PRIMA LETTERA DI PAOLO A TIMOTEO  - LA CONDUZIONE DELLA CHIESA

 

  

 ISTRUZIONI RELATIVAMENTE AI VESCOVI  (anziani)

Certa è quest'affermazione: se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole.

Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?),che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo. Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo. (1 Timoteo 3:1-7)

 

Se, come abbiamo visto, gli uomini cristiani e le donne cristiane, sono “caldamente esortate” a comportarsi degnamente (vedasi lo studio precedente), Paolo ora specifica più in dettaglio quali siano i requisiti necessari di coloro che sono incaricati di svolgere un ministero di conduzione della Chiesa.

La presenza dei vescovi e dei diaconi (inclusi nel numero dei santi), rappresenta parte importante dell’insegnamento di Paolo circa la conduzione della Chiesa.

 

Due “incarichi” costituiscono il ministero regolare della Chiesa:

- il vescovo (l’anziano) (il responsabile dell’insegnamento, il sorvegliante)

- il diacono (il responsabile del governo della chiesa).

 

In particolare, già nella prima chiesa di Gerusalemme incontriamo la presenza degli anziani:

In quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia.

E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante l'impero di Claudio. I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea. E così fecero, inviandola agli anziani, per mezzo di Barnaba e di Saulo.

(Atti 11:27-30)

 

Poi, giunti a Gerusalemme, furono accolti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono le grandi cose che Dio aveva fatte per mezzo di loro.  (Atti 15:4)

 

Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. Il giorno seguente, Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani.  (Atti 21:17-18)

 

E anche Paolo, seguì questo insegnamento istituendo degli anziani nelle chiese:

- nelle neonate chiese della Galazia (durante il suo primo viaggio missionario):

            Dopo aver designato per loro degli anziani in ciascuna chiesa, e aver pregato e digiunato, li raccomandarono al Signore, nel quale avevano creduto.  (Atti 14:23)

- nella stessa chiesa di Efeso:

            Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa.  (Atti 20:17)

 

I vescovi, chiamati anche “anziani” o “sorveglianti”, sono i responsabili dell’assistenza spirituale o pastorale dei membri della chiesa.

 Possiamo vedere questo quando Paolo incontra gli anziani della chiesa di Efeso a Mileto:

Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa.

Quando giunsero da lui, disse loro: «Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi, servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei; e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunciate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, e ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo.

Ed ecco che ora, legato dallo Spirito, vado a Gerusalemme, senza sapere le cose che là mi accadranno. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio.  E ora, ecco, io so che voi tutti fra i quali sono passato predicando il regno, non vedrete più la mia faccia.

Perciò io dichiaro quest'oggi di essere puro del sangue di tutti; perché non mi sono tirato indietro dall'annunciarvi tutto il consiglio di Dio. Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue. Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime.  (Atti 20:17-31)

 

E nelle chiese del Signore la presenza di questi responsabili è fondamentale proprio per svolgere quelle funzioni di cui parlava Paolo e che lui stesso aveva svolto, dandosi come esempio.

 

Ricordiamo ancora cosa scrive Pietro agli anziani:

Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che deve essere manifestata: pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge. E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce.  (1 Pietro 5:1-4)

 

E ricordiamo altresì l’esortazione dell’autore della lettera agli ebrei rivolta ai credenti:

Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità.  (Ebrei 13:17)

 

La chiesa locale è come una famiglia e Dio ha provveduto un insieme di ruoli atti a fare crescere tutti i componenti di questa famiglia.  Ma quello che traspare da queste raccomandazioni di Paolo e il suo amore e il suo interesse per l’onore della Chiesa; egli vuole che la Chiesa godi del massimo rispetto sia nel suo interno che dall’esterno e pertanto esige che i conduttori (spirituali e materiali) abbiamo le migliori credenziali possibili.

La reputazione della Chiesa è una sana preoccupazione di ogni credente che ama veramente Dio!

Scendere di livello nell’accontentarsi di anziani e diaconi di “minor livello” significa non avere a cuore l’onore della Chiesa e quindi del Signore!

Aspirare e ambire all’incarico di anziano (o diacono) senza avere i requisiti richiesti significa amare sé stessi più che il Signore, amare la propria opera più che l’Opera del Signore!

 

Certa è quest'affermazione: se uno aspira all'incarico di vescovo, desidera un'attività lodevole…

Siamo davanti alla seconda delle tre affermazioni certe che Paolo scrive a Timoteo in questa lettera.

Questa certa affermazione fatta da Paolo va considerata come una verità autorevole che esce dalla sua mente illuminata e da una esperienza ormai lunga, nonché una rispettosa obbedienza a quanto già imparato dagli altri apostoli della chiesa di Gerusalemme.

L'aspirare all'incarico non indica una brama ambiziosa ma un desiderio nobile di adoperarsi con responsabilità per il bene della chiesa.

Purtroppo, influenzati dal pensiero mondano, noi vediamo nell’aspirazione all’anzianato, quella malsana ambizione di “accedere alla casta”, e questo rovina completamente il concetto spirituale dell’aspirazione all’anzianato.

 

Spesso (anche nelle chiese) l’incarico di anziano viene vista come un “premio”, come un posto privilegiato, come una carica che da accesso a chissà quali privilegi di “intoccabilità” (tanto è vero che spesso e volentieri chi diventa anziano non verrà quasi mai rimosso).

Una tale deformazione della carica di anziano crea non pochi problemi, spesso gli ambiziosi di potere tendono ad appropriarsene (secondo le usanze di questo mondo di tenebre) e i pigri, i falsi modesti e coloro che amano coltivare la propria carnalità ed i propri desideri a trovare le motivazioni per non impegnarsi.

L’anziano non è in realtà superiore a nessuno, è corresponsabile (in quanto membro del corpo) e responsabile (in qualità di conduttore) dell’andamento della chiesa e deve adoperarsi affinché la chiesa cresca; e se la chiesa non cresce se ne deve assumere le responsabilità!

 

Spesso viene citato (per esaltare una falsa modestia) il passo dove Paolo insegna:

Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili.  (Romani 12:16)

Questa esortazione di Paolo si riferisce alle cosa alte di questo mondo!

 

Prendere questo versetto per affermare che aspirare all’incarico di anziano o diacono è cosa alta, significa andare in contrasto con l’insegnamento che lo stesso apostolo scrive altrove:

Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio.

Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.

Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.

(Colossesi 3:1-4)

 

Paolo invece afferma con certezza che chi aspira all'ufficio di anziano, desidera una attività (καλον, lett. opera) moralmente bella e nobile perchè voluta da Dio, spesa nell'attuare i Suoi disegni d'amore, con l’obiettivo di edificare la chiesa.

 

L’essere anziano non è un titolo onorifico della persona ma è:

- un incarico, una attività di conduzione

- un incarico, una attività di sorveglianza

- un incarico, una attività di insegnamento

- una attività che contribuisce alla edificazione della Chiesa, del  Corpo di Cristo ed è per questo legittimamente desiderabile.

Dobbiamo quindi chiederci per quali motivi oggi non ci sono molte aspirazioni in tal senso.

Chi non aspira, perché non aspira?

Forse perché non ritiene “conveniente” aspirare e preferisce aspirare ad altro?

Forse perché in fondo non gli interessa dedicarsi per la edificazione della Chiesa?

 

E chi aspira, in che modo aspira? Perché aspira?

Aspira per appagare il proprio bisogno di affermarsi?

Aspira per realizzare un suo progetto particolare?

Dobbiamo imparare a farci le domande:

…aspiriamo noi alla partecipazione al Vangelo?

…aspiriamo noi all’edificazione della Chiesa?

 

…Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?),che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo.

Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo.

 

Troviamo le stesse esortazioni anche nella lettera scritta a Tito:

Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni, quando si trovi chi sia irreprensibile, marito di una sola moglie, che abbia figli fedeli, che non siano accusati di dissolutezza né insubordinati.

Infatti bisogna che il vescovo sia irreprensibile, come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono.  (Tito 1:5-9)

 

…Bisogna dunque che

Bisogna, ovvero è assolutamente necessario, indispensabile, perché altrimenti si mette a repentaglio la reputazione della Chiesa, la sua dignità e la stessa sua credibilità e credibilità del Vangelo (all’interno ed all’esterno della Chiesa).

Non è necessario ai fini della salvezza personale (quella è compiuta in Cristo e nessuno deve avere requisiti per beneficiare della Grazia di Dio), ma è necessario per svolgere un servizio cristiano nella perfetta integrità e credibilità!

 

…il vescovo sia…

Quindi ogni fratello che ha queste sane aspirazioni deve necessariamente (bisogna) avere certe caratteristiche di credibilità (sia all’interno della chiesa che fuori da essa), per non screditare la sua stessa carica e di conseguenza l’opera di Dio.

 

irreprensibile (ανεπιλημπτον lett. "che non si può sorprendere" o anche “che non offre occasione ad accuse".

Possiamo intendere che non sia riprovevole per il suo comportamento abituale.

  

marito di una sola moglie…

Questa condizione non la si può interpretare come la necessità di essere coniugato perché sarebbe bastato dire: "marito di una moglie", anzi, sempre secondo l’insegnamento di Paolo, saranno gli apostati degli ultimi tempi a vietare il matrimonio (cfr 1 Timoteo 4:3) ed inoltre andrebbe in contrasto con il suo stesso esempio (Paolo era celibe).

Un modo obiettivo di interpretare questa condizione è sicuramente quella che il matrimonio del vescovo doveva essere irreprensibile, ovvero non dovesse dare adito a qualsiasi accusa.

Pertanto (per quanto non fosse punita dalla legge vigente) non doveva avere più mogli (poligamo) o non doveva avere mai esercitato il ripudio con conseguente nuove nozze (nella vita precedente alla conversione).

L'apostolo esige che la famiglia del vescovo sia cristianamente costituita, come vuole che sia cristianamente governata.

 

…sobrio…

La sobrietà è la qualità di chi è perfettamente lucido, equilibrato e non si lascia andare agli eccessi; che ha la padronanza del suo corpo sotto ogni aspetto.

 

…prudente… (altri traduce assennato)

Oltre ad essere sobrio, l’anziano deve anche essere prudente, come un buon padre di famiglia, deve saper valutare attentamente i rischi e ne deve tenere sempre conto, prendendo le opportune misure per proteggere le anime.

 

…dignitoso…

L’anziano, per essere credibile deve anche non dare adito ad accusa circa la sua dignità, il suo comportamento ordinato, presentabile nel portamento, negli sguardi, nell'andatura, nel modo di interagire.

 

…ospitale… (lett. amico dei forestieri)

L’Anziano, per essere credibile  deve avere una predisposizione all’accoglienza, in particolare verso i fratelli perseguitati od in viaggio.

Una volta la civiltà non offriva le comodità attuali e l’esercizio dell’ospitalità era fondamentale per chi era in viaggio, per questo l’ospitalità è particolarmente raccomandata nel Nuovo Testamento:

Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo.

Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi"   (Matteo 25:34-36)

 

La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera.

Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di peccati.

Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.  (1 Pietro 4:7-9)

L'amor fraterno rimanga tra di voi.

Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.   (Ebrei 13:1-2)

 

…capace di insegnare…

L’essere capace di insegnare implica una conoscenza sufficiente della verità cristiana, per questo nel passo parallelo della lettera a Tito, troviamo l’espressione “attaccato alla Parola”.

L’attaccamento alla Parola rende autorevole l’anziano, altrimenti non ha nessuna autorità. Chi comprese bene questo fu il centurione che meravigliò Gesù:

Un centurione aveva un servo, molto stimato, che era infermo e stava per morire; avendo udito parlare di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo.

Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo; perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga».

Gesù s'incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla casa, quando il centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti quest'incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io sono uomo sottoposto all'autorità altrui, e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: "Vai", ed egli va; a un altro: "Vieni", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo", ed egli lo fa». Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una così gran fede!»   E quando gli inviati furono tornati a casa, trovarono il servo guarito.

(Luca 7:2-10)

 

La conoscenza della Parola però deve essere trasmessa e l’anziano deve anche avere la capacità di trasmetterla in modo chiaro (privatamente o pubblicamente), esercitando in questa “trasmissione” la mitezza, mansuetudine e la pazienza:

Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente.

Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.  (2 Timoteo 2:24-26)

 

Non tutti gli anziani sono però preposti all’insegnamento pubblico, infatti Paolo ne fa un distinguo:

Gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento.  (1 Timoteo 5:17)

Ma anche se non sono preposti all’insegnamento didattico, è necessario però che tutti gli anziani debbano avere conoscenza e capacità sufficienti da potere applicare la verità cristiana ai casi pratici che si presentano nell'esercizio delle loro funzioni (la correzione, la riprensione, il conforto o il rendere conto della speranza).

 

…non dedito al vino… (παροινος, lett. uno che sta volentieri presso al vino, a bere: un bevitore)

Il vino fa perdere la lucidità ed un anziano non deve permetterselo, egli è un esempio per tutto il gregge nel guardare con diligenza a come si comporta, non deve agire con leggerezza e deve essere sempre lucido per capire bene quale sia la volontà del Signore.

L'intemperanza nel vino anche quando non degeneri, come facilmente avviene, in ubriachezza, è strettamente legata con i disordini carnali ed è contraria allo sviluppo della vita spirituale e viene opposta all’essere ripieni dello Spirito Santo:

Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi.

Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore.

Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza.

Ma siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore; ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo; sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo.  (Efesini 5:15-21)

 

…né violento…

La violenza è la conseguenza del non essere padroni del proprio corpo, tipica di un carattere impetuoso e collerico non controllato o sotto le influenze del vino.

 

…sia mite…

La mitezza è l’equilibrio, la capacità di arrendersi davanti alla debolezza, che non insiste in modo intransigente sopra il suo diritto o la sua ragione.

L’anziano deve saper comprendere la debolezza di chi ha davanti ed andargli incontro.

 

Anche nella seconda lettera a Timoteo troviamo la stessa esortazione:

Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente.  (2 Timoteo 2:24)

 

…non litigioso…

Tendenzialmente pacifico, non battagliero, estraneo alle contese, infatti Paolo scrivendo a Tito prescrive che i credenti (consapevoli della loro posizione spirituale) siano:

…sottomessi ai magistrati e alle autorità, che siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona, che non dicano male di nessuno, che non siano litigiosi, che siano miti, mostrando grande gentilezza verso tutti gli uomini.

Perché anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.

Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo,  che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna.  (Tito 3:1-7)

 

Anche nella seconda lettera a Timoteo troviamo la stessa esortazione:

Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. (2 Timoteo 2:24)

 

…non attaccato al denaro…

Dovendo essere un esempio di fede, l’anziano deve avere sviluppato personalmente una spiccata fiducia e dipendenza dal Signore, tale da non confidare nel denaro.

Il denaro non deve quindi essere un suo interesse primario.

Egli è un esempio di vita, uno che mostra agli altri cosa significa avere fede, secondo il principio cristiano:

La vostra condotta non sia dominata dall'amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò e non ti abbandonerò». Così noi possiamo dire con piena fiducia: «Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l'uomo (Ebrei 13:5-6)

 

Uno che ha esperienza della bontà di Dio non è dominato dalla passione di acquistare o conservare denaro, né del senso del possesso sfrenato, Paolo stesso scriveva così ai corinzi:

…io non cerco i vostri beni, ma voi; perché non sono i figli che debbono accumulare ricchezze per i genitori, ma i genitori per i figli. E io molto volentieri spenderò e sacrificherò me stesso per voi. (2 Corinzi 12:14-15)

 

Perché l’amore per il denaro è pericoloso per la fede:

Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori. (1 Timoteo 6:10)

 

La reazione a queste esortazioni da parte di chi ama il denaro sarà probabilmente il beffarsi, proprio come i farisei davanti a Gesù:

I farisei, che amavano il denaro, udivano tutte queste cose e si beffavano di lui.  (Luca 16:14)

L’uomo di Dio invece deve imparare a vivere con il signore in qualsiasi stato si trovi, proprio come ci insegna (per esperienza personale) Paolo:

So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza. Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.  (Filippesi 4:12-13)

…che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?)

Dopo aver descritto le caratteristiche morali e etiche che necessariamente deve avere l’anziano, per essere irreprensibile e credibile sia all’interno che all’esterno della chiesa, Paolo si concentra ora sulla sua dimostrazione di saggezza.

Come abbiamo anche visto nella lettera agli efesini (Efesini 5:15 / 6:9), la saggezza si dimostra primariamente nell’ambito familiare, pertanto l’anziano deve necessariamente aver dimostrato di governare bene la propria famiglia.

E la famiglia include la moglie, i figli, ed allora anche i servi. Dovendo rappresentare l’autorità spirituale, l’anziano deve dimostrare di saper usare autorità in famiglia e nello specifico nei confronti dei figli.

 

Nel passo parallelo nella lettera di Tito, troviamo una precisazione importante:

…che abbia figli fedeli, che non siano accusati di dissolutezza né insubordinati.  (Tito 1:6)

Il primo campo di prova per una persona che aspira all’incarico di anziano è la propria famiglia.  Paolo specifica chiaramente che se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?

Questa lapidaria specifica, che non da adito a interpretazioni di parte, è nella sua espressione così elementare da essere spesso disattesa, con conseguenze rovinose per la chiesa!

 

…che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo.

Una nuova creatura nasce comunque immatura, ed è assolutamente normale che sia così!

Lo stato di immaturità è definito nella Scrittura come “carnalità” che è lo stato di partenza verso la “santificazione”.

Se questo stato di carnalità è normale nel primo periodo di vita del neonato spirituale, non è più così “normale” (anzi è da considerarsi patologico) se persiste in una persona matura.

Gli effetti che produce lo stato di carnalità è ben descritto nella prima lettera di Paolo ai Corinzi (superbia, divisioni, tolleranza del male, riguardi personali…).

Proprio per non cadere (e non coinvolgere la chiesa in questa caduta), l’anziano non deve essere novizio nella fede, in quanto non ancora formato nella esperienza e quindi nemmeno troppo credibile.

L'apostolo in realtà non determina un tempo stabilito per misurare il grado della maturità, perché questa non dipende solamente dal tempo (dipende dalla dedizione, dall’impegno, dalle prove, dalle situazioni esterne…); ma vuole però che l’anziano sia passato per un periodo di prova durante il quale abbia potuto radicarsi nella conoscenza della verità e nell'esperienza della grazia di Cristo.

Paolo dice espressamente che un novizio senza esperienza e senza essere passato attraverso la prova della fede, rischia di diventare presuntuoso, prendendo come un fregio d’onore l’essere anziano e non come un umile servizio nei confronti degli altri.

Ed alla luce dell’esperienza delle chiese, questa volontà dell’apostolo è più che radicata nella Verità!

 

Gesù mostrò praticamente cosa vuole dire essere maestro (anziano):

Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse.

Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto...

Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro:

Capite quello che vi ho fatto?

Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono.

Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.

Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io.

In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate.   (tratto da Giovanni 13:3-17)

 

…Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo.

Oltre ad avere delle caratteristiche per essere irreprensibile e credibile all’interno della chiesa, l’anziano rappresenta la chiesa locale verso il mondo di fuori.

Per questo Paolo prescrive chiaramente che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori.

L’anziano sarà sottoposto ad un accurato esame da quelli di fuori, che cercheranno mille pretesti per screditarlo ed accusarlo e per questo egli deve essere irreprensibile e deve godere di una buona reputazione.

Sarà sicuramente attaccato per la sua fede (questo è inevitabile), ma la sua moralità e la sua reputazione non devono essere oggetto di biasimo per non cadere in discredito e nel laccio del diavolo.

L'espressione il laccio del diavolo che occorre anche 2 Timoteo 2:26 accenna all'astuzia ed abilità tipiche del diavolo che sa avvalersi di ogni circostanza per screditare l’Opera di Dio.

Pietro descrive il diavolo come un leone ruggente, e i diavolo è proprio come un cacciatore che tende i suoi lacci in attesa della preda.

Chi, non godendo buona riputazione, fosse scelto anziano, sarebbe sicuramente una buona preda pronta a cadere nella rete tesagli dal diavolo.

Anche per questo Paolo esorterà Timoteo ad essere prudente nell’affidare incarichi spirituali:

Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui; consèrvati puro.  (1 Timoteo 5:22)

Possiamo chiudere questa digressione di caratteristiche necessario per svolgere con efficacia l’incarico di anziano, evidenziando come l’anziano, il conduttore, il sorvegliante, il rappresentante della chiesa locale, colui che ha la responsabilità dell’insegnamento dottrinale, debba essere una persona credibile sia all’interno che all’esterno della chiesa locale.

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ISTRUZIONI RELATIVE AI DIACONI

 Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura.

Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili.

Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa.

I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie.

Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.

(1 Timoteo 3:8-13)

 

I diaconi sono quei fratelli dediti all’assistenza fisica e del servizio pratico all’interno dell’assemblea con un preciso scopo, mantenere la pace e la concordia tra i membri ed evitare i mormorii.

Infatti fin dal principio, ispirandosi all'esempio ed ai precetti di Gesù Cristo, la Chiesa prese cura dei poveri, degli infermi, delle vedove, degli orfani e dei forestieri.

E questo “prendersi cura dei poveri” era uno dei presupposti che gli apostoli tramettevano:

Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi (perché colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi; soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri, come ho sempre cercato di fare.  (Galati 2:6-10)

 

La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.  (Giacomo 1:27)

 

E Paolo, che aveva ricevuto questo ordine, si è sempre impegnato ad esercitare questa cura e ad insegnarla:

Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, perché la Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una colletta per i poveri che sono tra i santi di Gerusalemme.

Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti; infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.

Quando dunque avrò compiuto questo servizio e consegnato il frutto di questa colletta, andrò in Spagna passando da voi; e so che, venendo da voi, verrò con la pienezza delle benedizioni di Cristo.  (Romani 15:25-29)

Perché oltre ad essere gradito a Dio, questa attenzione contribuisce al concetto di uguaglianza nella Chiesa, che Paolo ha sempre insegnato:

Infatti non si tratta di mettere voi nel bisogno per dare sollievo agli altri, ma di seguire un principio di uguaglianza; nelle attuali circostanze, la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, perché la loro abbondanza supplisca altresì al vostro bisogno, affinché ci sia uguaglianza, secondo quel che è scritto: «Chi aveva raccolto molto non ne ebbe di troppo, e chi aveva raccolto poco, non ne ebbe troppo poco».   (2 Corinzi 8:13-15)

 

Una uguaglianza che serve anche per mantenere la pace nella chiesa e possiamo vedere come fosse utile alla chiesa la presenza di questi responsabili nel momento che furono istituiti per la prima volta:

In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana.

I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico.

Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola».

Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia.

Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede.  (Atti 6:1-7)

In realtà il primo accenno alla funzione di diaconato la troviamo già nell’esperienza del popolo di Israele nel deserto (esempio che probabilmente portò gli apostoli stessi a considerare utile questo ministero):

Or Jethro, sacerdote di Madian, suocero di Mosè, udì tutto quello che Dio aveva fatto a favore di Mosè e d'Israele suo popolo: come l'Eterno aveva tratto Israele fuori dall'Egitto.

E Jethro, suocero di Mosè, prese Sefora, moglie di Mosè, che questi aveva rimandata, e i due figliuoli di lei che si chiamavano: l'uno, Ghershom, perché Mosè aveva detto: 'Ho soggiornato in terra straniera'; e l'altro Eliezer, perché aveva detto: 'L'Iddio del padre mio è stato il mio aiuto, e mi ha liberato dalla spada di Faraone'.

Jethro dunque, suocero di Mosè, venne a Mosè, coi figliuoli e la moglie di lui, nel deserto dov'egli era accampato, al monte di Dio; e mandò a dire a Mosè: 'Io, Jethro, tuo suocero, vengo da te con la tua moglie e i due suoi figliuoli con lei'.

E Mosè uscì a incontrare il suo suocero, gli s'inchinò, e lo baciò; s'informarono scambievolmente della loro salute, poi entrarono nella tenda.

Allora Mosè raccontò al suo suocero tutto quello che l'Eterno aveva fatto a Faraone e agli Egiziani per amor d'Israele, tutte le sofferenze patite durante il viaggio, e come l'Eterno li aveva liberati.

E Jethro si rallegrò di tutto il bene che l'Eterno aveva fatto a Israele, liberandolo dalla mano degli Egiziani.

E Jethro disse: 'Benedetto sia l'Eterno, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano di Faraone, e ha liberato il popolo dal giogo degli Egiziani!

Ora riconosco che l'Eterno è più grande di tutti gli dèi; tale s'è mostrato, quando gli Egiziani hanno agito orgogliosamente contro Israele'.

E Jethro, suocero di Mosè, prese un olocausto e dei sacrifici per offrirli a Dio; e Aaronne e tutti gli anziani d'Israele vennero a mangiare col suocero di Mosè in presenza di Dio.

Il giorno seguente, Mosè si assise per render ragione al popolo; e il popolo stette intorno a Mosè dal mattino fino alla sera.

E quando il suocero di Mosè vide tutto quello ch'egli faceva per il popolo, disse: 'Che è questo che tu fai col popolo? Perché siedi solo, e tutto il popolo ti sta attorno dal mattino fino alla sera?'

E Mosè rispose al suo suocero: 'Perché il popolo viene da me per consultare Dio. Quand'essi hanno qualche affare, vengono da me, e io giudico fra l'uno e l'altro, e fo loro conoscere gli ordini di Dio e le sue leggi'.

Ma il suocero di Mosè gli disse: 'Questo che tu fai non va bene. Tu ti esaurirai certamente: tu e questo popolo ch'è teco; poiché quest'affare è troppo grave per te; tu non puoi bastarvi da te solo. Or ascolta la mia voce; io ti darò un consiglio, e Dio sia teco: Sii tu il rappresentante del popolo dinanzi a Dio, e porta a Dio le loro cause. Insegna loro gli ordini e le leggi, e mostra loro la via per la quale han da camminare e quello che devono fare; ma scegli fra tutto il popolo degli uomini capaci che temano Dio: degli uomini fidati, che detestino il lucro iniquo; e stabiliscili sul popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di diecine; e rendano essi ragione al popolo in ogni tempo; e riferiscano a te ogni affare di grande importanza, ma ogni piccolo affare lo decidano loro. Allevia così il peso che grava su te, e lo portino essi teco. Se tu fai questo, e se Dio te l'ordina, potrai durare; e anche tutto questo popolo arriverà felicemente al luogo che gli è destinato'.

 (Esodo 18:1-23)

 

Ma come vediamo sia nell’esperienza di Mosè che in quella degli apostoli, per svolgere questo incarico, oltre ad avere delle doti pratiche è necessario avere particolari doti di carattere spirituale, devono avere buona testimonianza,  e devono essere pieni di Spirito e di sapienza, altrimenti non saranno utili all’edificazione ed alla crescita della chiesa, ma saranno un veicolo di problemi, perché la presenza di diaconi (uomini dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza) in una chiesa locale, è utile (anzi indispensabile) per prevenire i mormorii e per convogliare così tutte le energie dei membri alla crescita spirituale.

 

Queste figure, se ben esercitate, sono di importanza vitale in una chiesa!

 

Ma tutti, sia vescovi e diaconi, per essere riconosciuti tali devono essere persone “credibili” all’interno ed all’esterno della chiesa, non possono essere persone il cui comportamento possa dare adito a dubbi circa la loro integrità morale e materiale, per questo Paolo inizia il suo insegnamento sui diaconi premettendo la locuzione ”allo stesso modo”.

Il non obbedire a questi comandamenti produce un danno alla crescita stessa della chiesa; quanto sarebbero diverse le nostre chiese se obbedissimo sempre alla Parola di Dio e La prendessimo sul serio sotto ogni dettaglio!

Una chiesa non ben governata secondo gli insegnamenti apostolici sarà una chiesa che sprecherà tutte le sue energie a combattere al suo interno e difficilmente potrà essere utile all’edificazione del Corpo del Signore.

Il termine “diacono” significa propriamente “servitore” e si trova usato (nel suo senso generico) nei seguenti passi:

Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».

(Matteo 20:26-28)

 

E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?"

E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».  (Matteo 22:12-14)

Sua madre disse ai servitori: Fate tutto quel che vi dirà.  (Giovanni 2:5)

E’ anche curioso che in Romani 13:4, i magistrati vengono chiamati “i diaconi di Dio” e i 2 Corinzi 2:15, i falsi apostoli sono chiamati “i diaconi del diavolo”.

 

 Anche i predicatori del Vangelo sono chiamati i "diaconi" (ministri della Parola):

Esponendo queste cose ai fratelli, tu sarai un buon servitore di Cristo Gesù, nutrito con le parole della fede e della buona dottrina che hai imparata.  (1 Timoteo 4:6)

Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restare soli ad Atene; e mandammo Timoteo, nostro fratello e servitore di Dio nella predicazione del vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati…   (1 Tessalonicesi 3:2)

Esso è in mezzo a voi, e nel mondo intero porta frutto e cresce, come avviene anche tra di voi dal giorno che ascoltaste e conosceste la grazia di Dio in verità, secondo quello che avete imparato da Epafra, il nostro caro compagno di servizio, che è fedele ministro di Cristo per voi.   (Colossesi 1:6-7)

 

E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore.

(Colossesi 1:21-23)

 

Alla luce di queste considerazioni possiamo considerare come è importante scegliere dei diaconi che siano veramente ripieni di fede e di Spirito Santo (cfr Atti 6:1-8).

Per questo allo stesso modo degli anziani, anche i diaconi devono essere credibili, quindi:

 

…dignitosi

Il diacono, per essere credibile deve anche non dare adito ad accusa circa la sua dignità, il suo comportamento ordinato, presentabile nel portamento, negli sguardi, nell'andatura, nel modo di interagire.

 

…non doppi nel parlare…

Il diacono, amministratore della chiesa nelle questioni pratiche e non strettamente legate all’insegnamento dottrinale, deve essere una persona di parola, onesta, che dice la verità.

Devono essere persone libere da riguardi personali, non propensi alla maldicenza ed alla adulazione.

 I diaconi essendo chiamati a venire a contatto con molti fratelli, devono essere leali ed onesti se vogliono conservare la fiducia della chiesa, altrimenti perdono ogni autorità morale e sono esposti ad ogni sospetto.

 

…non propensi a troppo vino…

La sobrietà che deve caratterizzare l’anziano è la stessa che deve caratterizzare il diacono perché dovendo parlare ai fratelli e comprendere quali sono le reali necessità della chiesa, devono rimanere lucidi e ben “regolati”, per riuscire a tenere a freno la lingua e parlare sempre con saggezza.

 

…non avidi di illeciti guadagni…

Come amministratori della chiesa, i diaconi devono essere al di sopra di ogni sospetto circa la loro onestà.

È necessario che il diacono abbia mostrato nella sua condotta, nella gestione dei propri affari, di essere estraneo da ogni guadagno ottenuto con mezzi riprovevoli; altrimenti quale credibilità avrebbe davanti ai fratelli?

Gesù disse:

Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi.

Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere? E, se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?  

(Luca 16:10-12)

…uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura.

Che cosa è il mistero della fede?

Lo vedremo meglio quando parleremo del Mistero della pietà ma per adesso consideriamo che il termine "Mistero" (μυστηριον) nella Scrittura non significa una cosa incomprensibile per l'uomo; ma semplicemente una cosa che l'uomo non è in grado di conoscere da sè; che gli rimane quindi nascosta finchè Dio, in qualche modo non gliela rivela.

 

Possiamo vedere questo nei misteri del tempo della fine:

- nel libro di Daniele:

Io udii, ma non compresi e dissi: "Mio signore, quale sarà la fine di queste cose?"

Egli rispose: "Va' Daniele; perché queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine.

Molti saranno purificati, imbiancati, affinati; ma gli empi agiranno empiamente e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i saggi.

Dal momento in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà rizzata l'abominazione della desolazione, passeranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque giorni! Tu avviati verso la fine; tu ti riposerai e poi ti rialzerai per ricevere la tua parte di eredità alla fine dei tempi"».

(Daniele 12:8-13)

 

- nel libro della Rivelazione di Gesù Cristo:

Ma nei giorni in cui si sarebbe udita la voce del settimo angelo, quando egli avrebbe suonato, si sarebbe compiuto il mistero di Dio, com'egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti.

(Apocalisse 10:7)

 

Agli apostoli, per esempio Gesù rivelò il Mistero del Regno di Dio (cosa ancora temporaneamente misteriosa per gli altri giudei):

Egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati"».  (Marco 4:11-12)

 

Per una parte di Israele (come popolo, non come singoli uomini israeliti) questa realtà è ancora presente a causa di un indurimento in favore dei gentili, e questo e un altro Mistero:

Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d'Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto:
«Il liberatore verrà da Sion. Egli allontanerà da Giacobbe l'empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati». 
(Romani 11:25-27)

 

Ciò che era Mistero prima di Cristo, Paolo ci dice essere stato rivelato per ordine di Dio:

A colui che può fortificarvi secondo il mio vangelo e il messaggio di Gesù Cristo, conformemente alla rivelazione del mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più remoti, ma che ora è rivelato e reso noto mediante le Scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le nazioni perché ubbidiscano alla fede, a Dio, unico in saggezza, per mezzo di Gesù Cristo sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.  (Romani 16:25-27)

 

In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha riversata abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e d'intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti.

Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra.   (Efesini 1:7-10)

 

Ora sono lieto di soffrire per voi; e quel che manca alle afflizioni di Cristo lo compio nella mia carne a favore del suo corpo che è la chiesa.

Di questa io sono diventato servitore, secondo l'incarico che Dio mi ha dato per voi di annunciare nella sua totalità la parola di Dio, cioè, il mistero che è stato nascosto per tutti i secoli e per tutte le generazioni, ma che ora è stato manifestato ai suoi santi.  (Colossesi 1:24-26)

Desidero infatti che sappiate quale arduo combattimento sostengo per voi, per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, affinché siano consolati i loro cuori e, uniti mediante l'amore, siano dotati di tutta la ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.  (Colossesi 2:1-3)

 

E Paolo stesso ha ricevuto la rivelazione di molti misteri:

- il mistero del rapimento della Chiesa:

Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba.

Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.

(1 Corinzi 15:51-53)

- il mistero della salvezza in Cristo per tutti i popoli:

Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi; come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo.

Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo, di cui io sono diventato servitore secondo il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù della sua potenza.

A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunciare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose; affinché i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù; nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui.

(Efesini 3:2-12)

 

- il mistero del rapporto di Cristo con la Sua Chiesa:

Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa.   (Efesini 5:32)

- il mistero della pietà:

Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

(1 Timoteo 3:16)

 

Anche l’apostolo Giovanni ricevette la rivelazione di importanti misteri:

- il mistero delle sette stelle nella destra di Gesù Cristo, e dei sette candelabri d'oro:

Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito, il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d'oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese.

(Apocalisse 1:19-20)

- il mistero della Grande Prostituta:

Egli mi trasportò in spirito nel deserto; e vidi una donna seduta sopra una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, e che aveva sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle. In mano aveva un calice d'oro pieno di abominazioni e delle immondezze della sua prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: BABILONIA LA GRANDE, LA MADRE DELLE PROSTITUTE E DELLE ABOMINAZIONI DELLA TERRA. E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia.

(Apocalisse 17:3-6)

 

Come possiamo vedere nulla è un mistero per sempre, ma Dio ha scelto (nella Sua Saggezza infinita ed imperscrutabile) di rivelare le cose a Suo tempo, e con i Suoi mezzi, perchè:

…il Signore, DIO, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti.  (Amos 3:7)

 

L'espressione "mistero della fede" vorrebbe quindi significare come Dio abbia scelto la fede per salvare i peccatori, cosa non così pienamente rivelata prima di Cristo e degli apostoli, infatti Paolo scriveva così ai romani:

Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale Cristo, per tutti coloro che credono - infatti non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.  (Romani 3:22-26)

 

Ed è questo prezioso tesoro (il mistero della fede) rivelato che i diaconi devono essere capaci di custodire in una coscienza pura.

 …Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili…

L’ anche sta a significare che anche per gli anziani, l'apostolo esigeva che la loro fede fosse stata provata per un certo tempo, (ricordiamo che non dovevano essere convertiti di recente e senza una esperienza di fede).

Quindi, anche per i diaconi, è necessaria una simile garanzia, e pertanto bisogna che siano prima provati, che abbiano dimostrato, per un tempo sufficiente, di possedere i requisiti necessari per svolgere con diligenza il loro compito.

La prova alla quale devono essere sottoposti i servitori del Signore non è una prova “teorica” ma “pratica”, basata sulla applicazione dei principi cristiani acquisiti e applicati realmente nella propria vita.

Questo non vuole dire che devono essere perfetti, ma devono aver dato buona prova di sé per conoscenza, sincerità, onesta e capacità di vivere degnamente come cristiani, per questo devono essere ανεγεκλητος (lett. incensurabile) è sinonimo di "irreprensibile", ovvero che non può essere incolpato per incoerenza o doppiezza di animo.

 

…Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa…

È chiaro che parlando qui di donne Paolo include la donna nel servizio di diaconato.

Possiamo notare come nelle chiese cristiane del primo secolo ci fossero le diaconesse:

 Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me.  (Romani 16:1-2)

 

La stessa Priscilla, moglie di Aquila, poteva essere tra queste diaconesse.

E queste donne che svolgono il servizio di diaconato devono anche esse (proprio per il tipo di servizio che svolgono e per essere esempio per tutte le altre) avere determinate caratteristiche:

 

…dignitose…

Come per il diacono, anche la diaconessa, per essere credibile deve anche non dare adito ad accusa circa la sua dignità, il suo comportamento ordinato, presentabile nel portamento, negli sguardi, nell'andatura, nel modo di interagire.

Abbiamo visto nello studio precedente come Paolo ordinasse alle donne cristiane di essere dignitose, senza voler apparire per l’immagine “carnale” ma fare risaltare l’Opera di Dio interiore.  Questa attitudine deve ancora essere più spiccata ed evidente nelle donne che intendono fare un servizio pubblico per il Signore a favore della Chiesa.  Esse devono essere per questo dignitose, rispettabili, perché sono un esempio per tutte le altre e sono lo specchio delle donne della Chiesa davanti al mondo.

 

…non maldicenti…

Essendo il lavoro di diaconato un lavoro molto “personalizzato” e svolto accanto alla persona, il diacono (ed in questo caso la diaconessa) deve essere molto misurato con le parole, non maldicenti.

Infatti venendo in relazione con molte famiglie, se avessero l’attitudine di andare sparlando qua e là spargendo di casa in casa delle maldicenze, dei giudizi falsi, delle calunnie, sarebbero una piaga mortale per la chiesa.

 

…sobrie…

La sobrietà che deve caratterizzare il diacono, deve caratterizzare anche le diaconesse, perché dovendo parlare alle sorelle e comprendere quali sono le reali necessità della chiesa, devono rimanere lucide e ben “regolate”, per riuscire a tenere a freno la lingua e parlare sempre con saggezza.

 

…fedeli in ogni cosa…

Le diaconesse sono da annoverare tra coloro che amministrano la Grazia di Dio, e Paolo ci insegna:

…quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele.  (1 Corinzi 4:2)

Quindi devono dimostrarsi fedeli in ogni cosa, degne di piena fiducia, sia per la loro discrezione, sia per il loro tatto e sia per la loro onestà e delicatezza nell'amministrare i soccorsi materiali.

 

…I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie…

Paolo torna sulla credibilità dei diaconi e prescrive che, come gli anziani, il loro bamco di prova è soprattutto la loro vita di famiglia e pertanto devono condurre una vita perfettamente ordinata:

- devono essere mariti di una sola moglie;

- devono governare bene i loro figli e le loro famiglie

 Possiamo chiudere questa digressione di caratteristiche necessario per svolgere con efficacia l’incarico di diacono, evidenziando come il diacono, il governante, colui che ha la responsabilità dell’amministrazione dell’ordine e della dignità, debba essere una persona credibile, onesta e al di sopra diii ogni sospetto sia all’interno che all’esterno della chiesa locale.

Alla luce di questi insegnamenti la figura tradizionale del diacono ne esce completamente trasformata e rivalutata (altro che colui che fa meramente le pulizie o serve ai tavoli, cosa comunque utile e dignitosa se fatta in Cristo).

Il compito di diacono è veramente una figura essenziale ed indispensabile nella chiesa, è spesso il garante della pace tra fratelli, colui che vede e previene le discussioni, le dispute, le maldicenze, le cattiverie che possono nascere tra fratelli, e se oggi la chiesa è sofferente per tutte queste cose è proprio forse perché manca un vero e proprio servizio di diaconato!

 Proprio per questo Paolo scrive:

…Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.

Forse è buono e conveniente recuperare un sano servizio

di diaconato nella Chiesa di oggi!

  

 Gianni Marinuzzi