Salmo 142 - Davide risparmia la vita a Saul (3)

 

   

Il riferimento al contesto:

Davide salì di là e abitò nelle fortezze di En-Ghedi.

Quando Saul tornò dall'inseguimento dei Filistei, vennero a dirgli: «Davide è nel deserto di En-Ghedi».

Allora Saul prese tremila uomini, scelti fra tutto Israele, e andò in cerca di Davide e della sua gente fin sulle rocce delle capre selvatiche; e giunse ai recinti di pecore che erano presso la via; là vi era una caverna, nella quale Saul entrò per fare i suoi bisogni. Davide e la sua gente erano in fondo alla caverna.

La gente di Davide gli disse: «Ecco il giorno nel quale il SIGNORE ti dice: "Vedi, io ti do in mano il tuo nemico; fa' di lui quello che ti piacerà"».

Allora Davide si alzò e, senza farsi scorgere, tagliò il lembo del mantello di Saul.

Ma dopo, il cuore gli batté per aver tagliato il lembo del mantello di Saul.

Davide disse alla gente: «Mi guardi il SIGNORE dall'agire contro il mio re, che è l'unto del SIGNORE, e dal mettergli le mani addosso; poiché egli è l'unto del SIGNORE».

Con queste parole Davide frenò la sua gente e non le permise di gettarsi su Saul.

Saul si alzò, uscì dalla caverna e continuò il suo cammino.

Poi anche Davide si alzò, uscì dalla caverna e gridò dietro a Saul, dicendo: «O re, mio signore!» Saul si voltò indietro e Davide s'inchinò con la faccia a terra e si prostrò.

Davide disse a Saul: «Perché dai retta alle parole della gente che dice: "Davide cerca di farti del male?" Ecco, in questo giorno tu vedi con i tuoi occhi che oggi il SIGNORE ti aveva dato nelle mie mani in quella caverna; qualcuno mi disse di ucciderti, ma io ti ho risparmiato e ho detto: Non metterò le mani addosso al mio signore, perché egli è l'unto del SIGNORE. Ora, padre mio, guarda qui nella mia mano il lembo del tuo mantello. Se ti ho tagliato il lembo del mantello e non ti ho ucciso, puoi da questo vedere chiaramente che non c'è nella mia condotta malvagità né ribellione e che io non ho peccato contro di te, mentre tu mi tendi insidie per togliermi la vita!

Il SIGNORE sia giudice fra me e te e il SIGNORE mi vendichi di te; ma io non ti metterò le mani addosso. Dice il proverbio antico: "Il male viene dai malvagi!" Io quindi non ti metterò le mani addosso. Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi vai tu perseguitando? Un cane morto, una pulce. Sia dunque arbitro il SIGNORE e giudichi fra me e te; egli veda e difenda la mia causa e mi renda giustizia, liberandomi dalle tue mani».

Quando Davide ebbe finito di dire queste parole a Saul, Saul disse: «È questa la tua voce, figlio mio, Davide?» E Saul alzò la voce e pianse.

Poi disse a Davide: «Tu sei più giusto di me, poiché tu mi hai reso bene per male, mentre io ti ho reso male per bene. Tu hai mostrato oggi la bontà con la quale ti comporti verso di me; poiché il SIGNORE mi aveva dato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Se uno incontra il suo nemico, lascia forse che se ne vada in pace? Ti renda dunque il SIGNORE il contraccambio del bene che mi hai fatto oggi! Ora, ecco, io so che tu diventerai re, e che il regno d'Israele rimarrà stabile nelle tue mani. Giurami dunque nel nome del SIGNORE che non distruggerai la mia discendenza dopo di me e che non estirperai il mio nome dalla casa di mio padre».

Davide lo giurò a Saul. Poi Saul andò a casa sua e Davide e la sua gente risalirono al loro rifugio.

 (1 Samuele 24)

 

Gli Zifei andarono da Saul a Ghibea e gli dissero: «Davide è nascosto sulla collina di Achila di fronte al deserto!»

Allora Saul si levò e scese nel deserto di Zif.

Aveva con sé tremila uomini scelti d'Israele, per cercare Davide nel deserto di Zif.

Saul si accampò sulla collina di Achila che è di fronte al deserto, presso la strada.

Davide, che stava nel deserto, avendo saputo che Saul veniva nel deserto per cercarlo, mandò degli uomini in ricognizione e seppe con certezza che Saul era giunto.

Allora Davide si levò, venne al luogo dove Saul stava accampato e notò il luogo dov'erano coricati Saul e il capo del suo esercito, Abner, figlio di Ner.

Saul stava coricato nel parco dei carri e la sua gente era accampata intorno a lui.

Davide disse ad Aimelec, l'Ittita, e ad Abisai, figlio di Seruia, fratello di Ioab: «Chi vuole scendere con me, verso Saul, nel campo?» Abisai rispose: «Scenderò io con te».

Davide e Abisai dunque andarono di notte da quella gente; Saul era coricato e dormiva nel parco dei carri, con la sua lancia conficcata in terra, dalla parte della sua testa; e Abner e la sua gente gli stavano coricati intorno.

Allora Abisai disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo il tuo nemico nelle mani; ora lascia, ti prego, che io lo colpisca con la lancia e lo inchiodi in terra con un solo colpo e non ci sarà bisogno di un secondo».

Ma Davide disse ad Abisai: «Non ucciderlo! Chi potrebbe mettere le mani addosso all'unto del SIGNORE senza rendersi colpevole?»

Poi Davide aggiunse: «Com'è vero che il SIGNORE vive, il SIGNORE soltanto sarà colui che lo colpirà, sia che venga il suo giorno e muoia, sia che scenda in campo di battaglia e vi perisca.

Mi guardi il SIGNORE dal mettere le mani addosso all'unto del SIGNORE! Prendi ora soltanto, ti prego, la lancia che è vicino alla sua testa e la brocca dell'acqua e andiamocene».

Davide dunque prese la lancia e la brocca dell'acqua che Saul aveva vicino alla sua testa, e se ne andarono.

Nessuno lo vide, nessuno se ne accorse e nessuno si svegliò; tutti dormivano, perché il SIGNORE aveva fatto cadere su di loro un sonno profondo.

Poi Davide passò dalla parte opposta e si fermò in lontananza, in vetta al monte, a grande distanza da loro; e chiamò la gente di Saul e Abner, figlio di Ner, e disse: «Non rispondi tu, Abner?» Abner rispose e disse: «Chi sei tu che chiami il re?»

Davide disse ad Abner: «Non sei tu un valoroso? Chi è pari a te in Israele? Perché dunque non hai fatto buona guardia al re, tuo signore? Infatti uno del popolo è venuto per uccidere il re, tuo signore. Ciò che hai fatto non sta bene. Com'è vero che il SIGNORE vive, meritate la morte voi che non avete fatto buona guardia al vostro re, all'unto del SIGNORE! Ora guarda dov'è la lancia del re e dov'è la brocca dell'acqua che stava vicino alla sua testa!»

Saul riconobbe la voce di Davide e disse: «È questa la tua voce, figlio mio Davide?»

Davide rispose: «È la mia voce, o re, mio signore!»

Poi aggiunse: «Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che cosa ho fatto? Che male ho commesso? Ora dunque, si degni il re, mio signore, di ascoltare le parole del suo servo. Se è il SIGNORE colui che ti spinge contro di me, accetti egli un'oblazione!

Ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al SIGNORE, poiché mi hanno oggi scacciato per separarmi dall'eredità del SIGNORE, dicendomi: "Va' a servire dèi stranieri!" Non cada dunque il mio sangue in terra lontano dalla presenza del SIGNORE! Poiché il re d'Israele è uscito per andare in cerca di una pulce, come si va dietro a una pernice su per i monti».

Allora Saul disse: «Ho peccato; ritorna, figlio mio Davide; io non ti farò più alcun male, poiché oggi la mia vita è stata preziosa ai tuoi occhi; ecco, ho agito da stolto e ho commesso un grande errore».

Davide rispose: «Ecco la lancia del re; passi qua uno dei tuoi giovani a prenderla.

Il SIGNORE retribuirà ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà; poiché il SIGNORE ti aveva dato oggi nelle mie mani e io non ho voluto mettere le mani addosso all'unto del SIGNORE.

E come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così sarà preziosa la mia vita agli occhi del SIGNORE; egli mi libererà da ogni tribolazione».

Saul disse a Davide: «Sia tu benedetto, figlio mio Davide! Tu agirai da forte, e certamente porterai a buon fine la tua impresa».

Davide continuò per il suo cammino, e Saul tornò a casa sua.

(1 Samuele 26)

 

***

 Il salmo:

Cantico di Davide, quand'era nella spelonca. Preghiera.

Io grido con la mia voce al SIGNORE; con la mia voce supplico il SIGNORE.

Sfogo il mio pianto davanti a lui, espongo davanti a lui la mia tribolazione.

Quando lo spirito mio è abbattuto in me, tu conosci il mio sentiero.

Sulla via per la quale io cammino, essi hanno teso un laccio per me.

Guarda alla mia destra e vedi; non c'è nessuno che mi riconosca.

Ogni rifugio mi è venuto a mancare; nessuno si prende cura dell'anima mia.

Io grido a te, o SIGNORE.

Io dico: «Tu sei il mio rifugio, la mia parte nella terra dei viventi».

Sii attento al mio grido, perché sono ridotto agli estremi.

Liberami dai miei persecutori, perché sono più forti di me.

Libera l'anima mia dalla prigione, perché io celebri il tuo nome.

I giusti trionferanno con me, perché m'avrai colmato di beni.

(Salmo 142)

 

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Cantico di Davide, quand'era nella spelonca. Preghiera.

 Paolo ci insegna che tra fratelli dobbiamo parlarci anche con i cantici:

siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali

(Efesini 4:18-19)

 

Davide dalla sua esperienza travagliata… ha tratto un cantico… che ci parla ancora… che ci edifica… ascoltiamolo!

Un giorno probabilmente realizzeremo che molte delle nostre esperienze di vita… anche se apparentemente negative diventeranno un cantico di lode, che glorificherà il Signore per la Sua Bontà e la Sua Fedeltà!

In questo Salmo, Davide, nella sua situazione drammatica, implora il Signore di aiutarlo, ormai può confidare solo in Lui… nessun altro può essergli d’aiuto.

Egli si sente completamente inerme… i suoi “amici” gli suggeriscono di farsi giustizia da sé… ed in questo egli non vede un aiuto ma una tentazione… egli aspetta la liberazione di Dio, ma in questa attesa è solo.

Da un lato braccato da Saul che cerca di ucciderlo… dall’altro i suoi amici che lo spingono ad agire “carnalmente”… Davide chiede in tutto questo l’aiuto all’Eterno!

Questo Salmo si divide in tre sezioni:

 

- L’IMPLORAZIONE DI AIUTO (versi 1-2)

 

- IL LAMENTO (versi 3-4)

 

- LA RICHIESTA (versi 5-7)

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 - L’IMPLORAZIONE DI AIUTO (versi 1-2)

 

Io grido con la mia voce al SIGNORE; con la mia voce supplico il SIGNORE.

Sfogo il mio pianto davanti a lui, espongo davanti a lui la mia tribolazione.

 

La lotta interiore che sta vivendo Davide è una tribolazione, che lo porta a sfogare il  pianto davanti all’Eterno… a gridare con la sua voce… a supplicare l’Eterno!

Possiamo qui vedere come la richiesta di aiuto in preghiera comprende diversi aspetti:

- il grido con la propria voce

- la supplica con la propria voce

- lo sfogo di un pianto

- l’esposizione di una difficoltà

 

Non è il pianto, la supplica di un uomo che non è capace di difendersi… è il pianto, la supplica di un uomo che vuole camminare secondo il pensiero di Dio… che si muove nel timore dell’Eterno… che ricerca la Sua Gloria e non vuole disonorare in alcun modo il Suo Nome!

 

Tutto questo è una tribolazione… …una lotta contro tutto ciò che è carnale!

 

Davide avrebbe sicuramente potuto approfittare della situazione propizia per farsi giustizia… i suoi “amici” lo sostenevano… gliene davano anche una sorta di “spiegazione spirituale”: Ecco il giorno nel quale il SIGNORE ti dice: "Vedi, io ti do in mano il tuo nemico; fa' di lui quello che ti piacerà"

 

Ma Davide, dopo che tagliò il lembo del mantello di Saul, il cuore gli batté… per il timore di Dio!

Ed egli stesso fermò i suoi amici dicendo: Mi guardi il SIGNORE dall'agire contro il mio re, che è l'unto del SIGNORE, e dal mettergli le mani addosso; poiché egli è l'unto del SIGNORE.

 

La tentazione di risolvere la situazione da sé era forte… ma aspettare il Signore è stata la sua vittoria!

L’esperienza di Davide è simbolica in chiave profetica per l’agonia di Gesù nel Getsemani… nel giardino, Gesù stava per essere arrestato… avrebbe potuto liberarsi con la chiamata di “dodici legioni di angeli”… Pietro e i suoi discepoli ne avrebbero sicuramente gioito (e sostenuto nella lotta carnale… Pietro aveva già sguainato la spada) e gli avrebbero suggerito che quella era la giusta liberazione di Dioma Egli non avrebbe portato a termine la Giustizia di Dio!

 

***

 - IL LAMENTO (versi 3-4)

 

Quando lo spirito mio è abbattuto in me, tu conosci il mio sentiero.

Sulla via per la quale io cammino, essi hanno teso un laccio per me.

Guarda alla mia destra e vedi; non c'è nessuno che mi riconosca.

Ogni rifugio mi è venuto a mancare; nessuno si prende cura dell'anima mia.

 

Davide ha lo spirito abbattuto… lo scoraggiamento lo disorienta… ma egli continua a credere che anche nella sua confusione l’Eterno conosce il suo sentiero… è un sentiero, una via piena di insidie… lacci… tesi apposta per farlo inciamparein modo da non portare a termine ciò che l’Eterno ha stabilito.

Nella sua esposizione della tribolazione, Davide mostra a Dio la situazione:

alla sua destra… anche coloro che apparentemente lo riconoscono… non lo riconoscono in qualità di uomo di Dio… egli lo sostengono come sosterrebbero un qualsiasi altro re… non come colui che l’Eterno ha stabilito e che nessuno può sconfiggere… per questo lo incitano a farsi giustizia da sé.

 

A volte l’incoraggiamento degli “amici” può essere una tentazione… ad agire per la carne… anche se sostenuto legittimamente.

In questa sua lotta, Davide riconosce che ogni rifugio gli è venuto a mancare; nessuno si prende cura della sua anima (non della sua carne).

Sempre in chiave profetica possiamo capire quali erano i pensieri di Gesù Cristo nella sua tribolazione, le trappole di ogni genere erano sulla Sua strada:

- l’attacco diretto dei romani che stavano per arrestarlo;

            - le false accuse dei capi religiosi giudei che lo aspettavano per poterlo giudicare;

            - il tradimento dei Suoi che non capivano il motivo di tale comportamento;

 

Per questo Davide (e Gesù) dicono:

 - non c'è nessuno che mi riconosca…

- ogni rifugio mi è venuto a mancare…

- nessuno si prende cura dell'anima mia

 

La solitudine in questa lotta spirituale ha una sola certezza: tu conosci il mio sentiero!

Per questo motivo Davide (e Gesù) gridano all’Eterno!

 

***

 - LA RICHIESTA (versi 5-7)

 

Io grido a te, o SIGNORE.

Io dico: «Tu sei il mio rifugio, la mia parte nella terra dei viventi».

Sii attento al mio grido, perché sono ridotto agli estremi.

Liberami dai miei persecutori, perché sono più forti di me.

Libera l'anima mia dalla prigione, perché io celebri il tuo nome.

I giusti trionferanno con me, perché m'avrai colmato di beni.

 

La lotta è tremenda… Davide (come d’altronde Gesù – cfr Marco 14:34)) dice di essere ridotto agli estremi.

Per questo implora… grida a Colui che è il suo rifugio, la sua parte nella terra dei viventi.

Davide riconosce che è provato da:

- dei persecutori… persone, situazioni, potenze più forti di lui che cercano di ucciderlo, farlo cadere… rendere vana la sua vocazione;

- da una prigione… un luogo, una situazione che non gli permette di glorificare l’Eterno liberamente… con la sua vita che ha come scopo celebrare il Suo Nome.

 

La risposta delle Eterno è certa: m'avrai colmato di beni, si tratta di sopportare… e Davide sa che i giusti trionferanno con lui.

Ma lo scopo ultimo della liberazione di Dio è perché io celebri il tuo nome… l’avere a cuore la Gloria di Dio… questa è la vera motivazione di tutto questo travaglio spirituale ed il fine ultimo della chiamata della Chiesa, come ci insegna anche Paolo:

In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.

In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria.

(Efesini 1:11-14)

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 CONCLUSIONE

 

Le persecuzioni… le tribolazioni del giusto… sono sempre sotto gli occhi di Dio e il Signore libera sempre i giusti… Paolo ne rende testimonianza:

Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad Antiochia, a Iconio e a Listra.

Sai quali persecuzioni ho sopportate; e il Signore mi ha liberato da tutte.

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

(2 Timoteo 3:10-12)

 

Paolo stesso, che ha passato queste esperienze scrive che:

Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare.

(1 Corinzi 10:13)

 

La vita cristiana è costellata da lotte, combattimenti, afflizioni… che dice o promette il contrario è un bugiardo ed un falso profeta… ma la gioia che ci sta davanti è quella che ci fa vivere tutto questo come una momentanea e leggera afflizione:

…anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.

Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

(2 Corinzi 4:16-18)

 

Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo.

(1 Pietro 3:6-7)

 

Ma tutto questo si è realizzato nel pieno del suo significato nella persona di Gesù Cristo.

 

Leggiamo cosa ci raccontano gli evangelisti circa questa sofferenza del Signore… alla luce del grido di aiuto di questo salmo:

Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato».

E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato.

Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me».

E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».

Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati.

E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un'ora sola? Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti.

Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole.

Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».

(Matteo 26:36-46)

 

Poi giunsero in un podere detto Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedete qui finché io abbia pregato».

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. E disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate».

Andato un po' più avanti, si gettò a terra; e pregava che, se fosse possibile, quell'ora passasse oltre da lui. Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi».

Poi venne, li trovò che dormivano e disse a Pietro: «Simone! Dormi? Non sei stato capace di vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».

Di nuovo andò e pregò, dicendo le medesime parole.

E, tornato di nuovo, li trovò che dormivano perché gli occhi loro erano appesantiti; e non sapevano che rispondergli.

Venne la terza volta e disse loro: «Dormite pure, ormai, e riposatevi! Basta! L'ora è venuta: ecco, il Figlio dell'uomo è consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».

(Marco 14:32-42)

 

Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono.

Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione».

Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».

Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo.

Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra.

E, dopo aver pregato, si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati per la tristezza, e disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in tentazione».

(Luca 22:39-46)

 

 

 Gianni Marinuzzi