Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato,
e avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la
disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso;
perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che
riconosce come figli».
Sopportate queste cose per la vostra correzione.
Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non
corregga?
Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro
parte, allora siete bastardi e non figli.
Inoltre abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li
abbiamo rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli
spiriti per avere la vita?
Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno;
ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua
santità.
È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma
tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in
coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa.
Perciò, rinfrancate le mani
cadenti e le ginocchia vacillanti; fate sentieri diritti per i vostri passi,
affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca.
Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale
nessuno vedrà il Signore; vigilando bene che nessuno resti privo della
grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e
molti di voi ne siano contagiati; che nessuno sia fornicatore, o profano,
come Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.
Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione,
fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu
ravvedimento.
(Ebrei 12:4-17)
***
Dopo averli incoraggiati
con gli esempi degli eroi della fede, dopo
aver fatto ammirare
l’esempio sublime di Cristo,
l’autore riprende qui il discorso circa
la presunta “stanchezza” e “lassisimo”
dei destinatari della lettera, facendo loro notare che
non hanno motivo di mostrarsi
sfiniti, come se la lotta fosse stata troppo aspra, ma piuttosto il loro
stato derivava da una correzione del
Signore e dovevano capirne il motivo e soprattutto
apprezzarne il fine ultimo.
Il sesto motivo di perseveranza nella fede
è il fine ultimo delle prove, della
correzione.
***
Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato,
e avete dimenticato l'esortazione
rivolta a voi come a figli:
«Figlio mio,
non disprezzare la disciplina del
Signore, e non ti perdere
d'animo quando sei da lui ripreso; perché
il Signore corregge quelli che egli
ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli».
…Voi non avete ancora resistito fino al sangue
Molti fra gli eroi
della fede sono morti martiri e
il nostro Sommo Esempio è stato
crocifisso in modo atroce.
Ma per loro (e per noi) la lotta non è giunta finora a tanta intensità.
La prova è stata moderata… …quindi
non è il caso di perdersi d'animo.
…nella lotta contro il peccato
Quello che possiamo notare qui è che
il nemico mortale della vita cristiana è
il peccato.
…avete dimenticato l'esortazione
rivolta a voi come a figli:
«Figlio
mio,
non disprezzare la disciplina del
Signore, e non ti perdere
d'animo quando sei da lui ripreso; perché
il Signore corregge quelli che egli
ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli».
Dallo studio degli atti degli apostoli, abbiamo visto come i fratelli della
Chiesa di Gerusalemme, non erano più
molto “pronti” a resistere alle lotte contro la tradizione giudaica (cfr
Atti 21:17-26), in qualche modo ci volle l’arrivo di Paolo per suscitare un
tumulto… …Giacomo e i fratelli si “mimetizzavano” ormai abbastanza bene…
…forse anche a causa delle persecuzioni prima subite e che li avevano
portati un uno stato di povertà verso il quale Paolo stesso si era prodigato
per confortare portando loro la abbondante colletta raccolta tra i cristiani
dell’Asia.
La ragione vera per cui si era rallentata la loro corsa
stava nel fatto che essi avevano
perso di vista un insegnamento prezioso della Scrittura
sul fine alto e misericordioso delle
prove e delle sofferenze di cui Dio si serve per correggerci.
Il brano si direbbe preso dal libro dei Proverbi:
Figlio mio, non disprezzare la correzione del SIGNORE, non ti ripugni la sua
riprensione; perché il SIGNORE riprende colui che egli ama, come un padre il
figlio che gradisce.
(Proverbi 3:11-12)
Questa correzione che produce inevitabili sofferenze non è inutile o dannosa,
come noi spesso stimiamo, è invece una disciplina paterna per mezzo della
quale il nostro Padre celeste ci educa, perchè ci ama.
E così siamo esortati a considerarla.
La disciplina.. la correzione.. la riprensione…
sono termini che alla nostra mente carnale richiamano sentimenti negativi,
forse perché siamo abituati a vedere queste “attività” condite di “abusi di
potere”, soprusi, ma se vogliamo comprendere
la Grazia che è contenuta nella
disciplina, nella riprensione e nella correzione di Dio, dobbiamo ragionare
con la “mente di Cristo”.
In tutta la Scrittura, sia nell’antico testamento (rivolto al popolo di
Israele) e sia nel Nuovo testamento (rivolto alla Chiesa), si parla della
disciplina e della correzione del Signore
sempre tesa ad forma educativa utile
al destinatario della stessa, nel libro dei proverbi troviamo una
eloquente espressione:
Non risparmiare la correzione al bambino; se lo batti con la verga, non ne
morrà; lo batterai con la verga, ma lo salverai dal soggiorno dei morti.
(Proverbi 23:13-14)
Questo passo, dove la correzione
è rappresentata da una severa battitura di verga (oggi vietata dalla legge
umana vigente), porta ad una
salvezza dal soggiorno dei morti… …ci rendiamo conto della
vitale importanza della
correzione?
Una delle più belle rivelazioni neotestamentarie è
il rapporto di figliolanza che ci è
stato donato con la redenzione, Giovanni lo dichiara nel prologo del suo
vangelo:
È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma
a tutti quelli che l'hanno ricevuto
egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che
credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di
carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
(Giovanni 1:11-13)
Proprio per questo motivo il Signore ci invita a vivere
il rapporto con la Sua disciplina in
un modo positivo, di vedere in essa un beneficio essenziale per la
nostra sana crescita e corretta maturazione:
Figlio mio, non disprezzare la
correzione del SIGNORE, non ti ripugni
la sua riprensione; perché il
SIGNORE riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce.
Beato l'uomo che ha trovato la saggezza, l'uomo che ottiene l'intelligenza!
Poiché il guadagno che essa procura
è migliore a quello dell'argento, il profitto che se ne trae vale più
dell'oro fino.
Essa è più pregevole delle perle, quanto hai di più prezioso non l'equivale.
Lunghezza di vita è nella sua destra; ricchezza e gloria nella sua sinistra.
Le sue vie sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri sono pace.
Essa è un albero di vita per quelli che l'afferrano, e chi la possiede è
beato.
Con la saggezza il SIGNORE fondò la terra, e con l'intelligenza rese stabili
i cieli. Per la sua scienza gli abissi furono aperti, e le nuvole distillano
la rugiada.
Figlio mio, queste cose non si allontanino mai dai tuoi occhi!
Conserva la saggezza e la riflessione!
Esse saranno vita per l'anima tua e un ornamento al tuo collo.
Allora camminerai sicuro per la tua via e il tuo piede non inciamperà.
Quando ti coricherai non avrai paura; starai a letto e il tuo sonno sarà
dolce.
Non avrai da temere lo spavento improvviso, né la rovina degli empi, quando
verrà; perché il SIGNORE sarà la tua
sicurezza, e preserverà il tuo piede da ogni insidia.
(Proverbi 3:11-26)
A) Siamo quindi esortati a
tenere conto della correzione
per non smarrire la via della Vita:
Chi tiene conto della correzione, segue il cammino della vita;
ma chi non fa caso della riprensione, si smarrisce.
(Proverbi 10:17)
B) Siamo inoltre chiamati
ad amare la correzione:
Chi ama la correzione ama la scienza, ma chi odia la riprensione è uno
stupido.
(Proverbi 12:1)
C) Consideriamo come essa ha un’inestimabile beneficio e
ci fa diventare “intelligenti”
ovvero ci fa conoscere l’Opera di Dio:
L'orecchio attento alla riprensione che conduce alla vita,
abiterà tra i saggi.
Chi rifiuta l'istruzione disprezza se stesso, ma chi dà retta alla
riprensione acquista senno.
Il timore del SIGNORE è scuola di saggezza; e l'umiltà precede la gloria.
(Proverbi 15:31-33)
Le sofferenze
che Dio manda
ai Suoi figli
per la loro correzione e per motivi
di disciplina, non devono considerarsi come cosa fatale od inutile, come
indizio di capriccioso malanimo, come manifestazioni di ira o di vendetta,
bensì come una prova dell'amore
paterno con il quale Dio prende cura dei suoi figli, cercando il loro
bene.
Alla luce di questo dovremo forse rivedere il nostro modo di pregare nelle
prove… …non allontanarle ma capirle!
***
Sopportate queste cose per la vostra correzione.
Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non
corregga?
Ma se siete esclusi da quella
correzione di cui tutti hanno
avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli.
L’autore della lettera non invita i fratelli a chiedere di allontanare le
prove… … esorta a
sopportarle e per fare questo
più serenamente li invita a vederle da un punto di vista diverso, facendo
espresso riferimento all’ambito familiare e dando tre spunti di riflessione:
A) le prove sono spesso una
correzione
B) la correzione è riservata ai figli e pertanto considerate l’aspetto onorevole di tale situazione
C) la mancanza di correzione
significherebbe non essere figli
La disciplina paterna di cui è parte importante il castigo, è inseparabile
dalla relazione tra genitori e figli.
Gesù dice:
Tutti quelli che amo, io li
riprendo e li correggo; (Apocalisse
3:19)
Chi desidera di non voler essere corretto…
…dimostra di non apprezzare la sua condizione di figlio di Dio.
Quel che soffriamo (per la nostra correzione)…
…lo dobbiamo considerare così, come ci insegna la Parola di Dio!
La storia dei credenti antichi mostra come tutti sono stati
sottoposti alla paterna disciplina della correzione per mezzo delle
sofferenze.
Se il castigo fa parte delle cure paterne di Dio per i suoi figli;
il movente è l'amore; questo è
il primo motivo per accettarlo con filiale sottomissione.
La sua grandezza divina è garanzia non solo del
diritto assoluto che Egli ha di
sottoporci a disciplina; ma è garanzia della
infallibile sapienza con cui egli
adopera questo mezzo.
Per mettere in piena luce la grandezza del Padre celeste, lo scrittore lo
paragona col padre terreno.
***
Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno;
ma egli lo fa per il nostro bene,
affinché siamo partecipi della sua santità.
L’autore mette in parallelo il
“padre secondo la carne” e il
“Padre degli spiriti” per
poterci fare comprendere meglio il concetto.
L'essere Dio “Padre
degli spiriti” nostri mostra che Egli ci è Padre in senso più
profondamente vero che non il nostro padre umano e che Egli ha
un maggior diritto alla nostra
ubbidienza e pertanto alla nostra
correzione.
Sottoponendoci alla disciplina di Dio, arriveremo a godere di quel supremo
bene che è una Vita spirituale corretta, che è infatti il fine ultimo della
educazione del Padre celeste.
In questo troviamo ampio conforto nell’insegnamento di Giacomo:
Fratelli miei, considerate una
grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la
prova della vostra fede produce costanza.
E la costanza compia pienamente
l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
Se poi qualcuno di voi manca di
saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza
rinfacciare, e gli sarà data.
(Giacomo 1:2-5)
***
Evidentemente non possiamo ignorare che la correzione produce un immediato
senso di
tristezza, ma
per fede noi crediamo che
in seguito produrrà qualcosa
di positivo!
Ed è un ulteriore motivo di sopportazione della correzione quello che
l’autore ci propone qui,
un frutto di pace e di giustizia!
Quel frutto è qualificato “di
pace” perchè si raccoglie in pace dopo la lotta, dopo la fatica
dell'esercizio, quando è cessata la
tristezza.
Ed è qualificato
“di giustizia” perché
conforme al pensiero di Dio.
Paolo descrive bene quale è l’effetto benefico di questa
tristezza:
Anche se vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne rincresce; e se
pure ne ho provato rincrescimento (poiché vedo che quella lettera,
quantunque per breve tempo, vi ha rattristati), ora mi rallegro, non perché
siete stati rattristati, ma perché
questa tristezza vi ha portati al ravvedimento; poiché siete stati
rattristati secondo Dio, in modo che non aveste a ricevere alcun danno da
noi.
Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla
salvezza,
del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la
morte.
(2 Corinzi 7:8-10)
***
A) …rinfrancate le mani cadenti e
le ginocchia vacillanti…
Fortificate le mani infiacchite, rafforzate le ginocchia vacillanti!
Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: «Siate forti, non temete! Ecco il
vostro Dio!
Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà egli stesso a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei
ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come
un cervo e la lingua del muto canterà di gioia;
perché delle acque sgorgheranno nel
deserto e dei torrenti nei luoghi solitari; il terreno riarso diventerà un
lago, e il suolo assetato si muterà in sorgenti d'acqua; nel luogo dove
dimorano gli sciacalli vi sarà erba, canne e giunchi.
Là sarà una strada maestra, una via che sarà chiamata la Via Santa; (nessun
impuro vi passerà) essa sarà per quelli soltanto; quelli che la seguiranno,
anche gli insensati, non potranno smarrirvisi.
(Isaia 35:3-8)
…le mani cadenti… …le ginocchia vacillanti…
come paralizzate nei loro muscoli, sono segno di
fiacchezza o di stanchezza.
Questo stato di rilassatezza va scosso con uno sforzo morale vigoroso!
B) …fate sentieri diritti per i
vostri passi,
affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, ma piuttosto guarisca.
Appiana il sentiero dei tuoi piedi, tutte le tue vie siano ben preparate.
Non girare né a destra né a sinistra, ritira il tuo piede dal male.
(Proverbi 4:26-27)
Così facendo, saremo
più forti e potremo aiutare i
deboli a mantenersi sulla retta via.
***
Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione,
fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu
ravvedimento.
C)
…Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione
senza la quale nessuno vedrà il
Signore
Siamo esortati a cercare
la pace con tutti gli uomini,
e realizzare quella
Unità con tutti i
fratelli, realizzata nei cieli per l’opera di Gesù Cristo, da
sperimentare sulla Terra
camminando in modo degno della
vocazione alla quale siamo stati chiamati:
Io dunque, il prigioniero del Signore,
vi esorto a comportarvi in modo
degno della vocazione che vi è stata rivolta,
con ogni umiltà e mansuetudine, con
pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di
conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace.
Vi è un corpo solo e un solo Spirito,
come pure siete stati chiamati a una
sola speranza, quella della vostra vocazione.
V'è un solo Signore, una sola fede,
un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di
tutti, fra tutti e in tutti.
(Efesini 4:1-6)
Siamo esortati a cercare anche
la santificazione, ovvero
cercare
l’Unità con la Santita di
Dio:
Questo dunque io dico e attesto nel Signore:
non comportatevi più come si
comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza
ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in
loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore…
… avete imparato per quanto concerne
la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si
corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello
spirito della vostra mente e a
rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e
nella santità che procedono dalla verità.
(tratto da Efesini 4:17-24)
Unità e Santità sono intimamente connesse.
Non ci può esser vera Unità senza Santità.
D)
…vigilando bene
1)
…nessuno resti privo della grazia di Dio
Dobbiamo fare attenzione che nella Chiesa,
nessuno resti privo della grazia di Dio,
l’esortare i fratelli alla conversione, al fare i passi di fede, di
ubbidienza, non è un “fare molestia”, è un dovere cristiano necessario…
…sarebbe veramente triste e tremendo se chi frequenta la Chiesa, chi
partecipa alla conoscenza della Parola di Dio, dovesse rimanere
privo della grazia di Dio!
2)
…nessuna radice velenosa venga fuori
a darvi molestia e
molti di voi ne siano contagiati
Questa immagine è tratta dal libro del Deuteronomio:
Non vi sia tra di voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il
cuore lontano dal SIGNORE nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle
nazioni; non vi sia tra di voi
nessuna radice che produca veleno e assenzio.
Nessuno,
dopo aver udito le parole di questo giuramento,
si illuda nel suo cuore dicendo:
"Avrò pace, anche se camminerò secondo la caparbietà del mio cuore".
In questo modo chi ha bevuto largamente porta a perdizione anche chi ha sete.
Il SIGNORE non gli perdonerà;
ma in tal caso l'ira del SIGNORE e la sua gelosia s'infiammeranno contro
quell'uomo, tutte le maledizioni scritte in questo libro gli verranno
addosso e il SIGNORE cancellerà il suo nome sotto il cielo; il SIGNORE lo
separerà, per sua sventura, da tutte le tribù d'Israele, secondo tutte le
maledizioni del patto scritto in questo libro della legge.
(Deuteronomio 29:17-20)
Coltivare
radici velenose significa
fare l’azione del
nemico, ovvero seminare
qualcosa che non edifica, non è
utile, infesta, danneggia il raccolto, toglie energia al campo, aumenta la
fatica nel raccolto… …dare
molestia.
Chi coltiva
radici velenose si mette su
una via di maledizione, nuoce a sè stesso e nuoce anche alla Chiesa; quindi
per il suo bene e per il bene della chiesa, dobbiamo stare attenti.
Le
radici velenose non sono
subito visibili… …sono per lo più sottoterra e sono particolarmente
infestanti, per quello l’autore parla di “contagio”.
I molti
restano infetti, contaminati
per via del cattivo esempio, delle parole velenose, Paolo ricorda che “un
po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta”.
3)
…nessuno sia fornicatore,
o profano, come Esaù che per
una sola pietanza vendette la sua
primogenitura.
Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione,
fu respinto, sebbene la richiedesse
con lacrime, perché non ci fu
ravvedimento.
L’immagine che Esaù fosse
fornicatore, ci rimanda alla
tradizione ebraica che lo descrive come dato alla sensualità, forse per il
dispiacere che diede ad Isacco e Rebecca, sposando due donne ittite:
Or Esaù, all'età di quarant'anni, prese in moglie
Giudit, figlia di Beeri,
l'Ittita, e
Basmat, figlia di Elon, l'Ittita.
Esse furono causa di profonda amarezza per Isacco e per Rebecca.
(Genesi 26:34-35)
Il carattere
profano di Esaù, lo vediamo
chiaramente quando per
una sola pietanza vendette la sua
primogenitura.
Tale diritto non implicava soltanto una duplice porzione nell'eredità
(cfr
Deuteronomio 21:17), ma nel caso dei patriarchi
implicava l'essere il primo erede ed
il trasmettitore della promessa fatta ad Abramo:
“Tutte le famiglie della terra saranno benedette
nella tua progenie”.
(Genesi 28:14)
Le parole “la
richiedesse con lacrime,
perché non ci fu ravvedimento”,
ci fa comprendere come non occorre
solo rimpiangere gli errori ma predisporsi a voler cambiare!
Ricordando quella triste scena, l’autore vuole mostrarci che
chi disprezza in modo profano i
propri privilegi spirituali per godersi qualche vantaggio materiale o
qualche soddisfazione passeggera, si espone ad essere disapprovato da
Dio.
Quando l'ora della retribuzione suonerà a nulla più varranno i rimorsi e le
lacrime, non si potrà avere parte a quei beni che si sono disprezzati per
una sola pietanza.
Profano è chiunque è predisposto a sacrificare i beni superiori ed eterni,
ai vantaggi od ai godimenti terreni e vani.
Non si appagano i bisogni dell'anima con una minestra di lenticchie!
Forse sembrerà una rinuncia il sfamarsi con quel piatto… …ma c’è un dopo…
…Paolo ci avverte solennemente:
Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio;
perché quello che l'uomo avrà
seminato, quello pure mieterà.
Perché chi semina per la sua carne,
mieterà corruzione dalla carne; ma
chi semina per lo Spirito mieterà
dallo Spirito vita eterna.
Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo
a suo tempo.
(Galati 6:7-10)
***
Il Signore si preoccupa per noi perchè ci ama e perché siamo i Suoi figli
e, come tali
ci corregge per il nostro
bene… …cerchiamo di cogliere questo aspetto della disciplina… …e saremo
capaci di gioire di questo perché
vedremo così tutto il Suo interesse per noi e per la nostra felicità…
…magari anche non immediatamente… …ma col tempo gli saremo grati!
Dobbiamo imparare quindi ad essere imitatori di Dio in quanto Suoi figli…
…ad essere un Corpo Spirituale conforme all’Immagine del Figlio di Dio… …la
Sua Sposa… …nell’Unità quella vera basata sulla Santità
(realizzata e conservata nei cieli)… …ma vigilando bene che nulla possa
impedire che questo sia effettivamente vissuto già su questa Terra,
camminando così in modo degno della
vocazione alla quale siamo stati chiamati!