La visione dei sette angeli

APOCALISSE 
15:1-8

 

“Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che recavano sette flagelli, gli ultimi, perché con essi si compie l'ira di Dio.

E vidi come un mare di vetro mescolato con fuoco e sul mare di vetro quelli che avevano ottenuto vittoria sulla bestia e sulla sua immagine e sul numero del suo nome.

Essi stavano in piedi, avevano delle arpe di Dio, e cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati».

Dopo queste cose vidi aprirsi in cielo il tempio del tabernacolo della testimonianza; e i sette angeli che recavano i sette flagelli uscirono dal tempio.

Erano vestiti di lino puro e splendente e avevano cinture d'oro intorno al petto.

Una delle quattro creature viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro piene dell'ira di Dio, il quale vive nei secoli dei secoli.

E il tempio si riempì di fumo a causa della gloria di Dio e della sua potenza e nessuno poteva entrare nel tempio finché non fossero finiti i sette flagelli dei sette angeli.

***

I capitoli 10-11-12-13 contengono i quadri più tetri dell'Apocalisse.

La visione dei nemici tremendi congiurati contro il popolo di Dio per la sua rovina incute spavento nell'anima dei credenti.

Chi potrà sussistere di fronte a così potenti forze?

La Chiesa di Dio non sarà ella sommersa nella gran tempesta?

I capitoli 14-15 e 16 rinfrancano il cuore perplesso facendogli udire come i preludi della vittoria di Dio sulle potenze del male.

Si potrebbero intitolare: I preparativi del giudizio divino, che sarà poi descritto più dettagliatamente nei capitoli 17-18-19-20.

Apocalisse 15:1-4. I vincitori della bestia celebrano anticipatamente le perfezioni del Dio che, attraverso grandi giudizi, redime il suo popolo

1 Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette piaghe, le ultime; poiché con esse si compie l'ira di Dio.

 

Di 'un gran segno nel cielo' e di 'un altro segno' si parla in Apocalisse 12:1,3; e d'altronde sono segni portatori di rivelazioni anche le apparizioni di Apocalisse 14.

Questo è il terzo segno grande e meraviglioso del libro dell’Apocalisse.

L'apparizione simultanea di sette angeli com'è narrata in Apocalisse 14:6 e segg., e l'esecuzione della terribile loro missione Apocalisse 16 costituiscono la grandezza del 'segno' meraviglioso.

Le piaghe sono le ultime rispetto a quelle menzionate in connessione con le trombe e coi suggelli; non ve ne saranno altre dopo quelle e, si compie con esse, almeno sotto quella forma, l'ira di Dio.

Il giudizio propriamente detto manifesterà in modo ancor più completo la giustizia divina Apocalisse 17-20.

 

Dall’esame delle altre traduzioni, è chiaro che i sette angeli hanno i sette flagelli, stanno attendendo i contenitori per poterli riversare sulla terra.

 

2 E vidi come un mare di vetro e di fuoco, e quelli che avevano ottenuto vittoria sulla bestia (lett. dalla bestia, così da sfuggire al suo dominio) e sulla sua immagine ( per non adorarla ) e sul numero del suo nome (cfr. Apocalisse 13:14-18) per non portarlo come segno di sudditanza ), i quali stavano in piè sul mar di vetro (o presso al mare. Cfr. Apocalisse 3:20) avendo delle arpe di Dio, (cioè delle arpe destinate al servizio di Dio, per accompagnare il canto delle sue lodi. Cfr. Apocalisse 5:8; 14:2)

 

In Apocalisse 4:6 si legge che 'davanti al trono c'era come un mare di vetro, simile a cristallo'; qui, alla limpidezza cristallina s'aggiungono i riflessi color di fuoco, che tale è il senso delle parole 'mare... mescolato con fuoco'.

Il mare di vetro si presenta rosso, il fuoco del giudizio, del sacrificio espiatorio di Cristo lo fa apparire rosso, ma gli eletti di Dio sono in piedi, possono ora presentarsi davanti a Dio con canti.

 

“Mandate grida di gioia al SIGNORE, abitanti di tutta la terra!

Servite il SIGNORE con letizia, presentatevi gioiosi a lui!

Riconoscete che il SIGNORE è Dio; è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi; siamo suo popolo e gregge di cui egli ha cura.

Entrate nelle sue porte con ringraziamento, nei suoi cortili con lode; celebratelo, benedite il suo nome.

Poiché il SIGNORE è buono; la sua bontà dura in eterno, la sua fedeltà per ogni generazione.” (Salmo 100)

 

Alla pace della sicurezza raggiunta ed alla santità s'unisce il pensiero delle prove che si son dovute attraversare.

 

3 E cantavano il cantico di Mosè, servitore di Dio, e il cantico dell'Agnello.

 

Il quadro è profetico e mira a infondere nei fedeli che son chiamati a combattere le forze anticristiane, la certezza ch'essi, uniti a Cristo e sotto la sua guida, vinceranno e potranno cantare, nella felicità del cielo, l'inno della redenzione alla gloria di Dio.

I redenti cantano due cantici, il cantico di Mosè e il cantico dell’Agnello, ovvero i canti dei due Patti.

Nella Scrittura abbiamo due cantici di Mosè: “Allora Mosè e i figli d'Israele cantarono questo cantico al SIGNORE: «Io canterò al SIGNORE,  perché è sommamente glorioso; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere.

Il SIGNORE è la mia forza e l'oggetto del mio cantico; egli è stato la mia salvezza.

Questi è il mio Dio, io lo glorificherò, è il Dio di mio padre, io lo esalterò.

Il SIGNORE è un guerriero, il suo nome è il SIGNORE.

Egli ha gettato in mare i carri del faraone, e il suo esercito; e i suoi migliori condottieri sono stati sommersi nel mar Rosso.

Gli abissi li ricoprono; sono andati a fondo come una pietra.

La tua destra, o SIGNORE, è ammirevole per la sua forza.

La tua destra, o SIGNORE, schiaccia i nemici.

Con la grandezza della tua maestà, tu rovesci i tuoi avversari; tu scateni la tua ira, essa li consuma come stoppia.

Al soffio delle tue narici le acque si sono ammucchiate, le onde si sono rizzate come un muro, i flutti si sono fermati nel cuore del mare.

Il nemico diceva: "Inseguirò, raggiungerò, dividerò le spoglie, io mi sazierò di loro; sguainerò la mia spada, la mia mano li sterminerà"; ma tu hai soffiato il tuo vento e il mare li ha sommersi; sono affondati come piombo in acque profonde.

Chi è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE?

Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?

Tu hai steso la destra, la terra li ha ingoiati.

Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato; l'hai guidato con la tua potenza alla tua santa dimora.

I popoli lo hanno udito e tremano.

L'angoscia ha colto gli abitanti della Filistia.

Già sono smarriti i capi di Edom, il tremito prende i potenti di Moab, tutti gli abitanti di Canaan vengono meno.

Spavento e terrore piomberà su di loro.

Per la forza del tuo braccio diventeranno muti come una pietra, finché il tuo popolo, o SIGNORE, sia  passato, finché sia passato il popolo che ti sei acquistato.

Tu li introdurrai e li pianterai sul monte che ti appartiene, nel luogo che hai preparato, o SIGNORE,  per tua dimora, nel santuario che le tue mani, o Signore, hanno stabilito.

Il SIGNORE regnerà per sempre, in eterno”. (Esodo 15:1-18)

 

“Porgete orecchio, o cieli, e io parlerò; e ascolti la terra le parole della mia bocca.

Si spanda il mio insegnamento come la pioggia, stilli la mia parola come la rugiada, come la pioggerella sopra la verdura e come un acquazzone sopra l'erba, poiché io proclamerò il nome del SIGNORE. Magnificate il nostro Dio!

Egli è la rocca, l'opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia.

È un Dio fedele e senza iniquità. Egli è giusto e retto.

Hanno agito perversamente contro di lui; non sono suoi figli, questi corrotti, razza storta e perversa.

È questa la ricompensa che date al SIGNORE, o popolo insensato e privo di saggezza?

Non è lui il padre che ti ha acquistato? Non è lui che ti ha fatto e stabilito?

Ricòrdati dei giorni antichi, considera gli anni delle età passate, interroga tuo padre ed egli te lo farà conoscere, i tuoi vecchi ed essi te lo diranno.

Quando l'Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli uomini, egli fissò i confini dei popoli, tenendo conto del numero dei figli d'Israele.

Poiché la parte del SIGNORE è il suo popolo, Giacobbe è la porzione della sua eredità.

Egli lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena d'urli e di desolazione.

Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodì come la pupilla dei suoi occhi.

Come un'aquila che desta la sua nidiata, volteggia sopra i suoi piccini, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne.

Il SIGNORE solo lo ha condotto e nessun dio straniero era con lui.

Egli lo ha fatto passare a cavallo sulle alture della terra e Israele ha mangiato il prodotto dei campi; gli ha fatto succhiare il miele che esce dalla rupe, l'olio che esce dalle rocce più dure, la crema delle vacche e il latte delle pecore.

Lo ha nutrito con il grasso degli agnelli, dei montoni di Basan e dei capri, con la farina del fior fiore del grano.

Tu hai bevuto il vino generoso, il sangue dell'uva.  Iesurun si è fatto grasso e ha recalcitrato, si è fatto grasso, grosso e pingue, ha abbandonato il Dio che lo ha fatto e ha disprezzato la Rocca della sua salvezza.

Essi lo hanno fatto ingelosire con divinità straniere, lo hanno irritato con pratiche abominevoli.

Hanno sacrificato a dèmoni che non sono Dio, a dèi che non avevano conosciuto, dèi nuovi, apparsi di recente, che i vostri padri non avevano temuto.

Hai abbandonato la Rocca che ti diede la vita, e hai dimenticato il Dio che ti mise al mondo.

Il SIGNORE lo ha visto, e ha rinnegato i suoi figli e le sue figlie che l'avevano irritato; e ha detto: "Io nasconderò loro il mio volto e starò a vedere quale sarà la loro fine; poiché sono una razza perversa, sono figli infedeli.

Essi mi hanno fatto ingelosire con ciò che non è Dio, mi hanno irritato con i loro idoli vani; e io li renderò gelosi con gente che non è un popolo,li irriterò con una nazione stolta.

Infatti il fuoco della mia ira si è acceso e divamperà fino in fondo al soggiorno dei morti; divorerà la terra e i suoi prodotti e infiammerà le fondamenta delle montagne.

Io accumulerò disgrazie su di loro, esaurirò contro di loro tutte le mie frecce.

Essi saranno consumati dalla fame, divorati dalla febbre e da malattie mortali; manderò contro di loro le zanne delle belve, e il veleno dei serpenti che strisciano nella polvere.

Di fuori la spada e di dentro il terrore spargeranno il lutto, mietendo giovani e fanciulle, lattanti e uomini canuti.

Io direi: 'Li spazzerò via d'un soffio, farò sparire la loro memoria dal genere umano', se non temessi  gli insulti del nemico e che i loro avversari, illudendosi, fossero indotti a dire: 'È stata la nostra potente mano che ha fatto tutto questo, e non il SIGNORE'".

Poiché è una nazione che ha perduto il senno e non c'è intelligenza in loro.

Se fossero savi, lo capirebbero e considererebbero la fine che li aspetta.

Come potrebbe uno solo inseguirne mille, e due metterne in fuga diecimila, se la loro Rocca non li avesse venduti, se il SIGNORE non li avesse dati in mano al nemico?

Poiché la loro rocca non è come la nostra Rocca; i nostri stessi nemici ne sono giudici; ma la loro vigna viene dalla vigna di Sodoma e dalle campagne di Gomorra; le loro uve sono uve avvelenate, i loro grappoli, amari; il loro vino è tossico di serpenti, un crudele veleno di vipere.

Tutto questo non è forse riposto presso di me, sigillato nei miei tesori?

A me la vendetta e la retribuzione, quando il loro piede vacillerà!

Poiché il giorno della sventura è vicino e ciò che li aspetta non tarderà.

Sì, il SIGNORE giudicherà il suo popolo, ma avrà pietà dei suoi servi quando vedrà che la forza è sparita e che non rimane più tra di loro né schiavo né libero.

Allora egli dirà: "Dove sono i loro dèi, la rocca nella quale confidavano, gli dèi che mangiavano il  grasso dei loro sacrifici e bevevano il vino delle loro libazioni?

Si alzino loro a soccorrervi, a coprirvi con la loro protezione!

Ora vedete che io solo sono Dio e che non vi è altro dio accanto a me.

Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e nessuno può liberare dalla mia mano.

Sì, io alzo la mia mano al cielo e dico: 'Com'è vero che io vivo in eterno, quando affilerò la mia spada  folgorante e la mia mano si leverà a giudicare, farò vendetta dei miei nemici e darò ciò che si meritano a quelli che mi odiano.

Inebrierò di sangue le mie frecce, del sangue degli uccisi e dei prigionieri; la mia spada divorerà la carne, le teste dei condottieri nemici'".

Nazioni, cantate le lodi del suo popolo! Poiché il SIGNORE vendica il sangue dei suoi servi, fa ricadere la sua vendetta sopra i suoi avversari, ma si mostra propizio alla sua terra, al suo popolo”. (Deuteronomio 32:1-43)

 

Il cantico dell'Agnello non è diverso dal primo poichè è sempre il cantico della redenzione, ma della redenzione non più esterna e tipica solamente, bensì spirituale e completa, ed eterna, sotto la guida non di una guida umana imperfetta, ma del Figlio dell'uomo che, per redimere il suo popolo, versò il proprio sangue e dal trono della gloria spiega la sua potenza per condurre i suoi alla finale vittoria sugli ultimi e più tremendi nemici:

“Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati”.

 

Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore Iddio onnipotente;

 

L'inno è intessuto d'espressioni tolte dai Salmi e dai profeti; ma quel che sorprende è l'assenza di allusioni alla tribolazione da cui sono usciti vittoriosi quelli che lo cantano.

Essi sono assorti nella contemplazione delle perfezioni di Dio quali sono apparse nel governo morale del mondo durante il periodo decisivo da loro attraversato e ne salutano con gioia i risultati benefici per l'estensione del regno di Cristo.

Le opere di Dio sono quelle di cui parleranno Apocalisse 16 e segg. e che i redenti vedono già compiute, nel quadro profetico.

 

giuste e veraci sono le tue vie, o Re delle nazioni.

 

Geremia ci parla delle vie delle nazioni e esorta a non camminare in quella via, desideriamo camminare nelle vie di Dio?

“Così parla il SIGNORE: «Non imparate a camminare nella via delle nazioni, e non abbiate paura dei segni del cielo, perché sono le nazioni quelle che ne hanno paura.

Infatti i costumi dei popoli sono vanità; poiché si taglia un albero nella foresta e le mani dell'operaio  lo lavorano con l'ascia; lo si adorna d'argento e d'oro, lo si fissa con chiodi e con i martelli perché non si muova.

Gli idoli sono come spauracchi in un campo di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non possono camminare.

Non li temete! perché non possono fare nessun male, e non è in loro potere di far del bene».

Non c'è nessuno pari a te, SIGNORE; tu sei grande, e grande in potenza è il tuo nome.

Chi non ti temerebbe, re delle nazioni? Poiché questo ti è dovuto; poiché fra tutti i saggi delle nazioni e in tutti i loro regni non c'è nessuno pari a te.

Ma costoro tutti insieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno; argento battuto in lastre portato da Tarsis, oro venuto da Ufaz, opera di scultore e di mano d'orefice; sono vestiti di porpora e di scarlatto, sono tutti lavoro d'abili artefici.

Ma il SIGNORE è il vero Dio, egli è il Dio vivente, e il re eterno; per la sua ira trema la terra, e le nazioni non possono resistere davanti al suo sdegno.

«Così direte loro: "Gli dèi che non hanno fatto i cieli e la terra scompariranno dalla terra e da sotto il cielo"».

Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la sua saggezza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli.

Quando fa udire la sua voce, c'è un rumore d'acque nel cielo; egli fa salire i vapori dalle estremità  della terra, fa guizzare i lampi per la pioggia e sprigiona il vento dai suoi serbatoi; ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le  sue immagini fuse sono menzogna e non c'è soffio vitale in loro.

Sono vanità, lavoro d'inganno; nel giorno del castigo, periranno.

A loro non somiglia Colui che è la parte di Giacobbe; perché Egli ha formato tutte le cose, e Israele è la tribù della sua eredità. Il suo nome è: il SIGNORE degli eserciti. “(Geremia 10:2-16)

 

Nonostante la loro rivolta, Dio resta il vero re e giudice delle nazioni tutte.

 

E’ importante la visione del profeta Abacuc: “A che serve l'immagine scolpita, perché l'artefice la scolpisca? A che serve l'immagine fusa che  insegna la menzogna, perché l'artefice confidi nel suo lavoro e fabbrichi idoli muti?

Guai a chi dice al legno: "Svègliati!" e alla pietra muta: "Àlzati!" Può questa istruire?

Ecco, è ricoperta d'oro e d'argento, ma non c'è in lei nessuno spirito.

Ma il SIGNORE è nel suo tempio santo; tutta la terra faccia silenzio in sua presenza!”

(Abacuc 2:18-20)

 

La sua condotta severa verso quelle che han seguito l'anticristo è conforme a giustizia e a verità.

 

4 Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? poichè tu solo sei santo;

 

Gli adoratori della bestia rinnegavano e bestemmiavano Dio; ma dopo il tremendo giudizio che li ha colpiti, chi non temerebbe il nome del Dio che ha mostrato la sua santità nel punire il male e nel salvare i suoi fedeli?

Infatti, tutte le nazioni, tutta l'umanità scampata ai giudizi divini, saranno condotte a riconoscere Dio come solo degno del loro culto.

 

e (lett. poichè) tutte le nazioni verranno e adoreranno nel tuo cospetto, poiché i tuoi giusti giudizi sono stati manifestati.

 

Anche nel quadro generale di Apocalisse 11 il risultato dei giusti giudizi di Dio (dikaiwmata) è che il 'rimanente da gloria all'Iddio del cielo' Apocalisse 11:13.

La conversione generale delle nazioni fa parte della profezia dell'Antico Testamento: “Ma negli ultimi tempi, il monte della casa del SIGNORE sarà posto in cima ai monti e si eleverà al di  sopra delle colline e i popoli affluiranno ad esso. Verranno molte nazioni e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli c'insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi sentieri!» Poiché da Sion uscirà la legge, da Gerusalemme la parola del SIGNORE.

Egli sarà giudice fra molti popoli, arbitro fra nazioni potenti e lontane.

Dalle loro spade fabbricheranno vòmeri, dalle loro lance, ròncole; una nazione non alzerà più la spada contro l'altra e non impareranno più la guerra.

Potranno sedersi ciascuno sotto la sua vite e sotto il suo fico, senza che nessuno li spaventi; poiché la bocca del SIGNORE degli eserciti ha parlato.

Mentre tutti i popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del SIGNORE, nostro Dio, per sempre.

«Quel giorno», dice il SIGNORE, «io raccoglierò le pecore zoppe, radunerò quelle che erano state scacciate e quelle che io avevo trattato duramente.

Di quelle zoppe io farò un resto che sussisterà; di quelle scacciate lontano, una nazione potente. Il SIGNORE regnerà su di loro, sul monte Sion, da allora e per sempre.

A te, torre del gregge, colle della figlia di Sion, a te verrà, a te verrà l'antico dominio, il regno che spetta alla figlia di Gerusalemme».

Ora, perché gridi così forte? Non c'è più nessun re dentro di te? Il tuo consigliere è forse perito, al punto che l'angoscia ti colga come una donna che partorisce?

Soffri e gemi, figlia di Sion, come donna che partorisce, perché ora uscirai dalla città, abiterai per i campi, e andrai fino a Babilonia.

Là tu sarai liberata, là il SIGNORE ti riscatterà dalla mano dei tuoi nemici.

Ora, molte nazioni si sono adunate contro di te e dicono: «Sia profanata e i nostri occhi godano alla vista di Sion!»

Ma esse non conoscono i pensieri del SIGNORE, non comprendono i suoi disegni: poiché egli le raduna come covoni sull'aia.

«Figlia di Sion, àlzati, trebbia! perché io farò in modo che il tuo corno sia di ferro e le tue unghie  siano di bronzo; tu triterai molti popoli; consacrerai i loro guadagni al SIGNORE, e le loro ricchezze al SIGNORE di tutta la terra». Ora, o figlia di schiere, raduna le tue schiere!

Siamo cinti d'assedio; colpiscono con la verga la guancia del giudice d'Israele!” (Michea 4)

 

“Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa del SIGNORE si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno a esso.

Molti popoli vi accorreranno, e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri».

Da Sion, infatti, uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del SIGNORE.

Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra.

Casa di Giacobbe, venite, e camminiamo alla luce del SIGNORE!” (Isaia 2:1-5)

 

“Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.

Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d'intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE.

Respirerà come profumo il timore del SIGNORE, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio.

La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.

Il lupo abiterà con l'agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà.

La vacca pascolerà con l'orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il foraggio come il bue. Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente.

Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare.

In quel giorno, verso la radice d'Isai, issata come vessillo dei popoli, si volgeranno premurose le nazioni, e la sua residenza sarà gloriosa.” (Isaia 11:1-10)

 

“Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria del SIGNORE è spuntata sopra di te!

Infatti, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su di te sorge il SIGNORE e la sua gloria appare su di te.

Le nazioni cammineranno alla tua luce, i re allo splendore della tua aurora.

Alza gli occhi e guàrdati attorno; tutti si radunano e vengono da te; i tuoi figli giungono da lontano, arrivano le tue figlie, portate in braccio.

Allora guarderai e sarai raggiante, il tuo cuore palpiterà forte e si allargherà, poiché l'abbondanza del mare si volgerà verso di te, la ricchezza delle nazioni verrà da te.

Una moltitudine di cammelli ti coprirà, dromedari di Madian e di Efa; quelli di Seba verranno tutti, portando oro e incenso, e proclamando le lodi del SIGNORE.

Tutte le greggi di Chedar si raduneranno presso di te, i montoni di Nebaiot saranno al tuo servizio; saliranno sul mio altare come offerta gradita, e io onorerò la mia casa gloriosa.

Chi mai sono costoro che volano come una nuvola, come colombi verso le loro colombaie?

Sono le isole che spereranno in me e avranno alla loro testa le navi di Tarsis, per ricondurre i tuoi figli da lontano con argento e con oro, per onorare il nome del SIGNORE, tuo Dio, del Santo d'Israele, che ti avrà glorificata.

I figli dello straniero ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio; poiché io ti ho colpita nel mio sdegno, ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.

Le tue porte saranno sempre aperte; non saranno chiuse né giorno né notte, per lasciar entrare in te la ricchezza delle nazioni e i loro re in corteo.

Poiché la nazione e il regno che non vorranno servirti, periranno; quelle nazioni saranno completamente distrutte.

La gloria del Libano verrà a te, il cipresso, il platano e il larice verranno assieme per ornare il luogo  del mio santuario, e io renderò glorioso il luogo dove posano i miei piedi.

I figli di quelli che ti avranno oppressa verranno da te, abbassandosi; tutti quelli che ti avranno  disprezzata si prostreranno fino alla pianta dei tuoi piedi e ti chiameranno la città del SIGNORE, la Sion del Santo d'Israele.

Invece di essere abbandonata, odiata, al punto che anima viva più non passava da te, io farò di te il vanto dei secoli, la gioia di tutte le epoche.

Tu popperai il latte delle nazioni, popperai al seno dei re, e riconoscerai che io, il SIGNORE, sono il tuo Salvatore, io, il Potente di Giacobbe, sono il tuo Redentore.

Invece di bronzo farò affluire oro; invece di ferro farò affluire argento; invece di legno, bronzo;
invece di pietre, ferro; io ti darò per magistrato la pace, per governatore la giustizia.

Non si udrà più parlare di violenza nel tuo paese, di devastazione e di rovina entro i tuoi confini; ma chiamerai le tue mura: Salvezza, e le tue porte: Lode.

Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e non più la luna t'illuminerà con il suo chiarore; ma il SIGNORE sarà la tua luce perenne, il tuo Dio sarà la tua gloria.

Il tuo sole non tramonterà più, la tua luna non si oscurerà più; poiché il SIGNORE sarà la tua luce perenne, i giorni del tuo lutto saranno finiti.

Il tuo popolo sarà tutto un popolo di giusti; essi possederanno il paese per sempre; essi, che sono il germoglio da me piantato, l'opera delle mie mani, per manifestare la mia gloria.

Il più piccolo diventerà un migliaio; il minimo, una nazione potente.

Io, il SIGNORE, affretterò le cose a suo tempo.”(Isaia 60)

 

5  E dopo queste cose (cioè dopo aver contemplato la scena profetica dei vincitori sul mar di vetro), vidi, e il tempio del tabernacolo della testimonianza, fu aperto nel cielo; e i sette angeli che recavano le sette piaghe uscirono dal tempio, vestiti di lino puro e risplendente, e col petto cinto di cinture d'oro.

 

Le loro vesti attestano la loro santità e la gloria di cui sono adorni. Cfr. Apocalisse 19:8; 1:13; Atti 10:30, ecc.

Escono dal tempio cioè dalla immediata presenza di Dio a significare che la Missione punitiva di cui sono incaricati procede dall'Eterno e fa parte dei suoi disegni.

I sette angeli sono vestiti di lino puro e risplendente, il tessuto di lino era il tessuto dei vestiti dei sacerdoti ed il lino rappresenta la purezza: “Farai pure la tunica di lino fino, lavorata a maglia; farai un turbante di lino fino e una cintura ricamata.

Per i figli di Aaronne farai delle tuniche, farai delle cinture, farai delle mitre in segno di dignità e come ornamento.

Ne vestirai tuo fratello Aaronne, i suoi figli con lui; li ungerai, li consacrerai e li santificherai perché mi servano come sacerdoti.

Farai loro anche delle mutande di lino per coprire la loro nudità; esse andranno dai fianchi alle cosce. Aaronne e i suoi figli le porteranno quando entreranno nella tenda di convegno, o quando si avvicineranno all'altare per fare il servizio nel luogo santo, perché non si rendano colpevoli e non muoiano.

Questa è una regola perenne per lui e per la sua discendenza dopo di lui”. (Esodo 28:39-43)

 

“Aaronne entrerà nel santuario in questo modo: prenderà un toro per un sacrificio per il peccato e un montone per un olocausto.

Indosserà la tunica sacra di lino, indosserà sotto la tunica i calzoni di lino; si metterà la cintura di lino, e si coprirà il capo con il turbante di lino.

Questi sono i paramenti sacri; egli li indosserà dopo essersi lavato il corpo nell'acqua”. (Levitico 16:3-4)

 

Oltre a questo abito sacerdotale, questi sette angeli hanno delle cinture d’oro intorno al petto, questo particolare abbigliamento li rende molto simili al figlio d’uomo descritto in Apocalisse 1:12-13: “Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto”.

 

Oltre che assomigliare al figlio d’uomo visto dal profeta Daniele: “Il ventiquattresimo giorno del primo mese, mentre mi trovavo sulla sponda del gran fiume, che è il Tigri, alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito di lino, che aveva ai fianchi una cintura d'oro di Ufaz.  

Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia splendeva come la folgore, i suoi occhi erano come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi piedi erano come il bronzo splendente e il suono della sua voce era come il rumore d'una moltitudine”. (Daniele 10:4-6)

 

Queste creature, provenienti dal tempio del Signore, sono rivestite come il loro Signore, proprio come gli insegnamenti neotestamentari esortano noi a fare: “E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo.

La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri”. (Romani 13:11-14)

 

“Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza.

Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro.

Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.

Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione.

E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti.

La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali. Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui”. (Colossesi 3:12-17)

 

7 E una delle quattro creature viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro piene dell'ira di Dio, il quale vive nei secoli dei secoli.

 

La creazione nei suoi rappresentanti genuini brama d'esser liberata da tutto ciò che la corrompe, anche se i castighi devono cader su di essa quale abitazione degli uomini ribelli.

Perciò una delle creature viventi è incaricata di dare agli angeli le coppe simboliche piene dell'ira di Dio; e in Apocalisse 19:4 esse si uniscono agli alleluia in occasione del giudizio su Babilonia.

“Noi ti lodiamo, o Dio, ti lodiamo; quelli che invocano il tuo nome proclamano le tue meraviglie. Quando verrà il tempo che avrò fissato, io giudicherò con giustizia.

Si agiti la terra con tutti i suoi abitanti, io ne rendo stabili le colonne. [Pausa]

Io dico agli orgogliosi: «Non siate superbi!»

E agli empi: «Non alzate la testa! Non alzate la vostra testa contro il cielo, non parlate con il collo rigido!»

Poiché non è dall'oriente né dall'occidente, né dal mezzogiorno che viene la possibilità d'innalzarsi, ma è Dio che giudica; egli abbassa l'uno e innalza l'altro.

Il SIGNORE ha in mano una coppa di vino spumeggiante, pieno di mistura.

Egli ne versa; certo tutti gli empi della terra ne dovranno sorseggiare, ne berranno fino alla feccia.

Ma io racconterò sempre queste cose, salmeggerò al Dio di Giacobbe.

Stroncherò la potenza degli empi, ma la potenza dei giusti sarà accresciuta”. (Salmo 75)

 

Il profeta Geremia ebbe una visione molto simile e profetica riguardo alle nazioni impenitenti:

“Infatti così mi ha parlato il SIGNORE, Dio d'Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa del vino della mia ira e danne da bere a tutte le nazioni a cui ti manderò. Esse berranno, barcolleranno, saranno come pazze, a causa della spada che io manderò in mezzo a loro".

Io presi la coppa dalla mano del SIGNORE e ne diedi da bere a tutte le nazioni a cui il SIGNORE mi mandava: a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi prìncipi, per abbandonarli alla rovina, alla desolazione, alla derisione, alla maledizione, come oggi si vede; al faraone, re d'Egitto,  ai suoi servitori, ai suoi prìncipi, a tutto il suo popolo; a tutta la mescolanza di popoli, a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalon,  a Gaza, a Ecron, e al residuo di Asdod;  a Edom, a Moab, e ai figli di Ammon; a tutti i re di Tiro, a tutti i re di Sidone, e ai re delle isole d'oltremare; a Dedan, a Tema, a Buz, e a tutti quelli che si radono le tempie; a tutti i re d'Arabia, e a tutti i re della mescolanza di popoli che abita nel deserto; a tutti i re di Zimri, a tutti i re di Elam, a tutti i re di Media e a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri, e a tutti i regni del  mondo che sono sulla faccia della terra.

Il re di Sesac ne berrà dopo di loro. "Tu dirai loro: Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: 'Bevete, ubriacatevi, vomitate, cadete senza rialzarvi più, davanti alla spada che io mando in mezzo a voi”. (Geremia 25:15-27)

 

Anche Ezechiele ebbe un mandato simile, rivolto però ad Israele: “Queste cose ti saranno fatte, perché ti sei prostituita correndo dietro alle nazioni, perché ti sei contaminata con i loro idoli. Tu hai camminato per la via di tua sorella e io ti metto in mano la sua coppa".

Così parla il Signore, DIO: "Tu berrai la coppa di tua sorella: coppa profonda e ampia; sarai esposta alle risa e alle beffe; la coppa è di gran capacità.

Tu sarai riempita di ebbrezza e di dolore: è la coppa della desolazione e della devastazione, è la coppa di tua sorella Samaria.

Tu la berrai, la vuoterai, ne morderai i pezzi, e te ne squarcerai il seno; poiché io ho parlato", dice il Signore, DIO.

Perciò così parla il Signore, DIO: "Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai buttato dietro alle spalle, porta dunque anche tu, la pena della tua scelleratezza e delle tue prostituzioni". (Ezechiele 23:30-35)

 

Possiamo solo immaginare molto parzialmente cosa volesse dire Gesù quando implorava nel Getsemani: “Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me».

E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».

Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati.  E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti.

Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole.

Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori”. (Matteo 26:38-45)

 

Egli ha bevuto il nostro calice!

 

“Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti”. (Isaia 53:5)

 

8 E il tempio fu ripieno di fumo a cagione della gloria di Dio e della sua potenza; e nessuno poteva entrare nel tempio finchè fossero compiute le sette piaghe dei sette angeli.

 

In Esodo 40:34-35 si legge che quando Mosè ebbe finito di erigere il tabernacolo «la nuvola coprì la tenda di convegno e la gloria dell'Eterno riempì il tabernacolo. E Mosè non potè entrare nella tenda di convegno...».

Lo stesso avvenne quando fu consacrato il tempio di Salomone, 'la nuvola riempì la casa dell'Eterno e i sacerdoti non poterono rimanervi per fare l'ufficio loro...' 1 Re 8:10.

Anche nella visione dell'Eterno nel suo tempio Isaia 6, il fumo riempie la casa, quasi a velare la maestà del Dio santo che i serafini adorano coprendosi la faccia: “Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio.

Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi, e con due volava.  L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»

Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo”. (Isaia 6:1-4)

Qui trattandosi della manifestazione dell'ira, la visione viene a significare che Dio resta inaccessibile finchè i decreti della sua giustizia non siano compiuti.

Ogni intercessione sarebbe quindi inutile.

 

Gianni Marinuzzi