Salmo 23 - DAVIDE LODA IL SOMMO PASTORE
Davide era stato un giovane pastore, conosceva
bene il suo lavoro, il rapporto con le pecore, i pericoli che poteva correre
il gregge e questa sua esperienza lo porta a considerare la cura che il Suo
Pastore aveva per lui.
Egli Lo
riconosce il tutte le sue vie, ed in questo salmo ne testimonia la
fedeltà, la premura, la protezione ricevuta, la cura, la disciplina, la
salute lodandone ogni gesto con profonda gratitudine e onore.
Davide era un pastore esperto e pertanto conosceva molto bene cosa stava
scrivendo.
Quando definisce
il Pastore sa perfettamente
cosa intende dire, come conosce molto bene la pecora, le sue attitudini, le
sue caratteristiche.
Possiamo quindi dare pieno
credito a queste espressioni poetiche ma cariche di insegnamenti.
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.
Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del
suo nome.
Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male,
perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita;
e
io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.
(Salmo 23)
Gesù si identifica nel Buon Pastore:
«In verità, in verità vi dico che chi
non entra per la porta nell'ovile delle pecore, ma vi sale da un'altra
parte, è un ladro e un brigante.
Ma
colui che entra per la porta è il pastore delle pecore.
A lui apre il portinaio, e
le pecore ascoltano la sua voce, ed
egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori.
Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore
lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Ma un estraneo non lo seguiranno; anzi, fuggiranno via da lui perché non
conoscono la voce degli estranei»…
…Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore.
Il mercenario, che non è pastore, a cui
non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà
alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), perché è mercenario e non si
cura delle pecore.
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il
Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
(tratto da Giovanni 10:1-15)
Questo salmo è una esaltazione del
Signore, che Davide definisce il
suo Pastore, Colui che provvede ad
ogni suo bisogno:
Colui che provvede alla sua sana
alimentazione,
Colui che egli segue senza mettere minimamente in dubbio
le Sue scelte,
Colui che provvede alla sua
protezione dai nemici,
Colui che provvede alla cura del
suo mantello e della sua salute,
Colui che provvede alla sua dignità,
Colui che provvede alla sua piena
soddisfazione.
Dio Padre ha provveduto, per il Suo gregge
il Buon Pastore.
Gesù Cristo disse:
IO SONO il Buon Pastore
(Giovanni 10:11-14)
Davide sa perfettamente che la sorte
di ogni pecora dipende dal tipo di uomo che la possiede.
Se il pastore del gregge è un uomo
duro, pigro, incurante del gregge… povere pecore, saranno presto affamate,
assetate, piene di parassiti e preda di lupi feroci.
Ma Davide qui esalta il suo pastore,
afferma con orgoglio:
Il SIGNORE è il mio PASTORE, nulla mi manca!
In questo riconoscimento, Davide si riconosce anch’egli in una pecora.
E’ importante questo!
Davide riconosce di essere una pecora,
ovvero di non possedere quella capacità di saper provvedere a se stesso.
La pecora infatti è il classico
animale da allevamento, in natura allo stato selvaggio non avrebbe
sicuramente lunga vita.
Le pecore non sanno prendersi cura da
sé stesse e per molti aspetti sono simili agli uomini:
-
Tendono a
conformarsi alla massa
-
Sono paurose e
timide
-
Sono spesso
testarde e stupide
Le pecore che non sono guidate da un
pastore sono in uno stato di forte pericolo e smarrimento.
Il profeta
Isaia descrive questa condizione:
Noi tutti eravamo
smarriti come pecore, ognuno di noi
seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità
di noi tutti.
(Isaia 53:6)
Il SIGNORE è il mio pastore,
nulla mi manca.
Se
il Signore è il suo pastore, Davide si riconosce come
una sua pecora.
La proprietà di una pecora, presuppone:
- un acquisto
- un segno di appartenenza.
L’acquisto
Un pastore solitamente “compra”
le pecore, per questo sta scritto:
Poiché
siete stati comprati a caro prezzo.
(1 Corinzi 6:20)
E se invocate come Padre colui che
giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con
timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno;
sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro,
siete stati riscattati dal vano
modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma
con il prezioso sangue di Cristo,
come quello di un agnello senza difetto né macchia.
(1 Pietro 1:17-19)
Gesù Cristo, per riscattare delle “pecore corrotte”, ha dovuto
pagare il riscatto con moneta di “pecore”, diventando “agnello”, ma “agnello
senza difetto né macchia”.
L’appartenere a Cristo, per chi lo sperimenta veramente, non è visto come
un “sottomettersi ad un tiranno”, ma è il trovare quel
Buon Pastore, le cui
premure e le cui cure ci portano a dichiarare con fierezza:
Il SIGNORE è il mio PASTORE, nulla mi
manca!
Il segno di appartenenza
Il Pastore marchia le sue pecore!
Ogni pastore, per riconoscere
le sue pecore e non confondere con le altre le
marchia.
Il marchio (soprattutto in
passato), non era un’esperienza piacevole per la pecora, causava sicuramente
dolore (venivano marchiate a fuoco o più spesso gli veniva forato
l’orecchio), ma una volta marchiata,
la pecora era di quel pastore e non poteva più essere confusa.
Tutti sapevano a chi apparteneva quella
pecora.
Paolo parla di questo
marchio sia esteriore che interiore:
Or colui che con voi ci fortifica in
Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli
ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello
Spirito nei nostri cuori.
(2 Corinzi 1:21-22)
Vediamo questo anche:
- nel marchio della bestia:
Poi vidi un'altra bestia, che saliva
dalla terra, e aveva due corna simili a quelle di un agnello, ma parlava
come un dragone…
…obbligò
tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi,
a farsi mettere un marchio sulla mano
destra o sulla fronte.
Nessuno poteva comprare o vendere se
non portava il marchio, cioè il
nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.
(tratto da
Apocalisse 13:11-17)
- e sui
144.000 israeliti del giorno del Signore:
Poi guardai e vidi l'Agnello che stava
in piedi sul monte Sion e con lui erano centoquarantaquattro mila
persone che avevano il suo nome e il
nome di suo Padre scritto sulla fronte.
Udii una voce dal cielo simile a un
fragore di grandi acque e al rumore di un forte tuono; e la voce che udii
era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe.
Essi cantavano un cantico nuovo davanti
al trono, davanti alle quattro creature viventi e agli anziani.
Nessuno poteva imparare il cantico se
non i centoquarantaquattro mila, che sono stati riscattati dalla terra.
Essi sono quelli che non si sono
contaminati con donne, poiché sono vergini. Essi
sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada.
Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e
all'Agnello. Nella bocca loro non
è stata trovata menzogna: sono irreprensibili.
(Apocalisse 14:1-5)
Il Signore è il mio pastore,
nulla di manca.
Che espressione piena di profonda
soddisfazione!
Chi sperimenta l’amore di Dio, le Sue cure, le Sue attenzioni… arriva a
dire con convinzione: nulla mi manca!
Questa espressione, vissuta veramente, allontana da noi qualsiasi
tentazione e qualsiasi caduta, Giacomo infatti scrive:
…
ognuno è tentato dalla propria
concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha
concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce
la morte.
(Giacomo 1:14-15)
Una pecora pienamente soddisfatta,
difficilmente sarà tentata dalla
propria concupiscenza!
Questo pieno appagamento
dovrebbe essere il segno distintivo dell’uomo e della donna che
hanno riposto in Gesù Cristo la loro
fiducia e non hanno bisogno di
altro circa il loro bisogno spirituale e psichico!
Paolo scrive:
Guardate che nessuno faccia di voi sua
preda con la filosofia e con vani raggiri secondo la tradizione degli uomini
e gli elementi del mondo e non secondo Cristo; perché in lui abita
corporalmente tutta la pienezza della Deità; e
voi avete tutto pienamente in lui,
che è il capo di ogni principato e di ogni potenza;
in lui siete anche stati circoncisi
di una circoncisione non fatta da mano d'uomo, ma della circoncisione di
Cristo, che consiste nello spogliamento del corpo della carne: siete
stati con lui sepolti nel battesimo,
nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella
potenza di Dio che lo ha risuscitato dai morti.
Voi, che eravate morti nei peccati e
nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico,
Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; egli
ha cancellato il documento a noi
ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l'ha tolto di mezzo,
inchiodandolo sulla croce; ha
spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo,
trionfando su di loro per mezzo della croce.
(Colossesi 2:8-15)
Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.
E’ raro che le pecore riposano, di solito sono in piedi ed hanno sempre
qualcosa da fare o da cui guardarsi.
Per riposarsi una pecora deve:
1)
Sentirsi sicura
dall’attacco di predatori
2)
Essere libere da
attriti con altre pecore del gregge
3)
Essere sazia
1) Sentirsi sicura dall’attacco di
predatori
La cosa più rassicurante delle pecore è
il vedere il proprio pastore in mezzo al gregge!
Sempre Davide dichiara:
In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai
abitare al sicuro.
(Salmo 4:8)
Per un cristiano, nulla è più
rassicurante che sapere che Cristo gli è vicino; questa
consapevolezza scaccia via ogni paura, ogni apprensione, e ci da una
profonda fiducia.
Gesù, ben conoscendo questo
ci ha così rassicurato:
Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate miei discepoli
tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.
Ed ecco,
io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente.
(Matteo 28:18-20)
E Pietro definisce Gesù Cristo,
Pastore e
Guardiano delle anime:
Poiché eravate erranti come pecore, ma
ora siete tornati al pastore e
guardiano delle vostre anime.
(1Pietro 2:25)
2) Essere libere da attriti con altre
pecore del gregge
In tutto il mondo animale è presente un acceso spirito di
competizione e tale atteggiamento
talvolta arriva ad essere veramente
distruttivo per il gregge.
Se da un lato serve a “rafforzare” la progenie selezionando gli animali più
forti, dall’altro è tremendamente crudele e spietato.
La presenza del pastore in mezzo al
gregge evita proprio che tali atteggiamenti arrivino ad essere “nocivi” per
il gregge stesso.
Ogni pecora è consapevole che un
atteggiamento eccessivamente aggressivo nei confronti di una sua simile,
sarà oggetto dell’intervento del pastore, con conseguenze disciplinari.
La presenza di Cristo tra di noi, serve anche a questo.
Paolo
scrive:
Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
(Romani 14:12)
E l’autore della lettera agli
ebrei ribadisce:
E non v'è nessuna creatura che possa
nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti
agli occhi di colui al quale dobbiamo
render conto.
(Ebrei 4:13)
La presenza del pastore in mezzo al
gregge deve preservarci da agire con crudeltà nei confronti del nostro
fratello... il Signore è presente, non
solo, ci ha dato il sommo esempio!
3)
Essere sazia
Una pecora malnutrita e affamata
difficilmente si riposa, anzi è freneticamente in cerca di un
magro bocconcino di foraggio, alla ricerca di qualsiasi tipo di arbusto, di
erba, fino a brucare qualsiasi tipo di radice.
Il Signore ha più volte promesso al Suo
gregge, uno stato di benessere e sazietà insperato:
Egli vi condurrà in un paese dove scorre il latte e il miele…
(Esodo 33:3)
…così diventerete voi forti,
mangerete i migliori prodotti del
paese, e potrete lasciarlo in eredità perenne ai vostri figli.
(Esdra 9:12)
Chi segue il Signore non manca di
nessun nutrimento spirituale, il cibo dell’anima è la Parola di Dio!
La cosa più triste che si possa vedere,
è una pecora che “frequenta” il gregge di Cristo che ricerca altro “cibo
spirituale”, che dimostra così di non apprezzare i verdi pascoli in cui Dio
porta il Suo gregge!
Si direbbe proprio una pecora con un “palato di plastica”, una pecora che
non è in grado di discernere il “buon
cibo” dalle “erbe secche e stoccate nei fienili”, mezze ammuffite.
Una pecora che riconosce il Gesù Cristo
il suo Pastore, è una pecore che vive nella piena soddisfazione, una pecora
che può riposarsi in verdeggianti paschi perché sa che il suo Pastore, il
suo Guardiano, si preoccupa del suo benessere e si fida di Lui!
Le pecore (come tutti gli
animali) hanno bisogno di bere,
ma non hanno un senso naturale
dell’orientamento e una capacità
di condursi verso i rivi d’acqua.
Essendo bestiame con spiccate attitudini di allevamento,
hanno bisogno di una guida.
In mancanza di acqua, le pecore
assetate diventano agitate ed iniziano a scavare in cerca di acqua,
spesso finiscono per bere in luride
pozzanghere piene della stesso loro urina e si riempiono di parassiti
intestinali che ne pregiudicano il loro stato di salute.
Le acque calme ci parlano così del
perdono e della pace che solo Dio ci sa dare!
Il profeta Geremia descrive
questo stato di ricerca del popolo che non riconosceva più il suo Pastore:
Il mio popolo infatti ha commesso due
mali: ha abbandonato me, la sorgente
d'acqua viva, e si è scavato
delle cisterne, delle cisterne
screpolate, che non tengono l'acqua.
(Geremia 2:13)
Una pecora che si fida del suo pastore,
sa che egli la porterà a bere nei ruscelli di
acque calme, pulite, decantate, la cui superficie è
pura di scorie, non si metterà in cerca di pozzanghere sporche o di acque
torbide piene di fango e detriti.
Una pecora che si fida, segue il suo
pastore, si fa condurre.
Un uomo il cui Pastore è il Signore, si
lascia condurre nella VERITA’ verso i ruscelli puliti, anche se non capisce
pienamente la strada, sa che il suo Pastore, lo condurrà a bere le acque
pure, le sorgenti di acqua viva!
Una pecora, pur facendo parte
di un bellissimo gregge con un ottimo pastore, a causa dei suoi istinti
naturali, può trovarsi a volte in uno
stato di sofferenza.
L’attitudine del Buon Pastore è quello
di vegliare anche in questo.
Un pastore attento, conta ogni giorno
le sue pecore, le osserva, nota se una zoppica, si è ferita, ha delle
difficoltà, non mangia come dovrebbe, non corre, è abbattuta; si preoccupa
del suo benessere.
Le pecore possono abbattersi anche per
le liti interne al gregge, magari c’è la pecora ferita dalle
cozzate ricevute da un’altra.
La cura del pastore è provvidenziale e salutare, la sua consolazione
ristora la pecora!
Paolo scrive così:
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro
Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e
Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra
afflizione, affinché, mediante la
consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo
consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come
abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così,
per mezzo di Cristo, abbonda anche la
nostra consolazione.
Perciò se siamo afflitti, è per la
vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra
consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le
stesse sofferenze che anche noi sopportiamo.
La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete
partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.
(2 Corinzi 1:3-7)
E l’autore alla lettera agli ebrei
scrive anche:
Così Dio, volendo mostrare
con maggiore evidenza agli eredi della promessa l'immutabilità del suo
proposito, intervenne con un
giuramento; affinché mediante
due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio abbia mentito,
troviamo una potente consolazione
noi, che abbiamo cercato il nostro rifugio nell'afferrare saldamente la
speranza che ci era messa davanti.
(Ebrei 6:17-18)
Nonostante tutti i combattimenti, tutte le difficoltà che noi possiamo
affrontare in questa vita, possiamo
sempre contare sulla consolazione del nostro Sommo Pastore.
Egli può permettere che le sue pecore cadano, si feriscano, affrontino
combattimenti, ma
non permetterà mai che siamo provato oltre le nostre forze (cfr
1 Corinzi 10-13).
Se Egli è il nostro Pastore, possiamo
essere certi che Egli sa quello che fa, Dio sa esattamente dove sono, come
sono, mi osserva e questo è per me un ristoro dell’anima, la mia
consolazione.
Egli mi ristora l'anima,
mi conduce per sentieri di giustizia,
per amore del suo nome.
Le pecore sono notoriamente degli
animali abitudinari.
Se lasciate a se stesse seguiranno
sempre le stesse tracce finché queste non diventeranno dei solchi,
pascoleranno sempre le stesse zone fino a renderle deserte, inquineranno le
proprie terre fino a che non diventeranno aride e piene di parassiti.
Le pecore sono degli animali
distruttivi del territorio ed un pastore disattento provoca danni sia al suo
bestiame che al territorio agricolo!
Un pastore attento fa viaggiare
costantemente il suo gregge, non lo lascia molto tempo nello stesso pascolo,
sia per il bene del gregge che per non rovinare il pascolo.
Per questo motivo, un pastore
conduce il suo gregge da un pascolo all’altro attraverso i sentieri.
Questa attività spesso non è gradita
dalle pecore ma è vitale per la loro sopravvivenza!
Spesso anche noi ci chiediamo perché il Signore ci conduce per sentieri “a
noi strani”, il pascolo sembrava buono, perché spostarsi?
Ma dobbiamo comprendere che
c'è una via che all'uomo
sembra diritta, ma essa conduce alla morte. (Proverbi 14:12)
Gesù disse:
Io sono la via, la verità e la vita;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Giovanni 14:6)
Il problema è che siamo noi che non vogliamo seguire Gesù nei Suoi
sentieri di giustizia, perché
non ci sono “naturalmente” noti, preferiremmo seguire le “nostre vie” anche quando ci portano diritto nei guai!
Per questo Gesù ci dice ancora:
Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita
per amor mio e del vangelo, la salverà. E
che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?
(Marco 8:34-36)
Che felicità porta
il fidarsi del Pastore e seguirlo nella Sue vie!
Che ricompensa
produce! Che soddisfazione!
Nell’apocalisse,
i 144.000 marchiati, hanno una
particolare caratteristica:
Essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada.
(Apocalisse 14:4)
Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei
alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
La fiducia della pecora può essere
messa a dura prova, in questi
sentieri di Giustizia,
spesso si attraversano (per motivi che sfuggono alla nostra
comprensione) valli tenebrose.
Nella Parola di Dio troviamo
spesso frasi come queste:
Simone, Simone, ecco,
Satana ha chiesto di vagliarvi come
si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non
venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli.
(Luca 22:31)
Perciò voi esultate anche se ora, per
breve tempo, è necessario che siate
afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa
alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è
provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento
della manifestazione di Gesù Cristo.
(1 Pietro 1:6-7)
Se uno deve andare in prigionia, andrà
in prigionia; se uno dev'essere
ucciso con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada. Qui sta la
costanza e la fede dei santi.
(Apocalisse 13:10)
La presenza del Sommo Pastore è
indispensabilmente rassicurante in quei momenti.
La pecora, che segue il suo pastore, in
quella valle tenebrosa, Lo guarda con una attenzione e concentrazione
maggiore, cerca nei Suoi occhi la sicurezza!
In quella valle si
sperimenta una comunione più profonda.
Infatti qui Davide da del “tu” al Suo
Pastore, parla di una comunione particolarmente intima, che si scopre solo
attraversando questa valle!
Attraversando con Lui queste valli che
scopriremo il Suo coraggio, la
Sua sicurezza, la nostra fede ne
uscirà rafforzata, perché avremo
sperimentato direttamente la Sua guida.
A cosa serve una
fede che non viene provata?
La fede serve
proprio per essere provata, e cresce solo attraverso le prove!
E’ quando guardi indietro e vedi come
la mano del Pastore ti ha guidato e sostenuto nelle ore più buie, che si
genera una fede maggiore!
E’ bellissima l’espressione che proprio
Davide, andando incontro a Goliath pronunciò davanti a Saul:
Il tuo servo pascolava il gregge di suo
padre e talvolta veniva un leone o un orso a portar via una pecora dal
gregge.
Allora gli correvo dietro, lo colpivo,
gli strappavo dalle fauci la preda; e se quello mi si rivoltava contro, lo
afferravo per le mascelle, lo ferivo e l'ammazzavo.
Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e
l'orso; questo incirconciso, Filisteo, sarà come uno di quelli, perché ha
coperto di vergogna le schiere del Dio vivente.
Davide soggiunse:
Il SIGNORE, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell'orso,
mi libererà anche dalla mano di questo Filisteo.
(1 Samuele
17:34-37)
Gesù consolò i suoi discepoli e consola anche noi in questo modo:
Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.
Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.
(Giovanni 16:33)
Quand'anche camminassi nella valle
dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me;
il tuo bastone e la tua verga mi
danno sicurezza.
Un pastore porta sempre con sé un
bastone, è parte integrante della divisa sua divisa.
Per mezzo di questo bastone compie quasi tutte le azioni.
- Il bastone è’ un simbolo di autorità
nel gregge.
Le pecore vedono nel bastone del
pastore un continuo motivo di conforto, il loro capo è in grado di
esercitare in qualsiasi momento un controllo effettivo sul gregge, in ogni
situazione.
Un bell’esempio lo troviamo in Mosè,
quando Dio lo mandò in Egitto per liberare il popolo in schiavitù,
usò proprio il suo bastone
per dimostrare la autorità che gli
era conferita.
Fu proprio per mezzo dell’uso del
bastone, che furono compiuti i segni miracolosi, per convincere il
faraone e per dare sicurezza al popolo.
Il bastone di legno rappresenta quindi
la “Parola fatta carne”,
l’autorità della Scrittura, con essa il cristiano esercita la sua
autorità e non ultima si esercita
la disciplina
e l’istruzione.
Per questo Paolo scrive:
Comportatevi come figli di luce - poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia
e verità - esaminando
(con la Parola di
Dio)
che cosa sia gradito al Signore.
(Efesini 5:8-10)
- Il bastone serve per esaminare e
contare le pecore.
Un altro interessante uso del bastone nella mano del pastore è quello di
esaminare e contare le pecore.
Il “passare sotto il bastone”,
significava essere contato e controllato dal pastore, la pecora che passa
sotto il bastone viene ispezionata dal pastore, Davide esperto in pastorizia
in un suo Salmo fa una precisa richiesta a Dio che prende probabilmente
spunto proprio da questa immagine:
SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci.
Tu sai quando mi siedo e quando mi
alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero.
Tu mi scruti quando cammino e
quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie.
Poiché la parola non è ancora sulla mia
lingua, che tu, SIGNORE, già la conosci appieno.
Tu mi circondi, mi stai di fronte
e alle spalle, e poni la tua mano su
di me.
La conoscenza che hai di me è
meravigliosa, troppo alta perché io possa arrivarci…
…
Esaminami, o Dio, e conosci il mio
cuore.
Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri.
Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna.
(tratto dal Salmo 139)
Dio, ci passa sotto il bastone della
Sua Parola, lasciamoci esaminare, questo è
un processo che non dobbiamo fuggire, non è qualcosa da evitare.
Il nostro
Buon Pastore ha a cuore il nostro bene quando
ci esamina, che grande conforto
dovrebbe essere questo per un figlio di Dio, che può avvicinarsi al bastone
del Pastore per essere attentamente scrutato, visitato.
- Il bastone è un prezioso segno di
protezione.
Il pastore usa il bastone per
sferrare colpi sui serpenti che si avvinano al gregge,
difende con esso le pecore attaccate dai cani o dai lupi.
Con la Sua Parola, Cristo ha resi vani
gli attacchi del serpente antico, con essa Egli giudica tutti coloro che
vogliono il male del gregge.
Un altro arnese in dotazione al classico pastore mediorientale dell’epoca
di Davide, era
la verga.
A differenza del bastone che è duro,
la verga era un esile ramo verde,
elastico, lisciato.
Il pastore usa la verga per diverse
funzioni:
- Dirigere il gregge
- Aiutare una pecora a “tornare
indietro”, mentre si sta incamminando in zone pericolose
- Aiutare una pecora a liberarsi dai
rovi, quando finisce in mezzo ad essi.
Queste attività, svolte con
l’ausilio della verga, sono molto frequenti nella conduzione di un
gregge e non è consigliabile farle con il bastone.
Se il bastone simboleggia la Parola di Dio incarnata, la
verga rappresenta l’opera dello Spirito Santo.
Paolo scrive:
Egli ci ha anche resi idonei a essere
ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché
la lettera uccide, ma lo Spirito
vivifica.
(2 Corinzi 3:6)
Se il bastone è il segno dell’autorità esercitata in modo aggressivo
soprattutto nei confronti dei nemici del gregge (e usata con delicatezza sul
gregge), il pastore usa la verga per
disciplinare il gregge, per aiutarlo, per condurlo.
Davide, esperto pastore aveva ben motivo di esclamare:
…il tuo bastone e
la tua verga mi danno sicurezza.
Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia
coppa trabocca.
Il nostro Pastore ci precede sempre,
Egli non ci manda
allo sbaraglio, prepara ogni “tavola” per noi, e lo fa
sotto gli occhi dei nostri nemici.
Paolo ci elenca quali
sono i nostro nemici:
…il nostro combattimento infatti non è
contro sangue e carne, ma contro i
principati, contro le potenze,
contro i dominatori di questo mondo
di tenebre, contro le forze
spirituali della malvagità, che
sono nei luoghi celesti.
(Efesini 6:12)
Davanti a questi nemici, il nostro
Sommo Pastore prepara la nostra “tavola”.
E’ significativo leggere cosa disse Gesù a Pietro, prima che lui e i
discepoli subissero un attacco frontale del nemico:
Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto
di vagliarvi come si vaglia il grano; ma
io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu,
quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli.
(Luca 22:31-32)
Il nostro Pastore va davanti a noi in
ogni situazione, anticipando i problemi che
necessariamente dobbiamo incontrare e
prega per noi che in essi non
abbiamo a soccombere.
Egli, in realtà è già andato davanti a
noi in ogni situazione e ogni avversità che possiamo incontrare.
Non solo, Egli è andato a “prepararci
un luogo”, per farci godere di tutte le Sue benedizioni “al cospetto dei
nostri nemici”:
Nella casa del Padre mio ci sono molte
dimore; se no, vi avrei detto forse che
io vado a prepararvi un luogo?
Quando sarò andato e
vi avrò preparato un luogo,
tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche
voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via.
(Giovanni 14:2-4)
In ultimo, Egli ha preparato una
“tavola” che ci aiuta a “ricordare” tutto questo,
il pane ed il vino che Egli ci ha ordinato di condividere ogni volta,
ci parla anche di questa “tavola preparata”,
l’ha preparata Lui, il Suo corpo ed il Suo sangue che noi
condividiamo davanti ai “nostri
nemici”, sono proprio questa “mensa”
che
Egli ci ha preparato!
Per me tu imbandisci la tavola, sotto
gli occhi dei miei nemici; cospargi
di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
L’olio sul capo della pecora, ci parla della
medicazione delle ferite che
l’animale si procura durante il pascolo, per essersi avvicinata troppo ai
rovi, per aver contrastato un’altra pecora arrogante.
L’olio lenisce le normali
ferite che una pecora si procura.
Il Buon Pastore, massaggia il capo della pecora con l’olio (figura
dello Spirito Santo) con il quale lenisce tutte le ferite.
Le nostre menti spesso vengono
ferite dai tanti pensieri negativi
che assimiliamo durante il giorno, il
Signore cosparge le nostre menti con lo Spirito Santo per lenire tutte
queste preoccupazioni negative.
Per me tu imbandisci la tavola, sotto
gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
La coppa, simboleggia la vita, la parte che Dio
ci ha donato.
La vita di una pecora del gregge di Dio
è una vita traboccante,
Gesù dichiarò:
…
Io sono venuto perché abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza.
(Giovanni 10:10)
Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io
abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.
Tutta l’esultanza di Davide per il Sommo Pastore, non è temporale,
è eterna, proprio come il
Nome del Signore!
Egli sa bene (ne è assolutamente
certo) che questi beni e
queste benignità saranno
per sempre, perché il
Pastore è Fedele, è Potente da
farle durare per “lunghi giorni”
secondo la “Sua misura del tempo” (Il Signore
è L’Eterno).
Qual è quella pecora stolta che
penserebbe mai di abbandonare un Pastore così?
Grazie a questo salmo possiamo considerare quale privilegio abbiamo
nell’avere
Gesù come
il Buon Pastore, perché, come
scrive Pietro:
…eravamo erranti come pecore, ma ora siamo tornati al pastore e guardiano
delle nostre anime.
(1 Pietro 2:25)