Il paganesimo
Viviamo in un paese “cristiano”, che si ispira ai principi cosiddetti
“cristiani”.
Facciamo magari parte di una chiesa “cristiana”, ci riteniamo anche “cristiani”…
…siamo però sicuri di non vivere come dei pagani?
Il “paganesimo” nel “popolo di Dio” è sempre stato un problema costante, dai
tempi dei patriarchi fino ad oggi.
La soluzione proposta dal Signore è sempre stata solo una, il separarsi,
l’uscire fuori da quello stato, il purificarsi quando quel modo di
vivere era entrato all’interno del popolo… …l’unirsi ad esso ed ai suoi
principi di vita è sempre stato considerato una “contaminazione”, una
cosa da evitare in modo assoluto.
Vogliamo oggi ripercorrere un esempio di un grande patriarca biblico che
seppe affrontare con saggezza questo “separarsi”, al fine di poterci
confrontare con la Parola di Dio ed eventualmente ravvederci dai nostri
pensieri malvagi e convertirci nelle nostre azioni
all’ubbidienza della fede.
***
SCHEMA
CHIAMATI FUORI DAL PAGANESIMO:
L’esempio di Abramo:
- Una chiamata umanamente incomprensibile
- Una chiamata umanamente instabile
- Il saper attendere le cose vere
FORME DI PAGANESIMO:
- Il saluto del pagano
- La preghiera del pagano
- Le preoccupazioni del pagano
SEPARARCI DALLA VANITA’ DEL PAGANESIMO PER VIVERE IN NOVITA’ DI VITA
***
CHIAMATI FUORI DAL PAGANESIMO
L’esempio di Abramo:
Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via
dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese
che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e
renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli
che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Abramo partì, come il SIGNORE gli aveva detto,
e Lot andò con lui.
Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran.
Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni
che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono
verso il paese di Canaan.
(Genesi 12:1-5)
L’autore della lettera agli ebrei ci dice inoltre:
Per fede Abraamo, quando fu
chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in
eredità; e partì senza sapere dove
andava.
Per fede soggiornò nella terra
promessa come in terra straniera,
abitando in tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa
promessa, perché aspettava la città
che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
(Ebrei 11:8-10)
La chiamata di Abramo è un bellissimo esempio del cristiano su questa terra,
chiamato ad uscire fuori dal suo “mondo” per seguire il Signore nel
“mondo celeste”, a volte incomprensibile (non
sapeva dove andava), apparentemente instabile (abitando
in tende), attendendo di
abitare nella
città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
Una chiamata umanamente incomprensibile
La fede
che il Signore chiedeva ad Abramo e che oggi chiede a noi, è quella fiducia
che va sicuramente oltre i nostri pensieri… …se potessimo
comprendere con la nostra intelligenza carnale, con il nostro
discernimento i sentieri che Dio ci indica da seguire… …non sarebbe fede,
sarebbe logica umana!
Salomone ci scrive infatti:
Confida nel SIGNORE
con tutto il cuore e non ti
appoggiare sul tuo discernimento.
(Proverbi 3:5)
Per questo possiamo leggere la bella definizione della fede espressa
dall’autore della lettera agli ebrei:
Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che
non si vedono.
Infatti, per essa fu resa buona testimonianza agli antichi.
Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio;
così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.
(Ebrei 11:1-3)
Chi di noi può comprendere, con la propria intelligenza che
i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono
non sono state tratte da cose apparenti?
Lo possiamo comprendere solo per
fede!
Certo è utile seguire le spiegazioni della scienza creazionista in
opposizione alla teoria evoluzionistica… …ma non è su questa base che siamo
chiamati a credere… …siamo chiamati a
comprendere tali cose
per fede, per la fiducia in Dio!
Con la stessa fede di
Abramo, siamo altresì chiamati a rispondere in modo ubbidiente alla chiamata
fuori dal paganesimo, per ubbidire
ai suoi principi, alle sue direttive, al
camminare sui Suoi sentieri.
Una chiamata umanamente instabile
Già gli uomini antidiluviani, fin dai tempi di Caino, erano soliti costruire
città:
Poi Caino conobbe sua moglie,
che concepì e partorì Enoc.
Quindi si mise a costruire una città,
a cui diede il nome di Enoc, dal nome di suo figlio.
(Genesi 4:17)
Ai tempi di Abramo, gli uomini erano soliti “costruire città” (cfr
Genesi 10 e 11), e per un uomo “chiamato fuori” da uno stato di cose per
essere “padre di moltitudini di nazioni”, sarebbe stato più che naturale,
il mettersi a costruire una città… …invece di Abramo sta scritto che:
…soggiornò
nella terra promessa come in terra straniera,
abitando in tende, come Isacco e
Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa.
Come Abramo, siamo chiamati anche noi, che con Cristo
abbiamo vinto il mondo
(Giovanni 16:33), a non amare il
mondo, né le cose del mondo (1 Giovanni 2:15), perché l’amare queste
cose, distoglierebbe i nostri sguardi e la nostra speranza dalla vera
destinazione alla quale siamo chiamati.
Un esempio diverso da Abramo, fu quello di Lot, che era invece
attratto dalla città e dai suoi “agi”, e separatosi da Abramo, lasciò lì
instabilità delle tende sugli altipiani (cfr Genesi 13:5), per dirigersi
verso la pianura e trasferirsi nella città di Sodoma (cfr Genesi
13:12-13), dove si insediò e visse fra i notabili della città (stava alle
porte della città – cfr Genesi 19:1) ed abitava in una casa interna
alle mura (cfr Genesi 19:2-11).
Lot stesso è annoverato tra “i giusti”
nella lettera di Pietro (1 Pietro 2:7-8) a causa della
sofferenza provata guardando la
condotta dissoluta dei suoi concittadini, ma fu “salvato
come attraverso il fuoco” (1 Corinzi 3:15), perdendo tutte le
promesse che il Signore aveva riservato ad Abramo al quale si era
inizialmente unito.
A differenza di Lot, il Signore promise ad Abramo, proprio
immediatamente dopo che vide partire Lot per la pianura:
Il SIGNORE disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato da lui: «Alza ora
gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a
oriente, a occidente.
Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre.
E renderò la tua discendenza come la
polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della
terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.
Àlzati, percorri il paese quant'è lungo e quant'è largo, perché io lo darò a
te».
Allora Abramo levò le sue tende e
andò ad abitare alle querce di Mamre, che sono a Ebron, e qui costruì un
altare al SIGNORE.
(Genesi 13:14-18)
Ricordiamoci che Abramo
soggiornò nella terra promessa
come in terra straniera, abitando in
tende, come Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa,
perché aspettava la città che ha le
vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio.
(Ebrei 11:9-10)
Il saper attendere le cose vere
Ecco la città che ci aspetta, quella vera…
… vera perché ha le vere
fondamenta:
Poi venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene degli ultimi
sette flagelli, e mi parlò, dicendo: «Vieni e ti mostrerò la sposa, la
moglie dell'Agnello».
Egli mi trasportò in spirito su una grande e alta montagna, e mi mostrò la
santa città, Gerusalemme, che
scendeva dal cielo da presso Dio,
con la gloria di Dio.
Il suo splendore era simile a quello di una pietra preziosissima, come una
pietra di diaspro cristallino.
Aveva delle mura grandi e alte; aveva dodici porte, e alle porte dodici
angeli.
Sulle porte erano scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribù dei
figli d'Israele.
Tre porte erano a oriente, tre a settentrione, tre a mezzogiorno e tre a
occidente.
Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici
nomi di dodici apostoli dell'Agnello.
E colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la
città, le sue porte e le sue mura.
E la città era quadrata, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli
misurò la città con la canna, ed era dodicimila stadi; la lunghezza, la
larghezza e l'altezza erano uguali. Ne misurò anche le mura ed erano di
centoquarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, adoperata dall'angelo.
Le mura erano costruite con diaspro e la città era d'oro puro, simile a
terso cristallo.
I fondamenti delle mura della città erano adorni d'ogni specie di pietre
preziose. Il primo fondamento era di
diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di
smeraldo; il quinto di sardonico; il sesto di sardio; il settimo di
crisòlito; l'ottavo di berillo; il nono di topazio; il decimo di crisopazio;
l'undicesimo di giacinto; il dodicesimo di ametista.
Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla sola.
La piazza della città era d'oro puro, simile a cristallo trasparente.
(Apocalisse 21:9-21)
Abramo aspettava
la manifestazione di questa città,
basata sulla predicazione di Gesù e dei Suoi apostoli (la rivelazione
della Grazia di Dio), per questo Gesù disse:
E, rivolgendosi ai discepoli, disse loro privatamente: «Beati gli occhi che
vedono quello che voi vedete! Perché
vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere quello che voi
vedete, e non l'hanno visto; e udire quello che voi udite, e non l'hanno
udito».
(Luca 10:23-24)
Abramo aspettava
la manifestazione di questa città,
pensata e realizzata da Dio stesso, che sarà presente in essa:
Nella città non vidi alcun tempio, perché
il Signore, Dio onnipotente, e
l'Agnello sono il suo tempio. La
città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché
la gloria di
Dio la illumina, e l'Agnello è la
sua lampada.
Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la
loro gloria.
Di giorno le sue porte non saranno mai chiuse (la notte non vi sarà più); e
in lei si porterà la gloria e l'onore delle nazioni.
(Apocalisse
21:22-26)
Ma l’ultimo verso del capitolo 21 dell’apocalisse dice:
E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà;
ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello.
(Apocalisse 21:27)
Solo chi, come Abramo ha saputo “uscire fuori” dal mondo,
dall’impurità per seguire Dio in questo sentiero di “solitudine”, di
“attesa”, di “conservarsi puro” nella Grazia di Dio, vi entrerà!
Il “conservarsi puro”, non è sinonimo di “propria giustizia”, in
quanto sappiamo chiaramente che:
…mediante
le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui;
infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato.
(Romani 3:20)
…sappiamo che l'uomo non è
giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in
Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere
giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché
dalle opere della legge nessuno sarà
giustificato.
(Galati 2:16)
Paolo invece, scrivendo a Timoteo, esorta così il suo discepolo:
Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai
peccati altrui; consèrvati puro.
(1 Timoteo 5:22)
Spiegandogli nella seconda lettera, cosa significhi quel ”conservarsi puro”:
Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano
dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le
ascolta.
Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un
operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola
della verità.
Ma evita le chiacchiere profane,
perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà e la loro parola
andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e Fileto, uomini
che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta,
e sovvertono la fede di alcuni.
Tuttavia il solido fondamento di Dio
rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che
sono suoi», e «Si ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del
Signore».
In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche
vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli
altri a un uso ignobile.
Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile,
santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona.
(2 Timoteo 2:14-21)
Ancora Paolo, scrivendo ai fratelli di Efeso, ci rivela la beatitudine della
nostra gloriosa chiamata:
Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma
siete concittadini dei santi e
membri della famiglia di Dio.
Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo
Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero,
ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel
Signore.
In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come
dimora a Dio per mezzo dello Spirito.
(Efesini 2:19-22)
Alla luce dell’esempio di Abramo e delle esortazioni neotestamentarie,
possiamo quindi dire che il
conservarsi puro, significa per noi, vivere, nell’attesa del
ritorno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
***
Possiamo quindi definire il cristiano puro, colui che:
- risponde alla chiamata del Signore e Lo segue nei Suoi sentieri
- non confida nelle sicurezze che offre questo mondo ma affida la sua vita a
Dio
- sa aspettare le cose vere e non si fa dominare dalle cose di questo mondo
subendo il fascino delle cose effimere del mondo (la
concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della
vita)
Per questo l’apostolo Giovanni ci esorta:
Figlioli, vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del suo
nome.
Padri, vi scrivo perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno.
Ragazzi, vi ho scritto perché avete conosciuto il Padre. Padri, vi ho
scritto perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.
Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la parola di Dio rimane in voi,
e avete vinto il maligno.
Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.
Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui.
Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita,
non viene dal Padre, ma dal mondo.
E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio
rimane in eterno.
(1 Giovanni 1:12-17)
FORME DI PAGANESIMO
Ma oltre al “separarci dal mondo”, dobbiamo considerare anche altri
aspetti più subdoli del paganesimo che spesso si annidano nel nostro cuore e
dai quali siamo altresì chiamati a “separarci”:
Gesù predicava così:
E se salutate soltanto i vostri
fratelli, che fate di straordinario?
Non fanno anche i pagani altrettanto?
(Matteo 5:47)
Il “salutare”, ai tempi di
Gesù, era la forma più usuale del “portare
rispetto”.
In quei tempi, la società greco-ramana (nonché israelitica), era fortemente
influenzata dal concetto delle “caste”, delle “origini” più o meno nobili,
dai titoli naturali od acquisiti, che rendevano
l’uomo più o meno degno di onore e
rispetto.
Il pagano era portato pertanto a portare rispetto (salutare), il proprio
“fratello di casta”, disprezzando (non porgendo il saluto) a colui che era
ritenuto “inferiore”.
Abbiamo già affrontato il tema dei “riguardi personali” e faremo bene
a guardarci da tali atteggiamenti malvagi… conformi ai pensieri pagani!
L’avere riguardi personali
nei confronti del nostro prossimo è una forma di paganesimo dalla
quale siamo chiamati ad uscire fuori.
Il farsi condizionare da aspetti esteriori,
razziali, etnici, di ceto sociale, di rilevanza “terrena”, sono forme di
paganesimo, dalle quali il Signore ci chiama a separarci.
***
Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani,
i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole?
Non fate dunque come loro,
poiché il Padre vostro sa le cose di
cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.
(Matteo 6:7-8)
Anche la nostra preghiera può essere intrisa di paganesimo.
Quando siamo davanti al Signore dobbiamo essere attenti, e porgere la nostra
preghiera “con intelligenza”, Paolo parla di questo nel contesto del
pregare in altra lingua:
Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se
prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane
infruttuosa. Che dunque? Pregherò
con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; salmeggerò con lo
spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza.
(1 Corinzi 14:13-15)
Essere “intelligenti” nella preghiera, significa aver compreso che
il Padre nostro sa le cose di cui abbiamo bisogno, prima che gliele
chiediamo.
Non facciamo dunque come i pagani!
***
Proprio le cose che chiediamo in preghiera al Padre, ci fanno
comprendere se le nostre preghiere sono intrise di paganesimo:
Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che
mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?"
Perché sono i pagani che ricercano
tutte queste cose; ma il Padre
vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.
Cercate prima il regno e la giustizia di Dio,
e tutte queste cose vi saranno date in più.
(Matteo 6:31-33)
Se esaminassimo con onestà ed attenzione le nostre preghiere, ci renderemmo
conto di quanto siamo ancora “pagani”.
Che posto hanno nelle nostre preghiere il regno e la giustizia di Dio?
Che posto hanno nelle nostre preghiere i bisogni naturali?
Gesù insegnò ai discepoli di pregare così:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà anche in
terra come è fatta in cielo.
(Il regno di Dio)
Dacci oggi il nostro pane
quotidiano;
(i bisogni naturali)
rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori;
e
non ci esporre alla tentazione,
ma liberaci dal maligno.
(la giustizia di Dio) (Matteo 6:9-13)
***
SEPARARCI DALLA VANITA’ DEL PAGANESIMO PER VIVERE IN NOVITA’ DI VITA
Dobbiamo quindi imparare a vivere in questo stato di libertà e di vittoria
in cui il nostro Redentore ci ha portati, aspettando la piena redenzione.
Paolo, scrivendo a Tito, dice che la Grazia di Dio ci insegna a vivere in
questo mondo:
Infatti la grazia di Dio,
salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e
ci insegna a rinunciare all'empietà
e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente,
giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione
della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.
(Tito 2:11-13)
Paolo scrivendo ancora ai fratelli di Efeso, definisce
i pensieri dei pagani “vani”,
ovvero senza alcun valore, vuoti di senso, con
l’intelligenza ottenebrata,
estranei alla vita di Dio a motivo
dell’ignoranza e dell’indurimento del cuore e ci indica invece un
nuovo modo di vivere la nostra vita alla Luce dell’insegnamento di Gesù
Cristo:
Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si
comportano i pagani nella vanità dei
loro pensieri, con
l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo
dell'ignoranza che è in loro, a motivo
dell'indurimento del loro cuore.
Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza
fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile.
Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo.
Se pure gli avete dato ascolto e in lui
siete stati istruiti secondo la
verità che è in Gesù, avete imparato
per quanto concerne la vostra condotta di prima
a spogliarvi del vecchio uomo
che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici;
a essere invece rinnovati nello
spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a
immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.
Perciò,
bandita la menzogna, ognuno dica la
verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.
Adiratevi e non peccate;
il sole non tramonti sopra la vostra ira e
non fate posto al diavolo. Chi
rubava non rubi più, ma si
affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché
abbia qualcosa da dare a colui che è
nel bisogno.
Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma
se ne
avete qualcuna buona, che edifichi
secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta.
Non rattristate lo Spirito Santo di Dio
con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione.
Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva
con ogni sorta di cattiveria!
Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi
a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo.
(Efesini 4:17-32)
Dobbiamo concludere che il paganesimo che è in noi ci accorcia la vista…
…ci rende miopi o addirittura ciechi nella nostra vista
spirituale e ci fa vivere con un forte handicap… …una visione
limitata della Grazia di Dio, delle Ricchezze che il nostro
Signore ci ha preparato.
Pietro, a questo proposito ci rivela tutto quanto la potenza di
Dio ci ha donato, affinchè possiamo liberarci da queste “malattie del
paganesimo” essere guariti
e vivere senza handicap per
essere pienamente impegnati e proiettati nella Grazia di Dio:
La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà
mediante la conoscenza di colui che
ci ha chiamati con la propria gloria e virtù.
Attraverso queste ci sono state
elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse
voi diventaste partecipi della
natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a
causa della concupiscenza.
(La parte di Dio senza la quale nulla sarebbe stato possibile)
Voi,
per questa stessa ragione,
mettendoci da parte vostra ogni impegno,
aggiungete alla vostra fede
la virtù; alla virtù
la conoscenza; alla conoscenza
l'autocontrollo;
all'autocontrollo la pazienza;
alla pazienza la pietà; alla
pietà l'affetto fraterno; e
all'affetto fraterno l'amore.
(La parte dell’uomo)
Perché se queste cose si trovano e
abbondano in voi, non vi
renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù
Cristo.
(La guarigione dalla malattia del paganesimo)
Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di
essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.
Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più
a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché,
così facendo, non inciamperete mai.
In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno
eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
(2 Pietro 1:3-11)