La giustizia di dio nella sua scelta sovrana :
La rivelazione della scelta sovrana
LETTERA di Paolo ai ROMANI 9:1-29
Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma
per mezzo dello Spirito Santo - ho una grande tristezza e una sofferenza
continua nel mio cuore; perché io stesso vorrei essere anatema, separato da
Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, cioè gli
Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la
legislazione, il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri
e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose
Dio benedetto in eterno. Amen!
Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra;
infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; né per il fatto di
essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È
in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza».
Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i
figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è la
parola della promessa: «In
questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio».
Ma c'è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima
cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre;
poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del
male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che
dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto:
«Il
maggiore servirà il minore»; com'è scritto: «Ho
amato Giacobbe e ho odiato Esaù».
Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo!
Poiché egli dice a Mosè: «Io
avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò
compassione».
Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa
misericordia.
La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto
per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il
mio nome sia proclamato per tutta la terra».
Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole.
Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere
alla sua volontà?»
Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà
forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?»
Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un
vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile?
Che c'è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere
la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d'ira preparati
per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria
verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria,
cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche
fra gli stranieri?
Così egli dice appunto in Osea: «Io
chiamerò "mio popolo" quello che non era mio popolo e "amata" quella che non
era amata»; e «Avverrà
che nel luogo dov'era stato detto: "Voi non siete mio popolo", là saranno
chiamati "figli del Dio vivente"».
Isaia poi esclama riguardo a Israele: «Anche
se il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, solo il
resto sarà salvato; perché il Signore eseguirà la sua parola sulla terra in
modo rapido e definitivo».
Come Isaia aveva detto prima: «Se
il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo
diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra».
***
Svolgendo il programma
enunciato all’inizio della lettera:
Infatti non mi vergogno del
vangelo; perché esso
è potenza di Dio per la salvezza di
chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché
in esso la giustizia di Dio è
rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il
giusto per fede vivrà».
(Romani 1:16-17)
Paolo ha finora dimostrato
che
l'Evangelo è potenza di Dio
per la salvezza
di chiunque crede perchè
rivela come, in Cristo, il peccatore (giudeo
o gentile) può essere giustificato.
Ha poi esposto
l'Evangelo è potenza di Dio
per la salvezza
di chiunque crede, perchè nel provvedere alla
giustificazione, provvede
anche alla trasformazione del credente all'immagine perfetta e gloriosa di
Cristo (santificazione).
Nel suo programma, l'Apostolo
aveva specificato:
del Giudeo prima e poi del Greco;
e con queste parole voleva accennare al piano
divino secondo il quale il popolo giudeo, preparato dalla Legge e dalla
Profezia, avrebbe dovuto ricevere per primo il Messia, e quindi farsene egli
stesso l'araldo nel mondo pagano.
Questo piano è più
volte descritto negli scritti profetici:
Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la
gloria del SIGNORE è spuntata sopra di te! Infatti,
ecco, le tenebre coprono la terra e
una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su di te sorge il SIGNORE e la sua
gloria appare su di te.
Le nazioni cammineranno alla tua luce, i re allo splendore della tua aurora.
Alza gli occhi e guàrdati attorno;
tutti si radunano e vengono da te;
i tuoi figli giungono da lontano, arrivano le tue figlie, portate in
braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante, il tuo cuore
palpiterà forte e si allargherà, poiché l'abbondanza del mare si volgerà
verso di te, la ricchezza delle nazioni verrà da te.
Una moltitudine di cammelli ti coprirà, dromedari
di Madian e di Efa; quelli di Seba
verranno tutti, portando oro e incenso, e proclamando le lodi del SIGNORE.
Tutte le greggi di Chedar si raduneranno presso di
te, i montoni di Nebaiot saranno al tuo servizio; saliranno sul mio altare
come offerta gradita, e
io onorerò la mia casa gloriosa.
Chi mai sono costoro che volano come una nuvola, come
colombi verso le loro colombaie?
Sono le
isole che spereranno in me e avranno alla loro testa le navi di Tarsis,
per ricondurre i tuoi figli da lontano con argento e con oro,
per onorare il nome del SIGNORE, tuo
Dio, del Santo d'Israele, che ti avrà glorificata.
I figli dello straniero ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo
servizio;
poiché io ti ho colpita nel mio sdegno, ma nella mia benevolenza ho avuto
pietà di te.
Le tue porte saranno sempre aperte; non saranno chiuse né giorno né notte,
per lasciar entrare in te la ricchezza delle nazioni e i loro re in corteo.
Poiché la nazione e il regno che non vorranno servirti,
periranno; quelle nazioni saranno completamente distrutte.
La gloria del Libano verrà a te, il cipresso, il
platano e il larice verranno assieme
per ornare il luogo del mio santuario, e io renderò glorioso il luogo dove
posano i miei piedi.
I figli di quelli che ti avranno oppressa verranno
da te, abbassandosi; tutti quelli che ti avranno disprezzata si prostreranno
fino alla pianta dei tuoi piedi e
ti chiameranno
la città del SIGNORE, la Sion del Santo d'Israele.
Invece di essere abbandonata, odiata, al punto che
anima viva più non passava da te, io
farò di te il vanto dei secoli, la gioia di tutte le epoche.
Tu popperai il latte delle nazioni, popperai al
seno dei re, e riconoscerai che io,
il SIGNORE, sono il tuo Salvatore, io, il Potente di Giacobbe, sono il tuo
Redentore.
Invece di bronzo farò affluire oro; invece di
ferro farò affluire argento; invece di legno, bronzo; invece di pietre,
ferro; io ti darò per magistrato la pace, per
governatore la giustizia.
Non si udrà più parlare di violenza nel tuo paese,
di devastazione e di rovina entro i
tuoi
confini; ma chiamerai le tue mura:
Salvezza, e le tue porte: Lode.
Non più il sole sarà la tua luce, nel giorno; e
non più la luna t'illuminerà con il suo
chiarore;
ma il SIGNORE sarà la tua luce
perenne, il tuo Dio sarà la tua gloria.
Il tuo sole non tramonterà più, la tua luna non si
oscurerà più; poiché il SIGNORE sarà
la tua luce perenne, i giorni del tuo lutto saranno finiti.
Il tuo popolo sarà tutto un popolo di giusti; essi possederanno il paese per
sempre;
essi,
che sono il germoglio da me piantato, l'opera delle mie mani, per
manifestare la mia gloria.
Il più piccolo diventerà un migliaio; il minimo, una
nazione potente.
Io, il SIGNORE, affretterò le cose a suo tempo».
(Isaia 60:1-22)
In quei giorni avverrà che dieci
uomini di
tutte le lingue delle nazioni piglieranno un Giudeo per il lembo della veste
e diranno: 'Noi verremo con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi'
(Zaccaria 6:23)
Invece è avvenuto
che nella sua maggioranza, il popolo privilegiato aveva rigettato il Messia
e si era mostrato sempre più avverso all'Evangelo proclamato dagli Apostoli:
È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto…
(Giovanni 1:11)
E Gesù pianse su
Gerusalemme, ricordando la profezia a loro riguardo nonostante il loro
rifiuto:
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono
mandati, quante volte ho voluto
raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le
ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi
lasciata deserta.
Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in
cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"
(Luca 13:34-35)
Questo increscioso
fatto fu denunciato pubblicamente il giorno della pentecoste da Pietro:
Uomini d'Israele, ascoltate queste parole! Gesù il
Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti,
prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi
ben sapete, quest'uomo, quando vi fu
dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio,
voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio
lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte,
perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto…
…Questo
Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.
Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto
dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite…
…Sappia dunque con certezza tutta la casa
d'Israele che
Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi
avete crocifisso.
(tratto da Atti
2:22-36)
E dando così alla
persecuzione dei cristiani da parte di coloro che avrebbero invece esserne i
primi divulgatori e che invece
colmano così la misura dei loro
peccati, avviandosi cosi incontro
all’ira finale di Dio:
…anche voi
avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni che
quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei, i quali hanno ucciso il
Signore Gesù e i profeti, e hanno cacciato noi; essi non piacciono a Dio e
sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di parlare agli stranieri
perché siano salvati.
Colmano così senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti
l'ira finale.
(1 Tessalonicesi
2:14-16)
La triste realtà dei fatti potrà annientare il piano di
Dio promesso loro?
La risposta di Paolo
si fonda sopra un duplice principio:
Se il disegno di Dio sembra subire “un ritardo nel
suo compimento”, questo comunque avverrà… …Israele
sarà salvato e la sua conversione determinerà la risurrezione spirituale di
tutte le famiglie della terra.
Come già fatto per il tema
della giustificazione, Paolo prende
la Scrittura per dimostrare come Dio non si contraddice mai, anche
quando a noi può sembrare di vederlo in contraddizione.
E, come al capitolo 4 ha
preso l’esempio di Abramo per dimostrare la
giustificazione per fede e non per le opere della Legge, come al
capitolo 5:12-21 ha preso l’esempio di Adamo per dimostrare
l’universalità della giustificazione
vitale in Cristo, così adesso prende la storia del popolo di Israele
per dimostrare come Dio sa portare a compimento il
Suo disegno benevolo, al di là
della fedeltà dimostrata dal Suo popolo, perché
sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i
quali sono chiamati secondo il Suo disegno. Perché quelli che ha
preconosciuti li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del
Figlio Suo, affinchè Egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli che
ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure
giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.
(Romani 8:28-30)
In questo passo Paolo espone
la dottrina dell’elezione a causa di un problema che egli
sentiva fortemente nel suo cuore… Israele e il suo destino…
I giudei si gloriavano del fatto che erano il solo
popolo eletto di Dio, ma ora davanti alla
manifestazione della Grazia di Dio in Cristo, essi erano sempre meno
coinvolti… nella loro maggioranza addirittura ostili… quindi
Dio aveva
abbandonato il suo popolo eletto al loro destino?
La trattazione comprende tre paragrafi.
1 -
Romani 9:1-29
Dopo espresso il proprio dolore per lo stato d'Israele, Paolo dimostra che
la reiezione, anche della maggioranza d'esso, non contraddice le
dichiarazioni della Parola di Dio, la quale proclama la sovranità di Lui
nella conoscenza delle persone che hanno da far parte del suo popolo.
***
Paolo ha celebrato, nella
fine di
Romani 8,
la certezza della salvezza dei
credenti.
Egli ha tenuto a lungo il suo sguardo fisso sull'amore
di Dio in Cristo.
Ma ora volge per un attimo il
suo sguardo al suo popolo terreno, quel popolo di Israele,
privilegiato sotto tanti
aspetti:
Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? Qual è l'utilità della circoncisione?
Grande in ogni senso.
(Romani 3:1-2)
Ma invece di provare gioia
per il suo popolo egli prova dolore… …ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore.
Quell'amore di Dio
in Cristo come è accolto dagli uomini?
Com'è stato accolto
dal popolo privilegiato al quale Paolo appartiene?
Paolo lo sa fin troppo bene…
…ed anche i suoi lettori lo sanno… …non sarà necessario neppure che egli
esprima a parole la dolorosa realtà.
Paolo considera il problema dell'atteggiamento del suo
popolo di fronte al Vangelo; e queste considerazioni,
richiamano alla mente una delle più dolorose esperienze dell'Apostolo.
Egli era stato un giudeo
sincero, zelante fino al fanatismo nell'osservare e nel difendere le
tradizioni dei Padri… …con l’incontro e la chiamata di Gesù Cristo le Sacre
Scritture si aprono per Lui sotto la vera Luce, trova in Cristo quella pace
e quel perdono che la Legge non poteva dare; trova inoltre la forza di
vincere il peccato, ma questa sua nuova vita e la conseguente denuncia della
vuota tradizione dei padri gli attira
addosso un odio terribile da parte
di coloro che prima lo sostenevano…
…e che
lui ama ancora intensamente… …questo è l’Amore di Dio!
Analoghe esperienze
si ripetono, nel corso dei secoli, dovunque delle anime profondamente
religiose sono risalite alla fonte della verità cristiana nelle Scritture
del Nuovo Testamento ed hanno abbandonato la religiosità tradizionale
corrotta e vana.
Ma di fronte a coloro che lo
considerano come nemico e traditore del suo popolo, egli presenta, nel modo
più solenne, l'immenso desiderio che egli ha del
vero bene di esso.
Dico la verità in Cristo, non mento
cioè: non solo alla
presenza di Cristo, ma come uno che vive nella
comunione di Colui ch'è la verità… …la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello
Spirito Santo…
E’ bello notare qui come
Paolo non si fida solo della propria
coscienza… …ma cerca la
conferma dello Spirito Santo
nel Quale la sua coscienza stessa si è conformata!
Il cristiano, come spiega
Pietro, al momento del battesimo fa
una richiesta a Dio di una buona coscienza (cfr 1 Pietro 3:21),
e nel suo cammino, nei suoi pensieri, come Davide chiede a Dio di
scrutare all’interno della
propria coscienza affinchè egli
sia confermato dallo Spirito Santo della bontà
dei propri pensieri:
SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci.
Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio
pensiero.
Tu mi scruti
quando cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie.
Poiché la parola non è ancora sulla
mia lingua, che tu, SIGNORE, già la conosci appieno. Tu mi circondi, mi
stai di fronte e alle spalle, e poni la tua mano su di me.
La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io possa
arrivarci.
Dove potrei andarmene lontano dal tuo
Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza?
Se salgo in cielo tu vi sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là.
Se prendo le ali dell'alba e vado ad abitare all'estremità del mare, anche
là mi condurrà la tua mano e mi afferrerà la tua destra.
Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno e la luce diventerà notte
intorno a me», le tenebre stesse non possono nasconderti nulla e la notte
per te è chiara come il giorno; le tenebre e la luce ti sono uguali.
Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia
madre.
Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo.
Meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia lo sa molto bene.
Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto
nelle profondità della terra.
I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano
tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d'essi era
sorto ancora.
Oh, quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio! Quant'è grande il loro
insieme! Se li voglio contare, sono più numerosi della sabbia; quando mi
sveglio sono ancora con te.
Certo, tu ucciderai l'empio, o Dio; perciò allontanatevi da me uomini
sanguinari.
Essi parlano contro di te malvagiamente; i tuoi nemici si servono del tuo
nome per sostenere la menzogna.
SIGNORE, non odio forse quelli che ti odiano?
E non detesto quelli che insorgono contro di te?
Io li odio di un odio perfetto; li considero miei nemici.
Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i
miei pensieri.
Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna.
(Salmo 139)
…Paolo esprime, con
la sua coscienza confermata dallo
Spirito Santo, tutta la sua sincera sofferenza… …proprio la stessa
che provò Gesù davanti a Gerusalemme:
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono
mandati, quante volte ho voluto
raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le
ali; e voi non avete voluto!
(Luca
13:34)
…ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore…
In queste parole vediamo
tutto il sentimento di Paolo per i suoi fratelli carnali, egli, ovunque è
andato ha predicato a loro per primi il Vangelo…
per dovere ma anche per amore… ha
insistito fino a quando gli era possibile…
solo quando la situazione non era più
sostenibile smise di rivolgersi a loro, come:
- ad Antiochia di
Pisidia:
Era
necessario che a voi per primi si annunciasse la Parola di Dio; ma
poiché la respingete e non vi
ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri.
(Atti
13:46)
- ad Iconio:
Ma quando
ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei, d'accordo con i loro capi, di
oltraggiare gli apostoli e lapidarli, questi lo seppero e fuggirono
nelle città di Licaonia, Listra e Derba e nei dintorni;
(Atti 14:5-6)
- Listra:
Allora giunsero da Antiochia e da Iconio alcuni
Giudei, i quali sobillarono la folla;
essi lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.
Ma mentre i discepoli venivano attorno a lui, egli si
rialzò ed entrò nella città.
Il giorno seguente partì con Barnaba per Derba.
(Atti 14:19-21)
- a Tessalonica:
Ma i Giudei,
mossi da invidia, presero con loro
alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella
plebaglia, misero in subbuglio la
città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila
davanti al popolo.
Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni
fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno
messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, e Giasone li ha ospitati;
ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro
re, Gesù».
E misero in agitazione la popolazione e i
magistrati della città, che udivano queste cose.
Questi,
dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono
andare. Ma i fratelli subito, di
notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea.
(Atti 17:5-10)
- a Berea:
Ma quando i
Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata
annunciata da Paolo anche a Berea,
si recarono
là, agitando e mettendo sottosopra la folla.
I fratelli, allora, fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo
rimasero ancora là. Quelli che accompagnavano Paolo,
lo condussero
fino ad Atene.
(Atti 17:13-15)
- a Corinto:
…ogni
sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci.
Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia,
Paolo si dedicò completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù
era il Cristo.
Ma poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue
vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono
netto; da ora in poi andrò dai pagani». E, uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato
Tizio Giusto, che temeva Dio, e aveva la casa attigua alla sinagoga.
(Atti 18:4-7)
- a Gerusalemme
durante il suo periodo di reclusione….
In questa espressione Paolo
ci fa comprendere come l’Israele terreno (nella sua generalità) è
attualmente separato da Cristo, questo
ci mette in guardia verso quel “sionismo” generalizzato che spesso viene
predicato… …questa separazione verrà a cessare solo quando Israele dirà:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
(Luca 13:35)
Paolo riconosce qui
tutta la cecità spirituale dei Giudei di fronte al Vangelo che essi
respingono a loro perdizione.
Per non vedere tutto questo…
…la rovina del Suo popolo… …la casa lasciata deserta (cfr Luca 13:35), senza Gesù Cristo,
Paolo sarebbe disposto a sacrificare
se stesso come persona
maledetta al posto loro, ma sa altresì che ciò non è possibile… …solo il sacrificio di Gesù Cristo è un sacrificio
sostitutivo per altri.
Paolo ricorda come Israele è
chiamato “figlio
primogenito” e quindi gli
appartiene
l’adozione:
Tu dirai al faraone: "Così dice il SIGNORE:
Israele è mio figlio, il mio primogenito, e io ti dico: Lascia
andare mio figlio, perché mi serva; se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco,
io ucciderò tuo figlio, il tuo primogenito
(Esodo 4:22-23)
Voi siete figli per il SIGNORE vostro Dio; non vi fate incisioni addosso e non
vi radete tra gli occhi per un morto, poiché
tu sei un popolo consacrato al
SIGNORE tuo Dio.
(Deuteronomio 14:1)
Quando
Israele era fanciullo, io lo amai e
chiamai mio figlio fuori d'Egitto.
(Osea
11:1)
Paolo ricorda come ad Israele
appartiene
la gloria, cioè la visibile
manifestazione della gloriosa presenza dell'Eterno sul Sinai (cfr
Esodo 19:1-25;
24:16-17),
nella nuvola e nella colonna di fuoco
(cfr
Esodo 40:34-38),
nel tabernacolo (cfr
Levitico 9:23-24),
nel tempio (cfr
1Re 8:10-11),
nelle visioni (cfr
Isaia 6;
Ezechiele 1:28;
43:4).
Ricorda ancora come ad
Israele appartengono i
patti:
Possiamo vedere
questo nella descrizione (al negativo) dello stato dei popoli pagani prima
della conversione:
Perciò, ricordatevi che un tempo
voi, stranieri di nascita,
chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono
nella carne per mano d'uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo
eravate senza Cristo, esclusi
dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel
mondo.
(Efesini 2:11-12)
Ad Israele
appartiene la legislazione,
cioè il dono della Legge, questo
meraviglioso strumento divino che
ha lo scopo di
fare luce su ogni cosa rispetto all’uomo ed al suo bisogno di andare a
Cristo.
Ad Israele
appartiene il culto, ossia
tutto il sistema d'istituzioni e di riti relativi al culto di Dio, contenuti
nella legge (figura del vero culto che richiede Dio – cfr Giovanni 4:23-24)
Certo anche
il primo patto aveva norme per il
culto e un santuario terreno.
Infatti fu preparato un primo tabernacolo, nel quale si
trovavano il candeliere, la tavola e i pani della presentazione. Questo si
chiamava il luogo santo.
Dietro la seconda cortina c'era il tabernacolo, detto il
luogo santissimo.
Conteneva un incensiere d'oro, l'arca del patto tutta
ricoperta d'oro, nella quale c'erano un vaso d'oro contenente la manna, la
verga di Aaronne che era fiorita e le tavole del patto.
E sopra l'arca c'erano i cherubini della gloria che
coprivano con le ali il propiziatorio. Di queste cose non possiamo parlare
ora dettagliatamente. Questa dunque è la disposizione dei locali.
(Ebrei
9:1-6)
Ad Israele
appartengono le promesse, le
gloriose promesse messianiche per
l'avvenire d'Israele (cfr il millennio Apocalisse 20:1-6;
Daniele 7:22, 27;
Apocalisse 5:9-10;
Isaia 2:2-4;
11:6-10; 65:16-25).
Dopo aver ricordato l’eredità
speciale del popolo di Israele circa il servizio sacro e la gloria a loro
riservata, descrive ora la gloria derivante dal fatto dell’essere la radice
terrena di Gesù Cristo uomo.
Detta gloria proviene fin dai
i padri, i modelli, e la, gloria
della nazione universalmente riconosciuti in Abramo, Isacco e Giacobbe,
e dai quali proviene, secondo la
carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen!
L'essere il popolo da cui è uscito il Salvatore del
mondo è il massimo dei privilegi concessi ad Israele;
il resto aveva solo carattere preparatorio.
Il Cristo, però, esce da
Israele solo
secondo la carne
cioè per quanto riguarda la sua natura terrena,
umana:
Paolo, servo di Cristo Gesù, chiamato a essere
apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio, che egli aveva già promesso
per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture riguardo al
Figlio suo, nato dalla stirpe di
Davide secondo la carne, dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo
Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti;
cioè Gesù Cristo, nostro Signore.
(Romani 1:1-4)
Ma noi siamo oggi chiamati a
conoscerlo in un altro
modo:
Quindi, da ora in poi, noi non conosciamo più
nessuno da un punto di vista umano; e
se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non
lo conosciamo più così.
(2 Corinzi 5:16)
Giovanni ce Lo rivela nella Sua Gloria nel libro
dell’Apocalisse (Rivelazione di Gesù Cristo - cfr Apocalisse 1:1)
***
Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i
figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è la
parola della promessa: «In
questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio».
Ma c'è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima
cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre;
poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del
male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che
dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto:
«Il
maggiore servirà il minore»; com'è scritto: «Ho
amato Giacobbe e ho odiato Esaù».
Noi sappiamo che la Parola di Dio
non va mai a vuoto, più che mai negli appelli al ravvedimento:
Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.
Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli
al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di
perdonare.
«Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né
le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE.
«Come i cieli sono alti al di sopra della terra,
così sono le mie vie più alte delle vostre
vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.
Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi
ritornano senza aver annaffiato
la
terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al
seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia
bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e
condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata.
(Isaia 55:6-11)
Il popolo che ha ricevuto tanti privilegi da cui è
uscito il Salvatore del mondo, nella sua maggioranza resta, escluso dalla
salvezza... …il fatto è sorprendente… …è
doloroso; ma
non è che la parola di Dio sia caduta a terra.
Se la parola della promessa
divina riguardo ad Israele restasse senza adempimento, avrebbe
perduto il suo valore e sarebbe invalidata:
Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli?
La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio?
(Romani 3:3)
No, non la
annulla… …la mancata risposta
dei giudei al Vangelo di Cristo non significa
che la parola di Dio sia caduta a
terra; questo rifiuto è soltanto un esempio del
principio della elezione sovrana di
Dio, già stabilita e provata nell’antico Patto…
…si tratta solo di capire chi
sono coloro che formano il vero popolo di Dio a cui son fatte le promesse...
…infatti
non tutti i discendenti d'Israele sono Israele… …non tutti coloro
che sono, per via di naturale discendenza, membri del popolo di Israele,
appartengono al vero Israele,
né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo (discendenti carnali),
sono tutti figli d'Abraamo (discendenti spirituali) come ha già
spiegato precedentemente:
Giudeo infatti non è colui che è tale all'esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella
carne; ma Giudeo è colui che lo è
interiormente; e la circoncisione è quella del cuore,
nello spirito,
non nella lettera; di un tale
Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio.
(Romani 2:28-29)
Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi o anche
per gl'incirconcisi?
Infatti diciamo che
la fede fu messa
in conto ad Abraamo come giustizia.
In quale circostanza dunque gli fu messa in conto?
Quando era circonciso, o quando era incirconciso?
Non quando era circonciso, ma quando era
incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, quale sigillo
della giustizia ottenuta per la fede che aveva quando era incirconciso,
affinché fosse padre di tutti
gl'incirconcisi che credono, in modo che anche a loro fosse messa in
conto la giustizia; e fosse padre
anche dei circoncisi, di quelli che non solo sono circoncisi ma seguono
anche le orme della fede del nostro padre Abraamo quand'era ancora
incirconciso.
(Romani 4:9-12)
Fin dai tempi antichi, i
profeti (cfr. Amos, Isaia, Geremia) dovettero lottare contro
il falso concetto che bastasse avere
sangue israelita nelle vene per avere diritto alle benedizioni divine ed
essere esenti dai giudizi.
Le stesse lotte le
sostenne Giovanni il Battista e quindi Gesù Cristo stesso:
Non pensate di dire dentro di voi: "Abbiamo per padre Abraamo"; perché io vi
dico che da queste pietre Dio può far sorgere dei figli ad Abraamo.
(Matteo 3:9)
Paolo prima dimostrato che
i privilegi esterni non esentano dalla condanna l'uomo che pecca
(cfr Romani 2) e dimostra ora come fino dai tempi di Abramo Dio
non abbia considerato come eredi
della promessa tutti i discendenti naturali d'Abramo, ma quelli che
riconobbe come i figli della promessa.
---- La conferma in Sara ----
Ebbe, da Agar,
Ismaele, e da Ketura altri
sei figli.
Ma tutti questi discendenti
non furono da Dio considerati come la progenie cui si riferivano le
promesse fatte al patriarca.
Il solo Isacco, il
figlio nato in virtù di una promessa divina, fu scelto e Dio lo riconobbe:
E Dio disse: «Prendi
ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami,
Isacco, e va' nel paese di Moria,
e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».
(Genesi 22:2)
Il che dimostra che i figli
di Dio, gli eredi delle divine
promesse, non sono da confondere con i discendenti naturali:
È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno
ricevuto; ma a tutti quelli che
l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a
quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non
sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono
nati da Dio.
(Giovanni 1:11-13)
…Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma
i figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è
la parola della promessa: «In
questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio».
Per quanto esaustivo
fosse l'esempio tolto dall'elezione del solo Isacco fra tutti i figli
d'Abramo, Paolo ne presenta un altro, ancora più decisivo… …Isacco è il
figlio della promessa… …da lui nascerà il popolo eletto…
…non tutti i figli naturali di Abramo sono figli
spirituali (figli della promessa)!
---- La conferma in Rebecca ----
«Il
maggiore servirà il minore»; com'è scritto: «Ho
amato Giacobbe e ho odiato Esaù».
È nominata Rebecca, la madre,
perchè a lei rivelò Iddio la sorte futura dei gemelli che portava in grembo
e che avevano ambedue per padre Isacco, eppure
anche fra i figli d'Isacco e di
Rebecca Dio opera ancora una selezione… …infatti,
Esaù e Giacobbe sono figli, non
solo dello stesso padre, ma
della stessa madre… …oltre a ciò sono
pure gemelli… …eppure Dio chiama Giacobbe e rigetta Esaù.
Ed a meglio
dimostrare come la scelta di Dio non dipenda dal privilegio di nascita, il
secondogenito (Giacobbe) viene preferito al primogenito (Esaù).
La preferenza divina concessa
al secondogenito fu rivelata alla madre,
prima della nascita dei gemelli,
affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che
dipende non da opere, ma da colui che chiama, affinchè fosse ben
chiaro che non si fondava su alcun
merito personale.
Non è quindi in virtù di
opere meritorie che
Giacobbe è stato prescelto; e basterebbe a provarlo il fatto che, quando il
proponimento divino gli fu più tardi confermato dalla benedizione d'Isacco,
la sua condotta era inoltre ben
lontano dal meritare lode,
ma da colui che chiama,
cioè, in virtù del beneplacito di Colui al quale
appartiene ogni iniziativa.
La benedizione di Dio non si trasmette quindi per
generazione naturale, dai padri ai figli.
Avere genitori od
antenati pii, accresce bensì la nostra responsabilità, ma non ci salva, solo
in Gesù Cristo possiamo morire e risuscitare e il dono dello Spirito Santo
può cambiarci il cuore e farci veri figli di Dio.
***
Poiché egli dice a Mosè: «Io
avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò
compassione».
A questo punto, ragionando
con la mente terrena, ed in particolare con la
mente giudaica abituata al pensiero
di avere dei privilegi grazie alla osservanza alla Legge, potrebbe
sorgere un dubbio… …
vi è forse ingiustizia in Dio nel concedere la Sua Grazia
ai gentili?
La domanda di Paolo circa la
presunta “ingiustizia
di Dio” si appoggia sul ragionamento umano basato
sui diritti (di nascita) o
sui meriti (le opere)… …ma da quello che abbiamo già visto né gli uni né
gli altri hanno influenza sul disegno di Dio… …altrimenti nessuno ne avrebbe
veramente diritto!
Ma Paolo non si
limita alla risposta secca, la spiega anche appoggiandosi però non a
ragionamenti umani, ma con una dichiarazione della Scrittura… …la sola
autorità!
Paolo cita quindi cosa disse
l’Eterno a Mosè:
Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò
compassione.
Questa dichiarazione venne
fatta da Dio quando Mosè gli domandò, come attestato del suo favore, dopo
l'evento del vitello d'oro, di fargli
vedere la sua gloria:
Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!»
Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a
te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te;
farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere
pietà».
(Esodo 33:18-19)
In questo passo
possiamo vedere come Dio accondiscese, in parte, alla domanda del suo
servitore, proclamando il principio della sovrana sua libertà nel concedere
la sua grazia a chi vuole e in quella misura che a lui piace.
Mosè non ha diritto alcuno, di ottenere quanto chiede.
Quando Dio dona, non
dona perchè una volontà umana o un'opera umana s'impongono a lui e lo
forzano a dare.
L'iniziativa di ogni dono
risiede in lui. E’
lui che invita o chiama
a ricevere.
Egli dà non perchè
“deve”, ma per effetto del suo amore; il che non vuole dire che agisce in
modo arbitrario.
Il principio qui posto
racchiude il diritto di Dio di
chiamare a salvezza chi gli piace, quindi
anche i pagani quando a Dio,
secondo il Suo disegno benevolo, vorrà farlo.
***
La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto
per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il
mio nome sia proclamato per tutta la terra».
Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole.
L’espressione
non dipende dunque né da chi vuole
significa che l'ottenere grazia non in potere di
chi vuole ma di chi dà,
alludendo così alle arroganti pretese
dei giudei che si ritenevano un
loro diritto ai favori di Dio
in quanto progenie di Abramo.
L’espressione
non dipende dunque né da chi corre
significa che l'ottenere grazia non in potere di
chi corre ma di chi dà
alludendo così nuovamente alle
arroganti pretese dei giudei che si
ritenevano un loro diritto ai
favori di Dio
in quanto
scrupolosi osservatori della Legge.
Un esempio di questo
atteggiamento lo abbiamo nella parabola di Gesù del farisei e del
pubblicano:
Disse ancora questa parabola per certuni che erano
persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al
tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro
di sé: "O Dio, ti ringrazio che io
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come
questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su
tutto quello che possiedo".
(Luca
18:9-12)
Alla dimostrazione
della sovranità di Dio nel fare grazia a chi vuole, indipendentemente dai
diritti e dai meriti, Paolo ne aggiunge una che afferma il corrispondente
diritto di sottoporre a giudizio di induramento chi Egli vuole… …il diritto
di fare grazia, implica anche quello di non farla e Paolo cita nuovamente
l’Autorità assoluta:
---- L’esempio di Mosè e del faraone ----
L'esempio di Mosè e del Faraone è contrastante:
-
due uomini
contemporanei, vicini, cresciuti nello stesso palazzo…
- l'uno è
preso, l'altro lasciato…
- l’uno è suscitato per liberare il popolo
mostrando la gloria di Dio, l’altro è suscitato per indurirsi e così
mostrare
la Sua potenza e perché il Suo nome sia proclamato per tutta la terra infatti, la miracolosa liberazione, degli
Israeliti dal giogo del Faraone egizio riempì di spavento le tribù cananee
(cfr
Esodo 15:14-15;
Giosuè 2:9-10; 9:9).
Il nome di
Faraone non può non ricordarci
quanto viene di lui narrato nell'Esodo, cioè
l'induramento
al quale fu abbandonato da Dio alle
conseguenze del suo peccato (cfr.
Romani 1:24,26,28).
Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole
***
Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà
forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?»
Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un
vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile?
Questa sovranità divina provoca nel cuore dell'uomo (sempre pronto a rigettare
sopra Dio la propria colpa), una obiezione che Paolo non lascia irrisolta.
Se Dio
indurisce chi vuole, vuole
dire che resta soppressa la responsabilità morale degli “induriti” e che Dio non ha più il diritto di rimproverarli come
ribelli, quando resistono?
Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere
alla sua volontà?»
Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio?
La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: Perché mi hai fatta così?
Tale è la posizione dell'uomo incredulo di fronte a Dio…
…e tale è la posizione del popolo giudeo incredulo di
fronte a Dio.
Guai a colui che contesta il suo creatore, egli, rottame fra i rottami di
vasi di terra! L'argilla dirà forse a colui che la forma: "Che fai?"
L'opera tua potrà forse dire: "Egli non ha mani"?
(Isaia
45:9)
Tuttavia, SIGNORE, tu sei nostro padre;
noi siamo l'argilla e tu colui che ci formi;
noi siamo tutti opera delle tue mani.
Non adirarti fino all'estremo, o SIGNORE!
Non ricordarti dell'iniquità per sempre; ecco, guarda,
ti supplichiamo; noi siamo tutti tuo popolo.
(Isaia 64:8-9)
Ecco la parola che fu rivolta a Geremia da parte
del SIGNORE: «Àlzati, scendi in casa
del vasaio, e là ti farò udire le mie parole».
Allora io scesi in casa del vasaio, ed ecco egli
stava lavorando alla ruota; il vaso che faceva si guastò, come succede
all'argilla in mano del vasaio; da capo ne fece un altro
come a lui parve bene di farlo.
La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi
termini: «Casa d'Israele, non posso
io fare di voi quello che fa questo vasaio?», dice il SIGNORE.
«Ecco, quel
che l'argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia, casa d'Israele!
A un
dato momento io parlo riguardo a una nazione, riguardo a un regno, di
sradicare, di abbattere, di distruggere; ma, se quella nazione contro la
quale ho parlato, si
converte dalla sua malvagità, io mi pento del
male che avevo pensato di farle. In un altro momento io parlo riguardo a una
nazione, a un regno, di costruire e di piantare; ma, se quella nazione fa
ciò che è male ai miei occhi senza dare ascolto alla mia voce, io mi pento
del bene di cui avevo parlato di colmarla.
(Geremia 18:1-10)
Quello che è da notare in
questi passi è il fine del vasaio… …egli
guasta il vaso per rifarne uno
migliore… …l’argilla non viene
distrutta… …l’azione di Dio per
l’uomo, per quanto invasiva ha sempre l’intento del portare un beneficio per
il risultato finale!
Dio ha tutto il
diritto di trattare, secondo il suo disegno i vari vasi (nazioni o
individui) componenti la massa dell'umanità peccatrice e ciò secondo le
regole dell'arte sua e la sua intelligenza.
Anche nelle lettere
apostoliche troviamo degli utili riferimenti ai vasi:
Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a
Dio che non facciano dispute di
parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta.
Sfòrzati
di presentare te stesso davanti a Dio come
un uomo approvato,
un operaio che non abbia di che
vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.
Ma evita le
chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più
nell'empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi
sono Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la
risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni.
Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo,
portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi», e «Si
ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore».
In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche
vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli
altri a un uso ignobile.
Se dunque uno si conserva puro da
quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del
padrone, preparato per ogni opera buona.
(2 Timoteo 2:14-21)
Il
vaso nobile,
cioè destinato ad usi onorevoli, simboleggia i
popoli od individui che la grazia e
la sapienza di Dio costituiscono testimoni della sua bontà, strumenti
per l'effettuazione dei suoi disegni misericordiosi
e che si conservano puri dall’empietà.
Il
vaso ignobile
rappresenta coloro che,
non conservandosi puri dall’empietà,
servono ugualmente alla gloria di Dio, ma per dimostrare la sua giustizia e
la sua potenza:
Però ci
furono anche falsi profeti tra il popolo, come
ci saranno anche tra di voi
falsi dottori
che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il
Signore che li ha riscattati, si
attireranno addosso una rovina immediata.
Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa
loro la via della verità sarà diffamata.
Nella loro cupidigia
vi sfrutteranno con parole false;
ma la loro condanna già da tempo è all'opera e la loro rovina non si farà
aspettare.
Se Dio
infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li inabissò,
confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio; se
non risparmiò il mondo antico ma
salvò, con altre sette persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò
il diluvio su un mondo di empi; se
condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in
cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro sarebbero vissuti
empiamente; e se salvò il giusto
Lot che era rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini
scellerati (quel giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava
tra di loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle
loro opere inique), ciò vuol dire che
il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare gli ingiusti per la
punizione nel giorno del giudizio; e
soprattutto
quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri impuri e disprezzano
l'autorità.
(2 Pietro 2:1-10)
Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della
nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a
combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una
volta per sempre.
Perché si
sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è
scritta questa condanna); empi che
volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico
Padrone e Signore Gesù Cristo.
Ora voglio ricordare a voi che avete da tempo
conosciuto tutto questo, che il
Signore, dopo aver tratto in salvo il popolo dal paese d'Egitto, fece in
seguito perire quelli che non credettero.
Egli ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del
giudizio, gli angeli che non
conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora.
Allo stesso modo
Sodoma e Gomorra e le città vicine,
che si abbandonarono, come loro, alla fornicazione e ai vizi contro natura,
sono
date come esempio, portando la pena di un fuoco eterno.
(Giuda 3-7)
Paolo riprenderà
questo insegnamento proprio nel rapporto tra Israele e i popoli pagani
convertiti:
Ora io dico: sono forse inciampati perché cadessero? No
di certo!
Ma a causa
della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la
loro gelosia.
Ora, se la loro caduta è una ricchezza per il mondo e la
loro diminuzione è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la
loro piena partecipazione!
Parlo a voi, stranieri; in quanto sono apostolo
degli stranieri faccio onore al mio ministero, sperando in qualche maniera
di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni.
Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la
loro riammissione, se non un rivivere dai morti?
Se la primizia è santa, anche la massa è santa; se la
radice è santa, anche i rami sono santi.
Se alcuni rami sono stati troncati, mentre tu, che sei olivo selvatico, sei
stato innestato al loro posto e sei diventato partecipe della radice e della
linfa dell'olivo,
non insuperbirti contro i rami; ma,
se t'insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice
che porta te.
Allora tu dirai: «Sono
stati troncati i rami perché fossi innestato io».
Bene: essi
sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per la fede;
non insuperbirti, ma temi.
Perché se
Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmierà neppure te.
Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di
te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche
tu sarai reciso.
Allo stesso modo anche quelli,
se non perseverano nella loro
incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di
nuovo.
Infatti se tu sei stato tagliato dall'olivo selvatico
per natura e sei stato contro natura innestato nell'olivo domestico, quanto
più essi, che sono i rami naturali, saranno innestati nel loro proprio
olivo.
(Romani 11:11-24)
Al peccatore non spetta il contestare, ma deve
ravvedersi ed accettare la Grazia proposta da Dio in Cristo Gesù.
La pazienza di Dio verso i vasi d'ira dimostra tutta la
pazienza che Egli usa e quanto è grande la sua benignità.
***
Qui Paolo spiega come
i vasi d’ira del suo tempo
(i giudei impenitenti che si
oppongono alla Verità) siano effettivamente degli strumenti che Dio
sopporta con grande pazienza, per far
conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che
aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha
chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri?
Questi vasi d’ira, sono stati
preparati per la perdizione…
…questa è la sorte del popolo di cui ha scritto, che Paolo intravede già
avvicinarsi:
Infatti, fratelli, voi siete diventati imitatori
delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; poiché anche voi
avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni
che quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei,
i quali hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, e hanno cacciato noi;
essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci
di parlare agli stranieri perché siano salvati.
Colmano così senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti
l'ira finale.
(1 Tessalonicesi
2:14-16)
Dobbiamo sempre tenere conto, nella lettura di questo
passo, che Paolo (da buon ex fariseo) conosce molto bene il pensiero
giudaico, la sua mentalità superba ed arrogante e il suo intento è quello di
confutare questo concetto di superiorità presente nel cuore di queste
persone, Paolo non insegna che l'Iddio di perfezione abbia dato l'esistenza
a individui o a popoli da lui destinati a perdizione, ma insegna che Dio si
serve degli individui e dei popoli che costituiscono l'umanità peccatrice,
con sovrana libertà, per fini degni di lui e che, in ultima analisi, mirano
alla salvezza di tutti gli uomini che non respingano volontariamente la
grazia.
La reiezione d'Israele giova alla evangelizzazione dei
Gentili, e questa servirà a sua volta alla conversione finale d'Israele.
Il suo diritto di
fare grazia a chi vuole,
Dio non l'ha soltanto dimostrato nella storia Israelitica (es. Isacco,
Giacobbe Mosè); ma, intende usarne fino alla fine.
Paolo sceglie due
citazioni del profeta Osea relative alla vocazione di coloro che non
facevano parte del popolo di Dio, e due citazioni del profeta Isaia relative
al giudizio sulla maggioranza d'Israele.
***
Ma, contemporaneamente
annunciava la misericordia di Dio si sarebbe manifestata nuovamente nel
ricevere in grazia il popolo prima reietto; talchè
Lô-ammî sarebbe
nuovamente chiamato ammî (mio
popolo) e Lô-Ruchamah
sarebbe chiamata ancora
Ruchamah (oggetto di
compassione,
amata).
In quest'annuncio,
Paolo scorge la formula del principio di libertà sovrana secondo il quale
Dio procede nel chiamare i pagani alla salvezza.
Egli scorge quindi
una profezia implicita circa la vocazione dei popoli pagani.
La chiamata dei
popoli pagani è quindi conforme al piano preannunciato dai profeti
dell’antico patto.
***
Come Isaia aveva detto prima: «Se
il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo
diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra».
Del numeroso popolo (come la sabbia del mare),
solo il resto
(un residuo) sarà salvato, perchè Dio
eseguirà su di esso un giudizio.
Il giudizio divino
sull’Israele apostata non sarà parziale, nè prorogato; ma colpirà
globalmente ed
in modo rapido e definitivo.
Ci sarà solo una
discendenza… …e
solo per la immeritata Grazia di Dio.
Questa dichiarazione
Paolo la applica alle condizioni del popolo d'Israele, come scriverà in
seguito:
Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di
certo!
Perché anch'io sono israelita, della discendenza
di Abraamo, della tribù di Beniamino.
Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò
che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro
Israele, dicendo:
«Signore, hanno
ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e
vogliono la mia vita»?
Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono
riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal».
Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia.
Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più
grazia.
(Romani 11:1-6)
L'esperienza morale
espressa nell'ultima citazione d'Isaia, accenna, da una parte, al senso di
responsabilità e di indegnità che provano i fedeli Israeliti e dall'altra al
sentimento che la grazia di Dio è quella che li ha salvati dal totale
naufragio.
Se anche non sia capace di conciliare la responsabilità
umana con la sovranità della Grazia di Dio, il cristiano fonda la sua
speranza sulla certezza che le due cose sussistono.
Il sentirsi nelle braccia del Dio della grazia, è quel
che gli dà la forza di combattere il buon combattimento.
***
Paolo
soffre profondamente per
l’incredulità che i suoi fratelli giudei dimostrano nei confronti del
Vangelo di Gesù Cristo.
Paolo
ha a cuore il destino del suo popolo
terreno… …egli sa che è mosso da zelo… …lo stesso zelo che muoveva lui… …ma
nella direzione sbagliata!
Hanno bisogno di
ravvedersi, per cambiare direzione… …cambiare mentalità… …hanno bisogno
della mente di Cristo!
Questo è per lui motivo di
grande tristezza e continua
sofferenza!
Paolo
soffre in questo modo
perché sa che al popolo di
Israele
appartengono
l'adozione, la gloria, i patti, la
legislazione, il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri
e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo… …ma nella sua
incredulità
è separato da Cristo e da tutte le benedizioni spirituali che ne
derivano!
Ma
trova consolazione nel riconoscere
comunque il compimento delle promesse di Dio e spiega così come
il vero
Israele non sia quello che discende
dalla carne, quello che corre
o quello che vuole… …ma quello che
Dio chiama… …secondo il Suo disegno:
In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e
irreprensibili dinanzi a lui,
avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù
Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà,
a lode della gloria della sua grazia,
che ci ha concessa nel suo amato Figlio.
In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
il perdono dei peccati secondo le
ricchezze della sua grazia, che egli ha riversata abbondantemente su di noi
dandoci ogni sorta di sapienza e d'intelligenza, facendoci conoscere il
mistero della sua volontà, secondo il
disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, per realizzarlo
quando i tempi fossero compiuti. Esso
consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto
quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra.
In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati
secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione
della propria volontà, per essere a
lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo
della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo
dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra
eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode
della sua gloria.
(Efesini 1:4-14)
E Paolo stesso
(indegno per aver perseguitato la Chiesa) è per la Grazia di Dio, l’araldo
di questo Vangelo:
A me,
dico, che sono il minimo fra tutti i santi,
è stata data questa grazia di
annunciare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo e
di manifestare a tutti quale sia il
piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote
età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose; affinché i principati
e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la
infinitamente varia sapienza di Dio,
secondo il
disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù;
nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia,
mediante la fede in lui.
(Efesini 3:8-12)
- non nella
discendenza secondo la carne (non è da Ismaele che viene il popolo di
Israele), ma nella discendenza delle
Promesse di Dio (Isacco), prendendo l’esempio di Sara.
- non nella
discendenza secondo le opere (non è da Esaù che viene il popolo di
Israele), ma nella discendenza delle Promesse di Dio (Giacobbe) prendendo
l’esempio di Rebecca.
Ed in tutto questo Paolo
dichiara che non vi è ingiustizia in Dio, perché nel disegno di Dio ogni
cosa è conforme ad un disegno benevolo che sorpassa la nostra intelligenza…
…ogni cosa coopera al bene di
quelli che amano Dio, aveva detto prima.
Chi entra nel
disegno benevolo di Dio, per la fede nel Signore Gesù, entra a beneficiare
di questo disegno benevolo… …nella sua completezza, al di là di ogni
pregiudizio:
Io chiamerò "mio popolo" quello che non era mio popolo e
"amata" quella che non era amata;
e Avverrà
che nel luogo dov'era stato detto: "Voi non siete mio popolo", là saranno
chiamati "figli del Dio vivente"
Non sarà quindi
la discendenza carnale di Israele
(chi vuole)… …nemmeno
le opere della Legge (chi corre)
a renderci figli di Dio perché
anche se il
numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, solo il resto sarà
salvato.
Il fine di questo disegno benevolo di Dio è quindi
la salvezza delle anime, perché Dio
vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della
verità (1 Timoteo 2:4)…
…non la condanna dei vasi d’ira, perché
lo stagno ardente di fuoco e di zolfo
è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli
(cfr Matteo 25:41)!