Lettera di Paolo ai Galati

 

 

Terza parte

 

5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

a.              Esempio dei figli di Abramo (Il figlio della schiava/il figlio della donna libera)

Ditemi, voi che volete essere sotto la legge, non prestate ascolto alla legge?

Infatti sta scritto che Abraamo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla donna libera; ma quello della schiava nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtù della promessa.

Queste cose hanno un senso allegorico; poiché queste donne sono due patti; uno, del monte Sinai, genera per la schiavitù, ed è Agar.

Infatti Agar è il monte Sinai in Arabia e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente, che è schiava con i suoi figli.

Ma la Gerusalemme di lassù è libera, ed è nostra madre. Infatti sta scritto: «Rallègrati, sterile, che non partorivi! Prorompi in grida, tu che non avevi provato le doglie del parto! Poiché i figli dell'abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva marito».

Ora, fratelli, come Isacco, voi siete figli della promessa.

E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello che era nato secondo lo Spirito, così succede anche ora.

Ma che dice la Scrittura? «Caccia via la schiava e suo figlio; perché il figlio della schiava non sarà erede con il figlio della donna libera».

Perciò, fratelli, noi non siamo figli della schiava, ma della donna libera.

Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù.

Paolo, a sostegno della incompatibilità di coesistenza tra l due posizioni, cita in modo allegorico, un fatto della vita di Abramo, la nascita dei suoi due figli ed il successivo allontanamento di Agar ed Ismaele (il figlio secondo la carne) per non rovinare l’eredità di Isacco il figlio della promessa.

Paolo paragona la nascita di Isacco alla nascita del cristiano, del figlio di Dio, una nascita soprannaturale proprio come Isacco la cui madre Sara era sterile.

E come figli della promessa i cristiani non devono vivere come se fossero i figli della schiava.

Inoltre Paolo mette in evidenza come Ismaele si poneva come antagonista ad Isacco, proprio come questi intrusi si ponevano in antagonismo alla predicazione del Vangelo, difatti quando Abramo celebrò lo svezzamento di Isacco con un banchetto, Ismaele derise Isacco e Abramo, sotto pressione di Sara e con il consenso di Dio, dovette allontanare a malincuore Agar ed Ismaele.

In conclusione Paolo afferma che lui ed i galati credenti non erano figli della schiava che non aveva parte all’eredità, ma della donna libera (figli della promessa) e contestualmente induce i galati a “cacciare” coloro che sono figli della schiava per non subire inutilmente la loro persecuzione, derisione e conseguente odio.

 

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

b.              Il ritorno alla Legge rovina la Grazia

Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla.

Qui Paolo, riassumendo, certifica, in qualità di apostolo, che qualsiasi aggiunta alla fede (ai fini della giustificazione e santificazione) rende vano il sacrificio di Cristo!

Paolo dichiara che Gesù Cristo è il grande Liberatore, e ammonisce i galati che un cedimento su questo piano dottrinale li renderebbe nuovamente schiavi della Legge e quindi sotto maledizione.

Paolo non aveva nulla di personale contro la circoncisione (fece addirittura circoncidere Timoteo in modo che il giovane potesse svolgere un ampio ministerio cfr Atti 16:1-3), ma era fortemente contrario alla teologia dei giudaismo secondo cui la circoncisione era necessaria per avere la salvezza.

Chiunque si sarebbe fatto circoncidere per quel motivo, avrebbe aggiunto opere alla fede, annullando il testamento ed avrebbe così dimostrato di non essere stato fermo nella fede che salva in Cristo Gesù!

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

c.              Il ritorno alla Legge rende l’uomo debitore

Dichiaro di nuovo: ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge.

Paolo dichiara nuovamente che ritornare alla Legge, oltre a rendere vana la grazia, rendeva nuovamente l’uomo obbligato ad osservare tutta la Legge.

La Legge è un unico patto e se qualcuno entra in quel patto è obbligato ad osservarlo pienamente, non solo per una porzione.

Abbiamo oggi delle situazioni “ibride”, ma sono da ritenersi false in  tutto, non possiamo predicare la liberazione dal peccato e contestualmente rimetterci sotto il giogo della Legge (o di alcuni aspetti particolari), qualsiasi imposizione, anche se parziale, minima, dobbiamo rigettarla senza indugio.

 

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

d.              Il ritorno alla Legge significa rinnegare la Grazia

Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia.

Poiché quanto a noi, è in spirito, per fede, che aspettiamo la speranza della giustizia.

Infatti, in Cristo Gesù non ha valore né la circoncisione né l'incirconcisione; quello che vale è la fede che opera per mezzo dell'amore.

Ritornare alla Legge e accettare la circoncisione come opera meritoria ai fini della giustificazione e santificazione, comporta terribili implicazioni che i galati erano chiamati a considerare.

Ricercare la giustificazione nelle opere della Legge  significa essere separati da Cristo, con tutto quello che ne consegue, ovvero rimanere nuovamente obbligati alla perfetta osservanza di tutta la Legge per conseguire la salvezza.

A differenza di coloro che vogliono vedere risplendere la propria giustizia con l’atto esteriore della circoncisione, Paolo dichiara di aspettare la speranza della giustizia.

Al ritorno di Cristo, i cristiani saranno completamente conformi a tutti i requisiti del volere di Dio.

La giustizia interiore legale che inizia alla giustificazione, sarà trasformata in giustizia esteriore alla glorificazione.

In Cristo Gesù tutti questi atti esteriori non hanno valore, ha valore invece una fede operante per mezzo dell’amore, vediamo in questa espressione di Paolo una perfetta sintonia con quanto insegna Giacomo nella sua lettera:

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?

Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.

Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano. Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore? Abraamo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere quando offrì suo figlio Isacco sull'altare?

Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa; così fu adempiuta la Scrittura che dice: «Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia»; e fu chiamato amico di Dio.

Dunque vedete che l'uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto.

E così Raab, la prostituta, non fu anche lei giustificata per le opere quando accolse gli inviati e li fece ripartire per un'altra strada? Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. (Giacomo 2:14-26)

 

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

e.              Il ritorno alla Legge ostacola il progresso del cristiano

Voi correvate bene; chi vi ha fermati perché non ubbidiate alla verità?

Una tale persuasione non viene da colui che vi chiama.

Un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta.

Riguardo a voi, io ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete diversamente; ma colui che vi turba ne subirà la condanna, chiunque egli sia.

Paolo paragona l’esperienza dei galati ad una corsa, iniziata con piglio ma arrestata da qualcuno, con il risultato che non stavano ubbidendo alla Verità.

Questo modo di descrivere la vita cristiana è caro a Paolo e ne parlerà in questo modo in diverse sue lettere (1 Corinzi 9:26 / Filippesi 3:14 / 2 Timoteo 4:7).

Il falso insegnamento che i galati stavano per abbracciare, non aveva origine nel Dio che li chiamava nella Sua Grazia e la preoccupazione di Paolo era che un piccolo focolaio sarebbe potuto diventare un incendio inarrestabile… …un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta.

Paolo vuole rimanere ottimista circa la scelta dei galati… … io ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete diversamente; ma colui che vi turba ne subirà la condanna, chiunque egli sia.

 

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

f.                Il ritorno alla Legge annulla la croce

Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono ancora perseguitato?

Lo scandalo della croce sarebbe allora tolto via.

Si facciano pure evirare quelli che vi turbano!

Paolo, prima della conversione, predicava sicuramente la circoncisione, ma ora ne aveva denunciato apertamente l’inutilità ai fini della giustificazione e della santificazione, per questo      era perseguitato.

Se Paolo avesse continuato a predicare l’obbedienza alla Legge, lo scandalo della croce sarebbe allora tolto via, ovvero la pietra di inciampo avrebbe cessato di esistere.

L’uomo naturale trova offensivo il messaggio del Vangelo, in quanto togli all’uomo ogni gloria e merito circa la propria salvezza, questa è una vera e propria pietra di inciampo (scandalo).

La provocazione ironica di Paolo non ha bisogno di commenti: Si facciano pure evirare quelli che vi turbano!

 

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

g.              L’uso scorretto della Libertà

Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».

Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri.

 

Finora Paolo ha parlato della Libertà cristiana dalla Legge e dalla sua maledizione.

Ha predicato la Libertà cristiana vissuta nella fede, ma ora vuole spiegare meglio, al fine di non essere mal compreso, cosa si intende per vivere nella Libertà cristiana.

Purtroppo questo “fraintendimento” non è così raro, fin dai tempi apostolici ci furono dei falsi profeti che predicavano la licenziosità in virtù della Libertà dalla Legge, ne parlano praticamente tutti gli autori delle lettere neotestamentarie, ivi compreso il libro dell’Apocalisse.

Giuda li descrive in un modo inequivocabile:

Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Gesù Cristo.

Ora voglio ricordare a voi che avete da tempo conosciuto tutto questo, che il Signore, dopo aver tratto in salvo il popolo dal paese d'Egitto, fece in seguito perire quelli che non credettero.

Egli ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora. Allo stesso modo Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si abbandonarono, come loro, alla fornicazione e ai vizi contro natura, sono date come esempio, portando la pena di un fuoco eterno.

Ciò nonostante, anche questi visionari contaminano la carne nello stesso modo, disprezzano l'autorità e parlano male delle dignità. Invece, l'arcangelo Michele, quando contendeva con il diavolo disputando per il corpo di Mosè, non osò pronunciare contro di lui un giudizio ingiurioso, ma disse: «Ti sgridi il Signore!» Questi, invece, parlano in maniera oltraggiosa di quello che ignorano, e si corrompono in tutto ciò che sanno per istinto, come bestie prive di ragione. Guai a loro! Perché si sono incamminati per la via di Caino, e per amor di lucro si sono gettati nei traviamenti di Balaam, e sono periti per la ribellione di Core.

Essi sono delle macchie nelle vostre agapi quando banchettano con voi senza ritegno, pascendo se stessi; nuvole senza acqua, portate qua e là dai venti; alberi d'autunno senza frutti, due volte morti, sradicati; onde furiose del mare, schiumanti la loro bruttura; stelle erranti, a cui è riservata l'oscurità delle tenebre in eterno.

Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui».

Sono dei mormoratori, degli scontenti; camminano secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce cose incredibilmente gonfie, e circondano d'ammirazione le persone per interesse. (Giuda 3-16)

 

Al posto della schivitù della Legge, Paolo esorta i galati a vivere in un stato di servizio d’amore, gli uni per gli altri.

Piuttosto che essere schiavi della Legge o della carne, essi sono chiamati ad essere servi gli uni degli altri.

Questo modo di servirsi reciprocamente curava le ferite, e Paolo lo contrappone ai morsi che l’ambizione malsana di voler fare apparire la propria giustizia, provocava tra i legalisti e coloro che erano affascinati da questa falsa dottrina.

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

h.              L’uso corretto della Libertà: una vita secondo lo Spirito

Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne.

Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste.

Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge.

Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio.

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge.

L’ordine di Paolo trasmesso ai Galati, per vivere correttamente la Libertà cristiana e non essere schiavi dei desideri della carne è di camminare secondo lo Spirito.

Se è vero che il figlio di Dio ha ricevuto lo Spirito Santo in dono da Dio quando ha creduto, ha nella sua vita la responsabilità di camminare secondo lo Spirito.

Lo Spirito non agisce con violenza, è facoltà dell’uomo il camminare secondo lo Spirito o vivere secondo la carne morente per soddisfarne i desideri.

E’ questa la ricetta di Paolo per vivere nella Libertà cristiana!

Si intravede qui il concetto delle due nature, che Paolo spiegherà più dettagliatamente nella lettera ai romani (Romani 7:14-25), ma possiamo sintetizzarla qui ricordando che ogni cristiano ha due nature, la natura carnale (ricevuta alla nascita terrena) ed una nuova natura ricevuta al momento della rigenerazione (quando il credente è diventato partecipe della natura divina (cfr 2 Pietro 1:4).

Entrambe le nature hanno desideri che sono opposti fra loro, e non sono conciliabili in nessun modo.

Lo Spirito “blocca” quando si cammina per Esso, i desideri della carne e la carne “rattrista lo Spirito Santo” (cfr Efesini 4:30) quando si agisce per mezzo di essa.

Paolo sottolinea che una vita santa non è vissuta sotto le norme della Legge ma è una vita condotta dallo Spirito Santo.

Questo significa che sia la giustificazione che la santificazione non possono essere raggiunte con lo sforzo umano, ma le si raggiunge avendo fede in Gesù Cristo per essere salvati e vivendo per lo Spirito per essere santificati.

Paolo inoltre dichiara che le opere della carne sono manifeste (ovvero non possono rimanere nascoste) ed elenca iniziando dai peccati di natura sessuale (fornicazione, impurità, dissolutezza), poi passa ai peccati di natura spirituale  (idolatria, stregoneria), passa ancora ai peccati di ordine sociale (inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie), per poi ultimare con i peccati di ordine comportamentale nei propri confronti (ubriachezze, orge e altre simili cose).

Facendo questa dichiarazione, Paolo non vuol dire che il cristiano che cade in questi peccati, perda automaticamente la salvezza, vuole dire che chi vive continuamente in tale stato senza ravvedersi, senza avvertire alcun rimorso e desiderio di allontanarsi da tale stato di corruzione, dimostra con i fatti di non essere figlio di Dio e quindi di non essere erede del regno di Dio.

Nel credente che cammina per lo Spirito, lo Spirito Santo stesso produce un frutto, la vita di Cristo e le Sue virtù manifestate nella vita del cristiano, è il modo in cui Cristo è formato in un credente, Paolo scriverà così ai corinzi:

E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito. (2 Corinzi 3:18)

 

Paolo elenca queste virtù, partendo dalle tre virtù che sono frutto della trasformazione della mente e che trovano la loro origine in Dio (amore, gioia, pace), per poi passare alle virtù indirizzate al prossimo (pazienza, benevolenza, bontà), per concludere con le virtù che fanno la condotta personale del credente  (fedeltà, mansuetudine, autocontrollo), Paolo conclude dicendo che contro tali virtù non esiste alcuna Legge per regolamentarle in quanto non sono sotto maledizione ma sotto la benedizione di Dio.

 

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5.                Difesa della libertà prodotta dal Vangelo:

i.                L’uso corretto della Libertà: una vita di servizio volonteroso

Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.

Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito.

Non siamo vanagloriosi, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.

Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine.

Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato.

Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo.

Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla, inganna se stesso.

Ciascuno esamini invece l'opera propria; così avrà modo di vantarsi in rapporto a se stesso e non perché si paragona agli altri.

Ciascuno infatti porterà il proprio fardello.

Chi viene istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo istruisce.

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.

Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo.

Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede.

 

Paolo spiega che quelli che sono di Cristo, sono morti al peccato.

Quando si sono identificati nella morte di Cristo e nella Sua resurrezione, i figli di Dio sono liberati dalla condanna del peccato e la nuova natura è inattaccabile dal peccato in quanto è la natura di Dio stesso (nascita dallo Spirito Santo).

La vittoria contro le passioni ed i desideri della carne è stata data in Cristo nella Sua morte! 

Quindi ora il credente che vive nello Spirito è “caldamente invitato” a camminare per lo Spirito e servirsi reciprocamente:

A)                     rialzarsi reciprocamente

B)                       portare i pesi gli uni degli altri

C)                     rispettarsi reciprocamente

 

A)                      Nel camminare per lo Spirito, Paolo ammette che si possa anche cadere, difatti dice che se uno viene sorpreso in colpa (“sorpreso” o “colto in peccato” ovvero se qualcuno viene sopraffatto o catturato dal peccato ma non vive nel peccato in modo abituale e con indifferenza), i fratelli sono chiamati a rialzarlo con spirito di mansuetudine.

Nello stesso tempo, vista la caduta del fratello, ciascuno è esortato a badare bene a se stesso, al fine di non essere tentato, con la consapevolezza che nessuno è immune dal cadere.

 

B)                       Ciascun credente può trovarsi a dover subire il peso del proprio “fallimento spirituale” o “cadute rovinose” che pesano come macigni.

Gli altri fratelli, vista la difficoltà del fratello pentito, sono chiamati ad aiutarlo o portare il peso, non ad usargli intolleranza o giudizio, pensando contestualmente al proprio fardello e quindi non sentendosi giudici intolleranti ma comprensivi e di aiuto.

Un esempio di questo atteggiamento lo possiamo vedere nello scandalo di Corinto affrontato nella seconda lettera ai Corinzi:

Or se qualcuno è stato causa di tristezza, egli ha rattristato non tanto me quanto, in qualche misura, per non esagerare, tutti voi.

Basta a quel tale la punizione inflittagli dalla maggioranza; quindi ora, al contrario, dovreste piuttosto perdonarlo e confortarlo, perché non abbia a rimanere oppresso da troppa tristezza.

Perciò vi esorto a confermargli il vostro amore; poiché anche per questo vi ho scritto: per vedere alla prova se siete ubbidienti in ogni cosa.

A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch'io; perché anch'io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l'ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo, affinché non siamo raggirati da Satana; infatti non ignoriamo le sue macchinazioni.

(2 Corinzi 2:5-11)

 

C)                      Ogni credente è chiamato a sostenere coloro si affaticano per il loro insegnamento, questo per far comprendere quanto è grande il valore della Parola rispetto ai valori di questo mondo.

Proprio per questo Paolo parla di seminare e mietere.

Tutti noi abbiamo delle risorse, e siamo comunque chiamati a spendere le nostre risorse, sta a noi scegliere che tipo di frutto vogliamo mietere, se noi seminiamo per la carne mieteremo le opere della carne, se seminiamo le nostre risorse comminando per lo Spirito, mieteremo il frutto dello Spirito… …non ci si può beffare di Dio!

Paolo, sapendo già che il credente potrebbe scoraggiarsi nel non vedere il frutto immediato della sua semina, lo previene ricordandoci che se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo.

 

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6.                Conclusione

a.               Saluto autografo

Guardate con che grossi caratteri vi ho scritto di mia propria mano!

Paolo saluta i galati di suo pugno, ed è probabile che avendo problemi di vista scrivesse con caratteri molto grandi.

 

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6.                Conclusione

b.               Identificazione e descrizione degli avversari del Vangelo

Tutti coloro che vogliono far bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere e ciò al solo fine di non essere perseguitati a causa della croce di Cristo.

Poiché neppure loro, che sono circoncisi, osservano la legge; ma vogliono che siate circoncisi per potersi vantare della vostra carne.

In questa accusa conclusiva, Paolo svela i sentimenti di questi intrusi che turbavano i galati ed insegnavano questo falso vangelo:

-         Volevano fare bella figura nella carne

-         Volevano fuggire la persecuzione a causa della croce di Cristo

-         Erano ipocriti in quanto essi stessi non osservavano la Legge

-         Volevano vantarsi del proselitismo spicciolo

 

In queste quattro caratteristiche possiamo vedere il carattere del falso profeta tipo, del religioso formalista e vano al quale non dobbiamo assomigliare.

Paolo stesso a più riprese predico e dimostrò con i fatti di:

-      Non cercare il favore degli uomini

-      Di saper affrontare la persecuzione a causa della croce di Cristo

-      Di vivere in prima persona quello che predicava

-      Di amare veramente i fratelli non considerandoli dei semplici proseliti

 

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6.                Conclusione

c.               Posizione e vanto spirituale di Paolo

Ma quanto a me, non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo.

Infatti, tanto la circoncisione che l'incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l'essere una nuova creatura.

Su quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull'Israele di Dio.

Da ora in poi nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo il marchio di Gesù.

Il vanto di Paolo non consisteva nella propria giustizia ottenuta con l’osservanza della Legge, ma consisteva nella identificazione con la croce di Cristo, mediante il quale aveva rotto qualsiasi legame con questo mondo decaduto.

Il sistema “mondo”, con tutte le sue attrattive, manifestazioni carnali e religiose basate sullo sforzo umano, era messo da parte da Paolo.

Egli guardava il mondo come se si trovasse sulla croce e il mondo guardava Paolo come se egli si trovasse sulla croce.

Davanti a questa realtà, la circoncisione o meno erano nulla, importa solo l’essere una nuova creatura.

Paolo specifica ancora in questo punto che tutto ciò che è visibile non conta, non vale, quello che vale è ciò che invisibile, l’essere una nuova creatura, creatura spirituale, che vive e si muove nello Spirito, che spera in quello che non si vede e vive praticamente ciò che non è visibile all’occhio carnale:

Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. (Ebrei 11:1)

La benedizione di Paolo non è solo un modo per chiudere la lettera, egli dichiara che la pace e la misericordia di Dio, sono su chi cammina in questa regola, fuori da essa non vi è alcuna pace e benedizione di Dio!

Paolo declama le cicatrici della persecuzione a causa della croce che portava nel corpo, come un marchio di appartenenza al Suo Signore.

Esse dimostravano che egli era uno schiavo di Cristo e non uno che cercava di compiacere al mondo.

 

***

6.                Conclusione

d.               Benedizione

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Paolo chiude la lettera citando la Grazia del nostro Signore Gesù Cristo, in contrapposizione finale alla giustizia cercata per mezzo dell’osservanza della Legge.

 

 

Gianni Marinuzzi