La giustizia di Dio nella giustificazione:

 

Esempi di giustificazione per fede

 

LETTERA di Paolo ai ROMANI 4

 

   

Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne?

Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio; infatti, che dice la Scrittura?

«Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia».

Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo:«Beati quelli le cui iniquità sono perdonate
e i cui peccati sono coperti.

Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».

Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi?

Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia.

In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso?

Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso, affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto la giustizia; e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso.

Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede.

Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione.

Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.

Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che non sono.

Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».

Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo.

Perciò gli fu messo in conto come giustizia.

Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto come giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

 

***

Dopo avere dimostrata la assoluta necessità di Giustizia che l’uomo non può ottenere in quanto sotto l’ira di Dio, Paolo rivela una Giustizia di Dio totalmente indipendente dalle opere dell’uomo e totalmente indipendente dalle opere prescritte dalla Legge.

Una Giustizia che aveva appena accennata nei preamboli della lettera:

…non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà».  (Romani 1:16-17)

 

Di questa Giustizia, Paolo descrive:

A)   I suoi caratteri essenziali (Romani 3:21-26)

B)     I suoi rapporti con le altre dispensazioni divine (Romani 3:27 / 4:45)

C)   Il trionfo sul peccato (Romani 5)

 

***

L’apostolo Paolo ha prima presentato la tesi secondo cui Dio dichiara gli uomini giustificati sul principio della fede invece che delle opere.  Questa tesi però deve essere dimostrata con la Scrittura e Paolo fa proprio questo…

 

***

LA GIUSTIFICAZIONE PER FEDE DI ABRAMO, ESEMPIO PER TUTTI I CREDENTI

La rivelazione della legge per mezzo di Mosè segna un momento importante nella storia delle dispensazioni divine che hanno preparato la manifestazione della Grazia in Cristo.

Ma non è la sola.

Prima di porre il Suo popolo sotto la disciplina legale, Dio lo ha eletto per farlo depositario dei Suoi oracoli e strumento dei Suoi disegni d'amore verso tutti i popoli.

Per fare questo Egli si è rivelato ad Abramo con delle specifiche promesse circa la sua progenie.

Abramo era ed è tuttora ricordato dai giudei come “uomo di fede per eccellenza” ed essi si gloriavano di essere i suoi discendenti.

Paolo, prende quindi questo esempio del patriarca prescelto da Dio, per evidenziare la sua fede… …non le sue opere!

L’unico merito di Abramo fu quello di ubbidire alla chiamata… …non fu benedetto per altri meriti, lo fu solo per grazia, sotto l'unica condizione della fede che si abbandona all'Iddio della promessa.

Per questo egli è ricordato come l'eroe della fede.

E siccome Abramo è il tipo e modello del popolo di Dio secondo lo spirito, l'Apostolo fa risaltare con particolare cura gli insegnamenti contenuti nel suo esempio, poichè quello che si verificò nel patriarca è trasferito automaticamente nella sua discendenza.

Paolo, ben sapendo come gli ebrei si vantavano delle opere della Legge e del segno della circoncisione, tutti segni “terreni”, evidenzia quindi tre aspetti peculiari della fede di Abramo:

 

a)    La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della Legge (Romani 4:1-8)

b)    La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della circoncisione (Romani 4:9-17)

c)    La fede che sa guardare oltre il visibile (Romani 4:18-25)

 

***

a)   La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della Legge

 

Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne?

Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio; infatti, che dice la Scrittura?

«Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia».

Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo:«Beati quelli le cui iniquità sono perdonate
e i cui peccati sono coperti.

Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».

 

Gli Ebrei studiavano ogni atto della vita del loro grande progenitore e i loro dottori ne facevano materia di discussioni nelle scuola, per questo Paolo cita proprio l’esempio del grande patriarca.

Dall'alta missione e dai privilegi ricevuti da Dio, la massa del popolo giudeo non seppe trarre altro che un vano vanto borioso di fronte agli altri popoli!

…Che diremo dunque che il nostro antenato Abraamo abbia ottenuto secondo la carne?

Poiché se Abraamo fosse stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che vantarsi; ma non davanti a Dio…

Paolo conosceva molto bene l’insegnamento dei rabbini giudei che dichiaravano Abraamo un uomo prodigo di buone opere e per queste aveva ottenuto meriti.

Paolo non contraddice questo insegnamento… …non del tutto… …affermando che se Abramo fosse stato giustificato per le opere avrebbe di che vantarsi… …ma non davanti a Dio.

Paolo mette poi in parallelo l’essere giustificato per le opere di Abramo, con l’adempimento delle promesse di Dio per lui.

In effetti per Abramo, l’ottenere la progenie era tutto… …egli aveva lasciato il suo paese, i suoi parenti, il popolo sumero (culla della civiltà dei suoi tempi), tutto quello che aveva… …per questa progenie:

Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra». (Genesi 12:1-3)

 

Se Abramo non avesse ottenuto la promessa… …che “giustificazione” avrebbe ottenuto?

Paolo nella sua espressione secondo la carne… …vuole indicare con la sua natura umana… …l'Apostolo non risponde subito; ma ricordando la narrazione biblica della vita del patriarca, egli mostra come fu il favore di Dio e tutto quello che esso implicava di benedizioni temporali e spirituali che fu la “ricchezza” di Abramo!,

Il prendere di esempio Abramo ci porta a considerare il compimento delle promesse di Dio in lui… …sotto molti aspetti:

- Abramo ricevette le promesse di Dio… …le attese con pazienza mentre aveva ancora le possibilità umane di “compierle”.

- effettivamente Abramo cercò di compiere le promesse di Dio con la carne (nacque Ismaele) che non fu mai considerato il figlio della promessa;

- Quando Abramo non era più in grado di procreare (aveva 99 anni), Sara oltre a essere sterile era sicuramente fuori età per concepire… …il Signore Onnipotente compie la promessa.

- per Dio il solo figlio di Abramo fu Isacco… (cfr Genesi 22:2) …ciò che produsse Abramo nella carne non compare davanti a Dio!

 

Per questi motivi il vanto di Abramo nella sua carne non ha alcun senso… …gli sforzi umani di Abramo di compiere l’opera di Dio non sono ricordati da Lui… …similmente noi cristiani e discepoli di Cristo, siamo stati creati da Dio per fare le buone opere che Dio ha preparate (cfr Efesini 2:10)… …ma le “buone opere” fatte nella carne (che sono un contrasto con quelle buone, proprio come fu un contrasto Ismaele per Isacco), non contano nulla davanti a Dio, per questo Gesù ci dice:

Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me.

Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla  (Giovanni 15:4-5)

 

Se Abramo avesse motivo di vanto il suo esempio contraddirebbe la dottrina della giustificazione per fede, la quale esclude ogni vanto... …o meglio ogni vanto circa la capacità di portare frutto da sé davanti a Dio.

 

…infatti, che dice la Scrittura?  «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». 

L’apostolo passa ora ad esaminare il significato di questo “accredito” di cui parla la Scrittura.

Paolo prende questa citazione dal passo di Genesi 15:

Dopo questi fatti, la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima».

Abramo disse: «Dio, SIGNORE, che mi darai? Poiché io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco». E Abramo soggiunse: «Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede».

Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta, dicendo: «Questi non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te sarà tuo erede».

Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare».

E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».

Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia. (Genesi 15:1-6)

 

Consideriamo il contesto:

- dopo la separazione da Lot e la spedizione contro i re orientali, Dio appare ad Abramo per  rinnovargli le promesse di benedizioni.

- Abramo espone davanti a Dio la sua situazione oggettiva: Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede.

- Dio fa allora uscire il patriarca dalla tenda, gli mostra il cielo stellato, e gli dice: Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare. E soggiunge: Tale sarà la tua discendenza.

 

Abramo afferra la promessa dell'Onnipotente:

Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia.

Paolo riporta la traduzione dei settanta che dice letteralmente: «gli fu imputato a giustizia», ossia portato in conto di perfetto adempimento di ogni suo dovere.

Questa «imputazione a giustizia» implica un atto di grazia per il quale, mancando la effettiva personale giustizia in Abramo, la sua fede gli venne contata per tale.

Nelle promesse di Dio, Abramo afferrò la grazia di Dio, la salvezza che dalla sua progenie doveva sorgere per tutte le famiglie della terra.

Abramo fu il primo uomo che visse secondo la Scrittura e fu giustificato non perché operò bene, ma perché confidò in Dio!

 

…Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.

Così pure Davide proclama la beatitudine dell'uomo al quale Dio mette in conto la giustizia senza opere, dicendo:

«Beati quelli le cui iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti. Beato l'uomo al quale il Signore non addebita affatto il peccato».

Paolo spiega come a chi adempie effettivamente ad un obbligo, la ricompensa non gli è portata in conto come grazia, ma gli è pagata come cosa dovuta, come un debito, un salario.

A chi non opera, ma crede a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia per effetto di grazia divina.

Per spiegare questo concetto si avvale delle parole di una altro grande uomo ricordato dai giudei, il grande re Davide, il quale dichiarava una beatitudine, una Grazia, il fatto che Dio perdonasse i peccati, non una ricompensa per un opera compiuta (un salario per un lavoro svolto).

Davide ritiene beati non coloro che osservano la Legge… …ben sapendo che non avrebbero potuto essere perfetti davanti ad Essa, ma ritiene beati coloro ai quali le iniquità sono perdonate e i cui peccati sono coperti ed ai quali il Signore non addebita affatto il peccato.

L'anima veramente beata, è quella che è certa del perdono di Dio.

Possono abbondare altri motivi di felicità, ma fino a che manca la pace con Dio manca il fondamento, della vera beatitudine.

Il perdono di Dio apre l'anima agli inni dell'allegrezza, come dice Eliù:

Ed egli canterà tra la gente e dirà: "Avevo peccato, pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo. Dio ha riscattato l'anima mia dalla fossa, e la mia vita si schiude alla luce!"   (Giobbe 33:27-28)

 

***

b)   La fede messa in conto di Giustizia al di fuori della circoncisione

 

…Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi?

Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia.

In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso, affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto la giustizia; e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso.

Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede.

Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione.

Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.

Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che non sono.

 

…Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche per gl'incirconcisi?

Infatti diciamo che la fede fu messa in conto ad Abraamo come giustizia.

Partendo dalla definizione di beatitudine presa dal salmo davidico, Paolo pone la domanda se anche Abramo fosse tra questi beati e a che titolo, così trae, anche questa volta dalla storia stessa di Abramo la dimostrazione di come la promessa divina, la fede del patriarca, l'imputazione a giustizia, hanno preceduto; di molti anni l'istituzione della circoncisione quale segno esterno distintivo dell'antico popolo di Dio.

 

…In quale circostanza dunque gli fu messa in conto? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non quando era circonciso, ma quando era incirconciso;

La Promessa a cui fa riferimento Paolo, Dio la fece ad Abramo molto tempo prima della sua circoncisione:

Dopo questi fatti, la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima».

Abramo disse: «Dio, SIGNORE, che mi darai? Poiché io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco».

E Abramo soggiunse: «Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede».

Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta, dicendo: «Questi non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te sarà tuo erede».

Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare».

E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».

Egli credette al SIGNORE, che gli contò questo come giustizia (Genesi 15:1-6)

 

Il segno della circoncisione era destinato a confermare uno stato interiore, autenticandolo.

Così l’atto della circoncisione era destinato a servire di conferma al patto di Dio con Abramo e con la sua progenie.

Questo è definito in Genesi 17 come “segno del patto” o “il patto di Dio nella carne”:

Poi Dio disse ad Abraamo: “Quanto a te, tu osserverai il mio patto: tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. Questo è il mio patto che voi osserverete, patto fra me e voi e la tua discendenza dopo di te: ogni maschio tra di voi sia circonciso. Sarete circoncisi; questo sarà un segno del patto fra me e voi. All'età di otto giorni, ogni maschio sarà circonciso tra di voi, di generazione in generazione: tanto quello nato in casa, quanto quello comprato con denaro da qualunque straniero e che non sia della tua discendenza. Quello nato in casa tua e quello comprato con denaro dovrà essere circonciso; il mio patto nella vostra carne sarà un patto perenne…” (Genesi 17:9-13)

  

…poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso…

Il segno della circoncisione esteriore venne dopo la sua giustificazione… è sempre così con il Signore… il battesimo avviene dopo la conversione… la manifestazione dei doni dello Spirito Santo avviene dopo che Lo abbiamo ricevuto interiormente… la religione formale e vuota (sotto tutte le sue forme) tende invece a dare segni visibili… anche se interiormente non è successo nulla… …si battezzano persone che non sanno nemmeno cosa stiano facendo… si “addomesticano” persone a rendere servizi sacri senza che vi siano segni di ravvedimento e conversione…

La circoncisione non creò la fede in Abramo e nemmeno fu quella che lo ha giustificato.

Essa fu il suggello della fede già esistente ed il segno esterno della sua appartenenza a Dio.

Nello stesso modo il Battesimo d'acqua non rigenera chi lo riceve; ma può esser solo segno dell’opera che è iniziata nel cuore del credente, è il suggello esteriore della grazia promessa alla fede che il battezzando confessa pubblicamente di avere realizzato nel cuore.

 

…affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in conto la giustizia; e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso…

 

Ma Abramo non fu giustificato perchè circonciso, ma fu circonciso perchè giustificato, e lo fu:

 

-  affinché fosse padre di tutti gl'incirconcisi che credono

- affinché fosse padre di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora incirconciso

 

Si tratta dunque, per essere un vero figlio di Abramo, di imitare la sua fede.

Ad Abramo era stato profeticamente detto che sarebbe stato padre di popoli e di re, che la sua posterità avrebbe dominato sui suoi nemici, che Dio sarebbe stato con lui e lo avrebbe benedetto.

Queste indicazioni generiche, i profeti le precisarono annunciando il dominio, perfetto ed eterno del Re-Messia (Salmi 2; Isaia 9:11; Daniele 7:25; cfr. Apocalisse 11:15).

Gesù pronuncia al principio del sermone sul monte: “beati i mansueti, perchè erediteranno la terra”… …l'espressione implica la vittoria finale dei credenti sopra ogni potere nemico, il tranquillo possesso della felicità del regno di Dio giunto al suo compimento nei nuovi cieli e nella nuova terra, di cui la terra promessa terrena non era che una imperfetta immagine (cfr. Ebrei 4;11; Romani 8:18-25; 1Corinzi 15; 2Pietro 3).

 

…Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede.

Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione.

 

Dopo aveva bene evidenziato al capitolo 2:17-25, come sostanzialmente i giudei si vantassero della Legge e della Circoncisione e dopo aver dimostrato che la Giustizia di Abramo era indipendente dalla Legge (Romani 3:31-31) ha dimostrato ora che Essa è anche indipendente dalla Circoncisione.

A chiarire ancora maggiormente questo concetto, Paolo torna qui a evidenziare come Abramo ricevette la promessa di ereditare il mondo molto tempo prima della conoscenza della Legge (che fu data circa quattrocentocinquantanni anni più tardi per mezzo di Mosè).

Più precisamente la troviamo fin dall’inizio della storia del patriarca:

Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.

Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra».

(Genesi 12:1-3)

 

Il SIGNORE disse: «Dovrei forse nascondere ad Abraamo quanto sto per fare, dato che Abraamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra?  (Genesi 18:17-18)

 

L'angelo del SIGNORE chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse: «Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo, io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s'impadronirà delle città dei suoi nemici. Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».

(Genesi 22:15-18)

 

Non poteva pertanto Abramo, nel suo stato di uomo peccatore ottenere queste promesse (che sono realizzate per tutti in Cristo e per il popolo di Israele nel periodo milleniale)… per una giustizia basata sulla Legge… in quanto la Legge produce ira a causa del suo mettere in continua evidenza il peccato dell’uomo, e il cercare di ottenere la Grazia con il persistere nella propria giustizia non fa ce rendere la fede vana e rendere nulle le promesse di Dio.

Per questo stesso motivo Paolo, scrivendo ai Galati, tra i quali vi erano alcuni che volevano raggiungere la “perfezione nella carne” arriva a dire:

Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla.

Dichiaro di nuovo: ogni uomo che si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge. Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia.  (Galati 5:2-4)

 

…Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo.

Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che non sono.

 

La conclusione logica di Paolo è  quindi che l’eredità delle promesse di Dio si ottiene per fede, affinché sia per grazia, in quanto questo è l’unico modo di rendere la promessa sicura per tutta la discendenza, quella che ha ricevuto la Legge (l’antico Patto) e quella che discende dalla fede di Abramo (il nuovo Patto). 

Abramo è padre di tutti i credenti che formano una sola grande famiglia spirituale, Paolo parlerà di questo mistero nella lettera agli efesini (cfr Efesini 3).

In questo mistero, Paolo, vede adempiuta, nel modo più glorioso, la parola (cfr Genesi 17:5), che costituiva il patriarca “padre di molte nazioni”.

Questa chiamata di Dio… …che chiamò Abramo fuori dal suo “mondo” per dargli una eredità… …oggi in modo similare è rivolta a tutti gli uomini che si identificano nella fede di Abramo… …chi risponde alla chiamata con fede ottiene la promessa di Dio!

Il segreto di Abramo fu credere nell’onnipotenza e nella fedeltà di Dio…

…ci crediamo noi?

 

***

c)   La fede che sa guardare oltre il visibile

Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».

Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo.

Perciò gli fu messo in conto come giustizia.

Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto come giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

 

Abramo è quindi considerato padre dei credenti per diversi motivi:

- per motivi “temporali” (egli si trova al principio della chiamata del popolo di Israele);

- per motivi di rivelazioni e promesse ricevute esplicite;

- per esempio di fede in Dio e nelle Sue promesse.

 

…Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».

Abramo guardando alle possibilità umane, non aveva molto da sperare nel divenisse padre di nazioni… …ma di lui è scritto che sperando contro speranza, credette, perchè fondata non sulle sue possibilità ma sulla potenza e sulla fedeltà divina.

 

Senza venir meno nella fede, egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella sua fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo.

 

Questo passo svolge il concetto dello “sperare contro speranza”.

Abramo considerò la ormai accertata impossibilità naturale di diventare padre… lo vedeva… non era stupido… (lui aveva novantanove anni… Sara era vecchia ed era stata sterile dalla nascita), ma, non si fermò alle sue considerazioni oggettive… per quanto realistiche… queste non fecero vacillare la sua fede nella promessa dell'Onnipotente…. non si fermò a considerare la senile impotenza sua e di Sara, ma tenne fisso lo sguardo della fede sulla promessa.

È nota la lunga prova a cui, Dio sottopose, la fede del patriarca:

Abramo passa 25 anni in attesa dell’adempimento di una esplicita promessa… continuamente apparentemente ritardato… il tempo passa e l’adempimento sembra diventare sempre più problematico… secondo le leggi naturali diviene assolutamente impossibile.

Più passa il tempo… più sembra tutto assurdo ed impossibile e più Dio fortifica la fede di Abramo con nuove e più precise dichiarazioni… diminuiscono le forse dell'uomo esterno… aumentano quelle dell'uomo interno.

 

Abramo fu fortificato nella sua fede, o per la sua fede, dando gloria a Dio in quanto continuò a credere nella Sua potenza e nella Sua fedeltà.

 

Giovanni scrive una cosa interessante a cui dobbiamo prestare attenzione:

Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio.  (1 Giovanni 5:10)

 

Se il credere non è un merito, anzi è la rinuncia ad ogni merito per ricevere semplicemente il dono di Dio, esso è però l’atto morale che ha le sue radici nel fondo dell'essere umano e sta alla base delle sue relazioni con Dio.

Come Abramo, ogni uomo che riceve le promesse di Dio vede la sua incapacità di poter vedere realizzate le promesse… …e più va avanti e più si rende maggiormente conto della sua totale impotenza… …ma chi crede nella onnipotenza e nella fedeltà di Dio, pur vedendo tutto questo… …viene fortificato nella fede e dà gloria a Dio, per questo la Scrittura ci esorta in tal senso:           

Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi.  (1 Corinzi 16:13)

 

Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza (Efesini 6:10)

 

Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.

Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.  (2 Corinzi 4:16-18) 

 

…Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto come giustizia, ma anche per noi, ai quali sarà pure messo in conto; per noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

 

Paolo, come anche l'autore della lettera agli ebrei, sente il bisogno di dimostrare la fondamentale unità del disegno di Dio in tutte le dispensazioni.

Come per Abramo (che per noi è un esempio di fede), anche per noi vale la medesima cosa… …anche per noi la fede in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione… ci sarà pure messo in conto di giustizia.

Abramo credette che Dio avrebbe, da corpi decrepiti, potesse trarre Isacco, l'erede delle promesse messianiche, la prima “pietra” della progenie da cui doveva scaturire benedizione per tutti… noi crediamo in Colui che, in Cristo, ha realizzata la redenzione e che risuscitandolo, ha posto il suo suggello sull'opera di lui, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

La promessa fatta ad Abramo è la discendenza benedetta… la promessa per noi è la nostra discendenza benedetta (il nostro uomo interiore) davanti a Dio per sempre… Abramo credette e fu giustificato (gli fu messo in conto di Giustizia)… se anche noi crediamo anche noi saremo giustificati (ci verrà messo in conto di Giustizia).

La prova della fedeltà di Dio è la resurrezione di Cristo, ed Egli Lo ha risuscitato per rendere possibile la nostra giustificazione, dando una base certa alla fede.

Senza la risurrezione non avremmo una prova evidente e sicura che Dio ha accettato il sacrificio di Cristo come valevole ad espiare i peccati del mondo, compreso il nostro.

La morte di Cristo è il pagamento del nostro debito; la sua risurrezione è la “quietanza” di cui si avvale colui che crede e ripone in Lui la fede… è la ricevuta del pagamento del debito che esponiamo davanti a chi ci accusa!

La risurrezione di Cristo occupa un posto fondamentale nell'insegnamento di Paolo e questo spiega l'enfasi e la cura con cui ne reca le prove nel capitolo 15 della lettera ai corinzi:

 

- La risurrezione è la prova più evidente della divinità di Cristo:

…riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore…  (Romani 1:3-4)

 

…Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti (Atti 17:30-31)

 

- La risurrezione è anche la prova più decisiva del valore espiatorio della morte di Gesù Cristo.  

Senza la risurrezione, non ci sarebbe stato alcun segno, chiaro e convincente che Gesù era più che un uomo; e se, fosse stato un semplice uomo, non ci sarebbe stata ragione per attribuire alla morte di lui una, particolare efficacia: la predicazione dei cristiani sarebbe “vana” e “falsa” ed essi “sarebbero ancora nei loro peccati”:

 

Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede.

Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano.

Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati.

Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti.  (1 Corinzi 15:13-18) 

 

- Senza la risurrezione, il sacrificio del Calvario sarebbe incompleto.

È la risurrezione che ha posto su quel sacrificio il suggello dell'approvazione di Dio, mostrando che il sacrificio è stato accettato e che l'ira divina, trattenuta per tanto tempo dallo scrosciare Romani 3:25-26, si è dileguata.

È questo il pensiero che sta alla base di Romani 6:7-10.

 

- La risurrezione di Cristo è la più forte garanzia della risurrezione del cristiano:

Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti.

Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti.

Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta;  (1 Corinzi 15:20-23)

 

…sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza.

(2 Corinzi 4:14)

 

Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Romani 8:11)

 

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CONCLUSIONE

Paolo ha presentato numerose ragioni con le quali ha spiegato la ragione per cui la giustificazione avviene per mezzo della fede:

- la giustificazione è un dono e non può essere guadagnata come un salario, con le buone opere;

- Abramo è stato giustificato prima di essere circonciso, questa è la prova che la circoncisione operata da mano d’uomo non ha alcuna relazione con la giustificazione che è indipendente da segni apparenti;

- Abramo fu giustificato molti secoli prima che fosse data la Legge, questa è la prova che la Legge e la sua osservanza non ha alcuna relazione con la giustificazione che è indipendente dalla Legge stessa;

- Abramo fu giustificato in virtù della fede che ripose in Dio, non soffermandosi troppo ad osservare le sue capacità e possibilità umane ma fissando lo sguardo sulla Onnipotenza e sulla Fedeltà di Dio.

Gianni Marinuzzi