Primo viaggio missionario -

Predicazione ad Iconio, Listra, Derba e Perga -

Ritorno ad Antiochia

                                                

 (Atti degli Apostoli 14:1-28)

 

Anche a Iconio Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che una gran folla di Giudei e di Greci credette.

Ma i Giudei che avevano rifiutato di credere aizzarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.

Tuttavia rimasero là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore che rendeva testimonianza alla Parola della sua grazia e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi.

Ma la popolazione della città era divisa: gli uni tenevano per i Giudei, e gli altri per gli apostoli.

Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei, d'accordo con i loro capi, di oltraggiare gli apostoli e lapidarli, questi lo seppero e fuggirono nelle città di Licaonia, Listra e Derba e nei dintorni; e là continuarono a evangelizzare.

A Listra c'era un uomo che, paralizzato ai piedi, se ne stava sempre seduto e, siccome era zoppo fin dalla nascita, non aveva mai potuto camminare.

Egli udì parlare Paolo; il quale, fissati gli occhi su di lui, e vedendo che aveva fede per essere guarito, disse ad alta voce: «Àlzati in piedi».

Ed egli saltò su, e si mise a camminare.

La folla, veduto ciò che Paolo aveva fatto, alzò la voce, dicendo in lingua licaonica: «Gli dèi hanno preso forma umana, e sono scesi fino a noi».

E chiamavano Barnaba Giove, e Paolo Mercurio, perché era lui che teneva il discorso.

Il sacerdote di Giove, il cui tempio era all'entrata della città, condusse davanti alle porte tori e ghirlande, e voleva offrire un sacrificio con la folla.

Ma gli apostoli Barnaba e Paolo, udito ciò, si strapparono le vesti, e balzarono in mezzo alla folla, gridando: «Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo esseri umani come voi; e vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare se stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori».

E con queste parole riuscirono a stento a impedire che la folla offrisse loro un sacrificio.

Allora giunsero da Antiochia e da Iconio alcuni Giudei, i quali sobillarono la folla; essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.

Ma mentre i discepoli venivano attorno a lui, egli si rialzò ed entrò nella città.

Il giorno seguente partì con Barnaba per Derba.

E, dopo aver evangelizzato quella città e fatto molti discepoli, se ne tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni.

Dopo aver designato per loro degli anziani in ciascuna chiesa, e aver pregato e digiunato, li raccomandarono al Signore, nel quale avevano creduto.

Quindi, attraversata la Pisidia, giunsero in Panfilia.

Dopo aver annunciato la Parola a Perga, scesero ad Attalia; e di là salparono verso Antiochia, da dove erano stati raccomandati alla grazia di Dio per l'opera che avevano compiuta.
Giunti là e riunita la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro, e come aveva aperto la porta della fede agli stranieri.

E rimasero con i discepoli parecchio tempo.

 

***

Il Paolo che giunge in Iconio è un Paolo provato nella salute.

Soffre evidentemente di una sorta di congiuntivite acuta, difatti nella lettera ai galati (di cui facevano parte i fratelli delle chiese di Iconio, Lista e Derba e forse Antiochia, egli scrive:

Voi non mi faceste torto alcuno; anzi sapete bene che fu a motivo di una malattia che vi evangelizzai la prima volta; e quella mia infermità, che era per voi una prova, voi non la disprezzaste né vi fece ribrezzo; al contrario mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesù stesso.

Dove sono dunque le vostre manifestazioni di gioia? Poiché vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati. (Galati 4:13-15)

Questo stato di salute di Paolo, l’apostolo per mezzo del quale, Dio dimostra la Sua potenza ci deve fare riflettere… …altro che guarigione ad ogni costo per dimostrare la potenza di Dio!

Paolo apostolo di Gesù Cristo per gli stranieri, dimostra la Potenza di Dio nella umiliazione, non nello sfoggiare “miracoli”, egli dirà:

Bisogna vantarsi?

Non è una cosa buona; tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore.

Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.

So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunciare.

Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze.

Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente da me. E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.

Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza».

Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.

Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte. ( 2 Corinzi 12:1-10)

 

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Anche a Iconio Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che una gran folla di Giudei e di Greci credette.

Iconio era una città posta a 130 Km a sud est da Antiochia di Pisidia ed era popolata di nativi della Frigia, Greci, Giudei e coloni romani.

La predicazione di Paolo e Barnaba, probabilmente nello stesso modo di come si erano svolte le cose ad Antiochia di Pisidia e come nelle altre sinagoghe giudee produce molto seguito, sia tra i giudei che tra i greci (gentili).

 

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Ma i Giudei che avevano rifiutato di credere aizzarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.

Luca ci dice che questi giudei avevano espressamente rifiutato di credere, ovvero avevano risposto risolutamente in modo negativo alla chiamata di Dio.

L’attacco del nemico anche questa volta arriva dai giudei, da coloro che dovevano per primi ricevere il messaggio di Dio, il popolo di Israele apostata è colui che aizza i popoli pagani contro Dio, la falsa autorità religiosa è quella che aizza i popoli verso i veri cristiani, è stato così al tempo di Paolo e sarà così anche nel “Giorno del Signore”:

Poi vidi un'altra bestia, che saliva dalla terra, e aveva due corna simili a quelle di un agnello, ma parlava come un dragone.

Essa esercitava tutto il potere della prima bestia in sua presenza, e faceva sì che tutti gli abitanti della terra adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata guarita.

E operava grandi prodigi sino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini.

E seduceva gli abitanti della terra con i prodigi che le fu concesso di fare in presenza della bestia, dicendo agli abitanti della terra di erigere un'immagine della bestia che aveva ricevuto la ferita della spada ed era tornata in vita.

Le fu concesso di dare uno spirito all'immagine della bestia affinché l'immagine potesse parlare e far uccidere tutti quelli che non adorassero l'immagine della bestia.

Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte.

Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. ( Apocalisse 13:11-17 )

 

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Tuttavia rimasero là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore che rendeva testimonianza alla Parola della sua grazia e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi.

Paolo e Barnaba nonostante le tribolazioni si fermarono là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore che rendeva testimonianza alla Parola della sua grazia e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi, la loro testimonianza era franca, una caratteristica fondamentale dell’essere ripieni dello Spirito Santo.

Strano l’apostolo afflitto da problemi di salute, opera segni e prodigi… …il Signore ha un disegno che all’uomo pare strano… …meravigliosamente divino!

Il riferimento ai segni e prodigi, significa che Dio dava conferme al ministero apostolico:

Ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.

Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli.   (Atti 2:42-43 )

E, avendoli chiamati, imposero loro di non parlare né insegnare affatto nel nome di Gesù.

Ma Pietro e Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio.  Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite».

Ed essi, minacciatili di nuovo, li lasciarono andare, non trovando assolutamente come poterli punire, a causa del popolo; perché tutti glorificavano Dio per quello che era accaduto.

Infatti l'uomo in cui questo miracolo della guarigione era stato compiuto aveva più di quarant'anni.

Rimessi quindi in libertà, vennero ai loro, e riferirono tutte le cose che i capi dei sacerdoti e gli anziani avevano dette.

Udito ciò, essi alzarono concordi la voce a Dio, e dissero: «Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; colui che mediante lo Spirito Santo ha detto per bocca del tuo servo Davide, nostro padre: "Perché questo tumulto fra le nazioni, e i popoli meditano cose vane?

I re della terra si sono sollevati, i prìncipi si sono riuniti insieme contro il Signore e contro il suo Cristo".

Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d'Israele, per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero.

Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunciare la tua Parola in tutta franchezza, stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù».

Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunciavano la Parola di Dio con franchezza. ( Atti 4:18-31 )

 

Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò.

E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete venduto il podere per tanto?»

Ed ella rispose: «Sì, per tanto».

Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te». Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono accanto a suo marito. Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su tutti quelli che udivano queste cose.

Molti segni e prodigi erano fatti tra il popolo per le mani degli apostoli; e tutti di comune accordo si ritrovavano sotto il portico di Salomone.

Ma nessuno degli altri osava unirsi a loro; il popolo però li esaltava.

E sempre di più si aggiungevano uomini e donne in gran numero, che credevano nel Signore; tanto che portavano perfino i malati nelle piazze, e li mettevano su lettucci e giacigli, affinché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra ne coprisse qualcuno.

La folla accorreva dalle città vicine a Gerusalemme, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi; e tutti erano guariti. ( Atti 5:7-16 )

 

Ora Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo (Atti 6:8 )

 

Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il Cristo.

E le folle unanimi prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva.

Infatti gli spiriti immondi uscivano da molti indemoniati, mandando alte grida; e molti paralitici e zoppi erano guariti.  E vi fu grande gioia in quella città.

Or vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un personaggio importante.

Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: «Questi è "la potenza di Dio", quella che è chiamata "la Grande"».

E gli davano ascolto, perché già da molto tempo li aveva incantati con le sue arti magiche.

Ma quando ebbero creduto a Filippo che portava loro il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne.

Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti. (Atti 8:5-13 )

 

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Ma la popolazione della città era divisa: gli uni tenevano per i Giudei, e gli altri per gli apostoli.

Contrariamente a quello che spesso si può pensare, la predicazione dell’evangelo non porta la “pace”, o meglio non porta la “finta pace”, ma la guerra, la “separazione” operata per mezzo della spada.

La predicazione del Vangelo porta la Pace con Dio, che molto, molto spesso, se non addirittura sempre, è sinonimo di odio del mondo.

Gesù stesso disse:

Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada.  Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua.

( Matteo 10:34-36 )

 

Il seguire il Signore seriamente porta inevitabilmente a forme di “separazione” da tutto ciò che è falso.

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando gli altri ed essendo ingannati. ( 2 Timoteo 3:12-13 )

 

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Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei, d'accordo con i loro capi, di oltraggiare gli apostoli e lapidarli, questi lo seppero e fuggirono nelle città di Licaonia, Listra e Derba e nei dintorni; e là continuarono a evangelizzare.

 

La pace del mondo si stringe volentieri quando si tratta di oltraggiare e uccidere gli apostoli o i seguaci di Dio.

Il fatto che volessero lapidarli, sta ad indicare che le istigazioni erano evidentemente coordinate dai giudei, che usavano lapidare i bestemmiatori.

Paolo e Barnaba, avendolo saputo e conoscendo che il Signore aveva ancora da servirsi di loro (per la rivelazione ricevuta), fuggono e continuano ad evangelizzare.

La loro non è una fuga intesa come resa, è una fuga finalizzata a continuare il buon combattimento della fede altrove ubbidendo così all'ordine di Gesù Cristo:          

Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra…  (Matteo 10:23)

 

I nostri fratelli missionari si volgono quindi ad oriente, avvicinandosi così al paese natale di Paolo, la Cicilia, ed entrano in Licaonia, contrada triste, in pianura, senza alberi e arida.

Il carattere degli abitanti è descritto nella etimologia tradizionale del nome di Licaonia, che vuol dire: “paese di lupi”.

Un tale paese era difficile che attirasse dei giudei; e nel racconto di Luca non c'è traccia che accenni all'esistenza d'una sinagoga né in Listra né in Derba.

Listra è posta circa 30 km a sud della città di Konya (l'antica Iconium) ed a nord del villaggio di Hatunsaray, a circa 15 km a nord della piccola città chiamata Akören.

Un piccolo museo ad Hatunsaray espone prodotti artigianali dell'antica Listra.

Il suo attuale nome è Gökyurt, villaggio della provincia di Konya.

Ci sono rovine di una chiesa con una grande croce disegnata sul muro, di un'osteria, di costruzioni a scopo abitativo e rovine di una città sita sulla sommità di una collina che è chiamata dalla popolazione locale Alusumas, dal greco (άγίασμα) cioè “ fonte sacra”, ove si trovano rovine di un'altra chiesa.

Secondo la popolazione locale la città fu costruita sul colle per meglio nascondersi alla vista dei nemici dell’Anatolia.

Listra era situata in una valle isolata, lontano dalle principali vie di comunicazione.

La città era amministrata secondo la tradizionale organizzazione civica romana e i funzionari portavano titoli latini.

Malgrado ciò, Listra conservava molto del suo sapore locale, continuando a essere una città più licaonica che romana.

In effetti gli abitanti di Listra menzionati negli Atti parlavano in lingua licaonica.

Dopo che gli apostoli furono rimasti per "molto tempo" in Iconio ed ebbero buona opportunità di predicarvi l'evangelo con frutto, Iddio permette che la bufera della persecuzione scoppi di nuovo; la persecuzione, che caccerà gli apostoli in Licaonia, dove c’è un popolo intero senza Cristo, senza Dio e senza speranza.

La persecuzione fatta dai nemici di Cristo allo scopo di distruggere la fede, serve anche qui nelle mani di Dio ad allargare i confini del regno di Cristo.

Le vie di Dio sono sempre grandi; tanto sia quando i fedeli trionfano, sia quando sembrano vinti e schiacciati.

Fra i convertiti di Licaonia, e probabilmente di questo tempo, possiamo registrare il nome di Timoteo di Listra, che Paolo volle con se nel suo secondo viaggio e divenne suo discepolo fidatissimo:

Giunse anche a Derba e a Listra; e là c'era un discepolo, di nome Timoteo, figlio di una donna ebrea credente, ma di padre greco.

Di lui rendevano buona testimonianza i fratelli che erano a Listra e a Iconio.

Paolo volle che egli partisse con lui; perciò lo prese e lo circoncise a causa dei Giudei che erano in quei luoghi; perché tutti sapevano che il padre di lui era greco. ( Atti 16:1 )

Possiamo anche elencare Gaio di Derba:

Lo accompagnarono Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derba, Timoteo e, della provincia d'Asia, Tichico e Trofimo.

Questi andarono avanti e ci aspettarono a Troas. ( Atti 20:4-5 )

 

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A Listra c'era un uomo che, paralizzato ai piedi, se ne stava sempre seduto e, siccome era zoppo fin dalla nascita, non aveva mai potuto camminare

Paolo e Barnaba non si erano recati a Listra solo per sfuggire alla persecuzione di Iconio, ma il loro scopo era continuare ad evangelizzare.

Per la prima volta, almeno da quanto ci è noto, Paolo si trova davanti ad un pubblico esclusivamente pagano.

A Listra, non essendo presente una comunità giudaica, il Signore usa una situazione forte, un segno miracoloso per portare l’evangelo a queste persone.

A Listra quindi Paolo si trova davanti solamente ai popoli pagani, non ci sono sinagoghe dove iniziare la predicazione, e come ad uno zoppo fin dalla nascita, Paolo inizia a portare la Buona Novella del nuovo “cammino spirituale”.

La condizione di quell’uomo zoppo raffigura esattamente la condizione dell’uomo pagano che non ha mai sentito parlare di Dio, egli non è in grado di camminare, ma l’udire la predicazione di Paolo può cambiare il suo stato.

 

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Egli udì parlare Paolo; il quale, fissati gli occhi su di lui, e vedendo che aveva fede per essere guarito,  disse ad alta voce: «Àlzati in piedi».  Ed egli saltò su, e si mise a camminare.

L’espressione “aveva fede per essere guarito“, non vuole dire che lo storpio sperava de essere guarito; questa speranza non era possibile nello storpio, visto che Paolo non aveva ancora fatto in Listra alcun miracolo.

La fede di cui si parla qui; è la fede che conduce alla salvezza dell'anima.

Il buon predicatore del vangelo deve averlo sempre questo intuito divino; deve saper vedere la presenza della fede in quelli che evangelizza, anche quando non fosse altro che un raggio nel volto, un lampo negli occhi, una nuova espressione.

Questa guarigione ha molto in comune con quella operata da Pietro davanti alla porta “bella” di Gerusalemme:

Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera dell'ora nona, mentre si portava un uomo, zoppo fin dalla nascita, che ogni giorno deponevano presso la porta del tempio detta «Bella», per chiedere l'elemosina a quelli che entravano nel tempio.

Vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, egli chiese loro l'elemosina.

Pietro, con Giovanni, fissando gli occhi su di lui, disse: «Guardaci!»

Ed egli li guardava attentamente, aspettando di ricevere qualcosa da loro.

Ma Pietro disse: «Dell'argento e dell'oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» Lo prese per la mano destra, lo sollevò; e in quell'istante le piante dei piedi e le caviglie gli si rafforzarono.  E con un balzo si alzò in piedi e cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.

Tutto il popolo lo vide che camminava e lodava Dio; e lo riconoscevano per colui che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta «Bella» del tempio; e furono pieni di meraviglia e di stupore per quello che gli era accaduto.

Mentre quell'uomo teneva stretti a sé Pietro e Giovanni, tutto il popolo, stupito, accorse a loro al portico detto di Salomone.  ( Atti 3:1-11 ) 

Sia Pietro e Giovanni che Paolo guardarono fisso l’uomo che doveva essere guarito ed entrambi i miracolati reagiscono saltando e camminando.

Questa assonanza dimostra come Paolo sia uguale a Pietro e Giovanni nel suo apostolato.

 

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La folla, veduto ciò che Paolo aveva fatto, alzò la voce, dicendo in lingua licaonica: «Gli dèi hanno preso forma umana, e sono scesi fino a noi».

Paolo dirà:

Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? E come annunceranno se non sono mandati?

Com'è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie

Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice:

«Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione

Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.  (Romani 10:14-17) 

La folla, non ha udito bene… ha visto il miracolo… si è soffermata sul segno miracoloso, non sulla Buona Notizia!

Il risultato è una esaltazione della persona, una festa pagana, una bestemmia che gli stessi apostoli stentano a credere!

A cosa portano i “segni” ed i “miracoli”?

Questi pagani parlano una lingua evidentemente sconosciuta a Paolo e Barnaba, di che lingua si trattasse è impossibile saperlo, perché le lingue dell'Asia Minore sono quasi completamente sconosciute, probabilmente era una sorta di dialetto locale.

Una cosa è certa; Paolo e Barnaba, quando i licaoni parlavano nel loro proprio linguaggio, non comprendevano il loro parlare.

Se avessero capito qualcosa, non si potrebbe spiegare la loro attitudine passiva dinnanzi alla dimostrazione pagana che il testo ci descrive; è chiaro che non avrebbero aspettato l'arrivo dei tori e delle ghirlande per opporsi a questa dimostrazione.

I licaoni, visto l’intervento soprannaturale, pensano quindi di avere tra loro degli dei.

Ritrovamenti archeologici nel sito dell’antica Listra hanno riportato alla luce iscrizioni che menzionano i “sacerdoti di Zeus”. Vi è stata anche rinvenuta una statua del dio Hermes, nonché un altare dedicato a Zeus ed Hermes.

Una leggenda riportata dal poeta Ovidio (43 a.E.V.–17 E.V.) fa luce sul contesto dell’episodio menzionato negli Atti:

Ovidio scrive che Giove e Mercurio, divinità romane corrispondenti ai greci Zeus ed Hermes, vagavano per le colline della Frigia sotto sembianze umane.

Chiesero ospitalità in un migliaio di case, ma furono respinti da tutti.

Solo Filemone e sua moglie Bauci, una coppia anziana, li accolsero nella loro umile capanna.

Di conseguenza Zeus ed Hermes trasformarono quella abitazione in un tempio di marmo e oro, costituendo i due coniugi sacerdote e sacerdotessa, e distrussero le case di tutti coloro che erano stati inospitali.  (Vedi Ovidio Metam. 8:625-724.)

 

Se gli abitanti di Listra ripensarono a tale leggenda quando Paolo e Barnaba sanarono lo zoppo, non sorprende che volessero dare loro il benvenuto offrendo sacrifici.

Il luogo dove Giove e Mercurio avevano posato i piedi era venerato come sacro e venivano in pellegrinaggio a visitarlo ed a recarvi le loro offerte votive.

 

***

E chiamavano Barnaba Giove, e Paolo Mercurio, perché era lui che teneva il discorso.

Il sacerdote di Giove, il cui tempio era all'entrata della città, condusse davanti alle porte tori e ghirlande, e voleva offrire un sacrificio con la folla.

Il segno miracoloso operato, produce una reazione che Paolo e Barnaba non si aspettavano, vengono presi per due dei ed in particolare Giove e Mercurio.

Il greco pulwneV (pulwn) “alle porte”, non significa le porte della città ma alle porte delle case dove soggiornavano Paolo e Barnaba, la processione non va alle porte della città, non al tempio di Giove, ma a casa degli apostoli che solo allora capiscono gli intenti dei licaoni e riservano loro una vivace riprensione e un fondamentale insegnamento.

I tori erano il sacrificio secondo il rituale greco, le vittime indicate per Giove e Mercurio.

Le ghirlande erano le vittae fatte di lana bianca, mista talvolta a foglie e fiori.

Di queste ghirlande si adornavano le vittime, l'altare, i sacerdoti, gli addetti al sacrificio.

Il sacrificio si faceva così; si sgozzavano i tori; se ne raccoglieva il sangue in un recipiente apposito, che si chiamava patera, e si aspergeva di questo sangue l'altare.

 

***

Ma gli apostoli Barnaba e Paolo, udito ciò, si strapparono le vesti, e balzarono in mezzo alla folla, gridando: «Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo esseri umani come voi; e vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare se stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori».

E con queste parole riuscirono a stento a impedire che la folla offrisse loro un sacrificio.

Lo “strapparsi le vesti” era un'espressione violenta di orrore, a cui non si ricorreva che nei casi di bestemmia in parole od in atti. (cfr  per esempio 2 Re 18:37).

Quest'atto improvviso, violento, non si spiegherebbe se gli apostoli avessero subito capito quello che la folla si preparava a fare.

Nella loro reazione spontanea e spirituale Paolo e Barnaba si dimostrano estremamente concordi e univoci, la gloria deve essere resa a Dio!

La condotta degli apostoli è sublime e ci dà una eloquente lezione.

Che differenza fra la loro condotta e la condotta di Erode:

Erode era fortemente irritato contro i Tiri e i Sidoni; ma essi di comune accordo si presentarono a lui; e, guadagnato il favore di Blasto, ciambellano del re, chiesero pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.

Nel giorno fissato, Erode indossò l'abito regale e sedutosi sul trono, tenne loro un pubblico discorso.

E il popolo acclamava: «Voce di un dio e non di un uomo!»

In quell'istante un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato la gloria a Dio; e, roso dai vermi, morì. ( Atti 12:20-23 )

 

Erode non protesta; accetta gli omaggi “divini” che gli sono resi: gli apostoli protestano energicamente contro questi onori.

Avrebbero potuto dire: "Vanno troppo in là, è vero: ma vediamo di trattare questi pregiudizi pagani con delicatezza; se non altro, per quella scintilla di verità che contengono. L'onore che ci fanno personalmente, può servire alla causa del vangelo: e questa loro idea che gli dèi scendono sulla terra a visitare i mortali, può farci comodo quando parleremo loro della incarnazione e della divinità di Cristo..." e così via:

Per gli apostoli non è vero che il fine giustifichi i mezzi... …quindi la loro protesta.

Il cristiano non dimentica mai che egli non è altro che un fiore del campo, un'ombra; e che quello che egli è, lo è per la grazia di Dio (cfr 1 Corinzi 15:10); e quando sente qualcuno che esalta le belle qualità, la eloquenza, le opere, si affretta ad esclamare: "Perché dite questo?... Anche io sono un uomo sottoposto alle stesse passioni di voi!"

L’attacco del nemico è stato questa volta diverso, se vogliamo è salito di grado, da colpire per mano esterna, ha tentato la “superbia della vita” di Paolo e Barnaba, è simile alla seconda tentazione di Gesù secondo l’evangelo di Luca:

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni; perché essa mi è stata data, e la do a chi voglio. Se dunque tu ti prostri ad adorarmi, sarà tutta tua».

Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Adora il Signore, il tuo Dio, e a lui solo rendi il tuo culto"».  (Luca 4:5-8)

Gli apostoli hanno però risposto con una umiltà e coerenza spirituale che non ha lasciato spazi di azione al tentatore!

 

…vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente…

Le parole vanità, vano, erano i termini costantemente usati dai giudei a indicare la vacuità, la nullità del culto pagano:

Samuele rispose al popolo: «Non temete; è vero, voi avete fatto tutto questo male; tuttavia non allontanatevi dal SIGNORE, ma servitelo con tutto il vostro cuore; non ve ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare, perché sono cose vane. (1 Samuele 12:21)

 

Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore.

(Efesini 4:17-18)

 

…che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi.

Alla vanità di queste cose morte, gli apostoli contrappongono l'Iddio che vive, che opera, che salva.

Di fronte alla folla di Listra, pagana e priva di conoscenza dell’Antico Patto, Paolo adatta il messaggio evangelistico alla rivelazione generale del Dio creatore dei cieli e della terra.

Parlando a gente di campagna come questa di Listra, Paolo insiste sui benefici che Dio elargisce nella natura e quando si pensa alla mancanza d'acqua da cui gli abitanti di Listra erano afflitti, si capisce l’efficacia del discorso che Paolo fa delle piogge che Dio manda dal Cielo.

 

…Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare se stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori…

L’ignoranza ed i peccati del paganesimo non sono un capriccio, un caso, un fenomeno storico senza causa e senza scopo.

È Dio che ha permesso al paganesimo di seguire le proprie vie, come se fosse abbandonato a se stesso; quello stesso Iddio, che ha permesso alla legge mosaica di compiere un'opera parziale ed imperfetta tra il popolo giudaico.

Il paganesimo è chiamato ad educarsi alla scuola dell'esperienza; il giudaismo, alla scuola della legge; e l'esperienza e la legge, in questo gran dramma divino che è la storia della umanità, saranno i due "pedagoghi" (cfr Galati 3:24) che susciteranno nel cuore dei pagani e dei giudei il bisogno di una redenzione, e li prepara ad accettare il sacrificio del Golgota.

 

***

Allora giunsero da Antiochia e da Iconio alcuni Giudei, i quali sobillarono la folla; essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.

Ma mentre i discepoli venivano attorno a lui, egli si rialzò ed entrò nella città.

Il giorno seguente partì con Barnaba per Derba.

Antiochia di Pisidia, non l'Antiochia di Siria.

La persecuzione dei giudei di Antiochia e di Iconio non si era esaurita… …giungono fino a Listra per continuare la loro opera satanica.

I giudei d'Antiochia e di Iconio, con l’aiuto di satana, s'erano dunque messi d'accordo a danno degli apostoli; e quelli d'Antiochia avevano fatto nientemeno che centotrenta miglia per venire a mettere lo scompiglio nell'opera di Dio!

Paolo è provato nella salute, perseguitato ed odiato… …i giudei sono molti e concordi, unanimi e forti… …un occhio disattento direbbe: “Dov’è la benedizione di Dio?”

 

…lapidarono Paolo.

I giudei, condotti dal loro padre satana, sedotti anche gli abitanti increduli della Licaonia, vogliono adesso lapidare Paolo.

In questa situazione si può comprendere meglio le motivazioni dell’abbandono di Giovanni detto Marco, giovane il quale non era ancora abbastanza maturo da reggere una tale situazione.

Anche Barnaba in questo frangente lo vediamo da parte, sicuramente non per codardia ma il Signore permise questo a Paolo, sicuramente per fortificarlo, probabilmente anche per togliergli quel peso di coscienza derivante dal fatto che egli aveva acconsentito alla lapidazione di Stefano.

Probabilmente Paolo si considerò già morto, il suo martirio era arrivato… …ma come per una forma di “risurrezione” egli fu salvato e superò questo momento affinchè potesse proseguire il suo servizio con maggior vigore, con credenziali più evidenti… …tutto alla gloria di Dio.

E’ per avvenimenti come questi che le parole di incoraggiamento di Paolo rivolti ai fratelli nella persecuzione hanno un peso enorme, egli non parla di teorie, di argomenti da “salotto cristiano”, egli parla di esperienze vere, forti, di persecuzione e tribolazione vissute sulla propria pelle, e il grido di vittoria risultante dalle sue predicazioni è reale: 

Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?

Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.

Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?

Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.

Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8:31-39)

Di questo avvenimento Paolo ne parlò ai Corinzi:

Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. (2 Corinzi 11:24-25)

 

Il ricordo di questo giorno rimase sempre vivo nel cuor dell'apostolo:

Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra.

Sai quali persecuzioni ho sopportate; e il Signore mi ha liberato da tutte.

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando gli altri ed essendo ingannati. (2 Timoteo 3:10-13)

 

***

E, dopo aver evangelizzato quella città e fatto molti discepoli, se ne tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni.

 

Gli apostoli dunque rifanno la strada già fatta; ma questa volta il loro scopo non è tanto di evangelizzare, quanto di confortare ed edificare i fratelli, mediante una visita alle chiese formate.

Soltanto l’isola di Cipro non è visitata di nuovo.

A Perga, dove a quanto sembra da Atti 13:13 gli apostoli non si erano fermati la prima volta, essi si fermano adesso per predicarvi l'evangelo.

La predicazione non fu dunque vana; c'erano dei discepoli: e fra questi, possiamo immaginare il giovane Timoteo (cfr Atti 16:1), e forse sua madre Eunice e sua nonna Loide (cfr 2 Timoteo 1:5).

Il Regno di Dio, per l'apostolo, consiste in giustizia, che è la pratica del bene; in pace, che è il risultato della nostra riconciliazione con Dio per mezzo di Cristo; e in allegrezza, che non è la pazza ed infeconda allegrezza del mondo, ma l'allegrezza che lo Spirito produce; quello Spirito che è Santo, non solo perché puro in sè; ma anche perché separa dal male e consacra al bene i pensieri della mente, gli affetti del cuore e le aspirazioni dell'anima (cfr Romani 14:17).

Questi versi ci mostrano in che consista il "Ministerio della Parola".

Esso, consiste:

1) nell'evangelizzare ( euaggelizein ); vale a dire annunciare Cristo a chi non lo conosce ancora;

2) nell’istruire gli evangelizzati per farne dei veri e propri discepoli ( maqhteuein );

3) nel fortificare il coraggio dei discepoli in mezzo alle lotte esterne del mondo ed alle interne della santificazione ( episthrizein );

4) nell'esortare e nel confortare ( parakalein ) i credenti.

 

…dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni.

Questa parola suona male, stride alle nostre orecchie; ma pure, è così; "è necessario", non di una necessità imposta dal fato cieco; ma di una necessità stabilita da Dio stesso.

È necessario, perché deve assomigliare a Colui nel quale ha creduto (cfr Romani 8:17).

E’ necessario, perché c’è "inimicizia" fra il bene ed il male (cfr Genesi 3:15), fra Cristo e satana (2 Corinzi 6:15), fra Dio ed il mondo (cfr Giacomo 4:4);

E’ necessario, per la nostra santificazione (cfr 2 Corinzi 4:16-17; Ebrei 12:4-12).

La Chiesa appassisce se non viene perseguitata!

La Chiesa è la vigna dell'Eterno; e la vigna cresce ricca e feconda quando l'Eterno “la pota”.

 

***

Dopo aver designato per loro degli anziani in ciascuna chiesa, e aver pregato e digiunato, li raccomandarono al Signore, nel quale avevano creduto.

In realtà, con molta probabilità non furono Paolo e Barnaba a eleggere gli anziani, il passo si potrebbe meglio tradurre così: E dopo aver loro fatto eleggere degli anziani in ogni chiesa... o come altri traducono …e fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani…

 

***

Quindi, attraversata la Pisidia, giunsero in Panfilia.

Dopo aver annunciato la Parola a Perga, scesero ad Attalia; e di là salparono verso Antiochia, da dove erano stati raccomandati alla grazia di Dio per l'opera che avevano compiuta.

Giunti là e riunita la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro, e come aveva aperto la porta della fede agli stranieri.

E rimasero con i discepoli parecchio tempo.

Erano stati assenti parecchio tempo; due o tre anni.

Possiamo immaginare la gioia dei cristiani di Antiochia quando li videro di nuovo fra loro!

A differenza di Giovanni detto Marco che, probabilmente nella sua immaturità era tornato a Gerusalemme, Paolo e Barnaba tornano ad Antiochia e riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro, e come aveva aperto la porta della fede agli stranieri.

La loro relazione ebbe pertanto lo scopo di testimoniare fondamentalmente due cose:

-       E’ Dio che ha compiuto per loro mezzo

Paolo e Barnaba si riconoscono come due mezzi d’opera e riconoscono pubblicamente che chi compie l’opera è Dio.

-       La porta è aperta agli stranieri

Paolo e Barnaba testimoniano ormai in modo esplicito che il disegno benevolo di Dio comprende anche gli stranieri ed era ormai evidente che nessuno poteva fermare né denigrare o rallentare questo processo.

Il come aveva aperto la porta della fede agli stranieri, dimostra:

-          Che l’evangelo era giunto ai pagani in conformità al mandato di Gesù:

… e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra. ( Atti 1:8 )

-          Che l’evangelo non si basa sulla legge ma sulla fede

-          Che Dio aveva “aperto la porta” per entrare nel regno di Dio

 

***

Finisce qui il primo viaggio missionario di Paolo accompagnato da Barnaba, durato due o tre anni (probabilmente dal 48 al 51 d.C.), con un percorso di circa 1125 Km per terra a 800 Km per mare.

Ora era evidente che era stata abbattuta definitivamente la separazione tra i due popoli ebrei e gentili, come scritto successivamente da Paolo:

Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. ( Efesini 2:14-16 )

 

Molto probabilmente Paolo scrisse l’epistola ai galati da Antiochia, durante questo “parecchio tempo” che rimase con i fratelli ad Antiochia, poco dopo il suo primo viaggio missionario e prima del concilio di Gerusalemme e leggerla subito dopo questo studio ci porta a contestualizzare esattamente quanto scritto dall’apostolo, ispirato dallo Spirito Santo a questi fratelli.

Gianni Marinuzzi