Abbiamo visto come oggi,
chiunque:
-
abbia ascoltato il Vangelo di Gesù
Cristo;
-
abbia creduto il Vangelo di Gesù
Cristo;
-
abbia ricevuto il Vangelo di Gesù
Cristo;
…sia
diventato (per opera di Dio):
-
una nuova creatura:
Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie
sono passate: ecco, sono diventate nuove. (2 Corinzi 5:7)
- in
una nuova creazione:
E colui che siede sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
(Apocalisse 21:5-6)
- nella quale è
indentificato come figlio di Dio!
…a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare
figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati
da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da
Dio. (Giovanni 1:12-13)
Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.
(Apocalisse 21:7)
Questo miracolo… questa
resurrezione a nuova vita è ciò
che la Parola definisce come “la
Salvezza” (che è già ora una realtà presente – cfr Efesini 1:3-14, al
momento invisibile, ma che sarà pienamente manifestata
nel Giorno di Cristo).
Abbiamo anche visto come,
di questa Salvezza, noi (se siamo
figli di Dio) possiamo esserne
assolutamente certi perché:
- GESU’, LA VERITA’ ce lo
ha detto e ci ha rivelato il DISEGNO DI DIO che la concerne
-
DIO E’ POTENTE da portare a compimento il SUO DISEGNO
-
DIO E’ FEDELE e nulla può ostacolare l’adempimento della SUA VOLONTA’.
Il miracolo della
Salvezza operato da Dio, realizza quella comunione dell’uomo con Dio
nella persona di Gesù Cristo; ed implica necessariamente una identificazione
nella morte e nella risurrezione con Lui.
Ed abbiamo visto ancora
come queste realtà spirituali devono (per comandamento di Gesù) essere
testimoniate mediante dei segni esteriori, il primo dei quali è il
battesimo.
Abbiamo poi considerato
come il neonato spirituale ha bisogno di
passare molto tempo con il Padre
per crescere e per questo ha fame e si nutre
del puro latte spirituale che
trova nella lettura e nella meditazione della Parola di Dio e ricerca la
comunione con Lui nella preghiera personale.
Abbiamo ancora imparato
come la persecuzione della nuova
creatura sotto ogni aspetto (corpo, anima e spirito) sia assolutamente
normale in quanto parte integrante del “progetto di salvezza” che si compie
nel credente ed è il segno di essere dalla parte di
Colui che ha vinto, perchè…
tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo
Gesù saranno perseguitati
(cfr 1 Timoteo 3:12).
Se dunque
siamo diventati figli di Dio (e
tali siamo – cfr 1 Giovanni 3:1) abbiamo inoltre considerato che il
compito principale di un figlio è di ubbidire a suo padre, proprio come è
stato ubbidiente Gesù stesso perché
…
qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo
(cfr 1 Giovanni 4:17),
anche se questo ha un costo (e ci costerà ogni volta) ma è abbondantemente
ricompensato!
Abbiamo ancora potuto
constatare come la comunione fraterna è un luogo di profonda benedizione per
ordine di Dio stesso e siamo tutti chiamati a prenderne parte contribuendo
ciascuno con il vigore che lo Spirito Santo dà ad ognuno per l’utile e
l’edificazione comune.
Abbiamo ancora considerato
come la nostra vita debba essere perfezionata attraverso una progressiva
guarigione di tutto il corpo che
avviene mediante la assimilazione dell’alimento spirituale (la
Parola di Dio) e il percorso di riabilitazione (il superamento delle
prove).
In ultimo abbiamo
constatato come la vita terrena di una nuova creatura, rigenerata dallo
Spirito Santo, abbia una missione da svolgere:
essere testimone di Cristo in
questo mondo, in parole ed in opere!
Ma come per nascere di nuovo non ha potuto fare
nulla con i suoi sforzi, nella stessa maniera, per continuare la sua vita di
testimone di Cristo, il credente
rigenerato dallo Spirito Santo non conta sulla propria persona carnale
(pensiero, volontà, forza), conta su tutto ciò che gli fornisce l’Autore
della propria Salvezza (lo Spirito Santo, la Volontà e la Forza di Dio) che
trova (come una riserva infinita) nella Parola di Dio.
Per questo egli ama la Parola di Dio e attinge da
Essa:
- gli insegnamenti
- le indicazioni circa la Vita
- la forza ed il nutrimento spirituale
E sulla scorta di queste
promesse preziosissime, egli
impara a guardare lontano con
l’ausilio della Parola profetica, stando fermo nella sana dottrina (che non
è un codice morale ma una vita santa) e
dimorando (prendendo vita, forza e
vigore per ogni cosa) in Cristo, proprio come un tralcio nella vite.
Se
il dimorare in Cristo (e far parte della Chiesa Universale) è la
realtà spirituale invisibile del discepolo di Cristo,
il dimorare nel corpo di Cristo e far parte della chiesa locale è
l’immagine di questa meravigliosa realtà, resa visibile su questa terra.
Parafrasando la
dichiarazione solenne di Giovanni:
Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi
non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto.
(1 Giovanni 4:20)
Potremmo dire che
chi non dimora nella chiesa locale che ha visto, non può dire dimorare nella
Chiesa Universale che non ha visto.
Ed in questo dimorare
nella chiesa locale occorre imparare a “comportarsi”
perché essa è la casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della
verità!
Se la motivazione del buon
comportamento di un discepolo verso i fratelli e verso quelli di fuori è la
salvaguardia dell’onore della
casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente,
colonna e sostegno della verità,
il discepolo di Cristo deve anche
imparare a comportarsi anche nei confronti delle autorità secolari; egli
non è del mondo ma vive nel mondo
(cfr Giovanni 17:14-17), Paolo ci ricorda che noi siamo
cittadini dei cieli:
Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo
anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore…
(Filippesi 3:20)
Per essere ben preparati a
fare questo, il discepolo ha una Grande Risorsa:
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a
correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e
ben preparato per ogni opera buona.
(2 Timoteo 3:16-17)
Ed il discepolo di Cristo
deve imparare anche a vivere in questo
mondo come
un pellegrino… come un
ambasciatore (cfr 2 Corinzi 5:20), senza farsi minimamente influenzare
da ciò che viene “normalmente” vissuto in questo mondo, come insegnava Paolo
si discepoli Timoteo e Tito:
Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli
uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi,
bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili,
sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio,
aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche
da costoro allontànati!
Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i
miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza,
le mie persecuzioni, le mie sofferenze…
Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato
la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto
conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che
conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.
(tratto da 2 Timoteo 3:10-15)
Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è
manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane,
per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo,
aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande
Dio e Salvatore, Cristo Gesù.
(Tito 2:11-13)
E se noi impariamo a
vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo,
aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande
Dio e Salvatore, Cristo Gesù, impariamo a non riconoscerci più cittadini di
questo mondo, bensì pellegrini ed
ambasciatori del Regno di Dio.
Ma chi è un ambasciatore?
Un ambasciatore vive in terra straniera, rappresenta in ogni
cosa il suo paese ma rispetta tutte le regole del paese dove soggiorna.
Egli esegue gli ordini
impartiti dal capo di stato del suo paese, ma non si permetterà mai di
esprimere giudizi, opinioni, disprezzo nei confronti del paese ospitante…
anche se ciò sarebbe “giustificabile”.
Ma una ennesima piaga che
affligge la chiesa negli ultimi tempi è invece un esplicito disprezzo per le
autorità secolari a causa di prese di posizione in campo politico.
Il disprezzo dell’autorità
è insito nell’uomo di ogni generazione terrena in quanto conseguenza del
morso del serpente antico, colui che per primo ha disprezzato l’Autorità
divina.
Al giorno d’oggi, nella
nostra “apparente democrazia” si manifesta anche sotto forme più subdole:
-
la satira
-
le dialettiche “vivaci e colorite”
- i
commenti e la partecipazioni a manifestazioni di protesta più o meno
violente
Spesso (anche grazie alla
diffusione ed alla partecipazione ai social media) si può constatare come
l’aspetto politico influenzi anche coloro che si definiscono seguaci di
Cristo che spesso dimenticano un fondamentale insegnamento neotestamentario:
Uno che va alla guerra non s'immischia in faccende della vita civile, se
vuol piacere a colui che lo ha arruolato.
(2 Timoteo 2:4)
Ovviamente riusciamo
sempre a non farci mancare nulla per portarci problemi all’interno della
chiesa…
Non è difficile
comprendere come un discepolo di
Cristo debba approcciarsi davanti alle autorità secolari, ma vista la
necessità di essere corretti in tal senso, è meglio ricordarcelo.
L’apostolo Paolo (che ha
vissuto e conosciuto per esperienza diretta come gestire i rapporti con le
autorità di vari popoli) si è occupato in modo specifico di questa
problematica.
Ne ha scritto a Timoteo,
nelle istruzioni da impartire alla chiesa di Efeso:
Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche,
preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e
per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre
una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità.
Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, il quale vuole
che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
(1 Timoteo 2:1-4)
Paolo in queste istruzioni prioritarie (prima
di ogni altra cosa) ci insegna
che:
- c’è una precisa volontà di Dio alla quale siamo
chiamati ad ubbidire:
che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla
conoscenza della verità
- per perseguire questa
volontà abbiamo bisogno di
condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà
e dignità
- per questo motivo
dobbiamo alzare a Dio
suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti
per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in
autorità… non criticarli, insultarli, disprezzarli… come si
usa fare spesso!
Dello stesso tenore sono
le parole indirizzate a Tito relative ai fratelli della chiesa di Creta:
Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle autorità, che
siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona, che non dicano male di
nessuno, che non siano litigiosi, che siano miti, mostrando grande
gentilezza verso tutti gli uomini.
Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi
di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e
nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli
uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da
noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della
rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso
abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore,
affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi
della vita eterna.
Certa è quest'affermazione, e voglio che tu insista con forza su queste
cose, perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a
opere buone. Queste cose sono buone e utili agli uomini.
(Tito 3:1-8)
Paolo
insisteva con forza (e voleva che
anche Tito facesse altrettanto)
perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura
di dedicarsi a opere buone, e per fare questo bisogna:
-
essere sottomessi ai magistrati e alle autorità
-
essere ubbidienti
- essere
pronti a fare ogni opera buona
-
non dire male di nessuno
-
non essere litigiosi
-
essere miti
- mostrare grande gentilezza
verso tutti gli uomini
Ciò che deve motivarci in questo nostro
atteggiamento di ubbidienza, non deve essere una mera paura di essere
puniti; il cristiano non ha “paura” dell’autorità perché confida in una
Autorità molto più grande che veglia su di noi fin nelle cose
insignificanti:
…non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono
fare di più.
Io vi mostrerò chi dovete temere. Temete colui che, dopo aver ucciso, ha
il potere di gettare nella geenna. Sì, vi dico, temete lui.
Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è
dimenticato davanti a Dio; anzi, perfino i capelli del vostro capo sono
tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.
(Luca 12:4-7)
Se non è la paura delle autorità… cosa deve motivare
il nostro rispetto per le autorità?
Paolo ci dice che deve essere la volontà della
ricerca delle cose buone ed utili agli
uomini.
E la motivazione deve basarsi sulla pazienza e sulla
costanza che Dio ha mostrato proprio verso di noi quando
un tempo eravamo insensati, ribelli,
traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella
cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
Ma ora Egli,
nella Sua Bontà e nel Suo Amore, ci ha salvati (ci ha guariti) da questo
stato di maledizione e siamo stati
creati in Cristo Gesù per fare le
opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo
(Efesini 2:10).
Abbiamo in ultimo un’altra esortazione dell’apostolo
Paolo, scritta proprio ai fratelli di Roma:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è
autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio; quelli che
vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati
non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive.
Tu, non vuoi temere l'autorità? Fa' il bene e avrai la sua approvazione,
perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il
male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di
Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male.
Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della
punizione, ma anche per motivo di coscienza.
È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che
sono costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio.
Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta
l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi
l'onore.
Paolo sta qui esortando con forza i fratelli di Roma
ad essere sottomessi alle autorità
superiori (re, imperatore, magistrati ecc…) e dichiara che queste
autorità esistono sono stabilite da
Dio.
Resistere od opporsi a queste autorità significa resistere od opporsi
all'ordine di Dio! (pensiero forse
ereditato dal suo maestro fariseo Gamaliele – cfr Atti 5:35-39).
E’ quindi
necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione, ma
anche per motivo di coscienza (non
resistere od opporsi all'ordine di
Dio).
E questa sottomissione si dimostra mediante:
- pagando le imposte (per il sostentamento delle autorità)
- pagando le tasse per i servizi pubblici
- portando rispetto per le autorità
- rendendo il giusto onore a chi è in autorità
Questo non è
servilismo… è ubbidienza a Dio!
E non possiamo non
considerare che quando Paolo scriveva ai romani questi insegnamenti regnava
a Roma un imperatore dal nome Nerone (quinto imperatore di Roma nel periodo
54-68 d.C.)!
Nerone (37-68 d.C.), per
molti un folle, era un megalomane con manie di persecuzione e nel suo
continuo sospettare congiure contro di lui arrivò a fare giustiziare
la sua stessa madre e la prima moglie e costringere
al suicidio uno dei suoi più stretti collaboratori: Seneca.
…e Paolo insisteva con forza:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è
autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Nerone non conduceva una vita “esemplare” dal punto di vista morale:
Il primo
scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio,
considerato
incestuoso, con la cugina di secondo grado
Claudia Ottavia, figlia di suo prozio Claudio.
Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò
di
Poppea.
Questa, descritta come una donna notevolmente bella,
sarebbe stata coinvolta, prima del matrimonio con l'imperatore, in una
storia d'amore con
Marco Salvio Otone, amico di Nerone stesso, suo compagno di feste
e bagordi, e futuro imperatore con il quale si sposò per poi divorziare ed
unirsi con Nerone.
Secondo
Cassio Dione (Epitome LXII, 12-13) e altri autori
contemporanei, Nerone avrebbe contratto due
matrimoni con maschi:
- il primo, con un liberto di nome
Pitagora (considerato da lui un marito)
- il secondo, con un liberto di nome
Sporo (considerato da lui
una moglie) e fatto castrare
A Nerone sono anche attribuite frequentazioni di
prostitute, tra cui Caelia Adriana, donna di cui fu perdutamente innamorato,
e feste con grande dispendio di denaro pubblico, derivata dalla tassazione
aumentata.
…e Paolo insisteva con forza:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è
autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
Nerone nutriva poi un
profondo odio per i cristiani,
egli li accusò dell'incendio di Roma ed essi furono arrestati e condannati
in massa (dai duecento ai trecento)… per suo ordine fu molto probabilmente
ucciso lo stesso Paolo…
…e Paolo insisteva con forza:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è
autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
…di alzare
suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini,
per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché
possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità.
(1 Timoteo 2:1-3)
Paolo desiderava in cuor suo:
- vedere la conversone di
Nerone
- fare del bene a tutti
gli uomini godendo il favore dell’autorità
E aspirava a fare questo
avendo egli stesso sperimentato la
Bontà e l’Amore di Dio mentre viveva come
insensato, ribelle, traviato, schiavo di ogni sorta
di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odioso…
(cfr Tito 3:3)
Ed è proprio così che il
cristiano deve vivere il suo rapporto con
le carnali concupiscenze che danno l'assalto contro
l'anima (strettamente legate alla
sottomissione alle autorità secolari)… per
amore del Signore:
Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle
carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima, avendo una buona
condotta fra i pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi
malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno
in cui li visiterà.
Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re,
come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori
e per dare lode a quelli che fanno il bene.
Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca
all'ignoranza degli uomini stolti.
Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di
un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio.
(1 Pietro 2:11-16)
Ben diverso è invece il
rapporto che vivono i falsi dottori:
…ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra
di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e,
rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una
rovina immediata.
Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della
verità sarà diffamata…
…Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità…
…costoro, come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere
catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano, e periranno nella
propria corruzione, ricevendo il castigo come salario della loro iniquità.
Essi trovano il loro piacere nel gozzovigliare in pieno giorno; sono
macchie e vergogne; godono dei loro inganni mentre partecipano ai vostri
banchetti.
Hanno occhi pieni d'adulterio e non possono smetter di peccare; adescano
le anime instabili; hanno il cuore esercitato alla cupidigia; sono figli di
maledizione!
Lasciata la strada diritta, si sono smarriti seguendo la via di Balaam,
figlio di Beor, che amò un salario di iniquità…
…Costoro sono fonti senz'acqua e nuvole sospinte dal vento; a loro è
riservata la caligine delle tenebre.
Con discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e
le dissolutezze, quelli che si erano appena allontanati da coloro che vivono
nell'errore; promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi
della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto.
Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la
conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo
avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore
della prima.
Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della
giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo
comandamento che era stato dato loro.
È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il
cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a
rotolarsi nel fango».
(tratto da 2 Pietro 2:1-22)
***
Abbiamo un bellissimo
esempio di un uomo che, nonostante:
- fosse stato deportato in
terra straniera e perso completamente le sue origini (gli avevano
addirittura cambiato il nome)
- avesse assistito alla
totale umiliazione del suo popolo
- sapeva qual era lo stato
di umiliazione che viveva il suo popolo e la sua sete di vendetta:
Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo ricordandoci di
Sion.
Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.
Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati, dei canti
di gioia quelli che ci opprimevano, dicendo: «Cantateci canzoni di Sion!»
Come potremmo cantare i canti del SIGNORE in terra straniera?
Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; resti la mia
lingua attaccata al palato, se
io non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia
gioia.
Ricòrdati, SIGNORE, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme
dicevano: «Spianatela, spianatela, fin dalle fondamenta!»
Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la
retribuzione del male che ci hai fatto!
Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!
(Salmo 137)
- sapeva benissimo che
presto l’autorità secolare alla quale era sottomesso fosse solo uno
strumento di Dio e che presto sarebbe caduto con tutto il suo regno
…portava un rispetto
encomiabile:
Allora Daniele, detto Baltazzar, rimase per un momento sbigottito e i
suoi pensieri lo turbavano.
Ma il re gli disse: «Baltazzar, il sogno e l'interpretazione non ti
spaventino!»
Baltazzar rispose e disse: «Mio signore, il sogno si avveri per i tuoi
nemici, e la sua interpretazione per i tuoi avversari!
L'albero che il re ha visto e che era diventato alto e robusto al punto
che la sua altezza giungeva al cielo ed era visibile dalle estremità della
terra; l'albero dal fogliame bello, dal frutto abbondante in grado di
nutrire tutti, sotto il quale si riparavano le bestie dei campi e tra i cui
rami abitavano gli uccelli del cielo, sei tu, o re! Tu sei diventato grande
e potente: la tua grandezza giunge fino al cielo e il tuo dominio si estende
fino alle estremità della terra.
Poi il re ha visto un santo vegliante che scendeva dal cielo e diceva:
"Abbattete l'albero e distruggetelo, però lasciate in terra il ceppo e le
sue radici, legati con catene di ferro e di bronzo, fra l'erba dei campi;
sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia la sua parte con gli animali
della campagna finché siano passati sopra di lui sette tempi".
Questa è l'interpretazione, o re; è un decreto dell'Altissimo, che sarà
eseguito sul re, mio signore: tu sarai scacciato di mezzo agli uomini e
abiterai con le bestie dei campi; ti daranno da mangiare l'erba come ai
buoi; sarai bagnato dalla rugiada del cielo e sette tempi passeranno su di
te finché tu riconoscerai che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e lo
dà a chi vuole.
Quanto poi all'ordine di lasciare il ceppo con le radici dell'albero, ciò
significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, dopo che avrai riconosciuto
che il dominio appartiene al cielo.
Perciò, o re, accetta il mio consiglio! Metti fine ai tuoi peccati
praticando la giustizia, e alle tue iniquità mostrando compassione verso gli
afflitti. Forse, la tua prosperità potrà essere prolungata».
(Daniele 4:19-27)
***
Quando qualcuno vuole
portarci fuori dal comandamento del Signore, ricordiamoci della forte
esortazione di Paolo:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è
autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
Quando temiamo di subire
troppo l’ingiustizia delle nostre autorità secolari, rifugiamoci nel Signore
sapendo che:
Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li
inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il
giudizio; se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette
persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo
di empi; se condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra,
riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro
sarebbero vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era
rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel
giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si
tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro opere
inique), ciò vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla prova e
riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio; e
soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri impuri e
disprezzano l'autorità.
(2 Pietro 2:4-10)