La nuova Gerusalemme

APOCALISSE 
21:9.27

 

Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello».

Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio.

Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino.

Aveva delle mura grandi e alte; aveva dodici porte, e alle porte dodici angeli.

Sulle porte erano scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribù dei figli d'Israele.

Tre porte erano a oriente, tre a settentrione, tre a mezzogiorno e tre a occidente.

Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell'Agnello.

E colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.

E la città era quadrata, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna, ed era dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza erano uguali.

Ne misurò anche le mura ed erano di centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, adoperata dall'angelo.

Le mura erano costruite con diaspro e la città era d'oro puro, simile a terso cristallo.

I fondamenti delle mura della città erano adorni d'ogni specie di pietre preziose.

Il primo fondamento era di diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; il quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di crisòlito; l'ottavo di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio; l'undicesimo di giacinto; il dodicesimo di ametista.

Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla sola.

La piazza della città era d'oro puro, simile a cristallo trasparente.

Nella città non vidi alcun tempio, perché il Signore, Dio onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.

La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada.

Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria.

Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); e in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni.

E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.

 

***

 

Nella visione dei nuovi cieli e della nuova terra, era compresa anche la santa città, destinata ad essere la dimora di Dio con gli uomini, ma la descrizione particolareggiata di essa doveva risultare da una più chiara contemplazione della nuova Gerusalemme.

 

***

E venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene delle sette ultime piaghe, e parlò meco, dicendo: Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello.

 

Precedentemente un angelo di questo particolare gruppo mostrò a Giovanni il giudizio della “gran meretrice” “la gran città” l’antagonista della “Sposa”, della “Santa Città” e con estrema logica è sempre un angelo dello stesso gruppo che mostra a Giovanni le versione perfetta di tali visioni.

Dopo aver mostrato le brutture e la condanna della chiesa infedele, l'angelo mostra a Giovanni le bellezze e la gloria della sposa fedele dell'Agnello.

La nuova Gerusalemme è città e sposa; città in quanto rappresenta l'abitazione o lo stato glorioso dei salvati dopo il giudizio finale; sposa in quanto personifica gli abitanti della città celeste, oggetti di un amore ineffabile e uniti per sempre al loro Salvatore come la moglie al proprio marito.

 

***

10 E mi trasportò in spirito su di una grande ed alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo d'appresso a Dio, avendo la gloria di Dio.

 

Come Abraamo che dal monte vide la terra promessa:

Il SIGNORE disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: «Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente.

Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre.

E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.

Àlzati, percorri il paese quant'è lungo e quant'è largo, perché io lo darò a te». (Genesi 13:14-17)

 

Come anche Mosè contemplò la terra promessa:

Poi Mosè salì dalle pianure di Moab sul monte Nebo, in vetta al Pisga, che è di fronte a Gerico.

E il SIGNORE gli fece vedere tutto il paese: Galaad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mare occidentale, la regione meridionale, il bacino del Giordano e la valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar.

Il SIGNORE gli disse: «Questo è il paese riguardo al quale io feci ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, questo giuramento: "Io lo darò ai tuoi discendenti". (Deuteronomio 34:1-4)

 

Come Ezechiele vide la Gerusalemme ideale, Giovanni ha il privilegio di vedere la Città Santa, la Gerusalemme Celeste!

L'anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell'anno, il decimo giorno del mese, quattordici anni dopo la presa della città, in quello stesso giorno, la mano del SIGNORE fu sopra di me, ed egli mi trasportò nel paese d'Israele.

In una visione divina mi trasportò là e mi posò sopra un monte altissimo sul quale stava, dal lato di mezzogiorno, come la costruzione d'una città.

Egli mi condusse là, ed ecco che c'era un uomo il cui aspetto era come l'aspetto del bronzo; aveva in mano una corda di lino e una canna per misurare; egli stava in piedi sulla porta.

Quell'uomo mi disse: «Figlio d'uomo, apri gli occhi e guarda, porgi l'orecchio e ascolta, sta' attento a tutte le cose che io ti mostrerò; poiché tu sei stato condotto qua perché io te le mostri.

Riferisci alla casa d'Israele tutto quello che vedrai».

Ed ecco, un muro esterno circondava la casa tutt'intorno.

L'uomo aveva in mano una canna per misurare, lunga sei cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. Egli misurò la larghezza del muro; era una canna; l'altezza era una canna.

Poi venne alla porta che guardava verso oriente, ne salì la gradinata, e misurò la soglia della porta, che era della larghezza di una canna: questa prima soglia aveva la larghezza di una canna.

Ogni camera misurava una canna di lunghezza e una canna di larghezza.

Tra le camere c'era uno spazio di cinque cubiti. La soglia della porta verso il vestibolo della porta, dal lato della casa, era di una canna.

Misurò il vestibolo della porta dal lato della casa; era una canna.

Misurò il vestibolo della porta; era otto cubiti; i suoi pilastri erano due cubiti.

Il vestibolo della porta era dal lato della casa.

Le camere della porta orientale erano tre da un lato e tre dall'altro; tutte e tre avevano la stessa misura; i pilastri, da ogni lato, avevano pure la stessa misura.

Misurò la larghezza dell'apertura della porta; era dieci cubiti; la lunghezza della porta era tredici cubiti.

Davanti alle camere c'era una chiusura d'un cubito da un lato e una chiusura d'un cubito dall'altro; ogni camera aveva sei cubiti da un lato e sei dall'altro.

Misurò la porta dal tetto d'una delle camere al tetto dell'altra; c'era una larghezza di venticinque cubiti, da porta a porta.

Contò sessanta cubiti per i pilastri, e dopo i pilastri veniva il cortile tutto intorno alle porte.

Lo spazio fra la porta d'ingresso e il vestibolo della porta interna era di cinquanta cubiti.

C'erano delle finestre, con delle grate, alle camere e ai loro pilastri, verso l'interno della porta, tutt'intorno; lo stesso agli archi; così c'erano delle finestre tutt'intorno, verso l'interno; sopra i pilastri c'erano delle palme.

Poi mi condusse nel cortile esterno, ed ecco c'erano delle camere e un lastrico tutt'intorno al cortile: trenta camere davano su quel lastrico.

Il lastrico era di fianco alle porte e corrispondeva alla lunghezza delle porte; era il lastrico inferiore. Poi misurò la larghezza, dal davanti della porta inferiore sino alla cinta del cortile interno: cento cubiti a oriente e a settentrione.

Misurò la lunghezza e la larghezza della porta settentrionale del cortile esterno; le sue camere erano tre di qua e tre di là; i suoi pilastri e i suoi archi avevano la stessa misura della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque di larghezza.

Le sue finestre, i suoi archi, le sue palme avevano la stessa misura della porta orientale; vi si saliva per sette gradini, davanti ai quali stavano i suoi archi.

Una porta dava sul cortile interno, di fronte alla porta settentrionale; era come quella orientale; ed egli misurò da porta a porta: cento cubiti.

Poi mi condusse verso mezzogiorno, ed ecco una porta che guardava a mezzogiorno; egli ne misurò i pilastri e gli archi, che avevano le stesse dimensioni.

Questa porta e i suoi archi avevano delle finestre tutto intorno, come le altre finestre: cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque cubiti di larghezza.

Vi si saliva per sette gradini, davanti ai quali stavano gli archi; essa aveva le sue palme, una di qua, una di là, sopra i suoi pilastri.

Il cortile interno aveva una porta dal lato di mezzogiorno; ed egli misurò da porta a porta, in direzione di mezzogiorno, cento cubiti.

Poi mi condusse nel cortile interno per la porta di mezzogiorno, e misurò la porta di mezzogiorno, che aveva quelle stesse dimensioni.

Le sue camere, i suoi pilastri e i suoi archi avevano le stesse dimensioni. Questa porta e i suoi archi avevano delle finestre tutto intorno; aveva cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque di larghezza. C'erano tutto intorno archi di venticinque cubiti di lunghezza e di cinque cubiti di larghezza.

Gli archi della porta erano dal lato del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri e vi si saliva per otto gradini.

Poi mi condusse nel cortile interno per la porta orientale e misurò la porta; essa aveva le stesse dimensioni.

Le sue camere, i suoi pilastri e i suoi archi avevano quelle stesse dimensioni.

Questa porta e i suoi archi avevano tutto intorno delle finestre; misurava cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque cubiti di larghezza.

Gli archi della porta erano dal lato del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri di qua e di là e vi si saliva per otto gradini.

Poi mi condusse alla porta settentrionale; la misurò e aveva le solite dimensioni; così per le sue camere, per i suoi pilastri e per i suoi archi; c'erano delle finestre tutto intorno; misurava cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque cubiti di larghezza.

I pilastri della porta erano dal lato del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri di qua e di là, e vi si saliva per otto gradini.

C'era una camera con l'ingresso vicino ai pilastri delle porte; là si lavavano gli olocausti.

Nel vestibolo della porta c'erano due tavole di qua e due tavole di là per scannarvi su gli olocausti, i sacrifici espiatori e per la colpa.

A uno dei lati esterni, a settentrione di chi saliva all'ingresso della porta, c'erano due tavole; dall'altro lato, verso il vestibolo della porta, c'erano due tavole.

Così c'erano quattro tavole di qua e quattro tavole di là, ai lati della porta: in tutto otto tavole, per scannare su di esse i sacrifici.

C'erano ancora, per gli olocausti, quattro tavole di pietra tagliata, lunghe un cubito e mezzo e larghe un cubito e mezzo e alte un cubito, per porvi su gli strumenti con i quali si scannavano gli olocausti e gli altri sacrifici.

Degli uncini di un palmo erano fissati nella casa tutto intorno; sulle tavole doveva essere messa la carne delle offerte.

Fuori della porta interna c'erano due camere, nel cortile interno: una era accanto alla porta settentrionale e guardava a mezzogiorno; l'altra era accanto alla porta meridionale e guardava a settentrione.

Egli mi disse: «Questa camera che guarda verso mezzogiorno è per i sacerdoti che sono incaricati del servizio della casa; la camera che guarda verso settentrione è per i sacerdoti incaricati del servizio dell'altare; i figli di Sadoc, sono quelli che, tra i figli di Levi, s'accostano al SIGNORE per fare il suo servizio».

Egli misurò il cortile; era quadrato e misurava cento cubiti di lunghezza e cento cubiti di larghezza; l'altare stava davanti alla casa.

Poi mi condusse nel vestibolo della casa e misurò i pilastri del vestibolo: cinque cubiti di qua e cinque di là; la larghezza della porta era di tre cubiti di qua e tre di là.

La lunghezza del vestibolo era di venti cubiti; la larghezza era di undici cubiti; vi si saliva per dei gradini; presso i pilastri c'erano delle colonne, una di qua e una di là.

Poi mi condusse nel tempio e misurò i pilastri; misuravano sei cubiti di larghezza da un lato e sei cubiti di larghezza dall'altro, larghezza della tenda. La larghezza dell'ingresso era di dieci cubiti; le pareti laterali dell'ingresso misuravano cinque cubiti da un lato e cinque cubiti dall'altro. Egli misurò la lunghezza del tempio: quaranta cubiti, e venti cubiti di larghezza.

Poi entrò dentro e misurò i pilastri dell'ingresso: due cubiti; l'ingresso misurava sei cubiti; la larghezza dell'ingresso: sette cubiti. Misurò una lunghezza di venti cubiti e una larghezza di venti cubiti in fondo al tempio; e mi disse: «Questo è il luogo santissimo».

Poi misurò il muro della casa: sei cubiti; e la larghezza delle camere laterali tutto intorno alla casa: quattro cubiti.

Le camere laterali erano una accanto all'altra, in numero di trenta, e c'erano tre piani; stavano in un muro, costruito per queste camere tutto intorno alla casa, perché fossero appoggiate senza appoggiarsi al muro della casa.

Le camere occupavano maggiore spazio a mano a mano che si saliva di piano in piano, poiché la casa aveva una scala circolare a ogni piano tutto intorno alla casa; perciò questa parte della casa si allargava a ogni piano, e si saliva dal piano inferiore al piano superiore passando per quello di mezzo.

Io vidi pure che la casa tutta intorno stava sopra un piano elevato; così le camere laterali avevano un fondamento alto una buona canna, sei cubiti fino all'angolo.

La larghezza del muro esterno delle camere laterali era di cinque cubiti; lo spazio libero intorno alle camere laterali della casa fino alle stanze attorno alla casa, aveva una larghezza di venti cubiti tutto intorno.

Le porte delle camere laterali davano sullo spazio libero: una porta a settentrione, una porta a mezzogiorno; e la larghezza dello spazio libero era di cinque cubiti tutto intorno.

L'edificio situato davanti allo spazio vuoto dal lato d'occidente misurava settanta cubiti di larghezza, il muro dell'edificio misurava cinque cubiti di spessore tutto intorno, ed era lungo novanta cubiti.

Poi misurò la casa: era di cento cubiti di lunghezza. Lo spazio vuoto, l'edificio e i suoi muri avevano una lunghezza di cento cubiti. La larghezza della facciata della casa e dello spazio vuoto dal lato d'oriente era di cento cubiti. Egli misurò la lunghezza dell'edificio davanti allo spazio vuoto, sul di dietro, e le sue gallerie da ogni lato: cento cubiti.

L'interno del tempio, i vestiboli che davano sul cortile, gli stipiti, le finestre a grate, le gallerie tutto attorno ai tre piani erano ricoperti, all'altezza degli stipiti, di legno tutto intorno. Dal pavimento sino alle finestre (le finestre erano sbarrate), fino al di sopra della porta, l'interno della casa, l'esterno, e tutte le pareti tutto intorno, all'interno e all'esterno, tutto era fatto secondo precise misure.

C'erano degli ornamenti di cherubini e di palme, una palma tra cherubino e cherubino, e ogni cherubino aveva due facce: una faccia d'uomo, rivolta verso la palma da un lato, e una faccia di leone, rivolta verso l'altra palma, dall'altro lato. Gli ornamenti erano in tutta la casa, tutto intorno.

Dal pavimento fino al di sopra della porta c'erano dei cherubini e delle palme; così pure sul muro del tempio.

Gli stipiti del tempio erano quadrati, e la facciata del santuario aveva lo stesso aspetto.

L'altare era di legno, alto tre cubiti, lungo due cubiti; aveva degli angoli; le sue pareti, per tutta la lunghezza, erano di legno. L'uomo mi disse: «Questa è la tavola che sta davanti al SIGNORE».

Il tempio e il santuario avevano due porte; ogni porta aveva due battenti; due battenti che si piegavano in due pezzi; due pezzi per ogni battente. Su di esse, sulle porte del tempio, erano scolpiti dei cherubini e delle palme, come quelli sulle pareti. Sulla facciata del vestibolo, all'esterno, c'era una tettoia di legno. C'erano delle finestre a grate e delle palme, da ogni lato, alle pareti laterali del vestibolo, alle camere laterali della casa e alle tettoie.

Poi egli mi portò fuori verso il cortile esterno dal lato settentrionale e mi condusse nelle camere che si trovavano davanti allo spazio vuoto, e di fronte all'edificio verso settentrione. La facciata, dov'era la porta settentrionale, era lunga cento cubiti e larga cinquanta cubiti. Di fronte ai venti cubiti del cortile interno, e di fronte al lastrico del cortile esterno, dove si trovavano tre gallerie a tre piani, davanti alle camere, c'era un corridoio largo dieci cubiti; per andare nell'interno c'era un passaggio d'un cubito; le loro porte guardavano a settentrione.

Le camere superiori erano più strette di quelle inferiori e di quelle del piano di mezzo dell'edificio, perché le loro gallerie toglievano spazio. Poiché esse erano a tre piani e non avevano colonne come le colonne dei cortili; perciò a partire dal suolo le camere superiori erano più strette di quelle in basso, e di quelle del piano di mezzo.

Il muro esterno, parallelo alle camere dal lato del cortile esterno, di fronte alle camere, misurava cinquanta cubiti di lunghezza; poiché la lunghezza delle camere, dal lato del cortile esterno, era di cinquanta cubiti, mentre dal lato della facciata del tempio era di cento cubiti.

In basso a queste camere c'era un ingresso dal lato orientale per chi vi entrava dal cortile esterno.

Nella larghezza del muro del cortile, in direzione d'oriente, di fronte allo spazio vuoto e di fronte all'edificio, c'erano delle camere; davanti a queste c'era un corridoio come quello delle camere a settentrione; la loro lunghezza e la loro larghezza erano come la lunghezza e la larghezza di quelle, e così tutte le loro uscite, le loro disposizioni e le loro porte.

Così erano anche le porte delle camere a mezzogiorno; c'era una porta all'inizio del corridoio: al corridoio che si trovava proprio davanti al muro, dal lato d'oriente di chi vi entrava.

Egli mi disse: «Le camere a settentrione e le camere a mezzogiorno, che stanno di fronte allo spazio vuoto, sono le camere sante dove i sacerdoti che si accostano al SIGNORE mangeranno le cose santissime; là deporranno le cose santissime, le offerte e le vittime per i sacrifici di espiazione e per la colpa; poiché quel luogo è santo.

Quando i sacerdoti saranno entrati, non usciranno dal luogo santo per andare nel cortile esterno, senza aver prima deposto là i paramenti con i quali fanno il servizio, perché questi paramenti sono santi; indosseranno altre vesti, poi potranno accostarsi alla parte che è riservata al popolo».

Quando ebbe finito di misurare così l'interno della casa, egli mi condusse fuori per la porta del lato orientale e misurò il recinto tutto intorno.

Misurò il lato orientale con la canna da misurare: cinquecento cubiti della canna da misurare, tutto intorno.

Misurò il lato settentrionale: cinquecento cubiti della canna da misurare, tutto intorno.

Misurò il lato meridionale con la canna da misurare: cinquecento cubiti.

Si volse al lato occidentale e misurò: cinquecento cubiti della canna da misurare.

Misurò dai quattro lati il muro che formava il recinto: tutto intorno la lunghezza era di cinquecento, e la larghezza di cinquecento; il muro faceva la separazione fra il sacro e il profano. (Ezechiele 40-41-42)

 

Vi sono delle interessanti similitudini e differenze tra la città vista da Ezechiele e quella vista da Giovanni.

Possiamo elencarne alcune:

1)       Ezechiele viene rapito in spirito l'anno venticinquesimo della nostra deportazione, al principio dell'anno, il decimo giorno del mese, quattordici anni dopo la presa della città (possiamo ipotizzare il 28/04/573 a.C.)

 Giovanni viene rapito in spirito approssimativamente venticinque anni dopo la caduta di Gerusalemme del 70 d.C.

 

2)       Ezechiele viene rapito in spirito su un monte altissimo

 Giovanni viene rapito in spirito su una grande e alta montagna

 

3)       Ezechiele vede una città in costruzione, un cantiere.

 Giovanni vede la santa città nel suo massimo splendore, con la gloria di Dio, ne descrive tutti i materiali finiti, questo si spiega in quanto al verso 6 Dio, sul trono ha detto: Ogni cosa è compiuta!

Giovanni vede la Chiesa che ha un aspetto di diaspro cristallino (lo stesso aspetto di Colui che sta seduto sul trono – cfr Apocalisse 4:3), la Chiesa è come Dio, è unita e ne ha la stessa immagine, porta la Sua Gloria, questo è l’esaudimento della preghiera di Gesù (cfr Giovanni 17:20-26).

Giovanni vede una città ultimata con mura grandi e alte con dodici porte che portano i nomi delle dodici tribù di Israele che a loro volta poggiano su dodici fondamenti che portano i nomi dei dodici apostoli.

E’ interessante che non è Israele il fondamento, sono gli apostoli.

Non è da Israele che nasce la Chiesa, essa nasce dal fondamento degli apostoli e Israele è integrato nella costruzione, l’Israele convertito sul fondamento degli apostoli!

 

4)       Ad Ezechiele viene detto di riferire alla casa di Israele tutto quello che vedrà.

 A Giovanni viene dato il compito di scrivere queste cose ai Suoi servi ed alle chiese da parte di Gesù Cristo (cfr Apocalisse 1:1-3 e Apocalisse 22:16)

 

5)       Ezechiele vede utilizzare una corda di lino (la giustizia umana) ed una canna di sei cubiti (misura d’uomo) e molte delle misure prese nelle camere sono della lunghezza di una canna di sei cubiti.

 Giovanni vede invece utilizzare una canna d’oro (che ci parla di una giustizia divina)

 

6)       Ezechiele da una descrizione dettagliatissima delle misure dell’interno della città perché si tratta di una città con caratteristiche di umanità basata su una giustizia umana, difatti egli ne descrive il tempio con un altare di legno (umano) (cfr Ezechiele 41:22), ma non riferisce dei materiali di costruzione.

 Giovanni riferisce invece che la città era d’oro puro e aveva una piazza d’oro puro (divinità assoluta), nella santa città (che scendeva da presso a Dio) non vi era alcun tempio (cfr verso 22) perché il Signore Dio e l’Agnello sono il suo tempio, e abiteranno lì (cfr Apocalisse 21:3-4)

 

7)       Ezechiele da una descrizione minimale delle mura e delle porte, evidentemente non c’è ancora il fondamento degli apostoli, è una città in costruzione.

 Giovanni invece da una descrizione minuziosa delle mura che sono splendide, della stessa essenza d Dio (diaspro) e i fondamenti in dodici strati di dodici pietre preziose erano adorni di pietre preziose e descrive le dodici porte costituite da dodici perle e ciascuna era costituita di una perla sola.

 

8)       Ezechiele da una descrizione terrestre della città in quanto fa parte del primo cielo e prima terra.

 Giovanni da una descrizione completamente diversa, egli ha visto che la prima terra e il primo cielo sono passati, non sono più e sta parlando di nuovi cieli e nuova terra con caratteristiche completamente diverse:

La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada.

Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria.

Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); e in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni.

 

9)       Ezechiele parla di sacerdoti e di sacrifici, vittime per espiazione (cfr Ezechiele 42:13)

 Giovanni invece riporta che nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.

 

Il termine “santa” descrive la totale appartenenza a Dio della città e i suoi abitanti si chiamano “santi”.

Essa “scende” con la “gloria di Dio” a differenza di tutto quello che “sale” dal maligno!

Essa scende “avendo” la gloria di Dio, ne ha finalmente il possesso, come una moglie ha il possesso di tutta la gloria del marito!

 

***

11 Il suo luminare era simile a una pietra preziosissima, a guisa d'una pietra di diaspro cristallino.

Questa è la rivelazione di quello che oggi “ vediamo come in uno specchio” (1 Corinzi 13:12)

Apocalisse 21:23 ci dà la spiegazione di questo: 'La città non ha bisogno di sole nè di luna (chiamati nella Genesi luminari fwsthreV) che risplendano in lei, perchè la illumina la gloria di Dio e l'Agnello è il suo luminare' (lett. la sua lampada lucnoV cfr. Apocalisse 18:23).

 Dio è Luce!

Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre. (1 Giovanni 1:5)

 Gesù è la Luce del mondo!

Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (Giovanni 8:12)

 In Apocalisse 4:3 si legge: 'Colui che sedeva sul trono era nell'aspetto simile a una pietra di diaspro e di sardonico'.

Il diaspro è traslucido.

 Dio è luce e da lui procede negli spiriti redenti ogni luce di verità, di piena conoscenza, di sapienza, di santità, di gioia.

 

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12 Aveva un muro grande e alto avea dodici porte, e sulle porte, dodici angeli

Similmente alla Gerusalemme terrena che aveva 12 porte, anche quella celeste ha dodici splendide porte, vi è un muro, porte, guardie.

Queste fortificazioni, servivano nei casi ordinari alla protezione e alla difesa delle città; qui dove non c'è più da temer nemici nè sorprese, essi stanno a rappresentare l'idea della perfetta pace e sicurezza di cui godono i salvati.

Nessun serpente penetra più nel paradiso di Dio.

 

e sulle porte erano scritti dei nomi che sono quelli delle dodici tribù dei figliuoli d'Israele.

13 A oriente c'eran tre porte; a settentrione tre porte; a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte.

Il campo degli Israeliti nel deserto era disposto in modo che le dodici tribù si accampassero tre ad oriente del tabernacolo, tre a mezzogiorno, tre ad occidente e tre a settentrione (cfr Numeri 2).

Nello stesso modo la Gerusalemme d'Ezechiele doveva avere tre porte da ciascuno dei suoi quattro lati e le porte dovevano portare i nomi delle tribù d'Israele Ezechiele 48:30-35.

La Gerusalemme che scende dal cielo non è destinata solamente ad un popolo, vero è che sulle dodici porte sono scritti i nomi delle dodici tribù di Israele ma le porte sono sempre aperte ( versetto 26 ), tutti possono entrare; essa deve accogliere la totalità dell'Israele di Dio, cioè i credenti d'ogni tribù, lingua e popolo, i quali ne sono tutti ugualmente cittadini.

Le porte sono aperte da tutti i lati dell'orizzonte perchè ne verranno d'oriente e d'occidente, dal settentrione e dal mezzodì per aver parte con Abramo e non gl'Israeliti credenti ai beni futuri, come dichiarato nel Nuovo Patto:

E ne verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e staranno a tavola nel regno di Dio. (Luca 13:29)

 

E io vi dico che molti verranno da Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. (Matteo 8:11-12)

 

Così scrive Paolo agli efesini:

Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore.

In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito. (Efesini 2:19-22)

Qui sarà realizzata finalmente «la comunione dei santi».

 

***

14 E il muro della città avea dodici fondamenti e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.

 Domina dovunque il numero dodici: dodici porte coi nomi delle dodici tribù; dodici fondamenti coi nomi dei dodici apostoli; dodicimila stadi, dodici volte dodici cubiti; il numero esprime in relazione col popolo di Dio l'idea di totalità completa, di perfezione.

Le dodici tribù son sempre la totalità del popolo, come i dodici apostoli sono la totalità del collegio apostolico costituito testimone di Cristo e banditore del suo evangelo alle genti.

Sia quindi contato fra i Dodici Mattia o Paolo, l'idea espressa dalla visione apocalittica non muta: i fondatori della Chiesa di Dio nella sua fase universalistica sono stati gli apostoli che Cristo ha ripieni del suo Spirito e incaricati di predicare l'evangelo ad ogni creatura.

I credenti, infatti, sono 'stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare’ dell'edificio ( Efesini 2:20).

Tutto l'insegnamento della Chiesa è fondato su quello dei dodici apostoli!

In questo modo, sia Israele ( rappresentata dalle dodici porte ) che la Chiesa ( rappresentata dai dodici fondamenti ) faranno parte della Santa Città!

 

***

15 E colui che parlava meco aveva una misura, una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e il suo muro 

Anche nella visione d'Ezechiele 40 figura un uomo che ha in mano una corda di lino e una canna da misurare; solo che la canna è d'oro a motivo della gloria superiore e divina della Gerusalemme celeste.

Similmente anche Zaccaria ha una visione simile:

Poi alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo che aveva in mano una corda per misurare.

Chiesi: «Dove vai?»

Egli mi rispose: «Vado a misurare Gerusalemme, per vedere qual è la sua larghezza e quale la sua lunghezza».

Ed ecco, l'angelo che parlava con me si fece avanti e un altro gli andò incontro e gli disse: «Corri, parla a quel giovane e digli: "Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura, tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo a essa.  Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei".

(Zaccaria 2:1-5)

Le misure devono dare un'idea più precisa della grandezza immensa e della perfetta simmetria della città.

 

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16 E la città era quadrangolare e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna ed era dodicimila stadi: la sua lunghezza la sua larghezza e la sua altezza erano eguali.

 Il quadrato è simbolo di perfezione.

La cifra di dodicimila stadi può prendersi come la misura di un lato del quadrato o come quella dell'intero perimetro.

La città essendo quadrata è probabile che l'angelo abbia misurato un lato solo ed in quel caso si avrebbe, calcolando lo stadio a 200 metri, una lunghezza di un 2400 chilometri, che darebbe come superficie della città più di cinque milioni e mezzo di chilometri quadrati, cioè una superficie superiore a quella della metà dell'Europa.

Misure così enormi dovevano dar espressione all'idea della immensità della città di Dio destinata ad accogliere la innumerevole moltitudine dei salvati di tutte le età, di tutte le regioni e di tutte le nazioni della terra. Cfr. Apocalisse 7:9.

Le parole che seguono offrono una difficoltà.

Molti interpreti ne hanno tratto la conclusione che la città era di forma cubica e, siccome il luogo santissimo aveva questa forma, han veduto qui simboleggiata la santità perfetta della nuova Gerusalemme e dei suoi abitanti.

Come si spiega che vi si trovi una piazza o via centrale, con un fiume le cui rive sono coperte d'alberi? Che figura fa, in questa ipotesi, il muro che arriva appena a 70 metri d'altezza?

E dove collocare gli abitanti? A meno di far della città, come fa qualche trattato talmudico, una sterminata piccionaia ove gli abitanti arriverebbero a volo.

Le visioni dell'Apocalisse presentano molte figure straordinarie, ma non mostruose.

Ad eliminare queste obiezioni, altri interpreti hanno affacciato l'idea che la città sia da concepire come edificata su per un monte, o più precisamente sulla parte superiore d'un monte, così da rivestir la forma d'una piramide che avrebbe l'altezza di dodicimila stadi.

E facile vedere come questa ipotesi lasci sussistere la maggior parte delle difficoltà accennate e non trovi nel testo alcun appoggio.

Di gran lunga preferibile ci pare l'intendere (con De Wette, Alford, Bonnet ecc.) l'ultima parte del v. 16 in questo senso: la lunghezza e la larghezza della città erano uguali, così da formare un perfetto quadrato.

E anche l'altezza era uguale da qualunque lato la si guardasse.

E questa altezza è data dalla misura del muro riferita a parte in Apocalisse 21:17.

 

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17 Ne misurò anche il muro, ed era di centoquarantaquattro cubiti a misura d'uomo, cioè d'angelo.

E un angelo che misura, ma la sua equivale alla misura ordinaria dell'uomo.

Il cubito vale 48 centimetri.

Il muro risulta sempre alto paragonato a quello di una città ordinaria, ma non offre nulla di mostruoso.

 

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18 Il muro era costruito di diaspro e la città era d'oro puro simile a vetro puro.

In fatto di materiali entrati nella costruzione della città, è scelto quello che la terra offre di più prezioso e di più splendido; e come ciò non bastasse a dare un'idea della bellezza inarrivabile della città superna, l'oro di cui è fatta la piazza della città Apocalisse 21:21 e, a quanto pare, anche le case (il v. 18), è non solo 'puro' ma è 'simile a vetro trasparente'.

Il diaspro è lo stesso materiale di Colui che stava seduto sul trono nella visione di Dio di Giovanni:

Colui che stava seduto era simile nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo. (Apocalisse 4:3)

 

In perfetta sintonia con la profezia di Zaccaria:

Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei". (Zaccaria 2:5)

 

La città è tutta d’oro, tutta preziosa e santa, regale, divina! L’oro è puro, pulito da ogni specie di scoria!

 

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19 I fondamenti del muro della città erano adorni d'ogni maniera di pietre preziose,

non perchè vi fossero disposte o incastonate qua e là delle gemme, ma perchè i blocchi enormi formanti i fondamenti erano altrettante pietre preziose di qualità diverse, come risulta dalla enumerazione che segue.

Ricordiamoci che i dodici fondamenti sono i dodici apostoli, pertanto possiamo vedere in questa simbologia dodici rivelazioni ( sotto diversi colori e trasparenze ) della gloria di Dio nel Nuovo Patto!

 

Il primo fondamento era di diaspro ( trasparente ), il secondo di zaffiro (azzurro celeste), il terzo di calcedonio ( probabilmente verde con strie di giallo ), il quarto di smeraldo ( verde tenero ), 20 il quinto di sardonico ( roseo ), il sesto di sardio ( rosso cupo trasparente ), il settimo di crisolito (probabilmente giallo ambra ), l'ottavo di berillo ( verde mare ), il nono di topazio ( verde dorato ), il decimo di crisopazio (detto da Plinio verde pallido ), l'undecimo di giacinto ( violetto ), il dodicesimo di ametista ( secondo Plinio rosso purpureo ).

 

L'identificazione di queste varie pietre è solo approssimativa e sicuramente ha un profondo significato la descrizione di ciascuna di loro, ma al momento non risulta una rivelazione particolarmente attendibile, se non l'armonia di quei colori in cui la grazia è accoppiata all'opulenza, il loro complesso luminoso, gaio e tenero, non sveglia che idee di gioia, di freschezza, di riposo...

Quelle pietre che ricordano l'arcobaleno formano intorno alla città celeste una cinta d'incomparabile varietà e ricchezza e possono rappresentare la diversità dei doni della grazia e delle virtù dei beati.

Ogni fondamento come ogni pietra, serba in questa Gerusalemme la sua individualità e il suo splendore particolare.

Dio ha rivestito i suoi santi di ogni sorta di bellezze perchè riflettessero i raggi diversi della sua gloria.

Quando saranno giunti alla perfezione, la luce di Dio darà alle loro svariate bellezze tutto il loro splendore.

Una riflessione sui materiali di costruzione della città santa possiamo trarla dalla esortazione che l’apostolo Paolo faceva a Corinzi:

Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.

Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia,  l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno.

Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco. (1 Corinzi 13:10-15)

 

Sono questi i valori che contano! Sono questi i tesori di cui parlava Gesù:

Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. (Matteo 6:19-20)

 

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21 E le dodici porte eran dodici perle e ognuna delle porte era fatta d'una perla.

A parte le misure, è questa l'idea contenuta in questo versetto; essa, insieme ad una parte della descrizione precedente, è derivata da Isaia 54 ove si dice di Gerusalemme: «Ti fonderò sopra zaffiri; farò i tuoi merli di rubini, le tue porte di carbonchi e tutto il tuo recinto di pietre preziose».

 

e la piazza della città era d'oro puro, simile a vetro trasparente.

La parola che rendiamo piazza plateia è un aggettivo (cfr. Apocalisse 7:13) sostantivato, che vale 'un largo' e si applica quindi così alle piazze propriamente dette come alle vie più larghe d'una città.

 

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22 E non vidi in essa alcun tempio, perchè il Signore Iddio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.

Il tabernacolo prima, poi il tempio di Gerusalemme erano il simbolo della presenza di Dio in mezzo al popolo suo, perchè in essi era il luogo santissimo con l'arca del patto e su di essa il propiziatorio simbolo del trono dell'Eterno.

Nei recinti del tempio venivano gl'Israeliti a rendere il loro culto rituale mediante il ministerio dei sacerdoti giacché nessuno all'infuori d'essi poteva penetrar nel luogo santo e nel santissimo.

Nella nuova Gerusalemme, tutta quanta ripiena della gloriosa presenza di Dio, il tempio coi suoi simboli non ha più ragione d'esistere.

Tutti vi son sacerdoti, in virtù dell'opera compiuta dall'Agnello, e si accostano direttamente e liberamente al loro Dio; essi vedon la sua faccia, hanno in fronte il suo nome, e gli servono Apocalisse 22:4.

I simboli e le ombre han ceduto il posto alle gloriose realtà; la comunione con Dio è immediata e perfetta.

 

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23 E la città non ha bisogno di sole, nè di luna che risplendano in lei, perchè la illumina la gloria di Dio e l'Agnello è il suo luminare.

 

Contemplando la gloria della Gerusalemme futura, senza distinguere ancora tra il millennio e lo stato perfetto, il secondo Isaia già esclamava:

«Sorgi, risplendi, poichè la tua luce è giunta e la gloria dell'Eterno s'è levata su te... Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore del tuo levare... Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e non più la luna t'illuminerà col suo chiarore; ma l'Eterno sarà la tua luce perpetua, e il tuo Dio sarà la tua gloria... Il tuo popolo sarà tutto quanto un popolo di giusti»

(Isaia 60:1,3,19-21)

La splendida visione del profeta della cattività non doveva certo adempirsi col ritorno di poche migliaia di esuli nella loro patria; il millennio vedrà compiersi con la conversione d'Israele, la massima parte della profezia; ma i tratti più gloriosi non si avvereranno che nella perfetta città di Dio.

 

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24  Dopo aver descritto l'aspetto, le misure della città, i materiali preziosi di cui è fatta, la gloria divina che l'illumina, il veggente parla di quelli che sono ammessi ad entrar nella Gerusalemme celeste.

E le nazioni cammineranno alla sua luce (lett. per mezzo della... o in mezzo alla sua luce); e i re della terra vi porteranno la loro gloria.  25 E le sue porte non saranno mai chiuse di giorno (la notte quivi non sarà più);  26 e in lei si porterà (lett. porteranno) la gloria e l'onore delle nazioni.

Nella Gerusalemme celeste contempliamo il risultato ultimo al quale fa capo il piano di Dio, il pieno adempimento delle divine promesse.

Tutto qui è luce e vita.

Tutto quel che la terra ebbe di grande, di bello, di ricco e di glorioso si troverà, santificato, nella Chiesa trionfante, dal cui seno sarà escluso soltanto il male.

Essa godrà di una perfetta pace e non avrà più da chiuder le sue porte per tema di nemici.

Le sue porte sono aperte a tutti, perchè tutti son santi.

 

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27 E niente d'immondo e nessuno che commetta abominazione o falsità, v'entreranno; ma quelli soltanto che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.

 

Fino al giudizio, la Chiesa, anche senza diventare apostata, albergava di necessità una proporzione di elementi impuri; la zizzania era mescolata al frumento.

Il giudizio infallibile di Dio ha operato la separazione completa della scoria dal metallo genuino. (Cfr. Matteo 25).

La Chiesa celeste è pura e santa in pari tempo che universale.

Nei nuovi cieli e nella nuova terra abita solo la giustizia e non vi sono più peccatori.

Gianni Marinuzzi