La lettera alla chiesa di Filadelfia

LA CHIESA FEDELE

 

«All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi:

Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre:

"Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.

Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato.

Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra.

Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona.

Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome.

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".

APOCALISSE 3:7-13

Filadelfia (oggi Alesheher, stazione ferroviaria Smirne-Karahissar) era, come sardi, una città della Lidia data al commercio e distava 45 Km a sud est di Sardi.

Il suo nome ricordava quello del suo fondatore Attalo Filadelfo re di Pergamo ( 159-138 a C. ), ma ricorda anche l’amore fraterno (philadelphia).

Era situata sulle rive dei fiumi Cogamo e Tmolo ed era città fortificata.

Fu semidistrutta dal terremoto del 37 d.C., ma ricostruita, si mantenne fino alla fine del 14° secolo, quando venne poi distrutta definitivamente da Tamerlano.

La chiesa, ai tempi della scrittura dell’Apocalisse, sembra essere già una chiesa formata e di una certa struttura anche se non si conosce chi vi portò il messaggio e chi fu il pioniere.

Il distruttore di Filadelfia, Tamerlano (1336-1405 d.C.),  fu il fondatore della dinastia timuride, attiva in Asia Centrale e nella Persia orientale tra il 1370 e il 1507.

Da lui discese poi Babur (1483 - 1530), fondatore della dinastia Mogol in India.

La sua origine era mongolo-turca, sebbene certamente nella sua tradizione culturale vi fossero elementi della cultura persiana e di quella mongola.

Aspirava a riedificare l'impero mongolo, ma in realtà i colpi più forti li inferse alla cosiddetta Orda d'Oro, che non si riprese mai più.

Si considerava un ghazi, ovvero un "Combattente per la Fede", ma le campagne più formidabili le intraprese contro stati musulmani.

Personalmente non assunse mai altro titolo se non quello di emiro, o Grande Emiro, come per ribadire costantemente il fatto che governava soltanto in nome del Gran Khan dei mongoli.

Assunse peraltro anche il titolo di Khaghan.

Conquistò un vasto impero che abbracciava le odierne nazioni centro-asiatiche dell'Uzbekistan, parte del Kazakistan, il Turkmenistan, laKirghizistan, l'Iran, e la Georgia. Sottomise l'India Tughlaq (1398-99), il Sultanato mamelucco (1400) e l'Anatolia ottomana arrivando a sconfiggere i cavalieri di Rodi (1402-1403) anche se queste ultime conquiste rimasero in mano ai Timuridi solo per pochi anni, tornando agli antichi detentori subito dopo la morte di Timur nel 1405.

«All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi:

Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre:

In opposizione alle calunnie giudaiche che lo dipingono come un impostore, Gesù si chiama il santo, puro d'ogni male morale, il verace la cui parola è verità assoluta, che è quel che disse di essere; e a conforto dei fedeli, ricorda con questi titoli ch'egli adempirà fedelmente tutto quel che promette.

Il fatto che Gesù si presenta come il Santo ed il Vero, ci deve fare riflettere su quali erano i bisogni di questa chiesa di Filadelfia.

Probabilmente la spiegazione la troviamo quando Egli dice: ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono, in qualche modo Gesù dovrà mettere alla prova il messaggero della chiesa di Filadelfia, mandandogli dei falsi profeti, e per questo Egli ricorda di essere il Santo ( il messo a parte ) e il Vero ( la verità assoluta ), ricordando quindi al messaggero ( e a chiunque ha orecchi ), di mantenersi nella separazione dal male e nella Verità!

Come erede di Davide, come il vero re teocratico promesso, il vero principe del popolo di Dio, il Davide ideale Gesù si presenta così!

Il fatto che Gesù sia l’erede del Davide ideale lo troviamo profetizzato in molti passi dell’Antico Testamento:

“In quel giorno", dice il SIGNORE degli eserciti, "io spezzerò il suo giogo dal tuo collo, e romperò le tue catene; gli stranieri non ti faranno più loro schiavo; ma quelli d'Israele serviranno il SIGNORE, il loro Dio, e Davide loro re, che io susciterò loro.” (Geremia 30:8-9)

 

Particolarmente attinente con questa lettera sembrano essere i passi profetici di Ezechiele:

Perciò, così dice loro il Signore, DIO: "Eccomi, io stesso giudicherò fra la pecora grassa e la pecora magra.

Siccome voi avete spinto con il fianco e con la spalla e avete cozzato con le corna tutte le pecore deboli finché non le avete disperse e cacciate fuori, io salverò le mie pecore ed esse non saranno più abbandonate alla rapina; giudicherò tra pecora e pecora.

Porrò sopra di esse un solo pastore che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli sarà il loro pastore.

Io, il SIGNORE, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro. Io, il SIGNORE, ho parlato.

Stabilirò con esse un patto di pace; farò sparire le bestie selvatiche dal paese; le mie pecore abiteranno al sicuro nel deserto e dormiranno nelle foreste.

Farò in modo che esse e i luoghi attorno al mio colle saranno una benedizione; farò scendere la pioggia a suo tempo, e saranno piogge di benedizione.

L'albero dei campi darà il suo frutto, e la terra darà i suoi prodotti.

Esse staranno al sicuro sul loro suolo e conosceranno che io sono il SIGNORE, quando spezzerò le sbarre del loro giogo e le libererò dalla mano di quelli che le tenevano schiave.

Non saranno più preda delle nazioni; le bestie dei campi non le divoreranno più, ma se ne staranno al sicuro, senza che nessuno più le spaventi.

Farò crescere per loro una vegetazione rinomata; non saranno più consumate dalla fame nel paese e non subiranno più gli oltraggi delle nazioni.

Conosceranno che io, il SIGNORE, loro Dio, sono con loro, e che esse, la casa d'Israele, sono il mio popolo", dice il Signore, DIO.

"Voi, pecore mie, pecore del mio pascolo, siete uomini. Io sono il vostro Dio", dice il Signore, DIO».

(Ezechiele 34:20-31)

Il mio servo Davide sarà re sopra di loro ed essi avranno tutti un medesimo pastore; cammineranno secondo le mie prescrizioni, osserveranno le mie leggi, le metteranno in pratica; abiteranno nel paese che io diedi al mio servo Giacobbe, dove abitarono i vostri padri; vi abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli per sempre; e il mio servo Davide sarà loro principe per sempre.

Io farò con loro un patto di pace: sarà un patto perenne con loro; li stabilirò fermamente, li moltiplicherò, e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre; la mia dimora sarà presso di loro; io sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo.

Le nazioni conosceranno che io sono il SIGNORE che santifico Israele, quando il mio santuario sarà per sempre in mezzo a loro"».

(Ezechiele 37:24-28)

 

Parlando della nascita di Gesù a Maria, l’angelo disse:

“Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.” (Luca 1:32)

 Egli ha quindi l'autorità di aprire l'entrata nel regno e quella di chiuderla, in quanto Egli, e nessun altro, stabilisce le condizioni dell'entrata nel suo regno e giudica in modo infallibile del loro adempimento o inadempimento per parte degli individui.

Agli apostoli fu data l'autorità di dichiarare, con la predicazione del Vangelo le condizioni dell'entrata nel regno e quella di ammettere nella chiesa visibile, mediante il battesimo, i credenti in Cristo, Giudei o pagani:

Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.

E anch'io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'Ades non la potranno vincere.

Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli». (Matteo 16:17-19)

Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo.

A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti».

(Giovanni 20:22-23)

Questa autorità, delegata per un periodo specifico alla chiesa, non permette alla chiesa stessa di conoscere realmente, nel profondo del cuore dell’altro uomo, la propria posizione davanti a Dio:

“Il Signore conosce quelli che sono suoi.” (2 Timoteo 2:19)

Per questo troviamo sempre le esortazioni a esaminare se stessi, siamo solo noi che possiamo conoscere se siamo in Cristo o no:

Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.

Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore.

(1 Corinzi 27:29)

Nell'estendere il suo regno nel mondo, Cristo apre all'attività missionaria dei suoi seguaci e ne affida la conquista a una data porzione della sua Chiesa, o non c’è chi possa impedire l'esecuzione dei suoi disegni.

 

 

"Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.

“Io conosco”, questa dichiarazione che traduce in parole il senso del simbolo degli occhi simili ad una fiamma di fuoco, è ripetuta letteralmente, o in termini equivalenti, al principio di ognuna delle lettere.

Il concetto di “opere”, riferito alla chiesa, racchiude il risultato della fede operante degli appartenenti, sarebbe insensato parlare della “fede” della chiesa; la fede è del singolo e si traduce in “opere”.

In tutta la Parola di Dio non abbiamo un esempio di fede fine a se stessa che non si traduce in “fede operante”.

Essendo Gesù il detentore della “chiave di Davide” Egli ha l’autorità di aprire e chiedere e pertanto usa l’immagine di una porta.

Abbiamo l'immagine stessa adoperata da Paolo quando scrive ad es. ai Corinzi:

“Rimarrò a Efeso fino alla Pentecoste, perché qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace, e vi sono molti avversari.” (1 Corinzi 16:8-9)

“Giunto a Troas per il vangelo di Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore, ma non ero tranquillo nel mio spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; così, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.” (2 Corinzi 2:12-13)

… o quando, prigioniero, domanda le preghiere dei Colossesi:

“Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero, e che io lo faccia conoscere, parlandone come devo.” (Colossesi 4:3-4)

Alla chiesa di Filadelfia il Signore ha dato l'opportunità di compiere presso pagani e presso Giudei della città o della regione, un'opera missionaria efficace che gli avversari non potranno impedire, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.

Il fatto di avere poca forza non è rimproverato dal Signore.

Anzi il Signore esalta questa poca forza come segno di dote spirituale.

Ricordiamo le parole del Signore:

“Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.” (Matteo 5:3)

O la dichiarazione di Paolo:

“Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.” (2 Corinzi 12:10)

La ragione per cui, nell'esercizio della sua autorità regale, Cristo ha aperto una porta all'attività missionaria della chiesa, sta non nella sua forza numerica, o sociale o intellettuale o finanziaria - la chiesa è poco numerosa, e probabilmente povera; ma sta nella fedeltà sua all'evangelo, ch'essa ha serbato nella sua purezza e non ha rinnegato in mezzo alle persecuzioni.

Dice letteralmente: 'perchè hai poca forza e hai serbata...', che torna a dire: e ciò nonostante, hai serbata...

Alla piccola chiesa fedele il Signore concede non solo l'onore di lavorare all'estensione del regno di Dio, ma garantisce vittorie segnalate sui suoi più accaniti avversari.

Questa “porta aperta” verso il mondo, è una espressione che significa “un’occasione di testimonianza” ( espressione citata anche da Paolo in 1 Corinzi 16:8-9 e 2 Corinzi 2:12-13 ).

Il fatto che da una chiesa, che ha “poca forza” continui a serbare la Parola di Dio e non rinneghi il Suo Nome, è una grande occasione di testimonianza.

“Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti.” (1 Corinzi 1:27)

 

E’ quando constatiamo che abbiamo poca forza che possiamo meglio confidare nella Forza del Signore!

Ed è proprio per questo motivo che:

 

Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato.

A Filadelfia come a Smirne i nemici più tenaci del cristianesimo sono i Giudei, Giudei per discendenza carnale, ma non per lo spirito che li anima che è quello di Satana, il gran nemico del regno di Dio.

Se fossero come Natanaele 'Israeliti senza frode', imitatori d'Abramo che “salutò da lontano” il giorno di Cristo, essi crederebbero nel Messia e si unirebbero al popolo cristiano che costituisce l'Israele di Dio sotto il nuovo Patto.

Cristo annuncia che una parte dei Giudei di Filadelfia si convertirà e chiederà umilmente e con verace pentimento di far parte della chiesa da loro prima calunniata e avversata.

Questo è il senso del loro venire e prostrarsi dinanzi alla chiesa riconoscendo che essa è amata dal Signore, mentre essi la maledicevano.

Le parole son tolte dalle promesse fatte alla Sion futura:

“I figli di quelli che ti avranno oppressa verranno da te, abbassandosi; tutti quelli che ti avranno disprezzata si prostreranno fino alla pianta dei tuoi piedi e ti chiameranno la città del SIGNORE, la Sion del Santo d'Israele.” (Isaia 60:14)

I re saranno i tuoi precettori e le loro regine saranno le tue balie; essi si inchineranno davanti a te con la faccia a terra, lambiranno la polvere dei tuoi piedi; tu riconoscerai che io sono il SIGNORE, che coloro che sperano in me non saranno delusi».” (Isaia 49:23)

“Molti popoli vi accorreranno, e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri».

(Isaia 2:3)

Così parla il SIGNORE degli eserciti: "Verranno ancora dei popoli e gli abitanti di molte città; gli abitanti dell'una andranno all'altra e diranno: 'Andiamo, andiamo a implorare il favore del SIGNORE e a cercare il SIGNORE degli eserciti! Anch'io voglio andare!' Molti popoli e nazioni potenti verranno a cercare il SIGNORE degli eserciti a Gerusalemme e a implorare il favore del SIGNORE".

Così parla il SIGNORE degli eserciti: "In quei giorni avverrà che dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni piglieranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: 'Noi verremo con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi'"». (Zaccaria 8:20-23)

L'atteggiamento umile di Saulo convertito che cerca di unirsi ai discepoli di Cristo e si chiama il primo dei peccatori perchè ha perseguitata la chiesa di Dio, rappresenta bene quello dei Giudei divenuti cristiani a Filadelfia.

Il fatto che i nemici del Signore debbano riconoscere in Filadelfia, la presenza del Signore ci riporta davanti alla dichiarazione di Gesù:

“Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore ( filadelfia ) gli uni per gli altri.” (Giovanni 13:35)

 

Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra.

 

Siccome il messaggero ha osservato l’esortazione alla costanza, il Signore promette di preservarlo dall’ora della tentazione ( non della prova che serve a crescere, ma della tentazione che porterà alla disfatta finale ).

I cristiani di Filadelfia avevano serbata la Parola di Dio fedelmente quand'erano stati perseguitati.

Come sempre, il premio è proporzionato alla prova superata, pertanto il premio per la loro costanza nel serbare è la promessa che il Signore li 'serberà' (la stessa parola di prima: τηρησω), che li guarderà dall'ora della tentazione universale e più pericolosa che deve venir sul mondo.

La locuzione: ti guarderò da... può significare: ti esenterò da quel gran cimento o più probabilmente: ti guarderò quando dovrai passare attraverso quella prova e te ne trarrò fuori vittoriosa, ma altri studiosi ritengono più corretta la traduzione ti “trarrò fuori”, appoggiando così la tesi che la chiesa di Filadelfia non sarà presente durante la tribolazione.

Gesù chiede per i suoi, non che siano tolti dal mondo ma che siano guardati o 'preservati dal maligno' (τηρησης α. εκ του π.).

Per i cristiani fedeli l'ora della prova suprema sarà l'ora della suprema vittoria grazie all'intercessione ed il potente aiuto di Cristo; ma per gli ipocriti, i cristiani di nome, e tutti gl'increduli sarà l'ora della disfatta.

 

Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona.

La promessa del Ritorno di Cristo echeggia dalla prima all'ultima pagina dell'Apocalisse, minaccia di rovina ai nemici, certezza di liberazione ai fedeli.

Il “presto” è da intendersi secondo la misura divina del tempo ( 2Pietro 3:8 ).

Quello che la chiesa deve fare è ritenere fermamente la Parole di Dio per mezzo della fede, la sua fedeltà costante alla parola di Cristo, la sua attività missionaria.

Se persevera fino alla fine nella nobile lotta, nessun nemico la potrà privar della corona che è assicurata ai vincitori.

Solo la sua rilassatezza potrebbe fargliela perdere.

 

Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio) e il mio nuovo nome.

Ecco la promessa per chi vince:

 

Una colonna nel tempio di Dio:

In Apocalisse 21:22 Giovanni dice della Gerusalemme celeste: 'Non vidi in essa alcun tempio', perchè la città intera è piena della gloriosa presenza di Dio, è tutta quanta un tempio.

Altrove si legge che la Chiesa è la casa, il tempio spirituale di Dio ( 1Corinzi 3:16-17; 1Timoteo 3:15; 1Pietro 2:5 ) e si parla di servitori privilegiati del Vangelo come di 'colonne' ( Galati 2:9 ).

Tenendo conto di ciò la promessa qui fatta a chi vince viene a significare gli darò un posto di stabilità nella Chiesa gloriosa dell'avvenire.

A chi è fedele nelle piccole cose di quaggiù, ne sono affidate delle grandi lassù.

A chi è stato fermo nella fede e nel serbare, nella costanza, sarà una colonna del tempio! Cos’è più stabile di una colonna?

Ricordiamoci delle parole di Gesù nella parabola dei talenti:

“Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore…” (Matteo 25:21 e 23)

 

…ed Egli non ne uscirà mai più

Il garante di questa espressione è Colui che “ha la chiave” e se Lui chiude nessuno apre e se Lui apre nessuno chiude.

Lo stato di perfezione celeste raggiunto è uno stato permanente, non più soggetto a pericoli, a insidie od assalti nemici: dalla presenza e dalla comunione del suo Dio il vincitore non uscirà mai più.

Il nome inciso sulla colonna:

In Apocalisse 22:4 si legge dei servitori di Dio che essi 'vedranno la sua faccia e avranno in fronte il suo nome' e in Apocalisse 14:1 i redenti sul monte Sion hanno il nome dell'Agnello o il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti.

E, questo il segno visibile che essi appartengono a Dio per sempre.

Anche il nome della città scritta sul redento è il segno che egli è legittimo cittadino di essa.

La santa città, la nuova Gerusalemme è chiamata in Apocalisse 21:3 il tabernacolo di Dio con gli uomini. 'Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio'. (cfr. Apocalisse 21-22)

Essa è l'emblema del popolo di Dio pervenuto allo stato perfetto e glorioso.

Ad essa appartengono i credenti non solo dell'antico Israele ma d'ogni popolo e tribù come già era predetto nei profeti. ( cfr. Isaia 56:60; Galati 4:26; Ebrei 12:22 e segg. )

Anche Gesù Cristo avrà un nuovo Nome e anche questo sarà scritto sui redenti fedeli, è scritto che Egli viene a giudicar le genti si dice, Apocalisse 19:12, e che «portava scritto un nome che nessuno conosce fuorchè lui».

Questo nome quindi non è nè «il Fedele e il Verace», né 'la Parola di Dio''il Re dei Re' che son mentovati in Apocalisse 19:11,13,16, nè alcuno degli altri nomi ricordati nel Nuovo Testamento.

A coloro che non hanno rinnegato il Suo Nome, Egli da il diritto di portare inciso su loro il Suo Nome.

È un nome che si addice al Salvatore dopo ch'egli è giunto a distruggere fin l'ultimo nemico suo e di Dio 1Corinzi 15:24-28; Apocalisse 20:10,14.

Questo nome del Re vittorioso sarà scritto su coloro ch'egli ha riscattati e condotti al cielo.

Poiché i credenti si sono identificati con Cristo attraverso la fede, anche Egli si identificherà con loro.

 

Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

L’avvertimento finale, presente in tutte le lettere alle sette chiese, richiama l’attenzione di chiunque è in grado di ascoltare, pertanto va oltre i destinatari della singola chiesa alla quale è indirizzato il messaggio.

Ciascun messaggio esprime il pensiero di Cristo di fronte allo stato particolare della chiesa cui è rivolto; ma ognuno che abbia orecchio per udire cose spirituali, saprà applicare al proprio stato gli incoraggiamenti, le esortazioni, i biasimi e le promesse contenute nella varie lettere.

I messaggi sono parola di Cristo: “ Queste cose dice Colui… “ e sono ugualmente Parola dello Spirito Santo: “ ciò che lo Spirito dice alle chiese “.

Un ammaestramento che possiamo trarre dalla lettera al messaggero della chiesa di Filadelfia è quello che non è importante avere “forza”, che sia numerica, intellettuale o di altri valori che appagano gli occhi umani, quello che conta è l’essere fedeli, è il serbare la Parola di Dio.

 

Gianni Marinuzzi