Salmo 51 - Davide e il peccato - Coscienza di peccato
L'anno seguente, nella stagione in cui i re cominciano le guerre, Davide
mandò Ioab con la sua gente e con tutto Israele a devastare il paese dei
figli di Ammon e ad assediare Rabba; ma Davide rimase a Gerusalemme.
Una sera Davide, alzatosi dal suo letto, si mise a passeggiare sulla
terrazza del palazzo reale; dalla terrazza vide una donna che faceva il
bagno.
La donna era bellissima.
Davide mandò a chiedere chi fosse la donna.
Gli dissero: «È Bat-Sceba, figlia di Eliam, moglie di
Uria, l'Ittita».
Davide mandò a prenderla; lei venne da lui ed egli si
unì a lei, che si era purificata dalla sua impurità; poi lei tornò a casa
sua.
La donna rimase incinta e lo fece sapere a Davide dicendo: «Sono incinta».
Allora Davide fece dire a Ioab: «Mandami Uria,
l'Ittita». Ioab mandò Uria da Davide.
Quando Uria giunse da Davide, questi gli chiese come
stavano Ioab e il popolo e come andava la guerra.
Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e lavati i piedi».
Uria uscì dal palazzo reale e gli furono mandate
dietro delle vivande del re.
Ma Uria dormì alla porta del palazzo del re con tutti i servi del suo
signore, e non scese a casa sua. Ciò
fu riferito a Davide.
Gli dissero: «Uria non è sceso a casa sua».
Allora Davide disse a Uria: «Tu hai fatto un lungo
viaggio. Perché dunque non sei sceso a casa tua?»
Uria rispose a Davide: «L'arca, Israele e Giuda
stanno sotto le tende, Ioab mio signore e i suoi servi sono accampati in
aperta campagna e io entrerei in casa mia per mangiare, bere e per coricarmi
con mia moglie? Com'è vero che il SIGNORE vive e che anche tu vivi, io non
farò questo!»
Davide disse a Uria: «Trattieniti qui anche oggi, e domani ti lascerò
partire».
Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il
giorno seguente.
Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé; lo
ubriacò, e la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo lettuccio con i
servi del suo signore, ma non scese a casa sua.
La mattina seguente, Davide scrisse una lettera a
Ioab e gliela mandò per mezzo d'Uria. Nella
lettera aveva scritto così: «Mandate Uria al fronte, dove più infuria la
battaglia; poi ritiratevi da lui, perché egli resti colpito e muoia».
Ioab dunque, assediando la città, pose Uria nel luogo
dove sapeva che il nemico aveva degli uomini valorosi.
Gli uomini della città fecero una sortita e
attaccarono Ioab; parecchi del popolo, della gente di Davide, caddero e perì
anche Uria l'Ittita.
Allora Ioab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose che
erano accadute nella battaglia e
diede al messaggero quest'ordine: «Quando avrai finito di raccontare al re
tutto quello che è successo nella battaglia, può
darsi che il re vada in collera e ti dica: "Perché vi siete avvicinati così
alla città per dare battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dalle mura? Chi
fu che uccise Abimelec, figlio di Ierubbeset? Non fu una donna che gli gettò
addosso un pezzo di macina dalle mura, in modo che morì a Tebes? Perché vi
siete avvicinati così alle mura?"
Tu allora gli dirai: "Anche il tuo servo Uria, l'Ittita, è morto"».
Il messaggero partì e, giunto, riferì a Davide tutto
quello che Ioab l'aveva incaricato di dire.
Il messaggero disse a Davide: «I nemici avevano avuto
del vantaggio su di noi, e avevano fatto una sortita contro di noi nella
campagna; ma noi fummo loro addosso fino alla porta della città; allora
gli arcieri tirarono sulla tua gente dalle mura e parecchi della gente del
re perirono, e Uria, l'Ittita, tuo servo, perì anche lui».
Allora Davide disse al messaggero: «Dirai così a Ioab: "Non affliggerti per
ciò che è accaduto, perché la spada divora ora l'uno ora l'altro; rinforza
l'attacco contro la città e distruggila". E tu fagli coraggio».
Quando la moglie di Uria udì che suo marito era
morto, lo pianse.
Dopo che ebbe finito i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere in casa
sua.
Lei divenne sua moglie e gli partorì un figlio.
Ma quello che Davide aveva fatto dispiacque al SIGNORE.
Il SIGNORE mandò Natan da Davide e Natan andò da lui e gli disse: «C'erano
due uomini nella stessa città; uno ricco e l'altro povero. Il
ricco aveva pecore e buoi in grandissimo numero; ma
il povero non aveva nulla, se non una piccola agnellina che egli aveva
comprata e allevata; gli era cresciuta in casa insieme ai figli, mangiando
il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Essa era per
lui come una figlia. Un giorno
arrivò un viaggiatore a casa dell'uomo ricco. Questi, risparmiando le sue
pecore e i suoi buoi, non ne prese per preparare un pasto al viaggiatore che
era capitato da lui; prese invece l'agnellina dell'uomo povero e la cucinò
per colui che gli era venuto in casa».
Davide si adirò moltissimo contro quell'uomo e disse a Natan: «Com'è vero
che il SIGNORE vive, colui che ha fatto questo merita la morte; e
pagherà quattro volte il valore dell'agnellina, per aver fatto una cosa
simile e non aver avuto pietà».
Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo!
Così dice il SIGNORE, il Dio d'Israele: "Io ti ho
unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti
ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del
tuo signore; ti ho dato la casa d'Israele e di Giuda e, se questo era troppo
poco, vi avrei aggiunto anche dell'altro. Perché
dunque hai disprezzato la parola del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi
occhi? Tu hai fatto uccidere Uria, l'Ittita, hai preso per te sua moglie e
hai ucciso lui con la spada dei figli di Ammon. Ora
dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai
disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria, l'Ittita".
Così dice il SIGNORE: "Ecco, io farò venire addosso a te delle sciagure
dall'interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi
per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole; poiché
tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in
faccia al sole"».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il SIGNORE».
Natan rispose a Davide: «Il SIGNORE ha perdonato il
tuo peccato; tu non morrai.
Tuttavia, siccome facendo così tu hai dato ai nemici del SIGNORE ampia
occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà morire».
Natan tornò a casa sua.
Il SIGNORE colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a
Davide, ed esso cadde gravemente ammalato. (cfr
Isaia 53:4)
Davide quindi rivolse suppliche a Dio per il bambino
e digiunò; poi venne e passò la notte disteso per terra.
Gli anziani della sua casa insistettero presso di lui
perché egli si alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere
cibo con loro.
Il settimo giorno il bambino morì; i servitori di
Davide non osavano fargli sapere che il bambino era morto; perché dicevano:
«Quando il bambino era ancora vivo, gli abbiamo parlato ed egli non ha dato
ascolto alle nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto?
Potrebbe commettere un gesto disperato».
Ma Davide, vedendo che i suoi servitori bisbigliavano tra di loro, comprese
che il bambino era morto e disse ai suoi servitori: «È morto il bambino?»
Quelli risposero: «È morto».
Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e si
cambiò le vesti; poi andò nella casa del SIGNORE e vi si prostrò; tornato a
casa sua, chiese che gli portassero da mangiare e mangiò.
I suoi servitori gli dissero: «Che cosa fai? Quando
il bambino era ancora vivo digiunavi e piangevi; ora che è morto, ti alzi e
mangi!»
Egli rispose: «Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo,
perché dicevo: Chissà che il SIGNORE non abbia pietà di me e il bambino non
resti in vita? Ma ora che è morto, perché dovrei digiunare? Posso
forse farlo ritornare? Io andrò da lui, ma egli non ritornerà da me!»
Poi Davide consolò Bat-Sceba sua moglie, entrò da lei
e si unì a lei; lei partorì un figlio che chiamò Salomone.
Il SIGNORE amò Salomone
(Pacifico) e
mandò il profeta Natan che lo chiamò Iedidia (Amato/Amico da/di Dio),
a motivo dell'amore che il SIGNORE gli portava.
(2 Samuele 11:1 / 12:25)
***
Possiamo essere ben
disposti a fare il bene, ma occorre sempre rimanere attaccati al Signore,
vegliare, proprio come ci insegnano Gesù con tutti gli apostoli nelle
lettere neotestamentarie e come insegnò Paolo agli anziani di Efeso sulla
spiaggia di Mileto (cfr Atti 20).
Questo salmo ci insegna
come, quando cadiamo in una colpa, dobbiamo reagire davanti al nostro
peccato, cosa vuole il nostro Dio da noi, come possiamo riconquistare quello
stato di comunione che il nostro peccato (tenuto nascosto) interrompe.
Ci sarebbe veramente
molto da riflettere su questo passo, in esso possiamo vedere tutto il dramma
della storia dell’uomo:
-
uomo benedetto da Dio al quale Dio stesso era pronto ad aggiungere altre
benedizioni (ti
ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti
ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del
tuo signore; ti ho dato la casa d'Israele e di Giuda e, se questo era troppo
poco, vi avrei aggiunto anche dell'altro)
-
uomo che ha
disprezzato la parola
del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi
- uomo caduto nel
peccato, ceduto alla tentazione,
tentazione che concepisce,
produce, ricordiamo cosa scrive Giacomo:
Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può
essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è
tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la
concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato,
quando è compiuto, produce la morte.
(Giacomo 1:13-15)
Quello che ha salvato
Davide è stato il suo riconoscere il peccato senza se e senza ma, non
appellandosi a circostanze, scuse, senza nascondersi e declinare la
responsabilità (come fecero Adamo ed Eva), la sua pronta confessione fu
l’unica sua salvezza, ma il peccato (anche se perdonato) non è senza
conseguenze, qualcuno doveva pagare,
un innocente, ma da questa situazione nascerà
un figlio amato, un figlio Amico di
Dio.
Se del frutto del peccato (il bambino
innocente morto) non se ne conosce neppure il nome, del
figlio del ravvedimento sappiamo che fu chiamato
Iedidia (amico/amato da Dio), ed è
così che oggi conosciamo Cristo:
…se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però
non lo conosciamo più così.
Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono
passate: ecco, sono diventate nuove.
E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di
Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione.
Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando
agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della
riconciliazione.
(2 Corinzi 5:16-19)
***
Il salmo:
Al direttore del coro. Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne da
lui, dopo che Davide era stato da Bat-Sceba.
Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia
cancella i miei misfatti.
Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; poiché
riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me.
Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi
tuoi.
Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.
Ecco, io sono stato generato nell'iniquità, mia madre mi ha concepito nel
peccato.
Ma tu desideri che la verità risieda nell'intimo: insegnami dunque la
sapienza nel segreto del cuore.
Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve.
Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa
che hai spezzate.
Distogli lo sguardo dai miei peccati, e cancella tutte le mie colpe.
O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben
saldo.
Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga.
Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te.
Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza, e la mia lingua
celebrerà la tua giustizia.
Signore, apri tu le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode.
Tu infatti non desideri sacrifici, altrimenti li offrirei, né gradisci
olocausto.
Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un
cuore abbattuto e umiliato.
Fa' del bene a Sion, nella tua grazia; edifica le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai sacrifici di giustizia, olocausti e vittime arse per intero;
allora si offriranno tori sul tuo altare.
(Salmo 51)
***
Davide viene ricordato come il più grande re d’Israele e come
un uomo il cui cuore era stato
interamente per il Signore (cfr. 1 Re 15:3 e Atti 13:22).
Alcuni, leggendo la Bibbia, si stupiscono di questo, considerando che anche
Davide, nella sua vita, aveva commesso peccati piuttosto gravi; in
particolare colpisce l’episodio del nostro contesto in cui Davide ebbe
rapporti sessuali con
Bat-Sceba, figlia di Eliam, moglie di Uria,
l'Ittita, facendola rimanere incinta e poi (per nascondere il
proprio peccato), fece in modo che il marito Uria fosse “posizionato prima
linea” e venisse ucciso in battaglia.
Davide pensava così di aver risolto una situazione peccaminosa, sposò la
vedova, tutto sembrava “riparato”.
Se la cosa era “risolta agli occhi degli uomini”, non era affatto “risolta
agli occhi di Dio”, che sapeva benissimo ciò che Davide aveva fatto.
Giunge quindi l’inviato di Dio, il profeta Natan, per mettere Davide di
fronte alle proprie responsabilità, e questo salmo è stato scritto da Davide
proprio dopo l’incontro con Natan nel quale il suo peccato veniva messo a
nudo.
Leggendolo ci rendiamo conto del motivo per cui Davide, nonostante tutto,
fosse un uomo secondo il cuore di Dio, infatti, subito dopo aver ascoltato
Natan, egli riconobbe immediatamente il suo peccato e ne accettò le
conseguenze.
Davide non fu un uomo secondo il cuore di Dio perché non peccò mai, ma
perché seppe riconoscere il proprio peccato, confessandolo e accettandone le
conseguenze, egli capì come doveva
rapportarsi con Dio, non negò le proprie colpe ma le confessò riconoscendo
la giustizia del giudizio di Dio.
Davide comprese che non poteva fare nulla per ovviare a ciò che aveva fatto
ma solo confidare nel perdono di Dio.
Le sue richieste furono precise: abbi
pietà, cancella, lavami, purificami, sono tutte parole di un uomo che sa
di non poter patteggiare con Dio, sa di non avere nulla da offrirgli, e sa
che può solo appellarsi alla bontà e alla misericordia di Dio.
Davide comprese qualcosa che molti non comprendono ancora oggi, ovvero che
non è il culto esteriore a permettere ad un uomo di essere riconciliato con
Dio ma uno spirito afflitto.
Davide sapeva che Dio avrebbe apprezzato il suo pentimento, la sua
confessione sincera, più di tanti sacrifici.
Se Dio dovesse addebitarci il nostro peccato, nessuno di noi potrebbe
riuscire a pagare quel debito, ma Dio, nella sua misericordia, non disprezza
un cuore abbattuto e umiliato, anzi egli gradisce uno spirito afflitto ben
più di tanti sacrifici fatti senza convinzione.
Questo è ciò che Dio richiede all’uomo peccatore anche oggi; che riconosca
di essere peccatore e che sia abbastanza umile da comprendere il bisogno
della grazia di Dio, non potendo fare nulla per ovviare al proprio peccato.
***
Al direttore del coro. Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne da
lui, dopo che Davide era stato da Bat-Sceba.
Quando cadiamo in
qualche brutto peccato (cfr. Galati 6:1) e arriviamo a confessarlo a Dio con
cuore afflitto, non abbiamo poi voglia di parlarne con altre persone; di
natura, non vogliamo parlare delle nostre cadute, e la ragione è dovuta
essenzialmente al nostro orgoglio, vogliamo che gli altri ci vedano migliori
di quello che effettivamente siamo.
Però, il cuore
veramente ravveduto, umile e che conosce quanto sia terribile il peccato è
anche pronto a parlare delle sue cadute e del perdono di Dio.
In questo salmo
Davide è stato ispirato dallo Spirito Santo a parlare della sua peggiore
caduta e del suo ravvedimento, per la
nostra istruzione, per motivi molto utili:
Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra
istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci
provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza.
(Romani
15:4)
Se quindi
trascuriamo quello che fu scritto nel
passato, avremo delle grosse difficoltà (nel momento delle nostre
cadute) ad esperimentare la pazienza e
la consolazione che ci provengono dalle Scritture, e perderemo la speranza.
Lo Spirito Santo ci dà questo salmo perché ogni persona ha bisogno di avere questo tipo di
cuore per poter ottenere il perdono da Dio dopo aver peccato.
Non basta solo
chiedere perdono in modo formale, Dio
vuole un cuore rotto, come il cuore che vediamo in questo salmo.
Questo salmo, pur
essendo strettamente personale, è scritto quindi per tutti, serve a tutti,
serve a me e serve a te; esso ci fa capire meglio cos’è, nella sostanza, il
vero ravvedimento.
Possiamo divedere
questo salmo in cinque sezioni:
- LA RICHIESTA DI
PIETA’ (Versi 1-4)
- LA VALUTAZIONE
DEL PROPRIO STATO (Versi 5-9)
- LA RICHIESTA DI
REDENZIONE (Versi 10-12)
- SCOPO DELLA
REDENZIONE (Versi 13-15)
- I SACRIFICI CHE
DIO GRADISCE (Versi 16-19)
***
- LA
RICHIESTA DI PIETA’
Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia
cancella i miei misfatti.
Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; poiché
riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me.
Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi
tuoi.
Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.
Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà…
Davide inizia rivolgendosi a Dio,
chiedendo pietà, solo pietà, in
base alla
bontà di Dio.
L'atteggiamento di Davide è simile a quello del
pubblicano che fu giustificato, di
cui leggiamo nella parabola nella quale Gesù parla di
due uomini che
sono andati a pregare nel tempio:
…se ne stava a distanza e non osava neppure alzare
gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di
me, peccatore!”
(Luca 18:13)
…nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti…
Davide si presenta
davanti a Dio in uno stato di totale umiliazione, sapendo di non meritare
nulla da Dio, guarda solo alla Sua
grande misericordia e desidera solamente pietà da parte Sua;
l’estinzione di un debito enorme:
i suoi misfatti.
Davide sa che
è solo per la compassione di Dio
che possiamo chiedere perdono, non lo meritiamo in alcun modo, perché il
peccato è infinitamente terribile agli occhi di Dio.
Per comprendere la
gravità del peccato dobbiamo conoscere meglio la santità di Dio; più ci
avviciniamo a Lui e più i “nostri panni presunti bianchi” evidenzieranno il
loro sporco!
Il nostro stato di
peccato è un'infinita offesa contro l'infinita santità di Dio, non abbiamo
nulla da offrire a Dio se non solo il nostro peccato, le nostre iniquità, e
l'unico modo di ottenere perdono è la
Sua grande misericordia.
Ed è così che Davide si
rivolge a Dio. Davide chiede a Dio, in base al Suo carattere, di
cancellare i suoi misfatti, ovvero
“un'azione gravemente delittuosa” ed anche “un delitto, un crimine, una
scelleratezza”, Davide non minimizza il suo peccato!
Davide considera il
peccato commesso qualcosa di estremamente grave; chiede a Dio di cancellare
le cose terribili che ha fatto; amministrando la Giustizia del Regno, egli
sa molto bene quale è la sua condanna, anzi l’ha sentenziata lui stesso:
Com'è vero che il SIGNORE vive, colui che ha fatto questo merita la morte; e
pagherà quattro volte il valore dell'agnellina, per aver fatto una cosa
simile e non aver avuto pietà. (2 Samuele 12:5-6)
Davide, facendo appello
alla misericordia di Dio, fa una
specifica richiesta che solo Dio può adempiere:
-
cancella i miei misfatti
- lavami da tutte le mie iniquità
- purificami dal mio peccato
Queste azioni
le può compiere solo Dio, Colui
che è creditore nei confronti di
un uomo che ha un debito enorme nei Suoi confronti; e non c’è nessun altro
che può compierle per lui, per questo tutti si stupivano quando Gesù
perdonava i peccati:
Gesù, entrato in una barca, passò all'altra riva e venne nella sua città.
Ed ecco gli portarono un paralitico disteso sopra un letto.
Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, coraggio, i tuoi
peccati ti sono perdonati».
Ed ecco alcuni scribi pensarono dentro di sé: «Costui bestemmia».
Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie
nei vostri cuori? Infatti, che cos'è più facile, dire: "I tuoi peccati ti
sono perdonati" o dire: "Àlzati e cammina"?
Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di
perdonare i peccati, àlzati», disse allora al paralitico, «prendi il tuo
letto e va' a casa tua».
Ed egli si alzò e se ne andò a casa sua.
Visto ciò, la folla fu presa da timore e glorificò
Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini.
(Matteo 9:1-7)
Consideriamo quindi il
privilegio che i cristiani hanno quando Giovanni afferma:
Figlioli, vi scrivo perché i vostri peccati sono
perdonati in virtù del suo nome.
(1 Giovanni 2:12)
…Lavami da tutte le mie iniquità
Per comprendere cosa
intendesse Davide con il lavaggio da
tutte le sue iniquità dobbiamo considerare come gli animali offerti in
olocausto sull’altare dovevano essere
lavati prima di essere offerti, in particolare
le zampe (per il loro cammino) e
le interiora (l’intimo del loro
cuore, da dove vengono tutti i pensieri malvagi) (cfr. Levitico 1:9-13).
Con questa immagine
davanti, Davide sa di essere sporco, puzzolente, abominevole (vomitevole) a
Dio; sa di esserlo a causa delle sue
iniquità, del suo peccato e
delle sue colpe, che gli
stanno sempre davanti, il fatto commesso
lo tortura, gli si è legato addosso come
un macigno, nel salmo 32 (dopo il perdono) dirà:
le mie ossa si consumavano tra i lamenti che facevo tutto il giorno.
Poiché giorno e notte la tua mano si appesantiva su
di me, il mio vigore inaridiva come per arsura d'estate.
(Salmo 32:3-4)
L’opera di “lavaggio”
può farla solo Dio con le sue mani pure; alla luce di questa richiesta
possiamo comprendere meglio la portata dei versi neotestamentari:
- riferiti al battesimo
(nel caso di Paolo):
Àlzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati,
invocando il suo nome…
(Atti 22:16)
- riferiti alla Chiesa:
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo
del sangue di Gesù, per quella via nuova e vivente che egli ha inaugurata
per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne, e avendo noi un
grande sacerdote sopra la casa di Dio, avviciniamoci con cuore sincero e con
piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione che li
purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Manteniamo ferma la confessione della nostra
speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse.
(Ebrei 10:19-23)
…e purificami dal mio peccato…
L’azione della
purificazione dal peccato, fa
particolarmente riferimento al malato
di lebbra guarito, così come descritta nella Legge:
Il SIGNORE parlò ancora a Mosè, e disse: «Questa è la legge relativa al
lebbroso per il giorno della sua purificazione. Egli sarà condotto dal
sacerdote. Il sacerdote uscirà dall'accampamento e lo esaminerà. Se vedrà
che la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso, ordinerà che si prendano,
per colui che dev'essere purificato, due uccelli vivi, puri, del legno di
cedro, dello scarlatto e dell'issopo.
Il sacerdote ordinerà che si sgozzi uno degli uccelli sopra un vaso di
terracotta contenente acqua di fonte. Poi prenderà l'uccello vivo, il legno
di cedro, lo scarlatto e l'issopo. Immergerà quelle cose, insieme con
l'uccello vivo, nel sangue dell'uccello sgozzato sopra l'acqua di fonte.
Aspergerà sette volte colui che deve essere purificato dalla lebbra; lo
dichiarerà puro e lascerà l'uccello vivo andare libero per i campi. Colui
che si purifica si laverà le vesti, si raderà completamente i peli, si
laverà nell'acqua e sarà puro.
Dopo potrà entrare nell'accampamento, ma resterà sette giorni fuori della
sua tenda.
Il settimo giorno si raderà completamente i peli, il capo, la barba, le
ciglia: si raderà insomma tutti i peli, si laverà le vesti e si laverà il
corpo nell'acqua, e sarà puro.
L'ottavo giorno prenderà due agnelli senza difetto, un'agnella di un anno
senza difetto, tre decimi di fior di farina, come oblazione, intrisa d'olio,
e un log di olio.
Il sacerdote che fa la purificazione presenterà colui che si purifica e
quelle cose davanti al SIGNORE, all'ingresso della tenda di convegno.
Il sacerdote prenderà uno degli agnelli e l'offrirà come sacrificio per la
colpa, con il log d'olio, e li presenterà come offerta agitata davanti al
SIGNORE.
Poi sgozzerà l'agnello nel luogo dove si sgozzano i sacrifici per il
peccato e gli olocausti, vale a dire nel luogo sacro, poiché il sacrificio
per la colpa appartiene al sacerdote, come quello per il peccato: è cosa
santissima. Il sacerdote prenderà del sangue del sacrificio per la colpa e
lo metterà sull'estremità dell'orecchio destro di colui che si purifica, sul
pollice della sua mano destra e sull'alluce del suo piede destro.
Poi il sacerdote prenderà dell'olio del log e lo verserà nella sua mano
sinistra; quindi intingerà il dito della sua destra nell'olio che avrà nella
sinistra, e con il dito farà sette aspersioni di quell'olio davanti al
SIGNORE.
Del rimanente dell'olio che avrà in mano, il sacerdote ne metterà
sull'estremità dell'orecchio destro di colui che si purifica, sul pollice
della sua mano destra e sull'alluce del suo piede destro, sopra il sangue
del sacrificio per la colpa.
Il resto dell'olio che avrà in mano, il sacerdote lo metterà sul capo di
colui che si purifica; così il sacerdote farà per lui l'espiazione davanti
al SIGNORE.
Poi il sacerdote offrirà il sacrificio per il peccato e farà l'espiazione
per colui che si purifica della sua impurità; quindi scannerà l'olocausto.
Il sacerdote offrirà l'olocausto e l'oblazione sull'altare; farà per quel
tale l'espiazione, ed egli sarà puro.
Se quel tale è povero e non può procurarsi queste cose, prenderà un solo
agnello da offrire in sacrificio per la colpa, come offerta agitata, per
fare l'espiazione per lui, un solo decimo di un efa di fior di farina
intrisa d'olio, come oblazione, e un log d'olio.
Prenderà anche due tortore o due giovani piccioni, secondo i suoi mezzi;
uno sarà per il sacrificio per il peccato, e l'altro per l'olocausto.
L'ottavo giorno porterà, per la sua purificazione, queste cose al
sacerdote, all'ingresso della tenda di convegno, davanti al SIGNORE. Il
sacerdote prenderà l'agnello del sacrificio per la colpa e il log d'olio e
li presenterà come offerta agitata davanti al SIGNORE. Poi scannerà
l'agnello del sacrificio per la colpa. Il sacerdote prenderà del sangue del
sacrificio per la colpa, lo metterà sull'estremità dell'orecchio destro di
colui che si purifica, sul pollice della sua mano destra e sull'alluce del
suo piede destro. Il sacerdote verserà di quell'olio nella sua mano
sinistra, e con il dito della sua mano destra aspergerà l'olio, che avrà
nella mano sinistra, sette volte davanti al SIGNORE. Poi il sacerdote
metterà dell'olio che avrà in mano sull'estremità dell'orecchio destro di
colui che si purifica, sul pollice della sua mano destra e sull'alluce del
suo piede destro, nel luogo dove ha messo del sangue del sacrificio per la
colpa. Il resto dell'olio che avrà in mano, il sacerdote lo metterà sul capo
di colui che si purifica, per fare espiazione per lui davanti al SIGNORE.
Poi sacrificherà una delle tortore o uno dei due giovani piccioni che ha
potuto procurarsi.
Delle vittime che ha potuto procurarsi, una l'offrirà come sacrificio per
il peccato e l'altra come olocausto, insieme all'oblazione; così il
sacerdote farà l'espiazione davanti al SIGNORE per colui che si purifica».
Questa è la legge relativa a colui che è affetto da
piaga di lebbra, e non ha i mezzi per procurarsi ciò che è richiesto per la
sua purificazione.
(Levitico 14:1-32)
Alla luce di questo
possiamo comprendere cosa significa:
“se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce
abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci
purifica da ogni peccato.”
(1 Giovanni 1:7)
…poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me…
Davide non riesce a pensare ad altro,
non ha pace nella sua anima perché è
afflitto dal suo peccato e dalla separazione che esso provoca fra lui e Dio.
In questo stato di
angoscia Davide fa una espressa richiesta:
lavami
da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato,
non si lava da sé, sarebbe come insudiciarsi
ancora di più, le sue mani sono piene di sangue, come potrebbe lavarsi con
quelle?
Davide, ispirato dallo Spirito Santo va oltre la
Legge; non c’è sacrificio che può coprire il suo peccato, solo il Signore
può lavarlo e purificarlo perché
il debito del
suo peccato è contro di Lui!
…Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi
tuoi.
Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.
Davide sa che il peccato commesso contro Uria è un peccato commesso contro
il Signore,
solo contro di Lui!
E l’amministratore della
giustizia del popolo dichiara che l’Amministratore della Giustizia è
Giusto
quando parla, e Irreprensibile quando giudica!
Davide sa anche che il suo peccato, fatto di nascosto,
è stato visto dagli occhi di Dio;
a noi sembra che pecchiamo di nascosto
ma anche se nessuno ci ha mai visti “peccare”
(commettere delle colpe o dei
misfatti), ogni volta che
falliamo, anche se siamo nascosti in un luogo segreto agli altri, siamo
pienamente visti da Dio e il nostro peccato è proprio davanti a Lui; i Suoi occhi vedono chiaramente ogni dettaglio di ogni nostro peccato:
E non v'è nessuna creatura che possa nascondersi
davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di
colui al quale dobbiamo render conto.
(Ebrei 4:13)
Quanto è diverso questo
modo di parlare di Davide da come Adamo rispose a Dio quando Egli gli chiese
riguardo al suo peccato:
- Adamo cercava di
giustificarsi scaricando la sua colpa su Eva la quale, a sua volta, la
scaricò sul serpente;
- Davide riconosce di
essere pienamente colpevole, egli chiede solo che siano
perdonati e così cancellati.
***
- LA
VALUTAZIONE DEL PROPRIO STATO
Ecco, io sono stato generato nell'iniquità, mia madre mi ha concepito nel
peccato.
Ma tu desideri che la verità risieda nell'intimo: insegnami dunque la
sapienza nel segreto del cuore.
Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve.
Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa
che hai spezzate.
Distogli lo sguardo dai miei peccati, e cancella tutte le mie colpe.
Ecco, io sono stato generato nell'iniquità, mia madre mi ha concepito nel
peccato…
Davide qui riconosce che
il peccato fa parte di ciò che lui è; confessa tutta la sua impotenza morale
innata, non c’è stato nella sua vita nessun momento in cui lui, per natura,
non abbia concepito il peccato!
Egli ha peccato, non perché le circostanze lo facevano peccare, ma perché il
peccato fa parte di lui; è
un peccatore fin dal suo concepimento!
Paolo parla di questa
situazione naturale dell’uomo:
Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è
entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è
passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato...
(Romani 5:12)
…eravamo per natura figli d'ira, come gli altri…
(Efesini 2:3)
Quanto è anche
drasticamente diversa la realtà dei fatti da quella che noi facciamo così
spesso comprendere quando cerchiamo di scusare il nostro peccato facendo
sembrare che esso è avvenuto a causa di qualche fattore esterno a noi.
Infatti, molto
spesso, quando confessiamo i nostri peccati, aggiungiamo subito i motivi per
cui abbiamo peccato, motivi che si trovano al di fuori del nostro cuore,
stiamo così facendo credere che il nostro peccato non è venuto veramente dal
nostro cuore, ma dalle circostanze esterne, fare così non è confessare il
peccato!
Questo atteggiamento ci ostacola nell'ottenere il perdono di cui abbiamo
bisogno.
…Ma tu desideri che la verità risieda nell'intimo: insegnami dunque la
sapienza nel segreto del cuore,
Se lo stato dell’uomo
naturale è uno stato di peccato (il suo desiderio naturale lo porta a
ricercare gli atti peccaminosi nascosti nella menzogna), ciò che
desidera Dio è che
la Verità risieda nell'intimo
e Davide si sente completamente ignorante, egli chiede umilmente:
insegnami dunque la sapienza nel
segreto del cuore!
Gli uomini guardano a
come uno si comporta esternamente fermandosi spesso all'apparenza delle
cose; al contrario, Dio guarda al
cuore (1 Samuele 16:7).
Dio
desidera un cuore puro, un cuore attaccato alla
Verità e Davide sta riconoscendo
che la condizione del suo cuore è opposta a quella che Dio vuole.
Davide sta confessando di
non conoscere la Sapienza a causa del suo stato di peccato,
solo la presenza stabile della Verità
e la conoscenza della Sapienza nel cuore può redimerci da questo stato,
per questo Paolo scrive che Cristo
Gesù è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione
(1 Corinzi 1:30).
…Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve...
Guardando all’immagine del lebbroso guarito di Levitico 14, Davide richiede
a Dio stesso (vedendo già Gesù
come Sommo Sacerdote – cfr. Ebrei 5,8,9), di
purificarlo e lavarlo.
Ricordiamo cosa disse il
Signore al popolo:
Venite, e discutiamo, dice il SIGNORE; anche se i
vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve;
anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana.
(Isaia 1:18)
Davide non vuole solo
essere perdonato per “non scontare la pena”, per “sfuggire alla sentenza”,
egli chiede a Dio di essere
purificato, lavato, per potere
stare alla Sua presenza, per potere avere comunione con Lui.
L’uomo che si accontenta
di sfuggire alla pena non si è ravveduto, cerca di patteggiare la colpa
(chiedendo uno sconto di pena); l’uomo che è sinceramente ravveduto vuole
che il suo peccato sia “estinto”, che non ci sia più, che non sia più
ricordato, vuole essere puro e lavato
davanti a Dio, avere una coscienza
pulita, così possiamo comprendere cosa scrive Pietro, circa il
battesimo:
Il battesimo non è eliminazione di sporcizia dal
corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio.
(tratto da 1 Pietro 3:21)
Solo con questa coscienza pulita
Davide può riappropriarsi della
Gioia della
Salvezza:
Strana questa espressione
di Davide, non era lui che salmeggiava? Qui dichiara che i suoi Salmi ed i
suoi canti li udiva come cantati
dallo Spirito Santo dentro di lui, le
sue ossa esultano a quelle lodi, ma tutto questo avviene se procedente
da un cuore puro, purificato; se non
ci sono peccati che interrompono quel sereno rapporto di comunione, se
lo sguardo di Dio non è sui peccati e le colpe sono cancellate
definitivamente e questo è quello che Gesù Cristo ha fatto per noi:
erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di
cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e
umiliato!
Egli è stato trafitto a causa delle nostre
trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui
abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati
guariti.
(Isaia 53:4-5)
…esulteranno quelle ossa che hai spezzate…
Nella Scrittura spesso
le ossa rappresentano la
giustizia; la giustizia di Davide esulta se
lo sguardo di Dio non è più fissato
sui suoi peccati, se non se li ricorda più.
Questo è lo stato di
beatitudine di coloro che saranno per sempre alla Sua presenza, già
profetizzato da Isaia e richiamato,
nel nuovo patto, dall’autore della lettera agli ebrei:
Io, io, sono colui che per amor di me stesso
cancello le tue trasgressioni
e non mi ricorderò più dei tuoi peccati.
(Isaia 43:25)
Ecco, i giorni vengono»,
dice il Signore, «che io concluderò con la casa d'Israele e con la casa di
Giuda, un patto nuovo; non come il patto che feci con i loro padri nel
giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto; perché
essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia volta, non mi sono
curato di loro», dice il Signore.
Questo è il patto che
farò con la casa d'Israele dopo quei giorni», dice il Signore: «io metterò
le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro
Dio, ed essi saranno il mio popolo. Nessuno istruirà più il proprio
concittadino e nessuno il proprio fratello, dicendo: "Conosci il Signore!"
Perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché
avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro
peccati» (Ebrei 8:8-12
e cfr. 10:16-17)
***
- LA RICHIESTA DI REDENZIONE
O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben
saldo.
Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga.
Ecco cosa desidera
veramente Davide: avere un cuore puro
ed uno spirito ben saldo, egli ha visto come il suo cuore impuro e la
sua debolezza carnale lo hanno portato a perdere la comunione con il
Signore, quella comunione che è la cosa più preziosa che ha.
Ora egli chiede a Dio
stesso di dargli questo cuore puro e
questo spirito ben saldo, per non perdere più questo rapporto di
comunione.
Possiamo vedere la
promessa di quest’opera meravigliosa fatta dal Signore, verso Israele:
Io santificherò il mio gran nome che è stato profanato fra le nazioni, in
mezzo alle quali voi l'avete profanato; e le nazioni conosceranno che io
sono il SIGNORE", dice il Signore, DIO, "quando io mi santificherò in voi,
sotto i loro occhi.
Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi
ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d'acqua pura e sarete puri; io vi
purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli.
Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò
dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne.
Metterò dentro di voi il mio Spirito
e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e
metterete in pratica le mie prescrizioni.
Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri,
sarete il mio popolo, e io sarò il vostro Dio. Io vi libererò da tutte le
vostre impurità…
(Ezechiele 36:23-29)
Un cuore nuovo ed uno
Spirito nuovo per una
nuova Vita …eterna:
In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere
il regno di Dio…
…In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito,
non può entrare nel regno di Dio.
Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito,
è spirito...
…Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo
unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita
eterna. Infatti Dio non ha mandato
suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato
per mezzo di lui. (tratto
da Giovanni 3)
In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia
parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in
giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
(Giovanni 5:24)
Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque
contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno.
(Giovanni 6:40)
In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha
vita eterna.
(Giovanni 6:47)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita
eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
(Giovanni 6:54)
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco
ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e
nessuno le rapirà dalla mia mano.
(Giovanni 10:27-28)
Ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio,
avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; perché
il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in
Cristo Gesù, nostro Signore.
(Romani 6:22-23)
Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete
la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
(1 Giovanni
5:13)
…Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito…
Davide nella sua
richiesta di Grazia implora Dio di farlo rimanere
nella Sua presenza, di non
respingerlo e non togliergli il Suo Spirito santo; che vorrebbe dire
cadere nella morte spirituale, proprio come successe per Adamo ed Eva che
furono respinti dalla presenza del Signore e morirono fisicamente per il
loro peccato.
…Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga…
Nella comunione con il
Signore, Davide ritrova la Gioia della
Salvezza e uno spirito che lo
sostiene nel suo amministrare la giustizia per il popolo e portare
avanti quell’opera che il Signore gli ha affidato; da questa espressione
possiamo imparare come il peccato rende tristi ed indifferenti, è molto
probabile che Davide non abbia mai interrotto il suo servizio durante il
tempo precedente questo suo ravvedimento, ma con quale spirito lo svolgeva?
Spesso possiamo svolgere
con minuziosa precisione il nostro servizio cristiano, ma senza passione,
senza la gioia, senza
il sostegno di uno spirito volenteroso, senza passione e questo per
il nostro peccato ben nascosto.
Alla luce di questa
considerazione possiamo comprendere meglio cosa scrive Giacomo:
Deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola
che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre.
Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi
stessi.
Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un
uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è
guardato se ne va, e subito dimentica com'era.
Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta,
cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore
smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.
(Giacomo 1:21-25)
In Gesù Cristo noi
abbiamo realizzato in modo stabile e permanente questa comunione
perfetta con Dio:
Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla
comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore.
(1 Corinzi 1:9)
Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto
con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno
toccato della parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi
l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna
che era presso il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e
udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con
noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.
Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.
Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è
luce, e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che abbiamo comunione con lui
e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la
verità.
Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno
con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non
è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo
bugiardo, e la sua parola non è in noi.
(1 Giovanni 1:1-10)
***
- SCOPO
DELLA REDENZIONE
Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te.
Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza, e la mia lingua
celebrerà la tua giustizia.
Signore, apri tu le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode.
Il
desiderio del suo cuore non è quindi di avere benefici per se stesso, ma di
fare conoscere le vie di Dio a coloro che, come lui, hanno attraversato la
valle del peccato:
insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i
peccatori si convertiranno a te.
Davide,
che ora conosce molto bene cosa vuol dire essere un trasgressore, è pronto a
parlare con altri trasgressori delle vie dell'Eterno, per aiutarli a vedere
la gravità del peccato, affinché anche loro possano ravvedersi.
Per questo implora:
Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza!
Perché questo
evento catastrofico diventi una grande opportunità di testimonianza della
Giustizia di Dio, Paolo ha la
stessa visione:
Per questo mi è stata fatta misericordia, affinché
Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io
servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere
vita eterna.
(1
Timoteo 1:16)
Davide dichiara qui
che, una volta liberato dal peccato, celebrerà con giubilo la Giustizia di
Dio; quando capiamo davvero quanto è grave il peccato e arriviamo ad esserne
realmente ravveduti, comprendiamo meglio l'immensità del perdono e ci sarà
naturale celebrare con giubilo la grande Giustizia di Dio che ha reso giusto
il nostro cuore.
Ma nel suo stato di peccato
Davide ha la bocca chiusa; come
potrebbe
proclamare la lode di Dio con labbra impure?
Per questo chiede a Dio di aprirgli Lui le labbra;
per
proclamare la Sua lode!
Isaia profetizzava
in merito alla venuta del Servo del Signore ed ai Suoi segni miracolosi:
Il deserto e la terra arida si rallegreranno, la solitudine gioirà e
fiorirà come la rosa; si coprirà di fiori, festeggerà con gioia e canti
d'esultanza; le sarà data la gloria del Libano, la magnificenza del Carmelo
e di Saron.
Essi vedranno la gloria del SIGNORE, la magnificenza del nostro Dio.
Fortificate le mani infiacchite, rafforzate le ginocchia vacillanti!
Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: «Siate forti, non temete! Ecco
il vostro Dio! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; verrà egli stesso
a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno
sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la
lingua del muto canterà di gioia; perché delle acque sgorgheranno nel
deserto e dei torrenti nei luoghi solitari; il terreno riarso diventerà un
lago, e il suolo assetato si muterà in sorgenti d'acqua; nel luogo dove
dimorano gli sciacalli vi sarà erba, canne e giunchi. Là sarà una strada
maestra, una via che sarà chiamata la Via Santa; (nessun impuro vi passerà)
essa sarà per quelli soltanto; quelli che la seguiranno, anche gli
insensati, non potranno smarrirvisi.
(Isaia 35:1-8)
E
Gesù mostrò, con i segni
miracolosi compiuti in Israele, di avere la Potenza di compiere questi
miracoli spirituali:
Partito di là, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, se
ne stava seduto lassù, e gli si avvicinò una grande folla che aveva con sé
degli zoppi, dei ciechi, dei muti, degli storpi e molti altri malati; li
deposero ai suoi piedi, e Gesù li guarì.
La folla restò piena di stupore nel vedere che i
muti parlavano, gli storpi erano guariti, gli zoppi camminavano, i ciechi
vedevano, e diede gloria al Dio d'Israele.
(Matteo 15:29-31)
Il saggio Eliù,
prima di Davide scriveva questo in merito al peccatore perdonato:
L'uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall'agitazione
incessante delle sue ossa; quand'egli ha in avversione il pane e lo
ripugnano i cibi più squisiti; la carne gli si consuma e sparisce, mentre le
ossa, prima invisibili, gli escon fuori; egli si avvicina alla fossa, e la
sua vita a quelli che infliggono la morte.
Ma se, presso di lui, c'è un angelo, un interprete, uno solo tra i mille,
che mostri all'uomo il suo dovere, Dio ha pietà di lui e dice: "Risparmialo,
che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo riscatto".
Allora la sua carne diviene più fresca di quella di un bimbo; egli torna ai
giorni della sua giovinezza;
implora Dio, e Dio gli è propizio; gli dà di contemplare il suo volto con
gioia e lo considera di nuovo come giusto.
Ed egli canterà tra la gente e dirà: "Avevo peccato,
pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo. Dio ha
riscattato l'anima mia dalla fossa, e la mia vita si schiude alla luce!"
(Giobbe 33:19-28)
***
- I SACRIFICI
CHE DIO GRADISCE
Tu infatti non desideri sacrifici, altrimenti li offrirei, né gradisci
olocausto.
Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un
cuore abbattuto e umiliato.
Fa' del bene a Sion, nella tua grazia; edifica le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai sacrifici di giustizia, olocausti e vittime arse per intero;
allora si offriranno tori sul tuo altare.
Tu infatti non desideri sacrifici, altrimenti li offrirei, né gradisci
olocausto. Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non
disprezzi un cuore abbattuto e umiliato,
Davide dichiara che
Dio non prende piacere nel sacrificio
e questa è una intuizione che solo lo Spirito Santo poteva dare a Davide nel
suo tempo.
Isaia profetizzava
così da parte del Signore:
Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici? dice il SIGNORE; io sono sazio
degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei
tori, degli agnelli e dei capri, io non lo gradisco.
Quando venite a presentarvi davanti a me, chi vi ha chiesto di contaminare
i miei cortili? Smettete di portare offerte inutili; l'incenso io lo
detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni, io non
posso sopportare l'iniquità unita all'assemblea solenne. L'anima mia odia i
vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco
di portare.
Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi;
anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono
piene di sangue.
(Isaia 1:11-15)
Infatti oggi noi
comprendiamo che non possiamo fare alcun sacrificio per pagare la condanna
del nostro peccato, la nostra condizione davanti a Dio è così grave che, se
dovessimo tentare di togliere la nostra colpa con un sacrificio fatto da
noi, sarebbe solo l’ennesimo insulto a Dio, un disprezzo alla Sua Santità,
come se un semplice sacrificio potrebbe placare la Sua giusta ira contro il
nostro peccato.
No! Dio non prende
nessun piacere in alcun sacrificio; il
salario del peccato è la morte, la separazione da Dio.
Ciò che
Dio vuole
è uno spirito rotto ed un cuore rotto e contrito, l'unico sacrificio
che Dio vuole da noi è lo stesso cuore che Davide dimostra di avere in
questo salmo.
Dio vuole un cuore
che riconosce la gravità del peccato, che, come Pietro dopo il tradimento
piange amaramente (cfr. Luca 22:62), non come Giuda che voleva riparare al
suo peccato restituendo semplicemente il denaro (cfr. Matteo 27:3-10).
Dio vuole un cuore che
riconosce che il peccato è contro Dio, contro Dio solo.
Quando abbiamo un
cuore così, un cuore rotto, un cuore
contrito e chiediamo perdono; allora Dio applica il sacrificio di Gesù
Cristo al nostro peccato e ci perdona; allora Dio ci tratta con compassione
e, per mezzo di Gesù Cristo, ci perdona e ci purifica.
Cosa facciamo
quando pecchiamo? Cerchiamo semplicemente di “camminare meglio” e di fare
qualche opera buona in più?
…Fa' del bene a Sion, nella tua grazia; edifica le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai sacrifici di giustizia, olocausti e vittime arse per intero;
allora si offriranno tori sul tuo altare.
In
tutto questo salmo, Davide si è rivolto a Dio sulla in base dei Suoi
attributi e della benevolenza di Dio; mai si è rivolto a Lui sulla base di
qualche “presunto merito”, questo è il motivo per cui dice:
Fa'
del bene a Sion, nella tua grazia
e anche lo scopo
della Sua richiesta di perdono è la Gloria di Dio, per questo continua
dicendo:
edifica le mura di Gerusalemme.
Solo quando siamo stati
perdonati; solo allora possiamo offrire sacrifici graditi a Dio.
Sacrifici che non servono
per ottenere il perdono (il perdono possiamo averlo solamente in Gesù Cristo
e nel Suo sacrificio), ma che sono il frutto di lode e di ringraziamento.
L’autore della lettera
agli ebrei, ci descrive chiaramente questo:
Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di
lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e
di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si
compiace.
(Ebrei 13:15-16)
Quando siamo stati
perdonati, è giusto che la nostra vita sia
un sacrificio vivente a Dio,
offriamo noi stessi (per
la misericordia di Dio), tutto quello che siamo, a Dio, come
sacrifici viventi, come insegna Paolo:
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di
Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a
Dio; questo è il vostro culto spirituale.
(Romani 12:1)
Il nostro servizio ragionevole (culto
spirituale) a Dio, alla luce della
misericordia di Dio, è di
presentare i nostri corpi (tutto quello che siamo) come sacrificio
vivente, santo e accettevole a Dio.
Per chi ha ottenuto il
perdono, l'unica vita giusta è quella di vivere totalmente per la gloria di
Dio.
Questa è la vita di chi è veramente ravveduto.
***
CONCLUSIONE
Nella lettura di
questo salmo dobbiamo tenere conto che Davide si è ravveduto dopo la nascita
del figlio che era frutto del suo adulterio, erano quindi passati almeno 9
mesi, forse uno o due anni: Davide aveva vissuto tutto quel tempo senza
ravvedimento, ovvero cercando di non pensare al suo peccato ma non aveva
pace nel cuore, non aveva la gioia della salvezza.
Quanto tempo siamo disposti a subire
il tormento del
nostro peccato?
Quando pecchiamo,
preghiamo che Dio ci porti a sentire il pieno peso del nostro peccato,
preghiamo che Dio ci riveli tutta la gravità che esso porta con sé e
ricordiamoci che nulla è nascosto a Lui!
Solo così possiamo avere di nuovo la gioia della nostra salvezza.