioni: mandare, lanciar la falce tagliente...' o
l'altra: 'la messe della terra',
parallela al 'vendemmiar la vigna
della terra'
Apocalisse 14:19, fanno pensare piuttosto all'esecuzione d'un
giudizio come quello descritto nei capitoli seguenti.
Si nota che nell'Antico Testamento la messe è l'immagine del giudizio di
Dio:
Geremia 51:33 e specialmente
Gioele 3:13 ove messe e vendemmia raffigurano insieme il giudizio
delle nazioni nemiche nella valle di Giosafat:
'Mettete la falce nelle biade, perchè
la messe è matura; venite, calcate, perchè lo strettoio è pieno, i tini
traboccano...'.
In due passi dell’Antico Testamento la messe è invece l’immagine del
giudizio di Dio:
Un corriere incrocia l'altro, un messaggero incrocia l'altro, per annunciare
al re di Babilonia
che la sua città è presa da ogni lato, che i guadi sono occupati, che le
paludi sono in preda alle fiamme, che gli uomini di guerra sono allibiti».
Poiché così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: «La figlia di
Babilonia è come un'aia al tempo in cui la si trebbia; ancora un poco, e
verrà per lei il tempo della mietitura».
(Geremia 51:31-33)
«Infatti ecco, in quei giorni, in quel tempo, quando ricondurrò dall'esilio
quelli di Giuda e di Gerusalemme, io adunerò tutte le nazioni, e le farò
scendere nella valle di Giosafat.
Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo
d'Israele, che esse hanno disperso
tra le nazioni, e del mio paese, che hanno spartito fra di loro.
Hanno tirato a sorte il mio popolo; hanno dato un ragazzino in cambio di una
prostituta, hanno venduto una ragazzina per del vino, e si sono messi a
bere.
Anche voi, Tiro, Sidone e tutta quanta la Filistia, che cosa pretendete da
me?
Volete darmi una retribuzione, o volete fare del male contro di me?
Subito, in un attimo, io farò ricadere la vostra retribuzione sul vostro
capo, perché avete preso il mio argento e il mio oro, avete portato nei
vostri templi i miei tesori più preziosi, e avete venduto ai figli di
Iavan i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme, per allontanarli
dalla loro patria.
Ecco, io li richiamo dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere le
vostre colpe sul vostro capo.
Venderò i vostri figli e le vostre figlie ai Giudei, che li venderanno ai
Sabei, nazione lontana»; perché il SIGNORE ha parlato.
Proclamate questo fra le nazioni! Preparate la guerra! Risvegliate i prodi!
Vengano e salgano tutti gli uomini di guerra! Fabbricate spade con i vostri
vomeri, e lance con le vostre roncole! Dica il debole: «Sono forte!»
Affrettatevi, venite, nazioni circostanti, e adunatevi! Là, o SIGNORE, fa'
scendere i tuoi prodi!
«Le nazioni si muovano e vengano alla valle di Giosafat! Perché là io mi
metterò seduto per giudicare tutte le nazioni circostanti. Date mano alla
falce, perché la mèsse è matura!
Venite, pigiate, poiché il torchio è pieno, i tini traboccano; poiché grande
è la loro malvagità». C'è una folla, una moltitudine, nella valle del
Giudizio! Perché il giorno del SIGNORE è vicino, nella valle del Giudizio.
Il sole e la luna si oscurano e le stelle perdono il loro splendore.
Il SIGNORE ruggirà da Sion, farà sentire la sua voce da Gerusalemme, e i
cieli e la terra tremeranno; ma il SIGNORE sarà un rifugio per il suo
popolo, una fortezza per i figli d'Israele.
«Voi saprete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio; io dimoro in Sion, il
mio monte santo; e Gerusalemme sarà santa, e gli stranieri non vi passeranno
più.
(Gioele 3:1-17)
n passo di Galati parla della mietitura come il giorno della ricompensa:
Chi viene istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo
istruisce.
Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo
avrà seminato, quello pure mieterà.
Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi
semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.
Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo
a suo tempo.
Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma
specialmente ai fratelli in fede.
(Galati 6:6-10)
Tenendo conto, però, del fatto che il testo relativo alla messe della terra
non dice nulla che porti ad applicare il simbolo esclusivamente ai fedeli od
ai nemici mentre non è così per la vendemmia, che nell'Antico Testamento, e
più spesso ancora nel Nuovo Testamento, la messe implica la separazione del
loglio dal frumento (vedi parabola delle zizzanie
Matteo 13:30) e quella della pula dal buon grano (Matteo
3:12; Cfr.
Galati 6:6-8), propendiamo ad ammettere che nella messe sia
raffigurata così la raccolta dei fedeli presso al Signore, come la punizione
dei malvagi ed il compimento del tribunale di Cristo come il giudizio degli
increduli.
D'altronde, stando al contesto, non si tratterebbe ancora del giudizio
finale descritto in
Apocalisse 20:11-15, preceduto dalla risurrezione generale, ma
piuttosto del giudizio sui nemici menzionati in
Apocalisse 13-18, cioè la bestia, il falso profeta e Babilonia,
strumenti del serpente.
Un'altra possibile interpretazione può essere che la messe rappresenta tutta
la raccolta
dell’umanità gentile ed israelita convertita (dei due popoli ne ha fatto uno
solo – cfr Efesini 2:14), mentre la vendemmia potrebbe simboleggiare il
giudizio dell’Israele infedele.
17 E
un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, avendo anch'egli una falce
tagliente.
Trattandosi di vendemmiare, l'arnese chiamato qui drépanon (drepanon)
come quello della messe, è un semplice falcetto o una ròncola.
L'angelo è uno dei più eccelsi esecutori dei giudizi di Dio poichè esce
dalla immediata presenza di Dio figurata dal tempio che è nel cielo.
Munito anch'egli, come il Figliuol dell'uomo, della falce tagliente, egli
aspetta l'ordine di agire.
Gli angeli son rappresentati nel Nuovo Testamento come accompagnanti il
Giudice ed anche come strumenti del giudizio: 'I mietitori, dice Gesù, sono
gli angeli... Il Figliuol dell'uomo
manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e
tutti gli operatori d'iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco...'
Matteo 13:41.
18 E
un altro angelo che avea potestà sul fuoco, usci dall'altare, e gridò con
gran voce a quello che avea la falce tagliente, dicendo: metti mano alla tua
falce tagliente, e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perchè le
sue uve sono mature.
Il messaggero incaricato di dare il segnale all'esecutore del giudizio esce
dall'altare sotto al quale, in
Apocalisse 6:9-10 Giovanni aveva veduto le anime dei martiri
imploranti giustizia.
La loro preghiera può essere ora accolta, in quanto sta per esser completato
il numero dei loro compagni di sofferenza.
L'angelo ha podestà sul fuoco, s'intende sul fuoco dell'altare,
simboleggiante, quando è gettato sulla terra, i giudizi di Dio
Apocalisse 8:5. In
Apocalisse 16:7 si legge, dopo la piaga della terza coppa:
'E udii l'altare che diceva: Sì, o
Signore Iddio onnipotente, i tuoi giudizi son veraci e giusti'.
L'immagine della vigna s'incontra molte volte nelle Scritture:
Portasti fuori dall'Egitto una vite; scacciasti le nazioni per piantarla; tu
sgombrasti il terreno ed essa mise radici e riempì la terra.
I monti furono coperti della sua ombra e i suoi tralci furono come cedri
altissimi.
Stese i suoi rami fino al mare e i suoi germogli sino al fiume.
Perché hai rotto i suoi recinti e tutti i passanti la spogliano?
(Salmo 80:8-12)
Io voglio cantare per il mio amico il cantico del mio amico per la sua
vigna.
Il mio amico aveva una vigna sopra una fertile collina.
La dissodò, ne tolse via le pietre, vi piantò delle viti scelte, vi costruì
in mezzo una torre, e vi scavò uno strettoio per pigiare l'uva.
Egli si aspettava che facesse uva, invece fece uva selvatica.
Ora, abitanti di Gerusalemme e voi, uomini di Giuda, giudicate fra me e la
mia vigna!
Che cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per
essa?
Perché, mentre mi aspettavo che facesse uva, ha fatto uva selvatica?
Ebbene, ora vi farò conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: le
toglierò la siepe e vi pascoleranno le bestie; abbatterò il suo muro di
cinta e sarà calpestata.
Ne farò un deserto; non sarà più né potata né zappata, vi cresceranno i rovi
e le spine; darò ordine alle nuvole che non vi lascino cadere pioggia.
Infatti la vigna del SIGNORE degli eserciti è la casa d'Israele, e gli
uomini di Giuda sono la sua piantagione prediletta; egli si aspettava
rettitudine, ed ecco spargimento di sangue; giustizia, ed ecco grida
d'angoscia!
(Isaia 5:1-7)
Correggiti, Gerusalemme, affinché io non mi allontani da te, e non faccia di
te un deserto, una terra disabitata!
Così parla il SIGNORE degli eserciti: «Il resto d'Israele sarà completamente
racimolato come una vigna; ripassa con la mano, come fa il vendemmiatore sui
tralci.
A chi parlerò, chi prenderò come testimone perché mi ascolti?
Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare
attenzione; ecco, la parola del SIGNORE è diventata per loro un obbrobrio,
non vi trovano più nessun piacere.
(Geremia 6:8-10)
Gesù stesso ne dà conferma nella parabola dei cattivi vignaiuoli:
«Udite un'altra parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una
vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi
costruì una torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.
Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli
per ricevere i frutti della vigna. Ma
i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un
altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei
primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo
figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio". Ma i vignaiuoli, veduto
il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e
facciamo nostra la sua eredità". Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna
e l'uccisero.
Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?» Essi gli
risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad
altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo». Gesù
disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La
pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è
stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"?
Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne
faccia i frutti.
Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul
quale cadrà».
I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che
parlava di loro; e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che
lo riteneva un profeta.
(Matteo 21:33-46)
La vigna in quei passi rappresenta il popolo d'Israele e i frutti
rappresentano la condotta del popolo. Qui la figura è diversa: la terra
dominata dal male è la vigna e i peccatori ne sono i grappoli avvelenati.
Quando il peccato ha raggiunto il suo apice, le uve son mature ed è giunta
l'ora della vendemmia ch'è quella del giudizio divino.
19 E
l'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e
gettò le uve nel gran tino dell'ira di Dio.
Nessun dubbio qui che si tratti del giudizio sui ribelli, poichè sono non
soltanto recisi come i grappoli, ma gettati nel tino dell'ira e ivi calcati
come si soleva fare dell'uva per estrarne il mosto.
In
Apocalisse 19:15 il Re dei re vien rappresentato come calcante il
'tino del vino dell'ardente ira
dell'Onnipotente Iddio'. I nemici sono non soltanto vinti ma devono
subir la pena inflitta loro dalla giustizia di Dio.
20 E
il tino fu calcato fuori della città e dal tino usci del sangue che giungeva
sino ai freni dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.
La città fuor della quale è eseguito il giudizio non può essere che
la Gerusalemme ideale, la capitale del regno di Dio, l'asilo dei salvati, la
città di Dio, chiamata in
Apocalisse 20:9 'il campo
dei santi, la città diletta'.
Si cfr. in
Gioele 3 la descrizione del giudizio delle nazioni fuor di Sion,
il monte santo dell'Eterno.
Come dal tino delle uve esce il mostro, così dal tino dell'ira esce il
sangue dei nemici di Dio.
Il giudizio su loro è raffigurato in
Apocalisse 16:14; 19:18,21 come una battaglia, una strage immane.
Isaia 63:1-6 ha una descrizione drammatica dell'azione punitiva
dell'Eterno sui popoli nemici.
Egli appare in vestimenti splendidi e il profeta: «Perchè
questo rosso nel tuo manto...? Io sono stato solo a calcar l'uva nello
strettoio... io li ho calcati nella mia ira, e li ho calpestati nel mio
furore; il loro sangue è spruzzato sulle mie vesti... ho calpestato dei
popoli nella mia ira... e ho fatto scorrere il loro sangue sulla terra».
La profondità e l'estensione del mar di sangue servono a rappresentare
l'immensa. estensione ed il carattere terribile del giudizio di Dio.
Lo stadio equivaleva a 185 metri; 1600 stadi fanno 296 chilometri, cifra che
dagli uni si ritiene come accennante alla lunghezza approssimativa della
Palestina secondo una indicazione di Gerolamo (che però darebbe soltanto
1280 stadi); dagli altri si considera come il quadrato di 40 che conterrebbe
l'idea di completezza.
La parola di Gesù davanti al sinedrio: '...da
ora innanzi vedrete il Figliuol dell'uomo sedere alla destra della Potenza e
venir sulle nuvole del cielo', sembra accennare a molteplici interventi
punitivi del Re e Giudice stabilito da Dio.
La distruzione di Gerusalemme nel 70 non è che il primo anello di una catena
che corre attraverso alla storia e di cui l'Apocalisse ci mostra le parti
più salienti.
Il giudizio sulla bestia, sul falso profeta e sulla meretrice Babilonia,
segna il più potente e il più terribile intervento punitivo del Re sedente
sulla nuvola, prima dell'epoca del millennio.
Esso è ad un tempo l'immagine e la garanzia del giudizio finale ch'esso fa
presentire.
Chi presiede ad esso è il Figliuol dell'uomo che ha come coadiutori e
strumenti gli angeli, in quanto che se vi sono angeli mandati a servire a
pro di coloro che hanno ad eredar la salvezza, ve ne sono pure che son
ministri della giusta ira dell'Onnipotente.
Gli uomini che sono l'oggetto del giudizio sono senza dubbio gli eletti
raccolti come buon grano nel granaio ( previa eliminazione delle zizzanie ),
i fedeli salvati nella città di Dio ma questi sono una debole minoranza nel
giudizio raffigurato dalla messe e dalla vendemmia della terra, senza che nè
il numero immenso delle persone, nè l'arroganza delle bestemmie possano
impedirne l'esecuzione.
Il tempo è fissato nel consiglio di Dio e non c'è calcolo umano che lo possa
scoprire.
Quando la malvagità umana è giunta al suo pieno sviluppo, la messe è matura,
la vendemmia è pronta.
La gran voce angelica grida: 'Manda la falce'.
Le conseguenze del giudizio divino sui peccatori sono dovunque nel Nuovo
Testamento, e più che mai nell'Apocalisse, descritte con immagini che
incutono terrore.
Come potrà l’uomo salvarsi?
“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al
Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.”
(Giovanni 3:36)
“Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo
del nostro Signore Gesù Cristo…”
(1 Tessalonicesi 5:9)
“Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che,
mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per
mezzo di lui salvati dall'ira.
Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante
la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo
salvati mediante la sua vita.
Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù
Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione.”
(Romani 5:8-11)