Paolo davanti al Sinedrio
La congiura e il trasferimento a Cesarea
ATTI DEGLI APOSTOLI
23:1-35
Paolo, fissato lo sguardo sul sinedrio, disse: «Fratelli, fino ad oggi mi
sono condotto davanti a Dio in tutta buona coscienza».
Il sommo sacerdote Anania comandò a quelli che erano vicini a lui di
percuoterlo sulla bocca.
Allora Paolo gli disse: «Dio percuoterà te, parete imbiancata; tu siedi per
giudicarmi secondo la legge e violando la legge comandi che io sia
percosso?»
Coloro che erano là presenti dissero: «Tu insulti il sommo sacerdote di
Dio?»
Paolo disse: «Fratelli, non sapevo che fosse sommo sacerdote; perché sta
scritto: "Non dirai male del capo
del tuo popolo"».
Or Paolo, sapendo che una parte dell'assemblea era composta di sadducei e
l'altra di farisei, esclamò nel Sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio
di farisei; ed è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti, che
sono chiamato in giudizio».
Appena ebbe detto questo, nacque contesa tra i farisei e i sadducei, e
l'assemblea si trovò divisa.
Perché i sadducei dicono che non vi è risurrezione, né angelo, né spirito;
mentre i farisei affermano l'una e l'altra cosa.
Ne nacque un grande clamore; e alcuni scribi del partito dei farisei,
alzatisi, protestarono, dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo;
e se gli avesse parlato uno spirito o un angelo?»
Poiché il contrasto andava crescendo, il tribuno, temendo che Paolo fosse
fatto a pezzi da quella gente, comandò ai soldati di scendere e di portarlo
via di mezzo a loro, e di condurlo nella fortezza.
La notte seguente, il Signore si presentò a Paolo e gli disse: «Fatti
coraggio; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così
bisogna che tu la renda anche a Roma».
Quando fu giorno, i Giudei ordirono una congiura, e con imprecazioni contro
se stessi fecero voto di non mangiare né bere finché non avessero ucciso
Paolo.
Or quelli che avevano fatto questa congiura erano più di quaranta.
Si presentarono ai capi dei sacerdoti e agli anziani, e dissero: «Abbiamo
fatto voto, scagliando l'anatema contro noi stessi, di non mangiar nulla
finché non abbiamo ucciso Paolo.
Perciò voi con il sinedrio presentatevi al tribuno per chiedergli di
condurlo giù da voi, come se voleste conoscere più esattamente il suo caso;
e noi, prima ch'egli arrivi, siamo pronti a ucciderlo».
Ma il figlio della sorella di Paolo, venuto a sapere dell'agguato, corse
alla fortezza, ed entrato riferì tutto a Paolo.
Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: «Conduci questo giovane dal
tribuno, perché ha qualcosa da riferirgli».
Egli lo prese e lo condusse dal tribuno, e disse: «Paolo, il prigioniero, mi
ha chiamato e mi ha pregato di condurti questo giovane, che ha qualcosa da
dirti».
Il tribuno lo prese per mano e, appartatosi con lui, gli domandò: «Che cosa
hai da riferirmi?»
Ed egli rispose: «I Giudei si sono messi d'accordo per pregarti che domani
tu riconduca giù Paolo nel sinedrio, come se volessero informarsi meglio del
suo caso; ma tu non dar retta a loro, perché più di quaranta uomini di loro
gli tendono un agguato e con imprecazioni contro se stessi hanno fatto voto
di non mangiare né bere, finché non lo abbiano ucciso; e ora sono già
pronti, aspettando il tuo consenso».
Il tribuno dunque congedò il giovane, dopo avergli raccomandato di non
parlare con nessuno di quanto gli aveva svelato.
Poi, chiamati due centurioni, disse loro: «Tenete pronti fin dalla terza ora
della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per
andare fino a Cesarea; e abbiate pronte delle cavalcature per farvi montare
su Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice».
Scrisse anche una lettera del seguente tenore: «Claudio Lisia,
all'eccellentissimo governatore Felice, salute. Quest'uomo era stato preso
dai Giudei, e stava per essere ucciso da loro, quando sono intervenuto con i
soldati e l'ho liberato dalle loro mani, avendo saputo che era cittadino
romano.
Volendo sapere di che cosa lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio.
Ho trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge, ma che
non era incolpato di nulla che fosse meritevole di morte o di prigione.
Però mi è stato riferito che si tendeva un agguato contro quest'uomo; perciò
l'ho subito inviato da te, ordinando anche ai suoi accusatori di dire
davanti a te quello che hanno contro di lui».
I soldati dunque, com'era stato loro ordinato, presero Paolo e lo condussero
di notte ad Antipatrìda.
Il giorno seguente lasciarono partire i cavalieri con lui e ritornarono alla
fortezza.
Quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli
presentarono anche Paolo.
Egli lesse la lettera e domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo
che era di Cilicia, gli disse: «Ti ascolterò meglio quando saranno giunti
anche i tuoi accusatori».
E ordinò che fosse custodito nel palazzo di Erode.
***
Il giorno prima Paolo ha reso una splendida ed accorata testimonianza e
difesa davanti al popolo (sicuramente suggerita e ispirata dallo Spirito
Santo, secondo la promessa di Gesù – cfr Luca 12:12), per il quale ha avuto
parola ricolme di “comprensione” e di spiegazione chiara… nonostante tutto,
il popolo (conformemente a quello che Gesù stesso gli aveva profetizzato
nella visione del tempio – cfr Atti 22:8) lo rifiuta e lo respinge
violentemente…
…la mattina dopo, Paolo si trova a dover “rispondere” davanti al sinedrio… l’autorità dei capi religiosi… che sicuramente non sono in buona fede… davanti a loro Paolo (ispirato dallo Spirito Santo) ha un altro
atteggiamento.
Questo ci deve insegnare che non si può essere ingenui nella vita e nella
lotta spirituale… …occorre sicuramente affidarci allo Spirito Santo e anche
“conoscere” il nostro nemico… le sue debolezze… i suoi punti deboli… la
mancanza di verità… la mancanza di vera unità… la mancanza di tutto ciò
che è santità e bontà!
Mentre la Chiesa è conforme all’immagine di Gesù Cristo e il credente è
portato ad imitare Dio con il Suo carattere… l’uomo naturale è conforme
all’immagine di satana ed è portato ad imitarlo nel suo carattere, Gesù
disse dei giudei inconvertiti:
Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri
del padre vostro.
Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità,
perché non c'è verità in lui.
Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre
della menzogna.
A me, perché io dico la verità, voi non credete.
Chi di voi mi convince di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?
Chi è da Dio ascolta le parole di Dio.
Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio».
(Giovanni 8:44-47)
***
Paolo, fissato lo sguardo sul sinedrio, disse: «Fratelli, fino ad oggi mi
sono condotto davanti a Dio in tutta buona coscienza».
Paolo guarda bene fissi negli occhi il sinedrio, non abbassa lo sguardo, non
li teme, egli sa che la sua vita è nelle mani di Dio.
Paolo ha bene presente il passo dei proverbi:
Figlio mio, sta' attento alle mie parole, inclina l'orecchio ai miei detti;
non si allontanino mai dai tuoi occhi, conservali in fondo al cuore; poiché
sono vita per quelli che li trovano, salute per tutto il loro corpo.
Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le
sorgenti della vita.
Rimuovi da te la perversità della bocca, allontana da te la falsità delle
labbra.
I tuoi occhi guardino bene in faccia, le tue palpebre si dirigano dritto
davanti a te.
Appiana il sentiero dei tuoi piedi, tutte le tue vie siano ben preparate.
Non girare né a destra né a sinistra, ritira il tuo piede dal male.
( Proverbi 4:20-27 )
Paolo mette davanti ai suoi accusatori
la sua buona coscienza, egli
sa di
avere la mente di Cristo (1
Corinzi 2:16), questa
buona coscienza, Pietro ci
dice che è
richiesta da ciascun figlio
di Dio in occasione del battesimo d’acqua:
Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia
dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio).
(1 Pietro 3:21)
***
Il sommo sacerdote Anania comandò a quelli che erano vicini a lui di
percuoterlo sulla bocca.
Questo Anania, figlio di Nebedeo, era uomo ingiusto e crudele.
Fu tratto come un carcerato a Roma davanti a Claudio (nel 52) per subirvi un
vero e proprio processo a proposito di certi atti di violenza dei quali i
samaritani accusavano i giudei, riuscì a liberarsi mediante la corruzione di
alcuni pretori, e tornò in Giudea.
Le parole di Paolo, che sono la espressione di una coscienza pulita ed
onesta, suonano alle orecchie di Anania (che aveva una coscienza tutt’altro
che pulita ed onesta) come tanti insulti e lo trascinano alla violenza.
***
Allora Paolo gli disse: «Dio percuoterà te, parete imbiancata; tu siedi per
giudicarmi secondo la legge e violando la legge comandi che io sia
percosso?»
Coloro che erano là presenti dissero: «Tu insulti il sommo sacerdote di
Dio?»
…Dio percuoterà te
…e Paolo fu profeta... infatti dieci anni dopo Anania sarà assassinato dai
sicari (Vedi
Giuseppe Flavio Guerre Giudaiche 11:17, 2-9).
…parete imbiancata;
Paolo reagisce alla percossa ricevuta citando proprio le parole del Maestro
(lo Spirito Santo conosceva la perversità che era presente nel cuore di
questo Anania), quando Gesù, anche più fortemente, chiama gli scribi e i
farisei del suo tempo sepolcri
imbiancati:
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a
sepolcri imbiancati, che appaiono
belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia.
Così anche voi, di fuori sembrate
giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
(Matteo 23:27)
Queste parole sono intese a definire “graficamente” l'ipocrisia.
La parete imbiancata e il sepolcro che i giudei sempre imbiancavano perché
desse meglio nell'occhio, rappresentano
il di fuori
dell'ipocrita; l'apparenza; la superficie;
il di dentro degli
ipocriti è putrido come l'interno
di una casa lurida o di una tomba.
***
Paolo disse: «Fratelli, non sapevo che fosse sommo sacerdote; perché sta
scritto: "Non dirai male del capo
del tuo popolo"».
Paolo, continua nel chiamarli
fratelli.
…non sapevo che fosse sommo sacerdote
Paolo mancava da parecchio tempo da Gerusalemme e poteva non conoscere
personalmente il sommo sacerdote, che non era più quello di
Atti 9:1-2, questo fa risaltare ancora di più l’azione dello
Spirito Santo che rivelava a Paolo parole circa le quali lui stesso non
poteva essere a conoscenza.
Inoltre in quei giorni l'anarchia e la confusione delle cose giudaiche erano
al colmo.
La dignità sacerdotale si comprava anche per denaro, e si videro talvolta
dei sommi sacerdoti non durare in dignità che pochi giorni.
Inoltre il sommo sacerdote non si poteva distinguere dai suoi paramenti
ecclesiastici, che quando funzionava ufficialmente nel tempio; fuori del
tempio, nulla lo distingueva dagli altri sacerdoti e non è neanche sicuro
che Anania tenesse la presidenza di questa adunanza, che non era una
riunione regolare del Sinedrio, ma una adunanza straordinaria convocata
d'urgenza dal tribuno romano.
…Non dirai male del capo del tuo popolo
Vedi
Esodo 22:28, che è qui citato secondo la versione dei
Settanta.
***
Or Paolo, sapendo che una parte dell'assemblea era composta di sadducei e
l'altra di farisei, esclamò nel Sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio
di farisei; ed è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti, che
sono chiamato in giudizio».
Appena ebbe detto questo, nacque contesa tra i farisei e i sadducei, e
l'assemblea si trovò divisa.
Perché i sadducei dicono che non vi è risurrezione, né angelo, né spirito;
mentre i farisei affermano l'una e l'altra cosa.
Ne nacque un grande clamore; e alcuni scribi del partito dei farisei,
alzatisi, protestarono, dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo;
e se gli avesse parlato uno spirito o un angelo?»
Poiché il contrasto andava crescendo, il tribuno, temendo che Paolo fosse
fatto a pezzi da quella gente, comandò ai soldati di scendere e di portarlo
via di mezzo a loro, e di condurlo nella fortezza.
…sapendo che una parte dell'assemblea era composta di sadducei e l'altra di
farisei
L'apostolo, conoscendo la debolezza dell’unità del sinedrio… conoscendo
come in realtà quella figura religiosa era frammentata e debole nella sua
unità… colpisce sicuro… si
professa fariseo per origine e per simpatia e cita la realtà della
resurrezione!
Egli non poteva, né doveva o voleva dimenticare che la dottrina della
risurrezione dai morti che era stata una delle sue dottrine da fariseo,
l'aveva preparato ad accettare il fatto della risurrezione del Salvatore.
Allo scopo di assicurarsi i voti della maggioranza fra i suoi giudici,
Paolo, per giungere al trionfo della verità, si avvale di un metodo che è
stato il più delle volte invece adoperato per schiacciarla; il metodo, cioè,
del divide et impera, in un buon senso; per produrre una divisione
nell'assemblea, egli tocca il tasto di quelle verità che la maggioranza dei
suoi giudici riconosce come tali, e che avvicinano questa maggioranza più a
lui che al nucleo di quelli che le negano.
Questa tecnica di “combattimento” spirituale Paolo la conosce bene ed è per
questo che aveva esortato già i fratelli di Corinto a rimanere perfettamente
uniti non “fisicamente” ma nel pensiero:
Ora, fratelli, vi esorto,
nel nome del Signore nostro Gesù Cristo,
ad aver tutti un medesimo parlare e
a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo
modo di pensare e di sentire.
(1 Corinzi 1:10)
Tale insegnamento sarà ancora notato e lodato nella fiorente chiesa di
Filippi:
Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto
d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di
affetto e qualche compassione, rendete
perfetta la mia gioia,
avendo un
medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico
sentimento.
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con
umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando
ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
(Filippesi 2:1-4)
E sarà accuratamente insegnato nella lettera ai fratelli di Efeso:
- Uniti nella Fede (Efesini 4:1-16)
- Uniti nella Santità (Efesini 4:17-32)
- Uniti nell’Amore (Efesini 5:1-6)
- Uniti nella Luce (Efesini 5:7-14)
- Uniti nella Sapienza (Efesini 5:15 / 6:9)
- Uniti nel combattimento spirituale (Efesini 6:10-20)
La tattica di Paolo raggiunge completamente lo scopo e il tribuno, che era
personalmente responsabile della vita di Paolo, che era cittadino romano,
provvede nuovamente alla sua protezione fisica.
***
La notte seguente, il Signore si presentò a Paolo e gli disse: «Fatti
coraggio; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così
bisogna che tu la renda anche a Roma».
Questa è la quinta visione che Paolo ebbe:
1)
E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco, avvenne che,
d'improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo e, caduto in terra,
udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»
Egli domandò: «Chi sei, Signore?» E il Signore: «Io
sono Gesù, che tu perseguiti.
Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
(Atti 9:3-6)
2)
Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio fui rapito in
estasi, e vidi Gesù che mi diceva: "Affrèttati, esci presto da Gerusalemme,
perché essi non riceveranno la tua testimonianza su di me".
E io dissi: "Signore, essi sanno che io incarceravo e flagellavo nelle
sinagoghe quelli che credevano in te; quando si versava il sangue di
Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo, e custodivo i
vestiti di coloro che lo uccidevano".
Ma egli mi disse: “Va' perché io ti
manderò lontano, tra i popoli"
(Atti 22:17-21)
3)
Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito
Santo vietò loro di annunciare la parola in Asia; e, giunti ai confini della
Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise
loro; e, oltrepassata la Misia, discesero a Troas.
Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo
pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici».
Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la
Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là, ad annunciare loro il
vangelo.
(Atti 16:6-10)
4)
Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò
completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo.
Ma poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue
vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono
netto; da ora in poi andrò dai pagani».
E, uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che temeva
Dio, e aveva la casa attigua alla sinagoga.
Ma Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua
famiglia.
Molti Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.
Una notte il Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a
parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani
addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa
città».
Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di
Dio.
(Atti 18:5-11)
Come possiamo notare in tutte le visioni ricevute da Paolo troviamo uno
specifico “mandato” e delle istruzioni finalizzate al suo mandato specifico,
non vi sono “visioni di altro genere”!
Ricordiamo gli insegnamenti dell’apostolo:
Nessuno vi derubi
a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli
angeli, affidandosi alle proprie
visioni, gonfio di vanità nella
sua mente carnale…
(Colossesi 2:18)
***
Quando fu giorno, i Giudei ordirono una congiura, e con imprecazioni contro
se stessi fecero voto di non mangiare né bere finché non avessero ucciso
Paolo.
Dopo aver inutilmente preparato un attentato contro la vita di Paolo nel
porto di Cencrea (cfr Atti 20:3), probabilmente gli stessi giudei dell’Asia,
fanno un voto contro se stessi per trovare motivazioni sicure nella nuova
congiura contro l’apostolo.
I termini dei quali Luca si serve e la natura stessa del complotto mostrano
che si tratta di un atto reputato “religioso”.
Si tratta di un giuramento; si tratta di un anatèma come lo si
chiamava in greco giudaico (cfr
1 Corinzi 16:22;
Galati 1:8-9); di un Khérem come si diceva in ebraico; per
il quale uno si impegnava per voto a fare una data cosa; e, nel nostro caso,
più particolarmente, a sterminare qualcuno che era considerato come un
nemico di Dio.
***
Or quelli che avevano fatto questa congiura erano più di quaranta.
Si presentarono ai capi dei sacerdoti e agli anziani, e dissero: «Abbiamo
fatto voto, scagliando l'anatema contro noi stessi, di non mangiar nulla
finché non abbiamo ucciso Paolo.
Il sommo sacerdote Anania aveva già mostrato la brutalità della sua natura
nel modo con cui aveva trattato Paolo, ed ora, non meditava che vendetta e
strage.
I congiurati si rivolsero non alla parte farisaica del Sinedrio, che era
moderata e cauta nonché “ammansita” dalle parole di Paolo; ma alla parte
sadducea, che non disdegnava di unirsi con un pugno di assassini, pure di
levare di mezzo un “nemico di Dio”.
Nello stesso tempo che Gesù sostiene Paolo con le sue promesse, i giudei, i
veri nemici di Dio e della croce di Cristo, ordiscono una congiura a danno
dell'apostolo, ma Dio sa fare volgere anche l'odio degli uomini alla propria
gloria; e questi
quaranta congiurati che
vorrebbero uccidere Paolo, non fanno altro che metterlo sulla via di Roma
dove predicherà l'Evangelo.
***
Perciò voi con il sinedrio presentatevi al tribuno per chiedergli di
condurlo giù da voi, come se voleste conoscere più esattamente il suo caso;
e noi, prima ch'egli arrivi, siamo pronti a ucciderlo».
Ma il figlio della sorella di Paolo, venuto a sapere dell'agguato, corse
alla fortezza, ed entrato riferì tutto a Paolo.
Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: «Conduci questo giovane dal
tribuno, perché ha qualcosa da riferirgli».
Egli lo prese e lo condusse dal tribuno, e disse: «Paolo, il prigioniero, mi
ha chiamato e mi ha pregato di condurti questo giovane, che ha qualcosa da
dirti».
Il tribuno lo prese per mano e, appartatosi con lui, gli domandò: «Che cosa
hai da riferirmi?»
Ed egli rispose: «I Giudei si sono messi d'accordo per pregarti che domani
tu riconduca giù Paolo nel sinedrio, come se volessero informarsi meglio del
suo caso; ma tu non dar retta a loro, perché più di quaranta uomini di loro
gli tendono un agguato e con imprecazioni contro se stessi hanno fatto voto
di non mangiare né bere, finché non lo abbiano ucciso; e ora sono già
pronti, aspettando il tuo consenso».
Il tribuno dunque congedò il giovane, dopo avergli raccomandato di non
parlare con nessuno di quanto gli aveva svelato.
Poi, chiamati due centurioni, disse loro: «Tenete pronti fin dalla terza ora
della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per
andare fino a Cesarea; e abbiate pronte delle cavalcature per farvi montare
su Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice».
Scrisse anche una lettera del seguente tenore: «Claudio Lisia,
all'eccellentissimo governatore Felice, salute.
Quest'uomo era stato preso dai Giudei, e stava per essere ucciso da loro,
quando sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato dalle loro mani,
avendo saputo che era cittadino romano.
Volendo sapere di che cosa lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio.
Ho trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge, ma che
non era incolpato di nulla che fosse meritevole di morte o di prigione.
Però mi è stato riferito che si tendeva un agguato contro quest'uomo; perciò
l'ho subito inviato da te, ordinando anche ai suoi accusatori di dire
davanti a te quello che hanno contro di lui».
Paolo ha ricevuto da Cristo una cara e solenne promessa di protezione:
La notte seguente, il Signore si presentò a Paolo e gli disse: «Fatti
coraggio; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così
bisogna che tu la renda anche a Roma.
(Atti 23:11)
Questo non vuole dire che egli rifiuti i mezzi umani che gli sono offerti
per raggiungere tale scopo… ….egli vede in questi la guida di Dio.
Paolo era uomo di fede; ma nei mezzi umani e riconosce la mano che il
Signore gli porge per condurlo.
L'apostolo è scortato da una guardia d'onore di circa quattrocentosettanta
uomini… …è Gesù che non solo protegge, ma onora il suo servo!
…Claudio Lisia
Evidentemente un greco, che, quando comprò la cittadinanza romana, prese il
nome di Claudio.
…
avendo saputo che era cittadino romano.
Il tribuno Claudio Lisia dice di avere difeso il diritto di un cittadino
romano; mentre non scoprì che Paolo era cittadino romano, che quando si
accingeva a torturarlo senza averlo processato… …il fatto, naturalmente,
viene opportunamente omesso!
…questioni relative alla loro legge
E’ da notare il disprezzo dei romani per le questioni “religiose” dei loro
soggetti.
Il tribuno afferma che Paolo è innocente di ogni delitto “grave”
attribuitogli; per grave si intende
degno di morte, per lieve si
intende degno di prigionia.
***
I soldati dunque, com'era stato loro ordinato, presero Paolo e lo condussero
di notte ad Antipatrìda.
Il giorno seguente lasciarono partire i cavalieri con lui e ritornarono alla
fortezza.
Quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli
presentarono anche Paolo.
…
Antipatrìda
Era una città costruita da Erode il grande e chiamata da lui così in onore
di suo padre Antipater, si chiama oggi Kefr-Saba, che è la Caphar
Saba di Giuseppe Flavio (Antich. xvi, 5, § 2).
Distava quarantadue miglia circa da Gerusalemme e ventisei da Cesarea.
Era situata in una bella pianura ricca di sorgenti e di fontane.
Partiti da Gerusalemme alle nove pomeridiane (cfr
Atti 23:23), dopo circa dodici ore di strada, erano giunti ad
Antipatrida.
La cavalleria accompagnò Paolo, per ventisei miglia più oltre, fino a
Cesarea; i “pedoni” se ne tornarono alla cittadella Antonia.
…Il governatore
Felice
La carriera del governatore Felice è una illustrazione del modo con cui
l'impero romano era governato ai tempi dei quali ci occupiamo.
In casa d'Antonia, la madre dell'imperatore Claudio, c'erano due fratelli;
prima, schiavi; poi, liberti; e si chiamavano Antonio Felice e Pallas.
Pallas divenne l'amico intimo ed il ministro favorito dell'imperatore; e fu
per la influenza di lui, che Felice ottenne la procura della Giudea.
Il quale Felice, come Tacito si esprime, governò la Giudea nel modo di chi
crede es sergli lecito di commettere impunemente ogni sorta di delitti:
Cuncta malefacta sibi impune ratus; ed "esercitò il potere d'un tiranno
con animo di schiavo ": Jus regium servili ingenio exercuit. (Tacito
Annali 12:54; Hist. v, 9).
Un altro storico, Svetonio (Claud. c. 28) lo descrive come il marito di tre
regine ch'ei sposò l'una dopo l'altra:
1) Drusilla, fiala di Juba, re della Mauritania e di Selene, nata da Antonio
e Cleopatra;
2) Drusilla, figlia di Agrippa I e sorella di Agrippa II
Atti 24:24;
3) Il nome della terza principessa ci è ignoto.
Felice venne in Giudea nel 51 e vi rimase, fino al 60.
…giunti a Cesarea
Non è a caso che Paolo viene portato a Cesarea… …la città dove era sbarcato
prima di giungere a Gerusalemme per la festa di pentecoste… …dove ricevette
l’ennesima ufficiale rivelazione profetica del suo arresto per mezzo di
Agabo… …dove sperimentò l’amore fraterno e l’ospitalità di Filippo e della
sua famiglia… …qui a Cesarea Paolo sarà trattenuto per oltre due anni e
potrà godere dei servizi offerti dalla chiesa locale (cfr Atti 24:23).
Il Signore si prende cura di ogni dettaglio dei suoi servi… …non
dimentichiamolo mai!
***
Egli lesse la lettera e domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo
che era di Cilicia, gli disse: «Ti ascolterò meglio quando saranno giunti
anche i tuoi accusatori».
E ordinò che fosse custodito nel palazzo di Erode.
…domandò a Paolo di quale provincia fosse
La prima domanda che un procuratore di Giudea indirizzava ad ogni
prigioniero che gli era condotto davanti, era di che provincia fosse (cfr
Luca 23:6).
Felice voleva accertarsi se il caso rientrava nella sua giurisdizione.
Sarebbe stato probabilmente contento di lavarsene le mani; ma la Cilicia era
stata da tempo annessa alla Procura della Siria, e l'annessione durava
probabilmente ancora sotto Felice.
…nel palazzo di Erode
letteralmente: nel pretorio d'Erode.
Paolo non è dunque chiuso in prigione ma tenuto in arresto nel palazzo
stesso del governatore; che è il pretorio, o, come diremmo oggi il palazzo
della Prefettura non era altro che il Palazzo che Erode il grande aveva
fatto ai suoi tempi costruire, quando fece sorgere la moderna città di
Cesarea sulle rovine dell'antica "Torre di Stratone".
Questo riguardo usatogli da Felice, gli era dovuto in quanto Paolo era
"romano e non era ancora condannato".