Tre angeli proclamano il giudizio di Dio

APOCALISSE 
14:6-13

 

“Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo.

Egli diceva con voce forte: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque».

Poi un secondo angelo seguì dicendo: «Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell'ira della sua prostituzione».

Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: «Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, egli pure berrà il vino dell'ira di Dio versato puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all'Agnello».

Il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli. Chiunque adora la bestia e la sua immagine e prende il marchio del suo nome, non ha riposo né giorno né notte. Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.

E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore.

Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono».

 

I capitoli 10-11-12-13 contengono i quadri più tetri dell'Apocalisse. La visione dei nemici tremendi congiurati contro il popolo di Dio per la sua rovina incute spavento nell'anima dei credenti. Chi potrà sussistere di fronte a così potenti forze?

La Chiesa di Dio non sarà ella sommersa nella gran tempesta?

I capitoli 14-15 e 16 rinfrancano il cuore perplesso facendogli udire come i preludi della vittoria di Dio sulle potenze del male.

Si potrebbero intitolare: I preparativi del giudizio divino, che sarà poi descritto più dettagliatamente nei capitoli 17-18-19-20.

In questa sezione (Apocalisse 14:6-13) tre angeli fanno udire tre solenni avvertimenti agli abitanti tutti della terra in vista dell'approssimarsi del giudizio.

Le tre espressioni dei tre angeli, sembrano voler dichiarare le tre realtà mancate da parte della moltitudine degli uomini verso Dio, che rappresentano il PECCATO (ovvero mancare lo scopo, sbagliare il bersaglio).

·         La prima dichiarazione è la mancata adorazione del Padre;

·         la seconda dichiarazione è la mancata fedeltà all’Agnello;

·         la terza dichiarazione è la mancata fedeltà dello Spirito Santo, e pertanto l’adorazione della bestia e il portare il suo marchio, anziché il sigillo dello Spirito Santo stesso.

 

6 Poi vidi un altro angelo, che volava in mezzo al cielo, recante l'evangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo;

La parola evangelo non ha l'articolo nel greco; perciò molti traducono: 'avente un evangelo eterno' oppure “una buona notizia eterna.

Ma il qualificativo eterno mostra già, da per sé, che non si tratta di una buona novella speciale riferentesi, ad esempio, alla prossima venuta del Signore, che è compresa nell'evangelo, ma non costituisce che una parte del piano eterno ed immutabile di Dio per la salvezza del mondo.

 

Quella “buona notizia” assume adesso i contorni premonitrici di una pessima notizia: il giudizio di Dio che si avvicina!

La visione dell'angelo volante in mezzo al cielo con l'Evangelo eterno racchiude una profezia: prima della fine dell'era presente, l'evangelo sarà annunciato a tutti i popoli della terra.

La nostra epoca che ha visto gli esploratori penetrare in ogni parte del globo, le comunicazioni diventare più rapide, la falange dei missionari cristiani crescere di numero ed estendere immensamente il suo campo di lavoro, le versioni delle Sacre Scritture moltiplicarsi in tutti i continenti, è testimone del rapido avverarsi della parola di Cristo:

“Gesù rispose loro: «Guardate che nessuno vi seduca.

Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: "Io sono il Cristo". E ne sedurranno molti.

Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori. Allora vi abbandoneranno all'oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome.

Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda. Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti. Poiché l'iniquità aumenterà, l'amore dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.” (Matteo 24:4-14).

I credenti non possono che rallegrarsi dinanzi ad un così evidente e consolante segno dei tempi.

Ma siccome Cristo ha affidato non agli angeli ma ai suoi discepoli il compito di 'andare per tutto il mondo e predicare l'evangelo ad ogni creatura' ( Marco 16:15 ), la visione richiama i cristiani al dovere di intensificare in tutto il mondo l'opera missionaria, evangelizzatrice, risvegliatrice, consacrando ad essa uomini e mezzi e simpatie e zelo e suppliche.

Ricordiamo cosa scrisse Paolo:

“Come crederanno in Colui del quale non hanno udito parlare?” (Romani 10:14)

 

7 e diceva con gran voce: Temete Iddio e dategli gloria poiché l'ora del suo giudizio è venuta; (s'intende sta per suonare. Si tratta quindi di un insistente estremo appello) e adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e le fonti delle acque.

La predicazione del vangelo rivolta a coloro che escludono Dio dalla loro vita, sia che adorino gl'idoli, o le creature, o se stessi, comincia con l'invito a pentimento, a riconoscere il solo vero Dio, creatore di tutte le cose, per temerlo, dargli gloria riconoscendo il proprio peccato e umiliandosene.

Senza questo è vano annunciare la salvezza che è il centro della Buona Novella. Giovanni Battista fu mandato a preparare la via al Salvatore predicando il ravvedimento sincero.

 

Gesù stesso predicava: “Ravvedetevi e credete all'evangelo.” (Marco 1:15)

Paolo rivolgendosi ai pagani di Listra esclama: ...Vi predichiamo che da queste cose vane (gl'idoli) vi convertiate all'Iddio vivente che ha fatto il cielo e la terra.. (Atti 14:15)

Nel suo discorso agli Ateniesi discorre del vero Dio prima di parlare di Gesù. (Cfr. 1 Tessalonicesi 1:9)

La visione insegna ai fedeli che prima del giudizio sui nemici, tutti i popoli saranno evangelizzati, non dagli angeli, ma secondo il comandamento di Cristo, dai messaggeri umani mandati da lui o, come dice Apocalisse 11, dai testimoni che Egli avrà ripieni del suo Spirito. La Chiesa deve estendere la loro opera a tutti i popoli, pagani, giudei o maomettani, ed anche alla cristianità decaduta ha bisogno di essere richiamata all'evangelo eterno predicato da Cristo e dagli apostoli, al timore di Dio, e al pentimento.

Qualora non se ne curi, il giudizio principierà da quella 'casa di Dio' divenuta profana.

L’annuncio dell’angelo contiene tre esortazioni precise:

*                  Temete Dio!

“Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini.” (2 Corinzi 5:11)

Cosa significa “temere Dio”? “Il timore del SIGNORE è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la saggezza e l'istruzione.” (Proverbi 1:7)

Un bell’esempio lo troviamo in Abraamo:

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».

Abraamo si alzò la mattina di buon'ora, sellò il suo asino, prese con sé due suoi servi e suo figlio Isacco, spaccò della legna per l'olocausto, poi partì verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo.

Allora Abraamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi».

Abraamo prese la legna per l'olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.

Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: «Padre mio!» Abraamo rispose: «Eccomi qui, figlio mio». E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?»

Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto».

E proseguirono tutti e due insieme. Giunsero al luogo che Dio gli aveva detto. Abraamo costruì l'altare e vi accomodò la legna; legò Isacco suo figlio, e lo mise sull'altare, sopra la legna. Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio.

Ma l'angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: «Abraamo, Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E l'angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo». (Genesi 22:1-12)

 

Un altro esempio possiamo vederlo nelle levatrici ebree al tempo dell’Esodo:

Il re d'Egitto parlò anche alle levatrici ebree, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua, e disse: «Quando assisterete le donne ebree al tempo del parto, quando sono sulla sedia, se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, lasciatela vivere».

Ma le levatrici temettero Dio, non fecero quello che il re d'Egitto aveva ordinato loro e lasciarono vivere anche i maschi. Allora il re d'Egitto chiamò le levatrici e disse loro: «Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i maschi?»  Le levatrici risposero al faraone: «Le donne ebree non sono come le egiziane; esse sono vigorose e, prima che la levatrice arrivi da loro, hanno partorito».

Dio fece del bene a quelle levatrici. Il popolo si moltiplicò e divenne molto potente. Poiché quelle levatrici avevano temuto Dio, egli fece prosperare le loro case.” (Esodo 1:15-21)

 

Temere il Signore, porta a sicure benedizioni:

“Chi è l'uomo che teme il SIGNORE? Dio gl'insegnerà la via che deve scegliere.

Egli vivrà nel benessere, e la sua discendenza erediterà la terra.

Il segreto del SIGNORE è rivelato a quelli che lo temono, egli fa loro conoscere il suo patto.

I miei occhi sono sempre rivolti al SIGNORE, perché sarà lui a trarre i miei piedi dalla rete.

Volgiti a me, e abbi pietà di me, perché io sono solo e afflitto.

Le angosce del mio cuore sono aumentate; liberami dalle mie angustie.

Vedi la mia afflizione e il mio affanno, perdona tutti i miei peccati.

Guarda i miei nemici, perché sono molti; mi odiano d'un odio violento.

Proteggimi e salvami; fa' che io non sia confuso, perché in te confido.” (Salmo 25:12-20)

“Ecco, l'occhio del SIGNORE è su quelli che lo temono, su quelli che sperano nella sua benevolenza, per liberarli dalla morte e conservarli in vita in tempo di fame.

Noi aspettiamo il SIGNORE; egli è il nostro aiuto e il nostro scudo.” (Salmo 33:18-20)

“L'angelo del SIGNORE si accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera.

Provate e vedrete quanto il SIGNORE è buono! Beato l'uomo che confida in lui.

Temete il SIGNORE, o voi che gli siete consacrati, poiché nulla viene a mancare a quelli che lo temono.

I leoncelli soffrono penuria e fame, ma nessun bene manca a quelli che cercano il SIGNORE.

Venite, figlioli, ascoltatemi; io v'insegnerò il timor del SIGNORE.

Chi è l'uomo che desidera la vita e che brama lunghi giorni per poter gioire del bene?

Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra da parole bugiarde.

Allontànati dal male e fa' il bene; cerca la pace e adoperati per essa.

Gli occhi del SIGNORE sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido.” (Salmo 34:7-15)

“Il timore del SIGNORE è fonte di vita e fa evitare le insidie della morte.” (Proverbi 14:27)

 

*                  DateGli gloria!

 

Prendendo sempre l’esempio di Abraamo, Paolo disse di lui:

“Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».

Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo. Perciò gli fu messo in conto come giustizia.” (Romani 4:18-22)

 

Anche lo smascherare il peccato è un modo di dare gloria a Dio:

“Allora Giosuè disse ad Acan: «Figlio mio, dà gloria al SIGNORE, al Dio d'Israele, rendigli omaggio, e dimmi quello che hai fatto; non me lo nascondere».

Acan rispose a Giosuè e disse: «È vero; ho peccato contro il SIGNORE, il Dio d'Israele; ed ecco precisamente quello che ho fatto.” (Giosuè 7:19-20)

Il ravvedimento è un modo dare gloria a Dio: “…e non si ravvidero per dargli gloria.” (Apocalisse 16:9)

 

Riconoscere la grazia di Dio vuol dire darGli gloria:

“Nel recarsi a Gerusalemme, Gesù passava sui confini della Samaria e della Galilea.

Come entrava in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, i quali si fermarono lontano da lui, e alzarono la voce, dicendo: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!»

Vedutili, egli disse loro: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti». E, mentre andavano, furono purificati. Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo. Or questo era un Samaritano. Gesù, rispondendo, disse: «I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dare gloria a Dio tranne questo straniero?» E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato». (Luca 17:11-19)

 

Servire Dio è un modo di glorificarLo!

“Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.” (1 Corinzi 6:20)

 

L’esercizio della libertà in Cristo è dare gloria a Dio:

“Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio.” (1 Corinzi 10:31)

 

*                  Adorate Colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque!

Questo è il peccato primario dell’uomo, Paolo ai romani infatti scriveva:

“L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.

Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.” (Romani 1:18-23)

Anche Giobbe alla fine delle sue riflessioni e dopo che Dio gli ricordò la Sua potenza

creatrice e dopo aver udito la potenza di Dio esclamò:

“Allora Giobbe rispose al SIGNORE e disse: «Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno.

Chi è colui che senza intelligenza offusca il tuo disegno?

Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco. Ti prego, ascoltami, e io parlerò; ti farò delle domande e tu insegnami!

Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto.

Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere».” (Giobbe 42:1-6)

 

L’adorazione dei ventiquattro anziani davanti al trono era proprio questa:

“Ogni volta che queste creature viventi rendono gloria, onore e grazie a colui che siede sul trono, e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono».”

(Apocalisse 4:9-11)

 

Anche Neemia riporta questa adorazione:

“Tu, tu solo sei il SIGNORE! Tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutto il loro esercito, la terra e tutto ciò che è sopra di essa, i mari e tutto ciò che è in essi, e tu fai vivere tutte queste cose, e l'esercito dei cieli ti adora.” (Neemia 9:5-6)

 

8 Poi un altro, un secondo angelo, seguì dicendo: Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni del vino dell'ira della sua fornicazione.

Il secondo angelo preannuncia la caduta di Babilonia, dandola come fatto compiuto, perché contempla come eseguito quel che è deciso nel consiglio di Dio, d’altronde questa è proprio la caratteristica della potenza di Dio, già nella Genesi troviamo più volte “Dio disse… …e la cosa fu”.

Inoltre questo modo di annunciare le cose prima che avvengano è conforme all’insegnamento della Scrittura, soprattutto quando Dio ha a che fare con i Suoi servi, i profeti: “Poiché il Signore, DIO, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.”

(Amos 3:7)

Questa è la prima volta che viene menzionata Babilonia nel libro dell’Apocalisse, questo secondo angelo annuncia in anticipo la caduta di Babilonia che sarà descritta più dettagliatamente nei capitoli 17 e 18 dell’Apocalisse, dove essa è raffigurata come una meretrice seduta sulla bestia.

In Isaia 21:9-10 ove è descritta la caduta di Babilonia per opera dei Medo-Persiani, la sentinella vede giungere la cavalleria, e poco dopo grida: 'Caduta, caduta è Babilonia... O popolo mio, che sei trebbiato... ciò che ho udito... dall'Iddio d'Israele, io te l'ho annunciato'. Cfr. Geremia 51:7-8.

La ripetizione del 'Caduta' accenna al carattere impreveduto ma confortante del fatto.

E’ implicito nell'annunzio l'avvertimento al popolo di Dio, espresso in Apocalisse 18:4:

“Uscite da essa, o popol mio, affinchè non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe...

Si tratta manifestamente d'una collettività vasta, d'una potenza di corruzione religiosa e morale di cui dovremo ragionare esponendo quei capitoli.

 

In questo specifico passo vengono descritte tre caratteristiche di Babilonia:

*                  Babilonia è grande.

*                  Babilonia è caduta.

*                  Babilonia ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua fornicazione.

 

 Babilonia è grande!

Non si tratta di qualcosa di trascurabile, di marginale è un qualcosa che sicuramente appaga la vista, ha una certa gloriosa immagine, sicuramente ha tutte le caratteristiche per soddisfare le tre concupiscenze umane:  “Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.” (1 Giovanni 2:16)

 

Babilonia è caduta!

La sua caduta è una caduta definitiva, anche nelle lettere ai sette angeli delle sette chiese di Apocalisse 2-3, si parla di caduta, ma in quel caso c’è spazio per un ravvedimento, qui sembra non esserci più spazio, siamo ormai nel periodo dove sembra siano “scaduti i termini” per ottenere la Grazia di Dio, per questo dobbiamo sempre prendere sul serio gli avvertimenti e le esortazioni di Dio:

“Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.

Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri;  si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare.

«Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE.” (Isaia 55:6-8)

“Poiché, quand'ho chiamato avete rifiutato d'ascoltare, quand'ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso; quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v'investirà come un uragano e vi cadranno addosso l'afflizione e l'angoscia.

Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno.

Poiché hanno odiato la scienza, non hanno scelto il timore del SIGNORE, non hanno voluto sapere i miei consigli e hanno disprezzato ogni mia correzione, si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli.

Infatti il pervertimento degli insensati li uccide e la prosperità degli stolti li fa perire; ma chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male». (Proverbi 1:24-33)

 

Babilonia ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira delle sue fornicazioni.

Essa è colpevole di fornicazione, immagine d'infedeltà verso Dio, sotto forma d'idolatria, di mondanità o di dissolutezza; è colpevole d'aver esercitato sulle nazioni una influenza corruttrice rappresentata come, che inebria, che, offusca l'intelligenza ed il senso morale con ciò essa ha tratto sui popoli l'ira di Dio, cioè la giusta punizione del Giudice supremo.

Il concetto è accennato molto concisamente nell'espressione: 'vino dell'ira della sua fornicazione' che da alcuni si traduce: 'vino del furore della sua fornicazione', il termine “thumos” si può tradurre “ira”, “furore” o “passione”.

Ma il contesto porta le tre formule: 'vino della fornicazione' Apocalisse 17:2, 'vino dell'ira di Dio...' Apocalisse 14:10 e la terza che unisce le due prime: 'vino dell'ira della sua fornicazione' (Cfr. Apocalisse 18:3) che par significare: la fornicazione che mentre inebria, trae pure sui colpevoli l'ira divina.

 

La fornicazione, nella Scrittura e di due tipi:

*                  La fornicazione fisica può essere commessa con gli occhi, o il desiderio o mediante un rapporto sessuale. “Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo.” (1 Corinzi 6:18)

“Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi.” (Efesini 5:3)

 

*                  La fornicazione spirituale consiste nel confidarsi in idoli invece che nel Dio vivente e seguendo la mondanità nelle sue varie espressioni:

Il SIGNORE mi disse al tempo del re Giosia: «Hai visto ciò che l'infedele Israele ha fatto?

È andata sopra ogni alto monte e sotto ogni albero verdeggiante, e là s'è prostituita.

Io dicevo: Dopo che avrà fatto tutte queste cose, tornerà a me; ma non è ritornata; e sua sorella, la perfida Giuda, l'ha visto. Benché io avessi ripudiato l'infedele Israele a causa di tutti i suoi adulteri e le avessi dato la sua lettera di divorzio, ho visto che sua sorella, la perfida Giuda, non ha avuto alcun timore, ed è andata a prostituirsi anche lei.

Con il rumore delle sue prostituzioni Israele ha contaminato il paese; ha commesso adulterio con la pietra e con il legno; nonostante tutto questo, la sua perfida sorella non è tornata da me con tutto il suo cuore, ma con finzione», dice il SIGNORE.” (Geremia 3:6-10)

Il bere del vino della sua fornicazione equivale ad avere comunione con lei, proprio come il vino della cena del Signore equivale alla comunione con il Suo sangue.

 

9 E un altro, un terzo angelo, tenne dietro a quelli, dicendo con gran voce: Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, 10 berrà anch'egli, del vino dell'ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell'Agnello.

Questo terzo angelo ci riporta nel tempo in cui la bestia che sale dalla terra obbligherà tutti ad adorare l’immagine della bestia e a farsi mettere sulla mano destra o sulla fronte un marchio, e dichiara ad alta voce la sentenza di Dio verso coloro che hanno ceduto.

E’ interessante notare che l’adorazione della bestia viene proposta in due soluzione o diretta (la bestia) e/o la sua  immagine, proprio come il Padre (il Dio invisibile all’uomo decaduto) e il Figlio (la Sua immagine).

Il “bere il vino dell’ira di Dio”, equivale ad “essere tormentati con fuoco e zolfo davanti agli angeli e davanti all’Agnello”, significa ricevere la giusta condanna per il peccato.

L’esempio tipico lo troviamo in Gesù nel Getsemani:

«Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». (Matteo 26:42)

Bere il calice, significava per Gesù accettare la punizione per i nostri peccati, Egli ha subito l’ira di  Dio al nostro posto!

“Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE?

Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci.

Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.

Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato!

Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.

Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca.

Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.

Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo?

Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c'era stato inganno nella sua bocca.

Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti.

Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani.

Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli.” (Isaia 53)

“Tu, invece, con la tua ostinazione e con l'impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio.” (Romani 2:5)

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui». (Giovanni 3:36)

Di solito si beveva il vino annacquato, questo avrà tutta la sua forza, cioè la giustizia divina in tutto il suo rigore, senza attenuazione di misericordia, colpirà il colpevole.

Il Signore ci ha comandato di ricordare regolarmente il Suo sacrificio proprio bevendo il vino, il calice della benedizione è proprio il patto di liberazione della nostra anima dal peccato in virtù del sangue dell’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo, che ha dato il Suo corpo per noi.

“Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane, che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo?” (1 Corinzi 10:16)

“Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demonî; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demonî.” (1 Corinzi 10:21)

Chi avrà bevuto del vino della fornicazione dovrà bere il vino del giudizio di Dio.

Chi avrà bevuto il vino della comunione con Gesù Cristo, berrà il vino nuovo nei cieli:

“Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio.” (Matteo 26:29)

L'immagine del fuoco e dello zolfo per rappresentare i tormenti inflitti agli oltraggiatori di Dio e della sua salvezza, si riannoda alla storia delle città di Sodoma e Gomorra su cui Dio fece piovere zolfo e fuoco distruggendole per sempre.

E’ emblematico leggere l’esperienza di Abraamo:

“Abraamo si alzò la mattina presto e andò al luogo dove si era prima fermato davanti al SIGNORE; guardò verso Sodoma e Gomorra e verso tutta la regione della pianura, ed ecco vide un fumo che saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.”(Genesi 19:27-28)

Isaia, volendo descriver la rovina perpetua del territorio di Edom, a sud del Mar Morto, dice:

I torrenti d'Edom saran mutati in pece e la sua polvere in zolfo, e la sua terra diventerà pece ardente. Non si spengerà nè notte nè giorno; il fumo ne salirà in perpetuo... (Isaia 34:9-10; Cfr. Isaia 66:24).

Nello 'stagno ardente di fuoco e di zolfo' sono gettati vivi 'la bestia e il falso profeta' e con loro il diavolo Apocalisse 19:20; 20:10 e chi avrà perseverato nel male Apocalisse 21:8.

Il subire la pena in presenza dei santi angeli e nel cospetto del Salvatore, da loro disprezzato e rinnegato, aggiunge vergogna e amarezza al loro tormento.

“Avverrà che, di novilunio in novilunio e di sabato in sabato, ogni carne verrà a prostrarsi davanti a me», dice il SIGNORE. «Quando gli adoratori usciranno, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; poiché il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà; e saranno in orrore a ogni carne».” (Isaia 66:23-24)

Il preannuncio del severo giudizio di Dio sui nemici e corruttori del suo popolo, mentre infonde coraggio e pazienza nei fedeli che soffrono, facendoli sicuri del trionfo finale della giustizia, è inteso pure a servir di avvertimento misericordioso a coloro che sono tentati, onde non cedano al male; a coloro che si sono lasciati sedurre, affinché si ritraggano mentre è tempo dalla via della perdizione.

Nessuno deve illudersi di poter gettare sopra le spalle della collettività di cui fa parte o dei suoi conduttori spirituali, la propria responsabilità individuale.

Dice l'avvertimento: 'Se qualcuno adora...'.

 

11 E il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli; e non hanno requie ne giorno nè notte quelli che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome.

La durata e l'intensità delle sofferenze morali di chi avrà scientemente scelto il male e respinto ogni offerta di grazia, saranno tali che chi ne è avvertito dalle rivelazioni divine deve sentirsi spinto ad affrontar piuttosto tribolazioni e morte quaggiù per rimaner fedele al Signore.

Il non riposo è una condanna!

Ricordiamo il Salmo 95:

“Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, quando i vostri padri mi tentarono, mi misero alla prova sebbene avessero visto le mie opere. Quarant'anni ebbi in disgusto quella generazione, e dissi: «È un popolo dal cuore traviato; essi non conoscono le mie vie». Perciò giurai nella mia ira: «Non entreranno nel mio riposo!» (Salmo 95:8-11)

 

12 Qui è la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù:

Nell'evitare ad ogni costo una sorte così spaventosa, i santi che vogliono osservare i comandamenti di Dio e perseverare nella loro fede in Gesù, rifiutando di adorar la bestia, hanno bisogno di straordinaria costanza; perchè oltremodo arduo sarà la tribolazione; ma 'chi avrà sostenuto fino alla fine sarà salvato' (Matteo 24:13)

La fede di Gesù non è la fede che Gesù aveva, bensì la fede che ha Gesù per oggetto.

 

13  E udii una voce dal cielo, che diceva: Scrivi: Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore.

La costanza dei santi nella dura prova della loro fede farà capo alla felicità promessa da Dio.

Come contrasto con la tremenda sorte predetta dal terzo angelo ai seguaci dell'anticristo Giovanni ode dal cielo una voce soave che pronunzia beati coloro che perseverano fino alla fine e muoiono nel Signore.

In Apocalisse 20:4-6 si dice dei martiri e di coloro che non avranno adorato la bestia, ch'essi avranno parte alla prima risurrezione. 'Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione'!

Morire nel Signore non equivale a morire per la causa del Signore, ma significa morire nella fede in Lui, nella comunione con lui e nell'ubbidienza alla sua volontà.

Paolo parla di quelli 'che si sono addormentati in Cristo', dei 'morti in Cristo' 1Corinzi 15:18; 1Tessalonicesi 4:16.

 

Si, dice lo, Spirito, affinché si riposino dalle lor fatiche, poiché le loro opere li seguono.

La beatitudine dei redenti ha un lato negativo che consiste nella cessazione delle fatiche connesse con l'attività cristiana, delle pene, dei dolori, delle sofferenze tutte di cui è stata seminata la vita terrena (Cfr. Apocalisse 7:16-17; 21:4).

A differenza dei dannati che non hanno riposo, i credenti si riposano dalle loro fatiche.

Qui trova pieno significato l’espressione di Gesù:

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.” (Matteo 11:28)

 

“Stiamo dunque attenti: la promessa di entrare nel suo riposo è ancora valida e nessuno di voi deve pensare di esserne escluso.

Poiché a noi come a loro è stata annunciata una buona notizia; a loro però la parola della predicazione non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l'avevano ascoltata.” (Ebrei 4:1-2)

“Rimane dunque un riposo sabatico per il popolo di Dio; infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue.

Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza.” (Ebrei 4:9-11)

 

Il riposo ha un lato positivo che consiste nel dolce ricordo di quel che Dio li ha resi capaci di fare per Lui, e nella ricompensa di cui si compiace coronare le opere nelle quali si è manifestata la loro fede e contiene l'idea che il riposo includerà la soddisfazione di chi ha finita la sua giornata di lavoro, vinta la guerra e 'compiuto (sia pure imperfettamente) l'opera che gli è stata data a fare'.

 

Paolo fa trasparire questo stato di riposo nelle sue ultime parole a Timoteo:

“Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto.

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede.

Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.”

(2 Timoteo 4:6-8)

Il greco porta lett.: 'le loro opere seguono con loro': cioè, non restano indietro come fossero perdute, ma li accompagnano.

Paolo dice 1Corinzi 15:58: “… abbondanti sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.”

Questa voce ha lo scopo di confortare, a incoraggiare alla costanza specialmente i cristiani che dovranno sostener i tremendi assalti dei nemici negli ultimi tempi.

Più è vicina l'ora del giudizio sospirato dalle anime dei martiri Apocalisse 6:10, l'ora dell'avvento del regno di Dio, e più è vicina la completa beatitudine di quelli che muoiono nel Signore.

 

Ma la promessa contiene una verità generale applicabile ai fedeli di tutti i tempi.

Anche prima della Venuta del Signore, anche prima d'esser rivestite del corpo celeste, le anime di quelli che muoiono nel Signore (non che muoiono come che sia), sono beate.

'Oggi, disse Gesù al ladrone pentito, sarai meco nel paradiso'.

'Ho il desiderio, dice Paolo, di partire e d'essere con Cristo, cosa di gran lunga migliore' Filippesi 1:23.

Perciò le parole della voce celeste hanno sostenuto milioni di credenti nelle lor fatiche e, nelle loro tribolazioni, hanno trasfigurato la loro morte irradiandola della luce di una beata speranza.

Perciò hanno lenito il dolore di quelli che piangevano sulla tomba dei loro cari, morti nella fede in Gesù.

Non dimentichiamo però che sono proclamati beati nel loro riposo coloro che hanno faticato, la cui fede si è dimostrata efficace per mezzo della fede operante.

 

 

 

 

Gianni Marinuzzi