Salmo 141 - Davide e la violenza

 

   

 

Il riferimento al contesto:

A Maon c'era un uomo, che aveva i suoi beni a Carmel; era molto ricco, aveva tremila pecore e mille capre, e si trovava a Carmel per la tosatura delle sue pecore.

Quest'uomo si chiamava Nabal, e il nome di sua moglie era Abigail, donna di buon senso e di bell'aspetto; ma l'uomo si comportava con durezza e con malvagità; discendeva da Caleb.

Davide, avendo saputo nel deserto che Nabal tosava le sue pecore, gli mandò dieci giovani, ai quali disse: «Salite a Carmel, andate da Nabal, salutatelo a nome mio, e dite così: "Salute! Pace a te, pace alla tua casa e pace a tutto quello che ti appartiene!

Ho saputo che hai i tosatori; ora, i tuoi pastori sono stati con noi e noi non abbiamo fatto loro nessuna offesa.

Nulla è stato loro portato via per tutto il tempo che sono stati a Carmel.

Domandalo ai tuoi servi ed essi te lo confermeranno.

Questi giovani trovino dunque grazia agli occhi tuoi, poiché siamo venuti in giorno di gioia; e da', ti prego, ai tuoi servi e al tuo figlio Davide ciò che avrai fra le mani"».

Quando i giovani di Davide arrivarono, ripeterono a Nabal tutte queste parole in nome di Davide, poi tacquero.

Ma Nabal rispose ai servi di Davide, e disse: «Chi è Davide? E chi è il figlio d'Isai?

Sono molti, oggi, i servi che scappano dai loro padroni!

Io dovrei prendere il mio pane, la mia acqua e la carne che ho macellata per i miei tosatori, per darli a gente che non so da dove venga?»

I giovani ripresero la loro strada, tornarono e andarono a riferire a Davide tutte queste parole.

Allora Davide disse ai suoi uomini: «Ognuno di voi prenda la sua spada!»

E ciascuno di essi prese la sua spada; anche Davide prese la sua, e salirono dietro a Davide circa quattrocento uomini; duecento rimasero presso i bagagli.

Abigail, moglie di Nabal, fu informata della cosa da uno dei suoi servi, che le disse: «Davide ha inviato dal deserto dei messaggeri per salutare il nostro padrone ed egli li ha trattati male.

Eppure, quella gente è stata molto buona verso di noi; noi non abbiamo ricevuto nessuna offesa e non ci hanno portato via nulla per tutto il tempo che siamo stati con loro, quando eravamo nei campi.

Di giorno e di notte sono stati per noi come una muraglia, per tutto il tempo che siamo stati con loro pascolando le greggi.

Ora dunque rifletti e vedi quel che tu debba fare; poiché un guaio certamente avverrà al nostro padrone e a tutta la sua casa; ed egli è un uomo così malvagio, che non gli si può parlare».

Allora Abigail prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque montoni pronti da cuocere, cinque misure di grano arrostito, cento grappoli d'uva passa e duecento masse di fichi e caricò ogni cosa sugli asini.

Poi disse ai suoi servi: «Andate davanti a me; io vi seguirò».

Ma non disse nulla a Nabal suo marito.

Lei dunque, in groppa al suo asino, scendeva il monte per un sentiero coperto, quando apparvero Davide e i suoi uomini che scendevano di fronte a lei, e li incontrò.

Or Davide aveva detto: «Ho dunque protetto invano tutto ciò che costui aveva nel deserto, in modo che nulla è mancato di quanto possiede; ed egli mi ha reso male per bene. Così tratti Dio i nemici di Davide con il massimo rigore! Fra qui e lo spuntar del giorno, di tutto quello che gli appartiene non lascerò in vita un solo uomo».

Quando Abigail ebbe visto Davide, scese in fretta dall'asino e gettandosi con la faccia a terra, si prostrò davanti a lui.

Poi, gettandosi ai suoi piedi, disse: «Mio signore, la colpa è mia! Permetti che la tua serva parli in tua presenza e tu ascolta le parole della tua serva!

Ti prego, mio signore, non far caso di quell'uomo da nulla che è Nabal; poiché egli è quel che dice il suo nome; si chiama Nabal e in lui non c'è che stoltezza; ma io, la tua serva, non vidi i giovani mandati dal mio signore.

Ora dunque, mio signore, com'è vero che vive il SIGNORE e che anche tu vivi, il SIGNORE ti ha impedito di spargere sangue e di farti giustizia con le tue proprie mani.

I tuoi nemici e quelli che vogliono fare del male al mio signore siano come Nabal!

Adesso, ecco questo regalo che la tua serva porta al mio signore; sia dato ai giovani che seguono il mio signore.

Ti prego, perdona la colpa della tua serva, poiché per certo il SIGNORE renderà stabile la tua casa perché tu combatti le battaglie del SIGNORE e in tutto il tempo della tua vita non si è trovata malvagità in te.

Se mai sorgesse qualcuno a perseguitarti e ad attentare alla tua vita, la vita del mio signore sarà custodita nello scrigno dei viventi presso il SIGNORE, il tuo Dio; ma la vita dei tuoi nemici il SIGNORE la lancerà via, come dall'incavo di una fionda.

Quando il SIGNORE avrà fatto al mio signore tutto il bene che ti ha promesso e ti avrà stabilito come capo sopra Israele, il mio signore non avrà questo dolore e questo rimorso di avere sparso del sangue senza motivo e di essersi fatto giustizia da sé.

Quando il SIGNORE avrà fatto del bene al mio signore, ricòrdati della tua serva».

Allora Davide disse ad Abigail: «Sia benedetto il SIGNORE, il Dio d'Israele, che oggi ti ha mandata incontro a me!

Sia benedetto il tuo senno, e benedetta sia tu che oggi mi hai impedito di spargere del sangue e di farmi giustizia con le mie mani.

Poiché certo, come è vero che vive il SIGNORE, il Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti del male, se tu non ti fossi affrettata a venirmi incontro, fra qui e lo spuntar del giorno a Nabal non sarebbe rimasto un solo uomo».

Davide quindi ricevette dalle mani di lei quello che gli aveva portato e le disse: «Risali in pace a casa tua; vedi, io ho dato ascolto alla tua voce e ho avuto riguardo per te».

Abigail giunse da Nabal mentre egli faceva un banchetto in casa sua, un banchetto da re. Nabal aveva il cuore allegro, perché era completamente ubriaco; perciò lei non gli parlò di nulla, fino allo spuntar del giorno.

Ma la mattina, quando gli fu passata l'ubriachezza, la moglie raccontò a Nabal queste cose; allora gli si freddò il cuore ed egli rimase come di pietra.

Circa dieci giorni dopo, il SIGNORE colpì Nabal ed egli morì.

Quando Davide seppe che Nabal era morto, disse: «Sia benedetto il SIGNORE, che mi ha reso giustizia dell'oltraggio fattomi da Nabal, e ha preservato il suo servo dal fare del male! La malvagità di Nabal, il SIGNORE l'ha fatta ricadere sul capo di lui!»

Poi Davide mandò ad Abigail la proposta di diventare sua moglie.

I servi di Davide andarono da Abigail a Carmel e le parlarono così: «Davide ci ha mandati da te, perché vuole prenderti in moglie».

Allora lei si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: «Ecco, la tua serva farà da schiava, per lavare i piedi ai servi del mio signore».

Abigail si alzò in fretta, montò sopra un asino e, con cinque fanciulle, seguì i messaggeri di Davide e divenne sua moglie.

Davide sposò anche Ainoam di Izreel e tutt'e due furono sue mogli.

Intanto Saul aveva dato Mical sua figlia, moglie di Davide, a Palti, figlio di Lais, che era di Gallim

 (1 Samuele 25:2-44)

 

***

Il salmo:

Salmo di Davide.

SIGNORE, io t'invoco; affrèttati a rispondermi.

Porgi orecchio alla mia voce quando grido a te.

La mia preghiera sia in tua presenza come l'incenso, l'elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera.

SIGNORE, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l'uscio delle mie labbra.

Non inclinare il mio cuore ad alcuna cosa malvagia, per commettere azioni malvagie con i malfattori; e fa' che io non mangi delle loro delizie.

Mi percuota pure il giusto; sarà un favore; mi riprenda pure; sarà come olio sul capo; il mio capo non lo rifiuterà.

Io continuo a pregare mentre fanno il male.

I loro giudici saranno precipitati per il fianco delle rocce e si darà ascolto alle mie parole, perché sono piacevoli.

Come quando si ara e si rompe la terra, le nostre ossa sono sparse all'ingresso del soggiorno dei morti.

A te sono rivolti i miei occhi, o Dio, Signore; in te mi rifugio, non abbandonare l'anima mia.
Salvami dal laccio che mi hanno teso e dalle insidie dei malfattori.

Cadano gli empi nelle loro proprie reti, mentre io passerò oltre.

(Salmo 141)

 

***

Salmo di Davide.

Il desiderio di Davide espresso in questo salmo, dove lui, sulla base del contesto storico, riconosce di essere scampato alla colpa di volersi fare giustizia da sé verso il malvagio Nabal, è quello di presentare la sua preghiera come una offerta santa,  come l'incenso, le sue mani come il sacrificio della sera.

La sua vita stessa vorrebbe essere una offerta gradita a Dio, anticipando di più di un millennio l’apostolo Paolo quando scriverà ai fratelli di Roma:

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. (Romani 12:1)

 

Possiamo quindi vedere come l’esperienza di Nabal abbia lasciato un segno indelebile nella vita Davide, che ha una volta ancora imparato come comportarsi davanti alle provocazioni violente degli stolti (come Nabal) davanti alla volontà di Dio:

Chi è Davide? E chi è il figlio d'Isai?

Sono molti, oggi, i servi che scappano dai loro padroni!

Io dovrei prendere il mio pane, la mia acqua e la carne che ho macellata per i miei tosatori, per darli a gente che non so da dove venga?

 

Nabal è l’immagine dello stolto in tutto il suo “splendore”:

   - egli non riconosce la volontà di Dio, quindi Dio stesso;

- egli vede nella volontà di Dio una semplice forza di opposizione al potere temporale;

  - egli chiama “suo” il pane, l’acqua, la carne, non come un dono di Dio.

 

Possiamo dividere questo salmo in tre sezioni:

 

- L’OFFERTA DELLA SERA (versi 1-2)

 

- LA PREGHIERA PER LA SANTIFICAZIONE (versi 3-7)

 

- LA PREGHIERA PER LA PROTEZIONE (versi 8-10) 

 

***

L’OFFERTA DELLA SERA (versi 1-2)

 

SIGNORE, io t'invoco; affrèttati a rispondermi.

Porgi orecchio alla mia voce quando grido a te.

La mia preghiera sia in tua presenza come l'incenso, l'elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera.

 

SIGNORE, io t'invoco; affrèttati a rispondermi. Porgi orecchio alla mia voce quando grido a te…

Davide sa molto bene che l’Eterno risponde alle preghiere dei giusti, per questo richiede una risposta, per avere la conferma di esserGli gradito.

Il rapporto tra l’orecchio di Dio e voce dell’uomo è un rapporto più volte affrontato nella Scrittura e tutte le volte ciò che rende “Dio sordo” è il peccato dell’uomo:

 

Il popolo ribelle:

Il SIGNORE mi disse: «Di' loro: "Non salite e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sareste sconfitti davanti ai vostri nemici"».

Io ve lo dissi, ma voi non mi deste ascolto; anzi foste ribelli all'ordine del SIGNORE, foste presuntuosi e vi metteste a salire verso i monti.

Allora gli Amorei, che abitano quella zona montuosa, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api, e vi batterono da Seir fino a Corma.

Voi tornaste e piangeste davanti al SIGNORE, ma il SIGNORE non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse orecchio.

Così rimaneste in Cades molti giorni;

voi sapete bene quanti giorni vi siete rimasti. (Deuteronomio 1:42-46)

 

…anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. (Isaia 1:15)

 

Ecco, la mano del SIGNORE non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto. Le vostre mani infatti sono contaminate dal sangue, le vostre dita dall'iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogna, la vostra lingua sussurra perversità. Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con verità; si appoggiano su ciò che non è, dicono menzogne, concepiscono il male, partoriscono l'iniquità. Covano uova di serpente, tessono tele di ragno; chi mangia le loro uova muore, e l'uovo che uno schiaccia, dà fuori una vipera.

Le loro tele non diventeranno vestiti, né costoro si copriranno delle loro opere; le loro opere sono opere d'iniquità, nelle loro mani vi sono atti di violenza.

I loro piedi corrono al male, essi si affrettano a spargere sangue innocente; i loro pensieri sono pensieri iniqui, la desolazione e la rovina sono sulla loro strada.

 (Isaia 59:1-7)

 

Anche il saggio Eliù lo disse:

Si grida per le molte oppressioni, si alzano lamenti per la violenza dei grandi; ma nessuno dice: "Dov'è Dio, il mio Creatore, che nella notte ispira canti di gioia, che ci fa più intelligenti delle bestie dei campi e più saggi degli uccelli del cielo?"

Là gridano, ma egli non risponde, a motivo della superbia dei malvagi.

Certo, Dio non dà ascolto a lamenti vani;

 l'Onnipotente non ne fa caso… (Giobbe 35:9-13)

 

Dio invece dimostra di avere “un ottimo udito”, quando il giusto prega secondo la Sua Volontà, la Sua Gloria e per il Suo Onore:

 

Il giusto Ezechia:

Ezechia pregò davanti al SIGNORE dicendo: «SIGNORE, Dio d'Israele, che siedi sopra i cherubini, tu solo sei il Dio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra.

SIGNORE, porgi l'orecchio, e ascolta! SIGNORE, apri gli occhi, e guarda! Ascolta le parole che Sennacherib ha mandate per insultare il Dio vivente!

È vero, SIGNORE; i re d'Assiria hanno devastato le nazioni e i loro paesi, e hanno dato alle fiamme i loro dèi; perché quelli non erano dèi; erano opera di mano d'uomo: legno e pietra; li hanno distrutti.

Ma ora, SIGNORE nostro Dio, salvaci, te ne supplico, dalla sua mano, affinché tutti i regni della terra riconoscano che tu solo, SIGNORE, sei Dio

Allora Isaia, figlio di Amots, mandò a dire a Ezechia: «Così dice il SIGNORE, Dio d'Israele: Ho udito la preghiera che mi hai rivolta riguardo a Sennacherib, re d'Assiria. (2 Re 19:15-20)

 

L’amato Daniele:

Ora, o Dio nostro, ascolta la preghiera e le suppliche del tuo servo; per amor tuo, Signore, fa' risplendere il tuo volto sul tuo santuario che è desolato!

O mio Dio, inclina il tuo orecchio e ascolta! Apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni, guarda la città sulla quale è invocato il tuo nome; poiché non ti supplichiamo fondandoci sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia.

Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio per amore di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo". (Daniele 9:17-19)

 

Mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell'uomo, Gabriele, che avevo visto prima nella visione, mandato con rapido volo, si avvicinò a me all'ora dell'offerta della sera. Egli mi rivolse la parola e disse: "Daniele, io sono venuto perché tu possa comprendere. Quando hai cominciato a pregare, c'è stata una risposta e io sono venuto a comunicartela, perché tu sei molto amato. (Daniele 9:21-23)

 

Ascolta la preghiera (il desiderio) degli umili:

O SIGNORE, tu esaudisci il desiderio degli umili; tu fortifichi il cuor loro, porgi il tuo orecchio per render giustizia all'orfano e all'oppresso, affinché l'uomo, che è fatto di terra, cessi d'incutere spavento. (Salmo 10:17-18)

 

…La mia preghiera sia in tua presenza come l'incenso…

 

Il desiderio di Davide è che la sua preghiera giunga a Dio come l’incenso che veniva bruciato nel tabernacolo, troviamo delle interessanti descrizioni di questo incenso:

Esso fu un elemento delle offerte volontarie gradite a Dio per la costruzione del tabernacolo:

Il SIGNORE parlò a Mosè e disse: «Di' ai figli d'Israele che mi facciano un'offerta. Accetterete l'offerta da ogni uomo che sarà disposto a farmela di cuore.

Questa è l'offerta che accetterete da loro: oro, argento e bronzo; stoffe di colore violaceo, porporino, scarlatto; lino fino e pelo di capra; pelli di montone tinte di rosso, pelli di delfino e legno d'acacia; olio per il candelabro, aromi per l'olio dell'unzione e per l'incenso aromatico; pietre d'ònice e pietre da incastonare per l'efod e il pettorale.  (Esodo 25:1-7)

 

L’incenso era da bruciare sull’altare dei profumi secondo precise istruzioni:

Farai pure un altare per bruciarvi sopra il profumo; lo farai di legno d'acacia.

La sua lunghezza sarà di un cubito; la sua larghezza, di un cubito; sarà quadrato e avrà un'altezza di due cubiti; i suoi corni saranno tutti d'un pezzo con esso.

Rivestirai d'oro puro il disopra, i suoi lati tutt'intorno, i suoi corni; gli farai una ghirlanda d'oro intorno.

Gli farai due anelli d'oro sotto la ghirlanda, ai suoi due lati; li metterai ai suoi due lati, per passarvi le stanghe che serviranno a portarlo.

Farai le stanghe di legno d'acacia e le rivestirai d'oro.

Collocherai l'altare davanti al velo che è davanti all'arca della testimonianza, di fronte al propiziatorio che è sopra la Testimonianza, dove io mi incontrerò con te.

Aaronne vi brucerà sopra dell'incenso aromatico; lo brucerà ogni mattina, quando riordinerà le lampade.

Quando Aaronne accenderà le lampade sull'imbrunire, lo farà bruciare; sarà il profumo quotidiano davanti al SIGNORE, di generazione in generazione.

Non offrirete su di esso incenso profano, né olocausto, né oblazione e non vi farete libazioni.

Una volta all'anno Aaronne farà l'espiazione sui corni di esso; con il sangue del sacrificio di espiazione per il peccato vi farà sopra l'espiazione una volta all'anno, di generazione in generazione. Sarà cosa santissima, sacra al Signore. (Esodo 30:1-10)

 

Venne correttamente usato durante la consacrazione del tabernacolo:

Poi mise l'altare d'oro nella tenda di convegno, davanti al velo e vi bruciò sopra l'incenso aromatico, come il SIGNORE aveva ordinato a Mosè. (Esodo 40:26-27)

 

I figli di Aaronne furono arsi vivi per avere “bruciato incenso non consacrato”:

Nadab e Abiu, figli d'Aaronne, presero ciascuno il suo turibolo, vi misero dentro del fuoco, vi posero sopra dell'incenso, e offrirono davanti al SIGNORE del fuoco estraneo, diverso da ciò che egli aveva loro ordinato.

Allora un fuoco uscì dalla presenza del SIGNORE e li divorò; così morirono davanti al SIGNORE. (Levitico 10:1-2)

 

Fu oggetto delle offerte dei capi di ogni tribù per la dedicazione del tabernacolo (cfr Numeri 7).

 

Fu oggetto di giudizio circa i veri uomini di Dio all’interno del popolo insorto contro Mosè ed Aaronne (cfr Numeri 16).

 

E’ uno dei profumi usato dalla sposa nel cantico dei cantici:

Chi è colei che sale dal deserto, simile a colonne di fumo, profumata di mirra e d'incenso e d'ogni aroma dei mercanti? (Cantico dei cantici 3:6)

 

Gli israeliti lo usavano nelle loro adorazioni apostate, anche davanti al serpente di rame frantumato da Ezechia (cfr 2 Re 18:1-4) e Dio disprezzò l’offerta di incenso per mezzo di mani impure:

Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici?, dice il SIGNORE; io sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri, io non lo gradisco.

Quando venite a presentarvi davanti a me, chi vi ha chiesto di contaminare i miei cortili?

Smettete di portare offerte inutili; l'incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni, io non posso sopportare l'iniquità unita all'assemblea solenne.

L'anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco di portare.

Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. (Isaia 1:11-15)

 

Che m'importa dell'incenso che viene da Seba, della canna odorosa che viene dal paese lontano?

I vostri olocausti non mi sono graditi, i vostri sacrifici non mi piacciono. (Geremia 6:20)

 

Zaccaria, il padre di Giovanni il battista era intento ad offrire il profumo quando l’angelo gli comunicò della nascita del profeta più grande di sempre (cfr Luca 1:8-10)

L’offerta dell’incenso era quindi un momento particolarmente importante, esso rappresentava la preghiera del popolo alzata verso Dio in segno di adorazione.

 

…l'elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera.

Gli ebrei usavano pregare con le mani alzate e ben aperte, per mostrarle a Dio, ben sapendo che Dio avrebbe gradito le mani pure, per questo Paolo scrive:

Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute. (1 Timoteo 2:8)

 

E anche qui Davide si rifà all’immagine dell’offerta serale dell’incenso.

Ma come avrebbe potuto elevare le sue mani davanti al Signore se si fosse macchiato del sangue della vita di Nabal, se non avesse atteso la manifestazione della Giustizia di Dio ma si fosse fatto giustizia da sé?

 

***

LA PREGHIERA PER LA SANTIFICAZIONE (versi 3-7)

 

SIGNORE, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l'uscio delle mie labbra.

Non inclinare il mio cuore ad alcuna cosa malvagia, per commettere azioni malvagie con i malfattori; e fa' che io non mangi delle loro delizie.

Mi percuota pure il giusto; sarà un favore; mi riprenda pure; sarà come olio sul capo; il mio capo non lo rifiuterà.

Io continuo a pregare mentre fanno il male.

I loro giudici saranno precipitati per il fianco delle rocce e si darà ascolto alle mie parole, perché sono piacevoli.

Come quando si ara e si rompe la terra, le nostre ossa sono sparse all'ingresso del soggiorno dei morti.

 

Davide sa che per essere in Sua presenza come l'incenso, deve innanzi tutto avere labbra pure per non contaminare la preghiera, e per questo chiede a Dio di porre una guardia davanti alla sua bocca e sorvegliare l'uscio delle sue labbra.

Davide sa ancora che per elevare delle mani pure, deve astenersi da ogni tipo di male, e per questo chiede a Dio di non inclinare il suo cuore ad alcuna cosa malvagia, per commettere azioni malvagie con i malfattori e mangiare delle loro delizie.

 

In altre parole Davide sta chiedendo a Dio la forza di non imitare Nabal…

fa' che io non mangi delle loro delizie

 

Il concetto che Dio possa inclinare il cuore dell’uomo al male, fondamentalmente ci turba, ma è così?

Gesù stesso, insegnandoci a pregare, disse:

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra. 

Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimettici i nostri debiti

 come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione,

 ma liberaci dal maligno. (Matteo 6:9-13)

 

E’ una richiesta che ha suscitato qualche imbarazzo nei credenti soprattutto perché non si accetta facilmente l’idea che Dio possa indurre in tentazione qualcuno.

Considerando anche queste obiezioni, la CEI nel 2008 ha aggiornato la traduzione di questa richiesta in:non ci abbandonare alla tentazione…”.

In tale modo si è forse pensato di sollevare Dio dal ruolo imbarazzante di spingere l’uomo a compiere il male, un ruolo che ben si addice invece al diavolo, essendo egli maestro in questo campo.

Del resto, affermare che Dio non può indurre in tentazione, lo si fa a ragion veduta, ci sono alcuni testi della Scrittura che sembrerebbero sostenere questa incompatibilità ed il più noto è quello che leggiamo nella lettera di Giacomo:

Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. 

Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte. (Giacomo 1:13-15)

 

Giacomo è molto chiaro: nessuno può fare simili ragionamenti nel tentativo illusorio di sbarazzarsi delle proprie responsabilità riguardo al peccato, tuttavia nella Scrittura compaiono anche passi di segno diverso che richiamano una linea di pensiero forse meno conosciuta ma che è presente soprattutto nell’Antico Testamento.

Possiamo vedere per esempio:

- nel racconto del libro dell’Esodo, dove si dice che Dio indurì il cuore del Faraone affinché non lasciasse liberi gli Israeliti di partire (cfr Esodo 4:21; 7:3; 14:4-17).

- in Saul assalito da uno spirito maligno da parte del Signore (cfr 1 Samuele 16:14:23; 18:10; 19:9-20).

 

C’è poi il passo della lettera ai Romani, in cui Paolo spiega come Israele rifiuti di credere in Cristo, a causa di un indurimento del cuore che rientra nei piani di Dio in vista della salvezza finale di tutte le genti (cfr Romani 11:25).

 

Abbiamo ancora l’azione del Signore negli ultimi tempi, quando effettivamente manderà una maledizione in tal senso (con segni e prodigi) sopra coloro che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nell'iniquità:

La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d'inganno e d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati.

Perciò Dio manda loro una potenza d'errore perché credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nell'iniquità, siano giudicati. (2 Tessalonicesi 2:9-12)

 

Dio quindi in qualche modo accentua, mette in luce, l’inclinazione di ciascuno, proprio come con la Legge che, come insegna Paolo ai romani è intervenuta a moltiplicare la trasgressione, a abbondare il peccato (cfr Romani 5:20), affinché per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante (cfr Romani 7:13)

 

In altre parole si direbbe che Dio sia coinvolto in alcuni eventi negativi ma sempre in vista di un obiettivo finale positivo, come se Dio permettesse che un’azione negativa avvenga, oppure la causasse lui stesso, in quanto funzionale al suo piano di salvezza, o di perdizione nel caso di coloro che si ostinano a rifiutare la mano di Dio!

 

Dobbiamo inoltre ricordare che il termine greco peirasmos ha un duplice significato: significa sia prova, sia tentazione.

Anche nella lingua italiana i due termini possono essere usati come sinonimi (provare e tentare, prova e tentativo).

È evidente comunque che prova e tentazione non sono due termini identici.

Nell’immaginario comune la prova è qualcosa legata alla fatica, al sacrificio, al dolore, alla sofferenza, all’impegno, cioè è collegata al tema della volontà (bisogna lottare nella prova, e resistere con una volontà tenace), e per questo noi non amiamo essere messi alla prova.

La tentazione, invece, sembrerebbe più legata al tema della seduzione e quindi del desiderio.

Ora se è difficile accettare l’idea che Dio tenti l’uomo spingendolo al male, è assai più plausibile che Dio permetta che i fedeli siano sottoposti a prove, cioè alle difficoltà e alle fatiche cui spesso è chiamato chi vuole compiere il bene.

C’è tuttavia una relazione tra prova e tentazione, sono come due facce di una stessa medaglia. 

Una risposta possiamo trovarla nella tentazione estrema del Signore Gesù, addentriamoci in quella scena drammatica del Getsemani quando Gesù dice al Padre:

Se è possibile allontana da me questo calice, ma non la mia ma la tua volontà...

 

Ecco, il “non indurci in tentazione” è un’invocazione per dire: “Padre se è possibile allontana da noi questo calice”.

Quella notte Gesù dice a Pietro, Giacomo e Giovanni: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione”, e loro cosa fanno? Dormono, né vegliano, né pregano, dormono.

Solo Gesù veglia e prega e infatti non cade in tentazione, ma i discepoli cedono, non ce la fanno a resistere alla prova.

 

Possiamo allora chiederci: 

Perché dobbiamo essere sottoposti alla prova e alla tentazione?

 

La risposta ce la da la stessa Scrittura, per mezzo dell’apostolo Pietro (che nel Getsemani non aveva superato la prova):

…voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo. (1 Pietro 1:6-7)

 

La tentazione, affrontata e superata dal discepolo che ha combattuto secondo le regole (cfr. 2 Ti 2:5), porta a galla tutte le brutture che la persona non sa neppure di avere nel profondo della sua anima ed in tal modo facilita la loro eliminazione.

Dio, comunque, pur permettendo la prova e quindi la tentazione, in considerazione della nostra debolezza, stabilisce un rigido confine oltre in quale Satana non ci può colpire (cfr Giobbe 1:2; 2:6):

Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare. (1 Corinzi 10:13)

 

Non dobbiamo quindi chiedere di essere risparmiati dalla tentazione, ma semplicemente di uscirne vittoriosi.

Gesù Cristo, come abbiamo visto, invita i suoi discepoli a pregare per avere la forza di non soccombere nel momento in cui Satana si fa vicino per sedurre e per colpire.

Questo fatto ci rende consapevoli che la seduzione del maligno non può essere affrontata solo con le nostre forze, non abbiamo alcuna possibilità di vincerla se Dio non è vicino a noi

 

…Mi percuota pure il giusto; sarà un favore; mi riprenda pure; sarà come olio sul capo; il mio capo non lo rifiuterà.

 

Desiderando profondamente di essere gradito a Dio, come l’incenso, come l’offerta della sera…

 

…valutando come il peccato sia invece un vero e proprio “tappo” nelle orecchie di Dio e considerando come questo, in caso di impenitenza, porti ad attirarsi l’ira di Dio fino al punto di subire il Suo abbandono (cfr Romani 1:18-25) e una Sua spinta verso la rovina, Davide è come se chiedesse di essere piuttosto sottoposto ad una spietata disciplina che essere ignorato da Dio, è come se dicesse: Riempimi di botte ma tienimi con Te!

 

Abbiamo qui una bellissima dichiarazione di un uomo che ricerca ed ama la Giustizia, l’abbiamo già visto in altri salmi, ma qui Davide dichiara che la correzione (anche fisica e brutale), sarà un favore, la riprensione sarà come olio sul capo, una unzione!

 

Per questo dobbiamo imparare a vedere con occhi “spirituali” la correzione dei nostri fratelli, altro che ”non giudicarmi”, Paolo insegna che dobbiamo ammonirci (e quindi giudicarci) a vicenda:

Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi a vicenda. (Romani 15:14)

 

Ed egli stesso ammonisce i fratelli di Corinto:

Vi scrivo queste cose non per farvi vergognare,

ma per ammonirvi come miei cari figli. (1 Corinzi 4:14)

 

E dichiara ai fratelli di Efeso:

Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi, servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei; e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunciate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, e ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo

Perciò io dichiaro quest'oggi di essere puro del sangue di tutti; perché non mi sono tirato indietro dall'annunciarvi tutto il consiglio di Dio…

…Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime. (tratto da Atti 20:18-31)

 

L’Ecclesiaste infatti scrive:

Vale più udire la riprensione del saggio,

che udire la canzone degli stolti. (Ecclesiaste 7:5)

 

Sapendo che:

Chi tiene conto della correzione, segue il cammino della vita;

ma chi non fa caso della  riprensione, si smarrisce. (Proverbi 10:17)

 

Chi ama la correzione ama la scienza,

 ma chi odia la riprensione è uno stupido. (Proverbi 12:1)

 

Ad incoraggiarci ad agire reciprocamente in questo modo molto spesso “difficile”, Giacomo scrive ancora:

Fratelli miei, se qualcuno tra di voi si svia dalla verità e uno lo riconduce indietro, costui sappia che chi avrà riportato indietro un peccatore dall'errore della sua via salverà l'anima del peccatore dalla morte e coprirà una gran quantità di peccati. (Giacomo 5:19-20)

 

Spesso pensiamo semplicemente di “pregare” per i disordinati, Paolo ci insegna:

Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti. (1 Tessalonicesi 5:14)

Inoltre il “giudicarci” ed “ammonirci” a vicenda serve anche per auto-disciplinarci!

 

…Io continuo a pregare mentre fanno il male.

La perseveranza nella preghiera, anche senza vedere risultati, è fondamentale!

Più volte siamo esortati in tal senso:

Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l'ospitalità. (Romani 12:11-13)

 

Perseverate nella preghiera,

vegliando in essa con rendimento di grazie. (Colossesi 4:2)

 

non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. (1 Tessalonicesi 5:17-18)

 

…I loro giudici saranno precipitati per il fianco delle rocce e si darà ascolto alle mie parole, perché sono piacevoli.

 

La fine degli empi è impietosa, i loro giudici saranno precipitati per il fianco delle rocce, perché nella manifestazione della Giustizia si darà ascolto alle parole di Giustizia, sono piacevoli.

 

…Come quando si ara e si rompe la terra, le nostre ossa sono sparse all'ingresso del soggiorno dei morti.

 

Davide descrive la persecuzione subita in un modo scenografico, le ossa sparse in un terreno da concimare, agli occhi fisici Paolo definisce così se stesso e i suoi collaboratori:

…noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e senza fissa dimora, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti. (2 Corinzi 4:11-13)

 

***

LA PREGHIERA PER LA PROTEZIONE (versi 8-10) 

 

A te sono rivolti i miei occhi, o Dio, Signore;

in te mi rifugio, non abbandonare l'anima mia.

Salvami dal laccio che mi hanno teso e dalle insidie dei malfattori.

Cadano gli empi nelle loro proprie reti, mentre io passerò oltre.

 

Con le sue labbra e le sue mani sottoposte all’esame divino, Davide implora l’aiuto di Dio, rivolge i suoi occhi verso di Lui, si rifugia in Lui.

Egli sa che i malfattori hanno teso delle trappole, delle insidie, dei lacci, delle reti, ma sa altresì che con l’aiuto di Dio passerà oltre, e vedrà i malvagi presi nelle loro stesse reti.

 

***

CONCLUSIONE

Dio è Puro, e chi si avvicina a Lui deve essere Puro, della Purezza divina (non umana), non saranno i santi fatti dagli uomini (secondo i loro parametri di santità) che potranno presentarsi davanti a Lui, lo saranno i santi fatti da Lui!

 

Il desiderio di Davide è quello di potersi presentate davanti a Dio, come l’incenso (figura ai suoi tempi dell’adorazione nel luogo santo), alzando mani pure, nello stesso tempo egli riflette sull’esperienza di Nabal, un uomo ricco, duro e malvagio, davanti al quale nessuno trova grazia, nella sua arroganza egli considera i beni suoi, non un dono di Dio, che si sollazza in pranzi da re.

 

Tutto questo in Davide suscita un desiderio di farsi giustizia, di “aggiustare il mondo” a modo suo, usando ancora più violenza di quanta ne abbia usata verbalmente Nabal.

 

Dio, che conosceva il desiderio intimo di Davide, manda provvidenzialmente incontro a lui, Abigail, donna saggia che intercede per il marito stolto, assumendosene la colpa per la mancata sorveglianza, questa donna incarna la misericordia di Dio per Davide!

 

Una rovinosa caduta di Davide in questa fase della sua vita avrebbe probabilmente macchiato indelebilmente la sua ascesa al trono, Dio veglia sui giusti!

 Gianni Marinuzzi