Abbiamo visto come oggi, chiunque:

            - abbia ascoltato il Vangelo di Gesù Cristo;

            - abbia creduto il Vangelo di Gesù Cristo;

            - abbia ricevuto il Vangelo di Gesù Cristo;

…sia diventato (per opera di Dio):

 

- una nuova creatura:

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.  (2 Corinzi 5:7)

 

- in una nuova creazione:

E colui che siede sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose.   (Apocalisse 21:5-6)

 

- nella quale è indentificato come figlio di Dio!

…a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.  (Giovanni 1:12-13)

 

Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.  (Apocalisse 21:7)

 

Questo miracolo… questa resurrezione a nuova vita è ciò che la Parola definisce come “la Salvezza” (che è già ora una realtà presente – cfr Efesini 1:3-14, al momento invisibile, ma che sarà pienamente manifestata nel Giorno di Cristo).

 

Abbiamo anche visto come, di questa Salvezza, noi (se siamo figli di Dio) possiamo esserne assolutamente certi perché:

- GESU’, LA VERITA’ ce lo ha detto e ci ha rivelato il DISEGNO DI DIO che la concerne

 

            - DIO E’ POTENTE da portare a compimento il SUO DISEGNO

            - DIO E’ FEDELE e nulla può ostacolare l’adempimento della SUA VOLONTA’.

 

Il miracolo della Salvezza operato da Dio, realizza quella comunione dell’uomo con Dio nella persona di Gesù Cristo; ed implica necessariamente una identificazione nella morte e nella risurrezione con Lui.

Ed abbiamo visto ancora come queste realtà spirituali devono (per comandamento di Gesù) essere testimoniate mediante dei segni esteriori, il primo dei quali è il battesimo.

Abbiamo poi considerato come il neonato spirituale ha bisogno di passare molto tempo con il Padre per crescere e per questo ha fame e si nutre del puro latte spirituale che trova nella lettura e nella meditazione della Parola di Dio e ricerca la comunione con Lui nella preghiera personale.

Abbiamo ancora imparato come la persecuzione della nuova creatura sotto ogni aspetto (corpo, anima e spirito) sia assolutamente normale in quanto parte integrante del “progetto di salvezza” che si compie nel credente ed è il segno di essere dalla parte di Colui che ha vinto, perchè… tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati (cfr 1 Timoteo 3:12).

Se dunque siamo diventati figli di Dio (e tali siamo – cfr 1 Giovanni 3:1) abbiamo inoltre  considerato che il compito principale di un figlio è di ubbidire a suo padre, proprio come è stato ubbidiente Gesù stesso perché           qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo (cfr 1 Giovanni 4:17), anche se questo ha un costo (e ci costerà ogni volta) ma è abbondantemente ricompensato!

 

Abbiamo ancora potuto constatare come la comunione fraterna è un luogo di profonda benedizione per ordine di Dio stesso e siamo tutti chiamati a prenderne parte contribuendo ciascuno con il vigore che lo Spirito Santo dà ad ognuno per l’utile e l’edificazione comune.

Abbiamo ancora considerato come la nostra vita debba essere perfezionata attraverso una progressiva guarigione di tutto il corpo che avviene mediante la assimilazione dell’alimento spirituale (la Parola di Dio) e il percorso di riabilitazione (il superamento delle prove).

In ultimo abbiamo constatato come la vita terrena di una nuova creatura, rigenerata dallo Spirito Santo, abbia una missione da svolgere: essere testimone di Cristo in questo mondo, in parole ed in opere!

Ma come per nascere di nuovo non ha potuto fare nulla con i suoi sforzi, nella stessa maniera, per continuare la sua vita di testimone di Cristo, il credente rigenerato dallo Spirito Santo non conta sulla propria persona carnale (pensiero, volontà, forza), conta su tutto ciò che gli fornisce l’Autore della propria Salvezza (lo Spirito Santo, la Volontà e la Forza di Dio) che trova (come una riserva infinita) nella Parola di Dio.

 

Per questo egli ama la Parola di Dio e attinge da Essa:

            - gli insegnamenti

            - le indicazioni circa la Vita

            - la forza ed il nutrimento spirituale

 

E sulla scorta di queste promesse preziosissime, egli impara a guardare lontano con l’ausilio della Parola profetica, stando fermo nella sana dottrina (che non è un codice morale ma una vita santa) e dimorando (prendendo vita, forza e vigore per ogni cosa) in Cristo, proprio come un tralcio nella vite.

Se il dimorare in Cristo (e far parte della Chiesa Universale) è la realtà spirituale invisibile del discepolo di Cristo, il dimorare nel corpo di Cristo e far parte della chiesa locale è l’immagine di questa meravigliosa realtà, resa visibile su questa terra.

 

Parafrasando la dichiarazione solenne di Giovanni:

Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. (1 Giovanni 4:20)

Potremmo dire che chi non dimora nella chiesa locale che ha visto, non può dire dimorare nella Chiesa Universale che non ha visto.

Ed in questo dimorare nella chiesa locale occorre imparare a “comportarsi” perché essa è la casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità!

 

L’apostolo Paolo scriveva così al discepolo Timoteo:

Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio (perché Dio è presente – cfr Matteo 18:20), che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità (e deve dimostrare credibilità).  (1 Timoteo 3:14-15)

 

Negli insegnamenti dell’apostolo Paolo è evidente tutta la sua passione per la chiesa, per lui, l’onore della sposa di Cristo è tutto:

sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo.  (2 Corinzi 11:2)

 

Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo.

Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo.

Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura.

Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili.

Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa.

I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie.

Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.  (1 Timoteo 3:2-13)

 

Voglio dunque che le vedove giovani si risposino, abbiano figli, governino la casa, non diano agli avversari alcuna occasione di maldicenza…  (1 Timoteo 5:14)

 

Perché la nostra buona condotta è anche una vera e propria testimonianza della nostra fede verso quelli di fuori, che sparlano di noi, chiamandoci malfattori… ma osservano:

Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima, avendo una buona condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà.   (1 Pietro 2:11-12)

 

Possiamo quindi prendere le lettere apostoliche, come la guida da seguire per imparare come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.

L’insegnamento degli apostoli e dei discepoli del primo secolo era un insegnamento dottrinale e estremamente pratico; le due cose non erano indipendenti… la professione di fede doveva dimostrarsi nella condotta!

Se consideriamo che molti dei neoconvertiti arrivavano da ambienti pagani, dissoluti, estremamente corrotti (cfr… immaginiamo quanto impegno essi dovettero mettere per imparare come bisogna comportarsi nella casa di Dio!

 

Innanzi consideriamo il fatto che Paolo definisce la chiesa locale come la casa di Dio.

 

In altri brani Paolo definisce la Chiesa Universale come:

- l’Edificio, il Tempio santo di Dio, la dimora di Dio per mezzo dello Spirito Santo:

Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.

Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore.

In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.  (Efesini 2:19-22)

 

- il campo, l’Edificio di Dio (il terreno edificabile, essendo all’inizio della costruzione):

Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.  (1 Corinzi 3:9)

 

La Chiesa locale è l’immagine di tutto questo!

 

E se Dio è il Progettista, il Fondatore, il Costruttore ed il Proprietario della Chiesa e se Dio è Amore… la Chiesa si comprende solo nell’Amore di Dio:

Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.  (Efesini 3:14-19)

 

Il sapersi comportare nella Chiesa di Dio è quindi necessario per la crescita di un buon discepolo di Gesù ed un discepolo di Cristo maturo si riconosce dal suo comportamento.

Ma quando Paolo parla di come comportarsi nella chiesa di Dio, non parla di comportamenti esclusivamente formali e rituali; egli era molto distante da quella mentalità farisaica alla quale aveva completamente e radicalmente rinunciato.

 

Non si tratta quindi di imparare delle regole formali, esteriori, usanze o comunque rituali o semplici regole di “buona educazione”, si tratta di imparare ad applicare e trasmettere dei principi fondamentali:

1)            Con fermezza nell’insegnamento

2)            In modo comprensibile (facendo tutto il possibile per trasmettere chiaramente l’insegnamento)

3)            Con rispetto (per le diverse culture locali)

4)            Con tolleranza (verso chi sta imparando a comportarsi)

 

Il tutto basato sul concetto della crescita sana del singolo figlio di Dio e non come semplice imposizione di mere regole comportamentali incomprensibili (che promuovono una fede formale e priva di qualsiasi sostanza).

 

1) con fermezza nell’insegnamento (per quanto riguarda l’aspetto dottrinale e di credibilità) perché se la Chiesa è la colonna ed il sostegno della verità e questa non è credibile… si mette in forte crisi tutto l’aspetto strutturale di Essa!

 

            E questa fermezza va esercitata:

a)           Nell’insegnamento dottrinale “teorico”

b)           Nell’insegnamento dottrinale “pratico”

 

1a) nell’insegnamento dottrinale “teorico” (l’aspetto dottrinale), possiamo notare come gli apostoli esercitavano (e facevano esercitare) questa fermezza:

 

Ora vi esorto, fratelli, a tener d'occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l'insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro.

Costoro, infatti, non servono il nostro Signore Gesù Cristo, ma il proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici.                           (Romani 16:17-18)

 

Ti ripeto l'esortazione che ti feci mentre andavo in Macedonia, di rimanere a Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse e di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le quali suscitano discussioni invece di promuovere l'opera di Dio, che è fondata sulla fede. (1 Timoteo 1:3-4)

 

…evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni.  (2 Timoteo 2:16-18)

 

Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontànati!...

…E come Iannè e Iambrè si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede.

Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini.  (tratto da 2 Timoteo 3:1-9)

 

Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti, specialmente tra quelli della circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca; uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.  (Tito 1:10-11)

 

1b) nell’insegnamento dottrinale “pratico” (l’aspetto comportamentale):

Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene.

Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato.  (Colossesi 3-8-10)

 

Alla luce di questo insegnamento, possiamo comprendere la dura sentenza contro Anania e Saffira (cfr Atti 5:1-11)

 

Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore.

Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile.

Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo.

Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.

Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.

Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo.

Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno.

Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta.

Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione.

Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria!

Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.   (Efesini 4:17-32)

 

Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute.

Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d'oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà.

La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sul marito, ma stia in silenzio.  (1 Timoteo 2:8-12)

 

Onora le vedove che sono veramente vedove.

Ma se una vedova ha figli o nipoti, imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio…

…Anche queste cose ordina, perché siano irreprensibili.

Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un incredulo…

...Voglio dunque che le vedove giovani si risposino, abbiano figli, governino la casa, non diano agli avversari alcuna occasione di maldicenza; infatti già alcune si sono sviate per andare dietro a Satana.  (tratto da 1 Timoteo 5:3-15)

 

Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese.

Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente.

Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.

(2 Timoteo 2:23-26)

 

Certa è quest'affermazione, e voglio che tu insista con forza su queste cose, perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere buone.

Queste cose sono buone e utili agli uomini.

Ma quanto alle questioni stolte, alle genealogie, alle contese, e alle dispute intorno alla legge, evitale, perché sono inutili e vane.

Ammonisci l'uomo settario una volta e anche due; poi evitalo; sapendo che un tal uomo è traviato e pecca, condannandosi da sé.   (Tito 3:8-11)

 

Per questi stessi motivi sono necessari particolari ed evidenti aspetti comportamentali che devono caratterizzare i fratelli che devono essere particolarmente credibili dietro esplicita prova (sia dentro che fuori dalla chiesa locale):

Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo.

Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo.  (1 Timoteo 3:2-7)

 

Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura. Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili.  (1 Timoteo 3:8-10)

 

Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa.   (1 Timoteo 3:11)

 

Perché è una questione di onore (sia davanti agli uomini che nella fede in Cristo Gesù):

I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie.

Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.  (1 Timoteo 3:11-12)

 

            Ed è severa la presa di posizione alla quale siamo indicati dall’apostolo Paolo:

 Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non dovete neppure mangiare.            (1 Corinzi 5:9-11)

 

2) In modo comprensibile (facendo tutto il possibile per trasmettere chiaramente l’insegnamento), infatti se la Chiesa è la colonna ed il sostegno della verità e questa non chiara e comprensibile… si mette in forte crisi tutto l’aspetto formativo di essa!

Gli apostoli si impegnavano sempre per togliere dallo stato di ignoranza i primi convertiti, perché l’ignoranza delle cose spirituali è una caratteristica dei pagani… non dei credenti, degli orfani… non dei figli:

non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore.  (Efesini 4:17-18)

 

Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza…  (1 Pietro 1:14)

 

Per questo motivo era forte:

- il loro impegno:

Circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate nell'ignoranza.  (1 Corinzi 12:1)

 

Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.  (1 Tessalonicesi 4:13)

 

- il loro incoraggiamento:

…le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.  (2 Timoteo 2:2)

 

Àpplicati, finché io venga, alla lettura, all'esortazione, all'insegnamento. Non trascurare il dono che è in te e che ti fu dato mediante la parola profetica insieme all'imposizione delle mani dal collegio degli anziani. Òccupati di queste cose e dèdicati interamente ad esse perché il tuo progresso sia manifesto a tutti.

Bada a te stesso e all'insegnamento; persevera in queste cose perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.  (1 Timoteo 4:13-16)

 

Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.  (2 Timoteo 4:1-4)

 

E bisogna quindi impegnarsi nella trasmissione degli insegnamenti, ma bisogna farlo in modo comprensibile… intellegibile, altrimenti serve a poco.

Per questo motivo Paolo, scrivendo ai fratelli di Corinto, insiste molto sulla comprensibilità di ogni cosa viene detta nella Chiesa; la comprensibilità è prioritaria alla edificazione personale:

Ricercate l'amore e desiderate ardentemente i doni spirituali, principalmente il dono di profezia.

Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose.

Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione.

Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa…

…chi profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione.

Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi servirebbe se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento?

Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto o con la cetra?

E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia?

Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile, come si capirà quello che dite? Parlerete al vento.

Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è senza significato.

Se quindi non comprendo il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me.

Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di abbondarne per l'edificazione della chiesa…

...Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi? Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi.

Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un'interpretazione, si faccia ogni cosa per l'edificazione…

…Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore.

E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.

Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine.   (tratto da 1 Corinzi 14)

 

3) con rispetto (per le diverse culture locali)

 

Sempre nell’ottica di non rendere vana la predicazione della Verità, quando si è nella Chiesa di Dio (come anche nel mondo), occorre tenere presente gli usi e costumi, nonché la cultura locali, portando rispetto per chi ci sta davanti.

 

L’apostolo Paolo, un vero e proprio pioniere nell’evangelizzazione dei gentili, si poneva sempre questo obiettivo:

…pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge.

Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni.

E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.

(1 Corinzi 9:19-23)

 

…proprio come si comporta un ambasciatore di un paese in terra straniera, in quanto noi siamo forestieri e pellegrini… nonché ambasciatori per Cristo (cfr 2 Corinzi 5:20).

 

4) con tolleranza (verso chi sta imparando a comportarsi)

In questo rispetto per il prossimo è compreso (in modo ancora più marcato) la tolleranza per colui che (per immaturità, per debolezza, per un passato “segnante”) non riesce a sopportare pienamente la Libertà in Cristo.

E’ vero, la Verità di Gesù Cristo ci rende liberiveramente liberi (cfr Giovanni 8:36), ma non tutti riescono a realizzare subito e pienamente questa libertà.

Il credente maturo, nella sua libertà, deve porsi il problema di non scandalizzare chi non è ancora maturo, e deve porsi come priorità (per amore) la sua edificazione!

L’apostolo Paolo tratta di questo argomento a proposito di un problema all’epoca molto diffuso nella chiesa primitiva: il mangiare (o non mangiare) la carne sacrificata agli idoli (argomento di scrupolo per molti gentili che si erano convertiti da un passato pagano ed idolatra).

Infatti nella chiesa primitiva stava avvenendo una vera e propria contesa tra coloro che, nella piena libertà di coscienza mangiavano la carne senza porsi alcun scrupolo circa la sua provenienza “religiosa” e coloro che vedevano nel “mangiare questa carne proveniente da sacrifici pagani” una vera e propria contaminazione spirituale.

 

Questa contesa sfociava in aperti atteggiamenti di:

- disprezzo da parte di coloro che si sentivano “liberi” nei confronti dei “bigotti”:

- giudizio da parte dei “timorati di Dio” nei confronti di credenti “superficiali e mondani”.

 

In questa situazione, Paolo affronta la questione:

Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello, né a essere per lui un'occasione di caduta.

Io so e sono persuaso nel Signore Gesù che nulla è impuro in se stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura.

Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini più secondo amore.

Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto!

Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo; perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.

Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini.

Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione.

Non distruggere, per un cibo, l'opera di Dio.

Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato. È bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti il tuo fratello a inciampare.   (Romani 14:13-21)

 

Quanto alle carni sacrificate agli idoli, sappiamo che tutti abbiamo conoscenza.

La conoscenza gonfia, ma l'amore edifica.

Se qualcuno pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere; ma se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui.

Quanto dunque al mangiare carni sacrificate agli idoli, sappiamo che l'idolo non è nulla nel mondo, e che non c'è che un Dio solo.

Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in terra, come infatti ci sono molti dèi e signori, 6 tuttavia per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo.

Ma non in tutti è la conoscenza; anzi, alcuni, abituati finora all'idolo, mangiano di quella carne come se fosse una cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata.

Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla di più.

Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli.

Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiare carni sacrificate agli idoli?

Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto.

Ora, peccando in tal modo contro i fratelli, ferendo la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo.

Perciò, se un cibo scandalizza mio fratello, non mangerò mai più carne, per non scandalizzare mio fratello.  (1 Corinzi 8:1-13)

 

Per confermare questo principio, Paolo porta l’esempio di sé stesso e dei suoi diritti di libertà, ai quali ha volontariamente deciso di rinunciare in favore della debolezza altrui:

 

Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore? Se per altri non sono apostolo, lo sono almeno per voi; perché il sigillo del mio apostolato siete voi, nel Signore. Questa è la mia difesa di fronte a quelli che mi sottopongono a inchiesta.

Non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere?

Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?

O siamo soltanto io e Barnaba a non avere il diritto di non lavorare?

Chi mai fa il soldato a proprie spese?

Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto?

O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge?

Dico forse queste cose da un punto di vista umano?

Non le dice anche la legge?

Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi?

O non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte.

Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali?

Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più?

Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo.

Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all'altare, hanno parte all'altare?

Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.

Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti

…Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero…   (tratto da 1 Corinzi 9:1-15)

 

Non fornichiamo come alcuni di loro fornicarono, e ne caddero in un giorno solo ventitremila.

Non tentiamo Cristo come alcuni di loro lo tentarono, e perirono morsi dai serpenti.

Non mormorate come alcuni di loro mormorarono, e perirono colpiti dal distruttore.

Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche…

…Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi su quel che dico.

Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo?

Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo?

Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane.

Guardate l'Israele secondo la carne: quelli che mangiano i sacrifici non hanno forse comunione con l'altare?

Che cosa sto dicendo? Che la carne sacrificata agli idoli sia qualcosa? Che un idolo sia qualcosa?

Tutt'altro; io dico che le carni che i pagani sacrificano, le sacrificano ai demòni e non a Dio; ora io non voglio che abbiate comunione con i demòni.

Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.

O vogliamo forse provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di lui?

 (tratto da 1 Corinzi 10:8-22)

E chiude la problematica con un paragrafo che possiamo schematizzare come segue:

Verità:

Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica.

Tolleranza:

Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri.

Principio di Verità:

Mangiate di tutto quello che si vende al mercato, senza fare inchieste per motivo di coscienza; perché al Signore appartiene la terra e tutto quello che essa contiene.

Se qualcuno dei non credenti v'invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza.

Principio di tolleranza:

 

Ma se qualcuno vi dice: «Questa è carne di sacrifici», non ne mangiate per riguardo a colui che vi ha avvertito e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro; infatti, perché sarebbe giudicata la mia libertà dalla coscienza altrui?

Se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie?

Obiettivo spirituale:

Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio.

Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla chiesa di Dio; così come anch'io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l'utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati.

(1 Corinzi 10:23-33)

 

Quello che deve quindi caratterizzare il discepolo di Cristo nel suo comportamento nella casa del Dio Vivente, che è colonna e sostegno della Verità, è un esempio di Amore totale verso il Corpo di Cristo, nella chiesa locale (ma egli deve essere anche un testimone coerente al di fuori di Essa):

A)          Un esempio di Amore di Dio è quello che è stato dimostrato in Cristo:

            - nella sua rinuncia a se stesso in favore della collettività:

Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.  (Filippesi 2:5-8)

Poiché anche il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.  (Marco 10:45)

 

Per questo l’apostolo Giovanni scrive:

Diletti, se Dio ci ha così amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.   (1 Giovanni 4:11)

 

E come Cristo è stato un esempio di Vita nell’Amore… anche il discepolo di Cristo deve essere un esempio di Vita nell’Amore per tutti gli altri, Gesù infatti disse:

Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.

(Giovanni 13:35)

B)           Un esempio nel parlare:

sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella purezza. (1 Timoteo 4:12)

- parlare poco e non precipitosamente:

Hai mai visto un uomo precipitoso nel parlare?

C'è più da sperare da uno stolto che da lui.  (Proverbi 29:20)

 

Perché consapevoli della pericolosità della lingua:

…la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità.

Posta com'è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo della vita. Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. (Giacomo 3:6-8)

- parlare con grazia:

Il vostro parlare sia sempre con grazia (portando la Grazia di Dio), condito con sale (con la Saggezza di Dio), per sapere come dovete rispondere a ciascuno (perché non esistono risposte “standard”).  (Colossesi 4:6)

 

- parlare con fedeltà:

Non giurare neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi far diventare un solo capello bianco o nero. Ma il vostro parlare sia: "Sì, sì; no, no"; poiché il di più viene dal maligno.               (Matteo 5:36-37)

- parlare senza lusinghe o secondi fini:

Difatti, non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Dio ne è testimone.

E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini.

            (1 Tessalonicesi 2:5-7)

 

C)          Un esempio nel comportamento:

sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella purezza.  (1 Timoteo 4:12)

 

- mostrare una fede utile, viva e preziosa:

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere?

Può la fede salvarlo?

Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?

Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.

Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano.

Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore?

 (Giacomo 2:14-20)

 

Il comportamento del discepolo di Cristo deve essere coerente con la fede che professa, altrimenti è solo una “recitazione di una parte” che inganna gli altri ma soprattutto… inganna sè stesso:

Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla, inganna se stesso.

(Galati 6:3)

D)           Un esempio nella fede e nell’amore realizzato nella capacità di perdonare:

 

sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella purezza.  (1 Timoteo 4:12)

 

Vivere per fede l’Amore di Dio:

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio.

Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.

In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi.

Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi: dal fatto che ci ha dato del suo Spirito.

E noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo.

Chi riconosce pubblicamente che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio.

Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto.

Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.

In questo l'amore è reso perfetto in noi: che nel giorno del giudizio abbiamo fiducia, perché qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo.

Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo.

Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore.

Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.

Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto.

Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello.  (1 Giovanni 4:7-21)

 

Un amore che si manifesta nella capacità di perdonare il fratello “debitore”.

Perché non è vero che il tempo guarisce e rimargina le ferite subite; il tempo spesso alimenta il rancore, nel migliore dei casi copre di polvere il problema, ma quando si smuove la polvere si risveglia tutto il dolore e la rabbia… solo l’amore riesce veramente a guarire!

Saper perdonare è l’azione che ci rende più simili a Gesù!

 

Perché questo è:

 

D.   1) l’insegnamento di Gesù:

…Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?»

E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette (77 volte in opposizione a Lamec – cfr Genesi 4:24).

Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.

Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti.

E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato.

Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto".

Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello che devi!"

Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò".

Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito.

I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto.

Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?"

E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva.

Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello».

(Matteo 18:21-35)

D. 2) il comandamento di Gesù:

Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri.

Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.

Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri

(Giovanni 13:34)

Confermato anche dall’apostolo Giovanni:

Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio che avevate fin da principio: il comandamento vecchio è la parola che avete udita.

E tuttavia è un comandamento nuovo che io vi scrivo, il che è vero in lui e in voi; perché le tenebre stanno passando, e già risplende la vera luce.

Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre.

Chi ama suo fratello rimane nella luce e non c'è nulla in lui che lo faccia inciampare.

Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

(1 Giovanni 2:7-11)

 

E)            Un esempio nella purezza:

sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella purezza.  (1 Timoteo 4:12)

La purezza è una caratteristica spiccata di Gesù Cristo e deve caratterizzare anche i Suoi discepoli:

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.  (Matteo 10:16)

 

L’apostolo Paolo spiega dettagliatamente come bisogna essere esempi di purezza:

Non riprendere con asprezza l'uomo anziano, ma esortalo come si esorta un padre; i giovani, come fratelli; le donne anziane, come madri; le giovani, come sorelle, in tutta purezza

Onora le vedove che sono veramente vedove…

…Gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento; infatti la Scrittura dice: «Non mettere la museruola al bue che trebbia»; e: «L'operaio è degno del suo salario».

Non ricevere accuse contro un anziano, se non vi sono due o tre testimoni.

Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, perché anche gli altri abbiano timore.

Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste cose senza pregiudizi, e di non fare nulla con parzialità.

Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui; consèrvati puro.

(tratto da 1 Timoteo 5:1-22)

                       

Tutto questo si sintetizza in un solenne comandamento:

come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo».  (1 Pietro 1:15-16)

 

F)            Un esempio nell’autocontrollo (che è un frutto dello Spirito Santo – cfr Galati 5:22; ed una delle sette virtù cristiane - cfr 2 Pietro 1:6)

Paolo descrive a Tito come la Grazia di Dio insegni a vivere una vita di autocontrollo:

 

La grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.  (Tito 2:11-13)

 

La Grazia di Dio nel discepolo di Cristo ha due effetti educativi ed istruttivi, uno di rinuncia e l’altro di acquisizione:

F1) insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane (dando esempio nella Chiesa)

F2) insegna a vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo (dando esempio nella Chiesa)

 

F1) insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane (dando esempio nella Chiesa)

 

Il discepolo di Cristo, che ha visto nel Maestro il perfetto esempio di santità, aspira ad imparare a rinunciare:

- all’empietà: ad una vita trasgressiva senza timore di Dio e condotta secondo lo spirito dell’anticristo (perché satana tiene legati gli uomini ribelli per fare la sua volontà – cfr Efesini 2:2 / 2 Timoteo 2:26).

E questa empietà si manifesta secondo i valori di questo mondo, tra i quali svetta il denaro, per questo motivo il discepolo di Cristo deve avere una condotta non dominata dall’amore del denaro (Ebrei 13:5), perché:

 

l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori. (1 Timoteo 6:10)

 

- alle passioni mondane:

- quelle passioni che soffocano il Seme della Parola e la rendono infruttuosa e non permettono di giungere a maturità (cfr Matteo 13:22 / Luca 8:14)

- quelle passioni che tolgono energie e impegno:

Uno che va alla guerra non s'immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato.            (2 Timoteo 2:4)

- quelle passioni proprie di chi è insensato:

…anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.  (Tito 3:3)

 

F2) insegna a vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo (dando esempio nella Chiesa)

            Il discepolo di Cristo, che ha visto nel Maestro il perfetto esempio di santità, aspira ed impara a vivere:

- con moderazione (in un mondo senza autocontrollo)

Se lo stato dell’uomo è privo di reazione e moderazione rispetto al pensiero di questo mondo, il discepolo di Cristo, impara ad andare contro corrente:

Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli.

Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri.  (Efesini 2:1-3)

 

Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi.

Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore.

Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza.

Ma siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.  (Efesini 5:15-21)

 

- con giustizia (in un mondo ingiusto)

In completa opposizione alla cultura mondana, i discepoli di Cristo, imparano a vivere una vita giusta, che possiamo trovare sintetizzata da Paolo nella lettera ai Colossesi:

Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come si conviene nel Signore.

Mariti, amate le vostre mogli, e non v'inasprite contro di loro.

Figli, ubbidite ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è gradito al Signore.

Padri, non irritate i vostri figli, affinché non si scoraggino.

Servi, ubbidite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne; non servendoli soltanto quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo il Signore.

Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore!

Infatti chi agisce ingiustamente riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi.

Padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone nel cielo.  (Colossesi 3:18 / 4:1)

 

- in santità (in un mondo corrotto)

Se il mondo che ci circonda ambisce a tutto ciò che è corruttibile e corrotto, il discepolo di Cristo impara ad una vita di santità e di cose sante, per questo sta scritto:

…come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: Siate santi, perché io sono Santo (1 Pietro 1:15-16)

 

                                               E chi è santo cercherà ed aspirerà alle cose sante:

Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio.

Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.  (Colossesi 3:1-4)

Abbiamo passato troppo tempo a imparare a vivere in questo mondo secondo i principi di questo mondo.

Questi principi ci hanno portato lontano da Dio, ci hanno resi schiavi di satana che ci ha legati ed asserviti per fare la sua volontà, Pietro scrive:

Basta con il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle orge, nelle gozzoviglie, e nelle illecite pratiche idolatriche.   (1 Pietro 4:3)

Gesù Cristo ci ha liberati da questa condizione, Egli ci ha reso veramente liberi… ci ha avvicinati a Dio ed al monte della Sua santità (cfr Ebrei 12:18-29)… e noi dobbiamo imparare a comportarci in modo santo alla Sua presenza.

Lasciamoci rieducare dalla Parola di Dio, sottomettiamoci ad Essa, consapevoli di averne disperatamente bisogno.

 

Lasciamoci esaminare… non abbiamo timore, facciamo nostra la preghiera di Davide:

           

SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci.

Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero.

Tu mi scruti quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie.

Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, SIGNORE, già la conosci appieno.
Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle, e poni la tua mano su di me.

La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io possa arrivarci…

…Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre.

Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo.

Meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia lo sa molto bene.

Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra.

I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d'essi era sorto ancora.

Oh, quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio! Quant'è grande il loro insieme!

Se li voglio contare, sono più numerosi della sabbia; quando mi sveglio sono ancora con te….

…Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore.

Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri.

Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna.

(tratto dal Salmo 139)

 

Gianni Marinuzzi


16. come comportarsi
nella Chiesa di Dio e fuori