L'utilità delle prove

 

    

Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato, e avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli:

«Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli».

Sopportate queste cose per la vostra correzione.

Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?

Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli.

Inoltre abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti per avere la vita?

Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità.

È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa.

Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; fate sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca.

Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore; vigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati; che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.

Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento.  (Ebrei 12:4-17)

 

***

Dopo averli incoraggiati con gli esempi degli eroi della fede, dopo aver fatto ammirare l’esempio sublime di Cristo, l’autore riprende qui il discorso circa la presunta “stanchezza” e “lassisimo” dei destinatari della lettera, facendo loro notare che non hanno motivo di mostrarsi sfiniti, come se la lotta fosse stata troppo aspra, ma piuttosto il loro stato derivava da una correzione del Signore e dovevano capirne il motivo e soprattutto apprezzarne il fine ultimo.

Il sesto motivo di perseveranza nella fede è il fine ultimo delle prove, della correzione.

 

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Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato, e avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli:

«Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli».

 

…Voi non avete ancora resistito fino al sangue

Molti fra gli eroi della fede sono morti martiri e il nostro Sommo Esempio è stato crocifisso in modo atroce.

Ma per loro (e per noi) la lotta non è giunta finora a tanta intensità.

La prova è stata moderata… …quindi non è il caso di perdersi d'animo.

 

…nella lotta contro il peccato

Quello che possiamo notare qui è che il nemico mortale della vita cristiana è il peccato.

 

…avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli:

«Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli».

 

Dallo studio degli atti degli apostoli, abbiamo visto come i fratelli della Chiesa di Gerusalemme, non erano più molto “pronti” a resistere alle lotte contro la tradizione giudaica (cfr Atti 21:17-26), in qualche modo ci volle l’arrivo di Paolo per suscitare un tumulto… …Giacomo e i fratelli si “mimetizzavano” ormai abbastanza bene… …forse anche a causa delle persecuzioni prima subite e che li avevano portati un uno stato di povertà verso il quale Paolo stesso si era prodigato per confortare portando loro la abbondante colletta raccolta tra i cristiani dell’Asia.

La ragione vera per cui si era rallentata la loro corsa stava nel fatto che essi avevano perso di vista un insegnamento prezioso della Scrittura sul fine alto e misericordioso delle prove e delle sofferenze di cui Dio si serve per correggerci.

Il brano si direbbe preso dal libro dei Proverbi:

Figlio mio, non disprezzare la correzione del SIGNORE, non ti ripugni la sua riprensione; perché il SIGNORE riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce. (Proverbi 3:11-12)

Questa correzione che produce inevitabili sofferenze non è inutile o dannosa, come noi spesso stimiamo, è invece una disciplina paterna per mezzo della quale il nostro Padre celeste ci educa, perchè ci ama.

E così siamo esortati a considerarla.

 

La disciplina.. la correzione.. la riprensione… sono termini che alla nostra mente carnale richiamano sentimenti negativi, forse perché siamo abituati a vedere queste “attività” condite di “abusi di potere”, soprusi, ma se vogliamo comprendere la Grazia che è contenuta nella disciplina, nella riprensione e nella correzione di Dio, dobbiamo ragionare con la “mente di Cristo”.

In tutta la Scrittura, sia nell’antico testamento (rivolto al popolo di Israele) e sia nel Nuovo testamento (rivolto alla Chiesa), si parla della disciplina e della correzione del Signore sempre tesa ad forma educativa utile al destinatario della stessa, nel libro dei proverbi troviamo una eloquente espressione:

Non risparmiare la correzione al bambino; se lo batti con la verga, non ne morrà; lo batterai con la verga, ma lo salverai dal soggiorno dei morti. (Proverbi 23:13-14)

 

Questo passo, dove la correzione è rappresentata da una severa battitura di verga (oggi vietata dalla legge umana vigente), porta ad una salvezza dal soggiorno dei morti… …ci rendiamo conto della vitale importanza della correzione?

Una delle più belle rivelazioni neotestamentarie è il rapporto di figliolanza che ci è stato donato con la redenzione, Giovanni lo dichiara nel prologo del suo vangelo:

È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:11-13)

 

Proprio per questo motivo il Signore ci invita a vivere il rapporto con la Sua disciplina in un modo positivo, di vedere in essa un beneficio essenziale per la nostra sana crescita e corretta maturazione:

Figlio mio, non disprezzare la correzione del SIGNORE, non ti ripugni la sua riprensione; perché il SIGNORE riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce.

Beato l'uomo che ha trovato la saggezza, l'uomo che ottiene l'intelligenza!

Poiché il guadagno che essa procura è migliore a quello dell'argento, il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino.

Essa è più pregevole delle perle, quanto hai di più prezioso non l'equivale. Lunghezza di vita è nella sua destra; ricchezza e gloria nella sua sinistra.

Le sue vie sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri sono pace.

Essa è un albero di vita per quelli che l'afferrano, e chi la possiede è beato.

Con la saggezza il SIGNORE fondò la terra, e con l'intelligenza rese stabili i cieli. Per la sua scienza gli abissi furono aperti, e le nuvole distillano la rugiada.

Figlio mio, queste cose non si allontanino mai dai tuoi occhi!

Conserva la saggezza e la riflessione!

Esse saranno vita per l'anima tua e un ornamento al tuo collo.

Allora camminerai sicuro per la tua via e il tuo piede non inciamperà.

Quando ti coricherai non avrai paura; starai a letto e il tuo sonno sarà dolce.

Non avrai da temere lo spavento improvviso, né la rovina degli empi, quando verrà; perché il SIGNORE sarà la tua sicurezza, e preserverà il tuo piede da ogni insidia.   (Proverbi 3:11-26)

 

A) Siamo quindi esortati a tenere conto della correzione per non smarrire la via della Vita:

Chi tiene conto della correzione, segue il cammino della vita; ma chi non fa caso della riprensione, si smarrisce. (Proverbi 10:17)

 

B) Siamo inoltre chiamati ad amare la correzione:

Chi ama la correzione ama la scienza, ma chi odia la riprensione è uno stupido (Proverbi 12:1)

 

C) Consideriamo come essa ha un’inestimabile beneficio e ci fa diventare “intelligenti” ovvero ci fa conoscere l’Opera di Dio:

L'orecchio attento alla riprensione che conduce alla vita, abiterà tra i saggi.

Chi rifiuta l'istruzione disprezza se stesso, ma chi dà retta alla riprensione acquista senno.

Il timore del SIGNORE è scuola di saggezza; e l'umiltà precede la gloria.  (Proverbi 15:31-33)

 

Le sofferenze che Dio manda ai Suoi figli per la loro correzione e per motivi di disciplina, non devono considerarsi come cosa fatale od inutile, come indizio di capriccioso malanimo, come manifestazioni di ira o di vendetta, bensì come una prova dell'amore paterno con il quale Dio prende cura dei suoi figli, cercando il loro bene.

Alla luce di questo dovremo forse rivedere il nostro modo di pregare nelle prove… …non allontanarle ma capirle!

 

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Sopportate queste cose per la vostra correzione.

Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?

Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli.

 

L’autore della lettera non invita i fratelli a chiedere di allontanare le prove… … esorta a sopportarle e per fare questo più serenamente li invita a vederle da un punto di vista diverso, facendo espresso riferimento all’ambito familiare e dando tre spunti di riflessione:

A) le prove sono spesso una correzione

B) la correzione è riservata ai figli e pertanto considerate l’aspetto onorevole di tale situazione

C) la mancanza di correzione significherebbe non essere figli

 

La disciplina paterna di cui è parte importante il castigo, è inseparabile dalla relazione tra genitori e figli.

Gesù dice: Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; (Apocalisse 3:19)

 

Chi desidera di non voler essere corretto…

…dimostra di non apprezzare la sua condizione di figlio di Dio.

 

Quel che soffriamo (per la nostra correzione)…

…lo dobbiamo considerare così, come ci insegna la Parola di Dio!

 

La storia dei credenti antichi mostra come tutti sono stati sottoposti alla paterna disciplina della correzione per mezzo delle sofferenze.

Se il castigo fa parte delle cure paterne di Dio per i suoi figli; il movente è l'amore; questo è il primo motivo per accettarlo con filiale sottomissione.

La sua grandezza divina è garanzia non solo del diritto assoluto che Egli ha di sottoporci a disciplina; ma è garanzia della infallibile sapienza con cui egli adopera questo mezzo.

Per mettere in piena luce la grandezza del Padre celeste, lo scrittore lo paragona col padre terreno.

 

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 Inoltre abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti per avere la vita?

Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità.

 

L’autore mette in parallelo il “padre secondo la carne” e il “Padre degli spiriti” per poterci fare comprendere meglio il concetto.

L'essere Dio “Padre degli spiriti” nostri mostra che Egli ci è Padre in senso più profondamente vero che non il nostro padre umano e che Egli ha un maggior diritto alla nostra ubbidienza e pertanto alla nostra correzione.

Sottoponendoci alla disciplina di Dio, arriveremo a godere di quel supremo bene che è una Vita spirituale corretta, che è infatti il fine ultimo della educazione del Padre celeste.

In questo troviamo ampio conforto nell’insegnamento di Giacomo:

Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.

E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.

Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. (Giacomo 1:2-5)

 L'arrivare ad essere partecipi della sua santità, perfetti e completi, di nulla mancanti, è, secondo la Scrittura, l'ideale dell'uomo… …è la vocazione alla quale siamo stati chiamati!

 

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 È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa.

 

Evidentemente non possiamo ignorare che la correzione produce un immediato senso di tristezza, ma per fede noi crediamo che in seguito produrrà qualcosa di positivo!

Ed è un ulteriore motivo di sopportazione della correzione quello che l’autore ci propone qui, un frutto di pace e di giustizia!

Quel frutto è qualificato “di pace” perchè si raccoglie in pace dopo la lotta, dopo la fatica dell'esercizio, quando è cessata la tristezza.

Ed è qualificato “di giustizia” perché conforme al pensiero di Dio.

Paolo descrive bene quale è l’effetto benefico di questa tristezza:

Anche se vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne rincresce; e se pure ne ho provato rincrescimento (poiché vedo che quella lettera, quantunque per breve tempo, vi ha rattristati), ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché questa tristezza vi ha portati al ravvedimento; poiché siete stati rattristati secondo Dio, in modo che non aveste a ricevere alcun danno da noi.

Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte.

(2 Corinzi 7:8-10)

 

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 Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; fate sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca.

 Perciò, alla luce di queste considerazioni, scrive l’autore, visto che il movente da cui parte la disciplina è l'amore, visto che il fine è ampiamente a nostro vantaggio.

 

A) …rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti…

 La prima immagine di cui si serve qui l'autore si rifà ad un passo del profeta Isaia:

Fortificate le mani infiacchite, rafforzate le ginocchia vacillanti!

Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: «Siate forti, non temete! Ecco il vostro Dio! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà egli stesso a salvarvi».

Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia; perché delle acque sgorgheranno nel deserto e dei torrenti nei luoghi solitari; il terreno riarso diventerà un lago, e il suolo assetato si muterà in sorgenti d'acqua; nel luogo dove dimorano gli sciacalli vi sarà erba, canne e giunchi.

Là sarà una strada maestra, una via che sarà chiamata la Via Santa; (nessun impuro vi passerà) essa sarà per quelli soltanto; quelli che la seguiranno, anche gli insensati, non potranno smarrirvisi. (Isaia 35:3-8)

 Si tratta di proseguire la corsa iniziata.

…le mani cadenti… …le ginocchia vacillanti… come paralizzate nei loro muscoli, sono segno di fiacchezza o di stanchezza.

Questo stato di rilassatezza va scosso con uno sforzo morale vigoroso!

 

B) …fate sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca.

 Questa seconda immagine è invece tratta dal libro dei Proverbi:

Appiana il sentiero dei tuoi piedi, tutte le tue vie siano ben preparate.

Non girare né a destra né a sinistra, ritira il tuo piede dal male. (Proverbi 4:26-27)

 Camminiamo con rettitudine e con franchezza cristiana senza compromessi con tutto ciò che non si addice al pensiero cristiano.

Così facendo, saremo più forti e potremo aiutare i deboli a mantenersi sulla retta via.

 

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 Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore; vigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati; che nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.

Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento.

 

C) …Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore

 Abbiamo qui un bell’insegnamento:

Siamo esortati a cercare la pace con tutti gli uomini, e realizzare quella Unità con tutti i fratelli, realizzata nei cieli per l’opera di Gesù Cristo, da sperimentare sulla Terra camminando in modo degno della vocazione alla quale siamo stati chiamati:

Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace.

Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione.

V'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti. (Efesini 4:1-6)

 

Siamo esortati a cercare anche la santificazione, ovvero cercare l’Unità con la Santita di Dio:

Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore…

avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.

(tratto da Efesini 4:17-24)

 

Unità e Santità sono intimamente connesse.

Non ci può esser vera Unità senza Santità.

 Non dobbiamo, con il pretesto di vivere in pace ed uniti con tutti, abbandonare la via della santità; piuttosto coltiviamo la pace e l’Unità nella via della Santità.

 

D) …vigilando bene

 Non dobbiamo pensare solo a noi stessi ma abbiamo il dovere di vigilare bene, ovvero sorvegliare, stare attenti… …non fare finta di non vedere, di non capire, disinteressarsi… …e dobbiamo fare questo facendo attenzione a 3 aspetti:

 

1)              …nessuno resti privo della grazia di Dio

Dobbiamo fare attenzione che nella Chiesa, nessuno resti privo della grazia di Dio, l’esortare i fratelli alla conversione, al fare i passi di fede, di ubbidienza, non è un “fare molestia”, è un dovere cristiano necessario… …sarebbe veramente triste e tremendo se chi frequenta la Chiesa, chi partecipa alla conoscenza della Parola di Dio, dovesse rimanere privo della grazia di Dio!

 

2)              …nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati

Questa immagine è tratta dal libro del Deuteronomio:

Non vi sia tra di voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lontano dal SIGNORE nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni; non vi sia tra di voi nessuna radice che produca veleno e assenzio.

Nessuno, dopo aver udito le parole di questo giuramento, si illuda nel suo cuore dicendo: "Avrò pace, anche se camminerò secondo la caparbietà del mio cuore".

In questo modo chi ha bevuto largamente porta a perdizione anche chi ha sete.

Il SIGNORE non gli perdonerà; ma in tal caso l'ira del SIGNORE e la sua gelosia s'infiammeranno contro quell'uomo, tutte le maledizioni scritte in questo libro gli verranno addosso e il SIGNORE cancellerà il suo nome sotto il cielo; il SIGNORE lo separerà, per sua sventura, da tutte le tribù d'Israele, secondo tutte le maledizioni del patto scritto in questo libro della legge. (Deuteronomio 29:17-20)

 

Coltivare radici velenose significa fare l’azione del nemico, ovvero seminare qualcosa che non edifica, non è utile, infesta, danneggia il raccolto, toglie energia al campo, aumenta la fatica nel raccolto… …dare molestia.

Chi coltiva radici velenose si mette su una via di maledizione, nuoce a sè stesso e nuoce anche alla Chiesa; quindi per il suo bene e per il bene della chiesa, dobbiamo stare attenti.

Le radici velenose non sono subito visibili… …sono per lo più sottoterra e sono particolarmente infestanti, per quello l’autore parla di “contagio”.

I molti restano infetti, contaminati per via del cattivo esempio, delle parole velenose, Paolo ricorda che “un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta”.

 

3)                      …nessuno sia fornicatore, o profano, come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.

Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento.

L’immagine che Esaù fosse fornicatore, ci rimanda alla tradizione ebraica che lo descrive come dato alla sensualità, forse per il dispiacere che diede ad Isacco e Rebecca, sposando due donne ittite:

Or Esaù, all'età di quarant'anni, prese in moglie Giudit, figlia di Beeri, l'Ittita, e Basmat, figlia di Elon, l'Ittita.

Esse furono causa di profonda amarezza per Isacco e per Rebecca.

(Genesi 26:34-35)

 

Il carattere profano di Esaù, lo vediamo chiaramente quando per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.

Tale diritto non implicava soltanto una duplice porzione nell'eredità (cfr Deuteronomio 21:17), ma nel caso dei patriarchi implicava l'essere il primo erede ed il trasmettitore della promessa fatta ad Abramo:

“Tutte le famiglie della terra saranno benedette nella tua progenie”. (Genesi 28:14)

 

Le parole “la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento”, ci fa comprendere come non occorre solo rimpiangere gli errori ma predisporsi a voler cambiare!

Ricordando quella triste scena, l’autore vuole mostrarci che chi disprezza in modo profano i propri privilegi spirituali per godersi qualche vantaggio materiale o qualche soddisfazione passeggera, si espone ad essere disapprovato da Dio.

Quando l'ora della retribuzione suonerà a nulla più varranno i rimorsi e le lacrime, non si potrà avere parte a quei beni che si sono disprezzati per una sola pietanza.

Profano è chiunque è predisposto a sacrificare i beni superiori ed eterni, ai vantaggi od ai godimenti terreni e vani.

Non si appagano i bisogni dell'anima con una minestra di lenticchie!

Forse sembrerà una rinuncia il sfamarsi con quel piatto… …ma c’è un dopo… …Paolo ci avverte solennemente:

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.

Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. (Galati 6:7-10)

 

***

 CONCLUSIONE

 Una vita spirituale vissuta nella “tranquillità” estranea alla lotta spirituale non è conforme al pensiero di Dio… …ci rende estremamente deboli… …le mani sono presto cadenti… …le gambe vacillano… …davanti alle sofferenze causate dalla correzione del Signore… …i nostri sentieri diventano difficili da percorrere con quelle gambette deboli… …gli zoppi (i deboli) rischiano di andare fuori strada… …anzichè guarire!

 

Il Signore si preoccupa per noi perchè ci ama e perché siamo i Suoi figli e, come tali ci corregge per il nostro bene… …cerchiamo di cogliere questo aspetto della disciplina… …e saremo capaci di gioire di questo perché vedremo così tutto il Suo interesse per noi e per la nostra felicità… …magari anche non immediatamente… …ma col tempo gli saremo grati!

 

Dobbiamo imparare quindi ad essere imitatori di Dio in quanto Suoi figli… …ad essere un Corpo Spirituale conforme all’Immagine del Figlio di Dio… …la Sua Sposa… …nell’Unità quella vera basata sulla Santità (realizzata e conservata nei cieli)… …ma vigilando bene che nulla possa impedire che questo sia effettivamente vissuto già su questa Terra, camminando così in modo degno della vocazione alla quale siamo stati chiamati!

 Gianni Marinuzzi