Abbiamo potuto vedere, nella prima parte della meditazione, come il
cristiano deve rapportarsi con Dio.
Come Dio, nella sua Persona completa compie un’opera meravigliosa nel cuore
del cristiano.
Come il figlio di Dio, per mezzo della preghiera si rapporta con Dio in
umiltà e sottomissione, mettendo prima di ogni cosa il regno di Dio e la Sua
giustizia.
Tutto questo avrà degli inevitabili riflessi sulla nostra vita, sui nostri
rapporti con i fratelli, nelle nostre famiglie e con il mondo.
Nella seconda parte dello studio, abbiamo visto come questi rapporti
“verticali” con Dio, si riflettono nei rapporti “orizzontali” nella Chiesa,
ovvero la “famiglia spirituale”.
Giovanni ci dice espressamente che:
Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è
quello che l'ha fatto conoscere.
(Giovanni 1:18)
Ma nello stesso tempo, noi stessi siamo esortati a imitare Cristo, con tutte
le limitazioni che abbiamo, ma con il vivo desiderio di assomigliare a Lui,
per tendere così alla perfezione che Dio vuole per noi e che Egli stesso
compirà e completerà a suo tempo:
Paolo scriveva:
“Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo”
(1 Corinzi 1:11)
“Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati”
(Efesini 5:1)
Il cristiano e i suoi rapporti con la famiglia
Gli effetti della nuova vita in Cristo, si vedono nei rapporti che il figlio
di Dio ha nei confronti della famiglia terrena.
Infatti Dio ha autorizzato solo due “gruppi” per l’uomo:
- la famiglia:
Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e
saranno una stessa carne.
(Genesi 2:24)
- la chiesa, la comunità di chi fa la volontà del Padre:
Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è
fratello e sorella e madre».
(Matteo 12:50)
Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei
santi e membri della famiglia di Dio.
(Efesini 2:19)
L’opera che Dio ha compiuto per noi ci ha trasformati completamente e deve
necessariamente trasformare i nostri rapporti con il prossimo coerentemente
a quanto ricevuto.
Vero è che l’Opera compiuta dal Padre, ovvero:
- la benedizione unilaterale ed
incondizionata secondo il Suo disegno benevolo;
- la elezione secondo il Suo
disegno benevolo;
- la predestinazione ad essere
adottati secondo il Suo disegno benevolo;
- la grazia offerta secondo il
Suo disegno benevolo.
Sono opere compiute dalla Volontà di Dio e nessun uomo potrà mai “imitare”
in quanto non è nelle sue capacità il concepire, pensare, compiere, amare e
praticare un simile disegno.
Vero è che l’Opera compiuta dal Figlio, ovvero:
- redenzione (acquisto,
pagamento del riscatto)
- remissione dei peccati
(pagamento dei debiti)
- la conoscenza di Dio (ci ha
illuminati)
- l’eredità (la partecipazione
alle ricchezze di Dio)
Sono opere compiute dalla persona di Cristo, l’Agnello perfetto che Dio
stesso si è procurato e nessun uomo potrà mai “imitare” in quanto essere
imperfetto.
Vero è che l’Opera compiuta dallo Spirito Santo, ovvero:
- il “sigillare” la nostra vita
(marchiare come proprietà)
E’ un opera compiuta da Dio e nessun uomo potrà mai “imitare” in quanto
“deruberebbe” di fatto il suo Dio.
Ma è altresì vero che siamo chiamati ad imitare Dio, in particolare vogliamo
vedere come Dio ci ordina di vivere i nostri rapporti familiari.
Abbiamo molti esempi che la Scrittura ci propone come insegnamenti derivati
dal carattere stesso di Dio, in applicazione alla famiglia e probabilmente
il più sublime lo vediamo in Cristo nei riguardi della Chiesa:
Paolo scrive agli efesini:
Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore; il marito infatti
è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il
Salvatore del corpo.
Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere
sottomesse ai loro mariti in ogni cosa.
Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha
dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola
con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza
macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile.
Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro
propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso.
Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura
teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo
corpo.
Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
diverranno una carne sola.
Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa.
Ma d'altronde, anche fra di voi, ciascuno individualmente ami sua moglie,
come ama se stesso; e altresì la moglie rispetti il marito.
(Efesini 5:22-33)
In questo brano si parla di ruoli e quando si parla di ruoli si parla
di responsabilità.
Il marito è il capo della moglie e della famiglia, ovvero il
responsabile.
Nella Parola di Dio il capo è il servo, la guida, il responsabile, Gesù
diede un forte insegnamento in merito:
Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più
grande.
Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le
sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori.
Ma per voi non dev'essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il
più piccolo, e chi governa come colui che serve.
Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve?
Non è forse colui che è a tavola?
Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.
(Luca 22:24-27)
Nel Nuovo testamento il termine “capo” è lo stesso per definire “la testa”
del corpo umano, per questo Paolo, parlando di Gesù Cristo, scrive così:
Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa…
(Colossesi 1:18)
Un corpo senza testa è un corpo che non pensa, non vive, non ha alcuna
funzione vitale e non ha alcuna possibilità di agire.
In breve si potrebbe dire che una moglie che non si sottomette al marito,
non è in grado di portare frutto, proprio come un uomo che non si sottomette
a Cristo non può portare frutto, così come Cristo se non fosse stato
sottomesso al Padre non avrebbe potuto portare frutto, Gesù fu chiaro in
questi insegnamenti:
“Io sono la vite, voi siete i tralci.
Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché
senza di me non potete fare nulla.”
(Giovanni 15:5)
L’uomo è capo in misura che è sottomesso a Cristo (principio dell’autorità e
non di potere), Cristo è la autorità dell’uomo in quanto è sottomesso a Dio:
“Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della
donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio.”
(1 Corinzi 11:3)
Il capo del corpo non tiranneggia il corpo, ma è la centrale dei pensieri,
delle direttive, della capacità di agire al fine di fare muovere il corpo in
modo armonioso ed in modo che tutto funzioni in modo corretto.
Spesso o il marito diventa un tiranno o rinuncia alla conduzione della
famiglia.
L’uomo secondo
Il marito deve amare
(agape) sua moglie come Cristo ha
amato
Al di fuori di tutti i concetti culturali dettati da maschilismo,
femminismo, antifemminismo ecc… che sono dei veri e propri veleni per la
nostra vita, e facendo espresso riferimento all’opera del Figlio, ovvero:
- redenzione (acquisto,
pagamento del riscatto)
- remissione dei peccati
(pagamento dei debiti)
- la conoscenza di Dio (ci ha
illuminati)
- l’eredità (la partecipazione
alle ricchezze di Dio)
Il marito deve “imitare” Cristo in questa opera:
Il motore di tutto è l’amore, quello vero, quello che si ispira all’amore di
Dio.
L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta,
non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio
interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode
dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni
cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
(1 Corinzi 13:4-7)
L’amore non è solo un sentimento, anzi, nella Parola di Dio, l’amore
“sentimentale” è un aspetto assolutamente secondario dell’amore.
L’amore è un impegno a cercare di appagare i bisogni del coniuge.
L’amore richiede determinazione.
L’amore vero è azione, rinuncia al proprio egoismo (cfr 1 Corinzi 5), anche
quando il coniuge non si comporta bene.
La sorgente dell’amore la troviamo in Dio.
Spinto da questo amore, il marito può imitare Cristo nella Sua opera, per
poter costruire un matrimonio secondo la volontà di Dio, che corrisponde
alla felicità per gli uomini!
***
Il marito “acquista” la moglie, dando “se stesso” (principio derivato dal
concetto di redenzione della Chiesa in Cristo):
Boaz, (figura di Gesù Cristo), riferito a Ruth (figura della Chiesa) disse:
Allora Boaz disse agli anziani e a tutto il popolo: 'Voi siete oggi
testimoni che io ho acquistato dalle mani di Naomi tutto quello che
apparteneva a Elimelec, a Kilion ed a Mahlon, e che ho pure acquistato Ruth,
la Moabita, moglie di Mahlon, perché sia mia moglie, affin di far rivivere
il nome del defunto nella sua eredità, onde il nome del defunto non si
estingua tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi
testimoni'.
(Ruth 4:9-10)
Questo “acquisto”, comporta l’investimento di tutte le sue energie, le sue
sostanze, ed è per lui un arricchimento, un tesoro acquistato e da fare
fruttare, godere e da preservare.
In questo rapporto, l’egoismo è l’ostacolo principale ad un matrimonio
felice.
Pietro scrive così:
“Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto
alla donna, come a un vaso più delicato.
Onoratele, poiché anch'esse sono eredi con voi della grazia della vita,
affinché le vostre preghiere non siano impedite.”
(1 Pietro 3:7)
Il disonorare la moglie ha lo stesso effetto del peccato, ed è un peccato
(fallire il bersaglio), in quanto l’uomo fallisce lo scopo per il quale Dio
gli ha dato la possibilità di avere una moglie.
Questo stato di peccato ha come conseguenza un impedimento nel rapporto
“verticale” con Dio… … le vostre
preghiere non siano impedite.
***
Il marito “paga i debiti” della moglie, la “santifica
e la purifica” (principio derivato dalla remissione dei peccati e della
santificazione della Chiesa in Cristo):
L’aspetto della “remissione dei debiti” è assimilato “all’onorare la
moglie”, ovvero dargli la dignità di donna e non di serva.
Per comprendere meglio questo concetto dobbiamo forse rifarci al concetto di
concubina e di moglie:
Il concubinato descriveva la
situazione
familiare in cui una donna, non legata da vincolo, conviveva ed
era economicamente mantenuta da un uomo
coniugato.
Il termine deriva dalla parola
latina concùmbere
composta da:
- con (->cum): assieme
- cùmbere (->cubare): giacere a letto.
Nelle società che permettevano la
schiavitù, il concubinato poteva coinvolgere una schiava e il suo
padrone.
Tuttavia si trattava spesso di una relazione consensuale (ma fortemente
legata dallo stato della donna-serva) che otteneva così un mezzo di
sostentamento.
Il termine veniva usato anche per indicare lo stato di un uomo e una donna
non sposati che convivono come amanti senza obblighi permanenti
(caratteristici del
matrimonio).
Oggi tale relazione viene comunemente indicata dall'espressione "convivenza
more uxorio", o
semplicemente "convivenza".
A differenza della concubina, la moglie è legata da vincolo, ed un vincolo
istituito da Dio e così forte che solo la morte può rescindere:
Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi
quella norma; ma al principio della creazione Dio
li creò maschio e femmina.
Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie,
e i due saranno una sola carne.
Così non sono più due, ma una sola carne.
L'uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito».
(Marco 10:5-9)
E Paolo considera ancora:
Infatti la donna sposata è legata per legge al marito mentre egli vive; ma
se il marito muore, è sciolta dalla legge che la lega al marito.
Perciò, se lei diventa moglie di un altro uomo mentre il marito vive, sarà
chiamata adultera; ma se il marito muore, ella è libera da quella legge;
così non è adultera se diventa moglie di un altro uomo.
(Romani 7:2-3)
La moglie vanta diritti verso il marito, la concubina no!
La destabilizzazione della rapporto matrimoniale di questi ultimi tempi, è
un’opera di satana che vuole in questo modo destabilizzare i parametri che
descrivono il rapporto tra Cristo e la Chiesa.
***
Il marito si occupa di dare “la conoscenza di Dio” alla moglie (principio
derivato dal concetto della rivelazione alla Chiesa della conoscenza di Dio
in Cristo Gesù):
Il compito della trasmissione della conoscenza di Dio è un compito che Dio
ha affidato all’uomo, e nello specifico al “marito”.
Fin dall’inizio vediamo questo, Dio trasmise i primi ordini all’uomo che a
sua volta li trasmise a sua moglie:
Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma
dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel
giorno che tu ne mangerai, certamente morirai».
(Genesi 2:16-17)
E troviamo conferma di questo, negli insegnamenti apostolici:
Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee,
perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la
legge.
Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è
vergognoso per una donna parlare in assemblea.
(1 Corinzi 14:34-35)
La donna impari in silenzio con ogni sottomissione.
Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sul marito,
ma stia in silenzio. Infatti Adamo fu formato per primo, e poi Eva; e Adamo
non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione;
tuttavia sarà salvata partorendo figli, se persevererà nella fede,
nell'amore e nella santificazione con modestia.”
(1 Timoteo 2:11-15)
Questa responsabilità del marito cristiano, non è in alcun modo “delegabile”
ad altri, vero è che nella Chiesa ci saranno persone preposte
all’insegnamento (ed anche in quel caso non bisogna delegare loro le proprie
responsabilità di membra del corpo di Cristo), ma in casa propria è il
marito che deve svolgere questo compito.
E’ bene quindi che ogni cristiano, si assuma il compito dell’insegnamento
spirituale nei confronti della moglie e della sua famiglia… …fa parte del
suo essere marito “imitatore” di Gesù Cristo.
Questo non vuole dire che la donna non sia in grado di insegnare, di
confrontarsi con il marito su questioni spirituali o che la donna sia
incapace di trasmettere la conoscenza di Dio, ma ha un ruolo diverso, forse
più pratico, come Paolo insegna cose conformi alla sana dottrina, a Tito:
Ma tu esponi le cose che sono conformi alla sana dottrina: i vecchi siano
sobri, dignitosi, assennati, sani nella fede, nell'amore, nella pazienza;
anche le donne anziane abbiano un comportamento conforme a santità, non
siano maldicenti né dedite a molto vino, siano maestre nel bene, per
incoraggiare le giovani ad amare i mariti, ad amare i figli, a essere sagge,
caste, diligenti nei lavori domestici, buone, sottomesse ai loro mariti,
perché la parola di Dio non sia disprezzata.
(1 Tito 2:1-5)
***
Il marito “ha una eredità” per la moglie (principio derivato dal concetto di
eredità della Chiesa in Cristo):
Come Cristo ci fatti eredi (partecipe) delle Sue ricchezze, il marito fa
erede (partecipe) la moglie delle sue ricchezze spirituali ed umane.
Il marito rappresenta per sua moglie una risorsa e tale deve essere, deve
provvedere ai suoi bisogni, è il suo compito.
***
La moglie deve imitare ed spirarsi alla Chiesa in quest’opera
Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come al Signore…
…la moglie rispetti il marito.
(tratto da Efesini 5:22-33)
La moglie deve essere sottomessa al marito (la sottomissione non significa
schiavitù o perdita di personalità o inferiorità, ma accettare l’ordine
divino), ovvero accettare le decisioni del marito (anche dopo aver espresso
il proprio pensiero) e deve avere un amorevole soggezione dettata
dall’amore.
Nel corpo umano non è avvilente per il corpo essere comandato dalla testa,
similmente per la donna non deve essere avvilente essere sottomesse al
marito (come al Signore).
La moglie deve consigliare, essere di aiuto, avvertire il marito quando sta
sbagliando ma deve comunque accettare e sostenere in preghiera le decisioni
prese dal marito.
Come gli arti del corpo trasmettono al capo le sensazioni provate (per
esempio una pentola che scotta), così la moglie è di aiuto al marito, ma se
il capo ordina di afferrare… …la mano afferra!
Quando il marito sta sbagliando in modo evidente e la moglie si accorge che
sta disubbidendo alla Parola, ella è tenuta ad assumere uno specifico
atteggiamento sostenuto dalla Parola di Dio:
Parimente voi, mogli, siate soggette ai vostri mariti, affinché, se anche ve
ne sono che non ubbidiscono alla Parola, siano guadagnati senza parola dalla
condotta delle loro mogli, quand'avranno considerato la vostra condotta
casta e rispettosa.
(1° Pietro 3:1-2)
***
La moglie deve rispettare il marito, ovvero accettarlo così come è senza
trasformarsi in una nuova madre o in una “educanda”, (il marito non è un
motore da revisionare, una casa da ristrutturare o un alunno da educare),
altrimenti svilisce lo stesso “essere marito”.
Rispettare il marito,
significa anche che la moglie deve lottare per la unione nel matrimonio e
deve preservare il marito dalla tentazione.
Rispettare il marito,
significa anche che la moglie deve saper governare la propria casa in modo
da garantire al marito una dignità, essa è la sovrana della sua casa.
Lo scopo della famiglia cristiana è glorificare Dio e lavorare per Lui.
La famiglia cristiana è una Chiesa in miniatura.
A volte le Chiese sono in crisi perché le famiglie che formano le Chiese
sono in crisi e le famiglie sono in crisi perché Dio è escluso dalla vita
familiare e personale.
***
Il valore del matrimonio
Il matrimonio e la famiglia occupano nella Bibbia un posto di primaria
importanza.
Essi non sono fatti sociologici inventati dagli uomini per darsi una
sistemazione, ma una istituzione di Dio:
…l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una
stessa carne.
(Genesi 2:24)
Dio vuole l’ordine del matrimonio, è Lui il progettista del matrimonio e
pertanto il miglior consulente matrimoniale.
Oggi vi è invece il rifiuto degli ordini divini e il risultato è il
disordine dei rapporti tra i coniugi o tra i “conviventi”.
Nella Bibbia le differenze tra i sessi non devono creare lotta tra i
coniugi, ma complementarietà con ruoli e compiti diversi con pari dignità.
Ogni altra forma di unione tra uomini è fuori dall’insegnamento divino!
La famiglia cristiana prevede pertanto la stabilità dei rapporti (la
convivenza umana non prevede stabilità).
L’esclusività del legame:
La moglie è unica, nella Bibbia non è prevista la bigamia.
La poligamia (come il divorzio) nell’Antico Patto era tollerata da Dio a
causa della durezza del cuore umana ma non l’ha mai approvata.
L’indissolubilità del legame:
… e i due diventeranno una sola carne
(Genesi 2:24)
Ma ai coniugi ordino non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal
marito, (e se mai si separa, rimanga senza maritarsi o si riconcilî col
marito); e che il marito non lasci la moglie.
(1 Corinzi 7:10-11)
La Parola di Dio non prevede mai le seconde nozze (se non in caso di morte
di una delle parti)
Le crisi del matrimonio non si risolvono con il divorzio ma con il
rivalutare le posizioni e correggere gli errori.
Non c’è matrimonio che Dio non possa salvare se vi è la disponibilità a
mantenere in piedi l’unione e se si permette a Dio di intervenire.
L’amore
Abbiamo visto che :
L’amore non è solo un sentimento.
L’amore è un impegno a cercare di appagare i bisogni del coniuge.
L’amore richiede determinazione.
L’amore vero è azione, rinuncia al proprio egoismo (cfr 1 Corinzi 5), anche
quando il coniuge non si comporta bene.
La sorgente dell’amore la troviamo in Dio.
Quando non ci sono più i forti sentimenti, che si fa?
Il matrimonio è da paragonarsi
ad un orto, se crescono le erbacce che si fa?
Lo si vende? No va arato, concimato e curato.
Questo richiede lavoro, impegno, sacrificio, rinuncia, così i sentimenti
possono rinascere…
Il dialogo, la comunicazione nella coppia
Molte difficoltà del matrimonio si possono risolvere con il dialogo, bisogna
pertanto imparare a comunicare con il coniuge.
Dobbiamo comunicare non con superficialità ma con schiettezza e sincerità
(fallimenti, obiettivi, paure, senza cercare di cambiare l’altro se non è
disponibile al cambiamento).
Bisogna saper litigare bene.
Si litiga bene quando non si offende il carattere della persona e non si usa
il disprezzo sulla persona e quando si affrontano subito i problemi.
Il dialogo può essere impedito dalle ripicche, dalla pigrizia, dalla
permalosità, dalla mancanza di fiducia, dal silenzio e dalle lacrime facili.
Quando la famiglia non c’è, è stata spezzata o ha delle particolarità, che
si fa?
Non sempre il cristiano si trova inserito in una famiglia “tipo”, ci sono i
casi particolari:
- la vedovanza
- le persone non sposate
- le persone sposate con dei non cristiani
Il Signore non abbandona tali situazioni a se stesse.
L’apostolo Paolo se ne occupa dettagliatamente nella sua lettera ai corinzi
e precisamente al capitolo 7, mettendo però in risalto un aspetto
fondamentale:
Il compito del cristiano, in qualunque situazione si trovi è quello di
onorare e servire il Signore aspettando il Suo ritorno!
In particolare, per le donne sole, abbiamo l’esempio di Tabita (che dal
testo si presume fosse vedova), una discepola di Ioppe, ricordata per la sua
dedizione nel servizio e nella assistenza:
A Ioppe c'era una discepola, di nome Tabita, che, tradotto, vuol dire
Gazzella: ella faceva molte opere buone ed elemosine.
Proprio in quei giorni si ammalò e morì.
E, dopo averla lavata, la deposero in una stanza di sopra.
Poiché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là,
mandarono due uomini per pregarlo che senza indugio andasse da loro.
Pietro allora si alzò e partì con loro.
Appena arrivato, lo condussero nella stanza di sopra; e tutte le vedove si
presentarono a lui piangendo, mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che
Gazzella faceva, mentre era con loro.
Ma Pietro, fatti uscire tutti, si mise in ginocchio, e pregò; e, voltatosi
verso il corpo, disse: «Tabita, àlzati».
Ella aprì gli occhi; e, visto Pietro, si mise seduta.
Egli le diede la mano e la fece alzare; e, chiamati i santi e le vedove, la
presentò loro in vita.
(Atti 9:36-41)
CONCLUSIONE
Che benedizioni abbiamo nella conoscenza di Dio!
Se solo l’uomo credesse e prendesse in seria considerazione la Parola di
Dio… …avremo una visione della Vita piena di soddisfazioni e proiettata
verso le cose vere, senza perdere tante delle nostre energie a “consumarci”
a vicenda!
Impariamo ad applicare i principi divini nella nostra vita, Dio diceva al
suo popolo (circa le offerte, ma applicabile anche al mettere in pratica i
Suoi insegnamenti):
…mettetemi alla prova in questo», dice il SIGNORE degli eserciti; «vedrete
se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta
benedizione che non vi sia più dove riporla.
(Malachia 3:10)