I segni miracolosi di Pietro su Enea e Tabita


ATTI DEGLI APOSTOLI
9:23-43

 

   

Avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti si recò anche dai santi residenti a Lidda.

Là trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva paralitico in un letto.

Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto».

Egli subito si alzò.

E tutti gli abitanti di Lidda e di Saron lo videro e si convertirono al Signore.

A Ioppe c'era una discepola, di nome Tabita, che, tradotto, vuol dire Gazzella: ella faceva molte opere buone ed elemosine.

Proprio in quei giorni si ammalò e morì.

E, dopo averla lavata, la deposero in una stanza di sopra.

Poiché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, mandarono due uomini per pregarlo che senza indugio andasse da loro.

Pietro allora si alzò e partì con loro.

Appena arrivato, lo condussero nella stanza di sopra; e tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che Gazzella faceva, mentre era con loro. Ma Pietro, fatti uscire tutti, si mise in ginocchio, e pregò; e, voltatosi verso il corpo, disse: «Tabita, àlzati».

Ella aprì gli occhi; e, visto Pietro, si mise seduta.  Egli le diede la mano e la fece alzare; e, chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita.

Ciò fu risaputo in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore.

Pietro rimase molti giorni a Ioppe, presso un certo Simone conciatore di pelli.

 

***

 

Avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti si recò anche dai santi residenti a Lidda.

Sull’onda della visita fatta in Samaria, iniziano una serie di visite apostoliche fuori da Gerusalemme.

Pietro fa a questi santi una vera e propria visita pastorale.

Filippo ha seminato in queste contrade; Dio ha fatto crescere; Pietro innaffia e circonda delle sue cure questa bella parte del campo.

E durante il suo viaggio, Pietro trova modo di contribuire anch'egli, per via di stupendi miracoli, al progresso dell'opera evangelistica ed ha l'occasione di fare anche lui un grande progresso circa la missione affidatagli.

Lidda è quella Lod di cui si parla fin dall’antichità e che fu città che abitarono i beniaminiti rientrati dall’esilio:     

I figli di Elpaal furono: Eber, Misam e Semed. Questi costruì Ono, Lod e i villaggi vicini.  (1 Cronache 8:12)

 …figli di Lod, di Cadid e di Ono…  (Esdra 2:33)

 

I figli di Beniamino si stabilirono da Gheba in là, a Micmas, ad Aia, a Betel e nei villaggi circostanti, ad Anatot, a Nob, ad Anania, ad Asor, a Rama, a Ghittaim, a Cadid, a Seboim, a Neballat, a Lod e a Ono, valle degli artigiani. (Neemia 11:31-35)

 

I greci la chiamavano Diospoli (Città di Giove).

E’ situata a una ventina di chilometri ad est di Ioppe sulla via che va da Gerusalemme a Cesarea di Filippo.

Fu ridotta in cenere dal generale romano Cestio, ai giorni dell'ultima guerra giudaica, risorse dalle proprie rovine e fu per qualche tempo sede d'un'Accademia.

Oggi si chiama Ludd o Lidda ed è un piccolo villaggio, o meglio, un ammasso di rovine, che chi va, da Ioppe a Gerusalemme vede là, a poca distanza dalla via, in mezzo a folti oliveti ed a magnifici giardini.

 

***

Là trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva paralitico in un letto.

Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto».

Egli subito si alzò.

Enea è un nome evidentemente di origine greca, quindi era probabilmente un ellenista.

Enea è malato da otto anni; è paralitico; è un caso disperato, tutti lo sanno.

E’ risaputo che non lascerà il suo giaciglio che per entrare nella tomba.

Pietro, nel nome di Gesù Cristo lo sana.

Il fatto è storico; ma i miracoli di Gesù Cristo sono dei segni; sono delle parabole che, sotto il velo di un fatto fisico, nascondono una verità superiore, d'ordine morale, non come spesso si usa fare oggi: sotto il velo dello spirituale si sana il fisico!

Gesù Cristo scelse i malati a vista umana incurabili, per evidenziare lo stato disperato in cui era caduta l'umanità quando Egli si accinse a sanarla.

Mentre eravamo senza forza, paralizzati in tutte le nostre più nobili facoltà, e, come Enea, irremissibilmente destinati alla morte, Cristo ci dette la Sua Parola “sanatrice”.

La parola “letto” che è tradotta per letticello era il giaciglio dei poveri.

Enea, quindi, era povero oltre che malato.

Pietro evidentemente compie questo segno miracoloso quale testimonianza della predicazione, ed il fatto che ordina ad Enea di rifare il letto, sta proprio ad indicare la effettiva dimostrazione della avvenuta guarigione.

Di questi ordini, sia Pietro e sia gli altri apostoli ne avevano sentiti dare e visti compiere durante il loro discepolato con il Sommo Maestro:

Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, àlzati», disse allora al paralitico, «prendi il tuo letto e va' a casa tua». (Matteo 9:6)

 

Che cosa è più facile, dire al paralitico: "I tuoi peccati ti sono perdonati", oppure dirgli: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina"?

Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati io ti dico», disse al paralitico, «àlzati, prendi il tuo lettuccio, e vattene a casa tua» (Marco 2:9-11)

 

Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi il tuo lettuccio e cammina"».

Essi gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo lettuccio e cammina?"» (Giovanni 5:11-12)

 

L’ordine di Pietro è altresì un insegnamento attraverso il quale dobbiamo imparare che abbiamo anche noi una parte nel segno miracoloso.

Cristo è l'energia che opera tutto in noi, ma tocca a noi alzarci e usare questa forza per rendere testimonianza del segno avvenuto.

Gesù che rende sani, tocca a noi ad alzarci e vivere da sani!

 

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E tutti gli abitanti di Lidda e di Saron lo videro e si convertirono al Signore.

 

…Saron

Non è nome di villaggio o di città, ma è nome di regione.

L'originale ha l'articolo: il Saron; il che vuol dire che se ne parlava come di una vasta estensione di paese.  Il Saron si può tradurre esattamente per la pianura; il piano.

È il Sharon dell'Antico Testamento:

I figli di Gad …  …abitavano nel paese di Galaad e di Basan e nelle città che ne dipendevano, e in tutti i pascoli di Saron fino ai loro estremi limiti. (tratto da 1 Cronache 5:11-16)

 

Azmavet, figlio di Adiel, era preposto ai tesori del re; Gionatan, figlio di Uzzia, ai tesori che erano nella campagna, nelle città, nei villaggi e nelle torri; Ezri, figlio di Chelub, ai lavoratori della campagna per la coltura del suolo; Simei da Rama, alle vigne; Zabdi da Sefam, al prodotto dei vigneti per fornire le cantine; Baal-Anan da Gheder, agli uliveti e ai sicomori nella pianura; Ioas, ai depositi dell'olio; Sitrai da Saron, al bestiame grosso che pasceva a Saron; Safat, figlio di Adlai, al bestiame grosso delle valli. (1 Cronache 27:25-29)

 

Io sono la rosa di Saron, il giglio delle valli. (Cantico dei cantici 2:1)

Il paese è nel lutto e langue; il Libano si vergogna e intristisce; Saron è come un deserto, Basan e il Carmelo hanno perduto il fogliame. (Isaia 33:9)

Era situata al sud del Carmelo, lungo la costa del Mediterraneo e si stendeva fino a Cesarea e Ioppe.

Era una regione fertilissima; tanto, che il suo nome serviva quasi proverbialmente ad indicare ogni paese fertile e bello.

Il segno miracoloso diventa così una grande testimonianza: per la guarigione d'un malato molti sono condotti alla salvazione; notiamolo attentamente nel passo: quale straordinaria e salutare influenza può esercitare la testimonianza d'uno solo, che sia veramente guarito!

 

***

A Ioppe c'era una discepola, di nome Tabita, che, tradotto, vuol dire Gazzella: ella faceva molte opere buone ed elemosine.

Proprio in quei giorni si ammalò e morì.

E, dopo averla lavata, la deposero in una stanza di sopra.

Poiché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, mandarono due uomini per pregarlo che senza indugio andasse da loro.

Pietro allora si alzò e partì con loro.

Appena arrivato, lo condussero nella stanza di sopra; e tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che Gazzella faceva, mentre era con loro.

Ma Pietro, fatti uscire tutti, si mise in ginocchio, e pregò; e, voltatosi verso il corpo, disse: «Tabita, àlzati».

Ella aprì gli occhi; e, visto Pietro, si mise seduta.  

Egli le diede la mano e la fece alzare; e, chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita.

Ciò fu risaputo in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore.

Pietro rimase molti giorni a Ioppe, presso un certo Simone conciatore di pelli.

 

…Ioppe,

l’odierna Giaffa, in ebraico Iapho, era il porto di Gerusalemme e distava da questa città circa 50 Km.

Era una città del territorio della tribù di Dan:   

La settima parte tirata a sorte toccò alla tribù dei figli di Dan, secondo le loro famiglie.

Il confine della loro eredità comprendeva: Sorea, Estaol, Ir-Semes, Saalabbin, Aialon, Itla, Elon, Timnata, Ecron, Elteche, Ghibbeton, Baalat, Ieud, Bene-Berac, Gat-Rimmon, Me-Iarcon e Raccon con il territorio di fronte a Iafo. (Giosuè 19:46)

 

Di questo porto si servirono Salomone ed Esdra quando si trattò di recare i materiali per la costruzione del tempio:

Ora dunque mandi il mio signore ai suoi servi il grano, l'orzo, l'olio e il vino, di cui egli ha parlato; noi, dal canto nostro, taglieremo del legname del Libano, quanto te ne occorrerà; te lo spediremo per mare su zattere fino a Iafo, e tu lo farai trasportare a Gerusalemme». (2 Cronache 2:15-16)

Diedero del denaro agli scalpellini e ai falegnami, dei viveri, delle bevande e dell'olio ai Sidoni e ai Tiri perché portassero per mare sino a Iafo del legno di cedro del Libano, secondo la concessione che Ciro, re di Persia, aveva loro fatta. (Esdra 3:7)

…Tabita,

o più esattamente Tabithà, è parola aramaica che significa gazzella.

In greco, l'aramaico Tabithà si traduce per Dorcàs, che vuol pure dire gazzella.

L'uso di mettere ai figli (e specialmente alle figlie) dei nomi d'animali era antichissimo fra i giudei e fra altri popoli.

Basti il ricordare Debora che vuol dire ape; Rachele, pecora; Jaël camozza ecc. Tabithà e probabilmente una specie particolare d'antilope o di gazzella, le cui forme graziose ed i cui occhi brillanti sono stati spesso cantati dai poeti.

Gazzella era una discepola nel vero senso della parola.

Un largo corredo d'opere d'amore dimostrava la legittimità della sua fede.

Non sappiamo se Gazzella fosse povera o ricca; una cosa però sappiamo; che era lodata non solo per ciò che dava (cfr Atti 9:36), ma anche per il lavoro che faceva con le proprie mani, a scopo di carità (cfr Atti 9:39).

Ogni cristiano, per povero ed in umile condizione che sia, troverà sempre modo, se vuole, di far del bene al prossimo.

Potrà lavorare come Gazzella; potrà visitare i malati; potrà in cento altri modi mostrare che la sua fede non è morta, ma "operante per l'amore" (cfr Galati 5:6).

Le donne come Gazzella sono di una santa e pratica utilità dovunque si trovino; e sono una predicazione vivente della bontà e della potenza del Vangelo.

Che differenza tra Gazzella e quelle donne che non sono preoccupate di altro che di dedicarsi al loro aspetto esteriore e che sciupano letteralmente la vita, nel soddisfare la loro insulsa vanità, l’apostolo Paolo esorterà così:

Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d'oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà. (1 Timoteo 2:9-10)

 

…siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa. (1 Timoteo 3:11)

Anche l’apostolo Pietro, forse pensando anche a Tabita (oltre che a Sara), esorta in tal senso:

Il vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell'intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d'oro e nell'indossare belle vesti, ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore. (1 Pietro 3:3-4)

 

…Dopo che fu stata lavata

L'uso di lavare il corpo dei defunti prima di seppellirli o di cremarli è antichissimo e presente quasi in tutti i popoli.

 

…Fu posta in una sala;

Non la seppellirono subito, la posero lì per aspettare Pietro che non era lontano.

 

Pietro rimase molti giorni a Ioppe, presso un certo Simone conciatore di pelli.

Il mestiere di conciatore di pelli o di cuoio era un mestiere aborrito dai giudei; al punto che (secondo la loro tradizione), se un uomo sposato si dava a questo mestiere, la moglie poteva addirittura chiedere il divorzio.

Il senso di ripulsione che il mestiere del conciatore di pelli o di cuoio destava, si spiega col fatto che chi lo esercitava, dovendo maneggiare delle bestie morte ecc., si trovava in continuo pericolo di contaminazioni cerimoniali.

Ma quello che più ancora importa qui è il fatto di Pietro che va a star di casa da un conciatore di pelli!  

È un bel passo che egli fa sulla via della libertà cristiana.

Egli sta per andare ai Gentili; questa dimora in casa di un conciatore di pelli, è una buona preparazione a vincere gli scrupoli che questa missione gli sveglierà nella coscienza.

Non c'è mestiere, per quanto spregevole possa apparire agli occhi del mondo, che non possa esser santificato.

La casa del conciatore di pelli di Ioppe era mal vista dagli uomini, ma era ben nota nel cielo (cfr Atti 10:6) ed amata dal Signore.

In quella casa, Pietro, visto che in Ioppe c'era da far molto per l'opera di Dio, prende il suo domicilio.

Non va a stare in casa di Gazzella; Gazzella l'avrebbe senza dubbio accolto; ma a Pietro preme di evitare anche l'ombra del sospetto che cerchi la propria gloria, che cerchi di farsi largo tra la folla che visiterebbe la casa, o che domandi una ricompensa per l'esercizio dei suoi doni miracolosi.

Quindi, non va a stare in casa di Gazzella, ma in casa di Simone conciatore di pelli.

 

C’è sicuramente una analogia fra questo miracolo di Pietro e quello di Gesù in casa di Iairo (cfr Marco 5:40-42), ma vi sono anche delle differenze:

 

- nel miracolo di Gesù è detto: "E (Gesù) presa la fanciulla per la mano, le disse: - "Talithà kúmi"; il che interpretato vuol dire: - "Fanciulla, io tel dico, lévati!"

- nel nostro caso, invece, Pietro "si mise in ginocchio, e pregò; e, voltatosi verso il corpo, disse: «Tabita, àlzati»”.

 

- Gesù compie il miracolo di propria autorità, Egli è "l'autore della vita" (cfr Atti 3:15), "la risurrezione e la vita" (cfr Giovanni 11:25).

- Nel caso del miracolo in esame, non è Pietro, in realtà, che compie il miracolo; è Gesù, che Pietro ha invocato.

Pietro è il mezzo, l’autore miracolo è Gesù.

 

I cittadini di Ioppe capirono l'importanza ed il significato del miracolo, infatti non cedettero a Pietro ma al Signore:

Ciò fu risaputo in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore.

 

Cosa succede nei “presunti” miracoli oggi?

 

Chi diventa l’oggetto di fede?

 

Gianni Marinuzzi