La lettera alla chiesa di Pergamo
LA CHIESA ATTACCATA DAL SUO INTERNO
«All'angelo della chiesa di Pergamo
scrivi:
Queste cose dice colui che ha la
spada affilata a due tagli:
"Io conosco dove tu abiti, cioè là
dov'è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai
rinnegato la fede in me, neppure ai giorni di Antipa, il mio fedele
testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita.
Ma ho qualcosa contro di te: hai
alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il
modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni
sacrificate agli idoli e a fornicare.
Così anche tu hai alcuni che
professano similmente la dottrina dei Nicolaiti.
Ravvediti dunque, altrimenti fra poco
verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo
Spirito dice alle chiese.
A chi vince io darò della manna
nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che
nessuno conosce, se non colui che lo riceve".
APOCALISSE 2:12-17
La città di Pergamo (
oggi Bergamah ), era una importante città della Misia a circa 40 Km da
Smirne, nell’interno della regione.
In età romana Pergamo fu una città prospera, famosa per l’attività dei
ceramisti, la produzione di unguenti e di pergamene, che prendono il nome
dalla città.
Qui nacque la
“pergamena” che sostituì il papiro egizio.
La città era famosa per
la sua cultura, aveva al suo interno una enorme biblioteca di 220.000
volumi.
A Pergamo c’era una
concentrazione incredibile di culti pagani.
Nel 29 a.C. Cesare
Augusto autorizzò la costruzione di un tempio dedicato a lui, che fu il
principio del culto degli imperatori.
A Pergamo fu adorato
Traiano, Dionisio o Bacco, Zeus e Esculapio ( il dio della salute, adorato
sotto la forma di un serpente su una verga, rifletti sul simbolo della
sanità di oggi ).
Presso la città aveva
sede un importantissimo santuario di
Esculapio, rinomato per la capacità
taumaturgiche dei suoi sacerdoti ed importante sede di pellegrinaggi
provenienti da tutta la Grecia.
In questa città era
presente l'Altare di Zeus,
uno degli edifici più famosi e uno dei capolavori dell'arte ellenistica.
Fu fatto edificare da
Eumene II in onore di
Zeus Sóter e Atena Nikephòros (Zeus salvatore e
Atena portatrice di vittoria) per celebrare la vittoria sui
Galati.
La realizzazione
dell'altare fu iniziata sotto il regno di re
Eumene II (197-159 a.C.) e, in seguito alla sua morte,
continuata dal successore e fratello
Attalo II.
L'opera si poneva come
conferma definitiva della vittoria di Pergamo sui rivali, i
Galati, nel 166 a.C. sotto il regno appunto di
Eumene II.
Nel periodo compreso
tra il
166 a.C. e il
156 a.C., l'altare fu quasi totalmente
completato, nonostante il re
Prusia II di
Bitinia, intorno al 156 a.C., attaccasse la
città.
Varie iscrizioni
ricordano la presenza nel cantiere di numerosi artisti, pergameni, ateniesi
e forse
rodi. Evidente è però che un unico maestro
sovraintese l'opera, dando una visione unitaria a tutto il complesso
decorativo.
Su chi possa essere si
possono solo fare ipotesi non riscontrabili da dati oggettivi. È stato fatto
il nome di
Firomaco, artista attico, che le fonti
antiche ricordano come uno dei sette più grandi scultori greci. Questa
ipotesi, secondo alcuni, troverebbe una conferma stilistica in alcune scene,
dove l'impostazione di
Zeus e
Atena che combattono, ad esempio, ricorda quella di
Atena e
Poseidon nel
frontone
occidentale del Partenone di
Fidia.
Vi sono stati letti
anche contorni politici, sociali e religiosi: l'accomunare infatti i
pergameni agli ateniesi riaffermava l'appartenenza dei due popoli a un'unica
stirpe, con gli stessi valori e la stessa cultura.
Sui terrazzamenti
dell'acropoli di Pergamo, che dai suoi 330 metri d'altezza dominava la valle
del
Caico,
l'altare si levava scenografico e imponente, con una struttura molto
originale.
In pianta l'altare ha
una forma quadrangolare, con la facciata, rivolta alla vallata, mossa da una
scalinata centrale, larga quasi venti metri, e da due
avancorpi, creanti una sorta di forma a
"U".
In
alzato la struttura era rialzata di cinque
gradini, dopo i quali si alzava il
basamento, alto circa 4 metri, lungo il
quale si sviluppava il "grande fregio" continuo con la
Gigantomachia.
Si accedeva al livello
superiore tramite la scalinata centrale, appunto, ed esso consisteva in un
grande vano, alto circa sei metri, circondato da un colonnato
ionico continuo, che proseguiva anche lungo
gli avancorpi.
All'interno del vano
correva lungo tutte le pareti un secondo colonnato, fatto a coppie di
colonne unite da un'anima muraria.
L'altare vero e proprio
si trovava al centro e su di esso si trovava il "piccolo fregio", con le
Storie di
Telefo, figlio di
Eracle e mitico fondatore della città.
Il fregio, lungo ben
120 m e scolpito su pannelli alti 228 cm e larghi circa 70-100 cm ciascuno,
rappresenta la mitica battaglia condotta dalle divinità dell'Olimpo contro i
Giganti,
esseri mostruosi figli del Cielo e della Terra che avevano osato sfidare la
sovranità di
Zeus dando l'assalto alla dimora divina.
Nelle scene erano
trasposti inoltre anche i recenti fatti della guerra appena vinta contro i
barbari Galati. L'identificazione di questi ultimi non è casuale: fonti
attestano infatti che per incutere timore ai nemici, i Galati usassero
acconciarsi i capelli in piccole ciocche rigide, frizionandoli con un
impasto di gesso, chiamato tìtanos,
da cui l'ulteriore similitudine al termine
Titànes, i
Titani,
simili ai giganti.
La decorazione seguiva
un programma erudito, elaborato probabilmente dai filologi della Biblioteca
di Pergamo.
Se nella parte
orientale i Giganti lottano infatti con le tradizionali divinità olimpiche,
nei restanti lati un folto gruppo di divinità minori affollava le scene: a
nord gli dei della notte, a sud gli dei della luce, a ovest le divinità
marine e
Dioniso.
Dall’esame del fregio
si può notare, in quasi tutte le fasi la presenza di serpenti che
sovrintendono le scene.
Questa struttura verrà
definita nella lettera il “trono di satana”.
In questa città vi era una chiesa florida a cui lo Spirito Santo invia una
lettera, che abbiamo appena letto.
«All'angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha
la spada affilata a due tagli.»
La presentazione di
Cristo alla chiesa di Pergamo è quella di Colui che ha la spada affilata a
due tagli, visione di Giovanni nella precedente descrizione di Apocalisse
1:16.
Infatti la parola di Dio è
vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio,
e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle
midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.
E non v'è nessuna creatura che possa
nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e
scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto.
( Ebrei 4:12-13 )
Questa presentazione fa
presumere sostanzialmente due situazioni:
-
che è Egli è pronto a
difendere la Sua Chiesa da qualsiasi attacco:
Gesù è Colui che con la
spada a due tagli è pronto a difendere la Sua chiesa dagli attacchi esterni,
essendo presso il “trono di satana”, la chiesa si deve sentire al sicuro
dagli attacchi esterni.
-
che è necessario un
intervento di separazione di cose all’interno di questa Chiesa:
La spada a due tagli è quella che
penetra fino a dividere l'anima
dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i
pensieri del cuore, questo è molto significativo, solo con la Parola
di Dio possiamo riuscire a separare i “nostri pensieri” dettati dalla nostra
anima, dai “pensieri di Dio” che ci suggerisce lo Spirito Santo.
Solo con l’uso di questa spada riusciamo a separare
“la nostra volontà” dalla “volontà di Dio”, in quanto dobbiamo sempre
ricordare che il cuore è ingannevole
più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno ( Geremia 17:9 ).
Il fatto che il Signore si
presenta a questa chiesa come “Colui
che ha la spada affilata a due tagli”, ci porta quindi a comprendere che
in questa chiesa c’era un qualcosa, un pensiero, una dottrina che si stava
aggrappando alla chiesa, come un tumore che si diffondeva all’interno del
corpo ed era giunto il momento di intervenire chirurgicamente.
Il compito di questo
“intervento” era del messaggero, il quale evidentemente “tollerava” questa
situazione in nome di “un’unità a tutti i costi”, ma questo, non era
evidentemente il pensiero di Dio, se il messaggero non si ravvederà
provvedendo a combattere la dottrina di perdizione, interverrà direttamente
il Signore con un intervento “divino”.
Io conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu
rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai
giorni di Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana
abita.
Questa chiesa “abitava” in un
luogo quanto mai negativo: “Io conosco
dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana.”
In sostanza, questa chiesa aveva perso la propria caratteristica di chiesa
che andava controcorrente, scegliendo piuttosto di vivere comodamente in un
luogo in cui Satana regnava.
Anche Lot, aveva abbandonato la vita pastorale dello zio Abraamo,
preferendo di abitare in Sodoma: la fine della sua famiglia fu quanto mai
tragica! (leggi Genesi 19).
In questa chiesa vi erano alcuni cristiani che erano rimasti fedeli a Gesù
Cristo, un po’ come Lot che soffriva per la depravazione di Sodoma, la città
in cui abitava.
Ma evidentemente ve ne erano molti altri che avevano scelto una situazione
più accomodante:
“Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di
Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele,
inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare.”
Nella chiesa vi erano nelle persone che avevano insegnato ai cristiani ad
adattarsi agli usi e costumi del mondo, cadendo nei peccati di idolatria e
di fornicazione. In sostanza, la chiesa aveva scelto la via più facile, una
via che l’avrebbe condotta velocemente alla decadenza totale.
“Io conosco”, questa dichiarazione che traduce in
parole il senso del simbolo degli occhi simili ad una fiamma di fuoco, è
ripetuta letteralmente, o in termini equivalenti, al principio di ognuna
delle lettere.
Il riferimento al trono
di satana è quello già descritto nella presentazione.
Pur abitando nella
città ove è presente questa potenza maligna, la chiesa di Pergamo è rimasta
fedele al Nome di Dio e non ha rinnegato la fede, neppure davanti alla
feroce persecuzione sfociata nell’uccisione di questo cristiano Antipa (il
nome significa “contro tutti”) del quale non sappiamo molto oggi, ma che
sicuramente sarà grandemente onorato nel regno di Dio.
Vi sono dei luoghi
sulla terra, dove la presenza di satana si avverte di più, dove ha dei
troni, oscurando in modo più eclatante la mente degli uomini senza Dio, e
corrompendo in modo più esplicito i costumi, opponendosi alla verità ed a
coloro che la predicano e la vivono.
Portare l’Evangelo in
questi posti richiede molto coraggio e non è sempre facile tenere accesa la
fiaccola della testimonianza e della fede.
Gesù Cristo conosce a
fondo queste difficoltà, infonde loro coraggio, conosce le tentazioni, i
tuoi pericoli, non temere, sii fedele, risplenda la tua luce, continua a
compiere il tuo mandato di sale della terra.
Presentandosi come
Colui che ha la spada a due tagli, si presenta anche come protettore dei
credenti, pronto ad intervenire in loro soccorso.
Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di
Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele,
inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare.
Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei
Nicolaiti.
Anche qui come ad Efeso
vediamo che la dottrina dei Nicolaiti si era infiltrata nella chiesa.
Addirittura vi erano
delle persone che la professavano, la insegnavano inducendo i fratelli meno
avveduti alla fornicazione materiale e spirituale.
Gesù Cristo detesta le
opere dei Nicolaiti ( vedi lettera alla chiesa di Efeso ), a Pergamo invece,
visto il degrado morale che circondava l’esterno della Chiesa e
probabilmente una minore conoscenza e minor attaccamento alla sana dottrina
rispetto alla chiesa di Efeso, aveva fatto si che questa dottrina, in
qualche modo entrasse nella Chiesa.
La dottrina dei
nicolaiti viene assimilata alla dottrina di
“Balaam il quale insegnava a Balac il
modo di fare cadere i figli di Israele inducendoli alla fornicazione”
(Apocalisse 2:14-15), per la storia di Balac e Balaam vedi Numeri 22-25.
Numeri 25:1-2 narra che
Israele, stando in Sittim, cominciò a fornicare con le figlie di Moab, le
quali invitarono gl’israeliti ai sacrifici offerti ai loro dei, il popolo
accettò di prendere parte a quei conviti e si prostrò dinanzi a Baal.
In Numeri 31:16 viene
detto che le figlie di madian e di Moab usarono quell’astuzia per trascinare
Israele all’idolatria, seguendo il suggerimento di Balaam.
Giuda nella sua
lettera, richiama il traviamento di Balaam specificando che era sopraffatto
dall’amore del denaro (Giuda 11), e Paolo dichiara che molti hanno
naufragato in quanto alla fede per questo problema:
Infatti l'amore del denaro è radice di
ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede
e si sono procurati molti dolori.
(1 Timoteo 6:10)
Quando satana non riesce a vincere i credenti con la
violenza allora cambia tattica, cerca di rovinarli tramite dei cristiani
rilassati che abusano della libertà.
Ognuno di noi è una guida con il proprio esempio.
Quel che le persecuzioni durante tre secoli contro la
Chiesa primitiva non avevano ottenuto, l’ottenne la mondanità che penetrò in
essa al tempo di Costantino, la chiesa fu mondanizzata, benessere, amore del
denaro e piaceri sessuali fuori dall’ambito matrimoniale, sono gli strumenti
astuti di satana.
Non si può scherzare col fuoco o camminare sull’orlo
del precipizio, fare dei compromessi con il mondo, la scrittura ci esorta a
non amare il mondo ( 1 Giovanni
1:15-16 ) a fuggire il male sotto
tutte le sue forme ( 1 Timoteo 6:11 ).
L’uomo ha sempre voluto
ascoltare ciò che le sue orecchie volevano ascoltare, questo pericolo lo
corrono anche i credenti e satana è astuto nel cercare di insinuare in una
chiesa locale un insegnamento che apparentemente è dottrina del Signore, ma
in realtà è “dottrina di demoni”.
Se qualcuno insegna una dottrina
diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e
alla dottrina che è conforme alla pietà, è un orgoglioso e non sa nulla; ma
si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia,
contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni di persone
corrotte di mente e prive della verità, le quali considerano la pietà
come una fonte di guadagno.
(1
Timoteo 6:3)
Infatti verrà il tempo che non
sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno
maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le
orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.
(2
Timoteo 4:3-4)
E’ da notare come la
riprensione non sia rivolta a coloro che professano la dottrina dei
nicolaiti, ma al messaggero di Dio, il sorvegliante o la chiesa come corpo
che tollera al suo interno queste persone.
Così come la sofferenza
di Smirne era la gloria di tutta la Chiesa, questa tolleranza verso il male
è un problema di tutta la chiesa.
Il sorvegliante deve
sorvegliare il gregge del Signore.
Questo passo dovrebbe
farci riflettere sull’importanza e sulla realtà della disciplina nella
chiesa.
E’ importante
riflettere sulla storia di Balaam e sui due interventi che Dio operò per
fermarlo nella sua caparbia strada tortuosa:
-
Ma l'ira di Dio si accese
perché egli era andato; e l'angelo del SIGNORE si mise sulla strada per
ostacolarlo. Balaam cavalcava la sua asina e aveva con sé due servi.
L'asina vide l'angelo
del SIGNORE che stava sulla strada con la spada sguainata in mano,
svoltò e prese la via dei campi. Balaam percosse l'asina per rimetterla
sulla strada.
Allora l'angelo del
SIGNORE si fermò in un sentiero incavato che passava tra le vigne e aveva un
muro di qua e un muro di là. L'asina vide l'angelo del SIGNORE; si strinse
al muro e schiacciò il piede di Balaam contro il muro; e Balaam la percosse
di nuovo.
L'angelo del SIGNORE
passò di nuovo oltre, e si fermò in un luogo stretto dove non c'era modo di
voltarsi né a destra né a sinistra.
L'asina vide l'angelo
del SIGNORE e si sdraiò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli
percosse l'asina con un bastone.
Allora il SIGNORE aprì
la bocca dell'asina, che disse a Balaam: «Che cosa ti ho fatto perché tu mi
percuota già per la terza volta?» Balaam rispose all'asina: «Perché ti sei
fatta beffe di me. Ah, se avessi una spada in mano, ti ammazzerei
all'istante!» L'asina disse a Balaam: «Non sono forse la tua asina che hai
sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse solita farti così?» Ed egli
rispose: «No».
Allora il SIGNORE aprì
gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del SIGNORE che stava sulla strada,
con la sua spada sguainata. Balaam s'inchinò e si prostrò con
la faccia a terra. L'angelo del SIGNORE gli disse: «Perché hai percosso già
tre volte la tua asina? Ecco, io sono uscito per fermarti, perché la via che
percorri è contraria al mio volere.
L'asina mi ha visto e
per tre volte ha deviato davanti a me. Se non avesse deviato davanti a
me, io ti avrei ucciso all'istante, ma lei l'avrei lasciata in vita!»
( Numeri 25:22-34 )
-
per mezzo dodici mila
figli di Israele, Dio fece giustizia sui popoli che seguirono “la dottrina
di Balaam” e uccisero pure con la
spada Balaam, figlio di Beor ( Numeri 31:8 ).
Dio, provò a fermare
Balaam con la minaccia della spada,
ma egli non volle ravvedersi, non
tornò sui suoi passi, finì per
insegnare a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a
mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare, e così Dio
intervenne, per mezzo dei Suoi servi affinchè fu ucciso, proprio
con la spada.
Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di
loro con la spada della mia bocca.
Ravvedimento, nella
teologia cristiana, traduce il termine
greco μετανοια, che significa "trasformazione della mente", e che è spesso
usato nella
Septuaginta per
tradurre il termine tardo
ebraico
nacham.
Definito in questo modo,
"ravvedimento" potrebbe apparire qualcosa di esclusivamente intellettuale.
Non è così, in quanto gli scrittori della
Bibbia erano fortemente consapevoli dell'unità
della personalità umana.
"Trasformare la mente" era
essenzialmente modificare il nostro atteggiamento e così, almeno in
principio, cambiare il nostro modo di agire e l'intero modo di vivere.
Il ravvedimento è un principio
importante nella predicazione biblica (Geremia
25, 1-7;
Marco
1,15;
Marco
6,12;
Luca
1,16 e sgg.;
Atti
2,38 ecc.).
Un brano dell'Antico Testamento che non usa questa
parola, esprime bene il suo significato: "Chi copre le sue colpe non
prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia" (Proverbi
28,13).
Il ravvedimento è un aspetto della
conversione,
l'altro è la
fede.
Essi sono due aspetti di un'unica
esperienza, quella in cui un uomo o una donna abbandona ciò che
Dio considera
peccato e si affida
completamente a
Cristo.
L'iniziale ravvedimento dovrebbe
condurre alla rinuncia abituale al
peccato.
Il ravvedimento, propriamente detto,
non dovrebbe essere confuso con la penitenza, termine che spesso, nelle
versioni cattoliche romane della Bibbia traduce lo stesso μετανοια.
L'idea che
penitenza suggerisce è, infatti, più l'esecuzione di atti
prescritti dalla
Chiesa
per espiare peccati post-battesimali, ma quest'idea non trova riscontro come
tale nel
Nuovo Testamento,
ma fa parte di un'evoluzione posteriore del concetto.
(Fonte Wikipedia)
La riprensione può
avere un seguito sanguinario!
Nel caso di mancato
ravvedimento, interverrà direttamente il Signore con la Sua Parola, una
spada a due tagli, quella stessa usata per punire le nazioni malvage ( cfr
Apocalisse 19:15 ).
E’ scritto anche che:
E allora sarà manifestato
l’empio, che il Signore Gesù
distruggerà con il soffio della
sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta.
(2 Tessalonicesi 2:8)
È terribile cadere nelle mani del Dio
vivente.
(Ebrei 10:31)
Allora egli dirà: "Dove sono i loro
dèi, la rocca nella quale confidavano, gli dèi che mangiavano il grasso dei
loro sacrifici e bevevano il vino delle loro libazioni?.
Si alzino loro a soccorrervi, a
coprirvi con la loro protezione!
Ora vedete che io solo sono Dio e che
non vi è altro dio accanto a me.
Io faccio morire e faccio vivere,
ferisco e risano, e nessuno può liberare dalla mia mano.
Sì, io alzo la mia mano al cielo e
dico: 'Com'è vero che io vivo in eterno, quando affilerò la mia spada
folgorante e la mia mano si leverà a giudicare, farò vendetta dei miei
nemici e darò ciò che si meritano a quelli che mi odiano.
(Deuteronomio 32:37-41)
L’intervento di Gesù
Cristo sarà contro quelli che sbagliano, ma il messaggero che non ha
sorvegliato e non si è ravveduto dal suo peccato di non vegliare ( ha
mancato lo scopo ), ne avrà vergogna e danno.
Una caratteristica
della Spada a due tagli è quella di essere
più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a
dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i
sentimenti e i pensieri del cuore.
Questa azione di
separare l’anima dallo spirito, è emblematica, le due cose si assomigliano
per certi aspetti, ma solo la Parola di Dio ci fa capire se ciò che ci anima
o anima un fratello è un sentimento umano ( dettato dall’anima ) o dettato
dallo Spirito.
Con gli occhi e il
discernimento umano è assolutamente impossibile, solo un attento esame alla
luce della Parola di Dio ci può fare capire questo.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
L’avvertimento finale,
presente in tutte le lettere alle sette chiese, richiama l’attenzione di
chiunque è in grado di ascoltare, pertanto va oltre i destinatari della
singola chiesa alla quale è indirizzato il messaggio.
Ciascun messaggio
esprime il pensiero di Cristo di fronte allo stato particolare della chiesa
cui è rivolto; ma ognuno che abbia orecchio per udire cose spirituali, saprà
applicare al proprio stato gli incoraggiamenti, le esortazioni, i biasimi e
le promesse contenute nella varie lettere.
I messaggi sono parola
di Cristo: “ Queste cose dice Colui…
“ e sono ugualmente Parola dello Spirito Santo: “
ciò che lo Spirito dice alle chiese “.
A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla
quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo
riceve".
Come gli israeliti,
lasciando l’Egitto furono nutriti da Dio con
la manna, così avverrà del credente che vince.
Cristo stesso
provvederà ai suoi bisogni in un modo che la mente umana non può immaginare,
la manna è nascosta, non la vede nessuno, è un nutrimento che viene
direttamente da Dio.
Paolo scrive ai
Corinzi:
Voi non potete bere il calice del
Signore e il calice dei demòni; voi non potete partecipare alla mensa del
Signore e alla mensa dei demòni.
O vogliamo forse provocare il Signore
a gelosia? Siamo noi più forti di lui?
(1Corinzi 10:21-22)
A chi resiste (vince)
davanti al calice dei demoni e a partecipare alla tavola dei demoni, Cristo
promette un cibo celeste, alimento di vita superiore di santità e di
perfetta beatitudine.
Non solo, qui si parla
della manna nascosta, non si
tratta quindi della manna che quotidianamente veniva data a tutti e che era
alla luce, per tutti, qu si parla di un qualcosa di “nascosto”, possiamo
quindi pensare che si possa trattare di quel nutrimento, della manna
rinchiusa dentro l’arca, nascosta nel luogo santissimo, l’autore della
lettera agli ebrei ci ricorda:
Infatti fu preparato un primo
tabernacolo, nel quale si trovavano il candeliere, la tavola e i pani della
presentazione. Questo si chiamava il luogo santo.
Dietro la seconda cortina c'era il
tabernacolo, detto il luogo santissimo.
Conteneva un incensiere d'oro, l'arca
del patto tutta ricoperta d'oro, nella quale c'erano un vaso d'oro
contenente la manna, la verga di Aaronne che era fiorita e le tavole del
patto.
(Ebrei 9:2-4)
Il Signore quindi
promette a coloro che vincono, di
nutrirsi della manna a Se riservata, un cibo “spirituale”, il Suo stesso
cibo.
Riserva ai suoi servi
fedeli di “sedersi alla Sua mensa”,
che privilegio!
L’esempio di Mefiboseth
alla mensa di Davide, ci parla di questo privilegio riservato al “residuo”
della famiglia reale di Saul, che per grazia di Davide potè sedersi per
tutta la vita alla mensa del re:
Davide disse: «C'è ancora qualcuno
della casa di Saul, al quale possa fare del bene per amore di Gionatan?»
C'era un servo della casa di Saul, di
nome Siba, che fu fatto venire da Davide.
Il re gli chiese: «Sei tu Siba?» Egli
rispose: «Servo tuo».
Il re gli disse: «C'è ancora qualcuno
della casa di Saul al quale io possa far del bene per amore di Dio?»
Siba rispose al re: «C'è ancora un
figlio di Gionatan, storpio dei piedi».
Il re gli disse: «Dov'è?» Siba
rispose al re: «È a Lodebar in casa di Machir, figlio di Ammiel».
Allora il re lo mandò a prendere in
casa di Machir, figlio di Ammiel, a Lodebar. E Mefiboset, figlio di Gionatan,
figlio di Saul, andò da Davide, si gettò con la faccia a terra e si
prostrò davanti a lui. Davide disse: «Mefiboset!» Egli rispose: «Ecco
il tuo servo!»
Davide gli disse: «Non temere, perché
io non mancherò di trattarti con bontà per amore di Gionatan tuo padre, ti
restituirò tutte le terre di Saul tuo nonno e tu mangerai sempre alla mia
mensa». Mefiboset s'inchinò profondamente e disse: «Che cos'è il tuo
servo, perché tu ti degni di guardare un cane morto come sono io?»
Allora il re chiamò Siba, servo di
Saul, e gli disse: «Tutto quello che apparteneva a Saul e a tutta la sua
casa io lo do al figlio del tuo signore.
Tu dunque, con i tuoi figli e con i
tuoi servi, coltiverai per lui le terre e gli porterai il raccolto, perché
il figlio del tuo signore abbia pane da mangiare; Mefiboset, figlio del tuo
signore, mangerà sempre alla mia mensa». Siba aveva quindici figli e venti
servi.
Siba disse al re: «Il tuo servo farà
tutto quello che il re mio signore ordina al suo servo».
Mefiboset mangiò alla mensa di Davide
come uno dei figli del re.
Mefiboset aveva un figlioletto
chiamato Mica; tutti quelli che stavano in casa di Siba erano servi di
Mefiboset.
Mefiboset abitava a Gerusalemme
perché mangiava sempre alla mensa del re.
Era zoppo da entrambi i piedi.
(2 Samuele 9:1-13)
Possiamo anche pensare
alle parola di Davide nel salmo 23, che profeticamente dice:
Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici…
(Salmo 23:5)
Il significato della
pietruzza bianca è significativo:
La pietruzza bianca sulla quale è
scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve è
il segno della Sua approvazione ( quando si votava in passato, si
possedevano due pietre, una bianca e una nera: se si metteva nell’urna
quella bianca si approvava la legge, se si metteva nell’urna la pietruzza
nera si bocciava la legge.
Gesù perciò ci approva, dandoci la pietra bianca con un nome che Lui
approva.
Nell’antichità inoltre,
le pietruzze bianche servivano a vari usi, erano segno di assoluzione per un
accusato, la tessera di ingresso a spettacoli e banchetti con sopra scritto
il nome dell’invitato.
Si dava anche a coloro
che avevano vinto delle gare olimpiche, una pietruzza bianca (colore della
vittoria) con il nome del vincitore.
Una tale tessera dava
al vincitore il diritto a vari onori e privilegi quando ritornava nella sua
patria.
Il nome nuovo sulla
pietruzza sta a significare anche un destino o un incarico particolare che
spetta a colui che lo riceve.
A chi vince nella lotta
terrena, Cristo assicura onori e gloria nella patria celeste.
Bengel (pastore
luterano del 1700 ), scrisse: Vuoi tu sapere quale sarà il nome nuovo che
riceverai? Vinci! Prima tu lo chiederesti invano; dopo la vittoria, lo
leggerai subito sulla pietruzza bianca.
Una applicazione
conclusiva che possiamo trarre dalla lettera alla chiesa di Pergamo è
l’incoraggiamento alla fermezza.
La Chiesa di Pergamo
era in un luogo dove era estremamente difficile mantenersi fedeli, ma seppe
resistere.
Nei giorni in cui tutto
è calmo e splende il sole, non è difficile benedire Iddio.
Ma è in mezzo alle
difficoltà che la Chiesa di Pergamo ha dovuto essere testimone.
Pergamo è rimasta
fedele davanti alle minacce della violenza di satana, ma non ha saputo
reagire adeguatamente davanti alla corruzione interna.
Questa lettera alla chiesa di Pergamo deve farci drizzare le orecchie e
renderci estremamente attenti agli avvertimenti che Gesù Cristo le rivolge.
“Chi ha orecchi ascolti ciò che lo
Spirito dice alle chiese.”
Oggi il cristianesimo è diventato semplicemente un mezzo per far
prosperare degli interessi materiali, e vi sono molti lupi che si vestono da
pecora e che illudono le anime più semplici e disinformate. Gesù giudica
questo tipo di chiesa con la spada della Parola di Dio.
Ma ci sono promesse specifiche per coloro che non si lasciano sedurre da
coloro che si trascinano dietro delle folle, che ingannano i semplici: “A
chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è
scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve".
Non lasciamoci sedurre da quelli che ci inducono a seguire le abitudini
immorali del mondo, che vogliono farci credere che dobbiamo adattarci alle
nuove situazioni, abbassando il livello degli insegnamenti di Cristo.
Noi dobbiamo continuare a tenere alta la Parola di Dio, sapendo che Gesù
Cristo vuole che vinciamo questa battaglia.
Se siamo pronti a combattere, continuando a credere che ciò che la Bibbia
dice è vero, il Signore ci ricompenserà con due doni:
- “la manna nascosta” cioè il nutrimento spirituale che solo Lui conosce,
perché è nascosto a quelli che non vogliono ubbidire ai Suoi insegnamenti.
- “la pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno
conosce, se non colui che lo riceve” è il segno della Sua approvazione (
quando si votava in passato, si possedevano due pietre, una bianca e una
nera: se si metteva nell’urna quella bianca si approvava la legge, se si
metteva nell’urna la pietruzza nera si bocciava la legge.
Gesù perciò ci approva, dandoci la pietra bianca con un nome che Lui
approva.
Quale sarà la nostra scelta?
Saremo pronti ad andare contro corrente, non lasciandoci sedurre e non
cedendo al compromesso con il mondo?
“Ravvediti dunque, altrimenti fra
poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.”