La giustizia di Dio nella SANTIFICAZIONE:
il conflitto nella santificazione
LETTERA di Paolo ai ROMANI 7
O ignorate forse, fratelli (poiché parlo a persone che hanno conoscenza
della legge), che la legge ha potere sull'uomo per tutto il tempo ch'egli
vive?
Infatti la donna sposata è legata per legge al marito mentre egli vive; ma
se il marito muore, è sciolta dalla legge che la lega al marito.
Perciò, se lei diventa moglie di un altro uomo mentre il marito vive, sarà
chiamata adultera; ma se il marito muore, ella è libera da quella legge;
così non è adultera se diventa moglie di un altro uomo.
Così, fratelli miei, anche voi siete stati messi a morte quanto alla legge
mediante il corpo di Cristo, per appartenere a un altro, cioè a colui che è
risuscitato dai morti, affinché portiamo frutto a Dio.
Infatti, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose, risvegliate
dalla legge, agivano nelle nostre membra allo scopo di portare frutto per la
morte; ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a
quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e
non in quello vecchio della lettera.
Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei
conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei
conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non
concupire».
Ma il peccato, còlta l'occasione, per mezzo del comandamento, produsse in
me ogni concupiscenza; perché senza la legge il peccato è morto.
Un tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il peccato
prese vita e io morii; e il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita,
risultò che mi condannava a morte.
Perché il peccato, còlta l'occasione per mezzo del comandamento, mi trasse
in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise.
Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono.
Ciò che è buono, diventò dunque per me morte? No di certo!
È invece il peccato che mi è diventato morte, perché si rivelasse come
peccato, causandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo
del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante.
Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto
schiavo al peccato.
Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che
voglio, ma faccio quello che odio.
Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora
non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me.
Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene;
poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.
Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio,
quello faccio.
Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è
il peccato che abita in me.
Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si
trova in me.
Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma
vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia
mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra.
Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?
Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la
legge del peccato.
***
Il cristiano rigenerato nello
Spirito ma ancora nel corpo carnale è quindi in conflitto con se stesso, è
una continua battaglia contro i propri pensieri terreni e gli atti
conseguenti… nello stesso momento egli aspira alle cose celesti, alle cose
Giuste e Sante… in questa lotta di santificazione (ovvero di progressiva
separazione) egli deve tenere bene conto di due aspetti:
1) egli è morto alla Legge per appartenere al Suo Liberatore per servirLo
(Romani 7:1-6)
***
Nel presentare questa fondamentale Verità, Paolo riprende un insegnamento
di Gesù:
La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni; da quel tempo è
annunciata la buona notizia del regno di Dio, e ciascuno vi entra a forza.
È più facile che
passino cielo e terra, anziché cada un solo apice della legge.
Chiunque manda via la moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; e
chiunque sposa una donna mandata via dal marito, commette adulterio.
(Luca 16:16-18)
Paolo ha prima dichiarato:
…
non siete sotto la legge ma sotto la
grazia.
(Romani 6:14)
Dichiarando questa Verità, ha evidenziato anche come il credente
identificato con Cristo siamo morto con Lui per risuscitare con Lui per
essere.
Non più servo (aiuto convenevole del peccato), ma servo (aiuto convenevole)
della giustizia.
Il credente quindi, morto alla Legge, trova comunque nei principi di Essa
una “guida morale”.
Per fare comprendere questo concetto Paolo, proprio come ha fatto Gesù
Cristo, si aiuta con la figura di una donna alla quale è morto il marito
duro e spietato e che, liberata dal vecchio vincolo matrimoniale, si è
sposata a un marito che la ama.
Il credente, morto alla legge, si è unito al Cristo vivente per
appartenergli in una vita di amorevole e santa ubbidienza.
Ora, da essere
l’aiuto convenevole del peccato (come in un legame matrimoniale
dove il credente è rappresentato dalla sposa secondo il concetto antico
della donna, dove la stessa non aveva alcuna possibilità di contrariare il
marito) è diventato l’aiuto
convenevole della giustizia (in un rapporto dolce secondo il
pensiero di Dio circa la donna stessa).
***
O ignorate forse, fratelli (poiché parlo a persone che hanno conoscenza
della legge), che la legge ha potere sull'uomo per tutto il tempo ch'egli
vive?
Paolo ha un uditorio
prettamente giudeo o comunque influenzato dal giudaismo, conoscitore della
Legge… …della Giustizia… …delle norme circa il pensiero di Dio.
Un conoscitore della Legge
conosceva che dopo la morte l’uomo non è più soggetto ad Essa, la morte
chiude ogni rapporto con la possibilità di “operare” o di “redimersi”, di
pensare, come dice l’Ecclesiaste:
Per chi è associato a tutti gli altri viventi c'è speranza; perché un cane vivo vale più di un
leone morto.
Infatti, i
viventi sanno che moriranno; ma i
morti non sanno nulla, e per essi non c'è più salario; poiché la loro
memoria è dimenticata. Il loro
amore come il loro odio e la loro invidia sono da lungo tempo periti, ed
essi non hanno più né avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa
sotto il sole.
(Ecclesiaste 9:4-6)
Ma, nello stesso tempo la
Legge è assolutamente valida per chi vive su questa terra, perché come
abbiamo già visto, la Legge è giusta… perfetta… non passerà, Gesù disse:
E’
più facile che passino cielo e terra,
anziché cada un solo apice della legge.
(Luca 16:17)
Soltanto che la Legge non va
usata come
strumento di giustificazione ma ha uno scopo preciso,
farci conoscere il peccato (ancora oggi):
…perché mediante le opere della legge
nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la
conoscenza del peccato.
(Romani 3:19)
Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo!
Anzi, confermiamo la legge.
(Romani 3:31)
Ma qui Paolo, avendo
dimostrato
l’incapacità della Legge di
giustificare l’uomo in quanto
data per un altro scopo,
per far conoscere il peccato e di conseguenza
manifestare (addirittura risvegliare)
lo stato colpevole dell’uomo e quindi la degna condanna…
…quindi comincia un discorso
che dimostra come l’uomo,
una volta ottenuta la
giustificazione per fede in virtù dell’Opera di Gesù Cristo (in modo
indipendente dalla Legge cfr Romani 3:20),
una volta
morto al peccato e
nato di nuovo…
nato da Dio…
nato da seme divino non contaminato dal peccato…
non ha più alcun
obbligo… vincolo alla Legge per quanto riguarda la condanna in quanto la
nuova natura sfugge a qualsiasi concetto di questo mondo:
Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove
viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito.
(Giovanni 3:8)
Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono
passate: ecco, sono diventate nuove.
(2 Corinzi 5:17)
(Galati 6:15)
***
Questo concetto di vita, se
abbandonato (soprattutto nella “chiesa”, adultererà anche il concetto
spirituale… sarà molto più complesso comprenderlo).
Paolo vuole comunque fare
comprendere che l’uomo nuovo, essendo morto al peccato e risuscitato a nuova
vita è
una nuova
creatura si è pertanto
rotto
il legame con La Legge… proprio come la morte del coniuge (unico modo legale
per sciogliere un legame matrimoniale consentito dalla Legge nel suo
spirito più
genuino, non quella che fu data a
motivo della
durezza del cuore cfr Matteo 19:8)… …qualsiasi vincolo con un precedente legame
matrimoniale.
***
Prendendo quindi come spunto le norme che regolano
il vincolo matrimoniale, Paolo le applica al rapporto dell’uomo con
la Legge.
Mediante
l’identificazione totale in Cristo e nella Sua morte (cfr Romani
6:5), il credente è morto
crocifisso con Cristo…
liberato dal peccato e quindi
non più legato alla Legge ed alla
condanna che ne derivava (pur riconoscendo che i principi della Legge
rimangono saldi e buoni).
Il credente diventa così libero
dalla condanna scritta per lui… essa è rimasta inchiodata sulla croce:
…Egli
ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci
condannavano, e l'ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce
(Colossesi 2:14)
Se quindi abbiamo creduto entriamo con Cristo nella sfera superiore della
comunione filiale con Dio
per appartenere a un altro, cioè a
colui che è risuscitato dai morti, affinché portiamo frutto a Dio.
E’ cambiato tutto…
le cose vecchie sono passate:
ecco, sono diventate nuove.
Sono questi gli
atti di una Vita Nuova di chi è unito a Cristo come il tralcio alla vite (cfr
Giovanni 15).
E’ interessante comprendere cosa Paolo intende per
adulterio spirituale… si
potrebbe parafrasare così:
Se un uomo che
non si è identificato nella morte di Cristo e non è risuscitato con Lui,
vive secondo il nuovo regime spirituale… …è adultero… comprendiamo cosa
vuole dire?
Se noi
predichiamo un Vangelo della Grazia che non è preceduto da un ravvedimento…
un rinnegamento del proprio peccato… una totale identificazione con Cristo
nella Sua morte e nella Sua risurrezione… magari coinvolgendo le persone nel
servizio cristiano (scopo
della nuova creatura)… stiamo
crescendo degli adulteri!
Alla Luce di questa considerazione possiamo vedere come
Gesù apostrofava i religiosi del
suo tempo:
Questa
generazione malvagia e
adultera chiede un segno; e segno
non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona.
(Matteo 12:39)
Da dove vengono
le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle
passioni che si agitano nelle vostre
membra?
Voi
bramate e
non avete; voi uccidete e
invidiate e non potete ottenere;
voi litigate e fate la guerra;
non avete, perché non domandate;
domandate e non ricevete, perché
domandate male per spendere nei vostri piaceri.
O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso
Dio?
Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.
Oppure pensate
che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare
in noi ci brama fino alla gelosia»?
(Giacomo 4:1-5)
***
Similmente alla vedovanza… il
cristiano, liberato dal vincolo che lo legava alla Legge (della coscienza o
delle tavole di pietra)… è stato crocifisso con Cristo,
mediante il corpo
di Cristo, per appartenere a un altro,
legato da tutto
un altro vincolo (perché di vincolo comunque si tratta), il vincolo del
nuovo regime che non ha più come fine
la morte (il salario del peccato),
ma i frutti spirituali a Dio e la
Vita Eterna (il fine della fede).
Il fine di questa unione è il
portare frutto a Dio… solo una persona
spiritualmente viva può portare del frutto spirituale, vale a dire una vita
condotta dallo Spirito Santo in santità e colui che è “sposato” a Cristo,
può generare una progenie spirituale.
***
…mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose, risvegliate dalla
legge, agivano nelle nostre membra allo scopo di portare frutto per la morte
Nella carne ci
sono le passioni peccaminose… ci sono… più o
meno manifeste ma sono assolutamente presenti ed ognuno di noi ne deve
essere consapevole… come dice Paolo:
…io
so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene.
(Romani 7:18)
Queste passioni peccaminose, seppure latenti, sono
provocate… risvegliate dalla Legge
della Giustizia che ne
manifesta l’azione e ne rivela
lo scopo…
il frutto a cui conducono…
la morte.
…ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella
che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e non in
quello vecchio della lettera
Come abbiamo già visto,
l’uomo nuovo, nato da Dio… …nato con
seme divino… …all’immagine di Cristo… …vive sotto una nuova
economia… …è
legato non più alla Legge ma alla Grazia… ed è destinato ad
uno scopo nuovo, con dei nuovi frutti…
…un nuovo servizio.
La novità sta in questo che invece
questa nuova Legge di libertà nella Grazia non è più scritta su tavole di
pietra o su pergamena, è ora scritta nello
spirito, sulle tavole del
cuore rigenerato, come leggiamo nella lettera agli Ebrei:
Questo è il patto che farò con la casa d'Israele dopo quei giorni», dice il
Signore: «io metterò le mie leggi
nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed
essi saranno il mio popolo. Nessuno istruirà più il proprio concittadino e
nessuno il proprio fratello, dicendo: "Conosci il Signore!"
Perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro.
Perché avrò misericordia delle loro
iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati».
Dicendo «un nuovo patto»,
egli ha dichiarato antico il primo.
Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire.
(Ebrei 8:10-13)
In questa nuova economia, la Legge
non è più considerata come uno strumento di condanna, ma come una
rivelazione della Giustizia e della Volontà di Dio buona e gradita.
Invece di
ubbidire per timore (come schiavi), ubbidiamo con amore (come figli).
Invece di
ubbidire alla lettera del comandamento, ne
intendiamo ed osserviamo lo
spirito.
Può sembrare
paradossale… siamo affrancati dalla legge (dalla lettera) per meglio
osservare la legge (nel suo spirito più genuino), per praticare di cuore la
volontà di Dio.
Non è infatti la
scrupolosa osservanza della lettera quella che può piacere a Dio, ma, è
l'ubbidienza del cuore di figlio.
***
(Romani 7:7-25)
Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei
conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei
conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non
concupire».
Ma il peccato, còlta l'occasione, per mezzo del comandamento, produsse in
me ogni concupiscenza; perché senza la legge il peccato è morto.
…Che cosa diremo dunque? La legge è peccato?
…mentre eravamo
nella carne, le passioni peccaminose,
risvegliate dalla legge, agivano nelle nostre membra
allo scopo di portare frutto per la morte;
(Romani 7:5)
La legge è
quindi
peccato?
La risposta non lascia alcun dubbio... … No di certo!
Nel respingere la falsa deduzione, Paolo vuole spiegare che
anzi,
la legge rivela alla coscienza, la
realtà dell’inclinazione peccaminosa nell'uomo; e mostra così anche
il fine a cui il peccato porta… la
morte!
Ma in questo netto contrasto non è
la Legge sbagliata… è l’uomo sbagliato!
Non è la Legge a
creare il male… Essa nella sua Giustizia lo rivela!
La Legge non è la
causa dell’atto di peccato, poiché è dentro l’uomo che si trova il principio
o la natura del peccato… piuttosto sono i precisi comandamenti della Legge
hanno stimolato il principio del peccato, manifestando, evidenziando quale
veramente è la natura peccaminosa dell’uomo carnale.
Non è la Luce che
crea la macchia… semplicemente rivela quella macchia che, senza luce,
rimaneva nascosta nelle tenebre!
Paolo dichiara che
non avrei conosciuto il peccato se non
per mezzo della legge! E il peccato, còlta l'occasione, per mezzo del
comandamento, produsse in me ogni concupiscenza; perché senza la legge il
peccato è morto.
***
Perché il peccato, còlta l'occasione per mezzo del comandamento, mi trasse
in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise.
Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono.
…Un tempo io vivevo senza legge
…ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii; e il
comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a
morte.
…il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a
morte.
Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono
***
È invece il peccato che mi è diventato morte, perché si rivelasse come
peccato, causandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo
del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante.
…Ciò che è buono, diventò dunque per me morte? No di certo!
La risposta è nella corruzione umana che, nel suo mutare tutto ciò che era
buono in cattivo (cfr Romani 1:18-25),
ha mutato anche la Legge in
morte a causa del proprio peccato.
Ma la Legge non
ha però perso l’effetto… ricordiamoci di quanto profetizza
Isaia:
Come la pioggia e
la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la
terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al
seminatore
e pane da mangiare, così è della mia
parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver
compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata.
(Isaia 55:10-11)
***
Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che
voglio, ma faccio quello che odio.
Paolo
fa qui appello
alla coscienza dell’uomo che riconosce la propria carnalità… la propria
schiavitù al peccato (venduto schiavo al peccato)… incapace da solo di redimersi,
poiché, ciò che
faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio
quello che odio,
aprendo così una acerba lotta tra la propria coscienza che sa riconoscere
ciò che è giusto e la propria carnale brutalità schiava del peccato.
Comprendere il conflitto insito nella santificazione personale, significa
conoscere il rapporto fra il credente ed il peccato che è in lui.
Paolo si mette personalmente in gioco in questa spiegazione… il problema è
che
io (nella mia natura terrena) sono carnale, venduto schiavo al
peccato… … per questo
ciò che faccio, io non lo capisco:
infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio… il
non comprendere reciproco tra le due nature è normale… appartengono a mondi
diversi… parlano lingue diverse… non si potranno mai conciliare!
***
Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene;
poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.
Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio,
quello faccio.
La profonda contraddizione tra il “buon desiderio” e la “prova pratica”,
rivela che, nel fondo della sua coscienza, l’uomo riconosce
la bontà della Legge di Dio…
l'approva come buona.
A maggior chiarimento di questo Paolo precisa che
io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me
si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no.
Nell'uomo che non
ha lo Spirito, ma la cui coscienza risvegliata è travagliata dal desiderio del bene,
si accentua il dualismo tra il senso
morale che vuole il bene e la inclinazione carnale che trascina al male
e questa è manifestata nella lotta che Paolo sintetizza scrivendo che
il bene che voglio, non lo faccio;
ma il male che non voglio, quello faccio
Nell’uomo naturale non c'è la forza necessaria per l'esecuzione… per questo
Paolo ha prima scritto:
Infatti,
mentre noi eravamo ancora senza forza,
Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi.
(Romani 5:6)
Una conoscenza estesa ed esatta della legge morale, una sana educazione
possono non dare quei risultati che se ne attendono.
Questo non vuol dire che si debba preferire l'ignoranza all'istruzione; ma
ci deve ricordare che la conoscenza non basta a rinnovare il cuore e la
volontà… occorre cercare la
santificazione.
Chi vede nel Vangelo un nuovo codice morale “più perfetto”…
chi vede in Cristo nient’altro che un
dottore ed un modello, si trova di fronte a un ideale altissimo, in
posizione più disperata del Giudeo che si accingeva, da solo, ad osservare
la legge di Mosè.
Abbiamo bisogno
di forza, oltre che di conoscenza, nella lotta contro il male.
Ricordiamoci che nelle guarigioni Gesù ordinava:
Alzati e cammina, ovvero
guariva, metteva in condizione di camminare
somministrando la capacità di farlo a persone che non avevano mai
camminato prima.
***
Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è
il peccato che abita in me.
Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si
trova in me.
Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma
vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia
mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra.
…se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il
peccato che abita in me.
Paolo descrive qui le due forze opposte operanti nell'uomo che si trova, da
solo, da un lato con la sua coscienza giustificata in Cristo e dall’altro
con la sua carne peccaminosa, in questa continua lotta… due tendenze, due
inclinazioni.
…Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si
trova in me.
L'uomo interiore,
trova giusta e vorrebbe obbedire alla
legge di Dio ma il male che si trova nella sua carne lo rende schiavo del
peccato.
…Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore…
L’uomo che ha scoperto il timore di Dio e lo ha riconosciuto, non solo
riconosce ed ammette che la legge di Dio è santa e buona; ma trova in
essa un intimo diletto (io mi compiaccio).
L'uomo interno è la sede del senso morale
vivificato nello Spirito che
discerne e sente ciò che è bene secondo la volontà di Dio; corrisponde alla
coscienza lavata
dalla Parola, o
al cuore su cui è scritta la legge:
Perciò non ci
scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il
nostro uomo interiore si rinnova
di giorno in giorno.
(2 Corinzi 4:16)
Per questo motivo
piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e
sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della
sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo,
nell'uomo interiore, e faccia sì
che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e
fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale
sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di
Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché
siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
(Efesini 3:14-19)
…ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge
della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle
mie membra.
Questa legge della propria mente carnale è in totale opposizione alla mente
spirituale che riconosce nella Legge di Dio la Giustizia… ma da solo l’uomo
interiore non ce la fa… ha bisogno di Cristo per liberarsi… per separarsi…
…per
santificarsi.
***
Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Questi due “uomini” opposti tra loro combattono l'uno contro all'altro come
avversari in guerra… l’uomo interiore ha bisogno di un aiuto per separarsi…
per
santificarsi.
Questo stato di schiavitù e di impotenza morale strappa all’apostolo un
grido di dolore, in cui è espressa tutta la miseria che lo opprime e che lo
porta a sospirare dietro ad un liberatore.
…Me infelice!
Paolo riconosce che, fino a che avrà un corpo mortale dovrà affrontare la
lotta con il principio del male che dimora in lui e che, se conterà sulla
sua sola forza, sarà sconfitto.
…Chi mi libererà da questo corpo di morte?
Al momento però, in cui descrive questa lotta dell'uomo col peccato, e
manda il suo grido di dolore, Paolo conosce da molti anni il Liberatore ed
ha sperimentata la potenza dello Spirito.
Perciò, il ricordo della miseria da cui lo ha tratto la grazia di Dio, lo
fa prorompere in un grido di riconoscenza:
…Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore
***
Paolo è perfettamente conscio del suo stato… del
combattimento che sostiene contro la sua carne… ma sa che presto sarà
redento il suo corpo e quindi investe tutte le sue forze protendendosi verso
il futuro glorioso che “vede” davanti a se:
Se qualcun altro pensa di aver motivo di confidarsi nella carne, io posso
farlo molto di più; io, circonciso
l'ottavo giorno, della razza d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo
figlio d'Ebrei; quanto alla legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore
della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile.
Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa
di Cristo.
Anzi, a dire il
vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della
conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale
ho rinunciato a tutto; io
considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo
e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge,
ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene
da Dio, basata sulla fede.
Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua
risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui
nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.
Non che io abbia
già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma
proseguo il cammino per cercare di
afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù.
Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma
una cosa faccio: dimenticando le cose
che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro
verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in
Cristo Gesù.
Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate
altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella.
Soltanto,
dal punto a cui siamo arrivati,
continuiamo a camminare per la stessa via.
Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo
l'esempio che avete in noi.
(Filippesi 3:5-17)
***
(Luca 23:46)
Ora siamo promessi Sposa di Cristo,
in un nuovo legame matrimoniale benedetto… siamo fidanzati a Lui, come dice
Paolo:
(2 Corinzi 11:2)
(Genesi 2:23)
Come Adamo fu
addormentato per trarre Eva dal suo costato, così Cristo si è “addormentato”
in croce e dal Suo costato è uscita la Chiesa (sangue e acqua), purificata e
lavata.
Tutto questo è avvenuto grazie alla
Legge di Dio, che
stimolando il peccato che è
dentro l’uomo naturale,
manifesta realmente cosa è la natura peccaminosa…
per condurci a Cristo.
Un cristiano che
vive bene con la sua carnalità… ha grossi problemi!
Sia questo dunque
il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella.
Soltanto,
dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa
via. Siate miei imitatori,
fratelli, e guardate quelli che camminano secondo l'esempio che avete in noi.
Perché molti camminano da nemici
della croce di Cristo (ve l'ho detto spesso e ve lo dico anche ora
piangendo), la fine dei quali è la perdizione; il loro dio è il ventre e la
loro gloria è in ciò che torna a loro vergogna; gente che ha l'animo alle
cose della terra.
Quanto a noi, la
nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù
Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione
rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di
sottomettere a sé ogni cosa.
(Filippesi 3:15-21)
Il cristiano non “cerca di essere
giusto”… …ora egli (come Cristo) “ama
la Giustizia”, vuole “servire
per la Giustizia” e vive già nella fede del compimento delle
promesse di Dio, in attesa della
liberazione definitiva dal corpo di
morte e di vedere completata l’Opera di Dio in sé nella unione totale
con Cristo al tempo fissato.