La messe e la vendemmia

APOCALISSE 
14:14-20

 

Poi guardai e vidi una nube bianca; e sulla nube stava seduto uno, simile a un figlio d'uomo, che aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata.

Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che stava seduto sulla nube: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché è giunta l'ora di mietere, perché la mèsse della terra è matura».

Colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.

Poi dal tempio, che è nel cielo, uscì un altro angelo; anch'egli aveva una falce affilata.

E un altro angelo, che aveva potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Metti mano alla tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature».

L'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.

Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.

 

I capitoli 10-11-12-13 contengono i quadri più tetri dell'Apocalisse.

La visione dei nemici tremendi congiurati contro il popolo di Dio per la sua rovina incute spavento nell'anima dei credenti.

Chi potrà sussistere di fronte a così potenti forze? La Chiesa di Dio non sarà ella sommersa nella gran tempesta?

I capitoli 14-15 e 16 rinfrancano il cuore perplesso facendogli udire come i preludi della vittoria di Dio sulle potenze del male. Si potrebbero intitolare: I preparativi del giudizio divino, che sarà poi descritto più dettagliatamente nei capitoli 17-18-19-20.

 

In questa sezione vengono dati due ordini:

- mietere la messe in quanto è giunta l’ora ed è matura;

- vendemmiare la terra, in quanto è matura per il giudizio.

Quello che è stato preannunciato nelle proclamazioni dei tre angeli Apocalisse 14:6-11, è ora prefigurato in atti simbolici che rappresentano la certezza e la prossimità del giudizio sui nemici di Dio.

 

E vidi ed ecco una nuvola bianca; e sulla nuvola assiso uno simile a un figliuol d'uomo, che aveva sul capo una corona d'oro, e in mano una falce tagliente.

Tutto porta a riconoscere in colui che è seduto sulla nuvola il Giudice stabilito da Dio per giudicare il mondo con giustizia, come disse Paolo nel suo discorso nell’aeropago di Atene:

“Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti.” (Atti 17:30-31)

Quest’uomo ha una corona sul capo e una falce tagliente. Che differenza con quel Gesù uomo umiliato dagli uomini!

“Allora i soldati del governatore portarono Gesù nel pretorio e radunarono attorno a lui tutta la coorte. E, spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto; intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: «Salve, re dei Giudei!» E gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percotevano il capo. E, dopo averlo schernito, lo spogliarono del manto e lo rivestirono dei suoi abiti; poi lo condussero via per crocifiggerlo.” (Matteo 27:27-31)

 

La  nuvola bianca

Nella Scrittura la nuvola è sempre stato il simbolo della presenza del Signore:

“Mosè prese la tenda, e la piantò per sé fuori dell'accampamento, a una certa distanza dall'accampamento, e la chiamò tenda di convegno; e chiunque cercava il SIGNORE, usciva verso la tenda di convegno, che era fuori dell'accampamento.

Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava e ognuno se ne stava in piedi all'ingresso della propria tenda e seguiva con lo sguardo Mosè, finché egli era entrato nella tenda. Appena Mosè entrava nella tenda, la colonna di nuvola scendeva, si fermava all'ingresso della tenda, e il SIGNORE parlava con Mosè.

Tutto il popolo vedeva la colonna di nuvola ferma all'ingresso della tenda; tutto il popolo si alzava e ciascuno adorava all'ingresso della propria tenda. Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico; poi Mosè tornava all'accampamento; ma Giosuè, figlio di Nun, suo giovane aiutante, non si allontanava dalla tenda.” (Esodo 33:7-11)

Allora la nuvola coprì la tenda di convegno, e la gloria del SIGNORE riempì il tabernacolo.

E Mosè non potè entrare nella tenda di convegno perché la nuvola si era posata sopra, e la gloria del SIGNORE riempiva il tabernacolo.

Durante tutti i loro viaggi, quando la nuvola si alzava dal tabernacolo, i figli d'Israele partivano; ma se la nuvola non si alzava, non partivano fino al giorno in cui si alzava.

La nuvola del SIGNORE infatti stava sul tabernacolo di giorno; e di notte vi stava un fuoco visibile a tutta la casa d'Israele durante tutti i loro viaggi.” (Esodo 40:34-38)

“Il SIGNORE disse a un tratto a Mosè, ad Aaronne e a Maria: «Uscite voi tre, e andate alla tenda di convegno». Uscirono tutti e tre. Il SIGNORE scese in una colonna di nuvola, si fermò all'ingresso della tenda, chiamò Aaronne e Maria; tutti e due si fecero avanti.” (Numeri 12:4-5)

Ecco, il SIGNORE cavalca una nuvola leggera ed entra in Egitto; gli idoli d'Egitto tremano davanti a lui e all'Egitto si scioglie il cuore nel petto.” (Isaia 19:1)

 

Gesù, nel suo discorso profetico parla di questo momento:

“Quando dunque vedrete l'abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.

Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!

Pregate che la vostra fuga non avvenga d'inverno né di sabato; perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati.

Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo è qui", oppure: "È là", non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto.

Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel deserto", non v'andate; "Eccolo, è nelle stanze interne", non lo credete; infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile.

Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate.

Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria.

E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro dei cieli.

Imparate dal fico questa similitudine: quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte. Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute.  Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.” (Matteo 24:15-35)

 

Uno simile ad un figlio d’uomo con la corona regale

La visione del Figlio d’uomo con la corona regale, è una figura simbolo del Cristo vincitore!

Gesù sulla terra ricevette la corona di maledizione, una corona di spine (cfr Genesi 3:18 con Giovanni 19:2  e con Galati 3:13).

Dopo la vittoria ottenuta con l’ubbidienza, Gesù è stato coronato:

“Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli sia soggetto.

Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte; però vediamo colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto, affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti.

Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per via di sofferenze, l'autore della loro salvezza.” (Ebrei 2:8-10)

Gli onori della Gloria sono sul capo di Gesù: “Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro. Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente. E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.” (Apocalisse 19:11-16)

Ora, il principe della Gloria, ha una falce in mano, simbolo del padrone della messe, troviamo questa spiegazione nella parabola del seme:

“Diceva ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come.

La terra da se stessa porta frutto: prima l'erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato. Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l'ora della mietitura è venuta».” (Marco 4:26-29)

Si tratta quindi del Figliuol dell'uomo che appare come reggitore e giudice delle nazioni.

La scena è parallela a quella descritta in Apocalisse 19:11-21.

 

15 E un altro angelo uscì dal tempio gridando con gran voce a colui che sedeva sulla nuvola:

questi non è chiamato un angelo e l'espressione 'un altro angelo' va riferita a quelli menzionati in Apocalisse 14:6,8-9, come quella di Apocalisse 14:6 si riferiva agli angeli di cui si parlava nelle visioni precedenti.

Metti mano alla tua falce (lett. manda la tua falce - ebraismo) e mieti; poichè l'ora di mietere è giunta, perchè la messe della terra è ben matura lett. è secca il che indica ch'essa è più che matura.

Il mietitore tiene la sua falce pronta e non aspetta, per cominciar l'opera, che il segnale da Colui che ha riservato alla sua propria autorità il fissare i tempi ed i momenti Atti 1:7; Marco 13:32.

La messe della terra è matura quando l'iniquità ha raggiunto i limiti estremi tollerati dalla pazienza di Dio e quando la costanza dei fedeli ha superato le massime prove.

Questo avverrà quando la bestia con l'aiuto del falso profeta si sarà fatta adorare dall'umanità apostata Apocalisse 13:8.

 

16 E colui che sedeva sulla nuvola lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.

L'atto simbolico esprime la sovrana autorità e potenza con cui il Cristo Re eseguirà il giudizio, senza che l'arrogante bestemmia dell'anticristo possa opporvi ombra di resistenza.

Gl'interpreti sono divisi sulla questione di sapere a chi si estenda il giudizio simboleggiato dalla messe.

Della messe e della raccolta troviamo diversi passi nella Scrittura, alcuni di questi identificano la  messe come l’umanità da evangelizzare:

Diceva ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come.

La terra da se stessa porta frutto: prima l'erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato. Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l'ora della mietitura è venuta».” (Marco 4:26-29)

Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La mèsse è grande, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai nella sua mèsse».” (Matteo 9:35-38)

In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: «Che cerchi?» o: «Perché discorri con lei?»

La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?»

La gente uscì dalla città e andò da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: «Maestro, mangia». Ma egli disse loro: «Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete». Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?»

Gesù disse loro: «Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua. Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura. Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme. Poiché in questo è vero il detto: "L'uno semina e l'altro miete". Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza resa da quella donna: «Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto».

Quando dunque i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di trattenersi da loro; ed egli si trattenne là due giorni. E molti di più credettero a motivo della sua parola e dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo». (Giovanni 4:27-42)

 

Egli propose loro un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo.

Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò.

Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie.

E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: "Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania?"

Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?"

Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano.

Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: 'Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio'"». (Matteo 13:24-30)

“Quando poi vedrete l'abominazione della desolazione posta là dove non deve stare (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda e non entri in casa sua per prendere qualcosa, e chi sarà nel campo non torni indietro a prendere la sua veste.

Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei giorni!

Pregate che ciò non avvenga d'inverno!

Perché quelli saranno giorni di tale tribolazione, che non ce n'è stata una uguale dal principio del mondo che Dio ha creato, fino ad ora, né mai più vi sarà.

Se il Signore non avesse abbreviato quei giorni, nessuno scamperebbe; ma, a causa dei suoi eletti, egli ha abbreviato quei giorni.

Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo eccolo qui, eccolo là", non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ma voi, state attenti; io vi ho predetto ogni cosa.

Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore; le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno scrollate.

Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con grande potenza e gloria.

Ed egli allora manderà gli angeli a raccogliere i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremo della terra all'estremo del cielo.

Ora imparate dal fico questa similitudine: quando i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l'estate è vicina.

Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute.

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento.” (Marco 13:14-33)

Si nota che qui il Signore stesso miete mentre chi vendemmia la terra sono gli angeli Apocalisse 14:19; e si aggiunge che messe e vendemmia rappresenterebbero la stessa cosa qualora i due simboli si riferissero entrambi ai nemici.

Altri espositori osservano che il testo non contiene alcun accenno speciale agli eletti; che le espressioni: mandare, lanciar la falce tagliente...' o l'altra: 'la messe della terra', parallela al 'vendemmiar la vigna della terra' Apocalisse 14:19, fanno pensare piuttosto all'esecuzione d'un giudizio come quello descritto nei capitoli seguenti.

Si nota che nell'Antico Testamento la messe è l'immagine del giudizio di Dio: Geremia 51:33 e specialmente Gioele 3:13 ove messe e vendemmia raffigurano insieme il giudizio delle nazioni nemiche nella valle di Giosafat: 'Mettete la falce nelle biade, perchè la messe è matura; venite, calcate, perchè lo strettoio è pieno, i tini traboccano...'.

In due passi dell’Antico Testamento la messe è invece l’immagine del giudizio di Dio:

Un corriere incrocia l'altro, un messaggero incrocia l'altro, per annunciare al re di Babilonia
che la sua città è presa da ogni lato, che i guadi sono occupati, che le paludi sono in preda alle fiamme, che gli uomini di guerra sono allibiti».

Poiché così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: «La figlia di Babilonia è come un'aia al tempo in cui la si trebbia; ancora un poco, e verrà per lei il tempo della mietitura».

(Geremia 51:31-33)

«Infatti ecco, in quei giorni, in quel tempo, quando ricondurrò dall'esilio quelli di Giuda e di Gerusalemme, io adunerò tutte le nazioni, e le farò scendere nella valle di Giosafat.

Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo d'Israele, che esse hanno disperso  tra le nazioni, e del mio paese, che hanno spartito fra di loro.

Hanno tirato a sorte il mio popolo; hanno dato un ragazzino in cambio di una prostituta, hanno venduto una ragazzina per del vino, e si sono messi a bere.

Anche voi, Tiro, Sidone e tutta quanta la Filistia, che cosa pretendete da me?

Volete darmi una retribuzione, o volete fare del male contro di me?

Subito, in un attimo, io farò ricadere la vostra retribuzione sul vostro capo, perché avete preso il mio argento e il mio oro, avete portato nei vostri templi i miei tesori più preziosi, e avete venduto ai figli di  Iavan i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme, per allontanarli dalla loro patria.

Ecco, io li richiamo dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere le vostre colpe sul vostro capo.

Venderò i vostri figli e le vostre figlie ai Giudei, che li venderanno ai Sabei, nazione lontana»; perché il SIGNORE ha parlato.

Proclamate questo fra le nazioni! Preparate la guerra! Risvegliate i prodi!

Vengano e salgano tutti gli uomini di guerra! Fabbricate spade con i vostri vomeri, e lance con le vostre roncole! Dica il debole: «Sono forte!» Affrettatevi, venite, nazioni circostanti, e adunatevi! Là, o SIGNORE, fa' scendere i tuoi prodi!

«Le nazioni si muovano e vengano alla valle di Giosafat! Perché là io mi metterò seduto per giudicare tutte le nazioni circostanti. Date mano alla falce, perché la mèsse è matura!

Venite, pigiate, poiché il torchio è pieno, i tini traboccano; poiché grande è la loro malvagità». C'è una folla, una moltitudine, nella valle del Giudizio! Perché il giorno del SIGNORE è vicino, nella valle del Giudizio. Il sole e la luna si oscurano e le stelle perdono il loro splendore.

Il SIGNORE ruggirà da Sion, farà sentire la sua voce da Gerusalemme, e i cieli e la terra tremeranno; ma il SIGNORE sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figli d'Israele.

«Voi saprete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio; io dimoro in Sion, il mio monte santo; e Gerusalemme sarà santa, e gli stranieri non vi passeranno più. (Gioele 3:1-17)

 

n passo di Galati parla della mietitura come il giorno della ricompensa:

Chi viene istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo istruisce.

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.

Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo.

Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede. (Galati 6:6-10)

Tenendo conto, però, del fatto che il testo relativo alla messe della terra non dice nulla che porti ad applicare il simbolo esclusivamente ai fedeli od ai nemici mentre non è così per la vendemmia, che nell'Antico Testamento, e più spesso ancora nel Nuovo Testamento, la messe implica la separazione del loglio dal frumento (vedi parabola delle zizzanie Matteo 13:30) e quella della pula dal buon grano (Matteo 3:12; Cfr. Galati 6:6-8), propendiamo ad ammettere che nella messe sia raffigurata così la raccolta dei fedeli presso al Signore, come la punizione dei malvagi ed il compimento del tribunale di Cristo come il giudizio degli increduli.

D'altronde, stando al contesto, non si tratterebbe ancora del giudizio finale descritto in Apocalisse 20:11-15, preceduto dalla risurrezione generale, ma piuttosto del giudizio sui nemici menzionati in Apocalisse 13-18, cioè la bestia, il falso profeta e Babilonia, strumenti del serpente.

Un'altra possibile interpretazione può essere che la messe rappresenta tutta la raccolta dell’umanità gentile ed israelita convertita (dei due popoli ne ha fatto uno solo – cfr Efesini 2:14), mentre la vendemmia potrebbe simboleggiare il giudizio dell’Israele infedele.

 

17 E un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, avendo anch'egli una falce tagliente.

Trattandosi di vendemmiare, l'arnese chiamato qui drépanon (drepanon) come quello della messe, è un semplice falcetto o una ròncola.

L'angelo è uno dei più eccelsi esecutori dei giudizi di Dio poichè esce dalla immediata presenza di Dio figurata dal tempio che è nel cielo.

Munito anch'egli, come il Figliuol dell'uomo, della falce tagliente, egli aspetta l'ordine di agire.

Gli angeli son rappresentati nel Nuovo Testamento come accompagnanti il Giudice ed anche come strumenti del giudizio: 'I mietitori, dice Gesù, sono gli angeli... Il Figliuol dell'uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco...' Matteo 13:41.

 

18 E un altro angelo che avea potestà sul fuoco, usci dall'altare, e gridò con gran voce a quello che avea la falce tagliente, dicendo: metti mano alla tua falce tagliente, e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perchè le sue uve sono mature.

Il messaggero incaricato di dare il segnale all'esecutore del giudizio esce dall'altare sotto al quale, in Apocalisse 6:9-10 Giovanni aveva veduto le anime dei martiri imploranti giustizia.

La loro preghiera può essere ora accolta, in quanto sta per esser completato il numero dei loro compagni di sofferenza.

L'angelo ha podestà sul fuoco, s'intende sul fuoco dell'altare, simboleggiante, quando è gettato sulla terra, i giudizi di Dio Apocalisse 8:5. In Apocalisse 16:7 si legge, dopo la piaga della terza coppa: 'E udii l'altare che diceva: Sì, o Signore Iddio onnipotente, i tuoi giudizi son veraci e giusti'.

L'immagine della vigna s'incontra molte volte nelle Scritture:

Portasti fuori dall'Egitto una vite; scacciasti le nazioni per piantarla; tu sgombrasti il terreno ed essa mise radici e riempì la terra.

I monti furono coperti della sua ombra e i suoi tralci furono come cedri altissimi.

Stese i suoi rami fino al mare e i suoi germogli sino al fiume.

Perché hai rotto i suoi recinti e tutti i passanti la spogliano? (Salmo 80:8-12)

Io voglio cantare per il mio amico il cantico del mio amico per la sua vigna.

Il mio amico aveva una vigna sopra una fertile collina.

La dissodò, ne tolse via le pietre, vi piantò delle viti scelte, vi costruì in mezzo una torre, e vi scavò uno strettoio per pigiare l'uva.

Egli si aspettava che facesse uva, invece fece uva selvatica.

Ora, abitanti di Gerusalemme e voi, uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna!

Che cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per essa?

Perché, mentre mi aspettavo che facesse uva, ha fatto uva selvatica?

Ebbene, ora vi farò conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: le toglierò la siepe e vi pascoleranno le bestie; abbatterò il suo muro di cinta e sarà calpestata.

Ne farò un deserto; non sarà più né potata né zappata, vi cresceranno i rovi e le spine; darò ordine alle nuvole che non vi lascino cadere pioggia.

Infatti la vigna del SIGNORE degli eserciti è la casa d'Israele, e gli uomini di Giuda sono la sua piantagione prediletta; egli si aspettava rettitudine, ed ecco spargimento di sangue; giustizia, ed ecco grida d'angoscia! (Isaia 5:1-7)

Correggiti, Gerusalemme, affinché io non mi allontani da te, e non faccia di te un deserto, una terra disabitata!

Così parla il SIGNORE degli eserciti: «Il resto d'Israele sarà completamente racimolato come una vigna; ripassa con la mano, come fa il vendemmiatore sui tralci.

A chi parlerò, chi prenderò come testimone perché mi ascolti?

Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare attenzione; ecco, la parola del SIGNORE è diventata per loro un obbrobrio, non vi trovano più nessun piacere. (Geremia 6:8-10)

 

Gesù stesso ne dà conferma nella parabola dei cattivi vignaiuoli:

«Udite un'altra parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.

Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna.  Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono. Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo. Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio". Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità". Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.

Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?» Essi gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo». Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"?
Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti.

Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».

I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro; e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta. (Matteo 21:33-46)

La vigna in quei passi rappresenta il popolo d'Israele e i frutti rappresentano la condotta del popolo. Qui la figura è diversa: la terra dominata dal male è la vigna e i peccatori ne sono i grappoli avvelenati. Quando il peccato ha raggiunto il suo apice, le uve son mature ed è giunta l'ora della vendemmia ch'è quella del giudizio divino.

 

19 E l'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò le uve nel gran tino dell'ira di Dio.

Nessun dubbio qui che si tratti del giudizio sui ribelli, poichè sono non soltanto recisi come i grappoli, ma gettati nel tino dell'ira e ivi calcati come si soleva fare dell'uva per estrarne il mosto.

In Apocalisse 19:15 il Re dei re vien rappresentato come calcante il 'tino del vino dell'ardente ira dell'Onnipotente Iddio'. I nemici sono non soltanto vinti ma devono subir la pena inflitta loro dalla giustizia di Dio.

 

20 E il tino fu calcato fuori della città e dal tino usci del sangue che giungeva sino ai freni dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.

La città fuor della quale è eseguito il giudizio non può essere che la Gerusalemme ideale, la capitale del regno di Dio, l'asilo dei salvati, la città di Dio, chiamata in Apocalisse 20:9 'il campo dei santi, la città diletta'.

Si cfr. in Gioele 3 la descrizione del giudizio delle nazioni fuor di Sion, il monte santo dell'Eterno.

Come dal tino delle uve esce il mostro, così dal tino dell'ira esce il sangue dei nemici di Dio.

Il giudizio su loro è raffigurato in Apocalisse 16:14; 19:18,21 come una battaglia, una strage immane. Isaia 63:1-6 ha una descrizione drammatica dell'azione punitiva dell'Eterno sui popoli nemici.

Egli appare in vestimenti splendidi e il profeta: «Perchè questo rosso nel tuo manto...? Io sono stato solo a calcar l'uva nello strettoio... io li ho calcati nella mia ira, e li ho calpestati nel mio furore; il loro sangue è spruzzato sulle mie vesti... ho calpestato dei popoli nella mia ira... e ho fatto scorrere il loro sangue sulla terra».

La profondità e l'estensione del mar di sangue servono a rappresentare l'immensa. estensione ed il carattere terribile del giudizio di Dio.

Lo stadio equivaleva a 185 metri; 1600 stadi fanno 296 chilometri, cifra che dagli uni si ritiene come accennante alla lunghezza approssimativa della Palestina secondo una indicazione di Gerolamo (che però darebbe soltanto 1280 stadi); dagli altri si considera come il quadrato di 40 che conterrebbe l'idea di completezza.

La parola di Gesù davanti al sinedrio: '...da ora innanzi vedrete il Figliuol dell'uomo sedere alla destra della Potenza e venir sulle nuvole del cielo', sembra accennare a molteplici interventi punitivi del Re e Giudice stabilito da Dio.

La distruzione di Gerusalemme nel 70 non è che il primo anello di una catena che corre attraverso alla storia e di cui l'Apocalisse ci mostra le parti più salienti.

Il giudizio sulla bestia, sul falso profeta e sulla meretrice Babilonia, segna il più potente e il più terribile intervento punitivo del Re sedente sulla nuvola, prima dell'epoca del millennio.

Esso è ad un tempo l'immagine e la garanzia del giudizio finale ch'esso fa presentire.

Chi presiede ad esso è il Figliuol dell'uomo che ha come coadiutori e strumenti gli angeli, in quanto che se vi sono angeli mandati a servire a pro di coloro che hanno ad eredar la salvezza, ve ne sono pure che son ministri della giusta ira dell'Onnipotente.

Gli uomini che sono l'oggetto del giudizio sono senza dubbio gli eletti raccolti come buon grano nel granaio ( previa eliminazione delle zizzanie ), i fedeli salvati nella città di Dio ma questi sono una debole minoranza nel giudizio raffigurato dalla messe e dalla vendemmia della terra, senza che nè il numero immenso delle persone, nè l'arroganza delle bestemmie possano impedirne l'esecuzione.

Il tempo è fissato nel consiglio di Dio e non c'è calcolo umano che lo possa scoprire.

Quando la malvagità umana è giunta al suo pieno sviluppo, la messe è matura, la vendemmia è pronta.

La gran voce angelica grida: 'Manda la falce'.

Le conseguenze del giudizio divino sui peccatori sono dovunque nel Nuovo Testamento, e più che mai nell'Apocalisse, descritte con immagini che incutono terrore.

Come potrà l’uomo salvarsi?

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.” (Giovanni 3:36)

“Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo…” (1 Tessalonicesi 5:9)

“Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira.

Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.

Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione.” (Romani 5:8-11)

 

Gianni Marinuzzi