Secondo viaggio missionario

Paolo, Silvano e Timoteo e Luca a Filippi


ATTI DEGLI APOSTOLI
1
6:16-40

 

  

Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da uno spirito di divinazione.

Facendo l'indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni.

Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza».

Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed egli uscì in quell'istante.

I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità; e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare».

La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. E, dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di sorvegliarli attentamente.

Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere e mise dei ceppi ai loro piedi.

Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano.

A un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell'istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si spezzarono.

Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.

Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti qui».

Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo fare per essere salvato?»

Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia».

Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua.

Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.

Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: «Libera quegli uomini».

Il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: «I pretori hanno mandato a dire che siate rimessi in libertà; or dunque uscite, e andate in pace».

Ma Paolo disse loro: «Dopo averci battuti in pubblico senza che fossimo stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in prigione; e ora vogliono rilasciarci di nascosto? No davvero! Anzi, vengano loro stessi a condurci fuori».

I littori riferirono queste parole ai pretori; e questi ebbero paura quando seppero che erano Romani; essi vennero e li pregarono di scusarli; e, accompagnandoli fuori, chiesero loro di andarsene dalla città. Allora Paolo e Sila, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia; e visti i fratelli, li confortarono, e partirono.

 (Atti 16:16-40)

 

***

Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, allegrezza e corona mia,

state in questa maniera saldi nel Signore, o diletti! (Filippesi 4:1)

 

Nella affettuosa lettera che Paolo scrive ai fratelli di Filippi, egli li definisce (oltre ad altri bellissimi aggettivi)     corona mia”, che strana espressione!

Per comprendere meglio il significato di tale termine, dobbiamo sicuramente comprendere cosa rappresentava la chiesa di Filippi per Paolo ed entrare nel merito dell’esperienza che l’apostolo fece a Filippi:

- Dobbiamo innanzi tutto sapere che la Chiesa di Filippi è la prima chiesa europea, per la prima volta, l’evangelo è giunto in Europa.

- Lidia, la donna di Tiatiri che Paolo incontrò presso il luogo di preghiera/lavatoio fuori porta a Filippi, è la prima donna convertita in Europa.

- A Filippi Paolo dovette affrontare una donna indovina posseduta che lo “benediceva” distraendo l’attenzione degli uditori dal Signore.

- A Filippi Paolo dovette subire le ire dei padroni della donna indovina che si concretizzarono nelle vergate in pubblico e nella conseguente carcerazione nella cella più segreta della casa del carceriere.

- A Filippi Paolo, nella cella più interna, insieme a Sila cantava e pregava, lodando Dio che li liberò in modo soprannaturale e questo portò alla conversione del carceriere e di tutta la sua famiglia.

- A Filippi Paolo difese con dignità la sua persona davanti alle autorità prima di lasciare i fratelli.

 

Paolo sostenette una vera e propria lotta spirituale, vinta…

…la corona dei filippesi è sua!

 

Paolo era un uomo estremamente pratico, tutto ciò che sapeva lo applicava nella sua vita e lo viveva in modo pratico… nulla era solo teoria e nei suoi insegnamenti si è spesso soffermato sulla similitudine della vita cristiana ad un combattimento sportivo

Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato. (1 Corinzi 9:25-27)

***

Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da uno spirito di divinazione.

Facendo l'indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni.

Paolo, Silvano, Timoteo e Luca, insieme a Lidia e probabilmente ad altre persone continuano ad andare a quel “luogo di preghiera” posto a circa 2,5 Km ad ovest, fuori dalla città.

Ogni “luogo” è adatto alla preghiera.

Il "sacrificio spirituale" della preghiera non prende la sua efficacia dal luogo dove è offerto, ma dalle disposizioni del cuore di colui che lo offre.

L’apostolo Paolo difatti lo ricorda:

Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute. (1 Timoteo 2:8)

 

Lungo questo cammino, vengono incontrano una donna che comincia a seguirli… che Luca ci dice facesse l’indovina (in altre traduzioni: che fosse posseduta da uno spirito di pitone).

Pitone era uno dei nomi d'Apollo, il dio greco figlio di Giove e di Latona, che era reputato inventore delle belle arti, della musica, della poesia, della medicina e dell'eloquenza.

Si dice che questo nome gli fosse dato perché, appena venuto alla luce, uccise un serpente che si e chiamava Pitone che Giunone aveva mandato a perseguitare Latona.

La sacerdotessa di Apollo a Delfo, o, come la si chiamava, la Pitonessa di Delfo era celebre per le sue supposte ispirate divinazioni del futuro. 

Dal testo si comprende anche che questa donna era una serva e il suo “indovinare” produceva reddito ai suoi padroni.

 

***

Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza».

Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed egli uscì in quell'istante.

…Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza

Il messaggio portato da questa donna è sconcertante se pensiamo che sia posseduta da un demone che Luca specifica come spirito di divinazione.

La divinazione, comunemente associata al semplice “prevedere il futuro”, è quella attività spiritica che vuole rendere “divino” qualcosa o qualcuno che divino non è, ovvero attribuire ad una persona o ad un oggetto dei poteri divini o comunque soprannaturali (amuleti, portafortuna, oroscopo, adorazione di una persona…).

Effettivamente possiamo vedere nell’annuncio di questa donna una forte influenza divinatoria, difatti ella non presenta Gesù Cristo, ma porta l’attenzione su Paolo e i suoi compagni che annunciano la via della salvezza:

Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza…

 

Quante volte ci troviamo davanti a queste situazioni?

Purtroppo proprio all’interno della “religiosità”, troviamo annunci generici di salvezza, di guarigione, di vita abbondante, seguendo un tale o un tal altro… senza presentare l’Autore della Salvezza!

La reazione di Paolo è eloquente, egli si infastidisce… saremmo anche noi infastiditi davanti a simili lusinghe?

Lo Spirito Santo però fornisce Paolo del dono di discernimento degli spiriti… prova “fastidio” davanti a queste grida

Il testo è chiaro, questo è un caso di possessione demoniaca, si tratta di una povera indemoniata, che Paolo esorcizza; dalla quale espelle, in quell'istante, lo spirito maligno.

Non sempre chi grida a favore del Vangelo è per il Vangelo!

La Scrittura ci rivela che può succedere che chi si avvicina al Vangelo (soprattutto si avvicina immediatamente e con molta superficialità), non sempre è sinceramente alla ricerca di Dio, possiamo pensare a Simon Mago (Atti 8:4-25).

Ben si addice il proverbio:

Chi benedice il prossimo ad alta voce, di buon mattino, sarà considerato come se lo maledicesse. (Proverbi 27:14)

 

A differenza della donna posseduta dallo spirito di divinazione, Paolo reagisce mettendo davanti ad ogni cosa il Nome di Gesù, esaltando la Sua potenza e non la propria:

Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei

 

***

I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità; e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare».

I padroni di questa indovina, che evidentemente lucravano sulla sua attività, presero con violenza Paolo e Silvano (tralasciando evidentemente Timoteo e Luca meno esposti), e li portarono nella piazza pubblica davanti ai magistrati.

La piazza era l'agorà (come dice il testo greco), che in tutte le città greche era il centro della vita sociale, il luogo del pubblico ritrovo, per avere “giustizia” davanti ai pretori del luogo.

I pretori (strategoí) erano l'autorità militare, che dirigeva la cosa pubblica nelle colonie.

Nella città di Filippi; che aveva il jus italicum, il diritto italico, la giustizia era amministrata da due pretori (duumviri, proetores) che i greci avevano l'abitudine di designare con un titolo militare (strathgaV = strategos, capitano, condottiero di esercito).

La prima accusa mossa verso Paolo e Silvano è il loro essere giudei:

- Claudio (cfr Atti 18:2) aveva bandito tutti i giudei da Roma; e il decreto, probabilmente, includeva anche la loro espulsione dalle colonie.

La seconda accusa mossa verso Paolo e Silvano è il loro turbare la città e predicare riti che ai Romani non era lecito accettare né praticare

- I romani erano tolleranti in fatto di religione, il governo rispettava sempre le religioni de popoli conquistati; ma proibiva severamente ai romani di convertirsi ad un culto diverso dal culto nazionale, e perseguitava accanitamente ogni tentativo di proselitismo religioso.

***

La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe.

 E, dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di sorvegliarli attentamente.

Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere e mise dei ceppi ai loro piedi.

La folla insorge ed i pretori danno l’ordine di sanzionare i condannati.

Gli esecutori della pena strappano loro le vesti come segno di umiliazione, era quello che si faceva sempre in questi casi: Tito Livio dice: "I littori, mandati ad infliggere la pena battono con le verghe i condannati ignudi".

Questi esecutori  portavano sempre una scure legata in mezzo ad un fascio di verghe, e con queste verghe applicavano la pena inflitta dalle autorità.

La parola greca ('rabdizw = vergare, percuotere con verga: 'rabdoV) accenna appunto a questa speciale forma romana di pena.

La condanna consiste nel subire la umiliazione pubblica, in piazza, nudi e che fossero battuti con le verghe. 

Questa dev'essere stata una delle tre vergature di cui Paolo parla:

Spesso sono stato in pericolo di morte.

Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. (2 Corinzi 11:23-27)

 

Il testo ci dice che Paolo e Silvano ricevettero molte vergate.

Paolo avrebbe potuto evitare la punizione, avrebbe potuto fare valere il diritto di cittadinanza romana (cfr Atti 16:37 come farà più tardi Atti 22:25), ma forse il tumulto popolare fu tale, o forse per solidarietà nei confronti di Sila, o forse ancora per proteggere e/o essere un esempio per Timoteo, Luca e Lidia…

Dopo la vergatura, Paolo e Silvano vengono portati in una prigione oscura, in un sotterraneo e legati con dei ceppi.

I ceppi “xulon” (xylon), che in latino si chiamava nervus, era un arnese fatto di due pezzi di legno con cinque fori, nei quali si chiudevano i piedi, le braccia ed il collo dei condannati.

Nel caso loro, i piedi soltanto furono assicurati nei ceppi, simbolo rappresentativo dell’azione di satana: egli vorrebbe fermare l’avanzata del cammino missionario.

 

***

Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano.

La testimonianza di Paolo e Silvano è semplicemente sublime!

Sicuramente in una situazione simile, Silvano avrebbe potuto rimproverare Paolo e “le sue visioni” circa la destinazione funesta del loro viaggio (cfr Atti 16:9).

Nulla di tutto questo, i due lodavano Dio!

Non vi è la minima menzione di lamentela, di disappunto, loro sono pienamente consapevoli di essere nel posto giusto al momento giusto.

Questo avvenimento dà tutte le credenziali a Paolo quando egli scriverà proprio ai filippesi, dal carcere romano:

Soltanto, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo, per nulla spaventati dagli avversari.

Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza; e ciò da parte di Dio. 

Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo. (Filippesi 1:27-30)

 

Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo l'esempio che avete in noi. (Filippesi 3:17)

 

Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.

La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. 

Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. 

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. 

Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.

Ho avuto una grande gioia nel Signore, perché finalmente avete rinnovato le vostre cure per me; ci pensavate sì, ma vi mancava l'opportunità. 

Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. 

So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza. 

Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica. 

Tuttavia avete fatto bene a prender parte alla mia afflizione. (Filippesi 4:4-14)

 

I carcerati li udivano, ma questa traduzione è riduttiva, bisognerebbe dire li ascoltavano attentamente (epakroaomai).

Ed è più che comprensibile, sotto quelle volte, abituate alle urla, alle bestemmie ed alle imprecazioni dei delinquenti, ora si muovono le dolci e soavi note dell'inno della speranza e della fede.

 

***

A un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta;

 e in quell'istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si spezzarono.

Il terremoto è la risposta alle preghiere ed agli inni degli apostoli.

Il terremoto indica la caduta a terra del nemico durante “l’incontro di pugilato”, dove Paolo ha lottato, preso botte, ma attraverso la sua fedeltà e la costanza nella preghiera e nella lode ha vinto…

Le preghiere dei santi muovono il cielo e la terra!

Il terremoto, nel nuovo testamento in particolare, è il segno di un imminente intervento di Dio.

Lo troviamo:

-          Alla crocifissione di Gesù:

Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono, le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: «Veramente, costui era Figlio di Dio». (Matteo 27:51-54)

 

-          Alla resurrezione di Gesù:

Dopo il sabato, verso l'alba del primo giorno della settimana,

Maria Maddalena e l'altra Maria andarono a vedere il sepolcro. 

Ed ecco si fece un gran terremoto; perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e vi sedette sopra. (Matteo 28:1-2)

 

-          Come risposta alla nascente chiesa in occasione delle prime persecuzioni:

Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d'Israele, per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero. 

Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunciare la tua Parola in tutta franchezza, stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù».

Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunciavano la Parola di Dio con franchezza. (Atti 4:27-31)

 

-          Nell’apocalisse:

o    in occasione dell’apertura del sesto sigillo:

Guardai di nuovo quando l'Agnello aprì il sesto sigillo; e si fece un gran terremoto; il sole diventò nero come un sacco di crine, e la luna diventò tutta come sangue; le stelle del cielo caddero sulla terra come quando un fico scosso da un forte vento lascia cadere i suoi fichi immaturi. 

Il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola; e ogni montagna e ogni isola furono rimosse dal loro luogo.  (Apocalisse 6:12-14)

 

o   in occasione dell’apertura del settimo sigillo:

Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco dell'altare e lo gettò sulla terra. Immediatamente ci furono tuoni, voci, lampi e un terremoto. (Apocalisse 8:5)

 

o   in occasione della resurrezione dei due testimoni uccisi:

In quell'ora ci fu un gran terremoto e la decima parte della città crollò e settemila persone furono uccise nel terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del cielo.

(Apocalisse 11:13)

 

o   in occasione della settima tromba, quando il regno passa al Cristo:

Poi il settimo angelo sonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli».

E i ventiquattro anziani che siedono sui loro troni davanti a Dio, si gettarono con la faccia a terra e adorarono Dio, dicendo: «Ti ringraziamo, Signore, Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo grande potere, e hai stabilito il tuo regno. 

Le nazioni si erano adirate, ma la tua ira è giunta, ed è arrivato il momento di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi, ai profeti, ai santi, a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra».

Allora si aprì il tempio di Dio che è in cielo e apparve nel tempio l'arca dell'alleanza.

Vi furono lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata.   (Apocalisse 11:15-19)

 

o   in occasione del versamento della settima coppa dell’ira di Dio:

Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio uscì una gran voce proveniente dal trono, che diceva: «È fatto». 

E ci furono lampi, voci, tuoni e un terremoto così forte che da quando gli uomini sono sulla terra non se n'è avuto uno altrettanto disastroso. (Apocalisse 16:17-18)

 

in quell'istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si spezzarono.

La violenza del terremoto fu tale da far crollare le mura dove erano fissati gli anelli delle catene e che le porte si sganciassero dai cardini.

Davanti alla potenza degli interventi di Dio non ci sono muri che tengono, non ci sono porte che resistono e non ci sono legami che non si sciolgono!!!

 

***

Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.

I carcerieri erano scelti nella classe più infima della società; talvolta, tra i delinquenti; e la negligenza nell'adempimento dei loro doveri, era punita con la morte:

Erode lo fece cercare e, non avendolo trovato, processò le guardie, e comandò che fossero condotte al supplizio. Poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarea. (Atti 12:19)

 

Il carceriere quindi, per non subire una inutile umiliazione ulteriore era pronto a suicidarsi.

 

***

Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti qui».

Paolo grida ad alta voce e tranquillizza il centurione… …Paolo vede l’uomo che sta andando dritto all’inferno… …ha un importante messaggio per lui!

 

***

Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo fare per essere salvato?»

Proprio come il centurione sotto la croce che esclama:

Veramente, costui era Figlio di Dio! (Matteo 27:54)

 

Così il carceriere riconosce l’opera di Dio!

Il carceriere è sconvolto, la sua domanda è emblematica: che devo fare per esser salvato? 

Salvato da che cosa?... Dal terremoto? dalla pena che l'aspettava? No; da qualcosa di più.

Il carceriere conosce l'accusa che è stata fatta a Paolo e Silvano; sa che essi son stati rinchiusi perché "annunciano la via della salvezza" (cfr Atti 16:17), ha sentito i loro canti di gioia, probabilmente le loro preghiere!

È questa coscienza che il Signore ha scossa, come il terremoto ha scosso la prigione!

Il centurione riconosce nei due carcerati un qualcosa di grande, di straordinario che sa definire; e tremante ed in ginocchio esclama: - "Signori, che debbo fare per essere salvato?”

La domanda del carceriere è la domanda di chi ha una coscienza profondamente scossa, nessuno sente il bisogno di essere salvato, se non si rende conto di essere perduto!

Ecco la manifestazione della visione del macedone:

"Soccorrici!"  (Atti 16:9)

 

***

Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia».

La risposta degli apostoli è sublime nella sua divina semplicità e completezza:

1) La via della salvezza non è la via delle opere; è la via della fede (Che devo fare?... chiede il carceriere; e l'apostolo risponde: Credi!)

2) L'oggetto della fede è la persona del Signor Gesù Cristo.

                        a) Gesù (l'Eterno salva);

                        b) Cristo (Unto: Gesù è il Cristo; l'Unto per eccellenza; ovvero: il profeta dei profeti; il sacerdote dei sacerdoti; il re dei re);

                        c) il Signore, il Signor dei Signori; Colui che Dio "ha sovranamente innalzato" (cfr Filippesi 2:9);

                          Colui che ha "ogni potere in cielo ed in terra" (cfr Matteo 28:18).

 

3) La fede in Cristo ha per effetto la salvezza, la quale, secondo Paolo, consiste

 a) nel perdono di tutti i peccati

 Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome.

(Atti 10:43)

In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia

(Efesini 1:17)

In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.  (Colossesi 1:14)

 

b) in emancipazione dalla schiavitù del male 

 Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato

fosse annullato e noi non serviamo più al peccato. (Romani 6:6)

 

 c) in sicura speranza della gloria eterna

Poiché siamo stati salvati in speranza.

Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?

Ma se speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con pazienza.

(Romani 8:24-25)

 

4) La fede che conduce alla salvezza è individuale (Sarai salvato tu...).

La porta che introduce nella vita è stretta; è aperta per tutti; ma non ci si entra in gruppo; ci si entra uno alla volta.

 

5) Questa fede che è individuale, è al tempo stesso collettiva (Tu, e la casa tua).

Non è che la fede dei padri possa giustificare i figli, o che la fede dei padroni possa giustificare i servi, o viceversa: ma il credente, con le parole e più ancora con l'esempio finisce col guadagnare a Cristo anche il resto della sua famiglia.

 

Quanto sono grandi e stupende le vie per le quali Dio cerca le anime!

Lidia è convertita in un modo calmo, sereno, tranquillo, in un luogo di preghiera giudeo; il carceriere è convertito in mezzo ai terrori d'un terremoto violento.

 

***

Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua.

Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi.

Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.

La conversione del carceriere è evidente fin da subito, la sua casa intera si apre all’ascolto della Parola di Dio, le opere seguono immediatamente la sua confessione di fede: egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.

Ecco le opere della fede; che non sono le radici ma i frutti della fede!

Non sono le opere che conducono alla fede; è la fede che produce le opere!

 

***

Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: «Libera quegli uomini».

Il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: «I pretori hanno mandato a dire che siate rimessi in libertà; or dunque uscite, e andate in pace».

Il carceriere è convertito, la missione è compiuta con grande frutto.

Paolo e Sila, non hanno più motivo di rimanere in carcere, ora sono i fratelli in fede del carceriere.

Dio permette la prigionia di Paolo e di Silvano per la salvezza d'una famiglia.

Dio si serve di un terremoto per risvegliare spiritualmente il carceriere.

 

***

Ma Paolo disse loro: «Dopo averci battuti in pubblico senza che fossimo stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in prigione; e ora vogliono rilasciarci di nascosto? No davvero! Anzi, vengano loro stessi a condurci fuori».

Ora Paolo, con un’intelligenza spirituale notevole, fa valere il suo diritto legale di cittadino romano… …non prima, prima lascia fare a Dio!

Le forme giudiziarie erano state violate dai pretori fin da principio; ed ora, per risolvere l’errore commesso in modo diplomatico, cercano di riparare al loro primo errore violandole di nuovo.

Prima hanno ceduto alle pressioni imperiose di una folla esaltata ed hanno inflitto una pena senza processo; ora vogliono liberarsi di ogni cosa, mettendo in libertà i carcerati.

Ma Paolo non vuol partire come un reo graziato; egli domanda una riparazione d'onore.

Fa valere il suo diritto di cittadino romano, che avrebbe dovuto proteggerlo contro la pena infamante della flagellazione.

Paolo aveva la cittadinanza romana, per nascita, i pretori potevano dunque aspettarsi una querela per abuso di potere e per attentato ai diritti ed all'onore di due cittadini romani.

Il loro delitto era punito dalla legge romana con la morte e con la confisca dei beni.

L’atteggiamento di Paolo non è frutto di un impulso della carne; è una vera e propria ispirazione divina, che insegna al mondo che un atto d'arroganza non può sempre passare con leggerezza, e che non sempre un atto di giustizia si dimenticare con superficialità.

Oltre a ciò Paolo vuole lasciare un esempio ai fratelli di Filippi, confermato poi da un insegnamento nella sua lettera successiva:

Soltanto, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo, per nulla spaventati dagli avversari.

Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza; e ciò da parte di Dio.

Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo. (Filippesi 1:27-30)

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I littori riferirono queste parole ai pretori; e questi ebbero paura quando seppero che erano Romani; essi vennero e li pregarono di scusarli; e, accompagnandoli fuori, chiesero loro di andarsene dalla città.

Allora Paolo e Sila, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia; e visti i fratelli, li confortarono, e partirono.

Avendo inteso che erano dei cittadini romani, i pretori hanno adesso paura e si scusano, li rimettono in libertà, pregandoli di lasciare la città.

 

Gianni Marinuzzi