La giustizia di Dio rivelata nella vita trasformata
del credente:
Le relazioni con le autorità
LETTERA di Paolo ai ROMANI 13:1-7
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è
autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio; quelli che vi
si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i magistrati non
sono da temere per le opere buone, ma per le cattive.
Tu, non vuoi temere l'autorità?
Fa' il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro
di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la
spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta
punizione a chi fa il male.
Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della
punizione, ma anche per motivo di coscienza.
È anche per questa ragione che voi pagate le imposte, perché essi, che sono
costantemente dediti a questa funzione, sono ministri di Dio.
Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta
l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi
l'onore.
***
1.a)
Romani 12:1-2 La Consacrazione - Il dovere fondamentale della
consacrazione a Dio per uniformarci alla sua volontà, quale conseguenza
della vita nuova in Cristo che abbiamo ricevuta in dono.
***
All'epoca in cui scrive, Paolo sente bene che l'estendersi del Vangelo non
può evitare (suo malgrado) di provocare una ostilità sempre più aperta.
Il paganesimo non si lascerà uccidere senza opporre una feroce resistenza.
L’esperienza fatta nelle varie città dove ha annunciato il Vangelo e non
ultimo Efeso (da dove scrive) ne ha di recente fornito un saggio con il
tumulto sollevato in difesa del mercato religioso in “onore” alla dea Diana:
Costoro, che hanno messo sottosopra
il mondo, sono venuti anche qui, e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti
agiscono contro i decreti di Cesare,
dicendo che c'è un altro re,
Gesù.
(Atti 17:6-7)
Egli non ignora quindi l'accusa che i cristiani subiscono facilmente circa
l’essere dei ribelli alle leggi dello Stato e dalla quale dovrà egli stesso
difendersi presto (accuse di Tertullo e dei giudei - cfr Atti 24 e
seguenti).
Egli non ignora nemmeno la tendenza irrequieta dei Giudei di fronte al
potere romano (cfr
Atti 5:37; 18:2) ed il pericolo che i cristiani vengano confusi
con loro.
Sente l'importanza che può avere la condotta corretta dei credenti della
capitale e perciò espone loro il dovere della sottomissione coscienziosa
alle autorità costituite.
Lo farà anche nelle sue ultime lettere:
- A Tito circa i fratelli di Creta:
Ricorda loro che siano sottomessi ai
magistrati e alle autorità, che
siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona,
che non dicano male di nessuno,
che non siano litigiosi, che siano
miti, mostrando grande gentilezza verso tutti gli uomini.
(Tito 3:1-2)
- A Timoteo in senso più “spirituale” focalizzando
l’urgenza ed il fine di tale
dovere:
Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche,
preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e
per tutti quelli che sono costituiti in autorità,
affinché possiamo condurre una vita
tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. Questo
è buono e gradito davanti a Dio,
nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e
vengano alla conoscenza della verità.
(1 Timoteo 2:1-4)
Anche Pietro esorta in tal senso:
Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re,
come al sovrano;
ai governatori, come mandati da lui
per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene.
Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca
all'ignoranza degli uomini stolti.
Fate questo come uomini liberi,
che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma
come servi di Dio.
Onorate tutti. Amate i fratelli.
Temete Dio. Onorate il re.
(1 Pietro 2:13-17)
In particolare dobbiamo tenere inoltre presente che questa lettera è
indirizzata ai fratelli in Roma, la capitale dell’impero, la sede del
governo civile e questi fratelli erano consapevoli di vivere più che mai in
un posto ed una situazione strategica, per questi motivi Paolo prende in
esame la relazione del cristiano con il governo e con l’autorità.
***
Dio
permette… anzi
stabilisce le autorità
come Egli crede meglio… …ed
ogni persona è chiamata a
sottomettersi alle autorità stabilite da Dio… …in
particolare i cristiani
devono
mostrare questo come un atto
di obbedienza a Dio… …offrendo
il proprio corpo in sacrificio a questo… …(è
un sacrificio… …non è un
piacere).
Paolo spiega il sottomettersi alle
autorità costituite è un sottomettersi alla volontà stessa di Dio che le ha
costituite!
Abbiamo degli esemplari avvenimenti nella storia di Daniele:
- nella lettera di risposta a Sennacherib che Dio fa conoscere ad Ezechia:
Da lungo tempo ho preparato questo;
dai tempi antichi ne ho ideato il
progetto;
e
ora ho fatto in modo che si compia: che tu riduca città forti in monti di
rovine.
I loro abitanti, privi di forza, sono spaventati e confusi; sono come l'erba
dei campi, come la tenera verdura, come l'erbetta di tetti, come grano
riarso prima che metta la spiga.
Ma,
io so quando ti siedi, quando esci, quando entri e quando t'infuri contro di
me. Poiché ti sei infuriato
contro di me, e perché la tua insolenza è salita alle mie orecchie,
io ti metterò il mio anello al naso,
il mio morso in bocca, e ti farò tornare per la via da cui sei venuto".
(2 Re 19:25-28)
- quando spiega al re babilonese Nabucodonosor, il sogno della statua:
Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la
potenza, la forza e la gloria;
e ha messo nelle tue mani tutti i
luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del
cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d'oro sei tu.
Dopo di te sorgerà un altro regno,
inferiore al tuo; poi un terzo regno,
di bronzo, che dominerà sulla terra;
poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro
spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso
spezzerà ogni cosa.
Come i piedi e le dita, in parte d'argilla da vasaio e in parte di ferro,
che tu hai visto, così sarà diviso quel regno; ma vi sarà in esso qualcosa
della consistenza del ferro, poiché tu hai visto il ferro mescolato con la
fragile argilla.
Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d'argilla, così
quel regno sarà in parte forte e in parte fragile.
Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si
mescoleranno mediante matrimonio, ma non si uniranno l'uno all'altro, così
come il ferro non si amalgama con l'argilla.
Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà
mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d'un altro popolo.
Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre,
proprio come la pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento
umano, e spezzare il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro.
Il gran Dio ha fatto conoscere al re quello che deve avvenire d'ora in poi.
Il sogno è vero e sicura è la sua interpretazione.
(Daniele 2:37-45)
- quando spiega il sogno del grande albero al re babilonese Nabucodonosor:
Questa è la decisione dei veglianti e la sentenza proviene dai santi,
affinché i viventi sappiano che
l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole, e vi
innalza il più misero degli uomini".
Questo è il sogno che io, il re Nabucodonosor, ho fatto; ora tu, Baltazzar,
dammene l'interpretazione, perché nessuno dei saggi del mio regno è in grado
di darmela; ma tu puoi, perché lo spirito degli dèi santi è in te».
Allora Daniele, detto Baltazzar, rimase per un momento sbigottito e i suoi
pensieri lo turbavano. Ma il re gli disse: «Baltazzar, il sogno e
l'interpretazione non ti spaventino!» Baltazzar rispose e disse: «Mio
signore, il sogno si avveri per i tuoi nemici, e la sua interpretazione per
i tuoi avversari!
L'albero che il re ha visto e che era diventato alto e robusto al punto che
la sua altezza giungeva al cielo ed era visibile dalle estremità della
terra; l'albero dal fogliame bello, dal frutto abbondante in grado di
nutrire tutti, sotto il quale si riparavano le bestie dei campi e tra i cui
rami abitavano gli uccelli del cielo, sei tu, o re!
Tu sei diventato grande e potente: la tua grandezza giunge fino al cielo e
il tuo dominio si estende fino alle estremità della terra.
Poi il re ha visto un santo vegliante che scendeva dal cielo e diceva:
"Abbattete l'albero e distruggetelo, però lasciate in terra il ceppo e le
sue radici, legati con catene di ferro e di bronzo, fra l'erba dei campi;
sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia la sua parte con gli animali
della campagna finché siano passati sopra di lui sette tempi". Questa è
l'interpretazione, o re; è un
decreto dell'Altissimo, che sarà eseguito sul re, mio signore: tu sarai
scacciato di mezzo agli uomini e abiterai con le bestie dei campi; ti
daranno da mangiare l'erba come ai buoi; sarai bagnato dalla rugiada del
cielo e sette tempi passeranno su di te finché tu riconoscerai che
l'Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole.
(Daniele 4:17-25)
- quando trasmette la fine del regno babilonese al figlio del re
Nabucodonosor, ordinata da Dio che pesa e giudica l’autorità e prende i
provvedimenti conseguenti:
Perciò egli ha mandato quel pezzo di mano che ha tracciato quello scritto.
Ecco le parole che sono state scritte: Mené, Mené, Téchel, U-Parsin.
Questa è l'interpretazione delle parole: Mené,
Dio ha fatto il conto del tuo regno
e gli ha posto fine; Téchel, tu
sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. Perès,
il tuo regno è diviso e dato ai Medi
e ai Persiani».
Allora, per ordine di Baldassar, Daniele fu vestito di porpora, gli fu messa
al collo una collana d'oro e fu proclamato terzo nel governo del regno.
In quella stessa notte Baldassar, re dei Caldei, fu ucciso e Dario il Medo
ricevette il regno all'età di sessantadue anni.
(Daniele 5:24-30)
L'anarchia
infatti, oltre ad essere di fatto impraticabile,
è contraria al pensiero divino…
Dio non è Dio di disordine
(cfr
1Corinzi 14:33).
Un uomo che comprese perfettamente questo concetto e lo applicò a Gesù, fu
il centurione romano che fece “meravigliare”
il Signore:
Un centurione aveva un servo, molto stimato, che era infermo e stava per
morire; avendo udito parlare di
Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire
il suo servo.
Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli
merita che tu gli conceda questo; perché
ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga».
Gesù s'incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla
casa, quando il centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti
quest'incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; perciò
non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma
di' una parola e il mio servo sarà
guarito. Perché
anch'io sono uomo sottoposto all'autorità altrui, e ho sotto di me dei
soldati; e dico a uno: "Vai", ed egli va; a un altro: "Vieni", ed egli
viene; e al mio servo: "Fa' questo", ed egli lo fa».
Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che
lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una così
gran fede!»
(Luca 7:2-9)
Come visto anche nel passato (Il regno egizio, il regno assiro, il regno
babilonese, il regno medo-persiano, la dominazione greca, l’impero romano…),
Dio si è sempre servito
dell’autorità del tempo per svolgere i Suoi disegni… esse quindi non
sono una semplice delegazione di poteri da parte degli uomini, ma
sono una delegazione di potere
voluto e permesso da Dio stesso,
l’Eterno degli eserciti…
perciò i magistrati sono anche chiamati
servi e ministri di Dio.
Fino a pochi anni fa era usuale utilizzare, negli atti ufficiali una
corretta formula verbale:
…per grazia di Dio e per volontà della nazione...
Le autorità ai tempi di Paolo erano l'Imperatore, il, Senato, i proconsoli o
governatori di provincia, i magistrati municipali.
Ma la nuova creatura, pur sottomettendosi alle autorità terrene per quanto
riguarda il suo corpo terreno, deve essere sottomessa primariamente alla
autorità divina… e quando le prescrizioni di queste due autorità sono
divergenti, la sottomissione divina deve avere la priorità.
Abbiamo, sempre nel libro di Daniele dei bellissimi esempi di come un
cristiano deve comportarsi di fronte alla autorità, quando questa è in
contrasto con la Parola di Dio:
- i tre amici di Daniele nella fornace:
In quello stesso momento, alcuni Caldei si fecero avanti e accusarono i
Giudei, dicendo al re Nabucodonosor: «O re, possa tu vivere per sempre!
Tu hai decretato, o re,
che chiunque ha udito il suono del corno, del flauto, della cetra, della
lira, del saltèrio, della zampogna e di ogni specie di strumenti deve
inchinarsi per adorare la statua d'oro.
Chiunque non s'inchina e non adora deve essere gettato in una fornace
ardente.
Ora ci sono dei Giudei, ai quali tu hai affidato l'amministrazione della
provincia di Babilonia, cioè Sadrac, Mesac e Abed-Nego, che
non ti danno ascolto, non adorano i
tuoi dèi e non s'inchinano alla statua d'oro che tu hai fatto erigere».
Allora Nabucodonosor, irritato e furioso, ordinò che gli portassero Sadrac,
Mesac e Abed-Nego; questi furono condotti alla presenza del re.
Nabucodonosor disse loro: «Sadrac, Mesac, Abed-Nego,
è vero che non adorate i miei dèi e
non vi inchinate davanti alla statua d'oro che io ho fatto erigere? Ora,
appena udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del
saltèrio, della zampogna e di ogni specie di strumenti, siate pronti a
inchinarvi per adorare la statua che io ho fatta; ma
se non la adorerete, sarete
immediatamente gettati in una fornace ardente; e quale Dio potrà
liberarvi dalla mia mano?»
Sadrac, Mesac e Abed-Nego risposero al re: «O Nabucodonosor, noi non abbiamo
bisogno di darti risposta su questo punto. Ma il nostro Dio, che noi
serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà dal fuoco della fornace
ardente e dalla tua mano, o re.
Anche se questo non accadesse,
sappi, o re, che comunque noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la
statua d'oro che tu hai fatto erigere».
(Daniele 3:8-18)
- Daniele nella fossa dei leoni:
Tutti i capi del regno, i prefetti e i satrapi, i consiglieri e i
governatori si sono accordati perché il re promulghi un decreto e imponga un
severo divieto: chiunque, per un
periodo di trenta giorni, rivolgerà una richiesta a qualsiasi dio o uomo
tranne che a te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni.
Ora, o re, promulga il divieto e firma il decreto, perché sia immutabile
conformemente alla legge dei Medi e dei Persiani, che è irrevocabile». Il re
Dario quindi firmò il decreto e il divieto.
Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa sua; e, tenendo
le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte
al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era
solito fare anche prima.
Allora quegli uomini accorsero in fretta e trovarono Daniele che pregava e
invocava il suo Dio.
Poi si recarono dal re e gli ricordarono il divieto reale: «Non hai tu
decretato che chiunque per un periodo di trenta giorni farà una richiesta a
qualsiasi dio o uomo tranne che a te, o re, sia gettato nella fossa dei
leoni?»
Il re rispose e disse: «Così ho stabilito secondo la legge dei Medi e dei
Persiani, che è irrevocabile».
Allora quelli ripresero la parola e dissero al re: «Daniele,
uno dei deportati dalla Giudea, non tiene in nessun conto né te, né il
divieto che tu hai firmato, o re, ma prega il suo Dio tre volte al giorno».
Udito questo, il re ne fu molto addolorato; si mise in animo di liberare
Daniele e fino al tramonto del sole fece di tutto per salvarlo.
Ma quegli uomini vennero tumultuosamente dal re e gli dissero: «Sappi, o re,
che la legge dei Medi e dei Persiani vuole che nessun divieto o decreto
promulgato dal re venga mutato».
Allora il re ordinò che Daniele fosse preso e gettato nella fossa dei leoni.
E il re parlò a Daniele e gli disse: «Il
tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti».
(Daniele 6:7-16)
Come abbiamo imparato dagli esempi di fede, la sottomissione ad ogni
autorità deve essere quindi mantenuta fino a quando non ci espone alla
ribellione verso
Colui che è sopra tutti:
Colui che viene dall'alto è sopra tutti;
colui che viene dalla terra è della terra e parla come uno che è della
terra; colui che vien dal cielo è
sopra tutti.
(Giovanni 3:31)
Anche gli Apostoli hanno saputo affrontare con
buona coscienza anche tali
circostanze:
Allora il capitano, con le guardie, andò e li condusse via, senza far loro
violenza, perché temevano di essere lapidati dal popolo.
Dopo averli portati via, li presentarono al sinedrio; e il sommo sacerdote
li interrogò, dicendo: «Non vi
abbiamo forse espressamente vietato di insegnare nel nome di costui? Ed
ecco, avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina, e volete far
ricadere su di noi il sangue di quell'uomo».
Ma Pietro e gli altri apostoli risposero:
Bisogna ubbidire a Dio anziché agli
uomini.
Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù che voi uccideste appendendolo
al legno e lo ha innalzato con la sua destra, costituendolo Principe e
Salvatore, per dare ravvedimento a Israele, e perdono dei peccati.
Noi siamo testimoni di queste cose; e anche lo Spirito Santo, che Dio ha
dato a quelli che gli ubbidiscono.
(Atti 5:26-32)
***
…chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio…
L'ubbidienza all’autorità costituita è dunque, per il cristiano, questione
di coscienza e non di semplice convenienza od utilità… …è una questione di
non opporsi
all'ordine di Dio…
…
quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna…
Se uno ha orecchi, ascolti. Se uno
deve andare in prigionia, andrà in prigionia; se uno dev'essere ucciso con
la spada, bisogna che sia ucciso con la spada.
Qui sta la costanza e la fede dei santi.
(Apocalisse 13:9-10)
Ogni ribellione ha per effetto di scuotere, per un tempo più o meno lungo,
il sentimento del rispetto dovuto ad una istituzione divina… …ed occorre
tenerne sempre conto.
…infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le
cattive.
***
Fa' il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro
di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la
spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta
punizione a chi fa il male.
Data la funzione del magistrato, ne segue che chi fa bene (secondo le leggi
civili e morali vigenti) non ha nulla da temere dall'autorità, anzi ne
riceve approvazione
che si manifesterà sotto forma di giustizia resa, di protezione
esercitata, talvolta di onori conferiti.
Chi fa il male, piuttosto ha ragione
di temere… perché l’autorità
ha la funzione repressiva che consiste nel punire i trasgressori.
La spada
è considerata come simbolo del diritto punitivo dell'autorità.
***
La sua insubordinazione alla autorità stabilita da Dio sarà un impedimento
nel rapporto di sottomissione con Dio.
***
Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta
l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi
l'onore.
A confermare l'obbligo della sottomissione, Paolo porta l’esempio del
pagamento delle imposte.
Se così non fosse, perchè si dovrebbero pagare tributi?
Da questa espressione (data come fatto compiuto e non come esortazione) si
evince come i cristiani di Roma non avevano tendenze “rivoluzionarie” e
pagavano onestamente la loro parte di imposte.
L'adempimento dei vari doveri civili è dunque un
debito (rendete quello che è
dovuto), un
obbligo civile.
Pagando le imposte
si riconosce l'autorità che compie una funzione, regolare e necessaria, a
beneficio della società civile.
Pagando le tasse
si riconosce che l'autorità compie un servizio a beneficio della società
civile.
Rendendo il timore
si riconosce l’autorità di chi svolge un compito di vigilanza a beneficio
della società civile.
Rendendo l’onore
si riconosce l’autorità di chi svolge un compito di presidenza a beneficio
della società civile.
***
Gesù stesso riconobbe come autorità di fatto il Cesare di Roma:
Si misero a osservare Gesù e gli mandarono delle spie che fingessero di
essere giusti per coglierlo in fallo su una sua parola e consegnarlo, così,
all'autorità e al potere del governatore.
Costoro gli fecero una domanda: «Maestro, noi sappiamo che tu parli e
insegni rettamente, e non hai riguardi personali, ma insegni la via di Dio
secondo verità: ci è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?»
Ma egli, accortosi del loro tranello, disse: «Mostratemi un denaro; di chi
porta l'effigie e l'iscrizione?» Ed essi dissero: «Di Cesare».
Ed egli a loro: «Rendete dunque a
Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio».
Essi non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo; e, meravigliati
della sua risposta, tacquero.
(Luca 20:20-26)
L’autorità civile è stabilita da Dio che se ne serve per portare avanti il
Suo disegno.
La sfera civile (Cesare)
appartiene all'ordine psichico… la sfera spirituale (Dio)
appartiene all'ordine spirituale.
La prima ha per principio l'obbligo della
giustizia terrena, la seconda ha
per principio la giustizia celeste.
La sfera civile si avvale di mezzi di costrizione e di punizione; la sfera
spirituale si avvale dei mezzi
spirituali esercitati nella Verità e nella con amore spirituale.
Lo Stato, nella sua funzione reprime i delitti, mantiene l'ordine pubblico…
la Chiesa promuove e regola
l’attività spirituale.
Il cristiano, nella sua consacrazione e nel suo rendere un sacrificio
vivente a Dio, è sottomesso alla autorità costituita in quanto questa è
stabilita da Dio ed è sotto la Sua diretta sorveglianza!
Dobbiamo tenere presente che tutte le cose, visibili ed invisibili sono
sottoposte al primato di Gesù Cristo, stabilite da Lui e che cooperano al
Suo disegno, secondo la Sua volontà:
Egli è l'immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura;
poiché in lui sono state create
tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili:
troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per
mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e
tutte le cose sussistono in lui.
(Colossesi 1:15-17)
Se vogliamo un esempio pratico di come un cristiano debba rapportarsi con le
autorità secolari, abbiamo il comportamento del
profeta Daniele e dei suoi amici,
deportati in terra straniera ed ostile, davanti ad autorità nemiche e
difficili come i re babilonesi e persiani.
Essi seppero essere degli splendidi
testimoni del Dio di Israele,
rispettando e collaborando attivamente con le autorità mantenendo sempre
lo sguardo e la priorità di ogni scelta e comportamento secondo la Volontà
suprema di Dio.
Questo procurò loro onore, seppero essere testimoni saggi, riconosciuti ed
onorati senza mai adeguarsi ai costumi corrotti, anche se davanti alle loro
scelte di fede dovettero subire atti persecutori e conseguenze penali per il
loro comportamento integro.
Fedeli testimoni e cittadini esemplari.
Il comportamento di Daniele portò addirittura il re Nabucodonosor, dopo
essere stato ripreso da Dio, a pronunciare le seguenti parole:
Alla fine di quei giorni, io, Nabucodonosor, alzai gli occhi al cielo e la
ragione tornò in me. Benedissi l'Altissimo, lodai e glorificai colui che
vive in eterno: il suo dominio è un
dominio eterno e il suo regno dura di generazione in generazione.
Tutti gli abitanti della terra sono un nulla davanti a lui;
egli agisce come vuole con
l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'è nessuno che
possa fermare la sua mano o dirgli: «Che fai?»
In quel tempo la ragione tornò in me; la gloria del mio regno, la mia maestà
e il mio splendore mi furono
restituiti; i miei consiglieri e i miei grandi mi cercarono,
io fui ristabilito nel mio regno
e la mia grandezza fu superiore a quella che avevo prima.
Ora io, Nabucodonosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché
tutte le sue opere sono vere e le sue vie giuste, ed egli ha il potere di
umiliare quelli che procedono con superbia.
(Daniele 4:34-37)
La nostra sottomissione alle autorità in questo modo è una testimonianza
della nostra fede!