Il discorso di Pietro

ATTI DEGLI APOSTOLI
2
:14-36

 

Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così:

«Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e ascoltate attentamente le mie parole.  

Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; ma questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele: "Avverrà negli ultimi giorni", dice Dio, "che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni.

Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.

Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra, sangue e fuoco, e vapore di fumo.

Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore.

E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato".

Uomini d'Israele, ascoltate queste parole!

Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto.

Infatti Davide dice di lui: "Io ho avuto il Signore continuamente davanti agli occhi, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Per questo si è rallegrato il mio cuore, la mia lingua ha giubilato e anche la mia carne riposerà nella speranza; perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades, e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita.

Tu mi riempirai di gioia con la tua presenza".

Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d'oggi tra di noi.

Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione.

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.

Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.  Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli stesso dice: «Il Signore ha detto al mio Signore: "Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello dei tuoi piedi"».

Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

 

***

Il discorso di Pietro ha fondamentalmente un solo tema: Gesù Cristo è il Messia ed il Signore e può essere suddiviso in tre sezioni principali:

            - Gesù è il Messia in quanto questo è l’adempimento della profezia;

            - Gesù è il Messia e la Sua opera e la Sua resurrezione lo attestano;

            - Gesù è il Messia e lo Spirito Santo sparso ne è la prova.

 

Pietro, appena ricevuta la Potenza promessa, secondo la profezia fatta da Gesù stesso a suo riguardo (cfr Matteo 16:18-19), pone davanti agli occhi dei suoi uditori, dei fatti; mostra quei fatti alla luce della storia dell'Antico Testamento, perché i suoi uditori, che ne conoscono i precetti, ne capiscano bene il significato, e conclude con tre perciò o dunque.

I fatti sono questi:

 

1.       L'apparizione dei discepoli battezzati dallo Spirito Santo; questo è il compimento di profezie dell'Antico Testamento ed un segno manifesto dell’inizio dell'era cristiana, che terminerà con il ritorno del Signore Gesù per il ristabilimento di tutte le cose.

 

2.       Gesù di Nazaret, uomo: la sua morte, la sua risurrezione.

Gesù di Nazaret fu tra gli stessi uditori, operando prodigi e segni.

Essi lo arrestarono, lo crocifissero, lo seppellirono; ma Dio lo risuscitò dai morti.

 

Questa vita, questa morte e questa risurrezione Pietro spiega nuovamente loro, sulla scorta delle profezie dell’Antico Testamento, ch'egli illumina davanti ai loro occhi, dandogli il vero significato nel proponimento dell'Eterno.

 

Egli prende per base il fatto storico della risurrezione di Cristo, corroborato da una, triplice testimonianza:

 

a.     da quella della profezia della Scrittura;

b.     da quella della testimonianza degli apostoli, che "videro", "toccarono", "udirono";

c. da quella della discesa dello Spirito Santo.

 

Vediamo come qualsiasi testimonianza cristiana si fonda sulla Scrittura, non si può annunciare la Parola di Dio senza la Parola di Dio!

 

***

Il suo primo perciò (ital. dunque, Atti 2:30) mette in evidenza la testimonianza di Davide.  Il salmista Davide era un profeta, perciò rese testimonianza al fatto della risurrezione di Cristo.

 

Il suo secondo perciò (ital. dunque, Atti 2:33) mette l'effusione dello Spirito in relazione con la risurrezione ed ascensione del Figlio di Dio; Gesù è asceso al cielo, perciò "ha sparso lo Spirito, come voi vedete ed udite".

Egli visse, morì, risuscitò, salì al cielo, con lo scopo di poter effondere il Suo Spirito in quel modo che gli uditori avevano visto, e che era l'ultimo dei segni miracolosi, la spiritualizzazione di tutti i miracoli, il miracolo permanente, caratteristico di tutta la nuova era cristiana appena cominciata.

 

Il suo terzo perciò (ital. dunque, Atti 2:36) condensa tutto l'argomentare apostolico nel messaggio evangelico: Gesù è il Cristo.

Pietro ha cominciato con Gesù di Nazaret uomo, per finire con Gesù il Signore ed il Cristo".

 

Anche noi siamo chiamati a testimoniare in questo modo!

 

***

Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così:

«Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e ascoltate attentamente le mie parole.  

Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; ma questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele: "Avverrà negli ultimi giorni", dice Dio, "che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno. Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra, sangue e fuoco, e vapore di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore.

E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato".

Pietro, l'apostolo risoluto, ardito, pieno di fede, come profetizzato da Gesù a suo riguardo (cfr Matteo 16:18-19), prende per primo la parola.

Egli non e solo, è circondato dai suoi co-apostoli i quali, senza dubbio, parlano anch'essi, almeno dopo Pietro Atti 2:37-40.

L'apostolo s'indirizza in modo solenne ai giudei di nascita, e agli abitanti di Gerusalemme, siano essi proseliti o forestieri.

Siamo in un mattino relativamente presto, intorno alle 9.00, ed era la prima delle tre ore stabilite per la preghiera.

Si diceva terza (verso le nove antimeridiane); sesta (verso mezzogiorno); nona (verso le tre pomeridiane Atti 3:1).

La terza e la nona ora della preghiera coincidevano con le ore in cui si offrivano il sacrificio mattutino ed il sacrificio "fra i due vespri" (cfr Esodo 29:38-42; Numeri 28:3-8).

Già Daniele usava pregare "a tre tempi del giorno" (Daniele 6:10, confr. con Salmi 55:17): ma la consuetudine e la tradizione giudaica, nel tempo apostolico, aveva addirittura fissate come regola le tre ore.

Ogni pio giudeo recitava, in queste ore, le sue preghiere e, se poteva, andava a pregare al tempio (cfr Atti 3:1).

L'argomento con cui Pietro respinge l'accusa d'ubriachezza, dicendo: non è che la terza ora del giorno, è questo:

1.                               Generalmente parlando, "chi s'inebria; s'inebria di notte", questo è

 confermato anche da quanto scrive Paolo ai fratelli di Tessalonica:

…quelli che si ubriacano, lo fanno di notte.

 (1 Tessalonicesi 5:7)

 

2.                               La terza ora del giorno era l'ora della preghiera mattutina e del mattutino sacrificio; era molto improbabile, per non dire impossibile, che, a quest'ora, un giudeo che avesse un po' di rispetto per le cose di Dio, si mettesse a sbevazzare.

 

3.       I giudei avevano per abitudine costante di non bere né mangiare fin dopo la terza ora del giorno; in modo particolare, nei Sabati e per le solennità speciali (siamo nella festa della pentecoste). Così generale era quindi cotesta abitudine di mattutina astinenza, che bastava un accenno fugace alla cosa, come quello di Pietro, per confutare l'assurda accusa.

 

L'apostolo risponde con calma e dignità a quelli che cercano di mettere in ridicolo il gran fenomeno pentecostale.

Egli, come insegnerà in seguito,  non rende "oltraggio per oltraggio" (cfr 1 Pietro 3:9), ma ha imparato dal Maestro, che, "oltraggiato, non rispondeva con l'ingiuria" (cfr 1 Pietro 2:23).

Egli ragiona, prova a convincere, con quel tatto e quella delicatezza, che non inaspriscono ma finiscono quasi sempre per conquistare i cuori.

Questo è l’atteggiamento richiesto a coloro che insegnano la Parola di Dio:

Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini; e Dio ci conosce a fondo, e spero che nelle vostre coscienze anche voi ci conosciate.

(2 Corinzi 5:11)

 

Infatti bisogna che il vescovo sia irreprensibile, come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono.  (Tito 1:7-9)

 

Ricordiamoci dell'esempio di Pietro, quando siamo chiamati "a rispondere a nostra difesa" (cfr 1 Pietro 3:15) a quelli che attaccano le nostre convinzioni religiose.

Pietro comincia ad annunciare Gesù uomo.

Parte da Gesù uomo e continua, e con la Scrittura porta i suoi uditori, sulla prova biblica, fino all'altezza della divinità di Gesù.

Pietro cita testualmente la profezia del profeta Gioele:

Ecco la profezia testuale secondo l'originale ebraico Gioele 2:28-32:

"Dopo ciò, io spanderò il mio spirito sopra ogni carne; i vostri figliuoli e le vostre figliuole profetizzeranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, e i vostri giovani delle visioni.

Anche sui servi e sulle serve, in quei giorni, io spanderò il mio spirito.

Farò apparire dei prodigi nei cieli e sulla terra, del sangue, del fuoco e delle colonne di fumo; il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue prima che giunga il giorno dell'Eterno, il giorno grande e tremendo.

Allora chiunque invocherà il nome dell'Eterno sarà salvato".

 

Nessuna profezia è campata in aria; ogni profezia ha le sue radici piantate nella Parola Scritta, nel campo della storia ed eleva nell'aerea i suoi rami più o meno alti e maestosi.

Il profilo storico della profezia di Gioele eccolo qui, il profeta annunzia, in nome di Dio, che il suo popolo dovrà subire dei severi giudizi; descrive questi giudizi, ed esorta il popolo intero al pentimento ed alla umiliazione.

Ciò fatto, apre davanti agli occhi del popolo gli orizzonti della promessa; orizzonti vasti, sconfinati, a perdita d'occhio: prima di tutto, promesse temporali: il paese, già devastato, rifiorirà come un giardino; poi, promesse spirituali: l'Eterno spanderà del suo Spirito in modo abbondante e generale sulla nazione, e la nazione rivivrà di vita nuova e rigogliosa.

Finalmente, il profeta annuncia una serie di terribili giudizi dei quali l'Eterno colpirà i propri nemici e tutti quelli che hanno tanto maltrattato il suo popolo.

E l'annunzio di questi giudizi, nel libro del profeta, fa, in chi li legge, l'effetto dello scatenarsi d'una immane bufera, d'un cataclisma immenso, al quale pensando verrebbe fatto di domandarci: - "ma come potrà il popolo stesso scampare da un tanto cataclisma?..." se il profeta non ci assicurasse che il popolo fedele all'Eterno, troverà sempre nell'Eterno un sicuro rifugio.

Gli ultimi giorni è una espressione frequentissima dell'Antico Testamento e sta per indicare la venuta del Messia (cfr Isaia 2:2; Michea 4:1); nel Nuovo Testamento, indica la dispensazione dello Spirito Santo, che incomincia con la Pentecoste.

Sopra ogni carne.

È l'universalità della promessa; la promessa non è per pochi; è per tutti i credenti di tutti i popoli.

Non più sui sacerdoti soltanto; non più soltanto sui profeti specialmente scelti da Dio per una, missione speciale; non più sugli uomini esclusivamente; ma sugli uomini e sulle donne.

 

L’effetto di questo “spandimento” dello Spirito Santo sarà molteplice:

- Profetizzeranno

Profeta nel senso vero, comprensivo, completo della parola non è soltanto chi annunzia l'avvenire, ma e chi, ispirato dallo Spirito Santo, esorta al ravvedimento il deviato, consola l'afflitto, insegna ai peccatori la via della vita.

Ogni cristiano è chiamato ad esortare il fratello, in questo trova applicazione l’insegnamento di Paolo:

Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.  (1 Corinzi 14:31)

 

I vostri giovani vedranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni

Profezie, visioni, sogni sono i tre modi principali, coi quali, nell'Antico Testamento, lo Spirito Santo rivela il pensiero o la volontà di Dio.

Vedi per le visioni: 1Samuele 9:9,11, 18:19; 2Samuele 24:11; 29:29; Daniele 2:28; 7:1-2,15; 8:2; Ezechiele 1:1; 8:3; 11:24, ecc.

Per i sogni: Genesi 20:3; 31:11, 24; 37:5; 40:5; 41:1-7; 1Re 5; Daniele 2:3; 7:1 ecc.

E’ come se dicesse: avrete chiara la volontà di Dio!

 

- Segni e prodigi nei cieli e sulla terra

Sangue e fuoco e vapore di fumo.

Sangue, vale a dire, guerre sanguinarie, battaglie.

Fuoco, vale a dire distruzione di città e di paesi in tempo di guerra.

Il Vapore di fumo (ebraico colonne di fumo) accenna ad uno spettacolo simile a quello che si vide Abrahamo, quando, all'alba del giorno tremendo del giudizio dell'Eterno su Sodoma e Gomorra (cfr Genesi 19:28).

È un'altra immagine che accenna alle calamità della guerra, alle scene di paesi e di città passati a fil di spada e abbandonati al saccheggio ed alla distruzione.

Il sole sarà mutato in tenebre.

Lo splendore del sole è immagine di prosperità; l'eclissarsi di questo splendore, l'oscurarsi, in un modo o in un altro, del sole, o anche semplicemente il tramonto, sono immagini, di calamità.

Il fumo che sale al cielo dalle città incendiate, vela la luce del sole.

E la luna in sangue.

Quando l'atmosfera è satura di fumo e di vapori e quando specialmente il fumo ed i vapori vengono da pianure saccheggiate, da eruzioni vulcaniche e talvolta in conseguenza di terremoti, la luna prende un color cupo, sanguigno, che fa spavento.

Il grande ed illustre giorno del signore,

Un primo compimento storico dell'apparire di questo grande ed illustre giorno del Signore fu alla distruzione di Gerusalemme avvenuta per mano di Nabucodonosor.

Un secondo compimento si vide quando Israele crocifisse il suo re (cfr Matteo 27:45, 51-52; Marco 15:33; Luca 23:44-45).

Una terza volta questi prodigi e questi segni si ripeterono alla distruzione di Gerusalemme, nell'anno 70 dopo Cristo.

Sangue, fuoco e vapore di fumo empirono la città devastata dai soldati di Tito.

La luna divenne rossa come sangue quando proiettava la sua mesta luce sul sangue, che a rivi scorreva per le vie; e il sole ha da quel giorno nefasto negato i suoi raggi ridenti a quella terra santa, che par sempre parata a lutto per la morte del Messia.

E altri compimenti ancora avrà il grande ed illustre giorno del Signore, perché la profezia non è di un tempo determinato, ma è come l'onda del mare, che si rompe e si rinnova per rompersi e rinnovarsi ancora, come possiamo ampliamente vedere negli avvertimenti e nei flagelli descritti nel libro dell’Apocalisse.

Nella profezia di Gioele 5:17-18 adempiuta alla Pentecoste, possiamo vedere tre verità:

a) il Nuovo Patto stabilisce la vera uguaglianza: tutti, senza distinzione, sono peccatori; tutti hanno bisogno d'esser salvati; tutti hanno bisogno di quello Spirito Santo, senza il quale non c'è possibilità di salvezza;

b) il dono dello Spirito è dono universale; non è il privilegio di pochi; è per tutti;

c) Iddio non promette né dà tutti i doni dello Spirito ad ogni singolo individuo; ma ai giovani una cosa, ai vecchi l'altra, e così via dicendo.

Per quanto riguarda la profezia e la sua lettura, possiamo simboleggiarla con la ruota di un carro che fa un percorso:

- se fissiamo lo sguardo sul pignone centrale ci sembrerà ferma, se invece fisseremo lo sguardo ci sembrerà ciclica e ripetitiva, tale è la visione dell’Ecclesiaste, l’uomo che guarda le cose di Dio in senso umano:

Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole.

(Ecclesiaste 1:9)

 

- se vediamo la ruota dall’alto (dal punto di vista di Dio), potremo avere una chiara di visione del percorso che sta facendo e quanto si stia avvicinando alla meta prefissata, che sia questa la nostra veduta!

 

- Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo.

La salvezza è un fatto del quale non c'è anima umana che possa dire: "Non è per me".

"Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo" Gioele 2:21.

E’ per tutti, ma è necessario che ognuno se l'appropri per conto suo.

Quel chiunque del testo a due fatti importantissimi e solenni:

a) la salvezza è un fatto universale, quanto alla sua destinazione;

b) è un fatto individuale, quanto agli effetti che deve e può produrre.

Il nome sta qui per la persona; e dire: chi avrà invocato il nome del Signore è lo stesso che dire: chi avrà invocato il Signore.

Sarà salvo, vuol dire, come l'ebraico di Gioele letteralmente significa, sarà liberato dall'infuriare della bufera, dalla desolazione delle calamità profetate.

È qui degno di ricordo il fatto, che durante l'assedio di Gerusalemme nell'anno 70, nessun cristiano perì nell'immane eccidio.

Mentre più d'un milione di giudei cadeva vittima del ferro romano, i cristiani, che presero sul serio l'avvertimento di Cristo (cfr Matteo 24:16), avevano tutti avuto il tempo di mettersi in salvo.

 

***

Uomini d'Israele, ascoltate queste parole!

Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto.

Infatti Davide dice di lui: "Io ho avuto il Signore continuamente davanti agli occhi, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Per questo si è rallegrato il mio cuore, la mia lingua ha giubilato e anche la mia carne riposerà nella speranza; perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades, e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita.

Tu mi riempirai di gioia con la tua presenza".

Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d'oggi tra di noi.

Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione.

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.

Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.  Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli stesso dice: «Il Signore ha detto al mio Signore: "Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello dei tuoi piedi"».

Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Pietro, inizia la sua testimonianza partendo da Gesù il Nazareno, uomo...

Pietro comincia con l'umanità, ma finisce con la divinità di Cristo Atti 2:36.

Di cui DIO vi ha dato delle prove certe

( ανδρα αποδεδειγμενον απο του θεου); uomo approvato da Dio, dice il greco, con credenziali divine.

Uomo, cioè, che non fu un impostore, ma che esercitò una missione legittima, e che disse in tutto e per tutto la verità.

L'approvazione di Dio, consistette in questo: che le potenti operazioni, i prodigi, i segni che Cristo fece non furono cosa meramente umana, né, tanto meno, cosa d'impostura; furono "operazioni, prodigi e segni", che Dio stesso compì per mezzo di lui ( δι' αυτου).

Le potenti operazioni sono in generale tutte le manifestazioni del potere sovrannaturale di Gesù; i prodigi sono in modo speciale i miracoli; i segni sono tutte le prove che durante il suo ministero terrestre egli dette della divinità della sua persona e della sua missione.

Esso, per il determinato consiglio e la provvidenza di Dio vi fu dato nelle mani.

Il τη ρισμενη βουλη vuol dire: per consiglio, decreto, proposito ben definito, ben determinato.

Il τη προγνωσει significa: per la preconoscenza di Dio.

L'idea di Pietro è che la morte di Cristo non fu il trionfo della iniquità dell'uomo sulla potenza di Dio; tutt'altro.

Ella fu il compimento di un disegno, che Dio stesso aveva, in seno alla eternità, formato; e di un disegno del quale non solo Egli aveva concepito l'idea, ma del quale anche, nella sua divina prescienza, aveva visto, nel corso del tempo, il quando, il come ed il dove del compimento.

Pietro, vuole fare comprendere ai suoi uditori il fatto che il Messia, ch'essi credevano non potesse morire, non fu ucciso perché debole, né perché non avesse potuto liberarsi dai suoi nemici; ma perché Dio stesso volle che fosse così; perché Dio stesso volle che il Cristo, venuto dalla gloria, ritornasse nella gloria per la umiliazione e le angosce del Calvario.

Per mani d'iniqui, lo conficcaste in croce e l'uccideste.

Pietro chiama iniqui  Pilato, Erode ed i soldati romani, che furono gli strumenti del misfatto.

Ma riconosce nei “mandanti” il popolo di Dio, letteralmente: Voi, avendolo confitto in croce, l'uccideste.

Due cose vanno qui notate:

1. il modo con cui Pietro descrive qui l'enormità del delitto compiuto dai giudei;

2. il fatto, che Pietro mette in rilievo: la colpa dei giudei non è, resa minore dal fatto che essi hanno compiuto il delitto per mano d'altri; ella rimane la stessa, come se l'avessero compiuto di mano propria.

Avendo sciolto le doglie della morte.

Gesù Cristo, nella Sua vittoria della croce ha sciolto i legami che la morte esercitava sull’uomo come quelli di un serpente che avvinghia e stringe, finché abbia soffocato la sua preda.

E queste doglie sono i dolori, le angosce del parto maledetto della morte!

Questa rappresentazione esalta l’opera salvifica di Cristo che per mezzo della Sua morte viene alla luce una vita nuova e divina.

 

***

…perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto.

Infatti Davide dice di lui: "Io ho avuto il Signore continuamente davanti agli occhi, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Per questo si è rallegrato il mio cuore, la mia lingua ha giubilato e anche la mia carne riposerà nella speranza; perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades, e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita.

Tu mi riempirai di gioia con la tua presenza".

Non era possibile che Gesù fosse trattenuto per molte ragioni; ma la ragione che Pietro ha in vista e che risulta naturale ed evidente dal contesto, è questa: era impossibile che Cristo fosse ritenuto dalla morte perché era stato divinamente predetto che Egli sarebbe risuscitato.

E quello che Dio predice, è impossibile che non abbia il suo compimento.

Il passo che Pietro cita, è nel Salmi 16:8-11, lo cita dalla versione dei LXX, che non si discosta dall'ebraico in alcun punto degno di nota.

Davide esprime nel Salmo quello che la sua intima e continua comunione con Dio gli dà di provare.

Egli ha sempre il Signore davanti agli occhi; Lo ha alla sua destra, al posto d'onore in tutte le sue affezioni; e per l'aiuto che Egli gli dà, e sul quale può sempre far sicuro affidamento.

Per tutto questo, il cuore gli esulta, l'anima (ebraico: la gloria) festeggia.

Egli sa che giungerà a godere di quella pienezza di vita e di quella perfezione ed eternità di gioia, che si hanno soltanto nella presenza di Dio.

Davide qui, evidentemente, parla di sè; e Pietro dicendo: dice di lui, non esclude affatto che il Salmista parlasse di sè stesso; ma enfaticamente asserisce, che Davide, esprimendosi come faceva relativamente alla risurrezione, concepiva e nutriva la speranza di un fatto, che non in se stesso, ma in quell'Unto di Dio che era stato promesso e che da lui doveva discendere, si sarebbe pienamente avverato.

La destra è il posto d'onore.

Dipendere in modo assoluto da Dio è bene; ma non basta; bisogna dare a Dio il posto d'onore in mezzo a tutti i nostri affetti, a tutti i nostri sentimenti, a tutte le nostre aspirazioni.

 

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Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d'oggi tra di noi.

Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione.

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.

Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.  Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli stesso dice: «Il Signore ha detto al mio Signore: "Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello dei tuoi piedi"».

Fratelli! Pietro li chiama così; non solo perché hanno anch'essi sangue israelitico nelle vene, ma più ancora perché, nel suo grande amore per le anime, Pietro vede già in fede molti dei suoi uditori guadagnati a Cristo.

Pietro procede con gran tatto e con grande cautela.

Una parola mal detta o male interpretata a proposito di Davide, di un uomo, cioè, che tutti i suoi uditori ammiravano, avrebbe potuto guastare ogni cosa.

Pietro fa però loro notare che le promesse di Dio si compiono in Cristo e non su altri uomini di fede… …anche noi quando testimoniamo, dovremo sempre concentrare e portare l’esempio di fede di Gesù Cristo e non su altri uomini o denominazioni religiose seppur fedeli.

Pietro mette in evidenza che il mondo ha innalzato Gesù sul legno della croce; ma che l'Onnipotente Iddio lo innalza fino nei cieli, lo trae dalla umiliazione e lo trasporta nella gloria conformemente a quanto profetizzato nella Scrittura:

Parola dell'Eterno al mio Signore:

Siediti alla mia destra finch'io faccia dei tuoi nemici il panchetto dei tuoi piedi.

(Salmo 110:1)

 

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Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Pietro, dopo aver “certificato” con la Scrittura il suo messaggio; e dopo aver dato tre prove della avvenuta resurrezione:

a) la prova profetica,

b) la testimonianza oculare;

c) la conferma del fatto pentecostale.

Dichiara Gesù Cristo, Signore e Messia. Signor dei signori e l'Unto per eccellenza; ovvero Colui, cioè, che di tutti i consacrati (profeti, sacerdoti e re) è Unto dall'olio della sacra unzione, è per dottrina, per santità personale e per le sue relazioni con Dio, il più sublime.

Paolo confermerà questo insegnamento nella sua lettera ai filippesi:

Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

(Filippesi 2:9-11)

 

Gianni Marinuzzi