La giustizia di Dio rivelata nella vita trasformata
del credente:
Le relazioni sociali
LETTERA di Paolo ai ROMANI 12:9-21
L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al
bene.
Quanto all'amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri.
Quanto all'onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.
Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il
Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi,
esercitando con premura l'ospitalità.
Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.
Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.
Abbiate tra di voi un medesimo sentimento.
Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili.
Non vi stimate saggi da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male.
Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.
Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli
uomini.
Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio;
poiché sta scritto: «A me la
vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.
Anzi, «se il tuo nemico ha fame,
dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu
radunerai dei carboni accesi sul suo capo».
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
Dopo l’esposizione dottrinale circa
il disegno benevolo di Dio per la salvezza di tutti gli uomini (giudei e
greci) esaltando:
Una dottrina morale teorica ed indipendente da una applicazione pratica è un
edificio senza fondazioni.
Queste esortazioni di tipo estremamente pratico, rivolte
ai fratelli… ovvero persone
rinate in Cristo, che hanno compreso la Giustizia di Dio e se ne sono
appropriate (non agli increduli), si possono raggruppare in sei paragrafi
nel modo seguente:
1.a)
Romani 12:1-2 La Consacrazione - Il dovere fondamentale della
consacrazione a Dio per uniformarci alla sua volontà, quale conseguenza
della vita nuova in Cristo che abbiamo ricevuta in dono.
***
Ma questa consacrazione, che va oltre alla condivisione dei beni spirituali…
si manifesta anche nelle relazioni sociali, sia verso i fratelli in fede
e sia verso i “nemici” e questo si esprime solamente con
un amore vero…
senza ipocrisia.
Le
esortazioni di questo paragrafo sono come collegate insieme da un filo d'oro
che è l'amore cristiano,
di cui Paolo scriverà in
Romani 13:10 definendolo “l'adempimento
della legge”.
Quando si paragona questa collana di doveri cristiani con le caratteristiche
dell’Amore, elencate nel brano di
1 Corinzi 13, colpiscono le molte analogie e questo brano appare
come la traduzione in prosa esortativa dell'inno alla carità scritto un anno
prima ai fratelli greci.
L'amore cristiano
è sincero, è
santo e
odia nel modo più assoluto il male,
è pieno di fraterna tenerezza,
di cortesia e rispetto, di
premura nel rendere servizi, di
fervore spirituale al servizio del
Signore.
Esso attinge forza nella speranza,
nella pazienza e nella preghiera
perseverante; è benefico
verso i bisognosi; benedice ai
persecutori, simpatizza
condividendoli, con le gioie come con i dolori altrui, è
umile e pacifico,
non è vendicativo, ma è capace di
vincere il male facendo del bene ai nemici:
L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta,
non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio
interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode
dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni
cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
(1 Corinzi 13:4-7)
Pietro fa eco alle parole di Paolo, evidenziando come il giungere ad un
sincero amore fraterno sia il risultato logico della corretta comprensione
dell’Opera di Dio nei nostri confronti:
Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all'azione, state sobri, e
abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della
rivelazione di Gesù Cristo.
Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato,
quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo,
anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate
santi, perché io sono santo».
E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo
l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro
soggiorno terreno;
sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati
riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il
prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né
macchia.
Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato
negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha
risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la
vostra speranza siano in Dio.
Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per giungere
a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore,
perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile,
cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio.
(1 Pietro 1:13-23)
***
Quante volte sorridono le labbra… quante volte la mano stringe la mano in
segno di amicizia e comprensione… mentre nel cuore c'è indifferenza,
disprezzo, o addirittura avversione!
La condotta morale dei figli di Dio,
nati da seme divino e fedeli… …in
cui opera l'amore
senza ipocrisia è descritta
di seguito con una serie di participi e di aggettivi.
Ma perché
l’amore sia senza ipocrisia,
occorre che questo amore sia strettamente legato ad una
avversione assoluta verso il male…
l'amore non è vero (e nemmeno può esserlo) se non quando il male è
dichiarato come nemico (anche nella persona che amiamo), e non si
investe ogni energia nel combatterlo e nel fare progredire se stessi ed il
proprio fratello
attenendosi fermamente al bene.
Privo di quella rettitudine morale che è la santità richiesta da Dio,
l'amore non è che una delle tante forme di egoismo, infatti Paolo scrive che
l’amore
non gode dell'ingiustizia, ma gioisce
con la verità (1 Corinzi 13:6).
L’amore finto… ipocrita… è quell’amore che, come un attore si trucca,
recita, si cala nella parte… a volte anche in modo perfetto che sembra vero…
ma non nutre nulla di quello che esterna…
…noi possiamo amare i nostri fratelli in questo modo, a parole… a distanza…
senza avere il profondo desiderio di condividere con loro l’Opera di Dio…
stiamo recitando una parte!
…noi possiamo amare i nostri nemici in questo modo, a parole… a distanza…
senza avere il profondo desiderio di perdonarli e recuperare il rapporto e
portare loro l’Amore di Dio… stiamo recitando una parte!
Giungere a questo tipo di Amore non è affatto semplice ed è stupido recitare
la parte davanti a Colui che scruta i
cuori
(cfr Apocalisse 2:23), è una maturità e consapevolezza spirituale che si
raggiunge solo comprendendo fino in fondo l’Opera di Dio per noi… …per
questo è importante conoscere sempre più profondamente il Signore!
***
Possiamo notare come, per esempio, questo amore doveva essere manifestato
nella chiesa di Tessalonica, dove il problema era una sorta di “sfruttare
il fratello senza lavorare” con tutte le conseguenze annesse ad uno
stato di ozio condiviso:
Quanto all'amore fraterno non avete bisogno che io ve ne scriva,
giacché voi stessi avete imparato da
Dio ad amarvi gli uni gli altri, e veramente lo fate verso tutti i
fratelli che sono nell'intera Macedonia.
Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più,
e a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le
vostre mani,
come vi abbiamo ordinato di fare,
affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate
bisogno di nessuno.
(1 Tessalonicesi 4:9-12)
Ancora possiamo notare come questo amore doveva essere manifestato nella
chiesa di Gerusalemme, dove il problema era probabilmente una certa
propensione alla mancanza di
ospitalità, la reazione davanti alla persecuzione diffusa, l’infedeltà
matrimoniale e l’amore del denaro:
L'amor fraterno rimanga tra di voi.
Non dimenticate l'ospitalità;
perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.
Ricordatevi dei carcerati,
come se foste in carcere con loro; e di quelli che sono maltrattati, come se
anche voi lo foste!
Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia
macchiato da infedeltà;
poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri.
La vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro;
siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io
non ti lascerò e non ti abbandonerò».
(Ebrei 13:1-5)
La parola originale (φιλοστοογοι) si applica all'affezione naturale tra i
membri di una stessa famiglia.
I cristiani sono membri della famiglia di Dio, i fratelli in Cristo,
devono quindi amarsi di un affetto pieno d'intimità e di tenerezza... in
modo abbondante… siate
pieni di affetto gli uni per gli altri.
***
Nell’ambito della famiglia di Dio
può tradursi nei rispettosi riguardi dovuti al fratello in considerazione
dei doni che possiede,
della carica che occupa,
dell'opera che compie o
semplicemente della sua qualità di
figlio di Dio.
Facendo a gara nell'onorarsi reciprocamente,
i fratelli onorano Dio stesso
che li ha adottati ed arricchiti dei suoi doni.
La differenza che vi è tra l’amore senza ipocrisia e quello falso è proprio
nell’onorare il fratello senza la paura o il timore di perdere qualcosa…
come l’invidia e la gelosia sono le principali caratteristiche del finto
amore, il rendere onore al fratello è la caratteristica del vero amore.
***
Questo zelo, a cui fa riferimento Paolo è la
premurosa diligenza che dobbiamo adoperare nel compiere il lavoro affidatoci
e nell’adoperarci per procurare il bene dei fratelli.
Quanto allo zelo, non siate pigri…
Possiamo apprezzare questo, nelle raccomandazioni premurose che Paolo,
scrivendo a Tito, ha nei confronti dei suoi collaboratori d’opera, circa il
comportamento che i fratelli di Creta dovevano avere “portando
frutto”:
Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giurista, e di Apollo, perché non
manchi loro niente.
Imparino anche i nostri a dedicarsi a opere buone per provvedere alle
necessità, affinché non stiano senza portare frutto.
(Tito 3:13-14)
Pietro da una importante ricetta per risvegliare in noi lo zelo cristiano:
La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà
mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e
virtù.
Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime
promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura
divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della
concupiscenza.
Voi,
per questa stessa ragione,
mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete
alla vostra fede la virtù; alla
virtù la conoscenza; alla
conoscenza l'autocontrollo;
all'autocontrollo la pazienza;
alla pazienza la pietà; alla
pietà l'affetto fraterno; e
all'affetto fraterno l'amore.
Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né
pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.
Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di
essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.
Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra
vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.
In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno
eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
(2 Pietro 1:3-11)
1)
…siate ferventi nello spirito…
Per
spirito si intende qui lo
spirito umano compenetrato dallo spirito divino, e per
fervore si intende l'ardore o
ribollimento prodotto dallo Spirito di Dio ed a cui nessuna facoltà rimane
estranea.
E’ il risultato della
salda convinzione della mente
trasformata,
l'affetto vivo del cuore, e
l'energia della volontà.
Uno zelo che non attinge energia nello Spirito Santo è uno zelo artificiale…
meccanico… che può degenerare in zelo settario, carnale, stravagante, in
fanatismo… che poi, soddisfatta
“l’urgenza della motivazione dettata dalla opportunità del momento” si
spegne in un cieco sentimento formale.
L’esempio negativo di una situazione di tiepidezza (ovvero
non fervore nello spirito) la
vediamo dipinta dettagliatamente nella lettera indirizzata al messaggero
della chiesa di Laodicea:
«All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l'Amen, il
testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio: "Io
conosco le tue opere: tu non sei né
freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente!
Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente,
io ti vomiterò dalla mia bocca.
Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!'
Tu non sai, invece, che sei infelice
fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo.
Perciò io ti consiglio di comperare da me dell'oro purificato dal fuoco, per
arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la
vergogna della tua nudità; e del collirio per ungerti gli occhi e vedere.
Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e
ravvediti.
Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la
porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.
Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch'io ho vinto e
mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese"».
(Apocalisse 3:14-22)
2)
…servite il Signore…
Ora vi esorto, fratelli, a tener
d'occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con
l'insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro.
Costoro, infatti, non servono il nostro Signore Gesù Cristo, ma il proprio
ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici.
(Romani 16:17-18)
3)
…siate allegri nella speranza…
Paolo ha già parlato di questa
speranza che rallegra il cristiano…
anche nelle afflizioni e che
non delude, ed è condivisa da tutto il creato:
Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo,
nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede,
l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e
ci gloriamo nella speranza della
gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo
che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza
speranza.
Or la speranza non delude,
perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito
Santo che ci è stato dato.
(Romani 5:2-5)
Infatti io ritengo che le sofferenze
del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere
manifestata a nostro riguardo.
Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di
Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria
volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che
anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per
entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio;
non solo essa, ma anche noi, che
abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando
l'adozione, la redenzione del nostro corpo.
Poiché siamo stati salvati in
speranza.
Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno
vede, perché lo spererebbe ancora?
Ma se speriamo ciò che non vediamo,
l'aspettiamo con pazienza.(Romani
8:18-25)
4)
…siate pazienti nella tribolazione…
…ci
gloriamo anche nelle afflizioni,
sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e
l'esperienza speranza.
(Romani 5:3)
Lo zelo cristiano porta la tribolazione, Paolo lo dice espressamente a
Timoteo e a noi che siamo presenti in questi ultimi tempi, portando se
stesso come esempio di fermezza e la fine di coloro che sono malvagi
(portatori dell’amore ipocrita):
Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché
gli uomini saranno egoisti,
amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai
genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori,
intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati,
orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio,
aventi l'apparenza della pietà,
mentre ne hanno rinnegato la potenza.
Anche da costoro allontànati!
Poiché nel numero di costoro ci sono quelli che si insinuano nelle case e
circuiscono donnette cariche di peccati, agitate da varie passioni, le quali
cercano sempre d'imparare e non possono mai giungere alla conoscenza della
verità. E come Iannè e Iambrè si
opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla
mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede.
Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti,
come fu quella di quegli uomini.
Tu invece hai seguito da vicino
il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia
pazienza, il mio amore, la mia
costanza, le mie persecuzioni, le
mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra.
Sai quali persecuzioni ho sopportate;
e il Signore mi ha liberato da tutte.
Del resto, tutti quelli che vogliono
vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.
Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando
gli altri ed essendo ingannati.
Tu, invece, persevera
nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da
chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre
Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza
mediante la fede in Cristo Gesù.
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a
correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e
ben preparato per ogni opera buona.
(2 Timoteo 3)
Gesù ci ha assicurato la tribolazione… ma ci ha assicurato la vittoria:
Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.
Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.
(Giovanni 16:33)
5)
…siate perseveranti nella preghiera…
Lo zelo cristiano che trova la sua gioia nella speranza della gloria di Dio
ed in questa si rallegra,
è uno zelo che sa soffrire,
perché trova conforto
nella preghiera, ed in essa è
perseverante.
Come fare per mantenere nel cuore lo zelo, lo slancio della speranza e
rimanendo pazienti anche nelle tribolazioni e nelle persecuzioni?
Perseverando nella preghiera!
La preghiera è ormai una attitudine molto rara nel cristianesimo
“occidentale”… sia a livello personale che a livello comunitario, gli
incontri di preghiera sono i più disertati… proprio per questo oggi non c’è
più quello zelo capace di trovare la
sua gioia nella speranza della gloria di Dio e non capace a soffrire per la
causa di Dio… è un cristianesimo comodo… adattato alle proprie
debolezze… è un evangelo che si deve
adattare al mondo… alla sua cultura…
i tempi cambiano (si dice)…
è un evangelo che si deve “adattare al peccato”!
Solo con una attitudine alla preghiera, in modo perseverante, potremmo
resistere, d’altronde
Gesù seppe resistere nel
Getsemani proprio
con la preghiera perseverante
(a differenza degli apostoli ancora non convertiti):
Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai
discepoli: «Sedete qui finché io sia
andato là e abbia pregato».
E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo,
cominciò a essere triste e
angosciato.
Allora disse loro: «L'anima mia è
oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me».
E, andato un po' più avanti, si
gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è
possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma
come tu vuoi».
Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati.
E disse a Pietro: «Così, non siete
stati capaci di vegliare con me un'ora sola?
Vegliate e pregate, affinché non
cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
Di nuovo, per la seconda volta, andò
e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi
oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».
E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti.
Allora, lasciatili, andò di nuovo e
pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole.
Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite
pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è
dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi
tradisce è vicino».
(Matteo 26:36-46)
Ben differente era il loro atteggiamento dopo la conversione:
Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, che è
vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.
Quando furono entrati, salirono nella sala di sopra dove di consueto si
trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso,
Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.
Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera,
con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui.
(Atti 1:12-14)
Come anche di tutti quelli che si convertirono dopo il messaggio di
pentecoste:
Ed erano perseveranti
nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel
rompere il pane e nelle preghiere.
(Atti 2:42)
Gli appelli alla perseveranza nella preghiera sono molti:
Perseverate nella preghiera,
vegliando in essa con rendimento di grazie.
Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per
la parola, perché possiamo annunciare il mistero di Cristo, a motivo del
quale mi trovo prigioniero, e che io lo faccia conoscere, parlandone come
devo.
(Colossesi 4:2-4)
Siate sempre gioiosi; non cessate
mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie,
perché questa è la volontà di Dio in
Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito.
(1 Tessalonicesi 5:16-19)
6)
… provvedendo alle necessità dei
santi…
- provvedendo
(letteralmente partecipando)
alle necessità dei santi... cioè
prendendo la vostra parte delle
necessità materiali dei cristiani bisognosi, non solo con il
simpatizzare… questa mutua
solidarierà era una caratteristica molto viva tra i primi cristiani ed una
priorità imposta dagli apostoli stessi:
…Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a
Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri,
ed essi ai circoncisi; soltanto ci
raccomandarono di ricordarci dei poveri, come ho sempre cercato di fare.
(Galati 2:9-10)
E questa fu una costante preoccupazione per Paolo, anche nell’insegnamento:
Per ora vado a Gerusalemme, a
rendere un servizio ai santi, perché la Macedonia e l'Acaia si sono
compiaciute di fare una colletta per i poveri che sono tra i santi di
Gerusalemme.
Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti;
infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni
spirituali, sono anche in obbligo di
aiutarli con i beni materiali.
(Romani 15:25-27)
Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi
semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.
Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per
forza, perché Dio ama un donatore gioioso.
Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo
sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario,
abbondiate per ogni opera buona;
come sta scritto: «Egli ha
profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno».
Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e
moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra
giustizia.
Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la
quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi.
Perché l'adempimento di questo
servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce
abbondanza di ringraziamenti a Dio;
perché la prova pratica fornita da
questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l'ubbidienza con cui
professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione
con loro e con tutti.
Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante
che Dio vi ha concessa.
Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!
(2 Corinzi 9:6-15)
Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non
riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci
fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo;
di fare del bene, di arricchirsi di
opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi
da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per ottenere la vera vita.
(1 Timoteo 6:17-19)
Imparino anche i nostri a dedicarsi a opere buone per provvedere alle
necessità, affinché non stiano senza portare frutto.
(Tito 3:14)
Lo stesso Paolo, ricevette aiuto e vide in questo
una prova di zelo, di amore fraterno
non finto:
Ho avuto una grande gioia nel Signore, perché finalmente
avete rinnovato le vostre cure per
me; ci pensavate sì, ma vi mancava l'opportunità.
Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad
accontentarmi dello stato in cui mi trovo.
So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho
imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e
nell'indigenza.
Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.
Tuttavia avete fatto bene a prender parte alla mia afflizione.
Anche voi sapete, Filippesi, che quando cominciai a predicare il vangelo,
dopo aver lasciato la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per
quanto concerne il dare e l'avere, se non voi soli; perché
anche a Tessalonica mi avete
mandato, una prima e poi una seconda volta, ciò che mi occorreva.
Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che
abbondi a vostro conto.
Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza.
Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete
mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a
Dio.
Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua gloriosa
ricchezza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(Filippesi 4:10-20)
Anche Giovanni parla di un amore pratico:
Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi;
anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli.
Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel
bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l'amore di Dio essere in lui?
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità.
Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri
cuori davanti a lui.
(1 Giovanni 3:16-19)
Non ultimo Giacomo porta il medesimo esempio:
A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la
fede salvarlo? Se un fratello o una
sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice
loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose
necessarie al corpo, a che cosa serve?
Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.
Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua
fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
(Giacomo 2:14-18)
7)
…esercitando con premura l'ospitalità.
L'amor fraterno rimanga tra di voi.
Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo,
hanno ospitato angeli.
Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di quelli
che sono maltrattati, come se anche voi lo foste!
(Ebrei 13:2)
Infatti bisogna che il vescovo sia
irreprensibile, come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non
dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma
ospitale, amante del bene,
assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla parola sicura, così
come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana
dottrina e di convincere quelli che contraddicono.
(Tito 1:7-9)
La fine di tutte le cose è vicina;
siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera.
Soprattutto, abbiate amore intenso
gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di peccati.
Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.
(1 Pietro 4:7-9)
Carissimo, tu agisci fedelmente in
tutto ciò che fai in favore dei fratelli, per di più stranieri.
Questi hanno reso testimonianza del tuo amore,
davanti alla chiesa; e farai bene a
provvedere al loro viaggio in modo degno di Dio; perché sono partiti per
amore del nome di Cristo, senza prender niente dai pagani.
Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone, per collaborare in favore della
verità.
(3 Giovanni 5-8)
L'applicazione pratica di questo concetto, esige che
un cristiano debba trovare una casa
che l'accolga quando si reca da una città ad un'altra per svolgere il
servizio sacro.
***
Del resto, tutti quelli che vogliono
vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.
(2 Timoteo 3:12)
La reazione davanti a questa persecuzione, in un cuore pieno di amore non
finto, si manifesta nel
benedire quelli che ci perseguitano.
Le sofferenze che i nemici infliggono a noi ed ai nostri fratelli fanno
sorgere nel cuore un fremito di sdegno che siamo tentati di maledirli... …è
vero, ma dobbiamo agire con la
mente di Cristo e quindi
benedire e non maledire.
Non dobbiamo lasciarci vincere dal sentimento di sdegno… …benedite e non
maledite.
Dobbiamo considerare, come considerava Gesù Cristo e gli apostoli,
l'ignoranza in cui sono:
Gesù diceva: «Padre, perdona loro,
perché non sanno quello che fanno».
(Luca 23:34)
Ma voi rinnegaste il Santo, il
Giusto e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e uccideste il Principe
della vita, che Dio ha risuscitato dai morti.
Di questo noi siamo testimoni.
E, per la fede nel suo nome, il suo nome ha fortificato quest'uomo che
vedete e conoscete; ed è la fede, che si ha per mezzo di lui, che gli ha
dato questa perfetta guarigione in presenza di voi tutti.
Ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, come pure i vostri capi.
(Atti 3:14-17)
Infatti a questo siete stati
chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un
esempio, perché seguiate le sue orme.
Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno.
Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si
rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati
nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo
per la giustizia, e mediante le
sue lividure siete stati guariti.
Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e
guardiano delle vostre anime.
(1 Pietro 2:21-25)
…non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario,
benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la
benedizione.
(1 Pietro 3:9)
…io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo
stesso anche i pubblicani?
E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non
fanno anche i pagani altrettanto?
Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
(Matteo 5:44-48)
Come il maledire implica l'odio e l'invocazione dell'ira di Dio su di loro,
così il benedire implica l'amore (quello vero), e propone la conversione e
la salvezza eterna a coloro che, nel loro accecamento,
perseguitano i fedeli.
***
Abbiate tra di voi un medesimo sentimento.
La condivisione di questi sentimenti è anche oggetto di esortazione in altre
lettere di Paolo:
Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati,
abbiate un medesimo sentimento,
vivete in pace; e il Dio d'amore
e di pace sarà con voi.
Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio.
(2 Corinzi 13:11-12)
La reciprocità
dei sentimenti di bontà, di
amore, di simpatia assicura l’armonia nella
comunità… la “estraneità” dei fratelli, porta alla disaffezione ed
all’indifferenza, ma il sentimento che si prova nel Signore è conforme al
sentimento del nostro Signore Gesù
Cristo... non un altro… che conduce alla
glorificazione di Dio Padre!
Paolo dirà in seguito:
Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di aver tra di voi
un medesimo sentimento secondo
Cristo Gesù, affinché di un solo animo e d'una stessa bocca glorifichiate
Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo.
(Romani 15:5-6)
Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo,
se vi è qualche conforto d'amore,
se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e
qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia,
avendo un medesimo pensare, un
medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.
Non fate nulla per spirito di parte
o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se
stesso, cercando ciascuno non il
proprio interesse, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,
il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio
qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma
svuotò se stesso,
prendendo forma di servo,
divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo,
umiliò se stesso, facendosi
ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di
sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei
cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è
il Signore, alla gloria di Dio Padre.
(Filippesi 2:1-11)
***
Questo perché nelle
cose alte si annida
facilmente l'orgoglio, la vanità personale che è di ostacolo alla concordia
ed alla serena comunione fraterna.
Nella lettera ai corinzi Paolo dovette pesantemente intervenire in tal
senso, in quanto si sviluppa spesso, nella comunità dei fedeli,
una tendenza aristocratica,
in nome della fraternità (parziale) di stringere relazioni con quei fratelli
“pochi e selezionati” che, per i loro talenti, per le loro ricchezze, per le
affinità personali o culturali occupano una posizione più elevata.
Questo non può che portare invidie e gelosie che danno inevitabilmente
occasione di esclusioni offensive e penose.
L'Apostolo conosce queste infide cattiverie… probabilmente memore delle
vecchie discussioni tra i farisei e tra i sapienti greci e vuole prevenirle…
raccomanda quindi ai membri della chiesa di stabilire relazioni con tutti
ugualmente e, se proprio vogliono fare preferenze, di farle piuttosto a
favore dei più umili, dei più poveri, dei più ignoranti, dei meno influenti
nella chiesa.
Questa antipatia che Paolo sente per ogni specie di
aristocrazia spirituale, per
qualunque distinzione di caste
nella chiesa, è anche condivisa da Giacomo:
Fratelli miei, la vostra fede
nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria,
sia immune da favoritismi.
Infatti, se nella vostra adunanza entra un uomo con un anello d'oro, vestito
splendidamente, e vi entra pure un povero vestito malamente, e voi avete
riguardo a quello che veste elegantemente e gli dite: «Tu, siedi qui al
posto d'onore»; e al povero dite: «Tu, stattene là in piedi», o «siedi in
terra accanto al mio sgabello», non
state forse usando un trattamento diverso e giudicando in base a
ragionamenti malvagi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto quelli che sono
poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del regno che
ha promesso a quelli che lo amano?
Voi invece avete disprezzato il povero!
Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e vi trascinano davanti ai
tribunali?
Non sono essi quelli che bestemmiano il buon nome che è stato invocato su di
voi?
(Giacomo 2:1-8)
***
Già il saggio Salomone dava questi insegnamenti ed indicava altresì gli
effetti benefici che ne conseguono:
Non ti stimare saggio da te stesso;
temi il SIGNORE e allontanati dal male;
questo sarà la salute del tuo corpo
e un refrigerio alle tue ossa.
(Proverbi 3:7-8)
Uno sfoggio della propria presunta saggezza, provoca invidie e gelosie… è
inevitabile… Paolo avverte i fratelli di Corinto in tal senso circa la vera
saggezza e le sue caratteristiche e finalità:
Dov'è il sapiente?
Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio
reso pazza la sapienza di questo mondo?
Poiché il mondo non ha conosciuto
Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio,
nella sua sapienza, di salvare i
credenti con la pazzia della predicazione.
I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi
predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli
stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto
Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché
la pazzia di Dio è più saggia degli
uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi
molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma
Dio ha scelto le cose pazze del
mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo
per svergognare le forti;
Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose
che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché
nessuno si vanti di fronte a Dio.
Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per
noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com'è
scritto: «Chi
si vanta, si vanti nel Signore».
E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la
testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza;
poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui
crocifisso.
Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore;
la mia parola e la mia predicazione
non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in
dimostrazione di Spirito e di potenza,
affinché la vostra fede fosse
fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
(1 Corinzi 1:20 / 2:5)
Anche Giacomo fa eco in tal senso:
Chi fra voi è saggio e intelligente?
Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con
mansuetudine e saggezza.
Ma se avete nel vostro cuore amara gelosia e spirito di contesa, non vi
vantate e non mentite contro la verità.
Questa non è la saggezza che scende dall'alto; ma è terrena, animale e
diabolica.
Infatti dove c'è invidia e contesa, c'è disordine e ogni cattiva azione.
La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite,
conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza
ipocrisia.
Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano
per la pace.
(Giacomo 3:13-18)
***
Non rendete a nessuno male per male.
Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.
Davanti ai torti, alle sofferenze inflitte… invece di pensare a rendere il
male a chi l’ha fatto, il cristiano deve preoccuparsi ed impegnarsi
a fare il bene davanti a tutti gli
uomini… fratelli e non fratelli!
Questo insegnamento è conforme all’insegnamento del Sommo Maestro:
«Voi avete udito che fu detto: "Occhio
per occhio e dente per dente".
Ma io vi dico: non contrastate il
malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche
l'altra; e a chi vuol litigare
con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello.
Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due.
Da' a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le
spalle.
Voi avete udito che fu detto: "Ama
il tuo prossimo e odia il tuo nemico".
Ma io vi dico: amate i vostri nemici
e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete?
Non fanno lo stesso anche i pubblicani?
E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario?
Non fanno anche i pagani altrettanto?
Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
(Matteo 5:38-48)
Pietro anch’egli insegna così:
Infine, siate tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno,
misericordiosi e umili; non rendete
male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite;
poiché a questo siete stati chiamati
affinché ereditiate la benedizione.
(1 Pietro 3:8-9)
E su questo deve vigilare tutta la chiesa:
Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male;
anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti.
(1 Tessalonicesi 5:15)
***
Beati i perseguitati per motivo di
giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
Beati voi, quando vi insulteranno e
vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per
causa mia.
Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché
così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.
Voi siete il sale della terra; ma,
se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a
nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo.
Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende
una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul
candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre
buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
(Matteo 5:10-16)
Lo conferma anche Pietro:
Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle
carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima,
avendo una buona condotta fra i
pagani, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino
le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà.
Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione:
al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i
malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene.
Perché questa è la volontà di Dio:
che, facendo il bene, turiate la bocca all'ignoranza degli uomini stolti.
Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un
velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio.
Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re.
(1 Pietro 2:11-17)
Chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene?
Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi!
Non vi sgomenti la paura che incutono e non vi agitate; ma glorificate il
Cristo come Signore nei vostri cuori.
Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti
quelli che vi chiedono spiegazioni.
Ma fatelo con mansuetudine e
rispetto, e avendo la coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi,
rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in
Cristo.
Infatti è meglio che soffriate per aver fatto il bene, se tale è la volontà
di Dio, che per aver fatto il male.
Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli
ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso
vivente quanto allo spirito.
E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere,
che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo
di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto,
furono salvate attraverso l'acqua.
(1 Pietro 3:13-20)
Anche quando, per l’azione di altri, la pace sia minacciata, il cristiano è
chiamato, per quanto da lui dipende per conservarla.
Non dobbiamo dare occasione a dissidi, tantomeno iniettare veleno con le
nostre parole o atti, anzi… …se possibile adoperarsi per evitarle ed
eventualmente sanarle (non giustificarle).
Siamo chiamati ad essere figli di pace e procacciatori di pace:
Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di
Dio.
(Matteo 5:9)
***
Anzi, «se il tuo nemico ha fame,
dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu
radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non lasciarti
vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
I primi cristiani, destinatari di questa lettera di Paolo, in particolare
modo a Roma erano perseguitati, già l’imperatore Claudio aveva dato ordini
precisi circa i giudei (tra quali i cristiani venivano spesso confusi):
…Claudio
aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma…
(Atti 18:2)
Il
subire atti persecutori,
in modo costante e continuo,
può spingere qualsiasi uomo, pur nella sua mansuetudine più spiccata a
cercare in qualche modo di farsi vendetta.
Paolo conosce bene questo combattimento e ci esorta a
vincere… facendo il bene!
Cercando di farci giustizia, non solo
non diamo buon esempio al mondo,
non solo mettiamo a repentaglio la
pace che siamo chiamati a mantenere con ogni sforzo, ma usurpiamo un
diritto che Dio stesso
si è riservato... cediamo il posto
alla Sua ira.
Dio è il Giusto Vendicatore per eccellenza:
Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e nessuno può liberare
dalla mia mano.
Sì, io alzo la mia mano al cielo e dico: 'Com'è vero che io vivo in eterno,
quando affilerò la mia spada
folgorante e la mia mano si leverà a giudicare, farò vendetta dei miei
nemici e darò ciò che si meritano a quelli che mi odiano.
Inebrierò di sangue le mie frecce, del sangue degli uccisi e dei
prigionieri; la mia spada divorerà la carne, le teste dei condottieri
nemici'".
Nazioni, cantate le lodi del suo popolo!
Poiché il SIGNORE vendica il sangue
dei suoi servi, fa ricadere la sua vendetta sopra i suoi avversari, ma
si mostra propizio alla sua terra, al suo popolo.
(Deuteronomio 32:39-43)
Viva il SIGNORE! Sia benedetta la mia Rocca!
Sia esaltato Dio,
la rocca della mia salvezza, il Dio
che fa la mia vendetta e mi sottomette i popoli, che mi libera dai miei
nemici.
Sì, tu m'innalzi sopra i miei
avversari, mi salvi dall'uomo violento.
(2 Samuele 22:47-49)
Il SIGNORE ha visto,
e gli è dispiaciuto che non vi sia più rettitudine; ha visto che non c'era
più un uomo e si è stupito che nessuno intervenisse; allora
il suo braccio gli è venuto in aiuto,
la sua giustizia lo ha sorretto; egli si è rivestito di giustizia come di
una corazza, si è messo in capo l'elmo della salvezza,
ha indossato gli abiti della
vendetta, si è avvolto di gelosia come in un mantello.
Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere;
il furore ai suoi avversari, il
contraccambio ai suoi nemici; alle isole darà la loro retribuzione.
(Isaia 59:15-18)
Poiché è giusto da parte di Dio
rendere a quelli che vi affliggono, afflizione; e a voi che siete
afflitti, riposo con noi, quando il
Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un
fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di
coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù.
Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e
dalla gloria della sua potenza, quando verrà per essere in quel giorno
glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto,
perché la nostra testimonianza in mezzo a voi è stata creduta.
(2 Tessalonicesi 1:6-10)
Il Signore vendicherà anche i torti tra fratelli:
Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione.
Chi dunque disprezza questi precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che
vi fa anche dono del suo Santo Spirito.
(1 Tessalonicesi 4:3-8)
Il Vendicatore farà giustizia sugli uomini malvagi:
Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che
giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.
(Apocalisse 14:19-20)
Allora udii dal tempio una gran voce che diceva ai sette angeli: «Andate
e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio».
Il primo andò e versò la sua coppa sulla terra; e
un'ulcera maligna e dolorosa colpì
gli uomini che avevano il marchio della bestia e che adoravano la sua
immagine.
Poi il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; esso divenne sangue
simile a quello di un morto, e ogni
essere vivente che si trovava nel mare morì.
Poi il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti; e
le acque diventarono sangue.
Udii l'angelo delle acque che diceva: «Sei giusto, tu che sei e che eri, tu,
il Santo, per aver così giudicato.
Essi infatti hanno versato il sangue
dei santi e dei profeti, e tu hai dato loro sangue da bere; è quello che
meritano».
E udii dall'altare una voce che diceva: «Sì, o Signore, Dio onnipotente,
veritieri e giusti sono i tuoi giudizi».
Poi il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e al sole fu concesso di
bruciare gli uomini con il fuoco. E
gli uomini furono bruciati dal gran calore; e bestemmiarono il nome di
Dio che ha il potere su questi flagelli, e non si ravvidero per dargli
gloria.
Poi il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia. Il suo regno
fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini
si mordevano la lingua per il dolore, e bestemmiarono il Dio del cielo a
causa dei loro dolori e delle loro ulcere, ma non si ravvidero dalle loro
opere.
Poi il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue
acque si prosciugarono perché fosse preparata la via ai re che vengono
dall'Oriente. E vidi uscire dalla bocca del dragone, da quella della bestia
e da quella del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane. Essi sono
spiriti di demòni capaci di compiere
dei miracoli. Essi vanno dai re di tutta la terra per radunarli per la
battaglia del gran giorno del Dio onnipotente. (Ecco, io vengo come un
ladro; beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e
non si veda la sua vergogna).
E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Harmaghedon.
Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio uscì una
gran voce proveniente dal trono, che diceva: «È fatto». E ci furono lampi,
voci, tuoni e un terremoto così forte che da quando gli uomini sono sulla
terra non se n'è avuto uno altrettanto disastroso.
La grande città si divise in tre parti, e le città delle nazioni crollarono
e Dio si ricordò di Babilonia la
grande per darle la coppa del vino della sua ira ardente.
Ogni isola scomparve e i monti non furono più trovati.
E cadde dal cielo sugli uomini una
grandine enorme, con chicchi del peso di circa un talento; gli uomini
bestemmiarono Dio a causa della grandine; perché
era un terribile flagello.
(Apocalisse 16)
Il Vendicatore farà giustizia sulla madre delle prostitute e delle
abominazioni della terra:
Poi uno dei sette angeli che avevano le sette coppe venne a dirmi: «Vieni,
ti farò vedere il giudizio che
spetta alla grande prostituta che siede su molte acque.
I re della terra hanno fornicato con lei e gli abitanti della terra si sono
ubriacati con il vino della sua prostituzione».
Egli mi trasportò in spirito nel deserto; e vidi una donna seduta sopra una
bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, e che aveva sette
teste e dieci corna.
La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre
preziose e di perle. In mano aveva un calice d'oro pieno di abominazioni e
delle immondezze della sua prostituzione.
Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: BABILONIA LA GRANDE, LA
MADRE DELLE PROSTITUTE E DELLE ABOMINAZIONI DELLA TERRA.
E vidi che quella donna era ubriaca
del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi,
mi meravigliai di grande meraviglia.
(Apocalisse 17:1-6)
Uscite da essa, o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi peccati e
non siate coinvolti nei suoi castighi;
perché i suoi peccati si sono
accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità.
Usatele il trattamento che lei usava, datele doppia retribuzione per le sue
opere; nel calice in cui ha versato ad altri, versatele il doppio.
Datele tormento e afflizione nella stessa misura in cui ha glorificato se
stessa e vissuto nel lusso.
Poiché dice in cuor suo: "Io sono regina, non sono vedova e non vedrò mai
lutto".
Perciò in uno stesso giorno verranno i suoi flagelli: morte, lutto e fame, e
sarà consumata dal fuoco; poiché potente è Dio, il Signore che l'ha
giudicata.
(Apocalisse 18:4-8)
Rallègrati, o cielo, per la sua rovina! E voi, santi, apostoli e profeti,
rallegratevi perché Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia».
Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come una grande macina, e la
gettò nel mare dicendo: «Così, con
violenza, sarà precipitata Babilonia, la gran città, e non sarà più trovata.
In te non si udranno più le armonie degli arpisti, né dei musicisti, né dei
flautisti, né dei suonatori di tromba; né sarà più trovato in te artefice di
qualunque arte, e non si udrà più in te rumore di macina. In te non brillerà
più luce di lampada, e non si udrà più in te voce di sposo e di sposa;
perché i tuoi mercanti erano i prìncipi della terra e perché tutte le
nazioni sono state sedotte dalle tue magie. In lei è stato trovato il sangue
dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sulla terra»
(Apocalisse 18:20-24)
Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco.
Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e
combatte con giustizia.
I suoi occhi erano una fiamma di fuoco,
sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno
conosce fuorché lui.
Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio.
Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano
vestiti di lino fino bianco e puro.
Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni;
ed egli le governerà con una verga di ferro,
e pigerà il tino del vino dell'ira
ardente del Dio onnipotente.
E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE
DEI SIGNORI.
Poi vidi un angelo che stava in piedi nel sole. Egli gridò a gran voce a
tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite!
Radunatevi per il gran banchetto
di Dio; per mangiare carne di re, di
capitani, di prodi, di cavalli e di cavalieri, di uomini d'ogni sorta,
liberi e schiavi, piccoli e grandi».
E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per far
guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito.
Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto
prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il
marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine.
Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.
Il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che era
sul cavallo, e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.
(Apocalisse 19:11-21)
Il tempo per la vendetta non è però ancora giunto… …la carità cristiana al
tempo attuale non si limita quindi al dovere di
non rendere male per male… …ha
la sua vittoria in questo combattimento,
nel ricambiare il male con il bene
secondo il precetto di Cristo, e questo allo scopo di
conseguire il bene spirituale del
nemico… …se il tuo nemico ha
fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu
radunerai dei carboni accesi sul suo capo.
Questa citazione è tratta da
Proverbi 25:21-22:
Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli
dell'acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo,
e il SIGNORE ti ricompenserà.
Questa immagine del
radunare dei carboni accesi sul capo
del nemico, non può significare altro che fargli nascere in cuore il
salutare dolore della vergogna e del rimorso per i suoi atti malvagi.
A questo punto Paolo riassume i precetti relativi ai nemici in una formula
finale:
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene!
L'incontro del cristiano con la malvagità umana, costituisce per lui una
lotta… un vero e proprio combattimento… da portare avanti con una mentalità
completamente opposta a quella che si userebbe umanamente.
Il cercare di rendere male per male…
il lasciarsi travolgere dall'ira o dal rancore… il farsi giustizia da sé…
è una sconfitta in quanto il male
che è contro di noi è riuscito a trovare il nostro lato debole, ci ha feriti
e fatti cadere.
Al contrario, il non cedere alle tendenze naturali… il rendere il bene per
il male in modo da portare un sano turbamento nel cuore e nella coscienza
del nostro nemico, è un vincere
il male in lui mediante il bene fatto da noi: il capolavoro della
carità:
L'amore è paziente,
è benevolo; l'amore non invidia;
l'amore non si vanta, non si gonfia,
non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse,
non s'inasprisce, non addebita il
male, non gode dell'ingiustizia,
ma gioisce con la verità; soffre
ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa,
sopporta ogni cosa.
(1 Corinzi 13:4-7)
***