PRIMA LETTERA DI PAOLO A TIMOTEO 

Istruzione riguardanti la vita nella Chiesa

 

 

COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI Cristo:

-         NELL’INSEGNAMENTO

-         NELL’ESEMPIO

-         NELLA EDIFICAZIONE PERSONALE

 

 

Paolo ha finora scritto a Timoteo circa:

 

- la esistenza e la azione destabilizzante dei falsi dottori (1:3-4)

- la consistenza delle false dottrine proposte dai falsi dottori (1:6-11)

- le Istruzioni sulla preghiera (2:1-7)

- le Istruzioni relativamente agli uomini (2:8)

- le Istruzioni relativamente alle donne (2:9-15)

- le Istruzioni relativamente agli anziani (3:1-7)

- le Istruzioni relativamente ai diaconi (3:8-13)

- il privilegio e la responsabilità della Chiesa quale colonna e sostegno della Verità (3:14-15)

- La rivelazione del Mistero della Pietà (3:16)

- La rivelazione dell’apostasia futura (4:1-5)

***

Ora Paolo si concentra sulla persona di Timoteo e vuole spiegargli quali sono le caratteristiche ed il comportamento del buon servitore di Cristo, che si esprime:

 

- Nell’insegnamento (4:6-11)

- Nell’esempio (4:12)

- Nella edificazione personale (4:13-16)

- Nelle riprensioni e nelle esortazioni (5:1-2)

- Nell’assistenza delle vedove (5:3-16)

- Nei rapporti con gli anziani (il rispetto e l’onore) (5:17-19)

- Nella riprensione pubblica ed imparziale degli anziani (5:20-21)

- Nella prudenza nei rapporti spirituali degli anziani (5:22)

- Consiglio terapeutico personale (5:23)

- I peccati e le buone opere manifeste (5:24-25)

- I rapporti tra i fratelli schiavi e i padroni (6:1-2)

- I rapporti con gli eretici e gli avidi (6:3-10)

- Esortazione e ordinamento alla santità personale (6:11-16)

- Istruzioni circa i fratelli ricchi (6:17-19)

 

***

 

COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

NELL’INSEGNAMENTO

 

Esponendo queste cose ai fratelli, tu sarai un buon servitore di Cristo Gesù, nutrito con le parole della fede e della buona dottrina che hai imparata. 

Ma rifiuta le favole profane e da vecchie; esèrcitati invece alla pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura. 

Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata (infatti per questo fatichiamo e combattiamo): abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti.

Ordina queste cose e insegnale.

(1 Timoteo 4:6-11)

 

Dopo aver descritto l'alta missione e la importante responsabilità della Chiesa quale colonna e sostegno della Verità, accertati i pericoli che le false dottrine faranno e in parte già fanno correre alla fede dei cristiani, Paolo si concentra ora sulla preparazione del discepolo Timoteo, affinchè sia in grado di intraprendere l’importante incarico affidatogli.

Paolo vuole qui ricordare a Timoteo come deve comportarsi per rispondere alla sua vocazione di buon servitore di Cristo Gesù e trasmettere fedelmente la Verità ad altri credenti:

…le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.  (2 Timoteo 2:2)

 

Del resto, quel che si richiede agli amministratori (servitori) è che ciascuno sia trovato fedele.  (1 Corinzi 4:2)

 

Gesù disse:

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?

O, come potrai tu dire a tuo fratello: "Lascia che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre la trave è nell'occhio tuo?

Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello.  (Matteo 7:3-5)

 

E visto che Timoteo è chiamato ad ordinare agli altri di non insegnare dottrine diverse, deve egli stesso fare molta attenzione a quello che promuove ed insegna, a come si conduce per non far cadere in discredito la Parola.

Per questo deve essere, lui per primo, ben nutrito con le parole della fede e della buona dottrina che ha imparata.

 

Dalle esortazioni che Paolo rivolge a Timoteo emerge la fisonomia del buon servitore di Cristo Gesù:

- Nella sua formazione:

 

a)             Egli è nutrito non di favole ma di Verità; l'ha conosciuta e creduta, l'ha meditata, studiata, assimilata e vissuta.

b)             E’ una persona che non perde tempo in pratiche esterne al Vangelo (anche aventi l’apparenza di santità, sapore di ascetismo, riti “sacri”).

 

- Nel suo comportamento:

c)              E’ una persona che si esercita nella pietà per crescere nel timore e nell'amore di Dio.

d)             E’ una persona che impiega tutte le sue energie a favore del Vangelo.

 

Egli è così in grado di trarre, dalla propria esperienza, preziosi consigli per i suoi fratelli, mediante:

- la lettura e la esposizione della Parola di Dio;

- l'esortazione e l'insegnamento privato e pubblico esponendo ai fratelli la Verità e mettendoli in guardia contro all'errore.

- l’incoraggiamento per i fratelli nel cooperare, in tutte le sue forme, alla divulgazione del Vangelo, anche (e soprattutto) nelle difficoltà e nelle ostilità.

 

Esponendo queste cose ai fratelli…

E Paolo lo conforta scrivendo che esponendo queste cose ai fratelli, lui sarà un buon servitore di Cristo Gesù, nutrito con le parole della fede e della buona dottrina che ha imparata.

Queste cose sono le verità sopra enunciate da Paolo.

Ma la mente ed il cuore di Timoteo devono essere ripieni delle parole della fede e della buona dottrina che ha imparata, perché dove la mente ed il cuore sono ripieni della Verità di Dio, l'errore non trova posto per mettere radici.

Ed è questo il miglior antidoto contro le deviazioni dottrinali.

L’ignoranza, d’altronde, è un ottimo terreno fertile per lo sviluppo dell'errore.

Dobbiamo considerare come Paolo, ordina di insegnare queste cose ai fratelli.

Paolo vede nella chiesa locale il luogo dove formare i fratelli per poter poi promuovere il Vangelo all’esterno, una sorta di spogliatoio di una squadra, dove ci si incoraggia, si studia la tattica di gioco, dove ci si allena, per poi andare fuori a giocare la partita allo stadio.

 

…tu sarai un buon servitore di Cristo Gesù…

Il servizio speciale cui Timoteo è chiamato dal Capo supremo della Chiesa è quello appunto di proclamatore della Verità e della sana dottrina che ha imparata.

Da quanto leggiamo in 2 Timoteo 4:5, Timoteo aveva il dono di evangelista e pertanto aveva tutte le caratteristiche per proclamare la Verità intorno a Cristo.

 

…nutrito con le parole della fede e della buona dottrina che hai imparata… 

Ma un buon servitore di Gesù Cristo deve essere nutrito delle parole della fede, non può improvvisarsi, deve essere in grado di spiegare cose che crede profondamente e conosce bene!

Le parole della fede sono quelle del buon insegnamento apostolico che Timoteo aveva ricevuto da Paolo, al quale era stato vicino per molto tempo:

Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze…

(2 Timoteo 3:10-11)

E’ evidente che in opposizione a questo buon servitore di Cristo Gesù, ci sono i cattivi operai, ovvero coloro che espongono ugualmente ai fratelli qualcosa, ma non sicuramente qualcosa di buono perché non sono nutriti con le parole della fede e della buona dottrina, anzi sono nutriti di parole di fede sulla propria giustizia e su una dottrina diversa (come già avveniva ai tempi dell’apostolo Paolo) e da quelli dobbiamo guardarci bene:

Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare; perché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne…

(Filippesi 3:2-3)

 

…Ma rifiuta le favole profane e da vecchie; esèrcitati invece alla pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella futura… 

Il buon servitore di Cristo Gesù, per essere ben nutrito con le parole della fede e della buona dottrina, deve evitare di riempirsi lo stomaco di cibi privi di sostanza (se non addirittura nocivi), il suo appetito spirituale deve essere tutto rivolto verso il Pane che scende dal cielo, Gesù Cristo.

Per fare questo deve rifiutare (lett. schifare) le favole profane e da vecchie

Le favole o i miti che il buon servitore di Cristo deve rifiutare, sono definiti da Paolo come:

profane, etimologicamente βεβηλος (profano), così si definiva un luogo aperto a tutti indistintamente, in opposizione ai luoghi sacri in cui solo alcune persone potevano entrare.

- da vecchie ovvero di poco senso logico, paragonate alle storielle narrate dalle vecchiarelle credule, il cui contenuto non ha nulla di reale di sensato.

Invece di perdere il tempo dietro a favole senza senso, il buon servitore di Cristo deve impiegare con ogni sua energia verso una pietà sempre più reale e profonda che lo renderà sempre più utile all'opera del Signore.

L'immagine dell'esercitarsi (immagine liberamente tratta dagli esercizi fisici tanto in voga nel mondo greco), implica lo sforzo morale costante, la rinuncia continua a tutto ciò che è contrario alla pietà (alla manifestazione dell’Amore di Dio), possiamo vedere questa esortazione anche in altri passi della Scrittura:

Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro.

Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese.

(2 Timoteo 2:22-23)

Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima…

(1 Pietro 2:11)

 

Ed implica altresì l’attitudine diligente a dedicarsi alle cose utili:

…persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.

Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.  (2 Timoteo 3:14-17)

 

Tutto questo nella lucida considerazione circa l’utilità delle cose:

- l’esercizio fisico (lett. ghymnasia) è utile a poca cosa (al corpo fisico ed al limite al corpo psichico);

- l’esercizio spirituale di cui parla Paolo (la Pietà), per il quale lotta (lett. agonizometha lotta fisica in antitesi alla “ginnastica”) è utile a ogni cosa (al corpo fisico ed al corpo psichico ed al corpo spirituale).

Ma non dobbiamo confondere la Pietà con certe cose che hanno solo l’ombra della fede (le favole giudaiche non fanno parte della Pietà), con le superstizioni “religiose” (le storielle da vecchie non fanno parte della Pietà).

Le mere ricerche critiche e storiche, le controversie religiose, le questioni di organizzazione e di “politica ecclesiastica”, fanno perdere tanta energia nella chiesa ma non fanno parte della Pietà, sono da considerarli all’interno dell’esercizio fisico!

L’esercizio spirituale utile ad ogni cosa consiste nella lettura e nella meditazione della Parola di Verità; nella sana comunione filiale con Dio e con i fratelli e si condivide nella preghiera dove trova conforto e ossigeno vitale.

 

…avendo la promessa della vita presente e di quella futura. 

- l’esercizio fisico è utile a poca cosa (è temporale come il corpo fisico);

- l’esercizio spirituale di cui parla Paolo (la Pietà) è utile a ogni cosa (è eterno come la Vita in Cristo).

 

Una volta ripieno di cibo buono e fortificato da esso, il buon servitore di Cristo deve quindi far convergere tutta la sua attenzione e le sue energie su due punti essenziali:

- deve nutrire la chiesa di un insegnamento sano che la metta in grado di discernere l'errore dal vero senza lasciarsi ingannare dalle belle apparenze;

- deve dare l’esempio di una vita coerente e una vivente dimostrazione della Verità.

 

…Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata (infatti per questo fatichiamo e combattiamo): abbiamo riposto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti.

E’ la terza volta che troviamo questa espressione di Paolo in questa lettera.

La affermazione degna di essere pienamente accettata  qui scritta è la dichiarazione circa la suprema ed universale utilità della pietà.

Paolo afferma con certezza questo perché l’ha sperimentato personalmente, ne è stato il primo beneficiario (così si considera, come dovremmo considerarci tutti quanti ne siamo stati beneficiati).

Paolo è così profondamente convinto dell'utilità presente e futura della Pietà da faticare e lottare con tutte le sue energie per questo scopo.

Egli, come ha più volte detto, ha rinunciato a tutto per questo (lett. per questo fine)!

 

La sua speranza, tutta la sua speranza (lui, come tutti i suoi collaboratori con lui), l’ha riposta nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti.

 

Tutta la vita missionaria di Paolo è stata una "buona lotta":

…in ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio, con grande costanza nelle afflizioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con conoscenza, con pazienza, con bontà, con lo Spirito Santo, con amore sincero; con un parlare veritiero, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nell'umiliazione, nella buona e nella cattiva fama; considerati come impostori, eppure veritieri; come sconosciuti, eppure ben conosciuti; come moribondi, eppure eccoci viventi; come puniti, eppure non messi a morte; come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!

(2 Corinzi 6:4-10)

 

Spesso sono stato in pericolo di morte.

Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini.

Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità.

Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese.

(2 Corinzi 11:23-28)

 

Tutte queste fatiche e queste lotte Paolo non le avrebbe sostenute se non fosse stato egli stesso sostenuto da una grande speranza, fondata sulle promesse del Dio vivente!

Egli sapeva il valore delle sue fatiche:

…fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

(1 Corinzi 15:58)

…non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno.

Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d'uomo, eterna, nei cieli.

Perciò in questa tenda gemiamo, desiderando intensamente di essere rivestiti della nostra abitazione celeste, se pure saremo trovati vestiti e non nudi.

Poiché noi che siamo in questa tenda gemiamo, oppressi; e perciò desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita.

Or colui che ci ha formati per questo è Dio, il quale ci ha dato la caparra dello Spirito. Siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore (poiché camminiamo per fede e non per visione); ma siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore. Per questo ci sforziamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne partiamo. Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male.

(2 Corinzi 4:16 / 5:10)

 

Paolo, da uomo saggio ed avveduto, investiva tutte le sue energie umane sotto l'impulso della grande speranza della salvezza di tutti gli uomini, soprattutto dei credenti in quanto in loro viene adempiuto il miracolo!

E Paolo ha dato se stesso come esempio anche in questo, egli ha rinunciato a tutto, anche ad avere una famiglia (cfr 1 Corinzi 9:5), per questo può essere sicuramente annoverato tra gli eroi della fede:

 

…come Abramo:

Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava.

(Ebrei 11:8)

…come Mosè:

Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa.

(Ebrei 11:24-26)

Abramo, Mosè, Paolo e tanti altri fratelli e testimoni hanno dato buona prova della loro fede, e io e te?

Perché avere fede non è dire di credere è vivere in conseguenza di quello che veramente si crede!

 

Giacomo infatti scrive:

Non v'ingannate, fratelli miei carissimi…

mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.

Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era. Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.

Se uno pensa di essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna se stesso, la sua religione è vana.

La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.

(tratto da Giacomo 1:16-27)

 

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere?

Può la fede salvarlo?

Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve?

Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta.

Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano.

Insensato! Vuoi renderti conto che la fede senza le opere non ha valore?

(Giacomo 2:14)

Quindi non inganniamoci, vivere la fede non è partecipare a riunioni religiose, non è nemmeno essere fedele ad una chiesa, non è nemmeno fare il buon religioso; è vivere una vita sostenuti da una grande speranza, fondata sulle promesse del Dio vivente, e per questo faticare e combattere!

 

…Ordina queste cose e insegnale.

Timoteo deve ordinare, prescrivere con autorità, insegnare come doveri morali, queste cose in quanto sono buone ed utili agli uomini:

Certa è quest'affermazione, e voglio che tu insista con forza su queste cose, perché quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di dedicarsi a opere buone.

Queste cose sono buone e utili agli uomini.

(Tito 3:8)

 

***

 COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

NELL’ESEMPIO

 

Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella purezza.

(1 Timoteo 4:12)

Ma il buon servitore di Cristo non deve limitarsi ad ordinare ed insegnare, deve presentare se stesso come esempio, per dare piena credibilità alle sue parole.

Paolo fa la stessa esortazione anche a Tito, un altro suo giovane discepolo:

Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù.

Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone.

Parla di queste cose, esorta e riprendi con piena autorità.

Nessuno ti disprezzi.

(Tito 2:11-15)

Timoteo (come Tito) è chiamato ad impartire ordini e a dare insegnamenti a persone che sono più anziane in età, deve presiedere il collegio degli anziani della chiesa di Efeso, deve riprendere chi tra loro sta sviando il gregge e magari esercita da anni l’incarico di vescovo e di diacono; non è semplice…

Deve quindi fare in modo di non dare ad alcuna occasione di disprezzare la sua giovane età, per questo deve essere molto diligente, deve essere un esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella purezza.

Un esempio che comprende tutto il tenore di vita di Timoteo.

E dobbiamo considerare quanto è importante l’esempio di un buon servitore di Cristo.

Ognuno di noi ha un ricordo di un fratello che è stato un esempio di vita cristiana, magari non di perfezione assoluta ma che comunque ha onorato il Nome del Signore.

L’esempio nella Chiesa è fondamentale perché incoraggia, è contagioso, è uno stimolo verso la crescita.

Per questo Paolo arriva a dire facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.

 

***

COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

NELLA EDIFICAZIONE PERSONALE

 

Àpplicati, finché io venga, alla lettura, all'esortazione, all'insegnamento. 

Non trascurare il dono che è in te e che ti fu dato mediante la parola profetica insieme all'imposizione delle mani dal collegio degli anziani. 

Òccupati di queste cose e dèdicati interamente ad esse perché il tuo progresso sia manifesto a tutti. 

Bada a te stesso e all'insegnamento; persevera in queste cose perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.

(1 Timoteo 4:13-16)

 

Àpplicati, finché io venga, alla lettura, all'esortazione, all'insegnamento…

Nella attesa di un eventuale ritorno di Paolo ad Efeso, Timoteo deve dedicarsi all’incarico ricevuto con autorità apostolica e per fare questo deve applicarsi alla lettura (la lettura pubblica della Scrittura), all'esortazione (l’incoraggiamento, l’ammonizione), all'insegnamento (la spiegazione della Verità).

 

…Non trascurare il dono che è in te e che ti fu dato mediante la parola profetica insieme all'imposizione delle mani dal collegio degli anziani…

Timoteo (come ogni buon servitore di Cristo) deve riconoscere il dono dello Spirito Santo che è in lui e non lo deve trascurare.

Sappiamo che Lo Spirito Santo distribuisce i Suoi doni (a tutti i credenti) come Egli vuole, per l’utile comune:

 

Circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate nell'ignoranza…

…Ora vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito.

Vi è diversità di ministeri, ma non v'è che un medesimo Signore.

Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti.

Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.

Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l'interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole.

(tratto da 1 Corinzi 12:1-11)

E questi doni vanno esercitati con amore (altrimenti non sono utili a nessuno – cfr 1 Corinzi 13) e vanno esercitati per l’utile comune (non per il proprio – cfr 1 Corinzi 14).

Ma vanno esercitati, non trascurati!

Il buon servitore di Cristo non deve lasciare inoperoso il dono ricevuto, per timidezza, per mancanza di zelo o per altre motivazioni più o meno sensate.

Paolo riprenderà questa esortazione all’inizio della seconda lettera ad un Timoteo probabilmente in preda allo scoraggiamento:

 

…ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di autocontrollo. Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio.

(2 Timoteo 1:6-8)

Il dono dello Spirito Santo a Timoteo fu dato mediante la parola profetica insieme all'imposizione delle mani dal collegio degli anziani (ovvero fu riconosciuto pubblicamente con autorità) e pertanto egli non deve temere di “non averlo”, perché:

  perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili

(Romani 11:29)

 

…Òccupati di queste cose e dèdicati interamente ad esse perché il tuo progresso sia manifesto a tutti…

Il verbo “occuparsi” (μελεταω) vuol dire pensare, meditare, averla a cuore.

Quello di cui il buon servitore di Cristo deve occuparsi, sono gli obblighi della sua vocazione, il modo di fare valere al massimo i doni ricevuti da Dio per l’utile comune

In questo modo i progressi nella pietà, nella conoscenza, nella sapienza, nella fedeltà e nell'abnegazione saranno manifesti a tutti e nessuno oserà disprezzare la sua giovane età e accetterà di buon grado i suoi ordini ed i suoi insegnamenti.

  

…Bada a te stesso e all'insegnamento; persevera in queste cose perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.

Per questo il buon servitore di Cristo deve badare a se stesso e all’insegnamento che impartisce, in modo di essere perfettamente coerente.

Insegnare, esortare, senza essere di esempio è una cattiva testimonianza, fa cadere in discredito la stessa Parola!

Solo con un sano insegnamento ed una vita esemplare data come dimostrazione di Verità sperimentata e vissuta il buon servitore di Cristo compirà la sua salvezza:

Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand'ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo.

(Filippesi 2:12-13)

E non solo compirà la propria salvezza (la propria santificazione) ma salverà anche quelli che lo ascoltano (perché vedranno in lui un esempio e ne saranno loro stessi incoraggiati).

 

 

 Gianni Marinuzzi