LETTERA DI PAOLO AI FILIPPESI
La gioia dell'umiltà
un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà,
stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse,
ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,
il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio
qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso,
prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;
trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte,
e alla morte di croce.
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome,
affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra,
e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore,
alla gloria di Dio Padre.
(Filippesi 2:1-11)
***
Finora abbiamo visto l’enorme privilegio che abbiamo di partecipare al
Vangelo, grazie a Dio che ha iniziato la buona opera della salvezza in noi e
che la porterà a compimento.
Abbiamo anche visto che anche in mezzo alle situazioni difficili, che
sembrano una sconfitta, Dio è al comando e può convertire il male in bene.
Paolo ci ha quindi esortato a comportarci in modo degno di un cittadino del
cielo, cioè degno del vangelo di Cristo, durante il tempo che abbiamo qui
sulla terra.
Ora ci esorta ancora più specificamente ad un comportamento degno e giusto
per uno che ha ricevuto la grazia di Dio e che ha compreso la realtà e la
potenza dell’incarnazione e del sacrificio di Gesù Cristo che è per noi un
Sommo esempio da seguire.
L’argomento che tratta è una vera sfida per ciascun uomo, scoprire
nell’umiltà la Gioia per la Vera Gloria!
Effettivamente è un atto di fede immenso perché rinunciare alla propria
gloria, rendersi umile, per ottenerne una futura è solo sostenibile mediante
un forte atto di fede, ma è esattamente quello che ci chiede Gesù ed è
quello che Lui stesso ha fatto lasciandoci le Sue orme per seguire la stessa
strada.
C’è una gloria terrena che ci attira, essa è presente, oggi tangibile,
palpabile ma porta con sé una gioia temporale, nelle migliori delle ipotesi
dura una vita terrena; ma c’è una Gloria celeste che oggi è invisibile, non
si vede e non si tocca, si spera (della Speranza cristiana) ed a questa
Speranza siamo chiamati e che porta con sé una Gioia eterna, duratura ed
inalterabile.
Una fede genuina è in realtà già parzialmente ricompensata di questa Gioia,
perché grazie allo Spirito Santo, si comincia a vivere fin da qui su questa
Terra e si manifesta soprattutto quando viene a mancare quella effimera.
E’ la Gioia che provano tutti i credenti che si uniscono alle parole di
Davide:
Possiamo dividere questo passo in tre sezioni:
-
RENDERE PERFETTA LA GIOIA, COSA FARE
E COSA NON FARE
(2:1-4)
-
UN PERFETTO ESEMPIO DI UMILTA’
(2:5-8)
-
L’UMILTA’ PRECEDE LA GLORIA
(2:9-11)
***
RENDERE PERFETTA LA GIOIA, COSA FARE E COSA NON FARE
(2:1-4)
Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto
d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di
affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un
medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico
sentimento.
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con
umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il
proprio interesse, ma anche quello degli altri.
COSE DA FARE
…Se dunque…
Questa condizione che antepone Paolo alla sua esortazione è una sfida ai
lettori, in altre parole egli sta chiedendo ai fratelli di Filippi se la
Grazia di Dio in loro, in tutto il tempo che hanno vissuto ha prodotto un
qualcosa di positivo, se questo è avvenuto ed avviene allora la
gioia è perfetta, completa
perché, non solo è promessa e garantita ma già fin da ora (come una
anticipazione) vissuta e sperimentata.
Ed in particolare l’apostolo elenca cinque benefici che scaturiscono dalla
manifestazione pratica della Grazia di Dio che, se praticate,
rendono la gioia già (come una
anticipazione) perfetta,
completa:
1)
qualche incoraggiamento in Cristo…
La parola qui tradotta come “incoraggiamento”
viene anche tradotta come “consolazione”
ed è da intendersi come una cura per la persona che ha subito una ferita.
Egli stesso si trovava in prigione per Cristo, la sofferenza e l’afflizione
fanno parte della vita cristiana stava sperimentando
la consolazione di Dio, che
riceviamo sia tramite Il Consolatore per eccellenza (Lo Spirito Santo), sia
tramite le Scritture, (La Parola
profetica ferma con tutte le Sue promesse), e sia tramite
la Comunione Fraterna per mezzo
dei fratelli e le sorelle.
Purtroppo dobbiamo invece considerare che nella chiesa molte volte si
trasforma in un ring dove le ferite sono inferte proprio dai fratelli, o
(nello stesso tempo) in luoghi di “incoraggiamento universale” (fuori
di Cristo) a prescindere dal fatto che le ferite siano procurate da
scelte deliberate di una vita peccaminosa senza alcun pentimento e
ravvedimento da parte del “ferito”!
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre
misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni
nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi
stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in
qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo,
così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.
(2
Corinzi 1:3-5)
2)
qualche conforto d'amore…
Il credente, nella sua vita da pellegrino, può abbattersi per molti motivi,
per le afflizioni, per le sofferenze, ma anche per le sue cadute che danno
spazio alle accuse di satana, del vecchio uomo che cerca di riappropriarsi
delle sue facoltà.
Questi stati d’animo possono sconfortarlo, ma egli ha un rifugio sicuro:
Questo mi è di conforto nell'afflizione, che la tua parola mi fa vivere.
(Salmo 119:50)
Chi è in Cristo è amato da Dio,
di un Amore eccellente.
Chi è in Cristo è amato dai
fratelli e dalle sorelle.
Chi è in Cristo ama Dio.
Chi è in Cristo ama i fratelli.
Nulla nel mondo può dare conforto
quanto essere veramente amato e amare veramente dell’Amore di Dio
(manifestato in Cristo)!
Nel mondo, si pone molta enfasi sul divertimento, sull’accumulare beni
materiali, sul fare bella figura davanti agli altri, ma nessuna di queste
cose possono confortare l’anima;
il Vero Amore cristiano dà vero
conforto.
In Cristo
abbiamo un amore perfetto, eterno, inseparabile, immarcescibile, perciò,
abbiamo un conforto
perfetto, che è più profondo di
qualsiasi situazione e difficoltà che potremmo mai affrontare.
3)
qualche comunione di Spirito
Quando Dio ci perdona il peccato e ci giustifica, ci apre la porta alla
comunione con Dio e (di conseguenza) la comunione spirituale con gli altri
figli di Dio.
Per mezzo di Cristo, Dio ha cancellato
la separazione con Lui e
la separazione tra gli uomini che
hanno fatto pace con Lui, di questa Paolo ne parla anche nella lettera agli
efesini:
Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace
a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri
abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito.
(Efesini 2:14-18)
…sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace.
Ma come lo Spirito Santo può essere rattristato dalla presenza del peccato
(cfr Efesini 4:30), così la comunione di Spirito può essere rattristata, per
questo dobbiamo considerare come cosa preziosa e santa l’Unità del Corpo
come ci insegna Paolo (cfr Efesini 4).
4)
qualche tenerezza di affetto
La tenerezza di Dio verso l’uomo non viene spesso sottolineata così come non
viene spesso esercitata tra fratelli.
Questo mondo ci ha abituati ed educati ad essere spietati, duri,
insensibili, questi sentimenti ci rendono forti nella nostra umanità
naturale, ma nel campo spirituale c’è tutto un altro modo di ragionare.
Dio ha sempre circondato l’uomo di benedizioni e tenerezze, proviamo a
pensare quale attenzione aveva per Adamo:
Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle
narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.
Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che
aveva formato.
Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a
vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al
giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male…
…Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo
lavorasse e lo custodisse.
Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma
dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel
giorno che tu ne mangerai, certamente morirai».
Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un
aiuto che sia adatto a lui».
Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e
tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe
chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli
avrebbe dato.
L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni
animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a
lui.
Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si
addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto
d'essa.
Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e
la condusse all'uomo.
L'uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia
carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo».
Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e
saranno una stessa carne. (tratto
da Genesi 2:8-24)
Tutto quello che Dio fa per noi, non lo fa come dovere, né meccanicamente,
Egli fa tutto per noi con una
tenerezza d’affetto incredibile.
In Cristo Dio ha rivelato il Suo Amore per l’uomo con una enorme
tenerezza d’affetto, si è
presentato nella forma più innocente.
Nella parabola del figliol prodigo possiamo apprezzare
la tenerezza di affetto che il
padre ha verso i suoi figli:
…mentre egli era ancora lontano, suo padre
lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò.
E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te:
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".
Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e
rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate
fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato
ritrovato".
E si misero a fare gran festa.
Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino
a casa, udì la musica e le danze.
Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.
Quello gli disse: "È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il
vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo".
Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di
entrare.
Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai
trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto
per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha
sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il
vitello ingrassato".
Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è
tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato".
(Luca
15:20-32)
Pensiamo ancora alla tenerezza del
Buon Pastore:
…le pecore ascoltano la sua voce, ed egli
chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori.
Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo
seguono, perché conoscono la sua voce.
(Giovanni 10:3-4)
Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore…
…Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il
Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
E Davide esalta la tenerezza del
Buon Pastore:
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.
Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del
suo nome.
Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei
alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno
sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io
abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.
(Salmo 23)
Potremmo andare avanti all’infinito, pensare a quanta tenerezza ed
attenzione il Signore ha avuto per noi, per venirci incontro nel nostro
stato di uomini perduti, chi in un fosso chi in un altro, chi chiuso nel
proprio orgoglio, chi incatenato dalla propria schiavitù; pensiamo a quanta
attenzione ha avuta destinando la Sua Ira su Gesù Cristo per evitare di
scaricarla su di noi, la sua
tenerezza in tutto questo è mirabile.
Ma proprio perché siamo stato oggetto di tanta tenerezza di affetto,
dovremmo (anche solo per imitazione) esercitarla tra di noi!
Esercitare la tenerezza tra fratelli in Cristo dovrebbe veramente essere un
segnale evidente dell’Amore di Dio in noi, un segnale che dimostra come la
nostra mente sia stata rinnovata in
Cristo!
5) qualche compassione
La compassione nella Scrittura è
sempre legata al perdono dei peccati,
pertanto dobbiamo legarla ai rapporti fraterni che si possono deteriorare
per dei “debiti”.
Paolo rimprovera i fratelli di Corinto proprio perché all’interno della
Chiesa non era esercitata la compassione (e i torti tra cristiani sono
definite cose minime):
Quando qualcuno di voi ha una lite con un altro, ha il coraggio di chiamarlo
in giudizio davanti agli ingiusti anziché davanti ai santi?
Non sapete che i santi giudicheranno il mondo?
Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle
cose minime?
Non sapete che giudicheremo gli angeli?
Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita!
Quando dunque avete da giudicare su cose di questa vita, costituite come
giudici persone che nella chiesa non sono tenute in alcuna considerazione.
Dico questo per farvi vergogna.
È possibile che non vi sia tra di voi neppure una persona saggia, capace di
pronunciare un giudizio tra un fratello e l'altro?
Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl'infedeli.
Certo è già in ogni modo un vostro difetto che abbiate fra voi dei processi.
Perché non patite piuttosto qualche torto?
Perché non patite piuttosto qualche danno?
Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli.
Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio?
(1 Corinzi 6:1-9)
Davide, l’uomo che aveva compreso molto del cuore di Dio, davanti alla
possibilità scelta di una pena da scontare per un peccato commesso, non ebbe
dubbi sulla scelta del “giustiziere”:
Gad andò dunque da Davide, e gli disse: «Così dice il SIGNORE: "Scegli
quello che vuoi: o tre anni di carestia, o tre mesi durante i quali i tuoi
avversari facciano scempio di te e ti raggiunga la spada dei tuoi nemici,
oppure tre giorni di spada del SIGNORE, ossia di peste nel paese, durante i
quali l'angelo del SIGNORE porterà la distruzione in tutto il territorio
d'Israele".
Ora, vedi che cosa io debba rispondere a colui che mi ha mandato».
Davide disse a Gad: «Io sono in grande angoscia! Ebbene, che io cada nelle
mani del SIGNORE, perché le sue compassioni sono immense; ma che io non cada
nelle mani degli uomini!»
(1 Cronache 21:11-13)
Questo perché egli sapeva che le
compassioni di Dio sono infinite:
Ricòrdati, o SIGNORE, delle tue compassioni e della tua bontà, perché sono
eterne.
(Salmo 25:6)
Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di gran
bontà. Il SIGNORE è buono verso tutti, pieno di compassioni per tutte le sue
opere.
(Salmo 145:8-9)
E questo è confermato da tanti altri testimoni:
Le tue compassioni sono grandi, SIGNORE…
(Salmo 119:156)
Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una
grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti; le sue
compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina.
Grande è la tua fedeltà!
(Lamentazioni 3:21-23)
E la compassione accompagnò Gesù
nel suo camminare:
Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come
pecore che non hanno pastore. (Matteo
9:36)
Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne
guarì gli ammalati. (Matteo
14:14)
Questa compassione ha permesso a
Dio di condonare il nostro peccato,
e noi non dovremmo averla tra fratelli?
Ricordiamoci della parabola di Gesù:
Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio
fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?»
E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte
sette.
Perciò il regno dei cieli è simile a un re
che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti,
gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché
quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse
venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito
fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò
davanti, dicendo: "Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". Il
signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò
il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli
doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: "Paga quello
che devi!" Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo:
"Abbi pazienza con me, e ti pagherò".
Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato
il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e
andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore
lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel
debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo
conservo, come io ho avuto pietà di te?" E il suo signore, adirato, lo
diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello
che gli doveva.
Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di
cuore al proprio fratello».
(Matteo 18:21-35)
L’esercizio di queste cinque caratteristiche (consolazione
in Cristo, conforto d’amore, comunione di Spirito, tenerezza d’affetto,
compassione), che sono proprie di Dio e che sono il frutto della Sua
Grazia e dell’azione dello Spirito Santo nel credente, sono la sintesi
dell’umiliazione, della rinuncia al modo di fare e di pensare del nostro
uomo naturale, delle sue tendenze e della maleducazione imparata e praticata
nella sua vita da stolto.
Alla luce di queste considerazioni possiamo meglio comprendere quando, nella
Scrittura troviamo esortazioni come queste:
Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è
manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane,
per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo
santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro
grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù. Egli ha dato se stesso per noi
per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga,
zelante nelle opere buone. (Tito
2:11-14)
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a
suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha
cura di voi.
Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un
leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella
fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi
per il mondo.
Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in
Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli
stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente.
(1 Pietro 5:6-10)
…rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore,
essendo
di un animo solo e di un unico sentimento.
Abbiamo visto come possiamo fare per
rendere perfetta, completa, vissuta e sperimentata
la Gioia nella Chiesa.
Ma la Gioia non sarà l’unico risultato benefico dell’esercizio di queste
attitudini, perché questo “praticare” la fede porterà a realizzare quella
Unità spirituale tanto cercata, voluta e anche perseguita in modo errato da
tanti.
Questa vera Unità spirituale porta ad avere:
1) un medesimo pensare
2) un medesimo amore
Perché si è:
3) un animo solo
4) un unico sentimento
Queste quattro caratteristiche non si creano, non si costruiscono, non si
improvvisano, sono il risultato della vera comunione!
Tante volte vediamo come, anche tra i credenti, si vogliono in qualche modo
“forzatamente” realizzare (sintomo che probabilmente non ci sono),
organizzando eventi, marce, manifestazioni, che cinque minuti dopo la fine
dello spettacolo non ci sono più, proprio come una qualunque
rappresentazione teatrale.
La Vera Unità spirituale è in Cristo
e lo “si ha” o “non la si ha”, o “si è” o “non si è”!
E’ assolutamente inutile bleffare, in questo mondo ci sono già tanti
ciarloni…
…non è il caso di farlo anche nelle assemblee!
1) avendo un medesimo pensare
Qualsiasi vera unità ha come base un medesimo pensare (non esiste un corpo
sano con due cervelli), figuriamoci il Corpo perfetto di Cristo!
I pensieri dei credenti sono tutti fondati sulla Parola di Dio, sugli
insegnamenti rivelati di Cristo, e chi è stato rigenerato dallo Spirito
Santo ha la mente di Cristo (cfr
1 Corinzi 2:16).
Tutto questo si materializza nell’avere gli stessi traguardi, la stessa
dottrina (con tutti i limiti per la conoscenza più o meno approfondita),
tutto questo è compreso nelle parole “avendo
un medesimo pensare”
La stessa Scrittura non ha due o più “fonti
di ispirazione”, Pietro ce lo insegna:
Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle
attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando
spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori.
Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura
proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai
dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio,
perché sospinti dallo Spirito Santo.
(2 Pietro 1:19-21)
Quindi se lo Spirito Santo è uno, la Scrittura è una, se tra due fratelli
non si è d’accordo con la Scrittura in un punto, almeno uno dei due sta
interpretandola male!
Oggi tante persone parlano dell’ecumenismo mediante il quale si cerca di
unire chiunque si chiama cristiano, e secondo questo modo di pensare:
- non importa se crediamo tante cose diverse.
Una dottrina vale l’altra, anche se si contraddicono fra di loro.
Non importa pensare nello stesso modo, basta avere tanto amore (visto
principalmente un sentimento).
Invece nella Scrittura Dio ci fa
capire chiaramente che è molto importante avere
un medesimo pensare, cioè,
pensare, credere, le stesse cose.
Anzi Dio ci comanda di avere un
medesimo pensare, ovvero, di credere le stesse cose, ad essere
concordi nei pensieri:
Perciò la base della vera unità è di credere le stesse cose; questo è
fondamentale perché non esiste vera unità dove non si ha un medesimo modo di
credere e di pensare e per fare questo bisogna tutti quanti impegnarsi nello
studio della Parola di Dio affinchè Essa trasformi ed educhi tutti i nostri
modi di pensare che, nell’ubbidienza della fede, sottoponiamo
individualmente e ciascuno volontariamente alla Sua autorità, per questo
Paolo scrive di avere (e non
essere) un medesimo pensare.
2) avendo un medesimo amore
Il secondo aspetto di una vera unità è di
avere un medesimo amore.
Per avere vera unità, dobbiamo avere lo stesso amore,
amore per Dio (che si dimostra in
modo pratico in questa vita terrena nell’avere e
amore gli uni per gli altri).
Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non
ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto.
(1
Giovanni 4:20)
Dio ama, e quell’Amore è attivo a prescindere dal merito ed è estremamente
pratico in quanto si vede nelle azioni di Dio che lo ha dimostrato in modo
esemplare nel sacrificio di Suo Figlio.
L’amore che deve essere comune a tutti i credenti è quindi un amore attivo,
ricordiamo che Gesù dichiara:
…Se uno mi ama, osserverà la
mia parola;
(tratto da Giovanni 14:21-23)
E ancora l’apostolo ci rappresenta questo amore come un amore estremamente
pratico, visibile:
Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi;
anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.
Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel
bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui?
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità.
Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri
cuori davanti a lui.
Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e
conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo fiducia davanti a
Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui, perché osserviamo i
suoi comandamenti e facciamo ciò che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù
Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha
dato.
Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui.
Da questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
(1 Giovanni 3:16-24)
…quel dallo Spirito che ci ha dato,
presuppone uno spirito vivo, che porta frutto!
E questo amore è quello che unisce i credenti; qualsiasi vera unità ha come
base un medesimo amore (non esiste un corpo sano con due cuori), figuriamoci
il Corpo perfetto di Cristo!
I desideri dei credenti sono tutti diretti verso Cristo, impegnati ad
esserGli graditi in ogni cosa, proprio come una sposa che si abbellisce al
massimo splendore per rendersi attraente al massimo per gli occhi del suo
sposo.
Tutto questo si materializza nell’avere gli stessi desideri spirituali,
tutto questo è compreso nelle parole “avendo
un medesimo amore”.
3) essendo un animo solo
Essere di
un animo solo significa “camminare
tutti nella stessa direzione”, che non vuole dire “fare tutti le stesse
cose”.
Essere di uno stesso animo,
lo stesso cuore, lo stesso traguardo, ovvero desiderare la stessa cosa e
impegnarsi (ciascuno con il suo dono, il suo ministerio, il suo impegno),
per raggiungerla.
Il desiderio che unisce i credenti è la gloria di Dio.
Questo desiderio si realizza veramente solo quando:
- c’è una base di verità biblica;
- c’è un vero amore per Dio e l’uno per l’altro;
Quando una di queste premesse manca non è possibile realizzare il buon
desiderio, anziché la gloria di Dio, si perseguirà qualcosa d’altro, magari
una buona associazione umanitaria, una buona attività di carità umana, che
prima o poi mostrerà la vera faccia, l’amore per il denaro, la ricerca della
gloria personale o terrena…
Allora (anche se può essere “fuori moda” dire questo), è importante
comprendere che alla base di ogni buon desiderio comune dello Spirito Santo
ci devono essere questi due caposaldi.
Proprio per questo Paolo opporrà (lo vedremo in seguito) a questa
rivelazione, l’esortazione di
- non fare nulla per spirito di parte o per vanagloria…
- cercare non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
4) essendo di unico sentimento
L’ultimo aspetto della vera unità è di “essere
di un unico sentimento”
(letteralmente: pensando le stesse
cose), oggi potremmo anche dire “sintonizzati
sulla stessa frequenza”.
Due bei esempi biblici sono quello delle
formiche e quello delle
locuste:
…le formiche, popolo senza forza, che si preparano il cibo durante l'estate…
…le locuste, che non hanno re, e procedono tutte, divise per schiere;
(tratto da Proverbi 30:25-27)
Questi due tipi di animali, pur essendo “di poco interesse” riescono a fare
e realizzare grandi cose perché sono
tutte di un unico sentimento.
Vediamo questa realtà anche nelle api, anch’esse tutte di un unico
sentimento riescono a costruire grandi alveari.
Quando gli uomini si mettono tutti uniti, riescono a compiere grandi cose,
lo sappiamo bene grazie anche al malvagio tentativo degli uomini di Babele:
Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole.
Dirigendosi verso l'Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese
di Scinear, e là si stanziarono.
Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!»
Essi adoperarono mattoni anziché pietre, e bitume invece di calce.
Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga
fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia
di tutta la terra».
Il SIGNORE discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini
costruivano.
Il SIGNORE disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua
sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di
condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il
loro linguaggio, perché l'uno non capisca la lingua dell'altro!»
(Genesi 11:1-7)
Dalla lettura di questo brano possiamo comprendere come la forza e la
determinazione diventano efficaci se c’è un unico sentimento, e il Signore
stesso (per fermare questa costruzione malvagia che era dettata dal
desiderio di realizzare un popolo di stolti) fece in modo che si
interrompesse questa determinazione “confondendo”
il loro linguaggio.
Oggi, con la pentecoste, Dio stesso ha fatto in modo che i Suoi uomini
avessero un nuovo linguaggio, quello dello Spirito Santo, che tutti
comprendono (e devono comprendere – cfr 1 Corinzi 14) e dobbiamo tutti noi
credenti parlare quella lingua se vogliamo collaborare alla costruzione
dell’edificio di Dio (la Chiesa).
Perciò fratelli, noi che abbiamo ricevuto in dono lo Spirito Santo, siamo
chiamati ad essere veramente uniti, ma di quell’Unità spirituale che viene
dall’avere un medesimo pensare,
cioè, credere le stesse verità di Dio, e
dall’avere un medesimo amore,
essere di un animo e un sentimento solo, cioè con gli stessi traguardi.
Questa è l’unità che Dio vuole per noi e per questa dobbiamo impegnarci.
Non dobbiamo fare molto fatica per capire che la nostra tendenza naturale
NON è di avere questa unità.
Siamo infatti naturalmente portati ad essere egoisti, pensare a se stessi e
ai propri interessi (anche quelli che si ritengono altruisti).
L’idea di impegnarsi per il bene comune, l’idea di avere un medesimo
pensiero, l’idea di avere un unico sentimento fra di noi, non è naturale per
nessuno.
Grazie a Dio siamo nati di nuovo,
siamo nati di Spirito e quello
che eravamo per natura prima di essere salvati non c’è più (è morto
spiritualmente e sta morendo fisicamente), ora abbiamo
un nuovo cuore in Cristo Gesù che
è totalmente ispirato dai Suoi sentimenti, dai Suoi desideri e siamo
chiamati, già fin da ora, a vivere conformemente a questa nostra nuova
natura.
La chiave per la vera unità è veramente
ascoltare e seguire il nostro
Buon Pastore.
Per vivere la vera Unità spirituale, bisogna conoscere e seguire la Parola
di Dio.
Avere la vera unità vuol dire avere lo stesso pensiero e gli stessi
traguardi, quel sentimento che
caratterizzò Cristo Gesù che
sottomise il suo interesse personale a quello degli altri.
Quando come credenti NON abbiamo lo stesso modo di pensare né lo stesso
traguardo, dobbiamo esaminarci, per capire se in qualcosa non siamo
“sintonizzati” su Dio.
Quando si cerca un’unità non fondata sulla Parola di Dio, non è la vera
unità, e non onora Dio, dobbiamo quindi rifiutare qualsiasi falsa unità, ed
impegnarci nella vera l’unità che glorifica Dio, se non vogliamo trovarci ad
avere investito le nostre energie in qualcosa che non merita.
COSE DA NON FARE
Abbiamo visto come dobbiamo camminare per perseguire la vera Unità
spirituale, ma dobbiamo anche imparare cosa evitare di fare se non
vogliamo (in qualche modo), rovinare, ostacolare la percezione di questa
unità tra i credenti, ed anche qui vediamo quattro rivelazioni che derivano
dalla aver compreso che:
1) la visione spirituale è condotta da un unico Spirito che ci insegna a
rinunciare a noi stessi in favore degli altri
2) la gloria di Dio è superiore alla mia gloria
3) la stima dei fratelli, come Chiesa, (e dei loro “interessi” spirituali) è
superiore alla mia (ai miei “interessi” spirituali personali)
4) l’interesse dei fratelli coincide (se non è addirittura superiore) con il
mio interesse
Queste quattro rivelazioni sono il risultato della maturazione del credente!
Se facciamo attenzione, sono proprio le caratteristiche che stavano
ritardando la crescita spirituale della chiesa dei corinzi, che Paolo
definisce carnali,
bambini:
Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi
come a carnali, come a bambini in Cristo.
(1 Corinzi 3:1)
La Vera Unità spirituale è in Cristo
e lo “si ha” o “non la si ha”, o “si è” o “non si è”, ma la si realizza con
la maturazione!
Può essere “normale” vedere credenti neofiti agire senza queste attitudini,
occorre correggerli, educarli alla Giustizia; non è invece “normale” ma
“patologico” vedere fratelli che dovrebbero avere una certa maturazione
nella fede agire senza queste attitudini!
Un credente maturo è quindi un credente che si comporta secondo questi
insegnamenti che ha compreso:
1)
la visione spirituale è condotta da un unico Spirito che ci insegna a
rinunciare a noi stessi in favore degli altri
…Non fate nulla per spirito di parte…
Per comprendere cosa intendesse qui Paolo, dobbiamo tornare leggermente
indietro nella lettura:
Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità…
…annunciano Cristo con spirito di
rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle
mie catene.
(tratto da Filippesi 1:15-17)
Mentre Paolo era in prigione e non poteva predicare pubblicamente, alcuni
uomini predicavano Cristo con spirito di rivalità nei suoi confronti;
volevano “superare” Paolo.
La predicazione del Vangelo di Cristo
è un ordine di Gesù stesso:
Andate per tutto il mondo,
predicate il vangelo a ogni creatura…
(Marco 16:15)
Ma Dio ci comanda anche di non fare
nulla (tanto meno predicare il
Vangelo) per spirito di parte.
Non dovremmo mai avere come motivazione quella della competizione contro i
fratelli in fede, sembra assurdo dover parlare di questo, ma purtroppo,
spesso e volentieri, all’interno della chiesa i fratelli (e i loro doni)
vengono visti come dei rivali,
degli avversari con cui competere; questo avviene quando non abbiamo
compreso la vera Unità spirituale.
È importante tanto la motivazione che abbiamo quanto quello che facciamo,
nel mondo tantissime cose vengono fatte con spirito di rivalità, cioè,
cercando di essere superiore agli altri e questo spirito viene riconosciuto
come positivo, come una buona motivazione per stimolare le persone, ma nella
Chiesa non deve essere così.
E’ naturale che dentro ogni uomo naturale c’è il desiderio di ricercare il
proprio benessere, e superare gli altri è un modo per avere dei privilegi
che il mondo offre.
Ma il Signore, per bocca di Paolo, ci sta ordinando di
non fare nulla (né cose fuori
dalla Chiesa, nè dentro la Chiesa, né cose materiali, né cose spirituali)
per spirito di parte.
Dio ci comanda di non fare nulla per
cercare di superare gli altri, ma dobbiamo chiederci perché?
Perché noi siamo una nuova creatura, siamo membra del Corpo di Cristo, siamo
pietre viventi che costituiscono l’edificio spirituale destinato ad essere
il Tempio di Dio, noi non siamo più individualisti, dobbiamo ragionare come
Corpo, come il Corpo di Cristo e poi perché la Gioia che porterebbe questa
“presunta superiorità” non sarebbe una Gioia duratura e il Signore vuole che
noi godiamo di una Gioia vera e duratura!
2) la gloria di Dio è superiore alla mia gloria
…Non fate nulla per vanagloria…
Cos’è la vanagloria?
È più o meno la stessa cosa che spinge qualcuno a fare qualcosa per essere
superiore.
Ma la vanagloria è (per sua
stessa definizione) una gloria vana, gloria che in realtà non vale nulla,
orgoglio, vedersi di un valore più grande di quello che si ha; è di fatto
una gloria temporale, è presa da uomini che sono soggetti alla morte e con
la morte se ne va.
Succede spesso che anche nell’opera del Signore ci si può impegnare tanto
per essere visti come bravi, per
vanagloria, per essere stimati nella chiesa.
Questo, come l’egoismo, è una forma di
carnalità, di immaturità che va
corretta e abbandonata con la sana
crescita.
Gesù ci parlava di questo modo di
ricercare la gloria e di cosa ne pensava:
Io non prendo gloria dagli uomini; ma so che non avete l’amore di Dio in
voi.
Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro
verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete.
Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non
cercate la gloria che viene da Dio solo? (Giovanni
5:41-44)
Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come
fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli
uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno.
(Matteo 6:2)
Ed egli disse loro: Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio
conosce i vostri cuori; perché quello che è eccelso tra gli uomini, è
abominevole davanti a Dio.
(Luca 16:15)
Fratelli, in tutti questi versetti, Gesù sta parlando chiaramente di quanto
è sbagliato, inutile, vano e ingannevole cercare la gloria dagli uomini.
E’ naturale che dentro ogni uomo naturale c’è il desiderio per gloria, e
superare gli altri è un modo per ricevere la gloria che il mondo offre ma il
Signore, per bocca di Paolo, ci sta ordinando di
non fare nulla (né cose fuori
dalla Chiesa, nè dentro la Chiesa, né cose materiali, né cose spirituali)
per spirito di parte.
E qui Dio, per bocca di Paolo, ci comanda di
non fare nulla per vanagloria!
E non è un comandamento limitato alle cose spirituali, è per ogni aspetto
della nostra vita.
Non dobbiamo fare NULLA per vanagloria.
Dio ci comanda di non cercare la
vanagloria, ma dobbiamo chiederci perché?
Perché noi siamo una nuova creatura, siamo membra del Corpo di Cristo, siamo
pietre viventi che costituiscono l’edificio spirituale destinato ad essere
il Tempio di Dio, noi non siamo più individualisti, dobbiamo ragionare come
Corpo, come il Corpo di Cristo e poi perché la Gioia che porterebbe la
vanagloria non sarebbe una Gioia duratura e il Signore vuole che noi godiamo
di una Gioia vera e duratura!
Inoltre dobbiamo comprendere che la Gioia duratura (che deriva
dall’onore, dalla gloria) è
quella che coinvolge tutto il Corpo di Cristo, non esiste una gioia che fa
gioirne solo una parte, ricordiamo cosa insegna Paolo:
Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è
onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.
Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
(1 Corinzi 12:26-27)
…ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso…
Il Signore, per metterci in condizione di esperimentare la vera Gioia
duratura ci chiama ad avere umiltà e quindi a
stimare gli altri superiori a noi
stessi.
Ma in che senso dobbiamo considerare
gli altri superiori a noi stessi?
Stimare gli altri superiori a noi stessi
non vuol dire che l’artigiano deve credere che l’apprendista sia più bravo
di lui in quel campo; la stessa Scrittura per bocca di Paolo ci insegna che
ognuno dovrebbe avere un concetto
sobrio di se stesso secondo il dono che ha ricevuto:
…dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di
quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura
di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.
Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non
hanno una medesima funzione, così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo
in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
(Romani 12:3-5)
Ovvero, quando vedo un fratello che
cade in errore, non devo sentirmi superiore a lui e pensare di non cadere,
anzi Paolo scrive:
…chi pensa di stare in piedi
guardi di non cadere.
Quindi è in questo senso che dobbiamo
considerarci prudenzialmente meno
degni di stima del fratello e temere di non cadere nello stesso errore o
ancora peggio. Questo comandamento parla in termini generali, di come
dovremmo vedere gli altri credenti come regola generale.
Quando consideriamo gli altri
superiori a noi stessi, possiamo ubbidire più facilmente a molti dei
comandamenti di Grazia:
Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri.
Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.
Possiamo vedere anche nella vita dell’Apostolo Paolo, una crescita in
questo, facciamo attenzione a tre dichiarazioni di Paolo a distanza di anni
l’una dall’altra:
…perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere
chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio.
A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia
di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo…
Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che
Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il
primo.
Man mano che Paolo cresceva nel suo cammino con Cristo, riconosceva sempre
di più gli altri superiori a sé, aveva sempre più umiltà e questo è un segno
della vera maturità.
L’umiltà è necessaria per poter avere la vera unità.
Solo se abbiamo umiltà riusciremo a vedere quella unione spirituale che è
già una realtà nei cieli in Cristo e possiamo goderne già fin da ora i
benefici.
Siamo dunque chiamati (per sperimentare la Vera Gioia) ad avere vera umiltà,
altrimenti, come scriveva Paolo ai fratelli della Galazia:
Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere
consumati gli uni dagli altri.
(Galati 5:15)
4) l’interesse dei fratelli coincide (se non è addirittura superiore) con il
mio interesse
…cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
Nel mondo e nella società è considerato normale che ognuno cerchi i suoi
propri interessi:
- i datori di lavoro cercano di pagare il meno possibile e sfruttano i
dipendenti;
- i dipendenti cercano di avere i più soldi possibile, e fare il meno
possibile;
- quando vai a comprare il venditore cerca di chiedere più del vero valore;
- colui che compra cerca di pagare meno del vero valore.
Tutto questo è ovvio ed è considerato assolutamente normale che ogni persona
cerchi il proprio interesse, in quanto considera il proprio corpo e le sue
esigenze come preminenti rispetto agli altri.
In Cristo il ragionamento è identico e nello stesso tempo completamente
differente; chi è in Cristo non considera più il proprio corpo ma il Corpo
di Cristo, quindi per lui è preminente il bisogno e le esigenze di questo
Corpo ed il suo stesso corpo naturale lo considera meno importante.
Chi è in Cristo fa parte del CORPO di Cristo e
cerca in modo prioritario l’interesse di questo Corpo.
Leggiamo come Paolo considerava questo a livello personale:
Noi siamo pazzi a causa di Cristo, ma voi siete sapienti in Cristo; noi
siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete onorati, ma noi siamo
disprezzati.
Fino a questo momento, noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e
senza fissa dimora, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani;
ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo;
siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il
rifiuto di tutti.
Allora, Dio ci chiama a non vivere solo per il nostro bene, per il nostro
interesse, ma anche
per interesse degli altri, se
discerniamo realmente che gli altri sono con noi il Corpo di Cristo.
Dobbiamo quindi cercare quello che
portano alla edificazione reciproca, come dice la Scrittura:
Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla
reciproca edificazione.
(Romani 14:19)
Ciascuno di noi compiaccia al
prossimo, nel bene, a scopo di edificazione.
Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di
abbondarne per l'edificazione della chiesa.
(1 Corinzi 14:12)
Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una
rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un'interpretazione, si faccia
ogni cosa per l'edificazione.
(1 Corinzi 14:26)
È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come
evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi
in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo,
fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del
Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura
perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e
portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per
l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità
nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.
Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito
da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di
ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore.
(Efesini 4:11-16)
Giorno per giorno, dobbiamo considerare come possiamo promuovere il bene
l’uno dell’altro per non compiacere a noi stessi, ma compiacere al prossimo
a scopo di edificazione del Corpo di Cristo.
Questo è un modo di vita radicalmente diverso da quello del mondo, e nella
sua radicalità sarà oggetto di critica da parte dell’esercito di
“accomodanti”.
Ma è il modo di vita che porta alla Gioia, quella reciproca, quella che
dura, quella che il Signore vuole che noi sperimentiamo!
***
UN PERFETTO ESEMPIO DI VERA UMILTA’
(2:5-8)
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il
quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio
qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma
di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo,
umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di
croce.
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù…
Se abbiamo compreso che siamo stati fatti partecipi dello Spirito Santo e
dobbiamo farci condurre da Lui, dobbiamo considerare che l’esempio di Gesù
Cristo uomo è il Sommo esempio di un colui che viveva camminando per Lo
Spirito in modo perfetto e completo:
…colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo
Spirito con misura.
(Giovanni 3:34)
E se noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci ha inviato Lui,
apparteniamo a Cristo e siamo chiamati a vivere come Lui, Paolo ce lo
rivela:
Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita
veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non
appartiene a lui.
Avere “lo Spirito di Cristo” non è solo un “documento da sfoggiare
all’occorrenza per farsi identificare; vuol dire avere in noi lo stesso
Spirito che aveva Cristo; vuol dire veramente rispecchiare Cristo, avere il
suo stesso sentimento:
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.
Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e
umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;
(Matteo 11:28-29)
Gesù è umile e mansueto di cuore,
Egli ci chiama a venire a Lui, e
a prendere il suo giogo, e ad
imparare da Lui.
Chi non prende il giogo di Cristo, non appartiene a Cristo.
Perciò imitare Cristo non è solo il modo migliore di vivere la vita
cristiana, è l’unico modo di avere veramente Cristo.
Per questo, Dio guidò Paolo a scrivere questo brano, per aiutarci a capire
meglio la persona di Cristo, affinché possiamo imitarLo sempre di più.
…il quale, pur essendo in forma di Dio…
Per capire l’umiltà di Cristo, il
Suo sentimento, dobbiamo iniziare
considerando la gloria di Cristo.
Solo quando comprendiamo la gloria di Cristo Gesù
dall’eternità passata possiamo iniziare a comprendere l’umiltà di Cristo
quando è venuto nel mondo.
La parola “essendo” è una parola
che parla dello stato continuo, vuol dire “esserlo
veramente.”
La parola “forma” è la parola “morphe”e
significa la forma intrinseca, la forma essenziale, cioè, non solo una forma
che assomiglia, ma la vera forma di qualcuno; guardando a Gesù si vede la
vera forma di Dio, Egli è veramente l’esatta forma di Dio, leggiamo cosa
insegna la Scrittura:
Questi versi sono una chiara e forte dichiarazione che Gesù Cristo è
pienamente Dio; in quanto non esiste alcuna creatura che è simile a Dio, né
che è uguale a Dio; come dichiara Lui stesso:
…affinché voi mi conosciate e crediate in me, e comprendiate che sono io.
Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno.
…perché dall’est all’ovest si riconosca che non c’è nessun Dio fuori di me.
Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro.
Gesù Cristo è quindi pienamente Dio, Gesù Cristo è eterno, non ebbe un
inizio, è il Creatore di tutto, prima che ci fosse qualsiasi cosa, prima che
ci fosse il mondo, o l’universo, prima che ci fossero gli angeli, era Dio:
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.
Essa era nel principio con Dio.
Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle
cose fatte è stata fatta.
In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini…
…Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non
l'ha conosciuto…
…E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena
di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come
di unigenito dal Padre.
(tratto da Giovanni 1:1-14)
Gli angeli Lo adorarono e tuttora, Gesù Cristo riceve la gloria e l’onore in
cielo.
Come Creatore, Egli è al di sopra di tutte le sue creature.
Questa era la realtà per Cristo Gesù prima che diventasse uomo.
Egli è stato da sempre il grande Dio sovrano e Creatore.
Quando pensiamo all’umiliazione di Cristo,
dobbiamo sempre ricordare da dove si è abbassato!
…non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente…
Gesù è uguale a Dio, la parola “uguale”
vuol dire proprio uguale!
Gesù non solo “ha tante delle qualità di Dio”, Gesù è veramente “uguale a
Dio in tutto”!
Questo ci fa meglio comprendere cosa intendesse dire Paolo scrivendo “qualcosa
a cui aggrapparsi gelosamente”.
In greco, la parola “aggrapparsi”
è la parola che vuol dire “un furto”
quindi la traduzione letterale potrebbe essere: “Non considerò l’essere
uguale a Dio un furto”, ovvero “non
stava derubando Dio, perché Egli è veramente Dio, perciò, la gloria che Egli
riceve è la gloria che gli è dovuta”.
…svuotò se stesso…
Ora, consideriamo il vero e proprio
sentimento che caratterizzò la vita di Gesù Cristo uomo e che dovrebbe
caratterizzare ogni credente su questa terra:
l’umiliazione volontaria, tenendo
bene presente che lo scopo per cui vogliamo considerare l’umiltà di Cristo è
per capire in che modo Dio ci comanda di essere umili, in quanto lo scopo di
conoscere Cristo di più non è meramente accademico ma serve per imitarlo,
per trasformarci e renderci più simili alla Sua immagine.
Gesù Cristo aveva ogni diritto di continuare a manifestare e godere la Sua
Gloria; non era un furto per Lui
continuare ad aggrapparsi alla Sua
gloria; invece Gesù NON si è aggrappato alla Sua gloria; Egli
si spogliò…
La parola tradotta qui con “spogliarsi”
è tradotta nella Nuova Diodati con “svuotò
se stesso”, infatti la parola greca usata qui vuol dire “rendere
vuoto”, perciò, qui, l’idea è che Cristo ha messo da parte la sua
gloria, si è svuotato della
Gloria che era così evidente per poter diventare uomo.
Dobbiamo capire che questo non vuol dire che “Cristo
era meno glorioso” ma che si era
spogliato della Gloria visibile ed esteriore.
Cristo si è realmente umiliato, si è
Svuotato della Sua gloria e l’ha volontariamente nascosta (fatta
eccezione per pochissimi istanti (nella trasfigurazione cfr Matteo 17:1-13),
e Giovanni ce lo rivela:
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di
grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di
unigenito dal Padre.
(Giovanni 1:14)
…prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini…
Già il pensiero che il glorioso creatore Dio sia diventato un uomo è
veramente difficile da comprendere, ma se fosse diventato l’uomo più
glorioso e onorato nella storia del mondo, sarebbe stato comunque una
grandissima umiliazione ma forse il nostro intelletto l’avrebbe in qualche
modo “accettato”; ma se consideriamo che Gesù Cristo ha preso forma di
servo, allora saltano tutti i nostri neuroni!
Il Sovrano Dio non solo è diventato uomo, ma ha preso
forma di servo!
Quella del servo era la posizione
più bassa che esisteva.
Il servo
era considerato meno importante di tutti gli altri, era colui che doveva
pensare sempre agli altri, e nessuno pensava a lui.
E Gesù, chiamatili a sé, disse: “Voi sapete che i sovrani delle nazioni le
signoreggiano e che i grandi esercitano il potere su di esse, ma tra di voi
non sarà così; anzi chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro
servo; e chiunque tra di voi vorrà essere primo a sia vostro schiavo. Poiché
anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e
per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.
(Matteo 20:25-28)
Gesù Cristo, che tutti gli angeli servivano, è venuto in terra come uomo, e
non solo come uomo, ma come servo.
È venuto per servire, non per essere servito:
Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per
dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.
(Marco 10:45)
Gesù ha preso forma di Servo,
divenendo simile agli uomini
(come un uomo), questo era necessario, in modo che Cristo potesse morire per
il peccato dell’uomo come insegna sia Paolo che l’autore della lettera agli
ebrei:
Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva
impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a
carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella
carne,
(Romani 8:3)
Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per
essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano
Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo.
(Ebrei 2:17)
Questi versi dichiarano che Cristo è stato mandato in carne simile a carne
di peccato, cioè, Cristo è diventato veramente uomo, solo che non ha mai
peccato (altrimenti non avrebbe potuto
espiare il peccato del popolo).
…trovato esteriormente come un uomo…
-
solo così poteva essere veramente
tentato come noi;
- solo così poteva morire al posto nostro per subire l’ira di Dio come
nostro sostituto.
- solo così poteva realmente capire ogni nostra tentazione per intercedere
oggi per noi davanti al Padre.
…umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di
croce.
Dio ci comanda di essere umili e ci dimostra Gesù Cristo come
l’esempio perfetto di umiltà.
Cristo fu umile
dalla sua nascita fino alla croce.
Cristo fu umile
in ogni cosa e la Sua umiltà si dimostrò nella Sua ubbidienza totale al
Padre.
Colui che aveva comandato gli angeli, creato l’universo con una parola, ora
volontariamente ubbidiva in ogni minimo dettaglio al Padre e lo dimostrò
anche nella sua volontaria sottomissione alla Legge, ricordiamo alcuni passi
e alcune dichiarazioni di Gesù:
Gesù disse loro: Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e
di compiere l’opera sua.
(Giovanni 4:34)
…perché
io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di
colui che mi ha mandato.
(Giovanni 6:38)
La vera umiltà ci porta a ubbidire a Dio in ogni cosa, l’orgoglio ci spinge
a trovare scuse per non ubbidire totalmente a Dio.
Non inganniamoci!
È impossibile essere umili se non siamo ubbidienti a Dio in tutto; rifiutare
volontariamente e consapevolmente di ubbidire dimostra un cuore duro e
orgoglioso, Gesù dimostrava perfetta ubbidienza perché aveva perfetta
umiltà.
Sopra ogni cosa Gesù voleva che fosse fatta la volontà di Dio, era
totalmente ubbidiente in ogni cosa, tale era la sua umiliazione e tale era
la sua ubbidienza.
Gesù Cristo si è umiliato al punto di ubbidire in ogni cosa,
fino alla morte,
fino alla morte della croce e la
croce era una morte terribile e umiliante.
Quando Gesù dovette affrontare la morte nella maniera più infame ed
ingiusta, sapeva che sarebbe stata peggiore di ogni altra morte nella
storia, perché la Sua morte non era una semplice sofferenza fisica, era
molto peggio di chi muore sapendo di andare all’inferno.
Gesù sapeva che avrebbe subito la terribile ira di Dio che era destinata a
punire tutti i peccati di tutti quelli che Dio avrebbe salvato in tutta la
storia del mondo, la sua angoscia e la sua ubbidienza le vediamo entrambe
nella sua preghiera nel Getsemani:
Si allontanò di nuovo per la seconda volta e pregò, dicendo: “Padre mio, se
non è possibile che questo calice si allontani da me senza che io lo beva
sia fatta la tua volontà!”.
(Matteo 26:42)
Innanzitutto, era umiliante
perché la persona doveva essere appesa in alto, pienamente in vista di
tutti:
E quelli che passavano di là, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo:
«Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te
stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce!»
Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi,
dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! Se lui è il re
d’Israele, scenda ora giù dalla croce, e noi crederemo in lui. Si è
confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: “Sono
Figlio di Dio”».
E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui.
(Matteo 27:39-44)
Era umiliante
perché la persona rappresentava la maledizione:
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto
maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al
legno»).
(Galati 3:13)
Oltre a questo la morte della croce
era una morte lenta, dolorosa e terribile.
L’umiliazione del nostro Signore Gesù Cristo è una verità così profonda che
avremo sempre più da comprendere e da applicare alla nostra vita cristiana.
Guardare dritto al Suo esempio ci aiuta a comprendere quanto è terribile il
nostro orgoglio quando non vogliamo umiliarci e ci aiuta a capire cos’è la
vera umiltà nella quale siamo chiamati a camminare.
Dio ci chiama ad essere umili come Cristo era umile, affinchè il destino
glorioso di Cristo sia anche il nostro!
L’UMILTA’ PRECEDE LA GLORIA
(2:9-11)
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di
sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei
cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è
il Signore, alla gloria di Dio Padre.
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato…
Paolo ora ci rivela
il frutto dell’umiliazione di Cristo, infatti Cristo è l’esempio perfetto
per noi anche in questo.
Dopo che Cristo si era umiliato, essendo stato ubbidiente al Padre in ogni
cosa, e umiliandosi fino alla morte, e alla morte di croce,
Il Padre lo ha sovranamente innalzato.
Qui c’è un principio molto importante nella Bibbia:
Chi si umilia veramente, sarà innalzato da Dio.
Consideriamo come Cristo è stato innalzato da Dio, anzi
sovranamente innalzato!
Abbiamo già visto che prima di venire come uomo Cristo era già innalzato,
cioè, pieno di
Gloria, ma dopo la croce, Gesù ha una gloria che non aveva prima della
croce!
Prima che Cristo fosse venuto sulla terra, era già pieno di gloria, ma ora è
tornato in cielo ancora pienamente Dio, ma anche pienamente
uomo perfetto, come
il Mediatore, come
Colui che ha acquistato un popolo con
il suo sacrificio, come l’agnello celebrato:
Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli
anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva
sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta
la terra.
Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.
Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro
anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle
coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.
Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio,
con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai
fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra».
E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi
e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di
migliaia.
Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di
ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria
e la lode».
E tutte le creature che sono nel cielo,
sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi,
udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la
lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli».
Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!»
E gli anziani si prostrarono e adorarono.
(Apocalisse 5:6-14)
Cristo era sempre Dio, ma ora, dopo la croce, è stato innalzato in modo
ancora più visibile a tutti (come la sua umiliazione era visibile a tutti).
Prima la sua gloria era manifesta in cielo, ora la sua gloria è manifesta in
cielo e in terra.
Consideriamo alcuni degli aspetti della gloria di Gesù Cristo risorto:
- Cristo è stato innalzato quando è stato risuscitato dai morti.
Prima di Cristo, nessuno era mai stato risuscitato con un corpo glorioso,
Egli è il primogenito dei morti
(Colossesi 1:18).
Lazzaro, e tutti gli altri furono risuscitati con corpi normali, e perciò,
dovevano morire ancora, invece Cristo è stato risuscitato con il suo corpo
glorificato.
Cristo Gesù è stato risuscitato con il suo corpo trasformato, come primizia
della nostra risurrezione.
Ogni credente riceverà un corpo glorioso, come quello di Cristo, alla
risurrezione dei credenti.
-
Cristo è stato innalzato in quanto è
giustificato nello Spirito, cioè fu dichiarato giusto, avendo pagato il
prezzo intero della condanna dei
peccati di tutti ed in forza di questa giustificazione Egli è stato
istituito come:
- Unico Mediatore tra Dio e gli uomini:
Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini,
Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti…
(1 Timoteo 2:5-6)
- Sommo Sacerdote del Nuovo Patto:
Ora, il punto essenziale delle cose che stiamo dicendo è questo: abbiamo un
sommo sacerdote tale che si è seduto alla destra del trono della Maestà nei
cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore, e non
un uomo, ha eretto.
Infatti, ogni sommo sacerdote è costituito per offrire doni e sacrifici; è
perciò necessario che anche questo sommo sacerdote abbia qualcosa da
offrire. Ora, se fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote,
poiché vi sono coloro che offrono i doni secondo la legge.
Essi celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti,
come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: «Guarda»,
disse, «di fare ogni cosa secondo
il modello che ti è stato mostrato sul monte».
Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il
patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore.
(Ebrei 8:1-6)
- Cristo è stato innalzato quando ascese in cielo,
portando con sé dei prigionieri e
in trionfo e affinchè riempisse ogni
cosa (anche le parti più basse
della Terra prendendo le chiavi del soggiorno dei morti):
…egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci
condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; ha spogliato
i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su
di loro per mezzo della croce.
(Colossesi 2:13-15)
Per questo è detto: «Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri
e ha fatto dei doni agli uomini».
Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso
nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è
salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa.
(Efesini 4:8-10)
Non temere, io sono il primo e l'ultimo, e il vivente.
Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi
della morte e dell'Ades.
(Apocalisse 1:17-18)
- Cristo è stato innalzato dal Padre
facendolo sedere alla Sua destra in cielo:
Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri
per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo
del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale
ha pure creato l’universo.
Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che
sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la
purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi
altissimi.
Così è diventato di tanto superiore agli angeli, di quanto il nome che ha
ereditato è più eccellente del loro.
(Ebrei 1:1-4)
Cristo è seduto alla destra di Dio
non solamente come Dio, ma anche come uomo, questa è la posizione più alta
possibile.
Questa è la posizione di gloria che Cristo ha oggi.
Per noi è un’enorme benedizione che Cristo si trovi alla destra di Dio,
perché in quella posizione di onore, Cristo vive per intercedere per noi.
- Cristo è anche innalzato in quanto, dopo la risurrezione,
tutto il potere gli è stato dato in
cielo e in terra, per questo ora
è con noi fino alla fine dell’età presente:
Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare
tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed
ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente.
(Matteo
28:18-20)
- Cristo è stato innalzato in
quanto tutto il giudizio è stato dato
a Lui:
Infatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figlio
vivifica chi vuole.
Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al
Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre.
Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che
mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla
morte alla vita.
In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti
udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno.
Perché come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di
avere vita in se stesso; e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il
Figlio dell'uomo.
Non vi meravigliate di questo; perché l'ora viene in cui tutti quelli che
sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno
operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in
risurrezione di giudizio.
(Giovanni 5:21-29)
- Cristo è stato innalzato in quanto
è stato dato come Capo supremo alla Chiesa (cfr Efesini 1:22; 5:23;
Colossesi 1:18)
…gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome…
Questi sono solamente alcuni aspetti in cui Cristo è stato estremamente
innalzato da Dio, ma Paolo ce ne indica uno in particolare:
gli ha dato il nome che è al di sopra
di ogni nome.
Nella Scrittura il nome di una persona è molto più che solo un modo di
chiamarla, il nome di una persona rappresenta la persona stessa, per questo,
più volte nell’Antico Testamento vediamo esempi in cui Dio cambia il nome di
qualcuno, perché cambia la persona e il suo destino.
Perciò, quando questo versetto dichiara che Dio ha dato a Cristo un nome che
è al di sopra di ogni nome, parla di come Cristo è assolutamente superiore
in ogni senso ad ogni creatura in tutto l’universo.
Cristo non ha rivali, non si possono paragonare altri con Cristo, perché non
c’è nessuna creatura pari a Cristo Gesù:
- solo Gesù è il Cristo (il Messia, l’Unto di Dio: Il Profeta (La Parola di
Dio), il Re, Il Sommo Sacerdote)
- solo Gesù Cristo è il Redentore, nessun altro ha pagato alcuna parte della
nostra salvezza.
- solo Cristo è il nostro Mediatore, non ci sono altri mediatori fra l’uomo
e Dio.
- solo Cristo Gesù è il Giusto Giudice del mondo.
- solo Gesù Cristo è stato tentato in ogni cosa, però senza peccare, in modo
che può comprendere ogni nostra tentazione e prova.
- solo Gesù Cristo è l’eterno Figlio di Dio.
- solo Cristo ha tutta l’autorità in cielo e in terra.
- solo Cristo vive sempre per intercedere per noi.
In ognuno dei suoi ruoli, Cristo ha
il nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Pietro sintetizzava questo nella sua predicazione di pentecoste:
In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro
nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere
salvati».
La Salvezza sta nel Nome, ovvero, nella persona di Gesù Cristo.
…affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra,
e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla
gloria di Dio Padre.
1) si pieghi ogni ginocchio di ogni creatura
2) ogni creatura confessi che Gesù Cristo è il Signore
Piegare le ginocchia
è sia un atto fisico di resa che un simbolo di sottomissione e riverenza.
Ogni ginocchio,
il che vuol dire ogni creatura,
nei cieli, sulla terra, e sotto terra, sarà sottomesso a Cristo, perché
questo è il disegno di Dio:
…infatti sta scritto: «Come è vero
che vivo», dice il Signore, «ogni
ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio».
Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo
disegno.
(Giobbe 42:2)
2) ogni creatura confessi che Gesù
Cristo è il Signore
Gesù Cristo sarà riconosciuto in senso assoluto da ogni creatura e ogni
persona e ogni essere spirituale, come il glorioso o sovrano Dio.
- Nei cieli:
la dimora degli angeli.
Già quando Cristo era sulla terra, nello stato di umiliazione, gli angeli Lo
adoravano e Lo onoravano, quanto di più ora che Cristo è nella Sua gloria
visibile.
Gli uomini che sono salvati e gli uomini ribelli, tutti quanti
riconosceranno Cristo come il Signore.
Tutti piegheranno le loro ginocchia in sottomissione a Lui, chi
volontariamente e con cuore grato e profonda devozione (i redenti e il
creato liberato dal peccato) e chi in modo forzato (i ribelli), perché
nessuno potrà resistere al potere di Cristo quando ritornerà sulla terra
come giudice.
Sappiamo che anche quando Gesù era sulla terra i demoni hanno riconosciuto
che era il Figlio di Dio e Gli sono stati soggetti a Lui; quanto più quando
Gesù ritornerà nella sua gloria!
Quando Gesù Cristo verrà nella sua gloria, ogni ribellione sarà totalmente
distrutta ed Egli avrà un regno assoluto e eterno.
***
E’ importante che comprendiamo quanto grande è stata l’umiliazione di Cristo
e quanto gloriosa è la sua elevazione perché comprendendo questo
comprenderemo anche quanto è importante seguire le Sue orme.
Dobbiamo capire questa Verità per riuscire a gioire anche in mezzo alle
prove, sapendo che il nostro Signore e Salvatore, che è passato per la
Grande Prova con totale umiltà e sottomissione è oggi oltremodo glorioso e
innalzato.
Questo è inoltre un principio fondamentale divino, Dio innalza coloro che
veramente si umiliano:
Poiché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato».
(Luca 14:11)
Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v’innalzerà.
(Giacomo 4:10)
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a
suo tempo;
(1 Pietro 5:6)
E quando sarà Dio ad innalzarci nessuno ci potrà abbassare e quando Dio
abbasserà qualcuno nessuno potrà rialzarlo, Davide che aveva compreso
questo, anche quando era costretto a fuggire dal palazzo reale assediato da
suo figlio Absalom, disse:
Ma tu, o Eterno, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi
rialza il capo. (Salmo
3:3)
Ricordiamo ancora le parole del cantico di Maria:
Egli ha operato potentemente con il suo braccio; ha disperso quelli che
erano superbi nei pensieri del loro cuore; ha detronizzato i potenti, e ha
innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani
vuote i ricchi.
(Luca 1:51-53)
Questa Verità è veramente troppo grande per poterla comprendere veramente
fino in fondo con la nostra mente, dobbiamo accettarla e crederla per fede,
non troveremo mai una spiegazione logica a questo, non è possibile
accettarla con una mente naturale lucida, solo
un pazzo (umanamente
parlando), o un bambino, è
in grado di credere una cosa del genere, ma
a Dio è piaciuto così:
Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi
molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio
ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha
scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha
scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose
che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno
si vanti di fronte a Dio.
(1 Corinzi 1:26-29)
In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli
intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti
è piaciuto.
(Matteo 11:25-26)
Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: In
verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non
entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo
bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli.
(Matteo 18:2-4)
Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno
dei cieli è per chi assomiglia a loro
(Matteo 19:14)