
I principi e l'ordine nella Chiesa
	
	
	
	I PRINCIPI E L’ORDINE NELLA CHIESA
	
	La tradizione è ed è sempre stata una acerrima nemica della fede genuina che il Signore ci dà; lo vediamo nel popolo di 
	Israele e lo vediamo anche oggi, 
	il ripetersi di certi 
	momenti possono far cadere nell’ordinario e nell’abituale delle realtà 
	spirituali che alla fine pratichiamo senza sapere nemmeno più il motivo per 
	cui le si praticano, noi non siamo esenti da 
	questo pericolo, purtroppo come in ogni cosa “la forma” ha la sua influenza.
	La forma non è di per se negativa, 
	ogni cosa 
	ha una forma, non se ne può fare a meno, 
	ma è nostra attenzione tenere desta la nostra mente sul contenuto e non 
	sulla forma che, seppur necessaria, non deve prendere il posto della 
	sostanza!
	Se noi dobbiamo comprare una 
	buona bottiglia di vino, cosa guardiamo? 
	Ci lasciamo prendere solo 
	dalla forma della bottiglia o dal colore dell’etichetta o è la bontà e la 
	genuinità del suo contenuto a influenzare la nostra scelta?
	Certo la “forma della 
	bottiglia e il colore dell’etichetta” possono colpire il nostro sguardo, ma 
	non credo (si spera) che al di là dell’apprezzamento momentaneo 
	influenzeranno la nostra scelta finale relativamente all’acquisto.
	
	Così dobbiamo ragionare anche nelle cose che concernono l’ordine nella 
	chiesa locale.
	
	L’ordine nella chiesa è una tradizione 
	o un comandamento?
	
	
	
	La Parola di Dio del nuovo 
	Patto, volutamente è abbastanza “scarna” di formalismi, Gesù disse alla 
	samaritana, relativamente ai luoghi ed alle forme:
	Donna, credimi;
	l'ora viene che né su questo monte né 
	a Gerusalemme adorerete il Padre, Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che
	i veri adoratori adoreranno il Padre 
	in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e 
	quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità. 
	
	(tratto da Giovanni 4:21-24)
	
	La vita nello Spirito Santo è 
	una vita che non si può contenere in 
	
	otri vecchi, 
	in cuori carnali ed in 
	forme terrene, e questo, se mal praticato, 
	può portare qualche disordine nella gestione comunitaria.
	Proprio per questo abbiamo le 
	istruzioni degli apostoli circa i principi che devono regolare la chiesa 
	locale, 
	principi, non “forme statiche”, affinché possiamo vivere le benedizioni di Dio con 
	dignità, ordine e decoro.
	Dobbiamo però tenere presente 
	che il nostro Dio 
	è un Dio di ordine e 
	
	di pace e non di confusione 
	(cfr 1 Corinzi 14:33), e la stessa confusione è stata 
	sempre una forma di maledizione da parte di Dio o quanto meno un freno, come 
	possiamo chiaramente vedere nell’episodio della torre di Babele:
	Tutta la terra parlava la 
	stessa lingua e usava le stesse parole.
	Dirigendosi verso 
	l'Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e là 
	si stanziarono. 
	Si dissero l'un l'altro: 
	«Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!» 
	Essi adoperarono mattoni 
	anziché pietre, e bitume invece di calce. 
	Poi dissero: «Venite, 
	costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; 
	acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la 
	terra». 
	Il SIGNORE discese per 
	vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. 
	Il SIGNORE disse: «Ecco, 
	essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il 
	principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò 
	che intendono fare. Scendiamo dunque 
	e confondiamo il loro linguaggio, perché l'uno non capisca la lingua 
	dell'altro!»
	Così
	il SIGNORE li disperse di là su tutta 
	la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città. 
	Perciò a questa fu dato 
	il nome di Babel, perché là il 
	SIGNORE confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la 
	faccia della terra. 
	
	(Genesi 11:1-9)
	
	Cosa letteralmente inversa 
	avvenne nel momento che discese lo Spirito Santo:
	Or a Gerusalemme 
	soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il 
	cielo. 
	Quando avvenne quel 
	suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché
	ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 
	E tutti stupivano e si 
	meravigliavano, dicendo: «Tutti questi che parlano non sono Galilei?
	Come mai li udiamo parlare ciascuno 
	nella nostra propria lingua natìa? 
	Noi Parti, Medi, Elamiti, 
	abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e 
	dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della 
	Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e 
	Arabi, li udiamo parlare delle grandi 
	cose di Dio nelle nostre lingue». 
	
	(Atti 2:5-11)
	
	In particolare di questo 
	argomento della confusione e dell’ordine nella Chiesa, se ne è occupato
	
	l’apostolo Paolo nella prima lettera ai corinzi, dove a causa proprio 
	di questi disordini 
	nell’amministrare i doni del Signore, si era realizzata una situazione 
	non dignitosa sotto vari 
	aspetti, tra i quali anche la 
	conduzione delle riunioni 
	comunitarie. 
	Vogliamo quindi riflettere su 
	alcuni principi fondamentali di una buona conduzione per valutare le forme che inevitabilmente bisogna 
	avere e così sottoporle alla Luce della Scrittura per poterle eventualmente 
	cambiare, adattare, od apprezzarle in modo meno “rituale”.
	
	***
	
	
	Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la 
	chiesa.
	
	Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi 
	profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli 
	interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione. 
	
	Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi 
	servirebbe se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche 
	conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento?
	
	Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se 
	non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto 
	o con la cetra? 
	
	E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia? 
	
	Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile, 
	come si capirà quello che dite? Parlerete al vento.
	
	Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è 
	senza significato.  Se quindi non 
	comprendo il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e 
	chi parla sarà uno straniero per me. 
	
	Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di 
	abbondarne per l'edificazione della chiesa.
	
	Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se 
	prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane 
	infruttuosa. 
	
	Che dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; 
	salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza. 
	
	Altrimenti, se tu benedici Dio soltanto con lo spirito, colui che occupa il 
	posto come semplice uditore come potrà dire: «Amen!» alla tua preghiera di 
	ringraziamento, visto che non sa quello che tu dici? 
	
	Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l'altro non è 
	edificato. 
	
	Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nella 
	chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli 
	altri, che dirne diecimila in altra lingua.
	
	Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a 
	malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti. 
	
	È scritto nella legge: «Parlerò a 
	questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di 
	labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.
	Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti; 
	la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i 
	credenti. 
	
	Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue 
	ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi? 
	
	Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, 
	egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono 
	svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, 
	proclamando che Dio è veramente fra voi. Che dunque, fratelli? Quando vi 
	riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una 
	rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un'interpretazione, si faccia 
	ogni cosa per l'edificazione. 
	
	Se c'è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e 
	l'uno dopo l'altro, e qualcuno interpreti. 
	
	Se non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e parlino a se stessi e 
	a Dio.
	
	Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino; se una 
	rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia. 
	
	Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti 
	siano incoraggiati. Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, 
	perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace.
	
	Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, 
	perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la 
	legge. 
	
	Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è 
	vergognoso per una donna parlare in assemblea. 
	
	La parola di Dio è forse proceduta da voi? O è forse pervenuta a voi soli?
	
	Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che 
	io vi scrivo sono comandamenti del Signore. 
	
	E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.
	
	Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in 
	altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine. 
	
	(1 Corinzi 14)
	
	***
	Il tema generale 
	dell’insegnamento di Paolo in questa parte della prima lettera ai corinzi, è
	
	la supremazia del dono di 
	profezia sugli altri doni e questa supremazia deriva dal fatto che 
	quello che si insegna e 
	che si pratica deve essere comprensibile (intellegibile), a sostegno di questa tesi possiamo notare come
	
	il dono di profezia (spiegare 
	chiaramente le Scritture) sia “superiore” al dono delle lingue in 
	quanto quest’ultimo (se non reso 
	
	comprensibile con 
	l’interpretazione) non è utile alla 
	
	edificazione comune (non è comprensibile), ma vogliamo analizzare compiutamente il testo.
	
	LA PREMESSA
	
	
	Contestualmente al 
	
	desiderare ardentemente i doni spirituali, Paolo ci esorta a 
	
	ricercare l’amore, altrimenti se non c’è questa essenziale premessa, 
	
	i doni spirituali che riceviamo non saremo in grado di 
	utilizzarli per l’edificazione della chiesa (lo scopo per cui ci vengono dati), ne faremo un uso 
	improprio, mancando così lo scopo (peccando).
	Per questo Paolo (proprio al 
	capitolo prima) ha descritto come 
	il possesso e l’esercizio 
	dei doni spirituali (al massimo della loro espressioni, che sfiora quasi l’assurdo) 
	senza l’amore portino di 
	fatto un esercizio vano, che 
	
	non giova a nulla:
	
	Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, 
	sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. 
	
	Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la 
	scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi 
	amore, non sarei nulla. 
	
	Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio 
	corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente. 
	(1 Corinzi 13:1-3)
	
	Deve quindi essere nostra
	
	occupazione, 
	il ricercare 
	l’amore, quello vero, quello di Dio,
	
	quell’amore che cammina a 
	braccetto con la Verità!
	E l’Amore divino, quello che 
	proviene dallo Spirito Santo, ha come scopo 
	l’edificazione della 
	chiesa, e per mezzo dei doni ricevuti si amplifica e da concetti teorici 
	(profezia), si materializza in atti pratici (intelligenza a servizio pratico 
	degli altri mediante l’amore).
	Un buon indizio utile a capire se 
	stiamo esercitando il
	dono spirituale 
	con 
	amore 
	verso il prossimo è quello di 
	assicurarci che il nostro esercizio sia da lui 
	compreso.
	Per questo Paolo, in questa 
	lettera ai fratelli di Corinto, spiega come l’esercizio dei doni ricevuti 
	(ed erano molti al punto che 
	non mancavano di 
	nessun dono di parola e di conoscenza – cfr 1 Corinzi 1:5), anziché promuovere tra loro 
	una edificazione comune, promuoveva un “vantaggio personale” attraverso un 
	uso smodato della “libertà personale” spesso a spese di altri membri del 
	corpo le cui necessità venivano calpestate o ignorate, in questa sfrenata 
	esibizione di doni erano propensi a sfoggiare il “dono delle lingue” (di 
	sicuro appariscente) quale “segno di maturità spirituale”.
	Come correttivo, Paolo non 
	propone di “soffocare” l’uso dei doni fino a maturità raggiunta, esorta a
	
	regolare il loro uso con 
	l’Amore, esercitando i doni in modo 
	da 
	arrecare beneficio al corpo di Cristo (la Chiesa nel Suo insieme e nello 
	specifico la chiesa locale) ed allo stesso tempo onorare Dio.
	Per comprendere in modo 
	puntuale quanto vuole insegnarci Paolo, possiamo provare a suddividere 
	l’insegnamento secondo il seguente schema:
	
	Perché desiderare 
	ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono 
	delle lingue?
	
	- Perché ciò 
	è logico (versi da 2 a 4)
	- Perché ciò 
	è utile:
	
	            - 
	all’istruzione (versi da 5 a 6)
	
	            - 
	all’avvertimento (versi da 7 a 9)
	
	            - 
	alla comunione (versi da 10 a 12)
	
	            - 
	alla edificazione (versi da 13 a 19)
	
	Paolo 
	esorta quindi i fratelli 
	al ragionamento maturo ed assennato (verso 20) e dà loro anche una 
	spiegazione dottrinale:
	
	            - 
	secondo la Legge (versi da 21 a 22)
	
	            - 
	secondo lo Spirito (versi da 23 a 25)
	
	Come applicare 
	praticamente questi insegnamenti?
	
	
	            - 
	nel coinvolgimento globale dei membri ma ordinato ed entro dei limiti:
	
	                       
	- nell’adorazione comunitaria (versi da 26 a 28)
	
	                       
	- nell’insegnamento (versi da 29 a 35)
	
	                       
	- circa il comportamento delle donne (versi da 34 a 35)
	
	Autorità apostolica degli 
	insegnamenti 
	(versi da 36 a 38)
	
	
	***
	Perché desiderare 
	ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono 
	delle lingue?
	
	Perché ciò è logico!
	
	
	Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché 
	nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose. 
	
	Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di 
	esortazione e di consolazione.  Chi 
	parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la 
	chiesa. (1 Corinzi 14:2-4)
	
	
	I doni spirituali, sono la 
	manifestazione dello Spirito per il bene comune:
	Ora a ciascuno
	è data la manifestazione dello 
	Spirito per il bene comune. 
	(1 Corinzi 12:7)
	
	Ma questi 
	doni, non sono stati dati per un semplice arricchimento 
	personale, ma sono dati per il 
	beneficio di tutto il corpo spirituale (la Chiesa) e dobbiamo quindi, 
	per essere coerenti e logici, indirizzare ogni
	manifestazione spirituale in tale 
	direzione.
	Ancora di più, nelle riunioni comunitarie,
	i doni spirituali ed il loro esercizio
	devono essere direzionati verso l’edificazione comune e in quel 
	contesto spicca ancora di più la “superiorità” 
	del 
	dono di profezia sul
	
	dono delle lingue per la sua 
	stessa missione.
	A differenza quindi di chi esprime 
	le sue parole a Dio in Spirito, quindi come ritiene meglio
	nella sua espressione privata, il 
	profeta parla agli uomini rivolgendosi a loro
	nella loro lingua, e porta 
	agli uditori una parola che deve essere comprensibile ed utile 
	alla edificazione,
	atta cioè a fare crescere la vita spirituale; una parola di
	
	esortazione e di consolazione, 
	finalizzata a curare le afflizioni 
	e rialzare l'anima abbattuta per
	aiutarla a camminare meglio e 
	nella giusta direzione.
	Quindi nel momento che gli incontri comunitari sono fatti innanzi tutto 
	per la comunione fraterna e per la reciproca edificazione, bisogna 
	che ci si parli in un linguaggio chiaro per tutti, 
	altrimenti, come dice lo stesso Paolo 
	
	
	parleremo al vento.
	E di questo 
	concetto di 
	comprensibilità 
	dobbiamo preoccuparci 
	sotto ogni aspetto, dobbiamo tenere conto della
	
	capacità di comprendere di chi ci sta davanti.
	Gesù stesso (che era ripieno della 
	conoscenza di Dio), ci insegna che dobbiamo 
	agire così, quando egli disse ai Suoi (prima dell’avvento del dono dello 
	Spirito Santo):
	
	Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata… 
	(Giovanni 16:12)
	
	Altrimenti, magari, certo, io farò un bel
	
	sermone; 
	ma l'altro non è edificato, non solo,
	
	se non comprendo il significato del 
	linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero 
	per me (non vi è alcun tipo di comunione e edificazione reciproca 
	possibile). 
	Dobbiamo quindi 
	impegnarci ad usare un 
	parlare comprensibile sotto agni aspetto possibile, un parlare chiaro, semplice, perché chi ascolta ne 
	riceva edificazione in quanto:
	Ora, come invocheranno 
	colui nel quale non hanno creduto? 
	
	E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? (O hanno sentito parlare in modo incomprensibile?)
	
	E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? (O hanno sentito annunciare in modo incomprensibile?)
	E come annunceranno se 
	non sono mandati? Com'è scritto: «Quanto 
	sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!»
	Ma non tutti hanno 
	ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?» 
	
	Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.  (Romani 10:17)
	
	***
	Perché desiderare 
	ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono 
	delle lingue?
	
	Perché ciò è utile per l’insegnamento reciproco!
	
	
	Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi 
	profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli 
	interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione.
	
	Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi 
	servirebbe se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche 
	conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento? 
	(1 Corinzi 14:5-6)
	
	Paolo vorrebbe che i doni nella chiesa fossero sovrabbondanti, ma nell’ottica della reciproca 
	
	edificazione!
	Possiamo notare come Paolo 
	ritiene utile alla Chiesa che molti possano 
	
	profetare, anzi auspica addirittura che 
	tutti possano 
	profetare, 
	eppure tante volte l’esercizio di questo dono 
	viene volutamente 
	limitato a poche persone ed attentamente selezionate, 
	se non addirittura 
	ad uno solo, magari 
	un professionista…
	L’esercizio del dono di 
	profezia deve istruire, portare 
	
	qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche 
	insegnamento, perché la chiesa ne riceva edificazione, 
	
	se ciò non avviene, a causa 
	dell’incomprensibilità del messaggio, è come 
	
	parlare al vento!
	Tutti i doni dello Spirito Santo sono stati dati per l’utile comune, quindi anche il dono delle lingue è stato dato per 
	una utilità 
	per l’edificazione del corpo di Cristo (la Chiesa), e questo dono è stato estremamente utile e 
	indubbiamente fondamentale all’inizio della diffusione del Vangelo ai 
	pagani, parlando lingue straniere comprensibili alle popolazioni, 
	soprattutto in assenza della Parola scritta, infatti Paolo parla di 
	
	
	specie di linguaggi 
	presenti nel mondo, 
	non di lingue extraterrene (fatta eccezione per il passo di 1 Corinzi 13 
	dove parla di 
	lingue degli angeli come un’iperbole).
	Ma questo dono, 
	come tutti i doni dello 
	Spirito Santo può essere anche proposto in modo “carnale”, e questo era quello che era già avvenuto nella 
	chiesa di Corinto e che Paolo sta in questo contesto correggendo.
	
	***
	Perché desiderare 
	ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono 
	delle lingue?
	
	Perché ciò è utile ai fini dell’avvertimento 
	reciproco!
	
	
	Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se 
	non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto 
	o con la cetra? 
	
	E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia? 
	
	Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile, 
	come si capirà quello che dite? Parlerete al vento. 
	(1 Corinzi 14:7-9)
	
	E, anche ammesso che io abbia 
	comunicato qualcosa di importante alla chiesa, 
	
	
	se la tromba dà un suono 
	sconosciuto,
	chi si preparerà alla battaglia? 
	Paolo arriva a dire: 
	
	parlerete al vento!
	
	***
	Perché desiderare 
	ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono 
	delle lingue?
	
	Perché ciò è utile ai fini della comunione!
	
	
	Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è 
	senza significato. Se quindi non comprendo il significato del linguaggio 
	sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me. 
	
	Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di 
	abbondarne per l'edificazione della chiesa. 
	(1 Corinzi 14:10-12)
	
	Molti anni fa a Babele, gli 
	uomini volevano 
	edificare una loro città, con 
	un loro monumento 
	che arrivasse fino 
	al cielo, 
	
	per acquistarsi fama e non essere dispersi:
	Venite,
	costruiamoci una città e una torre la 
	cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo 
	dispersi sulla faccia di tutta la terra 
	
	(Genesi 11:4)
	
	Davanti a questo loro intento, 
	Dio (nella Sua Bontà lungimirante), confuse i loro linguaggi affinchè non si 
	comprendessero:
	…scendiamo dunque e
	confondiamo il loro linguaggio, 
	perché l'uno non capisca la lingua dell'altro! 
	(Genesi 11:7)
	
	Ma una volta aperta la Porta 
	della Grazia mediante la fede in Cristo Gesù, il giorno della 
	
	Pentecoste, ovvero il giorno della 
	discesa dello Spirito Santo, ognuno 
	
	poteva udire lo 
	stesso Vangelo nella propria lingua:
	Come mai
	li udiamo parlare ciascuno nella 
	nostra propria lingua natìa? 
	Noi Parti, Medi, Elamiti, 
	abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e 
	dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della 
	Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e 
	Arabi, li udiamo parlare delle grandi 
	cose di Dio nelle nostre lingue. 
	
	(Genesi 11:7)
	
	Il “tornare a non 
	comprendersi” nella Chiesa non è una bella 
	immagine in tale prospettiva, occorre quindi che ogni espressione pubblica 
	nell’assemblea comune sia in lingua comprensibile da tutti, o al limite 
	tradotta per chi non è nella condizione di comprenderla, altrimenti non è 
	nemmeno possibile sperimentare una comunione, 
	
	
	se quindi non comprendo 
	il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla 
	sarà uno straniero per me.
	
	***
	Perché desiderare 
	ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono 
	delle lingue?
	
	Perché ciò è utile ai fini della edificazione!
	
	
	Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se 
	prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane 
	infruttuosa. 
	
	Che dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; 
	salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza. 
	
	Altrimenti, se tu benedici Dio soltanto con lo spirito, colui che occupa il 
	posto come semplice uditore come potrà dire: «Amen!» alla tua preghiera di 
	ringraziamento, visto che non sa quello che tu dici? 
	
	Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l'altro non è 
	edificato. 
	
	Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nella 
	chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli 
	altri, che dirne diecimila in altra lingua. 
	(1 Corinzi 14:13-19)
	
	Paolo arriva a dire che 
	
	
	nella chiesa preferisco 
	dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne 
	diecimila in altra lingua, e questo ai fini di 
	edificare l’altro, ci rendiamo 
	conto di quanto sia importante la reciproca edificazione?
	Paolo scriverà così agli efesini:
	Nessuna cattiva parola 
	esca dalla vostra bocca; ma se ne
	avete qualcuna buona, che edifichi 
	secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta. 
	
	Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati 
	per il giorno della redenzione. 
	(Efesini 4:29-30)
	
	Lo Spirito Santo che ci 
	ha elargito i Suoi doni per l’utile comune e che vede che 
	non li usiamo o che li 
	usiamo in modo improprio… non ne rimarrà rattristato?
	
	Ci rendiamo altresì conto 
	di essere mancanti in questo?
	Dobbiamo forse correggere 
	qualcosa o correggere il nostro modo di concepire la chiesa, la comunione di 
	Spirito…
	
	***
	Esortazione al ragionamento maturo ed assennato
	
	
	Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a 
	malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti. 
	(1 Corinzi 14:20)
	
	Paolo ci esorta a 
	ragionare come degli 
	adulti, 
	
	
	non essere bambini quanto 
	al ragionare; rimanere pur bambini quanto a malizia, ma quanto al ragionare, 
	essere uomini compiuti.
	
	***
	Spiegazione dottrinale secondo la Legge
	
	
	È scritto nella legge: «Parlerò a 
	questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di 
	labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.
	
	Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non 
	credenti; la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per 
	i credenti. 
	(1 Corinzi 14:21-22)
	
	Paolo affronta quindi di petto 
	il problema 
	dell’esercizio smodato del dono delle lingue, e per dimostrare quanto questo dono 
	non sia utile alla chiesa 
	durante gli incontri comunitari, 
	cita un passo della 
	Scrittura 
	(come sua buona usanza):
	Ebbene,
	sarà mediante labbra balbuzienti e 
	mediante una lingua straniera che il SIGNORE parlerà a questo popolo. 
	Egli aveva detto loro: «Ecco il riposo: lasciar riposare lo stanco; questo è 
	il refrigerio!» Ma quelli non hanno 
	voluto ascoltare. 
	
	(Isaia 28:11-12)
	
	Il contesto del passo di Isaia
	
	è un contesto di disubbidienza del popolo (in particolare la tribù di Efraim) e il Signore 
	vuole castigarlo per mezzo di 
	
	labbra balbuzienti e mediante una lingua straniera 
	(popolo assiro),
	il popolo sarebbe stato confuso in 
	mano alla dominazione straniera.
	In questo contesto, questo “parlare strano” era di fatto un giudizio di Dio 
	verso il popolo disubbidiente, non credente! 
	E Paolo difatti parla come
	
	
	le lingue servono di 
	segno non per i credenti.
	Quindi il “parlare in lingue” secondo questo insegnamento di Paolo, 
	non è una cosa utile alla 
	chiesa e nemmeno ai non credenti... …anzi 
	è una dimostrazione di un 
	giudizio di Dio, 
	il vostro parlare in 
	lingue allontanerà i non credenti (diventa un vero e proprio 
	segno di giudizio), 
	
	
	 se 
	tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, 
	non diranno che siete pazzi?
	
	***
	Spiegazione dottrinale secondo l’azione dello Spirito 
	Santo
	
	
	Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue 
	ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi? 
	
	Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, 
	egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono 
	svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, 
	proclamando che Dio è veramente fra voi. 
	(1 Corinzi 14:23-25)
	
	Ben diverso è 
	l’effetto che ha il dono 
	di profezia, sia sulla chiesa che sui non credenti:
	…la profezia, invece, 
	serve di segno non per i non credenti, 
	ma per i credenti. 
	
	…se tutti profetizzano ed 
	entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è 
	scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi 
	giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra 
	voi.
	
	E’ 
	
	un segno per i credenti in quanto anche 
	i non credenti saranno essi stessi a 
	
	
	proclamare che Dio è 
	veramente fra voi.
	Il dono delle lingue ha quindi un valore limitato, sempre che non venga interpretato, e Paolo sta 
	cercando in tutti i modi di correggere i corinzi su questo argomento.
	
	***
	Applicazione pratica circa il coinvolgimento globale, 
	ordinato e nei limiti, nell’adorazione comunitaria.
	
	
	Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o 
	un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o 
	un'interpretazione, si faccia ogni cosa per l'edificazione. 
	
	Se c'è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e 
	l'uno dopo l'altro, e qualcuno interpreti.  Se 
	non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e parlino a se stessi e a 
	Dio. 
	(1 Corinzi 14:26-28)
	
	In questi versi in particolare 
	vediamo come questo coinvolgimento sia davvero 
	globale, 
	avendo
	ciascuno di voi, ma questo coinvolgimento deve comunque avere comunque uno scopo ben 
	definito, 
	
	si faccia ogni cosa per l'edificazione. 
	Paolo in questo passo non sta 
	dando una particolare specifica “liturgia”, ma 
	sta dando i principi che 
	devono regolare l’ordine nelle riunioni della chiesa, 
	principi che regolano 
	la varietà, l’ordine 
	e i limiti con un obiettivo comune:
	
	l’edificazione!
	
	Varietà:
	Durante gli incontri 
	comunitari ci sono molte “attività” nelle quali 
	
	
	ciascuno 
	deve portare qualcosa (un 
	salmo, un canto, una testimonianza, un insegnamento, una rivelazione in 
	modo chiaro e comprensibile per tutti), 
	proprio come un 
	pasto di un’agape, ognuno deve 
	contribuire per l’utile comune (l‘edificazione comune).
	Ogni membro, 
	ogni singola parte che costituisce la Chiesa, ha il dovere di 
	contribuire alla reciproca edificazione in quanto: 
	Da lui
	tutto il corpo ben collegato e 
	ben connesso mediante l'aiuto fornito 
	da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di 
	ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore. (Efesini 4:16)
	
	Non dare quindi 
	il proprio contributo 
	all’edificazione comune durante gli incontri comunitari 
	significa quindi 
	non svolgere un compito 
	di reciproco sostegno voluto dal Signore, e non permettere che ciò avvenga (nell’ordine e 
	decoro) è un atto di disubbidienza che Paolo additerà in ultimo.
	
	Questa edificazione reciproca è
	
	varia e consiste in:
	- un salmo (in genere con questo termine si intende
	una espressione di lode, che può 
	consistere in un inno,
	una testimonianza atta a portare 
	gloria a Dio una lettura di un brano 
	della Scrittura che glorifica il Signore).
	Ed anche in queste espressioni dobbiamo usare
	lo Spirito e l’Intelligenza, 
	ovvero devono, da un lato portare 
	gloria a Dio e dall’altro essere 
	comprensibili a tutti.
	Per questo dobbiamo:
	- negli inni: 
	- preoccuparci che
	siano comprensibili (evitare 
	termini arcaici non più di uso corrente, o quanto meno preoccuparci di 
	spiegarli);
	- evitare inni in lingua straniera 
	(compreso l’ebraico, se non compreso da tutti, o quanto meno 
	preoccuparci di tradurli);
	…altrimenti 
	io farò un bel ringraziamento, una bella lode; ma l'altro non è edificato…
	
	
	- nell’insegnamento (ovvero una riflessione basata 
	sulla Scrittura, una testimonianza 
	atta a trasmettere un incoraggiamento spirituale):
	- preoccuparci che sia comprensibile (evitare particolari strettamente 
	personali che portano a distrarre la mente dalla Scrittura o dal momento di 
	edificazione);
	
	
	
	- nel trasmettere una rivelazione 
	(ovvero
	una espressione profetica basata sulla Scrittura atta a far 
	conoscere, nel dettaglio la volontà particolare di Dio per una certa 
	situazione utile alla Chiesa):
	- preoccuparci che sia comprensibile 
	(evitare particolari che portano a distrarre la mente dalla Scrittura o dal 
	momento di edificazione);
	
	
	
	- nell’espressione di un parlare in altra lingua, o un'interpretazione:
	- preoccuparci che ogni cosa ed ogni espressione
	sia comprensibile (evitare 
	espressioni non comprensibili o il parlare tutti insieme uno sull’altro…);
	
	Ordine:
	Durante gli incontri 
	comunitari qualsiasi espressione di lode deve essere data in modo ordinato, chiaro e 
	comprensibile per tutti e nella reciproca sottomissione,
	lasciando la libertà dello Spirito Santo di agire per mezzo di tutti coloro che 
	Egli utilizza come vuole, l'uno dopo 
	l'altro…
	
	Limiti:
	Ci sono anche dei limiti che portano al “tacere”:
	
	Se non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e parlino a se stessi e 
	a Dio…
	
	***
	Applicazione pratica circa il coinvolgimento globale, 
	ordinato e nei limiti, nell’insegnamento.
	
	
	Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino; se una 
	rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia. 
	
	Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti 
	siano incoraggiati. 
	
	Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio 
	di confusione, ma di pace. 
	(1 Corinzi 14:29-33)
	
	L’esercizio del 
	dono di profezia non è così 
	arbitrario come spesso, erroneamente viene inteso e praticato, la Chiesa non 
	è un luogo dove uno può “pontificare”, dettare “dogmi”, o fare sfoggio della 
	propria vanità, Essa è un luogo dove le persone devono essere edificate e 
	Dio deve essere onorato.
	Gli incontri comunitari e coloro che vi partecipano dovrebbero riflettere 
	il carattere di Dio, e 
	Dio non è un Dio di confusione, ma di 
	pace, e lo Suo 
	Spirito Santo lavora nei cristiani per produrre lo stesso
	
	frutto:
	
	Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia,
	pace,
	pazienza, benevolenza, bontà, 
	fedeltà, mansuetudine, autocontrollo. 
	(Galati 5:22)
	
	Possiamo quindi apprezzare come anche durante l’insegnamento profetico ci 
	sia:
	
	Varietà:
	- innanzi tutto vediamo come 
	l’azione dello Spirito Santo sia superiore anche alla nostra 
	“programmazione”: 
	
	…se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente 
	taccia… 
	
	- poi vediamo anche come questo praticare l’insegnamento non sia un dono 
	riservato a pochi referenziati ed abilitati da un titolo accedemico, ma
	a tutti coloro che ne hanno il dono,
	
	dato dallo Spirito Santo come Egli 
	vuole per l’edificazione comune:
	
	…tutti potete profetare a uno a uno…
	
	- in ultimo vediamo come 
	il profeta, nell’esercizio del Suo 
	dono sia anche sottoposto ai suoi confratelli
	profeti:
	
	…gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti…
	           
	
	Ordine:
	Durante gli incontri 
	comunitari ed in particolare durante 
	l’attività specifica di 
	insegnamento della Parola, 
	chi ha il dono specifico 
	(i profeti, i dottori…), 
	
	devono portare qualche rivelazione o 
	insegnamento in modo ordinato, 
	chiaro e comprensibile per tutti e nella reciproca sottomissione,
	lasciando la libertà dello Spirito Santo di agire per mezzo di tutti coloro che 
	Egli utilizza come vuole.
	Per questo motivo essi devono 
	profetare a uno a uno, perché tutti 
	imparino e tutti siano incoraggiati (in quanto l’esercizio del dono 
	diventa comprensibile)
	
	Limiti:
	- se lo Spirito Santo da 
	
	una rivelazione è data a uno 
	(dei profeti) di quelli che stanno seduti, il precedente taccia! 
	
	        
	
	L’azione dello Spirito Santo è superiore all’esercizio 
	di un insegnamento!
	
	Dobbiamo insomma esporre 
	gli insegnamenti del Signore in modo comprensibile, ordinato e nei limiti 
	dalla dignità.
	
	***
	Applicazione pratica 
	dell’insegnamento circa il comportamento delle donne in assemblea.
	
	
	Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, 
	perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la 
	legge. 
	
	Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è 
	vergognoso per una donna parlare in assemblea. 
	(1 Corinzi 14:36-38)
	
	- 
	
	
	le donne tacciano 
	nelle assemblee, perché è vergognoso 
	(non è dignitoso)
	per una donna parlare in 
	assemblea.
	
	Innanzi tutto dobbiamo 
	eliminare dalla nostra mente qualsiasi pensiero di 
	disparità di trattamento 
	o considerazione da parte di Dio, tra l’uomo e la donna, in quanto 
	la donna è coerede con 
	l’uomo delle ricchezze di Dio ed 
	ha pari dignità davanti a Lui:
	D'altronde,
	nel Signore, né la donna è senza 
	l'uomo, né l'uomo senza la donna. Infatti,
	come la donna viene dall'uomo, così 
	anche l'uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio. 
	
	(1 Corinzi 11:11-12)
	
	Anche voi, mariti, vivete 
	insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso 
	più delicato. 
	
	Onoratele, poiché anch'esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite. 
	
	(1 Pietro 3:7)
	
	Ma Paolo sta parlando di una “situazione transitoria”, sulla terra ancora soggetta alla vanità della 
	caduta dove persistono ancora gli effetti devastanti del peccato di Eva e di 
	Adamo, e pertanto, a causa di questo, occorre rispettare dei “limiti“ 
	a causa di agenti che non sono ancora 
	stati ”completamente liberati”, non possiamo sapere molto di più, ma ci sono 
	
	la creazione stessa, gli angeli, che hanno bisogno di 
	
	segni di sottomissione! 
	Ed è 
	in questo contesto che 
	possiamo comprendere perché la donna, mentre 
	
	prega o profetizza in assemblea, 
	deve portare il 
	velo o deve essere sottomessa al marito:
	Ma
	voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della 
	donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio.
	Ogni uomo che prega o 
	profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; ma
	ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa 
	disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa. 
	Perché se la donna non ha 
	il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è 
	cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. 
	Poiché, quanto all'uomo, 
	egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la 
	donna è la gloria dell'uomo; perché l'uomo non viene dalla donna, ma la 
	donna dall'uomo; e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per 
	l'uomo. 
	Perciò
	la donna deve, a causa degli angeli, 
	avere sul capo un segno di autorità. 
	
	(1 Corinzi 11:3-10)
	
	Allo stesso modo, le 
	donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e 
	d'oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere buone, come si addice a 
	donne che fanno professione di pietà. 
	
	La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. 
	
	Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sul 
	marito, ma stia in silenzio. 
	Infatti Adamo fu formato 
	per primo, e poi Eva; e Adamo non fu 
	sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione; 
	tuttavia sarà salvata partorendo figli, se persevererà nella fede, 
	nell'amore e nella santificazione con modestia. 
	
	(1 Timoteo 2:9-15)
	
	Possiamo quindi comprendere 
	come 
	l’insegnamento della 
	Parola, deve pertanto 
	
	essere portato dagli uomini, perché in principio 
	Dio parlò ad Adamo ed 
	era compito di Adamo di istruire Eva, sovvertire questo principio porta al rischio di 
	sbagliare strada, esporsi alle tentazioni, proprio come in Eden!
	
	***
	Autorità apostolica degli insegnamenti 
	
	
	
	La parola di Dio è forse proceduta da voi? O è forse pervenuta a voi soli?
	
	Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che 
	io vi scrivo sono comandamenti del Signore. 
	
	E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.
	
	Paolo sa che l’insegnamento 
	che ha portato ai fratelli di Corinto non sarà accettato con serenità, 
	proprio per questo mette davanti a loro la Sua autorità apostolica.
	Forse anche noi oggi facciamo 
	resistenza davanti a questi insegnamenti, le nostre 
	usanze collaudate, le nostre 
	tradizioni, la nostra 
	cultura, tutte queste cose 
	cozzano davanti agli 
	insegnamenti apostolici, quindi?
	Vogliamo arroccarci nella 
	nostre convinzioni o vogliamo (da profeti e spirituali) 
	
	
	riconoscere che le cose 
	che scritte sono comandamenti del Signore?
	Se poi lo 
	
	vogliamo ignorare, ignoriamolo pure, ma ricordiamoci che:
	
	Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi. 
	
	(1 Corinzi 3:17)
	
	
	Chi 
	dunque mi
	riconoscerà davanti agli uomini, 
	anch'io riconoscerò lui davanti al 
	Padre mio che è nei cieli. 
	
	(Matteo 10:32)
	
	***
	Conclusione e finalità dell’insegnamento 
	
	
	
	
	Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in 
	altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine.
	
	Egli non si arroga il diritto 
	di prendere decisioni che spettano allo Spirito Santo, egli esorta a 
	
	
	desiderare il profetare
	
	in quanto è sicuramente
	
	utile alla edificazione della 
	Chiesa, ma apprezziamo anche che seppur 
	
	davanti ad un contesto di disordine, arriva a dire:
	…non impedite il parlare in altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con 
	dignità e con ordine. 
	(1 Corinzi 14:39)
	
	
	
	…ma ogni cosa sia fatta 
	con dignità e con ordine.
	Non è quindi importante avere 
	una formula rigida, una liturgia tradizionale metodica nella conduzione 
	della chiesa, 
	è importante però seguire dei principi fondamentali per 
	raggiungere l’obiettivo della riunione 
	comune, 
	l’edificazione della 
	Chiesa!
	E 
	Dio, per mezzo dello 
	Spirito Santo ha provveduto in ogni modo affinché questo obiettivo sia 
	raggiunto:
	Ed
	è Lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli 
	altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori,
	per il perfezionamento dei santi, 
	per l'opera del ministerio, per la 
	edificazione del corpo di Cristo, 
	finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza 
	del Figliuol di Dio, allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura 
	perfetta di Cristo; affinché non 
	siamo più de' bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di 
	dottrina, per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti 
	seduttrici dell'errore, ma che, 
	seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso colui che è il 
	capo, cioè Cristo.
	
	Da Lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito 
	da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore 
	d'ogni singola parte, per edificar se stesso nell'amore. 
	
	(Efesini 4:11-16)