La disciplina del Signore e il suo abbandono

 

   

Studiando la lettera di Paolo ai Galati, abbiamo visto come il cristiano, non essendo più soggetto alla Legge per essere salvato, è libero dalla condanna che derivava dalla osservanza della stessa (cfr Galati 3:13-14).

Questa libertà, ci rende responsabili, come figli “maggiorenni” (cfr Galati 4:1-7), chiamati a vivere secondo lo Spirito e non a vivere secondo la carne (cfr Galati 5:13).

Nella nostra crescita spirituale, siamo però ancora soggetti (a causa della nostra carne), alla disciplina del Signore, e questa, vedremo, è una Grazia che il Signore riserva ai Suoi Figli.

La disciplina, la correzione, la riprensione, sono termini che alla nostra mente carnale richiamano sentimenti negativi, forse perché siamo abituati a vedere queste “attività” condite di “abusi di potere”, soprusi, che la carnalità umana influenza, ma se vogliamo comprendere la Grazia che è contenuta nella disciplina, nella riprensione e nella correzione di Dio, dobbiamo ragionare con la “mente di Cristo”.

In tutta la Scrittura, sia nell’Antico Testamento (rivolto al popolo di Israele) e sia nel Nuovo Testamento (rivolto alla Chiesa), si parla della disciplina e della correzione del Signore sempre tesa ad un ravvedimento, crescita sana, educazione utile al destinatario della stessa, nel libro dei Proverbi troviamo una eloquente espressione:

Non risparmiare la correzione al bambino; se lo batti con la verga, non ne morrà;

lo batterai con la verga, ma lo salverai dal soggiorno dei morti.  (Proverbi 23:13-14)

Questo passo, dove la correzione è rappresentata da una severa battitura di verga (oggi vietata dalla legge umana vigente), porta ad una salvezza dal soggiorno dei morti… …ci rendiamo conto della vitale importanza della correzione?

Una delle più belle rivelazioni neotestamentarie è il rapporto di figliolanza che ci è stato donato con la redenzione, Giovanni lo dichiara nel prologo del suo vangelo:

È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto;

ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio,

a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue,

 né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:11-13)

 

E l’apostolo Paolo lo scrive ai Galati:

…ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione.

E, perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre».

Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio. (Galati 4:4-7)

Il rapporto di figliolanza con il nostro Padre, è meraviglioso sotto tutti gli aspetti, ma dobbiamo considerare che questo rapporto prevede anche l’educazione, la disciplina, la correzione, che sono espressioni di amore nei nostri confronti e come tali dovremmo viverli… anche se non riusciamo sempre (quasi mai) ad accettarli con serenità e gioia.

L’autore della lettera agli Ebrei illustra con lucidità questo aspetto della figliolanza:

Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato, e avete dimenticato l'esortazione rivolta a voi come a figli:

«Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli».

Sopportate queste cose per la vostra correzione.

Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga?

Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli.

Inoltre abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati;

non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti per avere la vita?

Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno;

ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità.

È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza;

 in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa. (Ebrei 12:4-11)

 

Proprio per questo motivo il Signore ci invita a vivere il rapporto con la Sua disciplina in un modo positivo, di vedere in essa un beneficio essenziale per la nostra sana crescita e corretta maturazione:

Figlio mio, non disprezzare la correzione del SIGNORE, non ti ripugni la sua riprensione; perché il SIGNORE riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce.

Beato l'uomo che ha trovato la saggezza, l'uomo che ottiene l'intelligenza!

Poiché il guadagno che essa procura è migliore a quello dell'argento, il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino.

Essa è più pregevole delle perle, quanto hai di più prezioso non l'equivale.

Lunghezza di vita è nella sua destra; ricchezza e gloria nella sua sinistra.

Le sue vie sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri sono pace.

Essa è un albero di vita per quelli che l'afferrano, e chi la possiede è beato.

Con la saggezza il SIGNORE fondò la terra, e con l'intelligenza rese stabili i cieli.

Per la sua scienza gli abissi furono aperti, e le nuvole distillano la rugiada.

Figlio mio, queste cose non si allontanino mai dai tuoi occhi!

Conserva la saggezza e la riflessione!

Esse saranno vita per l'anima tua e un ornamento al tuo collo.

Allora camminerai sicuro per la tua via e il tuo piede non inciamperà.

Quando ti coricherai non avrai paura; starai a letto e il tuo sonno sarà dolce.

Non avrai da temere lo spavento improvviso, né la rovina degli empi, quando verrà;

perché il SIGNORE sarà la tua sicurezza, e preserverà il tuo piede da ogni insidia. (Proverbi 3:11-26)

 

Siamo quindi chiamati a tenere conto della correzione per non smarrire la via della Vita:

 “Chi tiene conto della correzione, segue il cammino della vita;

ma chi non fa caso della riprensione, si smarrisce.” (Proverbi 10:17)

 

Siamo poi chiamati ad amare la correzione:

“Chi ama la correzione ama la scienza, ma chi odia la riprensione è uno stupido.” (Proverbi 12:1)

 

Consideriamo come essa ha un’inestimabile beneficio e ci fa diventare “intelligenti” ovvero ci fa conoscere l’Opera di Dio:

L'orecchio attento alla riprensione che conduce alla vita, abiterà tra i saggi.

Chi rifiuta l'istruzione disprezza se stesso, ma chi dà retta alla riprensione acquista senno.

 Il timore del SIGNORE è scuola di saggezza; e l'umiltà precede la gloria.

(Proverbi 15:31-33)

 

L’uomo empio, che nella sua stupidità non ha timore di Dio, l’uomo sciocco, rifiuta la correzione del Signore, perché non Lo conosce e non intende farsi correggere da Lui

Ma Dio dice all'empio: «Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto,

tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?

Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno degli adùlteri.

Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni.

Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre.

Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi.  (Salmo 50:16-21)

 

Il “detestare” la correzione del Signore, è sinonimo di non ascoltarLo, non confidare in Lui ed allontanarsi da Lui, il profeta Sofonia descriveva così la Gerusalemme ribelle dei suoi tempi:

  Guai alla città ribelle, contaminata, alla città piena di soprusi!

Essa non dà ascolto ad alcuna voce, non accetta correzione, non si confida nel SIGNORE, non si avvicina al suo Dio. (Sofonia 3:1-2)

 

E ancora:

Ascolta, popolo mio, e io ti ammonirò; o Israele, se tu mi ascoltassi!

Non ci sia in mezzo a te nessun dio straniero, e non adorare un dio estraneo.

Io sono il SIGNORE, il Dio tuo, che ti fece risalire dal paese d'Egitto; apri la tua bocca, e io la riempirò.

Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha ubbidito.

Perciò li abbandonai alla durezza del loro cuore, perché camminassero secondo i loro piani.

Oh, se il mio popolo volesse ascoltarmi, se Israele volesse camminare nelle mie vie! (Salmo 81:8-13)

 

Gesù pronuncerà il Suo lamento sulla città ribelle:

Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati,

quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!

Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. (senza la presenza di Dio)

Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"» (Luca 13:34-35)

 

***

Il Signore è paziente, e nel Suo amore, richiama ancora l’uomo empio ad accettare la Sua riprensione, ma questa Grazia non sarà per sempre, verrà il giorno che il Signore smetterà di chiamare e abbandonerà l’empio al suo destino.

Abbandonerà… …si questo è il peggior castigo di Dio, il suo abbandono!

La saggezza grida per le vie, fa udire la sua voce per le piazze; negli incroci affollati essa chiama, all'ingresso delle porte, in città, pronuncia i suoi discorsi: «Fino a quando, ingenui, amerete l'ingenuità?

Fino a quando gli schernitori prenderanno gusto a schernire e gli stolti avranno in odio la scienza?

Volgetevi ad ascoltare la mia correzione; ecco, io farò sgorgare su di voi il mio Spirito, vi farò conoscere le mie parole.

Poiché, quand'ho chiamato avete rifiutato d'ascoltare, quand'ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso; quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v'investirà come un uragano e vi cadranno addosso l'afflizione e l'angoscia.

Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno.

Poiché hanno odiato la scienza, non hanno scelto il timore del SIGNORE, non hanno voluto sapere i miei consigli e hanno disprezzato ogni mia correzione, si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli.

Infatti il pervertimento degli insensati li uccide e la prosperità degli stolti li fa perire; ma chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male».

(Proverbi 1:20-33)

 

L’abbandono di Dio, tanto auspicato dall’uomo naturale per sentirsi finalmente libero, sarà invece la sua rovina inesorabile.

L’abbandono di Dio, segno dell’estrema ira di Dio, significa la morte eterna dell’uomo:

L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.

Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.

Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.

Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati.

Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette.

(Romani 1:18-32)

 

L’uomo empio, che si ostina a resistere alla riprensione ed alla disciplina, subirà l’abbandono di Dio… …e la condanna alla morte seconda, l’eterna separazione!

Leggendo questi passi, ci rendiamo conto di come la correzione, la riprensione, la disciplina del Signore siano il segno del Suo reale interesse per noi.

E’ il Suo prendersi cura di noi, della nostra sana crescita, dei suoi “pensieri benedetti” su di noi, quei pensieri tanto diversi dai nostri:

Infatti io so i pensieri che medito per voi", dice il SIGNORE: "pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. (Geremia 29:11)

 

Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE.

Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri. (Isaia 55:8-9)

 

L’apostolo Paolo, parlando delle sofferenze della carne, ci ricorda che, anche nelle più atroci difficoltà, prove, persecuzioni, correzioni, non siamo mai abbandonati:

Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi.

Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. (2 Corinzi 4:7-11)

Come figli amati, impariamo ad amare la correzione del Signore, impariamo, come Davide, a vedere nella verga e nel bastone di Dio, una sicurezza (cfr Salmo 23:4).

 

Ringraziamo il Signore perché sappiamo che quando sbagliamo, quando tendiamo a sviarci, Lui ci riprende, ci corregge e non ci abbandona al nostro destino… …questo è il Suo amore per noi!

 

Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.

Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.

Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.

Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte,

io non temerei alcun male, perché tu sei con me;

il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.

Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici;

cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.

Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita;

e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.

(Salmo 23)

Gianni Marinuzzi