Una testimonianza efficace

 

 

 

Una buona testimonianza per essere efficace necessita di due fattori principali:

- una buona “trasmissione”

- una buona “ricezione”

 

Abbiamo nella Scrittura tanti esempi di testimonianze efficaci e vogliamo analizzarne una per poter imparare a “trasmettere” e “ricevere”, al fine di rendere efficace la Parola di Dio in noi ed in chi ci ascolta!

 

***

Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei; e Paolo, com'era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti.

«E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio».

Alcuni di loro furono convinti, e si unirono a Paolo e Sila; e così una gran folla di Greci pii, e non poche donne delle famiglie più importanti.

Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo.

Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù».

E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose.

Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

(Atti 17:1-9)

***

Durante la prima parte del secondo viaggio missionario di Paolo, l’apostolo con Sila, si trovano nella città di Tessalonica per portare la Parola agli abitanti di quella città.

Dal testo degli atti possiamo vedere come la predicazione di Paolo era essenzialmente quella di “dimostrare che Gesù era il Cristo promesso che doveva morire e risuscitare dai morti per riscattare l’umanità dal peccato”.

I fratelli di tessalonica toccarono subito con mano la persecuzione, appena convertiti dovettero subire duri attacchi e Paolo era preoccupato di questo, temeva che lo scoraggiamento della persecuzione portasse i fratelli allo sconforto.

La gioia di Paolo fu invece quella di sentire “gli echi” della fervente testimonianza di questi fratelli che in breve tempo (e non senza lucune della fede), seppero resistere, alle dure persecuzioni e non solo, progredire in una vita di attesa del rapimento che fu “fin troppo” vissuta.

Questo è lo spirito con il quale, Paolo, Sila e Timoteo scrivono una prima lettera a questi fratelli, nella quale (nei primi due capitoli) si scorge come una testimonianza pura, sincera abbia fatto breccia in cuori onesti e genuini.

 

Paolo, Silvano e Timoteo alla chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace.

Noi ringraziamo sempre Dio per voi tutti, nominandovi nelle nostre preghiere, ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell'opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo.

Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione.

Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunciato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene.

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia.

Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell'Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente.

Voi stessi, fratelli, sapete che la nostra venuta tra voi non è stata vana; anzi, dopo aver prima sofferto e subìto oltraggi, come sapete, a Filippi, trovammo il coraggio nel nostro Dio, per annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.

Perché la nostra predicazione non proviene da finzione, né da motivi impuri, né è fatta con inganno; ma come siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il vangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori.

Difatti, non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Dio ne è testimone.

E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini.

Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto il vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate diventati cari.

Perché, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio.

Voi siete testimoni, e Dio lo è pure, del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso di voi che credete; sapete pure che, come fa un padre con i suoi figli, abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete.

Infatti, fratelli, voi siete diventati imitatori delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; poiché anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni che quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei, i quali hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, e hanno cacciato noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di parlare agli stranieri perché siano salvati.

Colmano così senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l'ira finale.

(1 Tessalonicesi 1:1 / 2:16)

 

Paolo, Silvano e Timoteo alla chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace.

Come prima riflessione possiamo notare come per i nostri fratelli Paolo, Sila e Timoteo, la Chiesa non è un luogo fisico ma spirituale… …essa si trova in Dio Padre e nel Signore Gesù, essa non si raduna sotto qualche denominazione particolare, si raduna nel Nome del Padre e nel Nome del Signore Gesù Cristo.

 

***

Noi ringraziamo sempre Dio per voi tutti, nominandovi nelle nostre preghiere, ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell'opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo.

Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione.

I nostri fratelli ci danno un grande esempio, essi:

- nominano nelle loro preghiere i fratelli per i quali hanno “lavorato”.

E’ vero che il Padre “conosce ogni cosa”, ma è buono nominare in preghiera i nostri fratelli, in modo che la nostra preghiera sia esplicitamente esposta davanti a tutto l’esercito celeste oltre che i fratelli con i quali condividiamo la preghiera che è (tra l’altro) un combattimento spirituale.

- ricordano continuamente davanti al Dio e Padre, i frutti della predicazione dei quali loro sono stati testimoni:

          - l’opera delle loro fede

Giacomo ci parla nella sua lettera della fede operante, di quella fede viva che porta frutto, una fede operante… …non una fede solo intellettuale che non produce alcun cambiamento.

Nessuno sarà giustificato per le opere della Legge… …ma senza le opere la fede è morta”

La nostra fede non deve fermarsi ad un concetto astratto, deve essere viva, come un “vino nuovo” che non può essere trattenuto in otri vecchi.

Una fede che si adatta senza reazione al nostro “otre vecchio” probabilmente non è una fede viva…

          - le fatiche del loro amore

                     L’amore per Dio porta il cristiano a lavorare per Lui.

                     Questo “lavorare” è fatica… …ma è estremamente gratificante!

          - la costanza della loro speranza

I tessalonicesi rimasero evidentemente colpiti dalla resurrezione di Gesù testimoniata da Paolo e questo li rese costanti nella speranza.

Quella speranza che li ha resi forti nel resistere a tutte le persecuzioni che dovettero affrontare.

 

Nel caso specifico, i nostri fratelli ricordano che, i tessalonicesi esposero i loro corpi per proteggere Paolo e Sila da sicure conseguenze, bloccando così la diffusione del Vangelo:

…assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo. Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati

…Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù!

***

Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunciato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene.

Paolo, Sila e Timoteo, ricordano a loro e fanno conoscere a noi, il modo con il quale essi hanno portato il Vangelo a Tessalonica e ci tracciano un “vademecum” su come portare una testimonianza efficace:

- il Vangelo va annunciato con Parole

          Non si può trasmettere il Vangelo in modo silenzioso.         

Dio ha scelto e Gli piace così:

è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione.   (1 Corinzi 1:21)

          Gesù stesso ci ha dato l’esempio:

Andiamo altrove, per i villaggi vicini, affinché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto.       (Marco 1:38)

          Gesù ha poi dato il mandato ai suoi apostoli:

E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.

(Marco 16:15)

          Paolo ai romani scriverà proprio di questa attività di predicazione:

Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto?

E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?

E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci?       (Romani 10:14)

 

- il Vangelo va annunciato con Potenza

          Il solo “annunciare” rimane sterile, se la parola annunciata non ha potenza.

          La potenza della parola, consiste nella approvazione da parte di Dio della

Parola stessa.

Ai tempi dei nostri fratelli, la conferma della loro autorità e della autorità della loro parola, si manifestava con segni e prodigi miracolosi, questo è confermato da Gesù stesso nel Suo mandato apostolico:

E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.

Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato.

Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno»  (Marco 16:15-18)

 

          Come ogni Parola di Dio, Essa si compì per mezzo degli apostoli:

          …e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli.(Atti 2:43)          

Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunciare la tua Parola in tutta franchezza, stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù». (Atti 4:29-30)

Molti segni e prodigi erano fatti tra il popolo per le mani degli apostoli… (Atti 5:12)

Ora Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. (Atti 6:8)

Tuttavia rimasero là per molto tempo, predicando con franchezza e confidando nel Signore che rendeva testimonianza alla Parola della sua grazia e concedeva che per mano loro avvenissero segni e prodigi. (Atti 14:13)

 

Paolo, porterà ai corinzi come conferma della Sua autorità apostolica proprio questi “segni e prodigi”:

…i segni dell'apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti. (2 Corinzi 12:12)

 

E ne parlerà anche ai romani:

Non oserei infatti parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.

Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto il vangelo di Cristo, (Romani 15:18-19)

 

Oggi gli apostoli non ci sono più, ma ci siamo noi e la nostra testimonianza è approvata dalla autorità della Scrittura.

Se vogliamo che la nostra predicazione abbia potenza, essa deve fondarsi, radicarsi, basarsi e prendere forza dalla Parola di Dio tramandataci dagli apostoli.

Non esiste una predicazione autorevole del Vangelo che non si fonda sulla Scrittura e non prende autorità da Essa!

Paolo stesso dichiarerà che il Vangelo (ovvero la Buona Notizia scritta per noi) è Potenza di Dio: Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede… (Romani 1:16)

 

Questo “Vangelo”, consiste nella “predicazione della croce”:

la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; (1 Corinzi 1:18)

 

- il Vangelo va annunciato con lo Spirito Santo

Paolo parla di coloro che predicano il Vangelo con “altri spiriti”, e se lo scrive Paolo c’è da credergli:

Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo.

Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; ma quelli annunciano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro,(Filippesi 1:15-18)

 

Non dobbiamo stupirci di questo né abbatterci per questo… …dobbiamo però, come Paolo, predicare il Vangelo con lo Spirito Santo, altrimenti la nostra predicazione non sarà “efficace”.

Non oserei infatti parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.

Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto il vangelo di Cristo,

(Romani 15:18-19)

Ci potranno essere persone che parleranno di Dio, anche di Cristo… …ma non sono rigenerate dallo Spirito Santo.

Paolo nel passo di Filippesi che abbiamo letto, dice che essi annunciano Cristo con “ipocrisia”, ovvero “fingendosi cristiani”, che non sia questo il nostro caso!

Che sia la nostra predicazione frutto di una reale conversione, che sia frutto di una reale rigenerazione.

- il Vangelo va annunciato con piena convinzione

 

La convinzione di cui parla Paolo è una totale fiducia nella Parola di Dio!

Paolo era “convinto” della Potenza di Dio e della Sue promesse:

Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8:38-39)

È anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno.

 (2 Timoteo 1:12)

E porta come esempio di questa convinzione il patriarca Abraamo:

Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo.

Perciò gli fu messo in conto come giustizia.(Romani 4:19-22)

 

La conseguenza di questi quattro modi di annunciare il Vangelo è una dimostrazione pratica di Vita:

infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene.

***

 

Perché la nostra predicazione non proviene da finzione, né da motivi impuri, né è fatta con inganno; ma come siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare il vangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori.

Difatti, non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Dio ne è testimone.

E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini.

Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto il vangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate diventati cari.

Perché, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio.

Voi siete testimoni, e Dio lo è pure, del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso di voi che credete; sapete pure che, come fa un padre con i suoi figli, abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

 

Paolo dichiara che oltre ad una predicazione annunciata con parole, potenza, Spirito Santo e convinzione, essa aveva altre caratteristiche morali

- non proveniva da finzione

          Ciascuno di noi è chiamato a testimoniare di quello che realmente ha vissuto.

          Paolo scriveva così ai romani:

Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.

(Romani 12:3)

 

Possiamo essere tentati a volte di parlare di cose che non sono “reali” per noi, questo non è assolutamente buono, facendo così saremo degli ipocriti e la nostra predicazione non sarà credibile, in quanto non sarà con “piena convinzione”!

 

Dobbiamo essere umili e testimoniare di quello che realmente viviamo, la nostra onestà sarà apprezzata… …soprattutto da Dio.

Paolo scrivendo a Timoteo lo incoraggiava nella sua fede sincera:

Lo scopo di questo incarico è l'amore che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.(1 Timoteo 1:5)

 

ripenso alle tue lacrime e desidero intensamente vederti per essere riempito di gioia.

Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto, abita pure in te. (2 Timoteo 1:4-5)

 

- non proveniva da motivi impuri

Non per forza i “motivi impuri” sono peccaminosi (almeno nel senso in cui spesso consideriamo il peccato).Tutto ciò che non è puro è impuro!

Una “ambizione” di fare vedere la “nostra giustizia”, la “nostra fede” oltre le sue reali “dimensioni” è un motivo impuro!

Un desiderio di “vivere alle spalle dei fratelli” assecondando la nostra pigrizia è “un motivo impuro”

L’approfittare della propria “posizione spirituale” è un “motivo impuro”.

Paolo stesso testimoniò proprio ai fratelli di Tessalonica che egli non volle approfittare minimamente di loro:

non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini.

(1 Tessalonicesi 2:6-7)

 

- non era fatta con inganno

          Ingannare è una attività propria del “serpente antico”, non si addice ai figli di Dio!

          Pietro dichiara che in Gesù Cristo non fu trovato inganno e ci ordina di “seguire” le Sue orme:

Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme.

Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. (1 Pietro 2:21-22)

 

L’inganno al quale si riferisce Paolo è in particolare lo “sfruttare” la bontà degli altri.

L’approfittare del fratello utilizzando pretesti “spirituali”.

 

Paolo, nella sua seconda lettera ai corinzi denuncia le loro prevenzioni negative nei suoi confronti e dichiara di non aver avuto per loro alcuna attitudine all’inganno:

Ma sia pur così, che io non vi sia stato di peso; però, da uomo astuto, vi avrei presi con inganno!

Vi ho forse sfruttati per mezzo di qualcuno dei fratelli che vi ho mandati?

Ho pregato Tito di venire da voi e ho mandato quell'altro fratello con lui.

Tito ha forse approfittato di voi?

Non abbiamo noi camminato con il medesimo spirito e seguito le medesime orme?

(2 Corinzi 12:16-18)

 

- non era “dosata” per piacere agli uomini ma a Dio

Spesso, al fine di “far piacere” di più la Parola di Dio, siamo tentati di “condirla” ad hoc.

La predicazione di Gesù era evidentemente dura per il popolo e i discepoli gli mossero proprio questa obiezione:

…molti dei suoi discepoli, dopo aver udito, dissero: «Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?»

Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano di ciò, disse loro: «Questo vi scandalizza? E che sarebbe se vedeste il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima? È lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.

(Giovanni 6:60-63)

 

          Come sempre Gesù ci ha lasciato un mirabile esempio:

Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno.

Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre me le ha dette».

(Giovanni 12:48-50)

 

 

Se noi cadremo nella trappola di cambiare il “gusto della Parola di Dio”, le nostre parole non saranno approvate, confermate, e saranno parole per la carne… …non gioveranno a nulla!

 

          Ricordiamoci sempre quello che Dio disse per mezzo del profeta Isaia:

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro!(Isaia 5:20)

 

I veri discepoli di Gesù ebbero sempre il coraggio di testimoniare della Verità così come era.

Paolo dice che noi siamo degli ambasciatori per Cristo ed un ambasciatore deve trasmettere il messaggio del suo capo di stato così come gli è stato trasmesso, senza adattamenti e/o aggiustamenti.

Egli non è responsabile né del messaggio, né dell’effetto che questo messaggio avrà, è solo un mezzo di rappresentanza e comunicazione.

 

- non era “condita” con parlare lusinghevole

 

Chi riprende qualcuno gli sarà alla fine più accetto di chi lo lusinga con le sue parole. (Proverbi 28:23)

          L'uomo che lusinga il prossimo, gli tende una rete davanti ai piedi.(Proverbi 29:5)

 

Il vero amore non lusinga il prossimo, lo incoraggia, lo stima, ma il lusingare è il voler “intrappolare” qualcuno…

 

Che la nostra predicazione non sia condita di lusinghe, ma che parli al cuore in modo onesto… …sarà più convincente per chi ha il cuore ben disposto!

 

- non era ispirata dalla cupidigia

 

          La cupidigia è una delle manifestazioni dell’ingiustizia:

essendo essi ricolmi d'ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, d'omicidio, di contesa, di frode, di malignità;(Romani 1:29)

 

          Paolo ci ordina di “farla morire” in quanto è idolatria:

Fate dunque morire le vostre membra che son sulla terra: fornicazione, impurità, lussuria, mala concupiscenza e cupidigia, la quale è idolatria.(Colossesi 3:5)

 

L’avvertimento è solenne, assolutamente da non trascurare, in quanto la Chiesa di Dio non è immune da questo tipo di infiltrazioni e Pietro ce ne parla:

Però ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata.

Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata.

Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna già da tempo è all'opera e la loro rovina non si farà aspettare. (Colossesi 3:5)

 

          Che questa malefica attitudine non si trovi mai nella nostra testimonianza!

 

- non cercava gloria dagli uomini

 

          La tentazione di cercare gloria ed approvazione dagli uomini è insita nella nostra

carne, ne fa parte integrante.

Nella nostra carnalità cerchiamo di piacere alla carne… …è normale!

Ma il nostro uomo interiore ad immagine di Dio cerca la approvazione di Dio, cerca

di piacere a Lui.

          Gesù disse:

                     Io non prendo gloria dagli uomini…(Giovanni 5:41)

 

E molti capi religiosi del Suo tempo terreno, pur riconoscendo la Sua Parola, non confessarono la loro fede proprio perché cercavano e rincorrevano la gloria umana:

Ciò nonostante, molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio.(Giovanni 12:42-43)

 

          Paolo scriveva così ai romani:

Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace; infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio.

Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi.

          (Romani 8:6-9)

 

- coinvolgeva tutto il loro essere verso la persona bisognosa di salvezza

La predicazione di Paolo e Sila, si dimostrò talmente Vera, Potente, Spirituale e Convincente da coinvolgerli totalmente.

La salvezza dei tessalonicesi divenne il loro scopo di vita in quel momento.

Erano tutti protesi verso di loro… …era la loro prima preoccupazione!

 

***

Come abbiamo visto all’inizio della meditazione, una testimonianza per risultare “efficace” deve essere anche “ricevuta” bene.

L’esempio di ricezione dei tessalonicesi può esserci di grande aiuto sul come recepire la Parola di Dio nei nostri cuori affinchè possa germogliare e portare tanto frutto alla gloria di Dio:

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia.

Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell'Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente.

Voi stessi, fratelli, sapete che la nostra venuta tra voi non è stata vana; anzi, dopo aver prima sofferto e subìto oltraggi, come sapete, a Filippi, trovammo il coraggio nel nostro Dio, per annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.

 

…avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo…

 

Sembra assurdo ma il “ricevere” la Parola in mezzo a molte sofferenze ci porta a “riceverla  meglio”.

La sofferenza procurata dalla persecuzione è come fosse una sorta di “concime” per il seme della Parola di Dio.

La sofferenza procurata dalla persecuzione ci fa veramente “gustare” la gioia dello Spirito Santo, che altrimenti potrebbe essere “confusa” con le emozioni umane.

Le emozioni umane… …che inganno!

Quante volte si cerca di “toccare” le corde delle emozioni quando trasmettiamo la Parola di Dio? L’insegnamento di Gesù e degli apostoli non è questo.

Se notiamo le prime predicazioni pubbliche della Parola nei primi capitoli degli atti degli apostoli, non troviamo traccia di “emozioni umane”; i discorsi sono estremamente razionali, sobri, privi di ogni “circostanza emozionale”.

Gli apostoli non hanno organizzato un concerto per fare avvicinare le masse; non hanno nemmeno pensato molto alla coreografia per suscitare uno stato d’animo particolarmente emozionante per gli astanti.

Hanno semplicemente “aperto la bocca” e lo Spirito Santo ha parlato per loro mezzo, confermando la loro Parola con i segni e prodigi che servivano a certificare la loro testimonianza.

Dobbiamo imparare a lasciare allo Spirito Santo il compito di preparare, e far crescere il seme; il nostro compito è seminare o piantare (predicare la Parola) ed innaffiare (pregare).

 

Paolo scriverà così ai corinzi, in riferimento a coloro che hanno portato la Parola a Corinto:

Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro.

Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere!

Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica.

 

Dobbiamo anche imparare che la sofferenza è quel modo che Dio spesso usa per preparare e far crescere… …che le nostre preghiere in tal senso siano sottomesse alla volontà di Dio!

Per noi occidentali il concetto della sofferenza è estremamente negativo ma Dio ha disegni diversi dai nostri:

Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.

(Isaia 55:9)

 

Gesù Cristo uomo era un uomo avvezzo alla sofferenza e per mezzo di essa fu “reso (dichiarato, riconosciuto) perfetto”:

Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia

era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.(Isaia 53:3)

 

Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà.

Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì; e, reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna…(Ebrei 5:7-9)

 

Per questo motivo Giacomo può dichiarare con fermezza:

Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.

E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.

Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. (Giacomo 1:2-5)

…da voi la parola del Signore ha echeggiato… …la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo…

 

Probabilmente i tessalonicesi non avevano organizzato alcuna campagna evangelistica nella Macedonia e nell’Acaja e sicuramente non si erano spinti in ogni luogo, ma la Parola di Dio ha echeggiatola fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo…che bella testimonianza!

…come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente.

I tessalonicesi prima della conversione adoravano gli idoli pagani (compresi gli ebrei dispersi tra loro che avevano annullato la Legge di Dio con le proprie tradizioni), ma ora si erano convertiti da questi idoli al Dio Vivente e Vero ed avevano due propositi di vita ben precisi:

 

- il servizio

 

Non c’è reale conversione che non ci porti a considerarci servitori di Dio.

La immensa gratitudine che un figlio di Dio prova nei confronti del Salvatore, lo “costringe” a volerlo servire, questa è l’esperienza degli apostoli:

Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite…(Atti 4:20)

 

Perché se siamo fuor di senno, è per Dio, e se siamo di buon senno, è per voi; infatti l'amore di Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono; e ch'egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.  (2 Corinzi 5:13-15)

 

- l’attesa del ritorno

 

Il Signore ritorna!!! E i Suoi lo aspettano, sospinti dallo Spirito Santo:

Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni».

E chi ode, dica: «Vieni». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita.

Colui che attesta queste cose, dice: «Sì, vengo presto!» Amen! Vieni, Signore Gesù!

(tratto da Apocalisse 22:17-20)

 

In realtà i fratelli di Tessalonica questo ritorno lo aspettavano talmente da “realizzarlo” ancora prima del suo effettivo tempo stabilito da Dio e Paolo corresse questa lacune della fede in modo amorevole e premuroso nel prosieguo della lettera.

Quanti oggi realizzano una conversione così radicale da procurare “eco” intorno e spargere “la fama della fede”?

 

***

Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete.

Infatti, fratelli, voi siete diventati imitatori delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; poiché anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni che quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei, i quali hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, e hanno cacciato noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di parlare agli stranieri perché siano salvati.

 

Il segreto dell’effetto straordinario della testimonianza dei tessalonicesi sta anche sul modo che essi hanno ricevuto la Parola della predicazione.

Paolo considera che loro la ricevettero non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, e questo modo di ricevere la Parola permette che essa  operi efficacemente in coloro che la ricevono.

 

La Parola di Dio che abbiamo ricevuto, la consideriamo veramente Parola di Dio?

 

Se la consideriamo tale, per noi è la nostra VITA, la nostra MENTE, la nostra PRIORITA’ assoluta, non viviamo che per Essa!

Altrimenti possiamo ricevere la Parola di Dio come una qualsiasi altra parola d’uomini, magari buona, sana, utile… …ma non indispensabile!

L’accettare la Parola di Dio in questo modo non opera efficacemente… …non illudiamoci e non inganniamo noi stessi e gli altri!

 

L’accettare la Parola di Dio come PAROLA DI DIO, ci porta a diventare molto “pratici”… …voi siete diventati imitatori delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; poiché anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni.

 

Questo diventare imitatori, non significa “fingere” “recitare”, significa assomigliare, ovvero diventare come…

E ancora una volta è la sofferenza che uniforma il popolo di Dio:

- la sofferenza di vivere in un mondo che non ci appartiene più

- la sofferenza di vivere in un mondo che ci odia in quanto non siamo più dei loro

Gesù disse:

Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me.

Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia.(Giovanni 15:18-19)

 

E Giovanni ribadisce:

Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia.(1 Giovanni 3:13)

 

- lo sofferenza di vivere in un corpo che rinneghiamo e vogliamo umiliare e abbandonare quanto prima per poter essere definitivamente trasformati nell’immagine di Cristo, come scrive Paolo ai romani:

Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato.

Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio.

Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me.

Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.

Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio.

Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me.

Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me.

Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra.

Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?

Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.

(Romani 7:14-25)

***

 

La testimonianza di Paolo e Sila a Tessalonica è stata veramente una testimonianza efficace!

E’ stata trasmessa in modo eccellente, il Vangelo predicato è stato:

          - annunciato con Parole

- annunciato con Potenza

- annunciato con lo Spirito Santo

          - annunciato con piena convinzione

- non proveniva da finzione

          - non proveniva da motivi impuri

          - non era fatta con inganno

          - non era “dosata” per piacere agli uomini ma a Dio

          - non era “condita” con parlare lusinghevole

          - non era ispirata dalla cupidigia

          - non cercava gloria dagli uomini

- coinvolgeva tutto il loro essere verso la persona bisognosa di salvezza

 

E’ stata recepita in modo esemplare:

          - come PAROLA di Dio e non di uomini

          - ha prodotto una reale conversione che porta al:

                     - servizio

                     - attesa del ritorno del Salvatore

          In mezzo alle persecuzioni ed al disagio di vivere in “terra straniera”

 

Che possiamo, attraverso questo esempio di testimonianza vivere la nostra fede in questo modo esemplare!

 

Gianni Marinuzzi