I privilegi del cristiano e le sue responsabilità
La lettera agli Ebrei, il cui autore resta anonimo (anche se i riferimenti
di Ebrei 13:18-25) ci suggeriscono che sia stata scritta da Roma da autore
molto prossimo allo staff dell’apostolo Paolo, è stata scritta molto
probabilmente prima della distruzione del tempio di Gerusalemme (’70 d.C.)
della quale non si fa alcun riferimento, ed era rivolta a dei giudei che si
erano convertiti al cristianesimo ma che erano tentati di tornare al
giudaismo.
L’autore dimostra, punto per punto,
la superiorità di Gesù Cristo, della Sua Opera e del Nuovo Patto nel Suo
Nome, rispetto a tutte le creature angeliche, a Mosè e a tutto il sistema
sacrificale che era stato instaurato dall’Antico Patto.
Queste istruzioni, ci sono molto utili in quanto la nostra “cultura
tradizionale religiosa” è molto più vicina alle prescrizioni ed al modo di
vivere dell’Antico Patto che alla vita cristiana del Nuovo Patto (presenza
di sacerdoti, di intermediari tra Dio e l’uomo, rituali…).
Al fine di comprendere bene il contesto della lettera è bene considerare che
i destinatari erano dei fratelli
(evidentemente di origine ebraica)
con un preciso passato di fede e di solidarietà con gli altri fratelli:
…ricordatevi di quei primi giorni,
in cui, dopo essere stati illuminati, voi avete dovuto sostenere una lotta
lunga e dolorosa: talvolta esposti agli oltraggi e alle vessazioni;
altre volte facendovi solidali con quelli che erano trattati in questo modo.
Infatti, voi simpatizzaste con i
carcerati e accettaste con gioia la ruberia dei vostri beni, sapendo di
possedere una ricchezza migliore e duratura.
Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa!
(Ebrei 10:32-35)
Dio infatti non è ingiusto da
dimenticare l'opera vostra e l'amore che avete dimostrato per il suo nome
con i servizi che avete resi e che rendete tuttora ai santi.
Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri sino alla fine il medesimo
zelo per giungere alla pienezza della speranza, affinché non diventiate
indolenti, ma siate imitatori di quelli che per fede e pazienza ereditano le
promesse.
(Ebrei 6:10-12)
Ma che evidentemente avevano “perso” la spinta iniziale, e l’autore
sottolinea così la immaturità
patologica della loro situazione
spirituale:
Su questo argomento avremmo molte cose da dire, ma è difficile spiegarle a
voi perché siete diventati lenti a
comprendere.
Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece
avete di nuovo bisogno che vi siano
insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che
avete bisogno di latte e non di cibo solido.
Ora, chiunque usa il latte non ha
esperienza della parola di giustizia, perché è bambino; ma il cibo
solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell'uso hanno le
facoltà esercitate a discernere il bene e il male.
(Ebrei 5:11-14)
A questo stato, penso molto diffuso all’interno della Chiesa odierna, ben si
addicono le Parole di Pietro:
La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà
mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e
virtù.
Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime
promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura
divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della
concupiscenza.
Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno,
aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla
conoscenza l'autocontrollo; all'autocontrollo la pazienza; alla pazienza la
pietà; alla pietà l'affetto fraterno; e all'affetto fraterno l'amore.
Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né
pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.
Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di
essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.
Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra
vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.
In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno
eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
(2 Pietro 1:3-11)
Dobbiamo quindi constatare che un atteggiamento “poco pratico” della Parola
di Dio, ci porta solo ad una fede teorica ed una fede teorica ci porta ad un
progressivo “intiepedimento” della vita spirituale stessa, con conseguenze
“patologiche”.
Ai fini schematici, possiamo suddividerla nelle seguenti sezioni:
1)
LA SUPERIORITA’ DEL NUOVO PATTO NELLA PERSONA DEL MEDIATORE
(Ebrei 1:1- 4:13)
1.a
Gesù Cristo e i profeti
(Ebrei 1:1 – 1:4)
2.a
Gesù Cristo superiore agli angeli
(Ebrei 1:5 – 2:18)
3.a
Gesù Cristo superiore a Mosè (mediatore dell’A.P.)
(Ebrei 3:1 – 4:13)
2)
LA SUPERIORITA’ DEL NUOVO PATTO NELLA PERSONE E NELL’OPERA DEL SOMMO
SACERDOTE (Ebrei 4:14 – 10:18)
2.a
La realtà del sacerdozio di Gesù Cristo
(Ebrei 4:14 – 5:10)
2.b
La sup. del sacerdozio nella persona di Gesù Cristo
(Ebrei 5:11 – 7:28)
2.c
La sup. del sacerdozio nell’opera di Gesù Cristo
(Ebrei 8:1 – 10:18)
3)
ESORTAZIONI PRATICHE (Ebrei 10:19 – 13:25)
3.a
Sette motivi di perseveranza nella fede
(Ebrei 10:19 – 12:29)
3.a.1
Privilegi assicurati dall’opera sacerdotale
(Ebrei 10:19-25)
3.a.2
Il giudizio riservato ai ribelli
(Ebrei 10:26-31)
3.a.3
Il ricordo della fede iniziale
(Ebrei 10:32-39)
3.a.4
Esempi di fede
(Ebrei 11)
3.a.5
L’esempio supremo di Gesù Cristo
(Ebrei 12:1-3)
3.a.6
Il fine educativo e santificante delle prove
della fede
(Ebrei 12:4-17)
3.a.7
La maggiore responsabilità derivante
dal carattere superiore del Nuovo Patto
(Ebrei 12:18-29)
3.b
Raccomandazioni varie
(Ebrei 13:1-25)
3.b.1 Esortazioni
concernenti la vita morale
(Ebrei 13:1-6)
3.b.2 Esortazioni
concernenti la vita comunitaria
(Ebrei 13:7-17)
3.b.3 Chiusura
della lettera
(Ebrei 13:18-25)
***
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo del sangue di Gesù, per quella via nuova e vivente
che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne, e avendo noi un grande sacerdote sopra la casa di Dio, avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione
che li purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare;
perché fedele è colui che ha fatto le promesse.
Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all'amore e alle buone opere,
non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare,
ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.
(Ebrei 10:19-25)
***
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo del sangue di Gesù, per quella via nuova e vivente
che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne, e avendo noi un grande sacerdote sopra la casa di Dio, avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione
che li purifica da una cattiva
coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
L’affermazione fondamentale di questi versi, che racchiudono il primo
dei sette motivi di perseverare nella fede, è contenuta nelle parole:
dunque fratelli… avviciniamoci a Dio!
L’esortazione è quindi rivolta a
fratelli, non a “chiunque” e non a chi non è entrato
di diritto nella famiglia di Dio.
Avendo… libertà di entrare nel luogo santissimo
Innanzi tutto dobbiamo comprendere che tutto quello che studieremo è un
presente, non è un futuro, i privilegi che ha il cristiano sono fin
da ora e sono da vivere, per fede, fin da ora dal punto di vista
spirituale… …lo saranno
“fisici” alla manifestazione del completo disegno benevolo di Dio.
Per comprendere meglio questa “libertà
di entrare”, che oggi pare scontata e spesso vissuta con estrema
leggerezza (se non arroganza e sfrontatezza), dovremmo conoscere a fondo
cosa significava questo per il popolo di Israele sotto la Legge.
Nello stesso tempo dobbiamo considerare come il sistema religioso
tradizionale pone delle barriere a questa “liberta
di entrare”, interponendosi come “autorità spirituale mediatrice”
tra l’uomo e Dio che abita il luogo santissimo.
Il luogo santissimo era quella porzione del tabernacolo prima e del tempio
in seguito, separato dal luogo santo da una
cortina (detta anche
velo), dove erano custoditi
l’arca della testimonianza con il propiziatorio.
«Farai un velo di filo violaceo,
porporino, scarlatto, e di lino fino ritorto con dei cherubini
artisticamente lavorati e lo sospenderai a quattro colonne d'acacia,
rivestite d'oro, che avranno i chiodi d'oro e poseranno su basi d'argento.
Metterai il velo sotto i fermagli; e lì, di là dal velo, introdurrai l'arca
della testimonianza; quel velo sarà per voi la separazione del luogo santo
dal santissimo. Metterai il
propiziatorio sull'arca della testimonianza nel luogo santissimo.
Metterai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola dal
lato meridionale del tabernacolo; metterai la tavola dal lato di
settentrione.
Farai pure per l'ingresso della tenda una portiera ricamata di filo
violaceo, porporino, scarlatto e di lino fino ritorto.
Farai cinque colonne d'acacia per sospendervi la portiera; le rivestirai
d'oro, avranno i chiodi d'oro e fonderai per esse cinque basi di bronzo.
(Esodo 26:31-37)
Sul “velo”
o “cortina” (simbolo di Gesù
Cristo venuto in carne) erano ricamati dei
cherubini,
che
ricordano quelli dell’Eden e
mostravano che l’accesso al luogo santissimo è precluso, ma
con il sacrificio di Cristo, il velo
è stato squarciato dall’alto in basso e Gesù ci ha aperto l’accesso alla
presenza di Dio.
Questo luogo era assolutamente interdetto
a tutto il popolo ed ai sacerdoti, fatta eccezione solo per un caso, una
volta all’anno per il giorno delle espiazioni:
Il SIGNORE parlò a Mosè dopo la morte dei due figli d'Aaronne, i quali
morirono quando si presentarono davanti al SIGNORE.
Il SIGNORE disse a Mosè: «Parla ad Aaronne, tuo fratello, e
digli di non entrare in qualsiasi
tempo nel santuario, di là dalla cortina, davanti al propiziatorio che è
sull'arca, affinché non muoia; poiché io apparirò nella nuvola sul
propiziatorio.
Aaronne entrerà nel santuario in
questo modo: prenderà un toro
per un sacrificio per il peccato e
un montone per un olocausto.
Indosserà la tunica sacra di lino,
indosserà sotto la tunica i calzoni
di lino; si metterà la cintura di lino, e si coprirà il capo con il turbante
di lino. Questi sono i paramenti sacri; egli li indosserà
dopo essersi lavato il corpo
nell'acqua.
Dalla comunità dei figli d'Israele
prenderà due capri per un sacrificio
per il peccato e un montone per un olocausto.
Aaronne offrirà il suo toro del sacrificio per il peccato e farà
l'espiazione per sé e per la sua casa.
Poi prenderà i due capri e li presenterà davanti al SIGNORE
all'ingresso della tenda di convegno.
Aaronne tirerà a sorte per vedere quale dei due debba essere del SIGNORE e
quale di Azazel.
Poi Aaronne farà avvicinare il capro che è toccato in sorte al SIGNORE, e
l'offrirà come sacrificio per il peccato; ma il capro che è toccato in sorte
ad Azazel sarà messo vivo davanti al SIGNORE, perché serva a fare
l'espiazione per mandarlo poi ad Azazel nel deserto.
Aaronne offrirà dunque il suo toro del sacrificio espiatorio e farà
l'espiazione per sé e per la sua casa.
Sgozzerà il toro del sacrificio per il peccato per sé.
Poi prenderà un turibolo pieno di carboni accesi, tolti dall'altare davanti
al SIGNORE, e due manciate di incenso aromatico polverizzato; e porterà ogni
cosa di là dalla cortina.
Metterà l'incenso sul fuoco davanti al SIGNORE, affinché la nuvola
dell'incenso copra il propiziatorio che è sulla testimonianza e non morirà.
Poi prenderà del sangue del toro,
aspergerà col dito il propiziatorio verso oriente, e farà sette aspersioni
del sangue col dito, davanti al propiziatorio.
Poi sgozzerà il capro del sacrificio per il peccato, che è per il popolo, e
ne porterà il sangue di là dalla cortina; farà con questo sangue quello che
ha fatto con il sangue del toro: ne farà l'aspersione sul propiziatorio e
davanti al propiziatorio.
Così farà l'espiazione per il santuario, a causa delle impurità dei figli
d'Israele, delle loro trasgressioni e di tutti i loro peccati.
Lo stesso farà per la tenda di convegno che è tra di loro, in mezzo alle
loro impurità.
Nella tenda di convegno, quando egli entrerà nel santuario per farvi
l'espiazione, non ci sarà nessuno, finché egli non sia uscito e non abbia
fatto l'espiazione per sé, per la sua casa e per tutta la comunità
d'Israele.
Egli uscirà verso l'altare che è davanti al SIGNORE e farà l'espiazione per
esso; prenderà del sangue del toro e del sangue del capro, e lo metterà sui
corni dell'altare da ogni lato.
Farà sette aspersioni del sangue, con il dito, sull'altare; così lo
purificherà e lo santificherà a causa delle impurità dei figli d'Israele.
Quando avrà finito di fare l'espiazione per il santuario, per la tenda di
convegno e per l'altare, farà avvicinare il capro vivo.
Aaronne poserà tutte e due le mani sul capo del capro vivo, confesserà su di
lui tutte le iniquità dei figli d'Israele, tutte le loro trasgressioni,
tutti i loro peccati e li metterà sulla testa del capro; poi, per mano di un
uomo che ha questo incarico, lo manderà via nel deserto.
Quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in una regione solitaria;
esso sarà lasciato andare nel deserto.
Poi Aaronne entrerà nella tenda di convegno, si spoglierà delle vesti di
lino che aveva indossate per entrare nel santuario e le deporrà lì.
Si laverà il corpo con acqua in un luogo santo, indosserà i paramenti,
uscirà a offrire il suo olocausto e l'olocausto del popolo e farà
l'espiazione per sé e per il popolo. Farà bruciare sull'altare il grasso del
sacrificio per il peccato.
L'uomo che avrà lasciato andare il capro destinato ad Azazel si laverà le
vesti, laverà il suo corpo con acqua e dopo questo rientrerà
nell'accampamento.
Si porterà fuori dall'accampamento il toro del sacrificio per il peccato e
il capro del sacrificio espiatorio, il cui sangue sarà stato portato nel
santuario per farvi l'espiazione; e se ne bruceranno le pelli, la carne e
gli escrementi.
Poi colui che li avrà bruciati si laverà le vesti e laverà il suo corpo con
acqua; dopo questo, rientrerà nell'accampamento.
«Questa sarà per voi una legge perenne:
nel settimo mese, il decimo giorno
del mese, vi umilierete e non farete nessun lavoro, né colui che è
nativo del paese, né lo straniero che abita fra di voi.
Poiché in quel giorno si farà l'espiazione per voi, per purificarvi; voi
sarete purificati da tutti i vostri peccati, davanti al SIGNORE.
È per voi un sabato di riposo solenne e vi umilierete; è una legge perenne.
Il sacerdote che ha ricevuto l'unzione ed è stato consacrato per esercitare
il sacerdozio al posto di suo padre farà l'espiazione; si vestirà delle
vesti di lino, dei paramenti sacri.
Farà l'espiazione per il santuario sacro; farà l'espiazione per la tenda di
convegno e per l'altare; farà l'espiazione per i sacerdoti e per tutto il
popolo della comunità.
Questa sarà per voi una legge perenne: fare una volta all'anno, per i figli
d'Israele, l'espiazione di tutti i loro peccati».
E si fece come il SIGNORE aveva ordinato a Mosè.
(Levitico 16:1-34)
La conclusione di tutto quanto fin ora esposto nella lettera agli ebrei alla
luce di quanto prevedeva la Legge, ci porta davanti al perfetto
sacerdozio di Gesù Cristo.
L'avendo dunque libertà…
si riferisce quindi alla
dimostrazione della superiorità del
Sacerdote del Nuovo Patto
rispetto tutte le limitazioni
che il Vecchio Patto (a causa
del peccato) prevedeva, e questa
superiorità e evidente sia per quanto riguarda il suo mediatore e sia per
quanto riguarda all'opera da Lui compiuta.
Ora quindi, in Cristo abbiamo, di diritto:
-
La Via del santuario aperta a tutto il popolo di Dio
-
Un Sommo Sacerdote perfetto, Vivente esercita, in favore dei Suoi, il
proprio ministerio
Questi sono i due grandi privilegi assicurati ai fedeli del Nuovo Patto.
Ma questi privilegi non vanno
trascurati, vanno invece
vissuti al fine di crescere ed
accrescere la propria fede.
A cosa servirebbe sapere che la Via verso Dio è aperta se poi non la
percorriamo?
A cosa servirebbe sapere che Gesù Cristo intercede per noi
se poi non abbiamo con Lui alcun rapporto?
La Via del santuario aperta a tutto il popolo di Dio
In virtù del sangue di Gesù
abbiamo piena libertà d'accesso al santuario,
ovvero alla presenza di Dio.
Non esiste più alcuna barriera tra il discepolo di Cristo ed il Padre.
Dio è pienamente soddisfatto dal sacrificio compiuto da Gesù Cristo,
non vi è più alcuna morale impossibilità ad accogliere il peccatore.
La coscienza, purificata dal sangue di Cristo, non è quindi più
“imprigionata”
da quel senso di colpa non perdonata che tiene l'uomo lontano da Dio.
Chi è
in Cristo, entra nella
Via spirituale che porta
al Padre.
Gesù infatti si autodefinì:
Io sono la via,
la verità e la vita; nessuno viene
al Padre se non per mezzo di me.
(Giovanni 14:6)
Pietro annuncia questo ai giudei di Gerusalemme:
Egli è "la pietra che è stata da
voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare".
In nessun altro è la salvezza;
perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli
uomini,
per mezzo del quale noi dobbiamo
essere salvati».
(Atti 4:11-12)
Paolo conferma ancora:
Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo,
che ha dato se stesso come prezzo di
riscatto per tutti.
(1 Timoteo 2:5-6)
Dobbiamo rifiutare chiunque e
qualunque “struttura religiosa”,
anche la più autorevole, se questa in qualche modo si interpone tra di noi
ed il luogo santissimo… la cortina è stata squarciata…
l’accesso è ora libero grazie a
Gesù Cristo!
Certo il privilegio di
entrare liberamente nel luogo
santissimo non ci autorizza a non considerarlo più “santissimo”,
anzi… questo deve portarci ad sempre più vivo
timore di Dio e rispetto per
quanto Egli ha compiuto per la
nostra libertà di entrare!
Gesù, il Figlio dell'uomo, il SOLO Mediatore ed il SOLO Sommo Sacerdote
dell'umanità ha inaugurato Lui
stesso la Via entrando per primo, alla presenza di Dio, aprendola al
suo popolo, ed ha eliminato tutto ciò che impediva il libero accesso del
peccatore a Dio.
Proprio come il
Buon Pastore che si mette a
capo del gregge:
«In verità, in verità vi dico che chi non entra per la porta nell'ovile
delle pecore, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
Ma colui che entra per la porta è il pastore delle pecore.
A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama
le proprie pecore per nome e le conduce fuori.
Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo
seguono, perché conoscono la sua voce.
(Giovanni 10:1-4)
La figura di questa realtà è stata manifestata nello
squarciamento della cortina
che divideva il luogo santo dal luogo santissimo del tempio:
E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.
Ed ecco, la cortina del tempio si
squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si
schiantarono, le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano,
risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui,
entrarono nella città santa e apparvero a molti.
(Matteo 27:50-53)
Per rimuovere la barriera creata dal peccato, era necessaria non solo
l'incarnazione ma anche il sacrificio cruento di Gesù Cristo, il cui corpo,
come Egli disse, è stato “spezzato” per noi:
Mentre mangiavano, Gesù prese del
pane; detta la benedizione, lo
spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete,
questo è il mio corpo».
(Marco 14:22)
Un Sommo Sacerdote perfetto, Vivente esercita, in favore dei Suoi, il
proprio ministerio
…avendo noi un grande sacerdote sopra la casa di Dio…
Abbiamo libertà di entrare nel santuario
ed
abbiamo
un
grande sacerdote,
stabilito sulla casa di Dio, cioè sul popolo dei credenti per esercitare in
loro favore.
Egli è
grande perché ci comprende:
Avendo dunque un grande sommo
sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio,
stiamo fermi nella fede che professiamo.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi
nelle nostre debolezze, poiché egli
è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.
(Ebrei 4:14-15)
Egli è
grande perchè per la Sua
Giustizia vive per intercedere per noi:
Perciò egli può salvare
perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal
momento che vive sempre per
intercedere per loro.
Infatti a noi era necessario un
sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai
peccatori ed elevato al di sopra dei cieli;
il quale non ha ogni giorno bisogno
di offrire sacrifici, come gli altri sommi sacerdoti, prima per i propri
peccati e poi per quelli del popolo; poiché egli ha fatto questo una volta
per sempre quando ha offerto se stesso.
La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma
la parola del giuramento fatto dopo la legge costituisce
il Figlio, che è stato reso perfetto
in eterno.
(Ebrei 7:25-28)
Su questo duplice privilegio:
-
La Via del santuario aperta a tutto il popolo di Dio
-
Un Sommo Sacerdote perfetto, Vivente esercita, in favore dei Suoi, il
proprio ministerio
assicurato SOLO da Cristo ai credenti del Nuovo Patto,
l’autore fonda una triplice
esortazione in modo di esortare i cristiani ebrei a ricordare da cosa si
stanno pian piano allontanando.
1)
… avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i
cuori aspersi di quell'aspersione che li purifica da una cattiva coscienza e
il corpo lavato con acqua pura.
La prima esortazione a come scopo il ravvivare la fede individuale e la vita
intima di comunione con Dio.
L'avvicinarsi indica il «venire
a Dio», al Trono della Grazia per rendergli il Culto.
L'avvicinarsi a Dio, non
significa più lo “sperare il libero accesso come un bene futuro”, ma di
goderne consciamente
come di un privilegio presente.
Da parte di Dio tutto è pronto
perchè noi possiamo appressarci a Lui come veri adoratori, come figli;
perchè stare lontani?
Perchè non rispondere ai privilegi
acquistatici da Cristo?
L’esortazione ad
avvicinarsi è seguita da
quattro specifiche caratteristiche:
1.a) Siamo esortati ad
avvicinarsi a Dio di
vero cuore,
non solo con il corpo (la nostra esteriorità)
e neppure solo con la mente (la nostra ragione), ma con il
cuore rigenerato (vero,
non vano), perchè Dio
cerca
degli adoratori «in
spirito e verità»:
Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che
i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e
verità».
(Giovanni 4:23-24)
1.b) Siamo esortati ad avvicinarsi a
Dio con piena certezza di fede
ovvero con piena convinzione:
- riguardo alla Salvezza
iniziata in noi;
- riguardo ai benefici che ci
sono assicurati dall'opera sacerdotale di Cristo;
- riguardo alla Sua opera
sacerdotale.
È quindi l'opposto di uno stato d'animo dubbioso, titubante ed incerto.
1.c) Siamo esortati ad avvicinarsi a
Dio avendo i cuori aspersi di quell'aspersione che li purifica da una
cattiva coscienza…
Questa è una caratteristica che non riusciamo spesso a realizzare a causa
della continua lotta che abbiamo con il peccato, ma
siamo esortati ad avvicinarci a Dio
con una coscienza liberata e purificata dal Sangue di Cristo,
in modo che il cuore rigenerato sia
libero da ogni coscienza di peccato,
da ogni senso di colpa non perdonata
L’autore della lettera evidenzia questo aspetto:
Ma venuto Cristo, sommo
sacerdote dei beni futuri, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più
perfetto, non fatto da mano d'uomo, cioè, non di questa creazione,
è entrato una volta per sempre nel
luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il
proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere di una giovenca sparsa
su quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurare la
purezza della carne, quanto più il
sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di
ogni colpa a Dio, purificherà la
nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!
(Ebrei 9:11-14)
Per fede nel Sangue di Gesù Cristo siamo santificati, purificati nella
coscienza, posti spiritualmente in condizione da poterci avvicinare
liberamente a Dio!
1.d) Siamo esortati ad avvicinarsi a
Dio avendo il corpo lavato con acqua pura
Giovanni ci aiuta a comprendere questa duplice potenza del sacrificio di
Cristo:
Egli è colui che è venuto con acqua
e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il
sangue.
Ed è lo Spirito che ne rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.
Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il
sangue, e i tre sono concordi.
(1 Giovanni 5:6-8)
Paolo ci parla quindi della funzione dell’acqua:
Mariti, amate le vostre mogli, come anche
Cristo ha amato la chiesa e ha dato
se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con
l'acqua della parola, per farla
comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili
difetti, ma santa e irreprensibile.
(Efesini 5:25-27)
Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini
sono stati manifestati, egli ci ha
salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua
misericordia, mediante il bagno
della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo,
che egli ha sparso abbondantemente
su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché,
giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita
eterna.
(Tito 3:4-7)
Simbolo di questa azione è il ricevere il battesimo cristiano,
ovvero il simbolo del perdono dei peccati e della purificazione di tutto
l'essere nostro, con la richiesta di una buona coscienza:
Quest'acqua era figura del battesimo (che
non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona
coscienza verso Dio).
(1 Pietro 3:21)
L’autore ci esorta quindi ad afferrare
consapevolmente i benefici ed i privilegi purificatori derivanti dalla croce
di Cristo che ci spettano di diritto e pertanto
goderne nella libertà da ogni colpa
(sangue) e da ogni senso di colpa
(coscienza).
***
Avendo dunque questi privilegi, siamo esortati a viverli di conseguenza e
siamo altresì chiamati alle nostre responsabilità:
2)
Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare;
perché fedele è colui che ha fatto le promesse.
Il fiducioso avvicinamento a Dio comporta necessariamente che i cristiani
mantengano
ferma la confessione della loro
speranza, avendo fede nella Fedeltà di
Colui che ha fatto le promesse.
Con questa seconda esortazione, l’autore ci esorta ad una coraggiosa e
perseverante professione della
speranza cristiana, senza
lasciarsi distrarre dalle tentazioni del mondo, perchè
fedele è colui che ha fatto le
promesse!
Ovvero visto che è
Fedele Colui che ha fatto le promesse:
- le promesse sono certe
Per quanto possa sembrare “lontano”,
il regno di Dio descritto dai profeti e da Gesù stesso, a suo tempo
diventerà realtà.
E’ bella l’espressione del profeta Osea:
Conosciamo il SIGNORE, sforziamoci di conoscerlo!
La sua venuta è certa, come quella dell'aurora; Egli verrà
a noi come la pioggia, come la pioggia di primavera che annaffia la terra».
(Osea 6:3)
- siamo noi stessi invitati ad
essere fedeli come Lui
Paolo, apostolo leale e coerente con gli insegnamenti apostolici scriveva:
Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo.
(1 Corinzi 11:1)
Siate dunque imitatori di Dio,
perché siete figli da lui amati;
(Efesini 5:1)
Siate miei imitatori, fratelli,
e guardate quelli che camminano secondo
l'esempio che avete in noi.
(Filippesi 3:17)
E l’autore della lettera agli ebrei esortava ancora:
…affinché non diventiate indolenti, ma
siate imitatori di quelli che per
fede e pazienza ereditano le promesse.
(Ebrei 6:12)
***
3)
Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all'amore e alle buone
opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti
fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.
Con questa terza esortazione, l’autore cerca di ravvivare
quell’amore fraterno che si
preoccupa del bene dei fratelli e mette in opera i mezzi adatti a far
progredire in tutti la vita cristiana.
Il verbo κατανοεω (facciamo
attenzione) significa
considerare un oggetto,
seguirlo con il pensiero,
quindi fare attenzione.
Questa è l’attenzione reciproca alla quale siamo chiamati… …finalizzata
all’incitarci all’amore e alle buone
opere.
Come membri della famiglia di Dio,
non possiamo isolarci egoisticamente non pensando che a noi stessi; ma
abbiamo il dovere di fare attenzione
gli uni agli altri.
Il dovere implica una fraterna
sorveglianza, un amorevole
interessarsi dei bisogni, delle
debolezze e tentazioni dei fratelli,
un adoperare i mezzi che sono in
nostro potere per il loro bene spirituale,
un essere disposti a ricevere i
consigli o gli ammonimenti che ci venissero fatti dai fratelli.
Ricordiamo che fu Caino che disse:
Sono forse il guardiano di mio fratello?
(Genesi 4:9)
Ma consideriamo anche che questo
fare attenzione gli uni agli altri
non diventi solo una vana curiosità,
oggetto di sterile critica o maldicenza, ricordiamoci che il fine di
questa attenzione è l’incitamento reciproco
all'amore e alle buone opere.
L'atmosfera che si respira nel santuario della comunione divina è quella
dell'amore.
Dio è Amore: Gesù Cristo Mediatore è Amore.
L’Amore è il più alto frutto dello Spirito Santo.
E questo quello che realizziamo nella comunione fraterna?
Per fare questo in modo “vivo” occorre però stare insieme e quindi è
consequenziale la esortazione a
non abbandonare la nostra comune
adunanza.
È un cattivo segno di pericoloso rilassamento spirituale l'abitudine di
trascurare la
comune adunanza.
Più ci avviciniamo a Dio individualmente e più saremo ricolmi di Spirito per
pregare, per parlare, per operare in favore dei nostri fratelli.
…esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.
Il “vedere
avvicinarsi il giorno” ci deve incitare nello zelo in modo da farci
trovare tutti pronti per
l'apparizione del Signore!
L'osservare i segni dei tempi in cui viviamo deve servire d'incentivo alla
nostra vigilanza, al nostro zelo cristiano, ed al nostro amore fraterno.
Ogni giorno che passa ci porta più vicino al «giorno»
che segnerà, per noi, la fine di questo mondo e l’inizio del mondo nuovo
in cui vivremo alla presenza di Dio
con il nostro nuovo corpo rigenerato!
***
CONCLUSIONE
Possiamo pur dire che tutto questo non è facile realizzarlo,
occorre combattere
contro se stessi, contro
la cultura che ci circonda,
contro tutti gli insegnamenti errati
che vengono propinati quotidianamente, contro
ogni istituzione che intende
prendere il posto di Cristo e contro tutti
i pensieri malvagi che sorgono
dal nostro cuore carnale, contro le
resistenze reciproche nel vivere in comunione fraterna, ma così siamo
chiamati a condurci!
Ricordiamici dunque che:
- abbiamo la libertà di entrare
liberamente alla presenza di Dio in quanto:
- la via è aperta per mezzo del
sacrificio di Gesù Cristo
- la presenza del Sommo Sacerdote Gesù Cristo ci comprende ed intercede per
noi presso il Padre e ci garantisce che siamo graditi a Dio.
Per questi motivi quindi:
-
avviciniamoci con cuore sincero e con
piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione che li
purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura
- manteniamo
ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è
colui che ha fatto le promesse
- facciamo
attenzione gli uni agli altri per incitarci all'amore e alle buone opere,
non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma
esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno
E’ un vero combattimento che abbiamo il privilegio di combattere, il
privilegio in quanto la vittoria è certa e la consolazione è assicurata.
Paolo, in vista di quel momento, scrivendo a Timoteo ci dice:
Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la
fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto
giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti
quelli che avranno amato la sua apparizione.
(2 Timoteo 4:7-8)
Amiamo così la Sua apparizione?