La
nuova Gerusalemme
APOCALISSE
21:9.27
Poi venne uno dei sette angeli che
avevano le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò,
dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la moglie dell'Agnello».
Egli mi trasportò in spirito su una
grande e alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che
scendeva dal cielo da presso Dio, con la gloria di Dio.
Il suo splendore era simile a quello
di una pietra preziosissima, come una pietra di diaspro cristallino.
Aveva delle mura grandi e alte; aveva
dodici porte, e alle porte dodici angeli.
Sulle porte erano scritti dei nomi,
che sono quelli delle dodici tribù dei figli d'Israele.
Tre porte erano a oriente, tre a
settentrione, tre a mezzogiorno e tre a occidente.
Le mura della città avevano dodici
fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli
dell'Agnello.
E colui che mi parlava aveva come
misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.
E la città era quadrata, e la sua
lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna, ed
era dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza erano uguali.
Ne misurò anche le mura ed erano di
centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, adoperata dall'angelo.
Le mura erano costruite con diaspro e
la città era d'oro puro, simile a terso cristallo.
I fondamenti delle mura della città
erano adorni d'ogni specie di pietre preziose.
Il primo fondamento era di diaspro;
il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; il
quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di crisòlito; l'ottavo
di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio; l'undicesimo di
giacinto; il dodicesimo di ametista.
Le dodici porte erano dodici perle e
ciascuna era fatta da una perla sola.
La piazza della città era d'oro puro,
simile a cristallo trasparente.
Nella città non vidi alcun tempio,
perché il Signore, Dio onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.
La città non ha bisogno di sole, né
di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è
la sua lampada.
Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra vi porteranno la loro gloria.
Di giorno le sue porte non saranno
mai chiuse (la notte non vi sarà più); e in lei si porterà la gloria e
l'onore delle nazioni.
E nulla di impuro, né chi commetta
abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel
libro della vita dell'Agnello.
***
Nella visione dei nuovi
cieli e della nuova terra, era compresa anche la santa città, destinata ad
essere la dimora di Dio con gli uomini, ma la descrizione particolareggiata
di essa doveva risultare da una più chiara contemplazione della nuova
Gerusalemme.
***
E venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene delle sette
ultime piaghe, e parlò meco, dicendo: Vieni e ti mostrerò la sposa, la
moglie dell'Agnello.
Precedentemente un
angelo di questo particolare gruppo mostrò a Giovanni il giudizio della
“gran meretrice” “la gran città” l’antagonista della “Sposa”, della “Santa
Città” e con estrema logica è sempre un angelo dello stesso gruppo che
mostra a Giovanni le versione perfetta di tali visioni.
Dopo aver mostrato le
brutture e la condanna della chiesa infedele, l'angelo mostra a Giovanni le
bellezze e la gloria della sposa fedele dell'Agnello.
La nuova Gerusalemme è
città e sposa;
città in quanto rappresenta l'abitazione o lo stato glorioso dei
salvati dopo il giudizio finale;
sposa in quanto personifica
gli abitanti della città celeste, oggetti di un amore ineffabile e uniti per
sempre al loro Salvatore come la moglie al proprio marito.
***
10 E mi trasportò in
spirito su di una grande ed alta montagna, e mi mostrò la santa città,
Gerusalemme, che scendeva dal cielo d'appresso a Dio, avendo la gloria di
Dio.
Come Abraamo che dal monte vide la
terra promessa:
Il SIGNORE disse ad Abramo, dopo che
Lot si fu separato da lui: «Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo
dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente.
Tutto il paese che vedi lo darò a te
e alla tua discendenza, per sempre.
E renderò la tua discendenza come la
polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della
terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.
Àlzati, percorri il paese quant'è
lungo e quant'è largo, perché io lo darò a te».
(Genesi 13:14-17)
Come anche Mosè contemplò la terra
promessa:
Poi Mosè salì dalle pianure di Moab
sul monte Nebo, in vetta al Pisga, che è di fronte a Gerico.
E il SIGNORE gli fece vedere tutto il
paese: Galaad fino a Dan, tutto Neftali, il
paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al mare
occidentale, la regione meridionale, il bacino del Giordano e la valle di
Gerico, città delle palme, fino a Soar.
Il SIGNORE gli disse: «Questo è il
paese riguardo al quale io feci ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe,
questo giuramento: "Io lo darò ai tuoi discendenti".
(Deuteronomio 34:1-4)
Come Ezechiele vide la Gerusalemme
ideale, Giovanni ha il privilegio di vedere la Città Santa, la Gerusalemme
Celeste!
L'anno venticinquesimo della nostra
deportazione, al principio dell'anno, il decimo giorno del mese, quattordici
anni dopo la presa della città, in quello stesso giorno, la mano del SIGNORE
fu sopra di me, ed egli mi trasportò nel paese d'Israele.
In una visione divina mi trasportò là
e mi posò sopra un monte altissimo sul quale stava, dal lato di mezzogiorno,
come la costruzione d'una città.
Egli mi condusse là, ed ecco che
c'era un uomo il cui aspetto era come l'aspetto del bronzo; aveva in mano una corda di lino e una canna per misurare; egli stava in
piedi sulla porta.
Quell'uomo mi disse: «Figlio d'uomo,
apri gli occhi e guarda, porgi l'orecchio e ascolta, sta' attento a tutte le
cose che io ti mostrerò; poiché tu sei stato condotto qua perché io te le
mostri.
Riferisci alla casa d'Israele tutto
quello che vedrai».
Ed ecco, un muro esterno circondava
la casa tutt'intorno.
L'uomo aveva in mano una canna per
misurare, lunga sei cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno.
Egli misurò la larghezza del muro; era una canna; l'altezza era una canna.
Poi venne alla porta che guardava
verso oriente, ne salì la gradinata, e misurò la soglia della porta, che era
della larghezza di una canna: questa prima soglia aveva la larghezza
di una canna.
Ogni camera misurava una canna di
lunghezza e una canna di larghezza.
Tra le camere c'era uno spazio di
cinque cubiti. La soglia della porta verso il vestibolo della porta, dal
lato della casa, era di una canna.
Misurò il vestibolo della porta dal
lato della casa; era una canna.
Misurò il vestibolo della porta; era
otto cubiti; i suoi pilastri erano due cubiti.
Il vestibolo della porta era dal lato
della casa.
Le camere della porta orientale erano
tre da un lato e tre dall'altro; tutte e tre avevano la stessa misura; i
pilastri, da ogni lato, avevano pure la stessa misura.
Misurò la larghezza dell'apertura
della porta; era dieci cubiti; la lunghezza della porta era tredici cubiti.
Davanti alle camere c'era una
chiusura d'un cubito da un lato e una chiusura d'un cubito dall'altro; ogni
camera aveva sei cubiti da un lato e sei dall'altro.
Misurò la porta dal tetto d'una delle
camere al tetto dell'altra; c'era una larghezza di venticinque cubiti, da
porta a porta.
Contò sessanta cubiti per i pilastri,
e dopo i pilastri veniva il cortile tutto intorno alle porte.
Lo spazio fra la porta d'ingresso e
il vestibolo della porta interna era di cinquanta cubiti.
C'erano delle finestre, con delle
grate, alle camere e ai loro pilastri, verso l'interno della porta,
tutt'intorno; lo stesso agli archi; così c'erano delle finestre
tutt'intorno, verso l'interno; sopra i pilastri c'erano delle palme.
Poi mi condusse nel cortile esterno,
ed ecco c'erano delle camere e un lastrico tutt'intorno al cortile: trenta
camere davano su quel lastrico.
Il lastrico era di fianco alle porte
e corrispondeva alla lunghezza delle porte; era il lastrico inferiore. Poi
misurò la larghezza, dal davanti della porta inferiore sino alla cinta del
cortile interno: cento cubiti a oriente e a settentrione.
Misurò la lunghezza e la larghezza
della porta settentrionale del cortile esterno; le sue camere erano tre di
qua e tre di là; i suoi pilastri e i suoi archi avevano la stessa misura
della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque di larghezza.
Le sue finestre, i suoi archi, le sue
palme avevano la stessa misura della porta orientale; vi si saliva per sette
gradini, davanti ai quali stavano i suoi archi.
Una porta dava sul cortile interno,
di fronte alla porta settentrionale; era come quella orientale; ed egli
misurò da porta a porta: cento cubiti.
Poi mi condusse verso mezzogiorno, ed
ecco una porta che guardava a mezzogiorno; egli ne misurò i pilastri e gli
archi, che avevano le stesse dimensioni.
Questa porta e i suoi archi avevano
delle finestre tutto intorno, come le altre finestre: cinquanta cubiti di
lunghezza e venticinque cubiti di larghezza.
Vi si saliva per sette gradini,
davanti ai quali stavano gli archi; essa aveva le sue palme, una di qua, una
di là, sopra i suoi pilastri.
Il cortile interno aveva una porta
dal lato di mezzogiorno; ed egli misurò da porta a porta, in direzione di
mezzogiorno, cento cubiti.
Poi mi condusse nel cortile interno
per la porta di mezzogiorno, e misurò la porta di mezzogiorno, che aveva
quelle stesse dimensioni.
Le sue camere, i suoi pilastri e i
suoi archi avevano le stesse dimensioni. Questa porta e i suoi archi avevano
delle finestre tutto intorno; aveva cinquanta cubiti di lunghezza e
venticinque di larghezza. C'erano tutto intorno archi di venticinque cubiti
di lunghezza e di cinque cubiti di larghezza.
Gli archi della porta erano dal lato
del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri e vi si saliva
per otto gradini.
Poi mi condusse nel cortile interno
per la porta orientale e misurò la porta; essa aveva le stesse dimensioni.
Le sue camere, i suoi pilastri e i
suoi archi avevano quelle stesse dimensioni.
Questa porta e i suoi archi avevano
tutto intorno delle finestre; misurava cinquanta cubiti di lunghezza e
venticinque cubiti di larghezza.
Gli archi della porta erano dal lato
del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri di qua e di là e
vi si saliva per otto gradini.
Poi mi condusse alla porta
settentrionale; la misurò e aveva le solite dimensioni; così per le sue
camere, per i suoi pilastri e per i suoi archi; c'erano delle finestre tutto
intorno; misurava cinquanta cubiti di lunghezza e venticinque cubiti di
larghezza.
I pilastri della porta erano dal lato
del cortile esterno, c'erano delle palme sui suoi pilastri di qua e di là, e
vi si saliva per otto gradini.
C'era una camera con l'ingresso
vicino ai pilastri delle porte; là si lavavano gli olocausti.
Nel vestibolo della porta c'erano due
tavole di qua e due tavole di là per scannarvi su gli olocausti, i sacrifici
espiatori e per la colpa.
A uno dei lati esterni, a
settentrione di chi saliva all'ingresso della porta, c'erano due tavole;
dall'altro lato, verso il vestibolo della porta, c'erano due tavole.
Così c'erano quattro tavole di qua e
quattro tavole di là, ai lati della porta: in tutto otto tavole, per
scannare su di esse i sacrifici.
C'erano ancora, per gli olocausti,
quattro tavole di pietra tagliata, lunghe un cubito e mezzo e larghe un
cubito e mezzo e alte un cubito, per porvi su gli strumenti con i quali si
scannavano gli olocausti e gli altri sacrifici.
Degli uncini di un palmo erano
fissati nella casa tutto intorno; sulle tavole doveva essere messa la carne
delle offerte.
Fuori della porta interna c'erano due
camere, nel cortile interno: una era accanto alla porta settentrionale e
guardava a mezzogiorno; l'altra era accanto alla porta meridionale e
guardava a settentrione.
Egli mi disse: «Questa camera che
guarda verso mezzogiorno è per i sacerdoti che sono incaricati del servizio
della casa; la camera che guarda verso settentrione è per i sacerdoti
incaricati del servizio dell'altare; i figli di Sadoc, sono quelli che, tra
i figli di Levi, s'accostano al SIGNORE per fare il suo servizio».
Egli misurò il cortile; era quadrato
e misurava cento cubiti di lunghezza e cento cubiti di larghezza; l'altare
stava davanti alla casa.
Poi mi condusse nel vestibolo della
casa e misurò i pilastri del vestibolo: cinque cubiti di qua e cinque di là;
la larghezza della porta era di tre cubiti di qua e tre di là.
La lunghezza del vestibolo era di
venti cubiti; la larghezza era di undici cubiti; vi si saliva per dei
gradini; presso i pilastri c'erano delle colonne, una di qua e una di là.
Poi mi condusse nel tempio e misurò i
pilastri; misuravano sei cubiti di larghezza da un lato e sei cubiti di
larghezza dall'altro, larghezza della tenda. La larghezza dell'ingresso era
di dieci cubiti; le pareti laterali dell'ingresso misuravano cinque cubiti
da un lato e cinque cubiti dall'altro. Egli misurò la lunghezza del tempio:
quaranta cubiti, e venti cubiti di larghezza.
Poi entrò dentro e misurò i pilastri
dell'ingresso: due cubiti; l'ingresso misurava sei cubiti; la larghezza
dell'ingresso: sette cubiti. Misurò una lunghezza di venti cubiti e una
larghezza di venti cubiti in fondo al tempio; e mi disse: «Questo è il luogo
santissimo».
Poi misurò il muro della casa: sei
cubiti; e la larghezza delle camere laterali tutto intorno alla casa:
quattro cubiti.
Le camere laterali erano una accanto
all'altra, in numero di trenta, e c'erano tre piani; stavano in un muro,
costruito per queste camere tutto intorno alla casa, perché fossero
appoggiate senza appoggiarsi al muro della casa.
Le camere occupavano maggiore spazio
a mano a mano che si saliva di piano in piano, poiché la casa aveva una
scala circolare a ogni piano tutto intorno alla casa; perciò questa parte
della casa si allargava a ogni piano, e si saliva dal piano inferiore al
piano superiore passando per quello di mezzo.
Io vidi pure che la casa tutta
intorno stava sopra un piano elevato; così le camere laterali avevano un
fondamento alto una buona canna, sei cubiti fino all'angolo.
La larghezza del muro esterno delle
camere laterali era di cinque cubiti; lo spazio libero intorno alle camere
laterali della casa fino alle stanze attorno alla casa, aveva una larghezza
di venti cubiti tutto intorno.
Le porte delle camere laterali davano
sullo spazio libero: una porta a settentrione, una porta a mezzogiorno; e la
larghezza dello spazio libero era di cinque cubiti tutto intorno.
L'edificio situato davanti allo
spazio vuoto dal lato d'occidente misurava settanta cubiti di larghezza, il
muro dell'edificio misurava cinque cubiti di spessore tutto intorno, ed era
lungo novanta cubiti.
Poi misurò la casa: era di cento
cubiti di lunghezza. Lo spazio vuoto, l'edificio e i suoi muri avevano una
lunghezza di cento cubiti. La larghezza della facciata della casa e dello
spazio vuoto dal lato d'oriente era di cento cubiti. Egli misurò la
lunghezza dell'edificio davanti allo spazio vuoto, sul di dietro, e le sue
gallerie da ogni lato: cento cubiti.
L'interno del tempio, i vestiboli che
davano sul cortile, gli stipiti, le finestre a grate, le gallerie tutto
attorno ai tre piani erano ricoperti, all'altezza degli stipiti, di legno
tutto intorno. Dal pavimento sino alle finestre (le finestre erano
sbarrate), fino al di sopra della porta, l'interno della casa, l'esterno, e
tutte le pareti tutto intorno, all'interno e all'esterno, tutto era fatto
secondo precise misure.
C'erano degli ornamenti di cherubini
e di palme, una palma tra cherubino e cherubino, e ogni cherubino aveva due
facce: una faccia d'uomo, rivolta verso la palma da un lato, e una faccia di
leone, rivolta verso l'altra palma, dall'altro lato. Gli ornamenti erano in
tutta la casa, tutto intorno.
Dal pavimento fino al di sopra della
porta c'erano dei cherubini e delle palme; così pure sul muro del tempio.
Gli stipiti del tempio erano
quadrati, e la facciata del santuario aveva lo stesso aspetto.
L'altare era di legno, alto tre cubiti, lungo due cubiti; aveva degli angoli; le sue pareti, per
tutta la lunghezza, erano di legno. L'uomo mi disse: «Questa è la tavola che
sta davanti al SIGNORE».
Il tempio e il santuario avevano due
porte; ogni porta aveva due battenti; due battenti che si piegavano in due
pezzi; due pezzi per ogni battente. Su di esse, sulle porte del tempio,
erano scolpiti dei cherubini e delle palme, come quelli sulle pareti. Sulla
facciata del vestibolo, all'esterno, c'era una tettoia di legno. C'erano
delle finestre a grate e delle palme, da ogni lato, alle pareti laterali del
vestibolo, alle camere laterali della casa e alle tettoie.
Poi egli mi portò fuori verso il
cortile esterno dal lato settentrionale e mi condusse nelle camere che si
trovavano davanti allo spazio vuoto, e di fronte all'edificio verso
settentrione. La facciata, dov'era la porta settentrionale, era lunga cento
cubiti e larga cinquanta cubiti. Di fronte ai venti cubiti del cortile
interno, e di fronte al lastrico del cortile esterno, dove si trovavano tre
gallerie a tre piani, davanti alle camere, c'era un corridoio largo dieci
cubiti; per andare nell'interno c'era un passaggio d'un cubito; le loro
porte guardavano a settentrione.
Le camere superiori erano più strette
di quelle inferiori e di quelle del piano di mezzo dell'edificio, perché le
loro gallerie toglievano spazio. Poiché esse erano a tre piani e non avevano
colonne come le colonne dei cortili; perciò a partire dal suolo le camere
superiori erano più strette di quelle in basso, e di quelle del piano di
mezzo.
Il muro esterno, parallelo alle
camere dal lato del cortile esterno, di fronte alle camere, misurava
cinquanta cubiti di lunghezza; poiché la lunghezza delle camere, dal lato
del cortile esterno, era di cinquanta cubiti, mentre dal lato della facciata
del tempio era di cento cubiti.
In basso a queste camere c'era un
ingresso dal lato orientale per chi vi entrava dal cortile esterno.
Nella larghezza del muro del cortile,
in direzione d'oriente, di fronte allo spazio vuoto e di fronte
all'edificio, c'erano delle camere; davanti a queste c'era un corridoio come
quello delle camere a settentrione; la loro lunghezza e la loro larghezza
erano come la lunghezza e la larghezza di quelle, e così tutte le loro
uscite, le loro disposizioni e le loro porte.
Così erano anche le porte delle
camere a mezzogiorno; c'era una porta all'inizio del corridoio: al corridoio
che si trovava proprio davanti al muro, dal lato d'oriente di chi vi
entrava.
Egli mi disse: «Le camere a
settentrione e le camere a mezzogiorno, che stanno di fronte allo spazio
vuoto, sono le camere sante dove i sacerdoti che si accostano al SIGNORE
mangeranno le cose santissime; là deporranno le cose santissime, le
offerte e le vittime per i sacrifici di espiazione e per la colpa; poiché
quel luogo è santo.
Quando i sacerdoti saranno entrati,
non usciranno dal luogo santo per andare nel cortile esterno, senza aver
prima deposto là i paramenti con i quali fanno il servizio, perché questi
paramenti sono santi; indosseranno altre vesti, poi potranno accostarsi alla
parte che è riservata al popolo».
Quando ebbe finito di misurare così
l'interno della casa, egli mi condusse fuori per la porta del lato orientale
e misurò il recinto tutto intorno.
Misurò il lato orientale con la canna
da misurare: cinquecento cubiti della canna da misurare, tutto intorno.
Misurò il lato settentrionale:
cinquecento cubiti della canna da misurare, tutto intorno.
Misurò il lato meridionale con la
canna da misurare: cinquecento cubiti.
Si volse al lato occidentale e
misurò: cinquecento cubiti della canna da misurare.
Misurò dai quattro lati il muro che
formava il recinto: tutto intorno la lunghezza era di cinquecento, e la
larghezza di cinquecento; il muro faceva la separazione fra il sacro e il
profano.
(Ezechiele 40-41-42)
Vi sono delle
interessanti similitudini e differenze tra la città vista da Ezechiele e
quella vista da Giovanni.
Possiamo elencarne
alcune:
1)
Ezechiele viene rapito
in spirito l'anno venticinquesimo
della nostra deportazione, al principio dell'anno, il decimo giorno del
mese, quattordici anni dopo la presa della città (possiamo ipotizzare il
28/04/573 a.C.)
2)
Ezechiele viene rapito
in spirito su un monte altissimo
3)
Ezechiele vede
una città in costruzione, un
cantiere.
Giovanni vede la Chiesa che ha un
aspetto di diaspro cristallino (lo stesso aspetto di Colui che sta seduto
sul trono – cfr Apocalisse 4:3), la Chiesa è come Dio, è unita e ne ha la
stessa immagine, porta la Sua Gloria,
questo è l’esaudimento della preghiera di Gesù (cfr Giovanni 17:20-26).
Giovanni vede una città ultimata con
mura grandi e alte con dodici porte che portano i nomi delle dodici tribù di
Israele che a loro volta poggiano su dodici fondamenti che portano i nomi
dei dodici apostoli.
E’ interessante che non è Israele il
fondamento, sono gli apostoli.
Non è da Israele che nasce la Chiesa,
essa nasce dal fondamento degli apostoli e Israele è integrato nella
costruzione, l’Israele convertito sul fondamento degli apostoli!
4)
Ad Ezechiele viene
detto di riferire alla casa di Israele
tutto quello che vedrà.
5)
Ezechiele vede
utilizzare una corda di lino (la
giustizia umana) ed una canna di sei
cubiti (misura d’uomo) e molte delle misure prese nelle camere sono
della lunghezza di una canna di sei cubiti.
6)
Ezechiele da una
descrizione dettagliatissima delle misure dell’interno della città perché si
tratta di una città con caratteristiche di umanità basata su una giustizia
umana, difatti egli ne descrive il tempio con un
altare di legno (umano) (cfr Ezechiele 41:22), ma non riferisce dei
materiali di costruzione.
7)
Ezechiele da una
descrizione minimale delle mura e delle porte, evidentemente non c’è ancora
il fondamento degli apostoli, è una città in costruzione.
8)
Ezechiele da una
descrizione terrestre della città in quanto fa parte del primo cielo e prima
terra.
La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la
gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada.
Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la
loro gloria.
Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più);
e in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni.
9)
Ezechiele parla di
sacerdoti e di sacrifici, vittime per espiazione (cfr Ezechiele 42:13)
Il termine “santa”
descrive la totale appartenenza a Dio della città e i suoi abitanti si
chiamano “santi”.
Essa “scende” con la “gloria
di Dio” a differenza di tutto quello che “sale” dal maligno!
Essa scende “avendo” la gloria
di Dio, ne ha finalmente il possesso, come una moglie ha il possesso di
tutta la gloria del marito!
***
11 Il suo luminare era
simile a una pietra preziosissima, a guisa d'una pietra di diaspro
cristallino.
Questa è la rivelazione
di quello che oggi “ vediamo come in
uno specchio” (1 Corinzi 13:12)
Apocalisse 21:23 ci dà la spiegazione di questo:
'La città non ha bisogno di sole nè di
luna (chiamati nella Genesi luminari fwsthreV)
che risplendano in lei, perchè la illumina la gloria di Dio e l'Agnello
è il suo luminare' (lett. la sua lampada lucnoV cfr.
Apocalisse 18:23).
Dio è luce, e in lui non ci sono
tenebre.
(1 Giovanni 1:5)
Gesù parlò loro di nuovo, dicendo:
«Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà
nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
(Giovanni 8:12)
Il diaspro è
traslucido.
***
12 Aveva un muro
grande e alto avea dodici porte, e sulle porte, dodici angeli
Similmente alla
Gerusalemme terrena che aveva 12 porte, anche quella celeste ha dodici
splendide porte, vi è un muro, porte, guardie.
Queste fortificazioni,
servivano nei casi ordinari alla protezione e alla difesa delle città; qui
dove non c'è più da temer nemici nè sorprese, essi stanno a rappresentare
l'idea della perfetta pace e sicurezza di cui godono i salvati.
Nessun serpente penetra
più nel paradiso di Dio.
e sulle porte erano scritti dei nomi che sono quelli delle dodici tribù dei
figliuoli d'Israele.
13 A oriente c'eran
tre porte; a settentrione tre porte; a mezzogiorno tre porte e ad occidente
tre porte.
Il campo degli
Israeliti nel deserto era disposto in modo che le dodici tribù si
accampassero tre ad oriente del tabernacolo, tre a mezzogiorno, tre ad
occidente e tre a settentrione (cfr
Numeri 2).
Nello stesso modo la
Gerusalemme d'Ezechiele doveva avere tre porte da ciascuno dei suoi quattro
lati e le porte dovevano portare i nomi delle tribù d'Israele
Ezechiele 48:30-35.
La Gerusalemme che
scende dal cielo non è destinata solamente ad un popolo, vero è che sulle
dodici porte sono scritti i nomi delle dodici tribù di Israele ma le porte
sono sempre aperte ( versetto 26 ), tutti possono entrare; essa deve
accogliere la totalità dell'Israele di Dio, cioè i credenti d'ogni tribù,
lingua e popolo, i quali ne sono tutti ugualmente cittadini.
Le porte sono aperte da
tutti i lati dell'orizzonte perchè ne verranno d'oriente e d'occidente, dal
settentrione e dal mezzodì per aver parte con Abramo e non gl'Israeliti
credenti ai beni futuri, come dichiarato nel Nuovo Patto:
E ne verranno da oriente e da
occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e staranno a tavola
nel regno di Dio.
(Luca 13:29)
E io vi dico che molti verranno da
Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle
tenebre di fuori.
(Matteo 8:11-12)
Così scrive Paolo agli
efesini:
Così dunque non siete più né
stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri
della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli
apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla
quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere
un tempio santo nel Signore.
In lui voi pure entrate a far parte
dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.
(Efesini 2:19-22)
Qui sarà realizzata finalmente «la comunione dei
santi».
***
14 E il muro della
città avea dodici fondamenti e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici
apostoli dell'Agnello.
Le dodici tribù son
sempre la totalità del popolo, come i dodici apostoli sono la totalità del
collegio apostolico costituito testimone di Cristo e banditore del suo
evangelo alle genti.
Sia quindi contato fra
i Dodici Mattia o Paolo, l'idea espressa dalla visione apocalittica non
muta: i fondatori della Chiesa di Dio nella sua fase universalistica sono
stati gli apostoli che Cristo ha ripieni del suo Spirito e incaricati di
predicare l'evangelo ad ogni creatura.
I credenti, infatti,
sono 'stati edificati sul fondamento
degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare’
dell'edificio (
Efesini 2:20).
Tutto l'insegnamento
della Chiesa è fondato su quello dei dodici apostoli!
In questo modo, sia
Israele ( rappresentata dalle dodici porte ) che la Chiesa ( rappresentata
dai dodici fondamenti ) faranno parte della Santa Città!
***
15 E colui che parlava
meco aveva una misura, una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte
e il suo muro
Anche nella visione d'Ezechiele 40 figura un uomo che ha in mano una corda di lino e
una canna da misurare; solo che la canna è d'oro a motivo
della gloria superiore e divina della Gerusalemme celeste.
Similmente anche
Zaccaria ha una visione simile:
Poi alzai gli occhi, guardai, ed ecco
un uomo che aveva in mano una corda per misurare.
Chiesi: «Dove vai?»
Egli mi rispose: «Vado a misurare
Gerusalemme, per vedere qual è la sua larghezza e quale la sua lunghezza».
Ed ecco, l'angelo che parlava con me
si fece avanti e un altro gli andò incontro e gli disse: «Corri, parla a
quel giovane e digli: "Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura,
tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo a
essa. Io", dice il SIGNORE,
"sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo
a lei".
(Zaccaria 2:1-5)
Le misure devono dare
un'idea più precisa della grandezza immensa e della perfetta simmetria della
città.
***
16 E la città era
quadrangolare e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la
città con la canna ed era dodicimila stadi: la sua lunghezza la sua
larghezza e la sua altezza erano eguali.
La cifra di dodicimila
stadi può prendersi come la misura di un lato del quadrato o come quella
dell'intero perimetro.
La città essendo
quadrata è probabile che l'angelo abbia misurato un lato solo ed in quel
caso si avrebbe, calcolando lo stadio a 200 metri, una lunghezza di un 2400
chilometri, che darebbe come superficie della città più di cinque milioni e
mezzo di chilometri quadrati, cioè una superficie superiore a quella della
metà dell'Europa.
Misure così enormi
dovevano dar espressione all'idea della immensità della città di Dio
destinata ad accogliere la innumerevole moltitudine dei salvati di tutte
le età, di tutte le regioni e di tutte le nazioni della terra. Cfr.
Apocalisse 7:9.
Le parole che seguono
offrono una difficoltà.
Molti interpreti ne
hanno tratto la conclusione che la città era di forma cubica e, siccome il
luogo santissimo aveva questa forma, han veduto qui simboleggiata la santità
perfetta della nuova Gerusalemme e dei suoi abitanti.
Come si spiega che vi
si trovi una piazza o via centrale, con un fiume le cui rive sono coperte
d'alberi? Che figura fa, in questa ipotesi, il muro che arriva appena a 70
metri d'altezza?
E dove collocare gli
abitanti? A meno di far della città, come fa qualche trattato talmudico, una
sterminata piccionaia ove gli abitanti arriverebbero a volo.
Le visioni
dell'Apocalisse presentano molte figure straordinarie, ma non mostruose.
Ad eliminare queste
obiezioni, altri interpreti hanno affacciato l'idea che la città sia da
concepire come edificata su per un monte, o più precisamente sulla parte
superiore d'un monte, così da rivestir la forma d'una piramide che avrebbe
l'altezza di dodicimila stadi.
E facile vedere come
questa ipotesi lasci sussistere la maggior parte delle difficoltà accennate
e non trovi nel testo alcun appoggio.
Di gran lunga
preferibile ci pare l'intendere (con De Wette, Alford, Bonnet ecc.) l'ultima
parte del v. 16 in questo senso: la lunghezza e la larghezza della città
erano uguali, così da formare un perfetto quadrato.
E anche l'altezza era
uguale da qualunque lato la si guardasse.
E questa altezza è data
dalla misura del muro riferita a parte in
Apocalisse 21:17.
***
17 Ne misurò anche il
muro, ed era di centoquarantaquattro cubiti a misura d'uomo, cioè d'angelo.
E un angelo che misura,
ma la sua equivale alla misura ordinaria dell'uomo.
Il cubito vale 48
centimetri.
Il muro risulta sempre
alto paragonato a quello di una città ordinaria, ma non offre nulla di
mostruoso.
***
18 Il muro era
costruito di diaspro e la città era d'oro puro simile a vetro puro.
In fatto di materiali
entrati nella costruzione della città, è scelto quello che la terra offre di
più prezioso e di più splendido; e come ciò non bastasse a dare un'idea
della bellezza inarrivabile della città superna, l'oro di cui è fatta la
piazza della città
Apocalisse 21:21 e, a quanto pare, anche le
case (il v. 18), è non solo 'puro'
ma è 'simile a vetro trasparente'.
Il diaspro è lo stesso
materiale di Colui che stava seduto sul trono nella visione di Dio di
Giovanni:
Colui che stava seduto era simile
nell'aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al
trono c'era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo.
(Apocalisse 4:3)
In perfetta sintonia con la
profezia di Zaccaria:
Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei
un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei".
(Zaccaria 2:5)
La città è tutta d’oro, tutta
preziosa e santa, regale, divina! L’oro è puro, pulito da ogni specie di
scoria!
***
19 I fondamenti del
muro della città erano adorni d'ogni maniera di pietre preziose,
non perchè vi fossero
disposte o incastonate qua e là delle gemme, ma perchè i blocchi enormi
formanti i fondamenti erano altrettante pietre preziose di qualità diverse,
come risulta dalla enumerazione che segue.
Ricordiamoci che i
dodici fondamenti sono i dodici apostoli, pertanto possiamo vedere in questa
simbologia dodici rivelazioni ( sotto diversi colori e trasparenze ) della
gloria di Dio nel Nuovo Patto!
Il primo fondamento era di diaspro
( trasparente ), il secondo di
zaffiro (azzurro celeste), il
terzo di calcedonio ( probabilmente verde con strie di giallo ), il
quarto di smeraldo ( verde tenero ),
20 il quinto di sardonico ( roseo ), il sesto di
sardio ( rosso cupo trasparente ), il settimo di crisolito (probabilmente
giallo ambra ), l'ottavo di berillo ( verde mare ), il nono di
topazio ( verde dorato ), il decimo di crisopazio (detto da
Plinio verde pallido ), l'undecimo di giacinto ( violetto ), il
dodicesimo di ametista ( secondo Plinio rosso purpureo ).
L'identificazione di
queste varie pietre è solo approssimativa e sicuramente ha un profondo
significato la descrizione di ciascuna di loro, ma al momento non risulta
una rivelazione particolarmente attendibile, se non l'armonia di quei colori
in cui la grazia è accoppiata all'opulenza, il loro complesso luminoso, gaio
e tenero, non sveglia che idee di gioia, di freschezza, di riposo...
Quelle pietre che
ricordano l'arcobaleno formano intorno alla città celeste una cinta
d'incomparabile varietà e ricchezza e possono rappresentare la diversità dei
doni della grazia e delle virtù dei beati.
Ogni fondamento come
ogni pietra, serba in questa Gerusalemme la sua individualità e il suo
splendore particolare.
Dio ha rivestito i suoi santi di ogni sorta di bellezze perchè
riflettessero i raggi diversi della sua gloria.
Quando saranno giunti
alla perfezione, la luce di Dio darà alle loro svariate bellezze tutto il
loro splendore.
Una riflessione sui materiali
di costruzione della città santa possiamo trarla dalla esortazione che
l’apostolo Paolo faceva a Corinzi:
Noi siamo infatti collaboratori di
Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è
stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi
costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché
nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo
Gesù.
Ora, se uno costruisce su questo
fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia,
l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la
renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco
proverà quale sia l'opera di ciascuno.
Se l'opera che uno ha costruita sul
fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa,
egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il
fuoco.
(1 Corinzi 13:10-15)
Sono questi i valori che
contano! Sono questi i tesori di cui parlava Gesù:
Non fatevi tesori sulla terra, dove
la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma
fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i
ladri non scassinano né rubano.
(Matteo
6:19-20)
***
21 E le dodici porte
eran dodici perle e ognuna delle porte era fatta d'una perla.
A parte le misure, è
questa l'idea contenuta in questo versetto; essa, insieme ad una parte della
descrizione precedente, è derivata da
Isaia 54 ove si dice di Gerusalemme: «Ti fonderò sopra zaffiri; farò i tuoi merli di rubini, le tue porte di
carbonchi e tutto il tuo recinto di pietre preziose».
e la piazza della città era d'oro puro, simile a vetro trasparente.
La parola che rendiamo
piazza plateia è un aggettivo (cfr.
Apocalisse 7:13) sostantivato, che vale
'un largo' e si applica quindi così alle piazze propriamente dette
come alle vie più larghe d'una città.
***
22 E non vidi in essa
alcun tempio, perchè il Signore Iddio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il
suo tempio.
Il tabernacolo prima,
poi il tempio di Gerusalemme erano il simbolo della presenza di Dio in mezzo
al popolo suo, perchè in essi era il luogo santissimo con l'arca del patto e
su di essa il propiziatorio simbolo del trono dell'Eterno.
Nei recinti del tempio
venivano gl'Israeliti a rendere il loro culto rituale mediante il ministerio
dei sacerdoti giacché nessuno all'infuori d'essi poteva penetrar nel luogo
santo e nel santissimo.
Nella nuova
Gerusalemme, tutta quanta ripiena della gloriosa presenza di Dio, il tempio
coi suoi simboli non ha più ragione d'esistere.
Tutti vi son sacerdoti,
in virtù dell'opera compiuta dall'Agnello, e si accostano direttamente e
liberamente al loro Dio; essi vedon la sua faccia, hanno in fronte il suo
nome, e gli servono
Apocalisse 22:4.
I simboli e le ombre
han ceduto il posto alle gloriose realtà; la comunione con Dio è immediata e
perfetta.
***
23 E la città non ha
bisogno di sole, nè di luna che risplendano in lei, perchè la illumina la
gloria di Dio e l'Agnello è il suo luminare.
Contemplando la gloria
della Gerusalemme futura, senza distinguere ancora tra il millennio e lo
stato perfetto, il secondo Isaia già esclamava:
«Sorgi, risplendi, poichè la tua luce è giunta e la gloria dell'Eterno
s'è levata su te... Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo
splendore del tuo levare... Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e
non più la luna t'illuminerà col suo chiarore; ma l'Eterno sarà la tua luce
perpetua, e il tuo Dio sarà la tua gloria... Il tuo popolo sarà tutto quanto
un popolo di giusti»
La splendida visione
del profeta della cattività non doveva certo adempirsi col ritorno di poche
migliaia di esuli nella loro patria; il millennio vedrà compiersi con la
conversione d'Israele, la massima parte della profezia; ma i tratti più
gloriosi non si avvereranno che nella perfetta città di Dio.
***
24 Dopo aver
descritto l'aspetto, le misure della città, i materiali preziosi di cui è
fatta, la gloria divina che l'illumina, il veggente parla di quelli che sono
ammessi ad entrar nella Gerusalemme celeste.
E le nazioni cammineranno alla sua luce
(lett. per mezzo della... o in mezzo
alla sua luce); e i re della terra vi porteranno la loro gloria.
25 E
le sue porte non saranno mai chiuse di giorno (la notte quivi non sarà più);
26 e
in lei si porterà (lett. porteranno) la gloria e l'onore delle
nazioni.
Nella Gerusalemme
celeste contempliamo il risultato ultimo al quale fa capo il piano di Dio,
il pieno adempimento delle divine promesse.
Tutto qui è luce e
vita.
Tutto quel che la terra
ebbe di grande, di bello, di ricco e di glorioso si troverà, santificato,
nella Chiesa trionfante, dal cui seno sarà escluso soltanto il male.
Essa godrà di una
perfetta pace e non avrà più da chiuder le sue porte per tema di nemici.
Le sue porte sono
aperte a tutti, perchè tutti son santi.
***
27 E niente d'immondo
e nessuno che commetta abominazione o falsità, v'entreranno; ma quelli
soltanto che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.
Fino al giudizio, la
Chiesa, anche senza diventare apostata, albergava di necessità una
proporzione di elementi impuri; la zizzania era mescolata al frumento.
Il giudizio infallibile
di Dio ha operato la separazione completa della scoria dal metallo genuino.
(Cfr.
Matteo 25).
La Chiesa celeste è
pura e santa in pari tempo che universale.
Nei nuovi cieli e nella
nuova terra abita solo la giustizia e non vi sono più peccatori.