CONOSCERE BENE PER CAMMINARE DEGNAMENTE
LA condotta nella CHIESA
camminare nell'Amore
Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate
nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi
in offerta e sacrificio a Dio
quale profumo di odore soave.
Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia
neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che
sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento.
Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un
idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira
di Dio viene sugli uomini ribelli.
***
In questo brano Paolo ci esorta a
imitare Dio; incredibile!
Eppure questa espressione non
dovrebbe stupirci, dovrebbe
essere naturale (se abbiamo veramente compreso correttamente ciò che Dio
è) volerGli assomigliare!
E Dio stesso ci ha dato l’esempio
perfetto da imitare in Gesù Cristo e chi Lo imita correttamente (Paolo
stesso da buon imitatore di Gesù Cristo si pone anch’egli come esempio da
imitare).
Tale imitazione non deve essere però una “caricatura”, una volgare
imitazione di santità rivestendone l’apparenza su un corpo non rigenerato.
La vera imitazione
a cui siamo chiamati è
il rivestire l’uomo nuovo creato ad
immagine di Dio.
Ma perché dovremmo
imitare Dio?
In che cosa dovremmo imitare Dio?
Come si imita Dio in modo
pratico?
***
Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati…
Paolo ha spiegato come la Chiesa sia
il Corpo di Cristo e sia un unico
corpo, chiamato
a camminare unito, nella santità, e
ora nell’amore!
Perché dobbiamo imitare Dio?
La risposta logica e puntuale la riceviamo da Paolo stesso:
perché siete figli da lui amati.
Ogni figlio che sa di essere amato
da suo padre desidera essergli
ubbidiente ed ha il padre stesso come esempio, come punto di riferimento per
la sua crescita.
La
imitazione di Dio
nell’amore deve essere
conforme al Suo modo di amare:
Voi avete udito che fu detto: "Ama
il tuo prossimo e odia il tuo nemico".
Ma io vi dico: amate i vostri nemici
e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; poiché egli
fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui
giusti e sugli ingiusti.
Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo
stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che
fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto?
Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
(Matteo 5:43-48)
Reagire
contro uno che ci ha procurato del danno
è umano, non vendicarsi è da
filosofo; ma
rispondergli con una benedizione,
con amore è divino!
Gesù
disse:
Perché Dio ha tanto amato il mondo
(non solo i credenti),
che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
(Giovanni 3:16)
Altra cosa, ancora più “impegnativa” è poi l’amore fraterno (sempre
nell’imitazione di Dio):
Se
infatti, mentre eravamo nemici,
siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più
ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.
(Romani 5:10)
***
…e camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso
per noi in offerta e sacrificio a
Dio quale profumo di odore soave.
…e camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso
per noi in offerta e sacrificio a
Dio quale profumo di odore soave.
Questa
imitazione di Dio non deve
essere una imitazione meramente “intellettuale”, deve essere una imitazione
materializzata nella condotta,
nel cammino, per questo Paolo
specifica di
camminare nell’amore.
Ma forse non sappiamo come imitare Dio in modo pratico, allora Paolo (a
scanso di equivoci filosofici) ci porta l’esempio:
come anche Cristo vi ha amati e ha
dato se stesso per noi in offerta
e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.
Ma cosa intende specificare Paolo?
In che cosa dovremmo imitare Dio?
Per comprenderlo dobbiamo fare riferimento al sacrificio profumato per Dio e
in questo contesto Paolo
riprende queste espressioni dalla Scrittura dell’’Antico Testamento:
Noè
costruì un altare al SIGNORE; prese animali puri di ogni specie e uccelli
puri di ogni specie e offrì
olocausti sull'altare.
Il SIGNORE sentì un odore soave;
e il SIGNORE disse in cuor suo: «Io
non maledirò più la terra a motivo dell'uomo, poiché il cuore dell'uomo
concepisce disegni malvagi fin dall'adolescenza; non colpirò più ogni essere
vivente come ho fatto.
Finché la terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno,
giorno e notte, non cesseranno mai».
(Genesi 8:20-22)
Se la sua offerta è un olocausto di bestiame grosso, offrirà un maschio
senza difetto: l'offrirà all'ingresso della tenda di convegno, per ottenere
il favore del SIGNORE.
Poserà la mano sulla testa dell'olocausto, e il SIGNORE lo accetterà come
espiazione.
Poi sgozzerà il vitello davanti al SIGNORE e i sacerdoti, figli d'Aaronne,
offriranno il sangue e lo spargeranno sull'altare, da ogni lato,
all'ingresso della tenda di convegno.
Poi scuoierà l'olocausto e lo taglierà a pezzi. I figli del sacerdote
Aaronne metteranno del fuoco sull'altare e disporranno della legna sul
fuoco. Poi i sacerdoti, figli d'Aaronne, disporranno quei pezzi, la testa e
il grasso, sulla legna messa sul fuoco che è sull'altare; ma laverà con
acqua le interiora e le zampe, e il sacerdote
farà fumare ogni cosa sull'altare,
come olocausto, sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il
SIGNORE.
Se la sua offerta è un olocausto di bestiame minuto, pecore o capre, offrirà
un maschio senza difetto. Lo sgozzerà dal lato settentrionale dell'altare
davanti al SIGNORE; i sacerdoti, figli d'Aaronne, ne spargeranno il sangue
sull'altare da ogni lato.
Poi lo taglierà a pezzi e, insieme con la testa e il grasso, il sacerdote li
disporrà sulla legna messa sul fuoco sopra l'altare. Ma laverà con acqua le
interiora e le zampe; poi il sacerdote offrirà ogni cosa e la brucerà
sull'altare. Questo è un olocausto,
un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il SIGNORE.
Se la sua offerta al SIGNORE è un olocausto di uccelli, offrirà delle
tortore o dei giovani piccioni. Il sacerdote offrirà in sacrificio l'uccello
sull'altare, gli staccherà la testa, la brucerà sull'altare, e il sangue
sarà fatto colare sopra uno dei lati dell'altare.
Poi gli toglierà il gozzo con quel che contiene, e lo getterà sul lato
orientale dell'altare, nel luogo delle ceneri. Spaccherà quindi l'uccello
per le ali, senza però dividerlo in due, e il sacerdote lo brucerà
sull'altare, sulla legna messa sopra il fuoco.
Questo è un olocausto, un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco
per il SIGNORE.
(Levitico 1:3-17)
Porterai al SIGNORE l'oblazione fatta di queste cose; sarà presentata al
sacerdote, che la porterà sull'altare.
Il sacerdote preleverà dall'oblazione la parte che dev'essere
offerta come ricordo e la farà
fumare sull'altare.
È un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il SIGNORE.
Ciò che rimarrà dell'oblazione sarà per Aaronne e per i suoi figli; è cosa
santissima tra i sacrifici consumati dal fuoco per il SIGNORE.
Qualunque oblazione offrirete al SIGNORE sarà senza lievito; non farete
bruciare nulla che contenga lievito o miele, come sacrificio consumato dal
fuoco per il SIGNORE.
Potrete offrirne al SIGNORE come oblazione di primizie; ma queste offerte
non saranno poste sull'altare come offerte di profumo soave.
(Levitico 2:9-12)
Quando uno offrirà un sacrificio di riconoscenza, se offre bestiame grosso,
un maschio o una femmina, l'offrirà senza difetto davanti al SIGNORE.
Poserà la mano sulla testa della sua offerta, la sgozzerà all'ingresso della
tenda di convegno e i sacerdoti, figli d'Aaronne, spargeranno il sangue
sull'altare da ogni lato.
Di questo sacrificio di riconoscenza offrirà, come sacrificio consumato dal
fuoco per il SIGNORE, il grasso che copre le interiora e tutto il grasso che
vi aderisce, i due rognoni, il grasso che c'è sopra e che copre i fianchi, e
la rete del fegato, che staccherà vicino ai rognoni.
I figli d'Aaronne faranno bruciare tutto questo sull'altare sopra
l'olocausto, che è sulla legna messa sul fuoco.
Questo è un sacrificio di profumo soave, consumato dal fuoco per il SIGNORE.
(Levitico 3:1-5)
Ma possiamo comprendere in modo più specifico cosa intendeva
Paolo, leggendo cosa egli scrive
in merito al “profumo
di Cristo” nella lettera ai corinzi e nella lettera ai filippesi:
Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che
per mezzo nostro spande dappertutto
il profumo della sua conoscenza.
Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo
fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via
della perdizione; per questi, un
odore di morte, che conduce a
morte; per quelli, un odore di
vita, che conduce a vita.
E chi è sufficiente a queste cose?
Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma
parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo.
(2 Corinzi 2:14-17)
Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza.
Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito
quello che mi avete mandato e che è
un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.
(Filippesi 4:18)
L'immagine dei “sacrifici offerti
come profumo attraverso il fuoco” nacque originalmente dall'idea pagana,
il profumo dei sacrifici arsi, dell'incenso e degli squisiti aromi
orientali, saliva idealmente fino agli “dèi”, i quali così partecipavano
alla “sacra festa”, insieme agli adoratori; d’altronde il primo che offrì
sacrifici di questo genere fu il patriarca
Noè, molto tempo prima della
Legge.
L'apostolo non ci sta chiedendo di essere “il sacrificio sostitutivo di
quello di Gesù Cristo”,
in quanto l’autore della lettera
agli ebrei (molto vicino all’apostolo Paolo se non addirittura lui
stesso) ci insegna che:
…Egli
ha fatto questo una volta per sempre quando ha offerto se stesso.
(Ebrei 7:27)
…è entrato una volta per sempre nel
luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma
con il proprio sangue.
Così ci ha acquistato una redenzione
eterna.
(Ebrei 9:12)
In virtù di questa «volontà» noi
siamo stati santificati, mediante
l'offerta del corpo di Gesù Cristo
fatta una volta per sempre.
(Ebrei 10:10)
E pertanto il sacrificio unico ed
irripetibile di Gesù Cristo porta con sé l'immagine che “Dio gradì in modo
tutto speciale” l'oblazione, il sacrificio che Gesù gli presentò quando
diede sè stesso in offerta per noi.
Qui Paolo presenta invece l’amore di
Dio e di Gesù Cristo sotto l'aspetto di una suprema dimostrazione di
perdono, generosità e rispetto per
il prossimo.
Altrove Paolo scrive:
Vi esorto
dunque, fratelli, per la misericordia di Dio,
a presentare i vostri corpi in
sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto
spirituale.
(Romani 12:1)
Allora in che cosa dobbiamo
presentare i nostri corpi in
sacrificio vivente, santo, gradito a Dio?
***
Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia
neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che
sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento.
Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un
idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
Se abbiamo compreso il
perché dovremmo imitare Dio;
in che cosa dovremmo imitarLo,
ora vogliamo capire
come si imita Dio in modo pratico,
e per fare questo dobbiamo considerare cosa ha Fatto Dio:
Dio ha amato tanto amato il mondo, fino a dare il Suo Unigenito, per
salvarlo!
Noi non abbiamo il potere di salvare nessuno,
ma con la nostra presenza del mondo (come Corpo di Cristo),
siamo una benedizione per il mondo,
e siamo chiamati ad esserlo individualmente.
Gesù
ci ricorda quale sia il compito di
chiunque vuole rappresentarlo:
Voi siete il sale della terra;
ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà?
Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli
uomini.
Voi siete la luce del mondo.
Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende
una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul
candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre
buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
(Matteo 5:13-16)
Se non saranno i santi a mostrare questo “amore”, chi lo farà?
I santi
sono chiamati (in qualche modo) a preservare il mondo da tutto ciò che è
maligno, innanzitutto non incrementando il male, ma piuttosto diventando
fonte di benedizione, portatori di bene, di “civiltà cristiana”, risplendere
di Luce, dare sapore.
Il fine ultimo dell’uomo
santo
è descritto nel Salmo 1 e sarà
manifestato nel regno di Dio:
Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo
frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce;
e tutto quello che fa, prospererà.
(Salmo 1:3)
Infatti nei
nuovi cieli e nuova terra
troviamo questi
alberi:
Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che
scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.
In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume
stava l'albero della vita.
Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e
le foglie dell'albero sono per la
guarigione delle nazioni.
Non ci sarà più nulla di maledetto.
(Apocalisse 22:1-3)
Siamo chiamati
ad
essere portatori di benedizione,
proprio come Gesù Cristo,
rifiutato da tutti ma portatore di benedizione per tutti, anche nella
persecuzione, nelle difficoltà della vita, anche le più estreme.
Paolo
ci esorta in tal senso:
Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.
(Romani 12:4)
E altresì
Pietro
ci ricorda quale sia la nostra chiamata in questo:
…non rendete male per male, od
oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete
stati chiamati affinché ereditiate la benedizione.
(1 Pietro 3:9)
Un esempio opposto di questo atteggiamento, lo possiamo apprezzare quando
gli esuli giudei in Babilonia maledicevano coloro che li denigravano, mentre
Geremia
li aveva esortati a
cercare il bene
nel paese della deportazione:
Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele, a tutti i deportati che
io ho fatto condurre da Gerusalemme a Babilonia: "Costruite case e
abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; prendete mogli e
generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle
vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e
non diminuite.
Cercate il bene della città dove io vi ho fatti deportare, e pregate il
SIGNORE per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene.
(Geremia 29:4-7)
Loro reagirono in un senso opposto (invece di benedire, maledirono):
Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta, beato chi ti darà la
retribuzione del male che ci hai fatto!
Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!
(Salmo 137:8-9)
Come si addice ai santi…
Il Corpo di Cristo è santo ed è composto di
santi;
in quanto tali,
siamo chiamati a camminare coerentemente (non
perché camminando così saremo santi, ma perché
siamo chiamati a camminare in modo
degno della vocazione che ci è stata rivolta!)
Paolo sa che dal momento che il
peccato è entrato nel mondo, l’uomo è diventato indipendente da Dio,
estraneo alla vita di Dio,
rinnegando anche i principi morali basilari che Dio ha messo in lui.
Più l’uomo si è allontanato da Dio e più si è allontanato da quei principi
che il divino progettista aveva stabilito per lui.
Ma Paolo sa anche che Dio è potente da trasformare le vite degli uomini per
riportarli al progetto originale e
coloro che ripongono la loro fede in lui sono chiamati
santi proprio perché sono
messi a parte da Dio per
appartenergli, per essere
adottati come suoi figli, per
essere destinatari della sua eredità,
per ricevere vita eterna, per
essere testimoni della Luce attraverso il loro essere luce.
Ma essi (a causa del loro essere carnale)
possono cadere proprio come
chiunque altro ma a differenza
dell’incredulo, soffrono nel
peccato e desiderano abbandonare
questo stato e si
impegnano a perseguire una vita di santità, non con le loro forze
naturali, ma facendo agire lo
Spirito Santo che dimora in loro.
Non è quindi “normale” (per
il santo)
rimanere e perseverare nel peccato
perché lo Spirito Santo li illumina e li aiuta a risollevarsi per vivere una
vita che onora Dio.
Infatti, l’azione
dello Spirito Santo, man mano che passa il tempo, li spinge a considerare
ciò che prima poteva sembrare normale o abituale come qualcosa di estraneo,
qualcosa che essi stessi (nel loro
rinnovamento della mente) non sopportano più.
Il credente che matura, man mano che si lascia trasformare dalla vita di
Cristo in lui, è sempre meno incline a farsi influenzare dai vani
ragionamenti di
chi vuole fargli credere che,
in fondo, non ci sia nulla di male nel
fornicare un po’, o
nell’essere attaccati al denaro al
punto da non essere sensibili ai bisogni del prossimo (in questo
senso è proprio vero che il denaro può diventare un idolo!).
Più
cresce
verso la perfetta statura di Cristo
e più la vita di Dio in lui lo porta
ad essere ubbidiente, lo
porta ad essere
riconoscente verso Dio e lo
porta ad annoiarsi di certi modi di
fare e di certe compagnie.
Egli non si comporta così perché si sente obbligato da regole da seguire, ma
si comporta così perché vuole godersi la vita nel modo in cui Dio ha
progettato che l’uomo debba vivere, in comunione con il suo Creatore.
Egli è figlio di luce e porta il frutto della luce, ovvero bontà, giustizia
e verità, caratteristiche che solo Dio può produrre in noi.
Soffermandoci sulla caratteristica di essere “santi”,
Paolo ci sottopone “al negativo”
cinque modi pratici di amare questo mondo,
in imitazione di Dio e di Gesù Cristo:
1)
…né fornicazione
La
fornicazione
è’ una delle
opere della carne, che non erediterà
il regno di Dio:
Ora le opere della carne sono
manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte,
invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho
già detto, vi preavviso: chi fa tali
cose non erediterà il regno di
Dio.
(Galati 5:19-21)
E
la Scrittura
non ci fa mancare un
esempio:
…Sodoma
e Gomorra e le città vicine, che si abbandonarono, come loro, alla
fornicazione
e ai vizi contro natura, sono date
come esempio, portando la pena di un fuoco eterno.
(Giuda 7)
Ed è una delle cose dalle quali dobbiamo
imparare a separarci
(fare morire)
nella nostra santificazione:
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione,
impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria.
(Colossesi 3:8)
Il
santo,
come
Sale della terra e Luce del mondo,
è chiamato ad
astenersi dalla
fornicazione,
sembra scontato, ma non lo è e non lo era per
i greci, che vivevano in mezzo
alla
fornicazione
(proprio come oggi noi), ma
la fornicazione greca
aveva anche un qualcosa di “spirituale” (fornicazione
sacra)!
Abbiamo in tal senso un triste esempio della
fornicazione spirituale
nella lettera alla
chiesa di Tiatiri:
Ma ho questo contro di te: che tu tolleri
Iezabel, quella donna che si
dice profetessa e insegna e induce i
miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate
agli idoli.
Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma
lei non vuol ravvedersi della sua
fornicazione.
Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande
tribolazione coloro che commettono adulterio con lei,
se non si ravvedono delle opere che ella compie.
Metterò anche a morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io
sono colui che scruta le reni e i
cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere.
Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non
avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico:
Non vi impongo altro peso.
Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga.
(Apocalisse 2:20-25)
Il riferimento a
Iezabel,
ci porta all’epoca dei re di Israele al tempo di
Elia, quando all’interno del
popolo di Israele veniva tollerata
l’idolatria… …in particolare di
Baal…
La Scrittura
ci insegna anche che la
fornicazione è un peccato verso il proprio corpo
(ed in particolare del
Corpo di Cristo),
Paolo
lo insegnò in particolare ai Corinzi (cfr 1 Corinzi 6:18), ma possiamo anche
vederlo nella lettera ai Tessalonicesi:
Perché questa è la volontà di Dio:
che vi santifichiate, che
vi asteniate dalla fornicazione,
che ciascuno di voi sappia possedere
il proprio corpo in santità e onore,
senza abbandonarsi a passioni
disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio.
(1 Tessalonicesi 4:3-5)
Visto che noi conosciamo Dio, la Sua volontà per noi è questa:
camminare in modo degno della vocazione che ci è stata rivolta!
2)
…né impurità
Come la fornicazione, anche
l’impurità
è una delle
opere della carne, che non erediterà
il regno di Dio:
Ora le opere della carne sono
manifeste, e sono: fornicazione,
impurità, dissolutezza,
idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese,
divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le
quali, come vi ho già detto, vi preavviso:
chi fa tali cose
non erediterà il regno di Dio.
(Galati 5:19-21)
Ed anch’essa è una delle cose dalle quali dobbiamo
imparare a separarci
(fare morire) nella
nostra santificazione:
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno:
fornicazione, impurità,
passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria.
(Colossesi 3:8)
Il santo, come Sale della terra e Luce del mondo,
è chiamato ad
astenersi dalla
impurità.
Mentre la fornicazione è un atto che pregiudica normalmente i rapporti tra
individuo e individuo (orizzontali), l’impurità
è uno stato che
pregiudica
(in modo temporaneo)
i rapporti tra l’uomo e Dio
(verticali), ma inevitabilmente
in uno stato di Unità in Cristo
(nella Chiesa)
tutto diventa coinvolgente,
proprio come la Legge insegnava nel popolo:
l’impuro doveva essere isolato temporaneamente per non contaminare il
popolo.
Nella
Legge,
Dio aveva provveduto a far conoscere al popolo
lo stato di impurità
e
cosa rendeva l’uomo impuro:
-
Un contatto
con un corpo morto, con una parte impura (cfr Levitico 5:1-3)
-
Un cibo
(cfr Levitico 11)
-
Una malattia contagiosa
(la lebbra) (cfr Levitico 13)
-
Una infestazione della casa
( per la muffa o dopo la guarigione di lebbra)
(cfr Levitico 14)
-
Una malattia di tipo sessuale
(cfr Levitico 15)
E
i sacerdoti dovevano essere sempre lucidi e attenti in questo:
Tu e i tuoi figli non berrete vino
né bevande alcoliche quando entrerete nella tenda di convegno,
altrimenti morirete; sarà una legge perenne, di generazione in generazione;
e questo, perché possiate discernere
ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è impuro da ciò che è puro,
e possiate insegnare ai figli
d'Israele tutte le leggi che il SIGNORE ha date loro per mezzo di Mosè.
(Levitico 10:9-11)
Noi siamo stati liberati da questa “schiavitù” della Legge,
Paolo
ci conforta dicendoci:
Tutto è puro per quelli che sono puri;
ma per i contaminati e gli increduli niente è puro; anzi, sia la loro mente
sia la loro coscienza sono impure.
Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo
abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona.
(Tito 1:15-16)
Ma proprio perché siamo puri,
siamo chiamati a evitare le impurità, non perché camminando così saremo puri
ma perché
siamo chiamati
a camminare in modo degno della nostra vocazione!
Paolo
da a Timoteo delle utili esortazioni affinchè egli si conservi
puro:
- Circa
l’amministrazione superficiale
delle cose spirituali:
Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai
peccati altrui; consèrvati puro.
(1 Timoteo 5:22)
- Circa
le dispute di parole e le chiacchiere profane:
Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano
dispute di parole; esse non
servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta. Sfòrzati di
presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che
non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.
Ma evita le chiacchiere profane…
…In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche
vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli
altri a un uso ignobile.
Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile,
santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona.
(tratto da 2 Timoteo 2:14-21)
Per questo
Paolo
scrive:
Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo,
alzando mani pure, senza ira e
senza dispute.
(1 Timoteo 2:8)
- Circa
le passioni giovanili:
Fuggi le passioni giovanili e
ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il
Signore con un cuore puro.
(2 Timoteo 2:22)
Giovanni
ci incoraggia in questo aspetto del
nostro cammino,
facendoci riflettere
sull’Amore ricevuto e sulla nostra Speranza,
esortandoci a perseguire la purezza
coerentemente con la nostra chiamata:
Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati
figli di Dio!
E tali siamo.
Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che
saremo.
Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui,
perché lo vedremo com'egli è.
E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro.
(1 Giovanni 3:3)
Questo
cammino di “purezza”
è un toccasana per il mondo corrotto, l’unico farmaco che può guarirlo, un
farmaco per lui disgustoso, sicuramente non capito, per questo osteggiato,
odiato;
il profumo di vita per coloro che sono Vivi
è per i morti un odore di morte; il profumo di Cristo
(odore
soave per Dio)
è un puzzo irresistibile per satana,
Paolo
lo dice chiaramente:
Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo
fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via
della perdizione; per questi, un
odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un odore di vita, che
conduce a vita.
E chi è sufficiente a queste cose?
Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio;
ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in
Cristo.
(2 Corinzi 2:15-17)
Manteniamoci puri, anche
non falsificando la Parola di Dio!
3)
…né avarizia sia neppure nominata tra di voi
L’avarizia
è una di quelle cose più subdole che colpiscono l’uomo, non ultimo l’uomo
moderno.
L’avarizia si nasconde spesso dietro una giusta “economia”, “previdenza”,
“moralità di spesa”,
ma dobbiamo constatare che la
Scrittura invece ci rivela che questa attitudine fu quella che portò
il re di Tiro (raffigurante
satana) a insuperbirsi e
diventare così il nemico di Dio:
Ecco, tu sei più saggio di Daniele, nessun mistero è oscuro per te;
con la tua
saggezza e con la tua intelligenza ti sei procurato ricchezze, hai
ammassato oro e argento nei tuoi tesori; con la tua gran saggezza e con il
tuo commercio hai accresciuto le tue ricchezze, e
a motivo delle tue ricchezze il tuo
cuore si è insuperbito".
(Ezechiele 28:3-5)
Se non sapessimo che stiamo parlando di una persona maledetta, alla luce
della scienza economica moderna, potremmo dire che il re di Tiro si è
dimostrato un ottimo uomo d’affari!
L’uomo corrotto
(che segue l’esempio di satana)
ha una “fame insaziabile”,
avendo perso la fede in Dio sente un bisogno sfrenato di “possedere” per
sentirsi sicuro,
per questo
Paolo dice che l’avarizia è idolatria
perché l’uomo confida in ciò che ha anziché in Dio.
Questo è un atteggiamento da
stolto,
da
uomo che dice che non c’è Dio
(cfr Salmo 14:1), e
Gesù
lo apostrofa proprio così:
State attenti e guardatevi da ogni
avarizia; perché non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede, che egli
ha la sua vita».
E disse loro questa parabola: La campagna di un uomo ricco fruttò
abbondantemente; egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove
riporre i miei raccolti?" E disse: "Questo farò: demolirò i miei granai, ne
costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni,
e dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai
molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'".
Ma Dio gli disse: "Stolto,
questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai
preparato, di chi sarà?"
Così è di chi accumula tesori per sé
e non è ricco davanti a Dio.
(Luca 12:15-21)
La parabola di Gesù ci svela quale sia in fondo, la motivazione che spinge
l’uomo all’avarizia: il senso del
possesso finalizzato alla soddisfazione personale ed alla conquista della
sicurezza circa il suo futuro.
Ma Paolo, in modo lapidario
scriveva invece così a Timoteo:
La pietà,
con animo contento del proprio
stato, è un grande guadagno.
Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via
nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo
contenti.
Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di
inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini
nella rovina e nella perdizione.
Infatti l'amore del denaro è
radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono
sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.
(1 Timoteo 6:6-10)
Questo brano è di una solennità e semplicità incredibile, in poche parole
sintetizza la filosofia di vita del cristiano.
La pietà
(ovvero il timore reverenziale per Dio),
con animo contento del proprio stato
è un grande guadagno! Se
solo ci credessimo di più! Quante sofferenze evitate!
Sapere che la nostra situazione è nelle mani di Dio
(che temiamo e consideriamo la nostra più grande ricchezza e garanzia di
soddisfazione), dovrebbe appagare
ogni nostra bramosia.
D’altronde i nostri mali derivano
proprio da questo:
Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi?
Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra?
Voi bramate e non avete;
voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la
guerra; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete,
perché domandate male per spendere
nei vostri piaceri.
(Giacomo 4:1-3)
L’amore del denaro
va quindi ben oltre il semplice amore del “contante”,
è l’amore per tutto quello che è
“comprabile”, dalle piccole soddisfazioni lecite alle più perverse.
Chi confida nel denaro, sa in cuor suo, che potrà permettersi anche ciò che
Dio non vuole, per la propria soddisfazione e sarà tentato dalla propria
“presunta indipendenza” a fare ciò che vuole, non ciò che Dio vuole!
Chi invece confida in Dio, sa che Egli
provvederà ad ogni suo bisogno
(non desiderio)
secondo la Sua Gloriosa Ricchezza in
Cristo Gesù (Filippesi 4:19).
Le ricchezze sono quindi un inganno, il Signore ce lo ha detto più volte,
sono un inganno perché ci fanno credere di essere autonomi, padroni della
nostra vita, delle nostre scelte, e ci portano progressivamente sempre più
lontano da Lui.
Nel racconto della parabola del seminatore,
Gesù, a proposito di coloro che
ricevono il seme tra le spine, disse:
…poi gli impegni mondani, l'inganno
delle ricchezze, l'avidità delle altre cose, penetrati in loro,
soffocano la parola, che così riesce
infruttuosa.
(Marco 4:19)
Che rischio! Difatti successivamente
Gesù dirà ancora:
Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno
di Dio!
(Marco 10:23)
Paolo,
rivolgendosi ai ricchi, dice a Timoteo di ordinare:
Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non
riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio,
che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo;
di fare del bene,
di arricchirsi di opere buone,
di essere generosi nel donare,
pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per
l'avvenire, per ottenere la vera vita.
(1 Timoteo 6:17-19)
Il Signore ci ordina quindi di guardarci
da tali cose perché sa che (nella debolezza della nostra carne), non
siamo immuni da questo tipo di tentazioni.
Non dobbiamo sopravvalutarci, dobbiamo
“vedere” il male e fuggirlo.
Salomone
ci ha lasciato scritto:
Uno si metterà forse del fuoco in petto senza che i suoi abiti si brucino?
(Proverbi 6:27)
Come la fornicazione e l’impurità, anche
la avarizia (o cupidigia) che è idolatria
è’ una delle
opere della carne, che non erediterà
il regno di Dio:
Ora le opere della carne sono
manifeste, e sono: fornicazione,
impurità, dissolutezza, idolatria,
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte,
invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho
già detto, vi preavviso: chi fa tali
cose non erediterà il regno di
Dio.
(Galati 5:19-21)
Ed anch’essa è una delle cose dalle quali dobbiamo quindi
imparare a separarci
(fare morire)
nella nostra santificazione:
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno:
fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi
e cupidigia, che è idolatria.
(Colossesi 3:8)
Faremmo bene quindi a non sottovalutare questa
opera della carne
che spesso si maschera sotto una sana “amministrazione”,
quando la nostra sicurezza si appoggia nella ricchezza,
stiamo adorando e confidando in un altro Dio:
siamo idolatri!
L’autore della lettera agli ebrei
ci conferma sia l’esortazione a non confidare nel denaro, né a vivere sotto
il suo “dominio”,
che la promessa di Dio e pertanto il nostro imparare a confidare in Lui:
La vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro;
siate contenti delle cose che avete; perché
Dio stesso ha detto: «Io
non ti lascerò e non ti abbandonerò».
(Ebrei 13:5)
Il santo,
come
Sale della terra
e
Luce del mondo,
è chiamato ad astenersi da
ogni avarizia;
Dio è Generoso
per carattere, e noi
siamo il Corpo di Cristo
e ciascuno dei Suoi figli è chiamati
ad imitarlo!
La generosità è lodata da Dio ed è una delle caratteristiche del “giusto”:
L'empio prende in prestito e non restituisce; ma
il giusto ha pietà e dona.
(Salmo 37:21)
C'è chi da mattina a sera desidera avidamente, ma
il giusto dona senza mai rifiutare.
(Proverbi 21:26)
La generosità,
Gesù
ci insegna che procura Gioia:
…il
quale disse egli stesso: "Vi è più
gioia nel dare che nel ricevere”.
(Atti 20:35)
Dio stesso è esaltato per la Sua generosità,
senza rinfacciare:
Se poi qualcuno di voi manca di saggezza,
la chieda a Dio che dona a tutti
generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data.
(Giacomo 1:5)
Ma contestualmente
donare a tutti non vuole dire fare disprezzare
i doni spirituali,
tanto è vero che
Gesù
stesso ci insegna:
Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai
porci,
perché non le pestino con le zampe e rivolti contro di voi non vi sbranino.
(Matteo 7:6)
Imitiamo Dio nel Suo carattere; siamo
Suoi figli
e tutti insieme
siamo il Corpo di Cristo, quindi
impariamo
a camminare in modo degno della nostra vocazione!
4)
…né oscenità
Il “senso della morale” è influenzato dalla cultura del momento;
ciò che era osceno ieri non lo è più oggi;
il mondo cambia,
le culture cambiano,
i modi di concepire la morale cambia
continuamente.
Come credenti dobbiamo essere così “sballottati”
qua e là dal senso della morale dettato dalla cultura del mondo?
Se subiremo questo “cambiare”
senza tenere stretti gli
insegnamenti della Parola di Dio,
saremo sempre
confusi
davanti al senso della morale
che,
il principe di questo mondo
influenza continuamente e che
gli uomini malvagi, oggi più
che mai, attraverso i mass media,
dettano in nuove regole (ogni giorno più oscene)!
Paolo,
in questa esortazione rivolta ai credenti,
è molto lungimirante e scriveva
così a Timoteo:
Ti scongiuro,
davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la
sua apparizione e il suo regno:
predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole,
convinci, rimprovera, esorta con
ogni tipo di insegnamento e pazienza.
Infatti verrà il tempo che non
sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire,
si cercheranno maestri in gran
numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla
verità e si volgeranno alle favole.
Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito
di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio.
(2 Timoteo 4:1-5)
Gesù Cristo non dava mai adito ad atti o parole “oscene”,
non fu di scandalo per queste cose, anzi lo fu in tutt’altro modo: facendo
risaltare la Sua santità.
La Chiesa è destinata ad essere conforme alla Sua immagine ed il singolo
credente è chiamato a
camminare in modo degno della propria
vocazione.
5)
…né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti
Paolo
ha prima esortato dicendo:
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca;
ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela
affinché conferisca grazia a chi l'ascolta.
(Efesini 4:29)
Già nel
libro dei proverbi,
possiamo apprezzare qual è l’ambizione che il Signore ha per coloro che lo
temono:
Porgi l'orecchio e ascolta le parole dei saggi, e applica il cuore alla mia
scienza; ti sarà dolce custodirle in
cuore, e averle tutte pronte sulle tue labbra.
Ho voluto istruirti oggi, sì, proprio te, perché la tua fiducia sia posta
nel SIGNORE.
Non ho già da tempo scritto per te consigli e insegnamenti per farti
conoscere cose certe, parole vere, perché tu possa rispondere parole vere a
chi t'interroga?
(Proverbi 22:17-21)
Le parole dette a tempo sono come frutti d'oro in vasi d'argento cesellato.
(Proverbi 25:11)
Ma nella realtà di tutti i giorni, purtroppo non è quasi mai così, infatti
Giacomo
ci rimprovera e ci esorta in tal senso:
Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno
anche tutto il corpo.
Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi possiamo
guidare anche tutto il loro corpo.
Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano spinte da venti
impetuosi, sono guidate da un piccolo timone, dovunque vuole il timoniere.
Così anche la lingua è un piccolo
membro, eppure si vanta di grandi cose.
Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta!
Anche la lingua è un fuoco, è il
mondo dell'iniquità.
Posta com'è fra le nostre membra,
contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna,
dà fuoco al ciclo della vita.
Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è
stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare;
è un male continuo, è piena di
veleno mortale.
Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini
che sono fatti a somiglianza di Dio.
Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni.
Fratelli miei, non dev'essere così.
La sorgente getta forse dalla medesima apertura il dolce e l'amaro?
Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi?
Neppure una sorgente salata può dare acqua dolce.
(Giacomo 3:2-12)
Paolo
non sta qui dicendo che l’umorismo è sbagliato, ma che è sbagliato quando è
usato per fare in qualche modo torto a qualcuno!
Come abbiamo più volte visto,
la Chiesa è il corpo di Cristo,
a Sua immagine e somiglianza; la Chiesa siamo noi, in Cristo e pertanto
siamo esortati a
camminare in modo degno della propria vocazione
anche nel nostro modo di parlare, infatti, in opposizione slle parole vane e
dannose, denigranti e distruttive, Paolo ci esorta a
abbondare nel ringraziamento!
…piuttosto abbondi il ringraziamento
In opposizione
alle oscenità e alle
parole sciocche o volgari,
Paolo auspica un
abbondante ringraziamento,
sia:
- rivolto a Dio (per un sano
rapporto di santità);
- rivolto ai fratelli (per un
sano rapporto fraterno);
- rivolto
a tutti gli uomini (per un “utile” rapporto nel mondo).
Paolo
ha prima esortato dicendo:
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma
se ne avete qualcuna buona, che
edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi
l'ascolta.
(Efesini 4:29)
Ed
il ringraziamento
è sicuramente un modo di
parlare utile
in quanto anziché demolire il prossimo lo
edifica,
ed è sicuramente portatore di
grazia
verso colui che riceve il ringraziamento!
Abbiamo visto fin ad ora come
il figlio di Dio, santificato da Cristo è chiamato a camminare nell’amore in
imitazione a Dio,
ma
Paolo
ci da un altro buon motivo per essere ancora più determinati in questo
cammino:
…perché sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un
idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio
Paolo,
con tono severo
(sappiatelo bene) avverte i
credenti del motivo per cui devono astenersi dalle azioni malvagie
precedentemente descritte, perché
nessun fornicatore o impuro o avaro
(che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
Non sono queste le credenziali che saranno un onore nel Regno di Dio,
anzi,
chi persegue questa strada non vi entrerà mai!
Chi è dedito, persegue, ama, insegna ad amare
la fornicazione, l’impurità,
l’avarizia, non erediterà il
regno di Cristo e di Dio, in cui non ha voluto credere e tanto meno
imitare!
***
Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira
di Dio viene sugli uomini ribelli.
La severità espressa da Paolo è giustificata proprio perché
c’è un serio rischio di essere
sedotti
con vani ragionamenti:
- che male c’è in fondo?
- ma sono cose da niente, che
vuoi che sia!
- ma allora sei un bigotto, ma
cosa vuoi essere perfetto?
- ma guarda che non sei salvato per le opere?
Quante volte abbiamo fatto o sentito questi discorsi?
Sappiamolo bene,
Paolo afferma qui che è proprio
per queste cose che l'ira di Dio
viene sugli uomini ribelli.
Davanti a questi
vani ragionamenti
Paolo risponde:
Che diremo dunque? Rimarremo forse
nel peccato affinché la grazia abbondi?
No di certo!
Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?
(Romani 6:1-2)
***
CONCLUSIONE
Essendo i destinatari del Grande
Amore di Dio ed avendolo
ricevuto “abbondantemente”, fino ad ottenere una adozione divina che
ci resi i “figli del Dio Vivente e
Vero”, siamo chiamati a vivere di questo Amore con piena dignità,
ad imitare nostro Padre in
quanto Suoi figli!
Questo nostro
vivere nell’Amore di Dio, è
un vero e proprio “profumo
d’odore soave” per il nostro Padre celeste che
si compiace in noi, proprio come
si compiaceva in Gesù Cristo
(Luca 3:22).
Pertanto,
si addice ai santi,
siamo chiamati a vivere in modo degno
della nostra vocazione amando non “contaminandoci
più” con
la fornicazione, con l’impurità, con
la avarizia, cose degne di chi vive senza Dio e senza principi divini.
Siamo altresì chiamati ad amare
con lo scopo di edificare il
prossimo e non rovinarlo con
oscenità e alle
parole sciocche o volgari,
piuttosto siamo chiamati ad
edificare con
abbondante ringraziamento!
Le resistenze verso questo “stile di vita” rinnovato saranno tante, in
primis la nostra carnalità, poi
troveremo sicuramente chi, con
vani ragionamenti
(ragionamenti che portano al nulla, al non ottenere nulla di valore)
cercheranno di screditare questo
cammino (purtroppo anche all’interno della “cristianità”).
Ma noi
invece dobbiamo sapere che questo è
un cammino santo,
degno di coloro che temono il
Signore e che questi stessi
vani ragionamenti sono il
frutto del rifiuto ostinato della “conoscenza
di Dio” e sono quelli per cui
gli uomini malvagi, nella
loro
intelligenza ottenebrata,
sono
sotto l’ira di Dio:
L'ira di Dio si rivela
dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la
verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è
manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità
invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin
dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue;
perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non
l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a
vani ragionamenti
e il loro cuore privo d'intelligenza
si è ottenebrato.
Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la
gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo
corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità,
secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro
corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e
servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.
Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami:
infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro
natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la
donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri
commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la
meritata ricompensa del proprio traviamento.
Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa
della loro mente perversa
sì che facessero ciò che è
sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità,
cupidigia, malizia; pieni
d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode,
di malignità; calunniatori,
maldicenti, abominevoli a Dio,
insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,
insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati.
Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose
sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le
commette.
(Romani 1:18-32)
Prendiamo quindi coscienza di chi
siamo in Cristo e camminiamo in
modo degno di quello che siamo!