La lettera alla chiesa di Sardi
LA CHIESA DELL’APPARENZA
«All'angelo della chiesa di Sardi scrivi:
Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle:
"Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto.
Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato
le tue opere perfette davanti al mio Dio.
Ricòrdati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua a
serbarla e ravvediti.
Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non saprai a
che ora verrò a sorprenderti.
Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti;
essi cammineranno con me in bianche vesti, perché ne sono degni.
Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo
nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e
davanti ai suoi angeli.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".
La città di Sardi (oggi un piccolo villaggio chiamato Sarti), era una grande città dell’Asia
minore situata a circa 45 Km a sud est di Tiatiri, su un monte con uno
strapiombo di 500 metri al di sopra della valle sottostante, con un unico
accesso attraverso una strada sottile, ciò la rendeva una fortezza quasi
inespugnabile.
La ricchezza della città era leggendaria. Il più grande dei re di Sardi si
chiamava Creso. Il proverbio, ”Ricco
come Creso” si applicava a persone ricchissime.
Grazie a lui la città raggiunse l’apice del suo splendore e con lui
precipitò nella sua rovina. A volte la ricchezza rende arrogante. Creso
dichiarò guerra a Ciro, re di Persia. Ciò segnò la fine della grandezza di
Sardi.
Dopo una prima sconfitta, Creso si ritirò nella sua cittadella, convinto
che fosse inespugnabile. Dopo 14 giorni di assedio, Ciro offrì una
ricompensa speciale a chiunque avesse scoperto un modo per conquistare la
città.
Un giorno uno dei suoi soldati, Ieroiade,
vide cadere l’elmetto di una delle guardie, la quale scese lungo il
precipizio per riprenderselo.
Ciò gli fece capire che la parete benché ripida poteva essere scalata.
Quella stessa notte Ieroiade guidò un gruppo di soldati persiani lungo quel
tratto e quando giunsero in cima scoprirono le postazioni senza guardie.
Evidentemente gli abitanti di Sardi si sentivano così
sicuri, da non aver bisogno di guardie.
Sardi, dunque cadde nelle mani di Ciro nel 549 a.C., perché i
cittadini si sentivano troppo al sicuri che pensavano di non aver bisogno delle guardie.
Più avanti Sardi si arrese ad Alessandro
Magno, il quale la fece diventare una città di cultura greca. Dopo la
Sua morte ci fu una lotta al potere.
Un certo Acheo insieme
al suo esercito cercò rifugiò nell’inespugnabile città di Sardi.
Per un anno intero la città resistette all’assedio, fino a quando un
soldato di nome Lagora fece
la stessa cosa che aveva fatto il soldato di Ciro.
Di notte condusse un gruppo di soldati lungo le rupi. Gli abitanti
avevano dimenticato la lezione precedente. Di
nuovo la città era senza guardie, e cadde perché non era stata vigilante.
Dal punto di vista religioso era un centro di culto pagano dove era stato
costruito un tempio ad Artemide di cui ci sono ancora oggi le rovine.
«All'angelo della chiesa di Sardi scrivi:
Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le
sette stelle:
Gesù si presenta come
Colui che
ha i sette spiriti di Dio,
cioè la pienezza dello Spirito, raffigurato con la
menorah, il candelabro a 7 braccia, con 7 lampade, nel
santuario.
Lo Spirito di Dio, lo
Spirito Santo, gli occhi di Jahweh (Za 4.2-10) e i sette occhi dell'Agnello
(Ap 5.6), mandati per tutta la terra, sono identici.
Questa presentazione
come Colui che ha la pienezza dello Spirito Santo, fa presagire quale poteva
essere il rimprovero alla chiesa di Sardi, la mancanza di Spirito, la
mancanza della Vita.
Ricordiamoci che è lo
Spirito di Dio che fa Vivere ( della vera Vita ) l’uomo:
"Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della
terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima
vivente.
(Genesi 2:7)
Lo Spirito di Dio mi ha creato, e il soffio
dell'Onnipotente mi dà la vita.
(Giobbe 33:4)
Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la
sua saggezza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha
disteso i cieli.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come
il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi».
Detto questo, soffiò su di loro e
disse: «Ricevete lo Spirito Santo.
A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a
chi li riterrete, saranno ritenuti».
Il Signore ha (nella
sua man destra 1:16) le sette stelle, cioè i messaggeri delle chiese.
Gesù è il Padrone, il
Signore di tutte le chiese.
"Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei
morto.
Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché
non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.
C'è una speciale
solennità in questo
conosco le tue opere
quando si tratta, come qui, di una chiesa che ha un'apparenza e
una riputazione di vita non rispondenti alla realtà.
Questa realtà Cristo la
discerne attraverso le apparenze.
“Io conosco”, questa dichiarazione che traduce in
parole il senso del simbolo degli occhi simili ad una fiamma di fuoco, è
ripetuta letteralmente, o in termini equivalenti, al principio di ognuna
delle lettere.
Gesù conosce le opere di ogni essere umano.
Che cosa rileva Gesù dalle opere del messaggero della chiesa di Sardi?
Intanto rileva che il nome di vivere, ovvero apparentemente tutto
funzionava, probabilmente le altre chiese pensavano che la comunità di Sardi
era viva, attiva.
Ma lo sguardo di Gesù Cristo che va oltre l’apparenza rilevava invece che
lui era (spiritualmente) morto.
Questa sentenza lapidaria ci ricorda l’espressione di Gesù quando si
rivolgeva ai farisei:
"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità."
(Matteo 23:27-28)
Nella prossima frase dirà: n"on
ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.
Ovvero le opere ci sono anche, ma non sono perfette (o più correttamente
“compiute”).
La chiesa ha
nome di vivere, cioè gode presso alle sue sorelle la riputazione
d'essere una chiesa prospera, perché non ha abbandonato la sana dottrina,
pratica il culto, ha una qualche attività; ma in realtà è morta
spiritualmente perché è venuta meno in lei la vita di fede, di speranza e
di amore ch'essa possedeva al principio.
E probabilmente
adeguato il quadro di colui “che ha le
forme della pietà ma ne ha rinnegata la potenza.”
(2 Timoteo 3:5)
Ha il corpo, ma l'anima
non c'è più.
La morte non è ancora
completa in tutti nè in tutto; ci sono alcuni pochi membri viventi e fedeli;
ce ne sono altri in cui la vita sta per spegnersi, ma può esser rianimata;
ci sono istituzioni ed attività languenti ma suscettibili di nuovo vigore.
Lo stato della chiesa è
descritto come un torpore spirituale che se non è rotto bruscamente, diventa
vera morte.
Torna in mente la
parabola delle dieci vergini che si addormentano, o l'esortazione di Paolo:
«Risvegliati tu che dormi e risorgi
dai morti e Cristo t'inonderà di luce.» (Efesini
5:14)
Come fosse la chiesa
caduta in un tale stato, non ci è detto.
L'atmosfera moralmente
viziata che i credenti respiravano in Sardi, il benessere materiale,
l'assenza di persecuzioni, la negligenza nel valersi dei mezzi di grazia, e
nel praticare i doveri cristiani, hanno dovuto contribuire a produrre il
triste risultato.
Il messaggio di Cristo
mira a svegliar la chiesa dal sonno fatale che l'invade.
Perciò gli ordina ”Sii
vigilante”.
Letteralmente diventa vigilante (gregorio
- veglio, desto, vigilante), cioè quello che non sei. E fai quello che non
stai facendo rafforza - Chi? - il
resto che sta per morire.
C'erano nella chiesa dei credenti che stavano per morire spiritualmente.
Certo a me torna strano che un responsabile che era morto doveva rafforzare
quelli che stavano per morire, comunque non devo capire tutto.
C'è stata noncuranza, rilassatezza, sonnolenza; da ciò il brusco:
'Svègliati e vigila - rivolto ai
conduttori ed alla parte che ha conservato qualche vitalità.
Il
resto che sta per morire s'intende di quel po' di vita che
rimane ancora in una parte dei membri e che può esser accresciuta e
rafforzata con opportuno trattamento corroborante.
La chiesa è anemica e le sue
opere, se anche son soddisfacenti agli occhi degli uomini, non
sono giudicate
compiute da Dio che le trova mancanti per numero, per qualità,
per lo spirito in cui sono fatte.
La chiesa tralascia certi suoi doveri manifesti e altri ne compie ma di
malavoglia, senza slancio d'amore, per sola abitudine.
Ricòrdati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola,
continua a serbarla e ravvediti.
Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu
non saprai a che ora verrò a sorprenderti.
Come ad Efeso il
Signore dice: 'Ricordati donde sei
caduto e ravvediti'; come ai Giudeo-cristiani l'autore dell'Epistola
agli Ebrei dice:
“Ricordatevi dei giorni di prima
quando, dopo essere stati illuminati, voi sosteneste una così gran lotta di
patimenti.”
(Ebrei 10:32)
Così ai cristiani di
Sardi Cristo ingiunge di ricordarsi del modo in cui avevano ricevuto ed
ascoltato, s'intende: l'evangelo, che è era stato loro annunziato per la
prima volta.
Da questo si intuisce
che lo avevano ricevuto con gioia, con entusiasmo e ascoltato come un
messaggio divino.
Così i Galati avevano
accolto Paolo come un angelo di Dio,
come Cristo Gesù stesso (cfr
Galati 4:14); così i giudei Bereesi
ricevettero la Parola con ogni premura e le folle in Samaria
prestavano attenzione alla cose dette da Filippo ( cfr Atti 17:11;
8:6 ).
Il ricordo dell'ardore
col quale avevano accolto ed ascoltato il vangelo nei primi tempi, era la
condanna della loro noncuranza posteriore e della loro attuale indifferenza.
Quel che aveva fatto un
tempo la loro felicità essi lo devono
serbare con maggior zelo, perchè si tratta della verità
relativa alla loro salvezza, e in devono contestualmente pentirsi di
avere lasciato spegnere quasi interamente in loro medesimi la sacra fiamma
della vita spirituale.
Ricordati dunque.
Ovvero: visto che sei
morto e non sei vigilante e non fai il tuo dovere ti ordino di ricordarti in maniera che diventi vigilante.
Di che cosa doveva
ricordarsi?
Di come ha ricevuto e ascoltato la Parola.
Continua a serbarla
Questa traduzione può
dare una falsa comprensione, come se lui stesse già serbando la parola
ascoltata.
Invece l'ordine è:
serbala o:
adempila o osservala continuamente
(questo continuamente è
sottinteso dato che il verbo serbare è un presente imperativo).
Lui doveva fare ciò che
non stava facendo, perciò era morto.
Uno può ricevere e ascoltare la Parola di Dio senza applicarla nella
propria vita.
Ravvediti.
Ravvedimento, nella
teologia cristiana, traduce il termine
greco μετανοια, che significa "trasformazione della mente", e che è spesso
usato nella
Septuaginta per
tradurre il termine tardo
ebraico
nacham.
Definito in questo modo, "ravvedimento" potrebbe
apparire qualcosa di esclusivamente intellettuale. Non è così, in quanto gli
scrittori della
Bibbia erano fortemente
consapevoli dell'unità della personalità umana.
"Trasformare la mente" era essenzialmente modificare
il nostro atteggiamento e così, almeno in principio, cambiare il nostro modo
di agire e l'intero modo di vivere.
Il ravvedimento è un principio importante nella predicazione biblica (Geremia 25, 1-7; Marco 1,15; Marco 6,12; Luca 1,16 e sgg.; Atti 2,38 ecc.).
Un brano dell'Antico Testamento che non usa questa parola, esprime bene il suo significato: "Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia" (Proverbi 28,13).
Il ravvedimento è un aspetto della
conversione,
l'altro è la
fede.
Essi sono due aspetti di un'unica esperienza, quella in cui un uomo o una donna abbandona ciò che Dio considera peccato e si affida completamente a Cristo.
L'iniziale ravvedimento dovrebbe condurre alla
rinuncia abituale al
peccato.
Il ravvedimento, propriamente detto, non dovrebbe
essere confuso con la penitenza, termine che spesso, nelle versioni
cattoliche romane della Bibbia traduce lo stesso μετανοια.
L'idea che
penitenza suggerisce è, infatti, più l'esecuzione di atti prescritti
dalla
Chiesa
per espiare peccati post-battesimali, ma quest'idea non trova riscontro come
tale nel
Nuovo Testamento,
ma fa parte di un'evoluzione posteriore del concetto.
(Fonte
Wikipedia)
Il ravvedimento è il
primo passo verso un nuovo rapporto con Gesù ed è necessario ogni volta
quando cadiamo o non abbiamo fatto il nostro dovere.
Perché se non sarai vigilante…
... se non ti svegli e non fai quello che ti ho ordinato allora vengo [lett.:] sopra di te come un
ladro - quando meno te l'aspetti, e subirai il mio giudizio.
Ovvero: Risvegliati dal
tuo sonno spirituale mortale, e rafforza le tue ultime deboli manifestazioni
di vita.
Nel nuovo Patto
troviamo molte esortazioni a restare svegli, vigilare:
“Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi.”
(1 Corinzi 16:13)
“Risvègliati, o
tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce.” (Efesini 5:14)
“…pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito,
con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni
perseveranza.”
(Efesini 6:18)
“Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché quelli che
dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte.
Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri,
avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la
speranza della salvezza.
Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad
ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto
per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con
lui.”
(1 Tessalonicesi 5:6-10)
“Ma tu sii vigilante in ogni
cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi
fedelmente il tuo servizio.”
(2 Timoteo 4:5)
“La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque
moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera.”
(1 Pietro 4:7)
“Perciò avrò cura di ricordarvi continuamente queste
cose, benché le conosciate e siate saldi nella verità che è presso di voi.
E ritengo che sia giusto, finché sono in questa
tenda, di tenervi desti con le mie esortazioni. So che presto dovrò
lasciare questa mia tenda, come il Signore nostro Gesù Cristo mi ha fatto
sapere. Ma mi impegnerò affinché dopo la mia partenza abbiate sempre modo di
ricordarvi di queste cose.”
(2 Pietro 1:12-15)
“Ecco, io vengo come un ladro; beato chi veglia e
custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si veda la sua
vergogna.”
(Apocalisse 16:15)
E’ interessante notare
il concetto di “ladro nella notte”,
spesso anche tra coloro che credono nel Signore si sente dire che il Signore
tornerà come un ladro, ma un attento esame del testo di 1 Tessalonicesi
5:1-5 ci fa comprendere che il Signore tornerà come un ladro per chi non lo
aspetta (quelli della notte) ma i credenti (che sono del giorno) non
dovranno essere sorpresi del Suo ritorno, anzi quel momento sarà atteso e
non li dovrebbe cogliere di sorpresa!
“Quanto poi ai tempi e
ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi
sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro
nella notte.
Quando diranno: «Pace e
sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie
alla donna incinta; e non scamperanno.
Pertanto il rimprovero
fatto al messaggero della chiesa di sardi è equiparato ad un giudizio di un
non credente, che non si cura delle faccende del Suo padrone e varrà colto
di sorpresa al Suo ritorno!
La chiesa di Sardi pare
aver preso a cuore l'avvertimento, poiché la ritroviamo verso la metà del
secondo secolo con il vescovo Melitone alla testa, che fu uno dei primi
commentatori dell'Apocalisse, secondo Eusebio.
Che cosa fa Cristo per produrre un
risveglio nella chiesa di Sardi?
Egli riconosce e incoraggia la
fedeltà dei pochi i quali, senza lasciar la chiesa rimasta cristiana di
professione, si sono mantenuti viventi in mezzo al generale decadimento
della vita spirituale e morale.
Cerca di rianimar la vita là dove
esiste ancora come lucignolo fumante vicino a spegnersi.
Squarcia i veli delle illusioni
facendo conoscere alla chiesa il suo stato reale:
'Hai nome di vivere, e sei morto'; le sue opere non son quello che
dovrebbero, la noncuranza, la falsa sicurezza, il torpore si sono
impadroniti di lei.
La richiama energicamente alle sue
origini, alla Parola del Vangelo ch'essa aveva accolto con gioia e ch'essa
deve serbare con amore, praticare e non più trascurare.
Le ingiunge il ravvedimento e la
vigilanza e, se anche questi mezzi non bastano a scuoterla, la minaccia di
usare mezzi disciplinari per lei più dolorosi.
Soltanto quando risultino inefficaci
questi mezzi, la chiesa sarà reietta.
La Parola di Dio resa efficace dallo
Spirito di vita è la luce che rivela alle anime il loro stato reale e addita
il rimedio nel pentimento e nel ritorno fidente al Cristo via, verità e
vita.
Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le
loro vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti, perché ne sono degni.
Il giusto giudizio del Signore distingue tra le colpe della
collettività e quelle dei singoli membri.
Ci sono nella chiesa i morti spiritualmente e i moribondi,
ma ci sono pure i membri viventi; soltanto, questi ultimi sono un'infima
minoranza: alcune poche persone.
Questi, dopo aver ricevuto per la fede in Cristo il perdono
ed esser stati rinnovati, moralmente dallo Spirito, hanno perseverato nella
buona via che è quella della santificazione e non sono tornati a
contaminarsi col ricader nelle sozzure di una vita paganeggiante.
La loro fedeltà cristiana è descritta con un'immagine:
non hanno contaminato le loro vesti.
Vuol dire che gli altri le hanno contaminati, con la vita
rilassata della città in cui vivevano.
Non sono vissuti in compromesso con i peccati, con
l'immoralità della città, proprio nell’apocalisse, poco prima della
battaglia di Armaghedon troviamo questa espressione:
“Ecco, io vengo come un
ladro; beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e
non si veda la sua vergogna.”
(Apocalisse 16:15)
Chi si mantiene puro camminerà insieme a Gesù in vesti
bianche, che sono l'emblema della purezza, della vittoria sul male, di
festeggiamenti, perché
ne sono degni
.
Ciò non vuol dire che abbiano meritato la salvezza ma che
non hanno ricevuto la grazia invano, che hanno seguito la via dell'agnello.
La fede è cosa personale e la vita
d'una comunità cristiana non è che la somma delle vite individuali.
Se nei membri d'una chiesa manca la
vita personale di fede, di amore e di santa attività, qualunque sia la
riputazione di cui gode, la chiesa è morta.
Il fatto che, tra la folla dei
professanti, Cristo conosce coloro che vivono in comunione con lui e si
ritraggono dall'iniquità, contiene un prezioso incoraggiamento alla
fedeltà individuale anche là dove l'ambiente è deprimente e soporifero.
Le minoranze fedeli sono quelle che
mantengono accesa la fiamma della vita nelle chiese malate; sono il cuore
che batte ancora, il ceppo che conserva la vitalità dell'albero anche se
molti rami sono secchi:
-
Nei tempi più tenebrosi
del popolo d'Israele, i settemila che non piegarono il ginocchio davanti a
Baal costituirono il residuo eletto del popolo di Dio, il sale che impedì la
corruzione completa della massa.
-
E nei giorni più tristi
della cristianità, i pochi fedeli al Vangelo hanno formato la chiesa
invisibile che il nemico non potrà mai estinguere; sono stati i testimoni
che han tenuta alta la face della verità.
Far come fanno i più è regola
mondana, far quel che Cristo prescrive ai suoi - anche se si è in pochi o
soli - è la via sola buona che mena alla vittoria, ed alla gloria celeste.
Paolo scrisse ai credenti di Corinto che lui era per la grazia di Dio
quello che era; e che la grazia di Dio
verso lui non è stata vana; anzi
lui ha faticato più di tutti gli altri; ma non lui, ma la grazia di
Dio che era con lui. ( cfr 1 Corinzi 15.10 )
La promessa di Dio è per tutti coloro che vincono, che non si lasciano
trascinare dall'andazzo del mondo e dalle sue concupiscenze.
E’ interessante notare che si parla di
contaminazione della veste bianca, in realtà non si parla di
fornicazione ( contaminazione del corpo ), ma di contaminazione della veste,
ovvero corruzione dei costumi, è praticamente il contrario della
santificazione.
Paolo scrive: Infatti voi tutti che
siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
( Galati 3:27 )
Il problema di Sardi è che sporcavano questa veste donata da Dio, sempre
Paolo scrive ai corinzi:
“Poiché abbiamo queste promesse,
carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di
spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio.”
(2 Corinzi 7:1)
Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo
nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e
davanti ai suoi angeli.
Come sempre il Signore dà una ricompensa sulla base di quello che uno ha
seminato, per chi non ha contaminato
la sua veste, il Signore lo
vestirà di vesti bianche, lo
dichiarerà giusto, puro.
Le vesti bianche sono i vestiti dei ventiquattro anziani che sono alla
presenza di Dio:
“Attorno al trono c'erano
ventiquattro troni su cui stavano seduti ventiquattro anziani vestiti di
vesti bianche e con corone d'oro sul capo.” (Apocalisse 4:4)
E sono anche il vestito della grande
folla proveniente dalla grande tribolazione:
“Dopo queste cose guardai e vidi una
folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni,
tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti
all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E
gridavano a gran voce, dicendo: «La salvezza appartiene al nostro Dio che
siede sul trono, e all'Agnello».”
(Apocalisse 7:9-10)
Il Signore aggiunge che i loro nomi
non saranno cancellati dal libro della
vita.
Questa affermazione potrebbe indicare che il nome di qualche credente
potrebbe essere cancellato dal libro della vita?
La similitudine del libro della vita è tolta dall'uso di tener un
registro della popolazione dal quale sono cancellati i nomi dei morti.
L'immagine s'incontra fin dall'Esodo 32:32-33:
Se no, dice Mosè a Dio, cancellami
dal tuo libro che hai scritto.
Fra le esecrazioni del Salmo 69 si legge al verso 28:
Sian cancellati dal libro della vita
e non siano iscritti coi giusti.
Il profeta Daniele, parlando del giudizio finale degli ultimi tempi scrive:
In quel tempo sorgerà Michele, il
grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di
angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel
tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli
che saranno trovati iscritti nel libro.
Molti di quelli che dormono nella
polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri
per la vergogna e per una eterna infamia.
I saggi risplenderanno come lo
splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia
risplenderanno come le stelle in eterno.
Tu, Daniele, tieni nascoste queste
parole
e sigilla il libro sino al tempo
della fine.
Molti lo studieranno con cura e la
conoscenza aumenterà
( Daniele 12:1-4 )
Anche il profeta Malachia parla di questo libro di ricordi in onore dei
servi di Dio:
Allora quelli che hanno timore del
SIGNORE si sono parlati l'un l'altro; il SIGNORE è stato attento e ha
ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il
ricordo di quelli che temono il SIGNORE e rispettano il suo nome.
«Essi saranno, nel giorno che io
preparo, saranno la mia proprietà particolare», dice il SIGNORE degli
eserciti; «io li risparmierò, come uno risparmia il figlio che lo serve.
Voi vedrete di nuovo la differenza
che c'è fra il giusto e l'empio, fra colui che serve Dio
e colui che non lo serve.
Ai discepoli Gesù dice:
“Tuttavia, non vi rallegrate perché
gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono
scritti nei cieli.”
(Luca 10:20)
Paolo parlando dei suoi zelanti collaboratori scrive:
“Sì, prego pure te, mio fedele
collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il
vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui
nomi sono nel libro della vita.”
(Filippesi 4:3)
Nell'Apocalisse poi l'espressione torna spesso:
“L'adoreranno tutti gli abitanti
della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel
libro della vita dell'Agnello che è stato immolato.”
(Apocalisse 13:8)
La bestia che hai vista era, e non è;
essa deve salire dall'abisso e andare in perdizione.
Gli abitanti della terra, i cui
nomi non sono stati scritti nel libro della vita fin dalla creazione del
mondo, si meraviglieranno vedendo la bestia perché era, e non è, e verrà di
nuovo.”
(Apocalisse 17:8)
“E vidi i morti, grandi e piccoli, in
piedi davanti al trono.
I libri furono aperti, e fu aperto
anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono
giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere.
Il mare restituì i morti che erano in
esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati,
ciascuno secondo le sue opere.
Poi la morte e l'Ades furono gettati
nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco.
E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato
nello stagno di fuoco.”
(Apocalisse 20:12-15)
E nulla di impuro, né chi commetta
abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.
(Apocalisse 21:27)
Per natura siamo tutti spiritualmente morti:
“Dio ha vivificato anche voi,
voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai
quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo
il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli
uomini ribelli.
Nel numero dei quali anche noi tutti
vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra
carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed
eravamo per natura figli d'ira, come gli altri.
Ma Dio, che è ricco in misericordia,
per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei
peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati
salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere
nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa
ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in
Cristo Gesù.”
(Efesini 2:1-7)
Il Signore ci ha dato la nuova vita in Cristo, ci ha aperto gli occhi per
la sua grazia in Gesù. Per la fede in Lui ci ha fatto nascere di nuovo.
Il figlio prodigo viveva per tanti anni in comunione
col suo padre, ma poi voleva vivere senza la tutela del suo genitore e ha
lasciato la casa paterna.
Quando tornò pentito a casa il
padre disse che era morto e che è
tornato in vita (Lu
15:24). Paolo scrisse che
una vedova che
si abbandona ai piaceri, benché viva è morta (1 Ti 5:6). Il peccato
uccide, ci separa da Dio.
L’esempio di Sardi ci fa capire che il credente, finché è su questa terra,
non è immune nei confronti del peccato, è preservato dalla morte spirituale
ma è soggetto alle cadute, anche rovinose.
Il peccato spia del continuo alla porta e se uno non vigila, in un momento
di debolezza prima che si accorge è caduto.
A volte il peccato si avvicina come il serpente ad Eva facendoci vedere il
peccato in una luce desiderabile e lecita.
"Intanto sono salvato per grazia".
1.
La Parola di Dio ci dà la certezza
della salvezza (Gv
5:24; 6:35-37), ma ci mette anche in guardia a vegliare.
Tutti dobbiamo vigilare
nei confronti del diavolo:
Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente
cercando chi possa divorare.
Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi
per il mondo.”
(1 Pietro 5:8-9).
La storia di Sardi ci
ricorda cosa succede quando una città non veglia contro il nemico, perché si
sente al sicuro.
Paolo, parlando dell’esempio di Israele nel deserto
ci scrive:
Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i
nostri padri furono tutti sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il
mare, furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè;
mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale, bevvero tutti la stessa bevanda
spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa
roccia era Cristo.
Ma della maggior parte di loro Dio non si
compiacque: infatti furono abbattuti nel deserto.
Or queste cose avvennero per servire
da esempio a noi, affinché non siamo
bramosi di cose cattive, come lo furono costoro, e perché non diventiate
idolatri come alcuni di loro, secondo quanto è scritto: «Il
popolo si sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi».
Non fornichiamo come alcuni di loro fornicarono e ne caddero, in un
giorno solo, ventitremila.
Non tentiamo il Signore, come alcuni di loro lo tentarono, e perirono, morsi dai serpenti.
Non mormorate, come alcuni di loro mormorarono, e perirono colpiti
dal distruttore.
Ora, queste cose avvennero loro per
servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche.
Perciò, chi pensa di stare in piedi,
guardi di non cadere.
Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata
umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre
forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la
possiate sopportare.”
(1 Corinzi 10:1-13)
Non basta cantare: "son
salvato per grazia", il canto continua: "e a Lui dò la gloria".
Se non siamo impegnati
nell'opera del Signore ( non nelle attività della chiesa ), siamo già semi
sconfitti.
La chiesa di Sardi non
aveva problemi con falsi dottori né era minacciata dall’esterno sia dai
pagani che dai giudei e come conseguenza si è addormentata.
Se non vogliamo
addormentarci e raffreddarci dobbiamo leggere e meditare ogni giorno la
Parola, coltivare la comunione con il Signore ed i fratelli, vivere per Gesù
ricordando che Cristo è morto e risuscitato per noi affinché non vivessimo
più per noi stessi ma per colui che è morto e risuscitato per noi.
Chi non è attivo con il Signore per la causa Sua rattrista lo Spirito
santo e man mano lo spegne.
Dobbiamo vegliare
contro le tentazioni, la tentazione aspetta sempre il momento opportuno per
attaccarci.
Un momento di passione,
un momento di debolezza della volontà, un momento di stanchezza di corpo o
di spirito, un momento di troppa fiducia in noi stessi.
2.
Dobbiamo vegliare per
quanto riguarda la venuta del Signore:
Gesù ci dice:
Vegliate, dunque, perché non sapete in
quale giorno il vostro Signore verrà.
“Ma sappiate questo, che se il padrone di casa
sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non
lascerebbe scassinare la sua casa.
Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che
non pensate, il Figlio dell'uomo verrà.
Qual è mai il servo fedele e prudente
che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo
tempo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato!”
(Matteo 24:42-46)
“Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che
quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli
di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri…”
( 1 Tessalonicesi 5:4-6
)
3.
Dobbiamo essere
vigilanti contro i falsi insegnamenti, Paolo implorava gli anziani di Efeso
con queste parole:
Io so che dopo la mia partenza si
introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge;
e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per
trascinarsi dietro i discepoli.
Perciò vegliate, ricordandovi che per
tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime.”
(Atti
20:29-31).
L’espressione
confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli,
riproduce quasi testualmente le parole di Cristo che si leggono in Matteo
10:32; Luca 12:8 e lascia supporre che la maggioranza dei cristiani di Sardi
si vergognasse di confessare il nome di Cristo davanti ai pagani.
Che privilegio avrà il fedele figlio di Dio che avrà amato il ritorno del
Signore e l’avrà atteso con diligenza, il suo nome sarà confessato dal
Signore Gesù davanti al Padre e davanti agli angeli!
Che ne dite… …non ne vale la pena?
Chi
ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
L’avvertimento finale,
presente in tutte le lettere alle sette chiese, richiama l’attenzione di
chiunque è in grado di ascoltare, pertanto va oltre i destinatari della
singola chiesa alla quale è indirizzato il messaggio.
Ciascun messaggio
esprime il pensiero di Cristo di fronte allo stato particolare della chiesa
cui è rivolto; ma ognuno che abbia orecchio per udire cose spirituali, saprà
applicare al proprio stato gli incoraggiamenti, le esortazioni, i biasimi e
le promesse contenute nella varie lettere.
I messaggi sono parola
di Cristo: “ Queste cose dice Colui…
“ e sono ugualmente Parola dello Spirito Santo: “
ciò che lo Spirito dice alle chiese “.