La lettera alla chiesa di Filadelfia
LA CHIESA FEDELE
«All'angelo della
chiesa di Filadelfia scrivi:
Queste cose dice il
Santo, il Veritiero, colui che ha
la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno
apre:
"Io conosco le tue
opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere,
perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato
il mio nome.
Ecco, ti do alcuni
della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma
mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere
che io ti ho amato.
Siccome hai osservato
la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della
tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli
abitanti della terra.
Io vengo presto; tieni
fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona.
Chi vince io lo porrò
come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò
su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova
Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome.
Chi ha orecchi ascolti
ciò che lo Spirito dice alle chiese".
Filadelfia (oggi Alesheher, stazione ferroviaria Smirne-Karahissar) era,
come sardi, una città della Lidia data al commercio e distava 45 Km a sud
est di Sardi.
Il suo nome ricordava quello del suo fondatore Attalo Filadelfo re di
Pergamo ( 159-138 a C. ), ma ricorda anche l’amore fraterno (philadelphia).
Era situata sulle rive dei fiumi Cogamo e Tmolo ed era città fortificata.
Fu semidistrutta dal terremoto del 37 d.C., ma ricostruita, si mantenne
fino alla fine del 14° secolo, quando venne poi distrutta definitivamente da
Tamerlano.
La chiesa, ai tempi della scrittura dell’Apocalisse, sembra essere già una
chiesa formata e di una certa struttura anche se non si conosce chi vi portò
il messaggio e chi fu il pioniere.
Il distruttore di Filadelfia, Tamerlano (1336-1405 d.C.),
fu il fondatore della dinastia timuride, attiva in Asia Centrale e
nella Persia orientale
tra il 1370 e il 1507.
Da lui discese poi Babur (1483 - 1530), fondatore della
dinastia Mogol in India.
La sua origine era mongolo-turca, sebbene certamente nella sua tradizione culturale vi
fossero elementi della cultura persiana e di quella mongola.
Aspirava a riedificare l'impero mongolo, ma in realtà i colpi più
forti li inferse alla cosiddetta Orda d'Oro,
che non si riprese mai più.
Si considerava un ghazi,
ovvero un "Combattente per la Fede", ma le campagne più formidabili le
intraprese contro stati musulmani.
Personalmente non assunse mai altro titolo se non quello di emiro, o Grande
Emiro, come per ribadire costantemente il fatto che governava
soltanto in nome del Gran Khan dei mongoli.
Assunse peraltro anche il titolo di Khaghan.
Conquistò un vasto impero che
abbracciava le odierne nazioni centro-asiatiche dell'Uzbekistan, parte del Kazakistan, il Turkmenistan, laKirghizistan, l'Iran, e la Georgia. Sottomise l'India Tughlaq (1398-99),
il Sultanato mamelucco (1400)
e l'Anatolia ottomana arrivando
a sconfiggere i cavalieri di Rodi (1402-1403)
anche se queste ultime conquiste rimasero in mano ai Timuridi solo per pochi
anni, tornando agli antichi detentori subito dopo la morte di Timur nel
1405.
«All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi:
Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha
la chiave di Davide, colui che apre
e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre:
In opposizione alle
calunnie giudaiche che lo
dipingono come un impostore, Gesù si chiama il santo,
puro d'ogni male morale, il verace la cui parola è verità assoluta,
che è quel che disse di essere; e a conforto dei fedeli, ricorda con questi
titoli ch'egli adempirà fedelmente tutto quel che promette.
Il fatto che Gesù si presenta come il
Santo ed il
Vero, ci deve fare riflettere
su quali erano i bisogni di questa chiesa di Filadelfia.
Probabilmente la spiegazione la troviamo quando Egli dice:
ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non
lo sono, ma mentono, in qualche modo Gesù dovrà mettere alla prova il
messaggero della chiesa di Filadelfia, mandandogli dei falsi profeti, e per
questo Egli ricorda di essere il Santo
( il messo a parte ) e il Vero (
la verità assoluta ), ricordando quindi al messaggero ( e a chiunque ha
orecchi ), di mantenersi nella
separazione dal male e nella
Verità!
Come erede di Davide, come il vero re teocratico promesso,
il vero principe del popolo di Dio, il Davide ideale Gesù si presenta così!
Il fatto che Gesù sia l’erede del Davide ideale lo troviamo
profetizzato in molti passi dell’Antico Testamento:
“In quel giorno", dice
il SIGNORE degli eserciti, "io spezzerò il suo giogo dal tuo collo, e
romperò le tue catene; gli stranieri non ti faranno più loro schiavo; ma
quelli d'Israele serviranno il SIGNORE, il loro Dio, e Davide loro re,
che io susciterò loro.”
(Geremia 30:8-9)
Particolarmente
attinente con questa lettera sembrano essere i passi profetici di Ezechiele:
Perciò, così dice loro
il Signore, DIO: "Eccomi, io stesso giudicherò fra la pecora grassa e la
pecora magra.
Siccome voi avete
spinto con il fianco e con la spalla e avete cozzato con le corna tutte le
pecore deboli finché non le avete disperse e cacciate fuori, io salverò le mie pecore ed esse non saranno più abbandonate alla
rapina; giudicherò tra pecora e pecora.
Porrò sopra di esse un
solo pastore che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli
sarà il loro pastore.
Io, il SIGNORE, sarò il
loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro. Io, il
SIGNORE, ho parlato.
Stabilirò con esse un
patto di pace; farò sparire le bestie selvatiche dal paese; le mie pecore
abiteranno al sicuro nel deserto e dormiranno nelle foreste.
Farò in modo che esse e
i luoghi attorno al mio colle saranno una benedizione; farò scendere la
pioggia a suo tempo, e saranno piogge di benedizione.
L'albero dei campi darà
il suo frutto, e la terra darà i suoi prodotti.
Esse staranno al sicuro sul loro suolo e conosceranno che io
sono il SIGNORE, quando spezzerò le sbarre del loro giogo e le libererò
dalla mano di quelli che le tenevano schiave.
Non saranno più preda
delle nazioni; le bestie dei campi non le divoreranno più, ma se ne staranno
al sicuro, senza che nessuno più le spaventi.
Farò crescere per loro
una vegetazione rinomata; non saranno più consumate dalla fame nel paese e
non subiranno più gli oltraggi delle nazioni.
Conosceranno che io, il
SIGNORE, loro Dio, sono con loro, e che esse, la casa d'Israele, sono il mio
popolo", dice il Signore, DIO.
"Voi, pecore mie,
pecore del mio pascolo, siete uomini. Io sono il vostro Dio", dice il
Signore, DIO».
(Ezechiele 34:20-31)
Il mio servo Davide
sarà re sopra di loro ed essi avranno tutti un medesimo pastore; cammineranno secondo le mie prescrizioni, osserveranno le mie leggi,
le metteranno in pratica; abiteranno nel paese che io diedi al mio servo
Giacobbe, dove abitarono i vostri padri; vi abiteranno essi, i loro figli e
i figli dei loro figli per sempre; e il mio servo Davide sarà loro
principe per sempre.
Io farò con loro un
patto di pace: sarà un patto perenne con loro; li stabilirò fermamente, li
moltiplicherò, e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre; la mia
dimora sarà presso di loro; io sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo.
Le nazioni conosceranno
che io sono il SIGNORE che santifico Israele, quando il mio santuario sarà
per sempre in mezzo a loro"».
(Ezechiele 37:24-28)
Parlando della nascita di Gesù a Maria, l’angelo disse:
“Questi sarà grande e
sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono
di Davide, suo padre.”
(Luca 1:32)
Egli ha quindi
l'autorità di aprire l'entrata nel regno e quella di chiuderla,
in quanto Egli, e nessun altro, stabilisce le condizioni dell'entrata nel
suo regno e giudica in modo infallibile del loro adempimento o inadempimento
per parte degli individui.
Agli apostoli fu data l'autorità di dichiarare, con la
predicazione del Vangelo le condizioni dell'entrata nel regno e quella di
ammettere nella chiesa visibile, mediante il battesimo, i credenti in
Cristo, Giudei o pagani:
Gesù, replicando,
disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il
sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.
E anch'io ti dico: tu
sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'Ades
non la potranno vincere.
Io ti darò le chiavi
del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli,
e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli».
(Matteo 16:17-19)
Detto questo, soffiò su
di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo.
A chi perdonerete i
peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti».
(Giovanni 20:22-23)
Questa autorità, delegata per un periodo specifico alla
chiesa, non permette alla chiesa stessa di conoscere realmente, nel profondo
del cuore dell’altro uomo, la propria posizione davanti a Dio:
“Il Signore conosce
quelli che sono suoi.”
(2 Timoteo 2:19)
Per questo troviamo sempre le esortazioni a esaminare se
stessi, siamo solo noi che possiamo conoscere se siamo in Cristo o no:
Perciò, chiunque
mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole
verso il corpo e il sangue del Signore.
Ora ciascuno esamini se
stesso, e così mangi del pane e beva dal
calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se
stesso, se non discerne il corpo del Signore.
(1 Corinzi 27:29)
Nell'estendere il suo regno nel mondo, Cristo apre
all'attività missionaria dei suoi seguaci e ne affida la conquista a una
data porzione della sua Chiesa, o non c’è chi possa impedire l'esecuzione
dei suoi disegni.
"Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una
porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai
serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.
“Io conosco”, questa
dichiarazione che traduce in parole il senso del simbolo degli occhi simili
ad una fiamma di fuoco, è ripetuta letteralmente, o in termini equivalenti,
al principio di ognuna delle lettere.
Il concetto di “opere”,
riferito alla chiesa, racchiude il risultato della fede operante degli
appartenenti, sarebbe insensato parlare della “fede” della chiesa; la fede è
del singolo e si traduce in “opere”.
In tutta la Parola di
Dio non abbiamo un esempio di fede fine a se stessa che non si traduce in
“fede operante”.
Essendo Gesù il
detentore della “chiave di Davide”
Egli ha l’autorità di aprire e chiedere e pertanto usa l’immagine di una
porta.
Abbiamo l'immagine
stessa adoperata da Paolo quando scrive ad es. ai Corinzi:
“Rimarrò a Efeso fino alla
Pentecoste, perché qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro
efficace, e vi sono molti avversari.”
(1 Corinzi 16:8-9)
“Giunto a Troas per il vangelo di
Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore, ma non ero tranquillo nel mio
spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; così, congedatomi da loro,
partii per la Macedonia.”
(2 Corinzi 2:12-13)
… o quando,
prigioniero, domanda le preghiere dei Colossesi:
“Pregate nello stesso tempo anche per
noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo
annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero, e
che io lo faccia conoscere, parlandone come devo.”
(Colossesi 4:3-4)
Alla chiesa di
Filadelfia il Signore ha dato l'opportunità di compiere presso pagani e
presso Giudei della città o della regione, un'opera missionaria efficace che
gli avversari non potranno impedire,
perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai
rinnegato il mio nome.
Il fatto di avere poca
forza non è rimproverato dal Signore.
Anzi il Signore esalta
questa poca forza come segno di dote spirituale.
Ricordiamo le parole
del Signore:
“Beati i poveri in spirito,
perché di loro è il regno dei cieli.”
(Matteo 5:3)
O la dichiarazione di
Paolo:
“Per questo mi compiaccio in
debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor
di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.”
(2 Corinzi 12:10)
La ragione per cui, nell'esercizio della sua
autorità regale, Cristo ha aperto una porta all'attività missionaria della
chiesa, sta non nella sua forza numerica, o sociale o intellettuale o
finanziaria - la chiesa è poco numerosa, e probabilmente povera; ma
sta nella fedeltà sua all'evangelo, ch'essa ha serbato nella sua purezza e
non ha rinnegato in mezzo alle persecuzioni.
Dice letteralmente:
'perchè hai poca forza
e hai serbata...', che
torna a dire: e ciò nonostante, hai serbata...
Alla piccola chiesa
fedele il Signore concede non solo l'onore di lavorare all'estensione del
regno di Dio, ma garantisce vittorie segnalate sui suoi più accaniti
avversari.
Questa “porta
aperta” verso il mondo, è una espressione che significa “un’occasione di
testimonianza” ( espressione citata anche da Paolo in 1 Corinzi 16:8-9 e 2
Corinzi 2:12-13 ).
Il fatto che da una
chiesa, che ha “poca forza”
continui a serbare la Parola di Dio e non rinneghi il Suo Nome, è una grande
occasione di testimonianza.
“Dio ha scelto le cose deboli del
mondo per svergognare le forti.”
(1 Corinzi 1:27)
E’ quando constatiamo che abbiamo
poca forza che possiamo meglio confidare nella Forza del Signore!
Ed è proprio per questo motivo che:
Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono
di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a
prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato.
A Filadelfia come a Smirne i nemici più tenaci del
cristianesimo sono i Giudei, Giudei per discendenza carnale, ma non per lo
spirito che li anima che è quello di Satana, il gran nemico del regno di
Dio.
Se fossero come Natanaele
'Israeliti senza frode', imitatori d'Abramo che “salutò
da lontano” il giorno di Cristo, essi crederebbero nel Messia e si
unirebbero al popolo cristiano che costituisce l'Israele di Dio sotto il
nuovo Patto.
Cristo annuncia che una parte dei Giudei di Filadelfia si
convertirà e chiederà umilmente e con verace pentimento di far parte della
chiesa da loro prima calunniata e avversata.
Questo è il senso del loro venire e prostrarsi
dinanzi alla chiesa riconoscendo che essa è amata dal Signore, mentre essi
la maledicevano.
Le parole son tolte dalle promesse fatte alla Sion futura:
“I figli di quelli che ti avranno
oppressa verranno da te, abbassandosi; tutti quelli che ti avranno
disprezzata si prostreranno fino alla pianta dei tuoi piedi e ti chiameranno
la città del SIGNORE, la Sion del Santo d'Israele.”
(Isaia 60:14)
“I re saranno i tuoi
precettori e le loro regine saranno le tue balie; essi si inchineranno
davanti a te con la faccia a terra, lambiranno la polvere dei tuoi piedi; tu
riconoscerai che io sono il SIGNORE, che coloro che sperano in me non
saranno delusi».” (Isaia 49:23)
“Molti popoli vi accorreranno, e
diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di
Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi
sentieri».
(Isaia 2:3)
Così parla il SIGNORE degli eserciti:
"Verranno ancora dei popoli e gli abitanti di molte città; gli abitanti
dell'una andranno all'altra e diranno: 'Andiamo, andiamo a implorare il
favore del SIGNORE e a cercare il SIGNORE degli eserciti! Anch'io voglio
andare!' Molti popoli e nazioni potenti verranno a cercare il SIGNORE degli
eserciti a Gerusalemme e a implorare il favore del SIGNORE".
Così parla il SIGNORE
degli eserciti: "In quei giorni avverrà che dieci uomini di tutte le lingue
delle nazioni piglieranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: 'Noi
verremo con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi'"».
(Zaccaria 8:20-23)
L'atteggiamento umile di Saulo convertito che cerca di
unirsi ai discepoli di Cristo e si chiama il primo dei peccatori perchè ha
perseguitata la chiesa di Dio, rappresenta bene quello dei Giudei divenuti
cristiani a Filadelfia.
Il fatto che i nemici del Signore debbano riconoscere in
Filadelfia, la presenza del Signore ci riporta davanti alla dichiarazione di
Gesù:
“Da questo conosceranno
tutti che siete miei discepoli, se avete amore
( filadelfia ) gli uni per gli altri.” (Giovanni 13:35)
Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza,
anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo
intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra.
Siccome il messaggero ha osservato l’esortazione alla
costanza, il Signore promette di preservarlo dall’ora della tentazione ( non
della prova che serve a crescere, ma della tentazione che porterà alla
disfatta finale ).
I cristiani di Filadelfia avevano
serbata la Parola di Dio fedelmente quand'erano stati
perseguitati.
Come sempre, il premio è proporzionato alla prova superata,
pertanto il premio per la loro costanza nel
serbare è la promessa che il
Signore li 'serberà' (la
stessa parola di prima: τηρησω), che li guarderà dall'ora della
tentazione universale e più pericolosa che deve venir sul mondo.
La locuzione: ti guarderò da... può significare: ti
esenterò da quel gran cimento o più probabilmente: ti guarderò quando dovrai
passare attraverso quella prova e te ne trarrò fuori vittoriosa, ma altri
studiosi ritengono più corretta la traduzione ti “trarrò fuori”, appoggiando così la tesi che la chiesa di Filadelfia
non sarà presente durante la tribolazione.
Gesù chiede per i suoi, non che siano tolti dal mondo ma che
siano guardati o 'preservati dal
maligno' (τηρησης α. εκ του π.).
Per i cristiani fedeli l'ora della prova suprema sarà l'ora
della suprema vittoria grazie all'intercessione ed il potente aiuto di
Cristo; ma per gli ipocriti, i cristiani di nome, e tutti gl'increduli sarà
l'ora della disfatta.
Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché
nessuno ti tolga la tua corona.
La promessa del Ritorno di Cristo echeggia dalla prima
all'ultima pagina dell'Apocalisse, minaccia di rovina ai nemici, certezza di
liberazione ai fedeli.
Il “presto” è da
intendersi secondo la misura divina del tempo ( 2Pietro 3:8 ).
Quello che la chiesa deve fare è ritenere fermamente la
Parole di Dio per mezzo della fede, la sua fedeltà costante alla parola di
Cristo, la sua attività missionaria.
Se persevera fino alla fine nella nobile lotta, nessun
nemico la potrà privar della corona che è assicurata ai vincitori.
Solo la sua rilassatezza potrebbe fargliela perdere.
Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio,
ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il
nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da
presso il mio Dio) e il mio nuovo nome.
Ecco la promessa per
chi vince:
Una colonna nel tempio di Dio:
In Apocalisse 21:22 Giovanni dice della Gerusalemme celeste:
'Non vidi in essa alcun tempio',
perchè la città intera è piena della gloriosa presenza di Dio, è tutta
quanta un tempio.
Altrove si legge che la Chiesa
è la casa, il tempio
spirituale di Dio ( 1Corinzi 3:16-17; 1Timoteo 3:15; 1Pietro 2:5 ) e si
parla di servitori privilegiati del Vangelo come di 'colonne' ( Galati 2:9 ).
Tenendo conto di ciò la promessa qui fatta a chi vince viene
a significare gli darò un posto di stabilità nella Chiesa gloriosa
dell'avvenire.
A chi è fedele nelle piccole cose di quaggiù, ne sono
affidate delle grandi lassù.
A chi è stato fermo nella fede e nel serbare, nella
costanza, sarà una colonna del tempio! Cos’è più stabile di una
colonna?
Ricordiamoci delle parole di Gesù nella parabola dei
talenti:
“Va bene, servo buono e
fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra
nella gioia del tuo Signore…”
(Matteo 25:21 e 23)
…ed Egli non ne uscirà mai più
Il garante di questa espressione è Colui che “ha la chiave”
e se Lui chiude nessuno apre e se Lui apre nessuno chiude.
Lo stato di perfezione celeste raggiunto è uno stato
permanente, non più soggetto a pericoli, a insidie od assalti nemici: dalla
presenza e dalla comunione del suo Dio il vincitore non uscirà mai più.
Il nome inciso sulla
colonna:
In Apocalisse 22:4 si
legge dei servitori di Dio che essi
'vedranno la sua faccia e avranno in fronte il suo nome' e in Apocalisse
14:1 i redenti sul monte Sion hanno
il nome dell'Agnello o il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti.
E, questo il segno
visibile che essi appartengono a Dio per sempre.
Anche il nome della
città scritta sul redento è il segno che egli è legittimo cittadino di
essa.
La santa città, la
nuova Gerusalemme è chiamata in Apocalisse 21:3 il tabernacolo di Dio con
gli uomini. 'Egli abiterà con loro ed
essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio'.
(cfr. Apocalisse 21-22)
Essa è l'emblema del
popolo di Dio pervenuto allo stato perfetto e glorioso.
Ad essa appartengono i
credenti non solo dell'antico Israele ma d'ogni popolo e tribù come già era
predetto nei profeti. ( cfr. Isaia 56:60; Galati 4:26; Ebrei 12:22 e segg. )
Anche Gesù Cristo avrà un nuovo Nome e anche questo sarà
scritto sui redenti fedeli, è scritto che Egli viene a giudicar le genti si
dice, Apocalisse 19:12, e che «portava
scritto un nome che nessuno conosce fuorchè lui».
Questo nome quindi non è nè «il Fedele e il Verace», né 'la
Parola di Dio' nè 'il Re dei Re'
che son mentovati in Apocalisse 19:11,13,16, nè alcuno degli altri nomi
ricordati nel Nuovo Testamento.
A coloro che non hanno rinnegato il Suo Nome, Egli da il
diritto di portare inciso su loro il Suo Nome.
È un nome che si addice al Salvatore dopo ch'egli è giunto a
distruggere fin l'ultimo nemico suo e di Dio 1Corinzi 15:24-28; Apocalisse
20:10,14.
Questo nome del Re vittorioso sarà scritto su coloro ch'egli
ha riscattati e condotti al cielo.
Poiché i credenti si sono identificati con Cristo attraverso
la fede, anche Egli si identificherà con loro.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
L’avvertimento finale,
presente in tutte le lettere alle sette chiese, richiama l’attenzione di
chiunque è in grado di ascoltare, pertanto va oltre i destinatari della
singola chiesa alla quale è indirizzato il messaggio.
Ciascun messaggio
esprime il pensiero di Cristo di fronte allo stato particolare della chiesa
cui è rivolto; ma ognuno che abbia orecchio per udire cose spirituali, saprà
applicare al proprio stato gli incoraggiamenti, le esortazioni, i biasimi e
le promesse contenute nella varie lettere.
I messaggi sono parola
di Cristo: “ Queste cose dice Colui…
“ e sono ugualmente Parola dello Spirito Santo: “
ciò che lo Spirito dice alle chiese “.
Un ammaestramento che
possiamo trarre dalla lettera al messaggero della chiesa di Filadelfia è
quello che non è importante avere “forza”, che sia numerica, intellettuale o
di altri valori che appagano gli occhi umani, quello che conta è l’essere
fedeli, è il serbare la Parola di Dio.