riflessioni finali:
progetti personali di Paolo
LETTERA di Paolo ai ROMANI 15:14-33
Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi
siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi
a vicenda.
Ma vi ho scritto un po' arditamente su alcuni punti, per ricordarveli di
nuovo, a motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, di essere un
ministro di Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del
vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita,
santificata dallo Spirito Santo.
Ho dunque di che vantarmi in Cristo Gesù, per quel che concerne le cose di
Dio.
Non oserei infatti parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio
mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere,
con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.
Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto il
vangelo di Cristo, avendo l'ambizione di predicare il vangelo là dove non
era ancora stato portato il nome di Cristo, per non costruire sul fondamento
altrui, ma com'è scritto: «Coloro
ai quali nulla era stato annunciato di lui, lo vedranno; e coloro che non ne
avevano udito parlare, comprenderanno».
Per questa ragione appunto sono stato tante volte impedito di venire da voi;
ma ora, non avendo più campo d'azione in queste regioni, e avendo già da
molti anni un gran desiderio di venire da voi, quando andrò in Spagna,
spero, passando, di vedervi e di essere aiutato da voi a raggiungere quella
regione, dopo aver goduto almeno un po' della vostra compagnia.
Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, perché la
Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una colletta per i poveri
che sono tra i santi di Gerusalemme.
Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti;
infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni
spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.
Quando dunque avrò compiuto questo servizio e consegnato il frutto di questa
colletta, andrò in Spagna passando da voi; e so che, venendo da voi, verrò
con la pienezza delle benedizioni di Cristo.
Ora, fratelli, vi esorto, per il Signore nostro Gesù Cristo e per l'amore
dello Spirito, a combattere con me nelle preghiere che rivolgete a Dio in
mio favore, perché io sia liberato dagli increduli di Giudea, e il mio
servizio per Gerusalemme sia gradito ai santi, in modo che, se piace a Dio,
io possa venire da voi con gioia ed essere confortato insieme con voi.
Or il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.
***
A) Comunicazioni circa il suo mandato di apostolo dei gentili concernenti le
sue future intenzioni; il suo compito in oriente gli sembra volgere al
termine, per cui dopo un'ultima visita a Gerusalemme, si propone di
spingersi verso occidente (fino in Spagna), considerando Roma come suo
futuro centro d'azione. (Romani
15:14-33)
***
Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi
siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi
a vicenda.
Questo stato, non è dovuto a
chissà quale posizione culturale… etica… umana… ma è la stessa
presenza dello Spirito Santo
tra di loro
a garantirla.
L’azione dello Spirito Santo è quella infatti di
…quando però
sarà venuto lui, lo Spirito della
verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo,
ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire.
(Giovanni 16:13)
E questo perché Paolo è convinto che
il Vangelo
è potenza di Dio per la salvezza di
chiunque crede (Romani 1:16) e questa azione dello Spirito Santo in
una chiesa locale si vede proprio in questo, nella
pienezza di bontà e di conoscenza…
…ma anche dalla capacità di sapersi
ammonire a vicenda.
Queste non sono frasi di circostanza o complimenti bonari e buonisti… …è una
convinzione di Paolo, è
l'espressione sincera della buona
opinione che egli aveva dello stato spirituale e morale della chiesa di
Roma, sicuramente acquisito anche dalla buona testimonianza che avevano
portato a lui
Aquila e Priscilla (cfr Atti
18:1).
Ma non ci si deve “cullare” su una conoscenza teorica… e nemmeno su uno
stato spirituale ritenuto “acquisito”… …occorre progredire ancora:
Non che io abbia già ottenuto tutto questo o
sia già arrivato alla perfezione;
ma proseguo il cammino per
cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli,
io non ritengo di averlo già
afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e
protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro
verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in
Cristo Gesù.
Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi;
se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella. Soltanto,
dal punto a cui siamo arrivati,
continuiamo a camminare per la stessa via.
Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo
l'esempio che avete in noi.
(Filippesi 3:12-17)
***
Paolo presuppone che molti degli insegnamenti
arditamente
dati in questa lettera siano per loro
dati per acquisiti,
anche per la predicazione di altri fratelli che hanno svolto un’opera di
istruzione presso di loro (per esempio Aquila e Priscilla), ma sa anche che
è bene
ricordare queste cose…
perché se è vero che
le cose si sanno…
ma
se non si praticano
costantemente
si dimenticano, come insegna Giacomo:
…mettete in pratica la parola e non
ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.
Perché, se uno è ascoltatore della
parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia
naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e
subito dimentica com'era.
Ma chi guarda attentamente nella
legge perfetta, cioè nella legge della libertà,
e in essa persevera, non sarà un
ascoltatore smemorato ma uno che la
mette in pratica; egli sarà
felice nel suo operare.
Inoltre Paolo si sente
investito di una responsabilità particolare…
…a
motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, di essere un ministro di
Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del vangelo di
Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita, santificata dallo
Spirito Santo.
Paolo paragona in qualche modo le sue funzioni di
apostolo degli stranieri a
quelle del sacerdote levitico,
esercitando il sacro servizio del
vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita,
santificata dallo Spirito Santo.
Così anche lui si preoccupa di riuscire a
presentare a Dio un'offerta gradita;
una offerta costituita da di migliaia di
stranieri convertiti dalla
predicazione del Vangelo,
rinnovati e suggellati dallo Spirito
Santo e santificati… consacrati (per mezzo di un corretto
discepolato) e che egli stesso
presenterà a Dio come frutto delle
sue fatiche apostoliche, come scriverà anche nella lettera ai
colossesi:
Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di
questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della
gloria, che noi proclamiamo
esortando ciascun uomo e ciascun uomo
istruendo in ogni sapienza, affinché
presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo.
A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me
con potenza.
(Colossesi 1:27-29)
Paolo sente questa sua funzione in modo chiaro, infatti nella lettera ai
Filippesi egli paragona perfino
il sangue del suo martirio alla
libazione versata sul sacrificio, della fede dei convertiti:
Ma se anche vengo offerto in
libazione sul sacrificio e sul servizio della vostra fede, ne gioisco e
me ne rallegro con tutti voi; e
nello stesso modo gioitene anche voi e rallegratevene con me.(Filippesi
2:17-18)
Pur dando per acquisiti certi
punti… Paolo
ha voluto ricordarli…
ricordiamoli anche noi:
- Tutti gli uomini, per natura e per le loro opere sono sotto l’ira di Dio
in quanto la Legge naturale e la Legge Mosaica, inchiodano ogni uomo sulla
croce.
Tutto l’insegnamento
(il servizio sacro del Vangelo di Dio)
svolto da Paolo, ha un preciso
scopo: trasformare gli stranieri (in quanta ad essi è stato mandato)
in
una offerta gradita a Dio:
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a
presentare i vostri corpi in
sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto
spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il
rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale
sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.
(Romani 12:1-2)
***
Questo è il
vanto di Paolo, un vanto che
non è fondato nella sua persona o su quello che ha fatto; ma è
un vanto fondato in Cristo Gesù
che lo ha chiamato e
gli ha data la capacità necessaria
e che ha operato anche per mezzo di
lui, debole ed indegno strumento, come ha sempre scritto e riconosciuto
pubblicamente ed insegnato:
…apparve anche a me, come all'aborto; perché
io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato
apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Ma
per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me
non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la
grazia di Dio che è con me.
(1 Corinzi 15:8-10)
Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse
da noi; ma la nostra capacità viene da Dio.
(2 Corinzi 3:5)
Non ci vantiamo oltre misura di fatiche altrui, ma nutriamo speranza che,
crescendo la vostra fede, saremo tenuti in maggior considerazione tra di voi
nei limiti del campo di attività
assegnatoci, per poter
evangelizzare anche i paesi che sono di là dal vostro senza vantarci, nel
campo altrui, di cose già preparate.
Ma chi si vanta, si vanti nel Signore. Perché
non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma colui che il Signore
raccomanda.
(2 Corinzi 10:15-18)
Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non
so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.
So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu
rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di
pronunciare.
Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie
debolezze.
Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me
ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente
da me.
E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi
è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per
schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.
Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed
egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché
la mia potenza si dimostra perfetta
nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie
debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.
Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in
persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché,
quando sono debole, allora sono
forte.
(2 Corinzi 12:2-10)
***
…dico
quindi a ciascuno di voi che non
abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un
concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.
(Romani 12:3)
Ed egli rimane coerente con il suo insegnamento… egli presenta sé stesso
come apostolo dei gentili e
l’opera che Dio ha compiuto per suo mezzo
allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, con la
potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.
Nella descrizione di questi fatti Paolo non esagera e nemmeno minimizza con
senso di falsa modestia… riporta esattamente quali sono… …è
l’opera compiuta non con la
propria potenza ma
con la potenza dello Spirito Santo…
non sta portando gloria alla sua persona,
sta portando gloria a Dio… sta
compiendo il suo ministero di apostolo dei gentili.
E lo scopo di quest’opera non è una propaganda di una nuova teoria…
filosofia… è
di condurre i pagani all'ubbidienza
del Vangelo… non un semplice adesione mentale… una
ubbidienza… una ubbidienza
che coinvolge (in un combattimento spirituale) tutto il nostro essere:
In realtà, sebbene viviamo nella carne,
non combattiamo secondo la carne;
infatti le armi della nostra guerra
non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze,
poiché demoliamo i ragionamenti e
tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo
prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; e siamo
pronti a punire ogni disubbidienza,
quando la vostra ubbidienza sarà completa.
(2 Corinzi 10:3-5)
***
Sostenuto e benedetto da Dio, Paolo aveva potuto, in circa venti anni
svolgere il suo incarico di araldo del Vangelo nell'oriente dell'impero:
Quando fu giunto a Gerusalemme,
tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo
che fosse un discepolo.
Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro
come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come
a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.
Da allora, Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con
franchezza nel nome del Signore; discorreva
pure e discuteva con gli ellenisti;
ma questi cercavano di ucciderlo.
(Atti 9:26-29)
- per
dintorni di Gerusalemme,
possiamo considerare tutta la prima fase di lavoro dell’apostolo:
Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato
mediante la sua grazia, si compiacque di
rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri.
Allora io non mi consigliai con nessun uomo, né
salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne
andai subito in Arabia; quindi
ritornai a Damasco.
Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e stetti da lui
quindici giorni; e non vidi
nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore.
Ora, riguardo a ciò che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non
mento.
Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia; ma
ero sconosciuto personalmente alle
chiese di Giudea, che sono in Cristo; esse
sentivano soltanto dire: «Colui che una volta ci perseguitava, ora predica
la fede, che nel passato cercava di distruggere». E
per causa mia glorificavano Dio.
(Galati 1:15-24)
-
fino all'Illiria… con i suoi
tre viaggi missionari Paolo aveva evangelizzato tutta l’Asia minore, la
Grecia… fino all’attuale Albania, Dalmazia, Bosnia e l'Erzegovina.
Paolo ora, da buon conquistatore di
anime, considera compiuto il lavoro svolto in oriente…
le chiese sono formate… sono state
istruite… …sono in crescita e devono crescere… egli probabilmente sa
anche come la sua presenza
prolungata potrebbe addirittura essere dannosa alla sana crescita delle
chiese locali, che devono sperimentare loro stesse la potenza dello
Spirito Santo e della Parola.
Nell'opera apostolica svolta in Oriente, Paolo ha seguito come regola
generale di proclamare Cristo
là dove non era ancora stato portato
il nome di Cristo, per non costruire sul fondamento altrui,
poggiandosi sulla Parola profetica che egli vede adempiersi davanti a lui:
…molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re
chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro
mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito.
(Isaia 52:15)
Egli ha considerato come sua missione, non di edificare su di un fondamento
già posto (consolidando chiese fondate da altri apostoli o missionari); ma
di fondare nuove chiese, lasciando poi che altri continuassero l'opera (cfr
1Corinzi 3:10).
Ora il suo sguardo, con lo stesso intento, è rivolto verso l’occidente…
anche se non è una ambizione nata improvvisamente… è una visione coltivata e
sottoposta alla volontà di Dio… in attesa della Sua autorizzazione!
Paolo si è autodefinito “ambasciatore
di Cristo”
(cfr Efesini 6:20; 2 Corinzi 5:20)…
…essere un ambasciatore significa rappresentare un popolo o una persona in
terra straniera… in questo senso egli ha l’ambizione di essere ambasciatore
di Cristo…
…quando gli stranieri vedono lui… vedono Cristo (Lo
vedranno);
…quando lo sentono parlare…
comprenderanno Cristo!
***
Il motivo che ha ritardato la partenza di Paolo verso l’occidente è
il grande lavoro che egli ha svolto
ad Efeso, prima nella sinagoga, poi nella scuola di Tiranno per due anni
e poi nelle case, dove ha insegnato e istruito, nonché gettato le fondamenta
per quelle che sono ricordate le chiese dell’Asia: Efeso, Smirne, Pergamo,
Tiatiri, Sardi, Filadelfia, Laodicea e Colosse.
Ma ora (al principio del 59 o 58) che l'opera è saldamente stabilita, le
chiese locali sono formate, la prova del tumulto di Efeso è superata con
maturità dai fratelli, vede che
non ha più campo d'azione in queste
regioni.
La sua intenzione è di raggiungere, chiedendo
collaborazione ai fratelli
romani, l’estremo occidente di allora…
la Spagna, ma prima vorrebbe
godersi
la compagnia,
la comunione dei fratelli di Roma…
questo è il suo desiderio… …ma la volontà del Signore sarà in parte diversa.
Roma, secondo il progetto di Paolo, dovrebbe diventare quindi per lui una
seconda Antiochia.
***
Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti;
infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni
spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.
Prima però di partire per l'occidente, l'apostolo ha un dovere ancora da
compiere: vuole suggellare con un atto solenne l'unione tra le due frazioni
della Chiesa in quella parte del mondo che sta per lasciare… ..e per questo
vuole passare da Gerusalemme dove la Chiesa è provata per portare in gesto
di amore dei fratelli provenienti dal paganesimo ed uniti all’unico corpo di
Cristo.
Questo dovere, Paolo lo chiama
un servizio ai santi, ovvero
ai cristiani in quanto consacrati al servizio di Dio.
È
un servizio di sovvenzione in
denaro che porta per i poveri, per dare loro sollievo nei bisogni materiali…
…ed è un servizio faticoso e pericoloso.
Di questa colletta per Gerusalemme si hanno ampi riscontri nelle lettere ai
corinzi e nel libro degli atti:
Quanto poi alla colletta per i
santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi.
Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte
quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò,
non ci siano più collette da fare.
E le persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle
lettere a portare la vostra
liberalità a Gerusalemme; e se converrà che ci vada anch'io, essi
verranno con me.
Io verrò da voi quando sarò passato per la Macedonia, poiché passerò per la
Macedonia; ma da voi forse mi fermerò alquanto, o ci trascorrerò addirittura
l'inverno, affinché voi mi facciate proseguire per dove mi recherò.
(1 Corinzi 16:1-6)
Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle
chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state
provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno
sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità.
Infatti, io ne rendo testimonianza,
hanno dato volentieri, secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi,
chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione
destinata ai santi.
E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato se
stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio.
Così, noi abbiamo esortato Tito a completare, anche tra voi, quest'opera di
grazia, come l'ha iniziata.
Ma siccome abbondate in ogni cosa, in fede, in parola, in conoscenza, in
ogni zelo e nell'amore che avete per noi,
vedete di abbondare anche in
quest'opera di grazia.
Non lo dico per darvi un ordine, ma per mettere alla prova, con l'esempio
dell'altrui premura, anche la sincerità del vostro amore.
Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale,
essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà,
voi poteste diventare ricchi.
Io do, a questo proposito, un consiglio utile a voi che, dall'anno scorso,
avete cominciato per primi non solo ad agire ma anche ad avere il desiderio
di fare: fate ora in modo di portare
a termine il vostro agire; come foste pronti nel volere, siate tali anche
nel realizzarlo secondo le vostre possibilità.
La buona volontà, quando c'è, è gradita in ragione di quello che uno
possiede e non di quello che non ha.
Infatti non si tratta di mettere voi
nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di
uguaglianza; nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a
supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al
vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto:
«Chi aveva raccolto molto non ne
ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco».
Ringraziato sia Dio che ha messo in cuore a Tito lo stesso zelo per voi;
infatti Tito non solo ha accettato la nostra esortazione, ma mosso da zelo
anche maggiore si è spontaneamente messo in cammino per venire da voi.
Insieme a lui abbiamo mandato il fratello il cui servizio nel vangelo è
apprezzato in tutte le chiese; non solo, ma egli è anche stato scelto dalle
chiese come nostro compagno di viaggio
in quest'opera di grazia, da noi
amministrata per la gloria del Signore stesso e per dimostrare la prontezza
dell'animo nostro.
Evitiamo così che qualcuno possa biasimarci per
quest'abbondante colletta che noi
amministriamo; perché ci preoccupiamo di agire onestamente non solo
davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini.
E con loro abbiamo mandato quel nostro fratello del quale spesso e in molte
circostanze abbiamo sperimentato lo zelo; egli è ora più zelante che mai per
la grande fiducia che ha in voi.
Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore in mezzo a voi; quanto ai
nostri fratelli, essi sono gli inviati delle chiese, e gloria di Cristo.
Date loro dunque, in presenza delle chiese, la prova del vostro amore e
mostrate loro che abbiamo ragione di essere fieri di voi.
Quanto alla sovvenzione destinata ai santi, è superfluo che io ve ne scriva,
perché conosco la prontezza dell'animo vostro, per la quale mi vanto di voi
presso i Macedoni, dicendo che l'Acaia è pronta fin dall'anno scorso; e il
vostro zelo ne ha stimolati moltissimi.
Ma ho mandato i fratelli affinché il nostro vantarci di voi non abbia ad
essere smentito a questo riguardo; e affinché, come dicevo, siate pronti;
non vorrei che, venendo con me dei Macedoni e non vedendovi pronti, noi (per
non dire voi) abbiamo a vergognarci di questa nostra fiducia.
Perciò ho ritenuto necessario esortare i fratelli a venire da voi prima di
me e preparare la vostra già
promessa offerta, affinché essa sia pronta come offerta di generosità e
non d'avarizia.
Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi
semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.
Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per
forza, perché Dio ama un donatore gioioso.
Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo
sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni
opera buona; come sta scritto:
«Egli ha profuso, egli ha dato ai
poveri, la sua giustizia dura in eterno».
Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e
moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra
giustizia.
Così, arricchiti in ogni cosa,
potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di
grazie a Dio per mezzo di noi.
Perché l'adempimento di questo
servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce
abbondanza di ringraziamenti a Dio;
perché la prova pratica fornita da
questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l'ubbidienza con cui
professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione
con loro e con tutti.
Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante
che Dio vi ha concessa. Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!
(2 Corinzi 8-9)
Dopo molti anni, sono venuto a
portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte.
(Atti 24:17)
Le cause di questa povertà erano molteplici;
fin dal principio la chiesa di Gerusalemme era stata, in maggioranza,
composta di poveri, ai bisogni
dei quali i fratelli più ricchi avevano provveduto con uno slancio di
abnegazione e generosità (cfr
Atti 2:45; 4:32-35; 6:1-4).
Successivamente era sopravvenuta la
persecuzione (cfr
Atti 8), poi la carestia
profetizzata da Agabo (Atti
11:28-30).
Oltre a ciò l'odio delle classi più
elevate persisteva e il
fanatismo giudaico aggiungeva peso alla già pesante miseria delle
famiglie cristiane.
Quello che ha contribuito a rendere le chiese “etniche” volonterose nel dare
questa prova tangibile di simpatia fraterna, è stato
il sentimento del debito che
avevano verso la chiesa-madre giudeo-cristiana da cui erano partiti tanti
banditori del Vangelo in tutte le direzioni.
Per mezzo di questi, coloro che prima erano
senza Dio e senza speranza, nel mondo,
erano giunti alla conoscenza di Dio e
della salvezza in Cristo:
erano diventati partecipi di quei tesori spirituali che sono la pace con Dio
e la speranza della gloria.
Questa riconoscenza è quella che autorizza (secondo l’insegnamento
apostolico) a
sostenere coloro che si affaticano
per la chiesa ed in particolare
per la predicazione e l’insegnamento
della Parola, questo
è un diritto che spetta loro…
…ma, contestualmente, Paolo ci insegna anche a non abusarne o addirittura
(come faceva lui, che lavorava nei momenti che gli era possibile farlo)
non farne uso di questo
diritto:
Fratelli, vi preghiamo di aver
riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che
vi sono preposti nel Signore e vi
istruiscono, e di tenerli in
grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra
di voi.
(1 Tessalonicesi 5:12-13)
Gli anziani che tengono bene la presidenza
siano reputati degni di doppio onore,
specialmente quelli che si
affaticano nella predicazione e nell'insegnamento; infatti la Scrittura
dice: «Non
mettere la museruola al bue che trebbia»; e: «L'operaio
è degno del suo salario».
(1 Timoteo 5:17)
Chi mai fa il soldato a proprie spese?
Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto?
O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge?
Dico forse queste cose da un punto di vista umano? Non le dice anche la
legge?
Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non
mettere la museruola al bue che trebbia il grano».
Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi?
Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi
trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte.
Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo
i vostri beni materiali?
Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più?
Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per
non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo.
Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto
nel tempio? E che coloro che attendono all'altare, hanno parte all'altare?
Similmente, il Signore ha ordinato
che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.
Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti,
e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché
preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto.
Perché se evangelizzo, non debbo
vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo!
Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio
volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata.
Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io
offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi
dà.
(1 Corinzi 9:7-18)
***
Paolo, nella sua sottomissione ai tempi stabiliti dalla volontà di Dio, era
certo che con il suo arrivo avrebbe portato a Roma
la pienezza delle benedizioni di
Cristo.
E così sarà… ma in un modo che Paolo non aveva pensato!
***
Or il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.
Paolo parla con cuore esultante della sua futura visita a Roma, ma quando
parla del suo imminente viaggio verso Gerusalemme
si mostra preoccupato per due
motivi specifici:
Paolo ha già provato tante volte e in tanti modi
l'odio crescente dei giudei
verso di lui e questo suo avvicinarsi a Gerusalemme, lo rende pensieroso.
Il dono stesso che egli porta ai cristiani poveri di Gerusalemme, sarà bene
accolto?
Dati i pregiudizi di molti giudei-cristiani contro di lui, egli non ne è
pienamente certo.
Le preoccupazioni che lo assalgono pensando al suo viaggio di Gerusalemme,
lo spingono a domandare, con tutto il cuore, l'assistenza,
nel combattimento spirituale in suo
favore, delle
preghiere dei suoi fratelli
ed in particolare per il pericolo che egli vede e che si dimostrerà più che
fondato… …
perché io sia liberato dagli increduli di Giudea.
Egli sa che dei nemici lo attendono…
sono i giudei increduli che si
oppongono all’invito divino del Vangelo e che lo odiano a morte e lo
hanno seguito in tutti i suoi viaggi per ostacolare la predicazione del
Vangelo, ma sono anche i pregiudizi
dei giudeo-cristiani a suo riguardo che lui teme possano fare mancare in
parte lo scopo che egli si è proposto.
Egli è pronto alla lotta
ma
chiede aiuto ai fratelli e
l'arma che essi hanno è
la preghiera in suo favore ed
in questa sua
richiesta di aiuto in preghiera
ci ricorda il Signore Gesù quando cercò l'aiuto dei propri discepoli nel
Getsemani:
Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai
discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». E, presi
con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e
angosciato. Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale;
rimanete qui e vegliate con me».
E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e
dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma
pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».
Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati.
E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora
sola?
Vegliate e pregate,
affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è
debole».
Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è
possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia
fatta la tua volontà».
E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti.
(Matteo 26:36-43)
La preghiera è la grande arma che Paolo usa e chiede di usare di fronte
all'inimicizia del mondo ed ai pregiudizi dei fratelli;
per lui
pregare è combattere e
chi prega per lui combatte con lui.
Questa non è la preghiera delle
molte parole,
delle distratte ripetizioni,
come fanno i pagani… …è la
preghiera del cuore, la preghiera umile, insistente, perseverante.
Più tardi, dopo aver passato tutte le vicissitudini e le prove… egli
scriverà da Roma ai Filippesi:
Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto
contribuito al progresso del vangelo; al punto che a tutti quelli del
pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo;
e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene,
hanno avuto più ardire nell'annunciare senza paura la parola di Dio.
Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce
ne sono anche altri che lo predicano di buon animo.
Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del
vangelo; ma quelli annunciano Cristo con spirito di rivalità, non
sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene.
Che importa?
Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo
mi rallegro, e mi rallegrerò ancora; so infatti che ciò tornerà a mia
salvezza, mediante le vostre suppliche e l'assistenza dello Spirito di Gesù
Cristo, secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da
vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo
sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti
per me il vivere è Cristo e il morire guadagno.
(Filippesi 1:12-21)
***
CONCLUSIONE
Paolo per questo motive ha ritenuto utile
ricordare arditamente i punti
sopra descritti ai fratelli di Roma.
Lo scopo
della lettera di Paolo ai fratelli di Roma non è solo quello di fare
conoscere teoricamente il piano di Dio, descrivendolo nelle sue meraviglie…
ma di porre le premesse per l’opera
di rinnovamento della mente e della trasformazione di tutto il loro essere
in una offerta gradita a Dio.
Paolo ha dei desideri… ma la volontà
di Dio è prioritaria… egli vuole servire secondo la volontà di Dio (da
buon
discepolo di Gesù – cfr
Giovanni 6:38)… e fino a quel momento non gli è stato possibile soddisfare i
suoi progetti… ancora adesso, ritiene più prioritario rendere un servizio
assistenziale… non sapendo che questo è il percorso che il Signore ha scelto
per condurlo proprio a Roma.
Paolo teme
gli increduli della Giudea…
ed ha ragione di temerli… per questo chiede aiuto ai fratelli in questo
combattimento spirituale… ma egli teme ancora di più il suo Signore e Lo
seguirà a qualunque prezzo, sapendo che vivo o morto Egli sarà con lui.