LETTERA DI PAOLO AI FILIPPESI -

La gioia della partecipazione al Vangelo

 

 

 

Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi; e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia a motivo della vostra partecipazione

al vangelo, dal primo giorno fino a ora.

E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona,

la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.

Ed è giusto che io senta così di tutti voi, perché io vi ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene

quanto nella difesa e nella conferma del vangelo, siete partecipi con me della grazia.

Infatti Dio mi è testimone come io vi ami tutti con affetto profondo in Cristo Gesù.

E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento,

perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo,

ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

 (Filippesi 1:3-11)

 

***

Possiamo schematizzare questo passo come segue:

  - IL RICONOSCIMENTO DELLA DIMOSTRAZIONE DI FEDE       (1:3-5)

  - LA FIDUCIA DEL COMPIMENTO DELL’OPERA BUONA          (1:6)

  - IL GIUSTO AFFETTO PROFONDO DI PAOLO                              (1:7-8)

  - LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE                                             (1:9-11)

 

IL RICONOSCIMENTO DELLA DIMOSTRAZIONE DI FEDE       (1:3-5)

 

Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi; e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino a ora.

 

Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi…

Troviamo qui parole di un uomo che si trovava in carcere a più di mille chilometri di distanza, scritte a persone che non vedeva da tempo, ma nelle quali le circostanze. la distanza ed il passare del tempo non hanno modificato o alterato il ricordo, l’amore e l’interesse per loro.

 

Questo si può spiegare con l’unione spirituale del Corpo di Cristo!

Ma cosa ricorda Paolo?

 Paolo non ricorda i momenti di persecuzione subiti, le vergate pubbliche (cfr Atti 16:22-23) a causa della indovina; non ricorda nemmeno i momenti vissuti nella cella più interna del carcere legato con i ceppi ai piedi (dove tra l’altro pregava e cantava inni con Silvano - cfr Atti 16:24).

Paolo ha tutto un altro ricordo dei giorni vissuti a Filippi, egli ha nella sua mente i momenti vissuti:

- presso il lavatoio fuori porta;

- presso le mura domestiche della casa di Lidia;

- presso la cella più sicura del carcere della casa del carceriere le cui mura divennero luogo di salvezza e preghiera;

- gli incontri avuti nei suoi successivi passaggi a Filippi, dove aveva toccato con mano la crescita dei fratelli;

 

…tutti questi ricordi sono l’oggetto del ringraziamento di Paolo!

Ed è un ricordo vivo di esperienze spirituali, non di ricordi “umani”.

E’ un ricordo che porta con sè la dimostrazione della Potenza di Dio, per la prima volta in una città completamente pagana (greca), la prima chiesa “europea”!

 

…e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia a motivo della vostra partecipazione al vangelo,

dal primo giorno fino a ora.

Questo ricordo è costante nella mente di Paolo, in ogni sua preghiera, per tutti loro, per ciascuno di loro, ed è fonte di gioia, non una gioia umana per le loro caratteristiche più o meno gentili, non per le loro qualità caratteriali o doti di eloquenza o attitudini artistiche, una gioia prodotta dalla loro partecipazione al vangelo, immediata (dal primo giorno) e costante (fino a ora).

 

L’esempio della fede dei filippesi è effettivamente un grande incoraggiamento; sebbene completamente estranei alla “religiosità” giudea, essi risposero al Vangelo in un modo sorprendente:

- per la loro prontezza:

- Lidia si convertì al lavatoio e fu immediatamente battezzata con la sua famiglia e la sera stessa volle ospitare a casa sua gli apostoli;

- il carceriere si convertì e nella stessa notte si mise a completa disposizione di Paolo e di Silvano e fu battezzato con tutti i suoi;

- Paolo partì da Filippi con un sostegno economico che gli permise di proseguire la missione:

…voi sapete, Filippesi, che quando cominciai a predicare il vangelo, dopo aver lasciato la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l'avere, se non voi soli;  (Filippesi 4:15)

 

- per la loro costanza:

- Dopo la partenza di Paolo, i fratelli non si lasciarono andare all’apatia, anzi, furono costanti nel sostenere gli apostoli nel loro lavoro, Paolo ne da ampia testimonianza:

...anche a Tessalonica mi avete mandato, una prima e poi una seconda volta, ciò che mi occorreva. 

Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a vostro conto. Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza.

Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio. (Filippesi 4:16-18)

- Hanno inviato Epafrodito ad assistere Paolo in prigione ed alleviare le sue sofferenze.

Paolo non si esprimerà sempre così nelle sue lettere apostoliche, in questo caso la viva, costante, pratica partecipazione al Vangelo dei filippesi, è per lui fonte di Gioia Vera!

La prontezza e la costanza dei filippesi, sono inoltre per Paolo uno stimolo ad essere anch’egli pronto e costante in ogni sua preghiera; in tutte le preghiere di Paolo, trovano spazio i fratelli di Filippi con la loro costante partecipazione al Vangelo, e sono ispirazione di preghiere gioiose.

E’ significativo considerare anche il fatto che Paolo ricorda in preghiera tutti i filippesi; questa non è una espressione retorica e formale, è l’espressione di un uomo che sta vivendo un periodo di solitudine, di abbandono da parte di molti fratelli, chiuso in carcere, ricordiamo cosa scriverà a Timoteo:

 

  Tu sai questo: che tutti quelli che sono in Asia mi hanno abbandonato…  (2 Timoteo 1:15)

Nella mia prima difesa nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato; ciò non venga loro imputato! (2 Timoteo 4:16)

…e questo enfatizza e dà un peso tutto particolare a questa premura!

Ma la prigionia e le sofferenze vissute da Paolo non lo hanno “inacerbito”, anzi lo hanno migliorato; prega con gioia, questa è l’opera dello Spirito Santo in noi:

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo…  (1 Tessalonicesi 1:6)

Egli è ricolmo di gioia perché sa che la sua fatica, le sue sofferenze, la sua prigionia, non sono vane, ma piene di Speranza e significato:

Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo.  (Romani 8:18)

 ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica.  (1 Corinzi 3:8)

Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.  (1 Corinzi 15:58)

…perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.  (2 Corinzi 1:5)

 

Anche l’apostolo Pietro ci insegna in tal senso:

Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.  (1 Pietro 4:13)

Questa partecipazione alle sofferenze per il Vangelo è la prova della visibile Grazia di Dio tra i fratelli di Filippi che riempie di Gioia l’apostolo Paolo, nonostante il suo stato di carcerato!

Davanti a tutto questo non possiamo riflettere su cosa ci porta gioia, su quali sono le cose per le quali ringraziamo Dio in modo più spontaneo.

Se siamo onesti dobbiamo ammettere quanto ancora la nostra gioia, i nostri desideri, siano ancora dipendenti da questioni e cose relative al mondo materiale, forse per questo la nostra gioia non dura.

Paolo invece è gioioso per la partecipazione al Vangelo da parte di questi fratelli, per la loro salvezza vissuta!

 

Paolo gioisce di quella gioia che si esperimenta a livello celeste:

Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta.

Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.  (Luca 15:6-7)

 

Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.

Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede.  (Luca 15:9-10)

Quando consideriamo che la salvezza di altri vuol dire che il nostro Dio e Padre celeste viene glorificato e ricordiamo che noi condividiamo la sua gloria, allora, possiamo cominciare a capire che la salvezza degli altri è veramente un motivo di grande gioia per noi: e non solo all’inizio, dal primo giorno fino a ora, perché il valore della salvezza è un valore eterno e la gioia che produce è una gioia permanente.

***

LA FIDUCIA DEL COMPIMENTO DELL’OPERA BUONA                     (1:6)

 

E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.

Nel vedere la prontezza e la costanza dimostrate dai fratelli di Filippi, Paolo matura una fiducia nei loro confronti, circa il compimento dell’opera buona fino al giorno del Signore.

Altre volte Paolo incoraggerà i fratelli con l’esaltazione della Fedeltà di Dio nel portare a termine l’opera che ha cominciato nel cuore dei cristiani:

Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. 

Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore. (1 Corinzi 1:8-9)

Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo. (1 Tessalonicesi 5:23-24)

Ma il Signore è fedele ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal maligno. (2 Tessalonicesi 3:3)

Che sicurezza che infondono queste Parole!

Quando la nostra gioia è fondata sulle cose di questa terra nulla è sicuro, quando la nostra gioia è fondata sulle ricchezze e sulle benedizioni custodite nei cieli è una gioia veramente sicura!

Paolo è testimone oculare dell’Opera di Dio iniziata nel cuore di questi fratelli, è testimone oculare della loro obbedienza agli insegnamenti, della loro viva partecipazione al Vangelo, della loro crescita; non ha inoltre il minimo dubbio circa la Fedeltà di Dio e tutto questo lo porta a convincersi che Colui che ha cominciato in loro un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.

La fiducia di Paolo, la sua certezza, fondava solidamente sulla persona di Dio stesso.

Era Dio che aveva cominciato una buona opera, cioè, la salvezza, in loro, e sarebbe stato Dio a portare questa opera a termine.

Quello che Dio inizia, Dio porta a compimento.

 

Ricordiamo le parole di Dio trasmesse per bocca di Isaia:

Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata.  (Isaia 55:10,11)

Nulla e nessuno può ostacolare l’opera e il piano di Dio.

Quando Dio ci manda la Sua Parola, cioè, quando Dio dichiara che farà una cosa, quella parola non torna mai vuota, cioè, compie sempre tutto quello che Dio intendeva compiere.

Quando Dio inizia l’opera della salvezza in qualcuno, Dio stesso porta quell’opera a compimento.

Questa verità è la base della fiducia di Paolo.

Paolo non poneva la sua fede in questi fratelli ma in Dio.

Anche noi dobbiamo fondare la nostra fede totalmente in Dio per il compimento della salvezza; e questo è un motivo di grande Gioia!

Dobbiamo però chiarire (a scanso di equivoci) cosa intende la Parola di Dio quando ci esorta  e ci comanda di impegnarci a rendere sicura la nostra salvezza.

Il comandamento di impegnarci per rendere sicura la nostra salvezza vuol dire che senza un impegno nostro, non è visibile dal punto di vista umano che siamo veramente salvati; il frutto visibile che la nostra salvezza produce è la dimostrazione della nostra fede che è il mezzo per il quale abbiamo ottenuto la giustificazione e quindi l’inizio del nostro cammino di salvezza.

Se non c’è frutto visibile, allora non abbiamo alcuna conferma per essere sicuri che siamo salvati, ricordiamoci di cosa scrive Giovanni:

Da questo conosciamo che siamo in lui: chi dice di rimanere in lui, deve camminare com'egli camminò.  (1 Giovanni 2:5-6)

In altre parole: Dio sa chi sono coloro che Egli salva. Egli non ha mai dei dubbi, quando Dio salva una persona, è una cosa sicura agli occhi a Dio.

Invece, dal punto di vista umano noi non possiamo sapere con sicurezza chi Dio ha salvato, finché non vediamo chiaro frutto.

Il frutto non salva la persona ma rende visibile che la persona è salvata.

Leggiamo cosa insegna la Scrittura in proposito al rendere evidente e chiara la nostra salvezza:

…impegnatevi a rendere sicura la vostra vocazione e elezione…  (2 Pietro 1:10)

…adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo.  (Filippesi 2:12-13)

E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato. (Colossesi 1:21-23)

 

Giacomo infatti spiega come la fede senza opere è una fede morta (cfr Giacomo 2:14-26).

Quindi per avere la sicurezza che siamo veramente salvati dobbiamo vedere chiari frutti della salvezza.

Questo frutto non salva ma è il risultato della vera salvezza.

Quindi il nostro impegno ci permette di avere evidenze dell’opera di Dio in noi.

Dobbiamo fidarci di Dio e della Sua Opera, mai della nostra opera, mai del nostro impegno; la nostra fiducia non deve mai essere riposta in noi stessi, perché il nostro meglio non basterebbe mai.

Il nostro impegno serve per dimostrare la realtà dell’opera di Dio in noi.

Se la salvezza dovesse dipendere da noi, non potremmo mai avere pace; ma la salvezza è fermamente fondata su Dio stesso e questo ci dà tranquillità; è Dio stesso che inizia e porta a compimento l’Opera in noi.

Ecco perché la salvezza è sicura.

Ecco perché possiamo avere una fiducia che non vacilla.

Dio è la nostra fiducia, sia per la nostra salvezza, sia per la salvezza degli altri.

Questo non toglie l’importanza di impegnarci, per mostrare la realtà della nostra salvezza, senza mai confidare nel nostro impegno, né nel frutto che  produciamo nella nostra vita; la nostra fiducia deve sempre essere in Dio.

Paolo parla del giorno di Cristo Gesù, come il giorno dove ogni cosa sarà manifestata e tutto ciò che è ora invisibile sarà visibile, dove il nostro uomo spirituale sarà trasformato anch’esso:

Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba.

Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità. Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola…  (1 Corinzi 15:51-54)

Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.  (Colossesi 3:4)

 

Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è.  (1 Giovanni 3:2)

 

Il giorno di Cristo Gesù è anche il giorno in cui Egli apparirà nel cielo per giudicare il mondo e per retribuire i santi:

…i cieli e la terra attuali sono riservati dalla stessa parola per il fuoco, conservati per il giorno del giudizio e della perdizione degli uomini empi.  (2 Pietro 3:7)

Ahimè, per quel giorno! Poiché il giorno dell’Eterno è vicino; sì, verrà come una devastazione dall’Onnipotente.”  (Gioele 1:15)

Suonate la tromba in Sion e date l’allarme sul mio santo monte!

Tremino tutti gli abitanti del paese, perché il giorno dell’Eterno viene, perché è vicino. (Gioele 2:1)

Il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno dell’Eterno. (Gioele 2:31)

Egli ha pure rinchiuso nelle tenebre dell’inferno con catene eterne, per il giudizio del gran giorno, gli angeli che non conservarono il loro primiero stato ma che lasciarono la loro propria dimora.”  (Giuda 1:6 LND)

…poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte.  (1Tessalonicesi 5:2)

…e a voi, che siete afflitti, riposo con noi, quando il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all’evangelo del Signor nostro Gesù Cristo.

Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza, quando egli verrà, in quel giorno, per essere glorificato nei suoi santi, per essere ammirato in mezzo a quelli che hanno creduto, poiché la nostra testimonianza presso di voi è stata creduta.  (2 Tessalonicesi 1:7-10)

…ho deciso che quel tale sia dato in mano di Satana a perdizione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signor Gesù.  (1 Corinzi 5:5)

 

Dobbiamo quindi impegnarci con tutto il cuore a camminare in santità; chi non si impegna mostra un chiaro frutto di non essere veramente salvato, in quanto proprio Paolo scrive così a Timoteo:

Tuttavia il saldo fondamento di Dio rimane fermo, avendo questo sigillo: "Il Signore conosce quelli che sono suoi," e: "Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo".  (2 Timoteo 2:19)

Dio sa chi sono i salvati, noi lo sappiamo quando ci ritraiamo dall'iniquità, dal peccato.

Chi continua a praticare il peccato dimostra di non appartenere a Dio:

Chiunque dimora in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.

Figlioletti, nessuno vi seduca: chi pratica la giustizia è giusto, come egli è giusto.

Chiunque commette il peccato è dal diavolo, perché il diavolo pecca dal principio; per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.

Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché il seme di Dio dimora in lui e non può peccare perché è nato da Dio.

Da questo si riconoscono i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il proprio fratello.  (1 Giovanni 3:6-10)

 

Da questo passo risulta chiaro che un vero credente non può continuare a vivere nel peccato come faceva prima della sua salvezza.

 Tuttavia, pur avendo una vita drasticamente diversa, ogni vero credente sa che ancora si cade, non pecchiamo come prima, certi peccati vengono eliminati completamente, lo stile di vita è cambiato sicuramente, però, ancora possiamo ancora cadere (il peccato ci avvolge facilmente – cfr Ebrei 12:1 ma non ci domina più), e quando questo capita abbiamo accesso al perdono di Dio:

…ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.

Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo e la Sua Parola non è in noi.

Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il giusto.

Egli è l’espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.  (1 Giovanni 1:7-2:2)

Possiamo dunque concludere che se la nostra salvezza dipendesse da noi nessuno sarebbe salvato e che, se Dio ci salvasse, lasciando poi dipendere la nostra crescita solo da noi nessuno rimarrebbe salvato.

Tutti i credenti conoscono momenti di scoraggiamento e delusi di se stessi, ma grazie a Dio, arriveremo davanti a Dio santi e immacolati, non perché siamo noi ad essere bravi, ma perché è Dio che completerà in noi l'opera buona che ha iniziato!

 

***

IL GIUSTO AFFETTO PROFONDO DI PAOLO                                   (1:7-8)

 

Ed è giusto che io senta così di tutti voi, perché io vi ho nel cuore, voi tutti che, tanto nelle mie catene quanto nella difesa e nella conferma del vangelo, siete partecipi con me della grazia.

Infatti Dio mi è testimone come io vi ami tutti con affetto profondo in Cristo Gesù.

 

Paolo riconosce come cosa giusta (secondo la Giustizia di Dio) questo sentimento, in quanto deriva da opere di Giustizia e produce un affetto Giusto.

Inoltre egli ha potuto constatare la viva partecipazione pratica dei fratelli di Filippi nella Grazia, qui rappresentata nella partecipazione della Grazia manifestata nella difesa e nella conferma del Vangelo.

 

D’altronde più avanti Paolo scriverà loro che è una Grazia di Dio il soffrire per Lui:

Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo.  (Filippesi 1:29-30)

L’affetto di Paolo per i filippesi non è un affetto “secondo la carne”, naturale; è invece un affetto che sgorga da una vivente comunione in Cristo Gesù e trova in Lui la sua sorgente, la sua ispirazione, la sua ragione di essere, per questo chiama Dio come testimone del suo affetto profondo in Cristo Gesù!

La profondità dell'amore di Paolo per questi credenti lo portava ad avere grande gioia mentre sentiva parlare della loro salvezza e del loro progresso nel Vangelo.

 

***

 

LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE                                                 (1:9-11)

 

E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

 

Abbiamo visto come Paolo fosse pronto e costante nel pregare con gioia per tutti i fratelli di Filippi, verso i quali nutriva un profondo affetto spirituale in Cristo Gesù.

Un affetto scaturito da un rapporto “familiare”, non “professionale”.

Questo profondo affetto risultato dalla Grazia che condividevano, legava i loro cuori con il cuore di Paolo in un modo tale che erano partecipi con lui in ogni cosa.

Partecipare con qualcuno vuol dire essere uniti insieme nella stessa esperienza e i fratelli di Filippi partecipavano con Paolo nella grazia e nella sofferenza:

Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per Lui   (Filippesi 1:29)

 

Abbiamo già visto come questa chiesa aveva sostenuto economicamente ed inviato delle persone a Paolo per essergli di aiuto nella sua sofferenza; e poco tempo prima di questa lettera, avevano mandato Epafròdito a Roma per assisterlo.

Questa chiesa partecipava attivamente con Paolo nelle sue catene e lo appoggiavano anche in questo periodo che egli si trovava in catene per il vangelo.

Poi, partecipavano con Paolo nella difesa e nella conferma del Vangelo.

Ora possiamo leggere in cosa consisteva questa preghiera gioiosa di Paolo, cosa chiedeva Paolo per questi fratelli ai quali era profondamente legato.

Innanzi tutto dobbiamo considerare che in questa preghiera non c’è alcun accenno:

- al loro benessere materiale;

- al loro impatto “positivo” nella loro società;

- alla loro influenza culturale e politica;

- alla loro visibilità come “locali di culto” più o meno importanti.

 

Vediamo invece quali erano le quattro richieste di questa preghiera gioiosa:

 

A) …che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento

Il primo punto della preghiera gioiosa di Paolo è che l’amore (quello puro che viene da Dio) abbondi sempre (come una coppa continuamente riempita fino all’orlo o come un fiume in piena fino alla sommità degli argini) in conoscenza e discernimento.

Un amore che abbonda senza conoscenza e discernimento è un amore che non porta a niente un amore “vano”, un amore “sentimentale” soggetto alle emozioni della corruttibilità, simile all’amore dei pagani, degli increduli.

Il vero amore dipende da una vera conoscenza e dal discernimento.

L’Amore che auspica Paolo è l’Amore fondato ed abbondante:

- nella Conoscenza di Dio (Amore intelligente)

- nel Discernimento spirituale (Amore Utile)

 

  Questo Amore Intelligente ed Utile porta a:

  - apprezzare le cose migliori

  - essere limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo

- essere ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio

 

L’amore Intelligente è l’amore illuminato da Dio, quell’amore che non è soggetto all’influenza delle nostre sensazioni, dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, ma è dettato dalla Conoscenza di Dio.

Il perfetto esempio di questo Amore Intelligente è Gesù, Egli portò a termine il Suo mandato senza farsi influenzare da nulla e da nessuno, non guardò i tradimenti, l’indifferenza, l’ostilità, ma guardò solamente alla Gloria di Dio, perchè:

Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio…  (Matteo 11:27)

 

Di solito, quando pensiamo all’amore, pensiamo ad un’emozione, ai sentimenti.

Spesso, si pensa che l’amore ha poco a che fare con la conoscenza.

Nel mondo, si dice che quando uno è innamorato, non ragiona più.

Invece, in questo versetto, Paolo, guidato dallo Spirito Santo, prega che l’amore di questi credenti possa abbondare in conoscenza e in ogni discernimento, quindi dobbiamo imparare che il vero amore può abbondare quando cresce in conoscenza e discernimento.

Amare Dio vuol dire anche ubbidire ai Suoi comandamenti:

Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti;   (Giovanni 14:15)

Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama.  (Giovanni 14:21)

Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore.  (Giovanni 15:10)

 

Per poter amare Dio ed ubbidire ai Suoi comandamenti dobbiamo conoscerlo.

Amare Dio è strettamente legato alla nostra conoscenza di Lui.

Non si può amare Dio più di quanto Lo si conosce.

Se noi vogliamo amare Dio ed ubbidire ai Suoi comandamenti, dobbiamo sapere cosa Egli vuole, come scrive Paolo ai fratelli di Colosse:

Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché camminiate in modo degno  del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio   (Colossesi 1:9-10)

Dobbiamo quindi sempre esaminare cosa sia gradito al Signore.

Quanto è importante e essenziale che ci impegniamo ad avere una sempre maggior conoscenza di Dio e della sua volontà.

Come dovremmo vivere? Come dovremmo comportarci?

Come dovremmo pensare riguardo a questo o a quell’altro discorso?

Solo così possiamo amare di più Dio, e solo così possiamo produrre chiaro frutto che porterà una ricompensa eterna.

 

L’amore Utile è l’amore guidato da Dio, quell’amore che è indirizzato a fare il Bene, a compiere le Buone Opere che Dio ha precedentemente preparate affinchè le pratichiamo (cfr Efesini 2:10)

Anche qui possiamo vedere come perfetto esempio di questo Amore Utile, il Signore Gesù, che non badava all’apparenza delle cose, alle “urgenze”, ma all’Utilità del Suo vivere, proviamo a leggere cosa fece davanti a Lazzaro morente:

…Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato».

Or Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro; com'ebbe udito che egli era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava…

…Lazzaro è morto, e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo da lui!  (tratto da Giovanni 11:3-15)

Discernere è la capacità di percepire cose, non solo con i sensi, ma anche con la mente.

Vuol dire riconoscere la cosa migliore, spiritualmente parlando, ma l’uomo naturale non percepisce le realtà spirituali invece l’uomo spirituale che ama Dio in modo utile, riesce a percepirle.

Possiamo fare un esempio circa la disciplina: si possono avere situazioni in cui il comportamento di qualcuno è sbagliato; allora, sarebbe facile credere che bisogna ammonire la persona; ma la Parola ci insegna, che ammonire non è sempre ciò che serve:

Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti.   (1 Tessalonicesi 5:14)

 

Questo versetto parla di tre gruppi di credenti che camminano male: i disordinati, gli scoraggiati, e i deboli.

Tutti e tre camminano male però, non bisogna agire nello stesso modo con tutti loro:

- bisogna ammonire i disordinati, ma non gli altri;

- bisogna confortare gli scoraggiati;

- bisogna sostenere i deboli.

E tutto questo richiede discernimento (un amore utile), per poter riconoscere chi è disordinato, chi è scoraggiato, e chi è debole, nel senso spirituale.

Nello stesso modo, per capire se un certo insegnamento è giusto o no, ci serve discernimento.

Conoscenza e discernimento camminano insieme; se non abbiamo conoscenza, non possiamo avere discernimento, se non conosciamo Dio sempre di più, non possiamo avere sempre più discernimento.

Il nostro Amore non può abbondare se non abbiamo sempre più conoscenza e discernimento e non possiamo crescere in conoscenza e discernimento se non stiamo studiando la Parola di Dio e meditando sulla Verità biblica e ascoltando l’insegnamento che Dio ci provvede.

 

A) …perché possiate apprezzare le cose migliori

Quali sono le cose che apprezziamo di più, cioè, le cose che ci portano più gioia, le cose per cui ringraziamo Dio più spontaneamente?

Nel mondo, le persone desiderano tante cose; alcuni desiderano grande cose, come le ricchezze, grandi avventure o qualcos’altro di grande, tante altre persone desiderano cose molto più semplici, una vita abbastanza tranquilla, abbastanza soldi per pagare il necessario e una salute discreta.

Forse ci sembrerà strano ma tutte e due queste aspettative, senza una conoscenza di Cristo e del Suo Amore, sono aspettative vane e sbagliate allo stesso modo.

Quali sono i nostri veri desideri?

È molto importante capire cosa desideriamo, perché se stiamo cercando le cose che non valgono, non avremmo mai la gioia del Signore!

L’amore Intelligente ed Utile, vissuto porta il figlio di Dio ad apprezzare le cose migliori.

Il termine usato qui per apprezzare (dokimazo), veniva usato per indicare la prova dei metalli e delle monete, per stabilire se rispondessero ai requisiti richiesti.

Altre volte vediamo che la stessa parola viene usata in greco nel Nuovo Testamento:

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento   della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.   (Romani 12:2)

 

In questo passo la parola “conosciate” è la stessa parola in greco.

…l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno.

 

In questo passo, il cui contesto è il giudizio dei credenti davanti al Tribunale di Cristo, troviamo la stessa parola tradotta “proverà” con il fuoco, per riconoscere le opere che veramente valgono.

Ora ognuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva del calice…  (1 Corinzi 11:28)

In questo passo la parola viene tradotta come “esamini”, e descrive come dobbiamo esaminare la nostra posizione in Cristo prima di prendere la cena del Signore.

Come vediamo, il senso di questa parola è di esaminare attentamente, per riconoscere la vera condizione o situazione.

La parola “discernere”, come abbiamo visto, vuol dire analizzare le varie possibilità, per scegliere le cose migliori, le cose eccellenti, alla luce del ritorno di Cristo.

Le cose eccellenti sono le cose che porteranno gloria a Cristo al Suo ritorno e qui  abbiamo un principio molto importante per la vita cristiana.

Ogni giorno della vita, abbiamo decisioni da prendere.

Possiamo investire il nostro tempo per Dio in tanti modi diversi, ogni giorno dobbiamo scegliere come spendere il prezioso dono del tempo.

Dio vuole che noi abbondiamo sempre più in conoscenza e discernimento, affinché possiamo discernere, ovvero, scegliere, le cose eccellenti.

Non basta fare buone cose; è importante scegliere le cose migliori, le cose eccellenti.

Paolo esorta i fratelli di Efeso (e noi) in questo modo:

…in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore.

Comportatevi come figli di luce - poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità - esaminando che cosa sia gradito al Signore.  (Efesini 5:8-10)

 

B) … affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo

Il termine usato qui per limpidi (eilikrineis), veniva usato per indicare la purezza provata con la luce del sole (puri davanti a Dio).

 Il termine usato qui per irreprensibili (aproskopoi), veniva usato per indicare la purezza morale (puri davanti agli uomini).

Se la ragione per cui è importante che abbiamo maggiore conoscenza e discernimento è affinché possiamo scegliere le cose migliori, il traguardo è che possiamo essere limpidi e irreprensibili, o puri e senza macchia per il giorno di Cristo.

Ricordiamo che il Giorno di Cristo è quel giorno in cui Gesù Cristo ritornerà per giudicare (condannare) il mondo.

Ma ci sarà un giudizio dei credenti; le nostre opere saranno giudicate (valutate, esaminate).

Quanto è importante che siamo trovati limpidi e irreprensibili in quel giorno!

 

C) … affinché siate ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio

Una vita traboccante dell’Amore Intelligente ed Utile produce inevitabilmente una abbondanza di frutti di giustizia che si hanno solo per mezzo di Gesù Cristo ed essendo Opera Sua sono a gloria e lode di Dio.

Quando arriverà il giorno in cui saremo giudicati (valutati, esaminati) da Cristo, saremo ricolmi di frutti di giustizia?

 

Quando cresciamo in conoscenza  e discernimento e scegliamo le cose migliori, la nostra vita sarà ricolma di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Quando abbiamo un obiettivo davanti (acquistare una casa, una nuova auto) ci informiamo dettagliatamente di ogni aspetto con il fine di fare la scelta più oculata, più conveniente, più “eccellente”; come mai non dedichiamo, molto spesso, la stessa attenzione alle scelte di vita che coinvolgono le “ricchezze” e gli “investimenti” spirituali?

Solo perché sono, al momento, invisibili?

Quando ragioniamo così, assomigliamo molto agli stolti materialisti che additiamo come increduli perché sostengono di credere solo a quello che vedono o toccano.

Ricordiamoci invece di cosa ci insegna l’apostolo Paolo:

…abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.  (2 Corinzi 4:18)

 

Se non stiamo scegliendo le cose migliori, la nostra vita non sarà ricolma di tali frutti, facciamo quindi attenzione a vivere veramente la vita cristiana (non “crederla” soltanto in modo sterile e teorico).

Ricordiamoci che la fede è certezza di cose che si sperano e dimostrazione di cose che non si vedono (Ebrei 11:1), perché come ci insegna Giacomo:

Non v'ingannate, fratelli miei carissimi; ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento.

Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature.

Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira; perché l'ira dell'uomo non compie la giustizia di Dio.

Perciò, deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre.

Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.

Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era.

Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.

Se uno pensa di essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna se stesso, la sua religione è vana.

La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.

(Giacomo 1:16-27)

 

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere?

Può la fede salvarlo?...

…se non ha opere, è per se stessa morta…

…Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano.

Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore?

(tratto da Giacomo 2:14-20)

 Gianni Marinuzzi