La giustizia di Dio nella giustificazione:
Esempi di giustificazione per fede
LETTERA di Paolo ai ROMANI 4
Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la
carne?
Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che
vantarsi; ma non davanti a Dio; infatti, che dice la Scrittura?
«Abraamo credette a Dio e ciò gli
fu messo in conto come giustizia».
Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come
debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la
sua fede è messa in conto come giustizia.
Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in
conto la giustizia senza opere, dicendo:«Beati
quelli le cui iniquità sono perdonate
e i cui peccati sono coperti.
Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».
Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi?
Infatti diciamo che la fede fu
messa in conto ad Abraamo come giustizia.
In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o
quando era incirconciso?
Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso; poi ricevette il
segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la
fede che aveva quando era incirconciso, affinché fosse padre di tutti
gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto
la giustizia; e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo
sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo
quand'era ancora incirconciso.
Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla
sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene
dalla fede.
Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa
vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è
legge, non c'è neppure trasgressione.
Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la
promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è
sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.
Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io
ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale
credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che
non sono.
Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte
nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così
sarà la tua discendenza».
Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva
quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti
alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella
sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha
promesso, è anche in grado di compierlo.
Perciò gli fu messo in conto come
giustizia.
Or non per lui soltanto sta scritto che questo
gli fu messo in conto come
giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per
noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore,
il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per
la nostra giustificazione.
***
Dopo avere dimostrata la assoluta
necessità di Giustizia che l’uomo non può ottenere in quanto sotto
l’ira di Dio, Paolo rivela
una Giustizia di Dio totalmente
indipendente dalle opere dell’uomo e
totalmente indipendente dalle opere
prescritte dalla Legge.
Una Giustizia che aveva appena accennata nei preamboli della lettera:
…non mi vergogno del vangelo;
perché esso è potenza di Dio per la
salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in
esso la giustizia di Dio è rivelata
da fede a fede, com'è scritto: «Il
giusto per fede vivrà».
(Romani 1:16-17)
Di questa Giustizia, Paolo descrive:
A)
I suoi caratteri essenziali (Romani 3:21-26)
B)
I suoi rapporti con le altre dispensazioni divine (Romani 3:27 / 4:45)
C)
Il trionfo sul peccato (Romani 5)
***
L’apostolo Paolo ha prima presentato la tesi secondo cui Dio dichiara gli
uomini giustificati sul principio della fede invece che delle opere.
Questa tesi però deve essere dimostrata con la Scrittura e Paolo fa proprio
questo…
***
LA GIUSTIFICAZIONE PER FEDE DI ABRAMO, ESEMPIO PER TUTTI I CREDENTI
La rivelazione della legge per mezzo di Mosè segna un momento importante
nella storia delle dispensazioni divine che hanno preparato la
manifestazione della Grazia in Cristo.
Ma non è la sola.
Prima di porre il Suo popolo sotto la disciplina legale, Dio lo ha eletto
per farlo depositario dei Suoi oracoli e strumento dei Suoi disegni d'amore
verso tutti i popoli.
Per fare questo Egli si è rivelato ad
Abramo con delle specifiche
promesse circa la
sua progenie.
Abramo
era ed è tuttora ricordato dai giudei come “uomo
di fede per eccellenza” ed essi si gloriavano di essere i suoi
discendenti.
Paolo, prende quindi questo esempio
del patriarca prescelto da Dio, per
evidenziare la sua fede… …non le sue opere!
L’unico merito di Abramo fu quello di
ubbidire alla chiamata… …non
fu benedetto per altri meriti, lo fu solo per grazia, sotto
l'unica condizione della fede
che si abbandona all'Iddio della promessa.
Per questo egli è ricordato come
l'eroe della fede.
E siccome Abramo è il tipo e modello del popolo di Dio secondo lo spirito,
l'Apostolo fa risaltare con particolare cura gli insegnamenti contenuti nel
suo esempio, poichè quello che si verificò nel patriarca è trasferito
automaticamente nella sua discendenza.
Paolo, ben sapendo come gli ebrei
si vantavano delle opere della Legge
e del segno della circoncisione, tutti
segni “terreni”, evidenzia
quindi tre aspetti peculiari della fede di Abramo:
a)
La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della Legge
(Romani
4:1-8)
b)
La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della circoncisione
(Romani
4:9-17)
c)
La fede che sa guardare oltre il visibile
(Romani
4:18-25)
***
a)
La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della Legge
Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la
carne?
Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che
vantarsi; ma non davanti a Dio; infatti, che dice la Scrittura?
«Abraamo credette a Dio e ciò gli
fu messo in conto come giustizia».
Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come
debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la
sua fede è messa in conto come giustizia.
Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in
conto la giustizia senza opere, dicendo:«Beati
quelli le cui iniquità sono perdonate
e i cui peccati sono coperti.
Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».
Gli Ebrei studiavano ogni atto della vita del loro grande progenitore e i
loro dottori ne facevano materia di discussioni nelle scuola, per questo
Paolo cita proprio l’esempio del grande patriarca.
Dall'alta missione e dai privilegi ricevuti da Dio, la massa del popolo
giudeo non seppe trarre altro che un vano vanto borioso di fronte agli altri
popoli!
…Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la
carne?
Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che
vantarsi; ma non davanti a Dio…
Paolo conosceva molto bene l’insegnamento dei rabbini giudei che
dichiaravano Abraamo un uomo prodigo di buone opere e per queste aveva
ottenuto meriti.
Paolo non contraddice questo insegnamento… …non del tutto… …affermando che
se
Abramo fosse stato giustificato per
le opere avrebbe di che vantarsi… …ma non davanti a Dio.
Paolo mette poi in parallelo
l’essere giustificato per le opere
di Abramo, con l’adempimento delle
promesse di Dio per lui.
In effetti per Abramo, l’ottenere la
progenie era tutto… …egli
aveva lasciato il suo paese, i suoi
parenti, il popolo sumero (culla della civiltà dei suoi tempi),
tutto quello che aveva… …per questa progenie:
Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via
dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese
che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò
grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti
benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le
famiglie della terra».
(Genesi 12:1-3)
Se Abramo non avesse ottenuto la promessa… …che “giustificazione”
avrebbe ottenuto?
Paolo nella sua espressione
secondo la carne… …vuole
indicare con la sua natura umana…
…l'Apostolo non risponde subito; ma ricordando la narrazione biblica della
vita del patriarca, egli mostra come fu
il favore di Dio e tutto quello
che esso implicava di benedizioni temporali e spirituali che fu la
“ricchezza” di Abramo!,
Il prendere di esempio Abramo ci porta a considerare il compimento delle
promesse di Dio in lui… …sotto molti aspetti:
- Abramo ricevette le promesse di Dio… …le attese con pazienza mentre aveva
ancora le possibilità umane di “compierle”.
- effettivamente Abramo cercò di compiere le promesse di Dio con la carne
(nacque Ismaele) che non fu mai considerato il figlio della promessa;
- Quando Abramo non era più in grado di procreare (aveva 99 anni), Sara
oltre a essere sterile era sicuramente fuori età per concepire… …il Signore
Onnipotente compie la promessa.
- per Dio il solo figlio di Abramo fu Isacco… (cfr Genesi 22:2) …ciò che
produsse Abramo nella carne non compare davanti a Dio!
Per questi motivi il vanto di Abramo nella sua carne non ha alcun senso…
…gli sforzi umani di Abramo di compiere l’opera di Dio non sono ricordati da
Lui… …similmente noi cristiani e discepoli di Cristo, siamo stati creati da
Dio per fare le buone opere che Dio ha preparate (cfr Efesini 2:10)… …ma le
“buone opere” fatte nella carne (che sono un contrasto con quelle buone,
proprio come fu un contrasto Ismaele per Isacco), non contano nulla davanti
a Dio, per questo Gesù ci dice:
Dimorate in me, e io dimorerò in voi.
Come il tralcio non può da sé dare
frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me.
Io sono la vite, voi siete i tralci.
Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché
senza di me non potete fare nulla.
(Giovanni 15:4-5)
Se Abramo avesse motivo di vanto
il suo esempio contraddirebbe la dottrina della giustificazione per fede, la
quale esclude ogni vanto... …o meglio ogni vanto circa la capacità di
portare frutto da sé davanti a Dio.
…infatti, che dice la Scrittura? «Abraamo
credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia».
L’apostolo passa ora ad esaminare il significato di questo “accredito” di
cui parla la Scrittura.
Paolo prende questa citazione dal passo di
Genesi 15:
Dopo questi fatti, la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo,
dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà
grandissima».
Abramo disse: «Dio, SIGNORE, che mi darai? Poiché io me ne vado senza figli
e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco». E Abramo soggiunse: «Tu non
mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede».
Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta, dicendo: «Questi
non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te sarà tuo erede».
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda
il cielo e conta le stelle se le puoi contare».
E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».
Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia.
(Genesi 15:1-6)
Consideriamo il contesto:
- dopo la separazione da Lot e la spedizione contro i re orientali, Dio
appare ad Abramo per rinnovargli le
promesse di benedizioni.
- Abramo espone davanti a Dio la sua situazione oggettiva:
Tu non mi hai dato discendenza; ecco,
uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede.
- Dio fa allora uscire il patriarca dalla tenda, gli mostra il cielo
stellato, e gli dice:
Guarda il cielo e conta le stelle se
le puoi contare. E soggiunge: Tale sarà la tua discendenza.
Abramo afferra la promessa dell'Onnipotente:
Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia.
Paolo riporta la traduzione dei settanta che dice letteralmente: «gli
fu imputato a giustizia», ossia
portato in conto di perfetto
adempimento di ogni suo dovere.
Questa «imputazione
a giustizia» implica un atto di grazia per il quale, mancando la
effettiva personale giustizia in Abramo, la sua fede gli venne contata per
tale.
Nelle promesse di Dio, Abramo afferrò la grazia di Dio, la salvezza che
dalla sua progenie doveva sorgere per tutte le famiglie della terra.
Abramo fu il primo uomo che visse secondo la Scrittura e fu giustificato non
perché operò bene, ma perché confidò in Dio!
…Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come
debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la
sua fede è messa in conto come giustizia.
Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in
conto la giustizia senza opere, dicendo:
«Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti.
Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».
Paolo spiega come a chi adempie effettivamente ad un obbligo, la ricompensa
non gli è portata
in conto come grazia, ma gli
è pagata come cosa dovuta, come
un debito,
un salario.
A chi non opera,
ma crede a
chi non opera ma crede in colui che
giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia per
effetto di grazia divina.
Per spiegare questo concetto si avvale delle parole di una altro grande uomo
ricordato dai giudei, il grande re
Davide, il quale dichiarava
una beatitudine, una Grazia,
il fatto che Dio perdonasse i peccati,
non una ricompensa per un opera compiuta (un salario per un lavoro svolto).
Davide ritiene beati non coloro che osservano la Legge… …ben sapendo che non
avrebbero potuto essere perfetti davanti ad Essa, ma ritiene beati coloro ai
quali le iniquità sono perdonate
e i cui peccati sono coperti ed ai quali il Signore non addebita affatto il
peccato.
L'anima veramente beata, è quella che è certa del perdono di Dio.
Possono abbondare altri motivi di felicità, ma fino a che manca la pace con
Dio manca il fondamento, della vera beatitudine.
Il perdono di Dio apre l'anima agli inni dell'allegrezza, come dice Eliù:
Ed egli canterà tra la gente
e dirà: "Avevo
peccato, pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo.
Dio ha riscattato l'anima mia dalla
fossa, e la mia vita si schiude alla luce!"
(Giobbe 33:27-28)
***
b)
La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della circoncisione
…Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi?
Infatti diciamo che la fede fu
messa in conto ad Abraamo come giustizia.
In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o
quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era
incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo
della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso,
affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che anche
a loro fosse messa in conto la giustizia; e fosse padre anche dei
circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme
della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso.
Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla
sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene
dalla fede.
Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa
vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è
legge, non c'è neppure trasgressione.
Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la
promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è
sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.
Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io
ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale
credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che
non sono.
…Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi?
Infatti diciamo che la fede fu
messa in conto ad Abraamo come giustizia.
Partendo dalla definizione di
beatitudine presa dal salmo
davidico, Paolo pone la domanda se anche Abramo fosse tra questi beati e a
che titolo, così trae, anche questa volta dalla storia stessa di Abramo la
dimostrazione di come la promessa divina, la fede del patriarca,
l'imputazione a giustizia,
hanno preceduto; di molti anni l'istituzione
della circoncisione quale
segno esterno distintivo dell'antico popolo di Dio.
…In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o
quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era
incirconciso;
La Promessa a cui fa riferimento Paolo, Dio la fece ad Abramo molto tempo
prima della sua circoncisione:
Dopo questi fatti, la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo,
dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e
la tua ricompensa sarà grandissima».
Abramo disse: «Dio, SIGNORE, che mi darai? Poiché io me ne vado senza figli
e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco».
E Abramo soggiunse: «Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato
in casa mia sarà mio erede».
Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta, dicendo: «Questi non sarà tuo
erede; ma colui che nascerà da te
sarà tuo erede».
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda
il cielo e conta le stelle se le puoi contare».
E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».
Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia.
(Genesi 15:1-6)
Il segno della circoncisione era destinato a confermare uno stato interiore,
autenticandolo.
Così l’atto della circoncisione era destinato a servire di conferma al patto
di Dio con Abramo e con la sua progenie.
Questo è definito in Genesi 17 come “segno
del patto” o “il
patto di Dio nella carne”:
Poi Dio disse ad Abraamo: “Quanto a te,
tu osserverai il mio patto: tu e
la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione.
Questo è il mio patto che voi
osserverete, patto fra me e voi e la tua discendenza dopo di te:
ogni maschio tra di voi sia
circonciso. Sarete circoncisi;
questo sarà un segno del patto fra me e voi. All'età di otto giorni,
ogni maschio sarà circonciso tra di voi, di generazione in generazione:
tanto quello nato in casa, quanto quello comprato con denaro da qualunque
straniero e che non sia della tua discendenza. Quello nato in casa tua e
quello comprato con denaro dovrà
essere circonciso; il mio patto
nella vostra carne sarà un patto perenne…” (Genesi
17:9-13)
…poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia
ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso…
Il segno della circoncisione esteriore venne dopo la sua giustificazione… è
sempre così con il Signore… il battesimo avviene dopo la conversione… la
manifestazione dei doni dello Spirito Santo avviene dopo che Lo abbiamo
ricevuto interiormente… la religione formale e vuota (sotto tutte le sue
forme) tende invece a dare segni visibili… anche se interiormente non è
successo nulla… …si battezzano persone che non sanno nemmeno cosa stiano
facendo… si “addomesticano” persone a rendere servizi sacri senza che vi
siano segni di ravvedimento e conversione…
La circoncisione non creò la fede in Abramo e nemmeno fu quella che lo ha
giustificato.
Essa fu il suggello della fede già esistente ed il segno esterno della sua
appartenenza a Dio.
Nello stesso modo il Battesimo d'acqua non rigenera chi lo riceve; ma può
esser solo segno dell’opera che è
iniziata nel cuore del credente, è il suggello esteriore della grazia
promessa alla fede che il battezzando confessa pubblicamente di avere
realizzato nel cuore.
…affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che
anche a loro fosse messa in conto la giustizia; e fosse padre anche dei
circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme
della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso…
Ma Abramo non fu giustificato perchè circonciso, ma fu circonciso perchè
giustificato, e lo fu:
-
affinché fosse padre
di tutti gl'incirconcisi che credono
- affinché fosse padre
di quelli che non solo sono circoncisi ma
seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era
ancora incirconciso
Si tratta dunque, per essere un vero figlio di Abramo, di imitare la sua
fede.
Ad Abramo era stato profeticamente detto che sarebbe stato padre di popoli e
di re, che la sua posterità avrebbe dominato sui suoi nemici, che Dio
sarebbe stato con lui e lo avrebbe benedetto.
Queste indicazioni generiche, i profeti le precisarono annunciando il
dominio, perfetto ed eterno del Re-Messia (Salmi
2;
Isaia 9:11;
Daniele 7:25; cfr.
Apocalisse 11:15).
Gesù pronuncia al principio del sermone sul monte: “beati
i mansueti, perchè erediteranno la terra”… …l'espressione implica la
vittoria finale dei credenti sopra ogni potere nemico, il tranquillo
possesso della felicità del regno di Dio giunto al suo compimento nei nuovi
cieli e nella nuova terra, di cui la terra promessa terrena non era che una
imperfetta immagine (cfr.
Ebrei 4;11;
Romani 8:18-25;
1Corinzi 15;
2Pietro 3).
…Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o
alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene
dalla fede.
Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa
vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è
legge, non c'è neppure trasgressione.
Dopo aveva bene evidenziato al capitolo 2:17-25, come sostanzialmente i
giudei si vantassero della Legge e della Circoncisione e dopo aver
dimostrato che la Giustizia di Abramo era indipendente dalla Legge (Romani
3:31-31) ha dimostrato ora che Essa è anche indipendente dalla
Circoncisione.
A chiarire ancora maggiormente questo concetto, Paolo torna qui a
evidenziare come Abramo ricevette
la promessa di ereditare il mondo
molto tempo prima della conoscenza
della Legge (che fu data circa quattrocentocinquantanni anni più tardi
per mezzo di Mosè).
Più precisamente la troviamo fin dall’inizio della storia del patriarca:
Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla
casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una
grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di
benedizione.
Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e
in te saranno benedette tutte le
famiglie della terra».
(Genesi 12:1-3)
Il SIGNORE disse: «Dovrei forse nascondere ad Abraamo quanto sto per fare,
dato che Abraamo deve diventare una nazione grande e potente e
in lui saranno benedette tutte le
nazioni della terra?
(Genesi 18:17-18)
L'angelo del SIGNORE chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse: «Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo, io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s'impadronirà delle città dei suoi nemici. Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».
(Genesi 22:15-18)
Non poteva pertanto Abramo, nel suo stato di uomo peccatore ottenere queste
promesse (che sono realizzate per tutti in Cristo e per il popolo di Israele
nel periodo milleniale)… per una giustizia basata sulla Legge… in quanto
la Legge produce ira a causa
del suo mettere in continua evidenza il peccato dell’uomo, e il cercare di
ottenere la Grazia con il persistere nella propria giustizia non fa ce
rendere la fede vana e rendere nulle le promesse di Dio.
Per questo stesso motivo Paolo, scrivendo ai Galati, tra i quali vi erano
alcuni che volevano raggiungere la “perfezione nella carne” arriva a dire:
Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che,
se vi fate circoncidere, Cristo non
vi gioverà a nulla.
Dichiaro di nuovo:
ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge.
Voi che volete essere giustificati
dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia.
(Galati 5:2-4)
…Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la
promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è
sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.
Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io
ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale
credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che
non sono.
La conclusione logica di Paolo è quindi
che
l’eredità delle promesse di
Dio si ottiene
per fede, affinché sia per grazia,
in quanto questo è l’unico modo di rendere
la promessa sicura per tutta la
discendenza, quella che ha ricevuto la Legge (l’antico Patto) e
quella che discende dalla fede di Abramo (il nuovo Patto).
Abramo è padre di tutti i credenti che formano una sola grande famiglia
spirituale, Paolo parlerà di questo
mistero nella lettera agli
efesini (cfr
Efesini 3).
In questo
mistero, Paolo, vede
adempiuta, nel modo più glorioso, la parola (cfr
Genesi 17:5), che costituiva il patriarca “padre
di molte nazioni”.
Questa
chiamata di Dio… …che chiamò
Abramo fuori dal suo “mondo” per dargli una eredità… …oggi in modo similare
è rivolta a tutti gli uomini che si identificano nella fede di Abramo… …chi
risponde alla chiamata con fede ottiene la promessa di Dio!
Il segreto di Abramo fu credere nell’onnipotenza e nella fedeltà di Dio…
…ci crediamo noi?
***
c)
La fede che sa guardare oltre il visibile
Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte
nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così
sarà la tua discendenza».
Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva
quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti
alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella
sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha
promesso, è anche in grado di compierlo.
Perciò gli fu messo in conto come
giustizia.
Or non per lui soltanto sta scritto che questo
gli fu messo in conto come
giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per
noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore,
il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per
la nostra giustificazione.
Abramo è quindi considerato padre dei credenti per diversi motivi:
- per motivi “temporali” (egli si trova al principio della chiamata del
popolo di Israele);
- per motivi di rivelazioni e promesse ricevute esplicite;
- per esempio di fede in Dio e nelle Sue promesse.
…Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte
nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così
sarà la tua discendenza».
Abramo guardando alle possibilità umane, non aveva molto da sperare nel
divenisse padre di nazioni… …ma di lui è scritto che
sperando contro speranza, credette,
perchè fondata non sulle sue possibilità ma sulla potenza e sulla fedeltà
divina.
…
Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva
quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti
alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella
sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha
promesso, è anche in grado di compierlo.
Questo passo svolge il concetto dello “sperare
contro speranza”.
Abramo considerò la ormai accertata impossibilità naturale di diventare
padre…
lo vedeva… non era stupido… (lui aveva novantanove anni… Sara era vecchia ed
era stata sterile dalla nascita),
ma, non si fermò alle sue considerazioni oggettive… per quanto
realistiche… queste non fecero
vacillare la sua fede nella promessa dell'Onnipotente….
non si fermò a
considerare la senile impotenza sua e di Sara, ma tenne fisso lo sguardo
della fede sulla promessa.
È nota la lunga prova a cui, Dio sottopose, la fede del patriarca:
Abramo passa 25 anni in attesa dell’adempimento di una esplicita promessa…
continuamente apparentemente ritardato… il tempo passa e l’adempimento
sembra diventare sempre più problematico… secondo le leggi naturali diviene
assolutamente impossibile.
Più passa il tempo… più sembra tutto assurdo ed impossibile e più Dio
fortifica la fede di Abramo con nuove e più precise dichiarazioni…
diminuiscono le forse dell'uomo esterno… aumentano quelle dell'uomo interno.
Abramo fu fortificato nella sua fede, o per la sua fede, dando
gloria a Dio in quanto continuò a credere nella Sua potenza e nella Sua
fedeltà.
Giovanni scrive una cosa interessante a cui dobbiamo prestare attenzione:
Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé;
chi non crede a Dio, lo fa bugiardo,
perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio.
(1 Giovanni 5:10)
Se
il credere non è un merito,
anzi è la rinuncia ad ogni merito per ricevere semplicemente il dono di Dio,
esso è però l’atto morale che ha le sue radici nel fondo dell'essere umano e
sta alla base delle sue relazioni con Dio.
Come Abramo, ogni uomo che riceve le promesse di Dio
vede la sua incapacità di poter
vedere realizzate le promesse… …e più va avanti e più si rende
maggiormente conto della sua totale impotenza… …ma chi crede nella
onnipotenza e nella fedeltà di Dio, pur vedendo tutto questo… …viene
fortificato nella fede e dà gloria a Dio, per questo la Scrittura ci
esorta in tal senso:
Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente,
fortificatevi.
(1 Corinzi 16:13)
Del resto, fortificatevi nel Signore
e nella forza della sua potenza.
(Efesini 6:10)
Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche
se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si
rinnova di giorno in giorno.
Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più
grande, smisurato peso eterno di gloria,
mentre abbiamo lo sguardo intento
non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose
che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.
(2 Corinzi 4:16-18)
…Or non per lui soltanto sta scritto che questo
gli fu messo in conto come
giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per
noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore,
il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per
la nostra giustificazione.
Paolo, come anche l'autore della lettera agli ebrei, sente il bisogno di
dimostrare la fondamentale unità del disegno di Dio in tutte le
dispensazioni.
Come per Abramo (che per noi è un esempio di fede), anche per noi vale la
medesima cosa… …anche per noi la fede
in Colui
che ha risuscitato dai morti Gesù,
nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato
risuscitato per la nostra giustificazione… ci sarà pure messo in conto di
giustizia.
Abramo credette che Dio avrebbe, da corpi decrepiti, potesse trarre Isacco,
l'erede delle promesse messianiche, la prima “pietra” della progenie da cui
doveva scaturire benedizione per tutti… noi crediamo in Colui che, in
Cristo, ha realizzata la redenzione e che risuscitandolo, ha posto il suo
suggello sull'opera di lui, il quale
è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la
nostra giustificazione.
La promessa fatta ad Abramo è la discendenza benedetta… la promessa per noi
è la nostra discendenza benedetta (il nostro uomo interiore) davanti a Dio
per sempre… Abramo credette e fu giustificato (gli fu messo in conto di
Giustizia)… se anche noi crediamo anche noi saremo giustificati (ci verrà
messo in conto di Giustizia).
La prova della fedeltà di Dio è la resurrezione di Cristo, ed Egli Lo ha
risuscitato per rendere possibile la nostra giustificazione, dando una base
certa alla fede.
Senza la risurrezione non avremmo una prova evidente e sicura che Dio ha
accettato il sacrificio di Cristo come valevole ad espiare i peccati del
mondo, compreso il nostro.
La morte di Cristo è il pagamento del nostro debito; la sua risurrezione è
la “quietanza” di cui si avvale colui che crede e ripone in Lui la fede… è
la ricevuta del pagamento del debito che esponiamo davanti a chi ci accusa!
La risurrezione di Cristo occupa un posto fondamentale nell'insegnamento di
Paolo e questo spiega l'enfasi e la cura con cui ne reca le prove nel
capitolo 15 della lettera ai corinzi:
- La risurrezione è la prova più evidente della divinità di Cristo:
…riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,
dichiarato Figlio di Dio con potenza
secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè
Gesù Cristo, nostro Signore…
(Romani 1:3-4)
…Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini
che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel
quale giudicherà il mondo con giustizia
per mezzo dell'uomo ch'egli ha
stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti.
(Atti 17:30-31)
- La risurrezione è anche la prova più decisiva del valore espiatorio della
morte di Gesù Cristo.
Senza la risurrezione, non ci sarebbe stato alcun segno, chiaro e
convincente che Gesù era più che un uomo; e se, fosse stato un semplice
uomo, non ci sarebbe stata ragione per attribuire alla morte di lui una,
particolare efficacia: la predicazione dei cristiani sarebbe “vana”
e “falsa”
ed essi “sarebbero
ancora nei loro peccati”:
Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e
se Cristo non è stato risuscitato,
vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede.
Noi siamo anche trovati falsi
testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha
risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i
morti non risuscitano.
Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e
se Cristo non è stato risuscitato,
vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati.
Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti.
(1 Corinzi 15:13-18)
- Senza la risurrezione, il sacrificio del Calvario sarebbe incompleto.
È la risurrezione che ha posto su quel sacrificio il suggello
dell'approvazione di Dio, mostrando che il sacrificio è stato accettato e
che l'ira divina, trattenuta per tanto tempo dallo scrosciare
Romani 3:25-26, si è dileguata.
È questo il pensiero che sta alla base di
Romani 6:7-10.
- La risurrezione di Cristo è la più forte garanzia della risurrezione del
cristiano:
Ma ora Cristo è stato risuscitato
dai morti, primizia di quelli che sono morti.
Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo
di un uomo è venuta la risurrezione dei morti.
Poiché, come tutti muoiono in Adamo,
così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno:
Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta;
(1 Corinzi 15:20-23)
…sapendo che colui che risuscitò il
Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con
voi alla sua presenza.
(2 Corinzi 4:14)
Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui
che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi
mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
(Romani 8:11)
***
CONCLUSIONE
Paolo ha presentato numerose ragioni con le quali ha spiegato la ragione per
cui la giustificazione avviene per mezzo della fede:
- la giustificazione è un dono e non può essere guadagnata come un salario,
con le buone opere;
- Abramo è stato giustificato prima di essere circonciso, questa è la prova
che la circoncisione operata da mano d’uomo non ha alcuna relazione con la
giustificazione che è indipendente da segni apparenti;
- Abramo fu giustificato molti secoli prima che fosse data la Legge, questa
è la prova che la Legge e la sua osservanza non ha alcuna relazione con la
giustificazione che è indipendente dalla Legge stessa;
- Abramo fu giustificato in virtù della fede che ripose in Dio, non
soffermandosi troppo ad osservare le sue capacità e possibilità umane ma
fissando lo sguardo sulla Onnipotenza e sulla Fedeltà di Dio.