Martirio di Giacomo - Morte di Erode

(Atti 12:1-25) 

 

In quel periodo, il re Erode cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro.

Erano i giorni degli Azzimi.

Dopo averlo fatto arrestare, lo mise in prigione, affidandolo alla custodia di quattro picchetti di quattro soldati ciascuno; perché voleva farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.

Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa.

Nella notte che precedeva il giorno in cui Erode voleva farlo comparire, Pietro stava dormendo in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le sentinelle davanti alla porta custodivano il carcere.

Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse e una luce risplendette nella cella. L'angelo, battendo il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo: «Àlzati, presto!» E le catene gli caddero dalle mani.

L'angelo disse: «Vèstiti e mettiti i sandali». E Pietro fece così.

Poi gli disse ancora: «Mettiti il mantello e seguimi».

Ed egli, uscito, lo seguiva, non sapendo che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.

Com'ebbero oltrepassata la prima e la seconda guardia, giunsero alla porta di ferro che immette in città, la quale si aprì da sé davanti a loro; uscirono e s'inoltrarono per una strada; e, all'improvviso, l'angelo si allontanò da lui.

Pietro, rientrato in sé, disse: «Ora so di sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei».

Pietro dunque, consapevole della situazione, andò a casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove molti fratelli erano riuniti in preghiera.

Dopo aver bussato alla porta d'ingresso, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era e, riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse dentro ad annunciare che Pietro stava davanti alla porta.

Quelli le dissero: «Tu sei pazza!»

Ma ella insisteva che la cosa stava così. Ed essi dicevano: «È il suo angelo».

Pietro intanto continuava a bussare e, quand'ebbero aperto, lo videro e rimasero stupiti.

Ma egli, con la mano, fece loro cenno di tacere e raccontò in che modo il Signore lo aveva fatto uscire dal carcere. Poi disse: «Fate sapere queste cose a Giacomo e ai fratelli». Quindi uscì e se ne andò in un altro luogo.

Fattosi giorno, i soldati furono molto agitati, perché non sapevano che cosa fosse avvenuto di Pietro.

Erode lo fece cercare e, non avendolo trovato, processò le guardie, e comandò che fossero condotte al supplizio.

Poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarea.

Erode era fortemente irritato contro i Tiri e i Sidoni; ma essi di comune accordo si presentarono a lui; e, guadagnato il favore di Blasto, ciambellano del re, chiesero pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.

Nel giorno fissato, Erode indossò l'abito regale e sedutosi sul trono, tenne loro un pubblico discorso.

E il popolo acclamava: «Voce di un dio e non di un uomo!»

In quell'istante un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato la gloria a Dio; e, roso dai vermi, morì.

Intanto la Parola di Dio progrediva e si diffondeva sempre di più.

Barnaba e Saulo, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme, prendendo con loro Giovanni detto anche Marco.

 

***

Da quanto possiamo ipotizzare dal testo, Paolo e Barnaba in tutto questo periodo soggiornano a Gerusalemme alla quale sono giunti per portare la prova d’amore dei fratelli di Antiochia.

Vivono pertanto tutti questi eventi di persona, proprio per questo Luca, compagno d’opera di Paolo molti anni dopo, ne è così dettagliatamente informato.

 

***

In quel periodo, il re Erode cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

Erode il grande, di cui è fatta menzione nei vangeli (cfr Luca 1:5; Matteo 2:1), ebbe per lo meno dieci mogli.

Una di queste mogli, che si chiamò Marianna I (perché ce ne fu una seconda), gli dette due figli; uno di questi fu Aristobulo, il padre dell'Erode del nostro testo.

Un'altra moglie, una samaritana per nome Maltace, gli dette Erode Antipa, che fu l'Erode della Storia del Battista, e di cui è parlato in Luca 3:1; 8:3; Matteo 14:1 e seg.; Luca 3:19; Atti 13:1.

L'Erode del nostro testo ebbe quindi per zio l'assassino di Giovanni il Battista e per nonno il persecutore di Gesù.

Il nostro Erode si chiamava veramente Agrippa ed aveva passato la sua gioventù a Roma, dov'era stato compagno d'orgia del principe Caio (Caligola).

Questi, salito al trono nel 37, regalò ad Agrippa il principato della Batanea (Basan dell'Antico Testamento) che era appunto rimasto vacante per la morte di un altro zio di Agrippa stesso, Filippo il tetrarca, cioè, che Erode il grande aveva avuto da un'altra delle dieci mogli, chiamata Cleopatra.

Due anni dopo, Agrippa fu investito del principato della Galilea e si stabilì in Palestina intorno al 41 d.C., e con una savia politica di conciliazione seppe guadagnarsi l'affetto dei giudei, che erano stanchi dei loro sottoprefetti superbi ed assetati di danaro.

Morì nel 44, dopo tre soli anni di regno; e, morto lui, la Giudea fu di nuovo amministrata da procuratori romani.

Questo Agrippa lascio tre figli; un maschio e due femmine, che vedremo tutti e tre comparire sulla scena della nostra storia:

- Agrippa II (cfr Atti 25-26);

- Drusilla, moglie del procuratore Felice (cfr Atti 24:24)

- Berenice celebre per le sue avventure amorose con Vespasiano (Tacito, Hist. 2:81)

 

Agrippa quindi, nella sua politica di conciliazione con i giudei, cominciò a maltrattare alcuni della chiesa; e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

 

Dalla lettura di questo testo possiamo notare come evidentemente la Chiesa era una assemblea ben definita e riconoscibile nella società civile di Gerusalemme, i suoi appartenenti erano facilmente identificabili e conosciuti dal popolo ed in particolare dai giudei.

Quel “cominciò a maltrattare”, ci fa supporre che fino ad allora Erode aveva quanto meno tollerato pacificamente la presenza della Chiesa.

Se Giacomo fosse stato processato dal sinedrio per bestemmia ed eresia, egli avrebbe subito la lapidazione.

La decapitazione, qui, come nel caso di  Giovanni Battista (cfr Marco 6:21, 28), mostrava che la sentenza era pronunciata dall'autorità civile ed applicata al modo romano.

Luca ci specifica che il giustiziato è proprio Giacomo fratello di Giovanni, il figlio di Zebedeo (uno dei due figli del tuono), in perfetto compimento della profezia di Gesù a suo riguardo:

Allora la madre dei figli di Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli, prostrandosi per fargli una richiesta.

Ed egli le domandò: «Che vuoi?» Ella gli disse: «Di' che questi miei due figli siedano l'uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno».

Gesù rispose: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?»

Essi gli dissero: «Sì, lo possiamo».

Egli disse loro: «Voi certo berrete il mio calice; ma quanto al sedersi alla mia destra e alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma sarà dato a quelli per cui è stato preparato dal Padre mio». (Matteo 20:20-23)

 

Il martirio di Giacomo, figlio di Zebedeo, deve essere cronologicamente posto in uno degli ultimi anni del regno d'Agrippa. Comunemente si crede che fosse l'anno 44:

Dal punto di vista umano, la morte di Giacomo sembra una sconfitta:

- È una morte crudele; trafitto dalla spada.

- È una morte prematura, che gli impedisce di compiere la grande opera alla quale, come apostolo, era stato chiamato.

- È una morte oscura; egli muore senza alcun onore e senza che la Parola di Dio lo esalti o lo lodi.

Ma come è bella, quando la si considera alla luce delle cose eterne:

- Egli muore fedele alla propria missione. Agli occhi di Dio non importa il tempo che ci è dato di servirlo; importa il come noi lo serviamo.

- Egli muore sulla breccia; la sua morte è un trionfo con ricco trofeo per la gloria di Cristo.

- Egli è il primo tra i suoi colleghi che riceve la corona del martirio ed a cui sia dato di sedersi alla destra di Cristo.

E questo era il desiderio che Giacomo aveva fortemente provato ai giorni dei suoi giovanili entusiasmi (cfr Marco 10:37); il suo desiderio... …adesso è esaudito!

 

***

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro.

Erano i giorni degli Azzimi.

Questo accattivarsi la simpatia dei ribelli era la politica della casa d'Erode; ed anche questa persecuzione non nacque da zelo fanatico che Erode avesse contro la fede, ma ebbe soltanto ragione e fini politici.

Agrippa non ha che uno scopo: rendersi popolare.

La popolarità è l'ambizione della sua vita; e sull'altare di questo idolo, egli sacrifica la verità e la giustizia e li sottomette ai desideri della parte influente del popolo.

 

…Erano i giorni degli Azzimi.

vale a dire, dei pani senza lievito; ossia, della Pasqua (cfr Esodo 12:15,18).

Folle enormi di giudei ellenisti e di altri giudei confluivano a Gerusalemme per la festa pasquale; era quindi una bella occasione “politica” per Erode.

Questi giorni ci ricordano e ricordavano sicuramente anche a Pietro, il Getsemani, il tradimento, l'arresto, il processo, il martirio, il rinnegamento, la croce e la gloria della risurrezione.

In mezzo a tutti quei ricordi, Pietro realizzava una parola del Maestro che probabilmente non aveva compreso in prima battuta:

Simon Pietro gli domandò: «Signore, dove vai?»

Gesù rispose: «Dove vado io, non puoi seguirmi per ora; ma mi seguirai più tardi». (Giovanni 13:36)

 

***

Dopo averlo fatto arrestare, lo mise in prigione, affidandolo alla custodia di quattro picchetti di quattro soldati ciascuno; perché voleva farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.

Erode non aveva dei soldati romani al suo servizio; ma i regolamenti militari del suo esercito erano, naturalmente, copiati dai romani.

Così, la notte era divisa in quattro vigile; e, per ogni luogo da sorvegliare, si mettevano quattro uomini di guardia; due legati con il prigioniero dentro la cella e due fuori dalla cella.

Così, l'intero "picchetto" per un carcerato (per una notte), era di sedici sentinelle, divise in quattro squadre di quattro uomini ciascuna, che si davano il cambio ad ogni vigilia.

Erode attendeva la fine della festa di Pasqua perché, secondo le idee giudaiche non era lecito di eseguire condanne capitali durante le feste religiose.

 

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Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa.

Nella notte che precedeva il giorno in cui Erode voleva farlo comparire, Pietro stava dormendo in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le sentinelle davanti alla porta custodivano il carcere.

Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse e una luce risplendette nella cella. L'angelo, battendo il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo: «Àlzati, presto!» E le catene gli caddero dalle mani.

L'angelo disse: «Vèstiti e mettiti i sandali». E Pietro fece così.

Poi gli disse ancora: «Mettiti il mantello e seguimi».

Ed egli, uscito, lo seguiva, non sapendo che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.

Com'ebbero oltrepassata la prima e la seconda guardia, giunsero alla porta di ferro che immette in città, la quale si aprì da sé davanti a loro; uscirono e s'inoltrarono per una strada; e, all'improvviso, l'angelo si allontanò da lui.

Pietro, rientrato in sé, disse: «Ora so di sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei».

Pietro era custodito bene al sicuro!

Per uscire, doveva attraversare, a quel che sembra dal testo, un paio di cortili e la porta di ferro era la porta esterna del carcere.

Pietro è custodito in prigione, ma fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa.

Quel ma è importante.

- Erode ed i giudei vogliono fermare l’opera di Dio uccidendo Pietro.

- La Chiesa lo difendono con le armi dello Spirito pregando per Pietro.

- Dio deciderà ogni cosa.

Pietro stava dormendo in mezzo a due soldati, legato con due catene!

È la fede, che nel buio della prigione e fra i terrori della morte, riposa tranquilla in Dio.

…credeva infatti di avere una visione.

Dio può fare e fa per i suoi figli "infinitamente al di là di ciò ch'essi chiedano o pensino" (Efesini 3:20); ed è quell'infinitamente che ci sbigottisce quando l'abbondanza della grazia di Dio viene a rispondere alla preghiera della nostra fede.

 

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Pietro dunque, consapevole della situazione, andò a casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove molti fratelli erano riuniti in preghiera.

Dopo aver bussato alla porta d'ingresso, una serva di nome Rode si avvicinò per sentire chi era e, riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse dentro ad annunciare che Pietro stava davanti alla porta.

Quelli le dissero: «Tu sei pazza!»

Ma ella insisteva che la cosa stava così.

Ed essi dicevano: «È il suo angelo».

Pietro intanto continuava a bussare e, quand'ebbero aperto, lo videro e rimasero stupiti.  

Ma egli, con la mano, fece loro cenno di tacere e raccontò in che modo il Signore lo aveva fatto uscire dal carcere.

Poi disse: «Fate sapere queste cose a Giacomo e ai fratelli».

Quindi uscì e se ne andò in un altro luogo.

Pietro dunque … andò a casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove molti fratelli erano riuniti in preghiera.

 

…Giovanni detto anche Marco, è qui nominato per la prima, volta, ma è un discepolo che troveremo ricordato più tardi (cfr Atti 12:25; 15:39), sarà compagno di Paolo e Barnaba nel primo viaggio missionario e sarà poi la causa dell’aspro dissenso tra i due missionari che si divideranno in due viaggi distinti.

Paolo, dopo molti anni riconoscerà a Marco di essergli molto utile per il ministerio (cfr 2 Timoteo 4:11)

A lui la tradizione attribuisce la redazione del secondo Evangelo e alcuni ipotizzano sia lui il giovane che scappa nudo all’arresto di Gesù secondo il racconto dello stesso Marco:

Allora tutti, lasciatolo, se ne fuggirono.

Un giovane lo seguiva, coperto soltanto con un lenzuolo; e lo afferrarono; ma egli, lasciando andare il lenzuolo, se ne fuggì nudo. (Marco 14:50-52)

Pare essere stato originario di Gerusalemme dove sua madre Maria possedeva una delle case dove i discepoli si riunivano.

Era cugino di Barnaba:       

Vi salutano Aristarco, mio compagno di prigionia, Marco, il cugino di Barnaba  (Colossesi 4:10)

Pietro era così intimo della famiglia, che lo chiamava Marco "mio figlio":

La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, vi saluta. Anche Marco, mio figlio, vi saluta.  (1 Pietro 5:13)

 

…essi dicevano: «È il suo angelo.

Era credenza popolare fra i giudei, che ogni vero israelita avesse un angelo custode specialmente assegnatogli al momento della nascita, il quale, quando appariva in forma umana, prendeva le fattezze di colui che custodiva ma si tratta di tradizioni giudaiche popolari.

Questo è uno di quei brani della Scrittura, sopra i quali è fondata l'antica opinione, adottata poi dalla chiesa cattolica romana, che Dio abbia dato a ciascun uomo un angelo per custode o difensore.

 

… Fate sapere queste cose a Giacomo e ai fratelli

Questo Giacomo, che evidentemente non può essere il fratello di Giovanni, è evidentemente uno degli anziani responsabili della chiesa di Gerusalemme, come si vedrà più chiaramente ancora nei capitoli Atti 15:13; 21:18, e come si può vedere nella lettera ai galati (cfr Galati 2).

È quel Giacomo, che il Nuovo Testamento designa come "il fratello del Signore" (cfr Galati 1:19).

I discepoli, spaventati dalla persecuzione, sono raccolti in preghiera in casa di Maria, aspettano con angoscia lo spuntare dell'alba, che annuncerà forse l'ultimo giorno di Pietro.

Pregano; ma forse pregano invano, in quanto anche Giacomo era stato appena giustiziato … forse pregano affinchè Pietro sia preservato da profonde sofferenze, ma non si sa fino a che punto potessero sperare nella sua liberazione  … soprattutto nel modo in cui Dio volle…

Ad un tratto, si sente bussare alla porta!... La serva si accosta alla porta per ascoltare; riconosce la voce… non apre, fuori di sé dalla gioia torna correndo ad avvisare i fratelli! È pazza?... È l'angelo di Pietro che ha bussato?... È Pietro seguita a bussare.

Finalmente gli si apre la porta ed egli entra.

Pietro, nella gioia accesa e festosa dei fratelli chiede un po' di silenzio; narra i fatti; dà alcune istruzioni, e si cerca un rifugio più sicuro di quello che gli offre la casa di Maria.

Paolo, probabile spettatore di questo segno miracoloso, anni dopo scriverà ai corinzi proprio di come il Signore può stupirci:

Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. (Efesini 3:20-21)

 

Pietro fa perdere le sue tracce a Gerusalemme, di lui effettivamente non si saprà più molto, lo troveremo ad Antiochia di Siria (cfr Galati 2:1), quando Paolo lo riprese davanti a tutti per il suo comportamento e ancora Paolo ci parla del ministero itinerante di Pietro, che evidentemente passò, per esempio da Corinto:

Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: «Io sono di Paolo»; «io, di Apollo»; «io, di Cefa»; «io, di Cristo». (1 Corinzi 1:12)

Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? (1 Corinzi 9:5)

Anche Pietro ci dà qualche indicazione, nei saluti della sua prima lettera, indirizzata a fratelli di cui evidentemente aveva conoscenza:

Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia…      (1 Pietro 1:1)

 

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Fattosi giorno, i soldati furono molto agitati, perché non sapevano che cosa fosse avvenuto di Pietro.

Erode lo fece cercare e, non avendolo trovato, processò le guardie, e comandò che fossero condotte al supplizio.

Poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarea.

La preoccupazione delle guardie aveva ben ragione di esserci, la pena capitale spettava quasi sempre a chi si fosse lasciato sfuggire un prigioniero.

Prova ne è quello che stava per succedere a Filippi, quando il carceriere credendo che i suoi detenuti avevano preso il largo, pensando a quel che l'aspettava, preferiva ammazzarsi da sè piuttosto che farsi ammazzare dagli altri (cfr Atti 16:27).

 

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Erode era fortemente irritato contro i Tiri e i Sidoni; ma essi di comune accordo si presentarono a lui; e, guadagnato il favore di Blasto, ciambellano del re, chiesero pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.

Fra i Tiri, i Sidoni ed Erode vi erano state dei forti dissensi irrisolti, che non conosciamo, e che avevano prodotta una forte irritazione nell'animo d'Erode.

Questi due popoli, temendo una sanzione economica da parte di Erode che poteva impedire la libera circolazione delle derrate alimentari che essi si procuravano in Palestina, cercarono di accomodare la situazione mandando una ambasciata di pace per mezzo del ciambellano del re.

 

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Nel giorno fissato, Erode indossò l'abito regale e sedutosi sul trono, tenne loro un pubblico discorso. E il popolo acclamava: «Voce di un dio e non di un uomo!»

Erode in questa occasione, e secondo gli usi, dette una pubblica udienza nell'anfiteatro, ove si celebravano appunto dei giochi in onore dell'imperatore (Giuseppe Flavio Antich. XIX, 8, 2).

In questa udienza Erode pronunciò una arringa nella quale, senza dubbio non lasciava nell'ombra la propria generosità; ed il popolo, vale a dire gli abitanti greci e sirii (non i giudei) l'acclamarono con delle formule che erano di moda da Alessandro in poi, e nelle quali i titoli divini erano largamente prodigati ai sovrani: "Voce d'un dio, e non di un uomo!"

 

Il trono sul quale è seduto Erode è in realtà il suo patibolo!

Quanti come Erode pensano di salire sopra un trono, quando in realtà non fanno altro che salire sul proprio patibolo!

 

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In quell'istante un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato la gloria a Dio; e, roso dai vermi, morì.

Questa stessa morte aveva colpito Antioco Epifane (cfr 2 Maccabei 9:5) ed Erode il Grande (Giuseppe Flavio Antich. XVII, 6, § 5).

Giuseppe Flavio narra anche egli che Erode Agrippa fu colto improvvisamente, durante i giochi, da un morbo che lo portò alla morte in cinque giorni.

Sembra che la frase esser roso da vermi si usasse per indicare le malattie intestinali (2Maccabei 9:5 e segg.).

Giuseppe Flavio (Antich. XIX, 8, 2) dice che Agrippa, dopo cinque giorni di angosciosi spasimi intestinali ( τω της γαστρυς αλγηματι διεργασθεις) morì nel suo cinquantaquattresimo anno d'età.

L'opinione comune fu però che egli morì avvelenato.

 

L’esperienza della tragica morte di Erode, non lasciò indifferente l’apostolo, Paolo, questa sua superbia, arroganza e vanità, porterà l’apostolo a profonde ed ispirate considerazioni che troviamo nelle sue lettere:

Io, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e la mitezza di Cristo, io, che quando sono presente tra di voi sono umile, ma quando sono assente sono ardito nei vostri confronti, vi prego di non obbligarmi, quando sarò presente, a procedere arditamente con quella fermezza con la quale intendo agire contro taluni che pensano che noi camminiamo secondo la carne.

In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; e siamo pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà completa. (2 Corinzi 10:1-6)

 

L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. (Romani 1:18-23)

Erode incarna in se stesso lo spirito dell’anticristo che sarà manifestato completamente negli ultimi giorni, come descritto nelle Scritture:

 

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Intanto la Parola di Dio progrediva e si diffondeva sempre di più. Barnaba e Saulo, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme, prendendo con loro Giovanni detto anche Marco.

Quell’intanto del testo è un tesoro; è un'antitesi divina; è tutta quanta la storia della Chiesa, a volo d'uccello.

Satana si scaglia contro la Chiesa, contro i servitori di Dio… …intanto la Parola di Dio progrediva e si diffondeva sempre di più… …questo è il disegno di Dio!

Paolo, e Barnaba, compiuta la loro missione di consolazione presso i fratelli di Gerusalemme, partono alla volta di Antiochia di Siria, prendendo con loro Marco il cugino di Barnaba, figlio di quella Maria, nella quale casa erano riuniti in preghiera i fratelli nella notte della liberazione di Pietro.

 

 

Gianni Marinuzzi