Le
sette coppe dell'ira di Dio - La quinta e la sesta coppa
APOCALISSE
16:10-16
Poi il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia.
Il suo regno fu avvolto dalle tenebre.
Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore, e bestemmiarono il Dio del
cielo a causa dei loro dolori e delle loro ulcere, ma non si ravvidero dalle
loro opere.
Poi il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e le sue
acque si prosciugarono perché fosse preparata la via ai re che vengono
dall'Oriente.
E vidi uscire dalla bocca del dragone, da quella della bestia e da quella
del falso profeta tre spiriti immondi, simili a rane.
Essi sono spiriti di demòni capaci di compiere dei miracoli.
Essi vanno dai re di tutta la terra per radunarli per la battaglia del gran
giorno del Dio onnipotente. (Ecco, io vengo come un ladro; beato chi veglia
e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si veda la sua
vergogna).
E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Harmaghedon.
***
Le tre ultime coppe son versate sopra il trono della bestia, sull'Eufrate e
nell'aria
10 Poi
il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il regno
d'essa divenne tenebroso, e gli uomini si mordevano la lingua per il dolore.
Il trono pare accennare alla sede centrale del potere politico
anticristiano,
alla capitale ed agli organi centrali del governo, da cui emanano leggi,
ordini e decreti la cui azione buona o cattiva si estende a tutto il regno.
Il profeta Ezechiele, nel suo lamento contro il faraone (figura della
bestia) scrive: “Figlio
d'uomo, pronuncia un lamento sul faraone, re d'Egitto, e digli: "Tu eri
simile a un leoncello fra le nazioni; eri come un coccodrillo nei mari; ti
slanciavi nei tuoi fiumi; con i tuoi piedi agitavi le acque e ne intorbidivi
i canali".
Così parla il Signore, DIO: "Io stenderò su di te la mia rete mediante gran
moltitudine di popoli, i quali ti tireranno fuori con la mia rete; ti
abbandonerò sulla terra e ti getterò in mezzo ai campi; farò che su di te
vengano a posarsi tutti gli uccelli del cielo e sazierò di te le bestie di
tutta la terra; metterò la tua carne su per i monti e riempirò le valli dei
tuoi avanzi; annaffierò del tuo sangue, fin sui monti, il paese dove nuoti;
i canali saranno ricolmi di te.
Quando ti estinguerò, velerò i cieli e ne oscurerò le stelle; coprirò il
sole di nuvole, la luna non darà la sua luce. A causa di te, oscurerò tutti
gli astri che splendono in cielo e stenderò le tenebre sul tuo paese", dice
il Signore, DIO.
“Affliggerò il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della
tua rovina fra le nazioni, in paesi che tu non conosci; farò in modo che di
te resteranno attoniti molti popoli e i loro re saranno presi da spavento
per causa tua, quando io brandirò la mia spada davanti a loro; ognuno di
essi tremerà a ogni istante per la sua vita, nel giorno della tua caduta".
(Ezechiele 32:2-10)
In parallelo alla quinta tromba anche il versamento della quinta coppa porta
oscurità sulla terra con conseguente sofferenza.
Le tenebre furono la penultima piaga di cui fu colpito l'Egitto del Faraone
indurito (Esodo
10:21-23); esse impedirono le comunicazioni ed il lavoro per tre
giorni.
Se le tenebre che avvolgono il regno della bestia sono d'ordine fisico e non
portano direttamente alcun dolore, esse accrescono però i mali inflitti
dalle piaghe precedenti che paiono prolungarsi, in quanto si parla ancora
qui di dolori al plurale e di ulceri.
Il profeta Amos, parlando del giorno del Signore profetizzava così: “Perciò,
così dice il SIGNORE, Dio degli eserciti, il Signore: «In tutte le piazze si
farà lamento e in tutte le strade si dirà: "Ahimè! ahimè!" Si inviteranno i
contadini a fare cordoglio, e al lamento quelli che conoscono le nenie del
lutto.
In tutte le vigne si alzeranno lamenti, perché io passerò in mezzo a te»,
dice il SIGNORE.
Guai a voi che desiderate il giorno del SIGNORE!
Che vi aspettate dal giorno del SIGNORE?
Sarà un giorno di tenebre, non di luce.
Voi sarete come uno che fugge davanti a un leone e s'imbatte in un orso;
come uno che entra in casa, appoggia la mano alla parete, e lo morde un
serpente.
Il giorno del SIGNORE non è forse tenebre e non luce? Oscurissimo e senza
splendore?”
(Amos 5:16-20)
Anche il profeta Sofonia ne parla con dettagli precisi: “Il
gran giorno del SIGNORE è vicino; è vicino e viene in gran fretta; si
sente venire il giorno del SIGNORE e il più valoroso grida amaramente.
Quel giorno è un giorno d'ira, un giorno di sventura e d'angoscia, un
giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un
giorno di nuvole e di fitta oscurità, un giorno di squilli di tromba e
di allarme contro le città fortificate e le alte torri.
Io metterò gli uomini nell'angoscia ed essi brancoleranno come ciechi,
perché hanno peccato contro il SIGNORE; il loro sangue sarà sparso come
polvere e la loro carne come escrementi.
Né il loro argento né il loro oro potrà liberarli nel giorno dell'ira del
SIGNORE; ma tutto il paese sarà divorato dal fuoco della sua gelosia; poiché
egli farà una distruzione improvvisa e totale di tutti gli abitanti del
paese”.
(Sofonia 1:14-18)
Molti vedono nelle tenebre un simbolo dell'onda di dolori morali che invade
gli animi: orgoglio ferito, ambizioni deluse, prosperità svanita, gloria e
splendori della potenza oscurati, speranze sepolte: amari frutti dell'aver
rinnegato Dio per prostrarsi all'empia tirannia della bestia.
Paolo scriveva così ai Romani: “L'ira
di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli
uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; poiché quel che si può
conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti
le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono
chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle
opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio,
non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a
vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato.
Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la
gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo
corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li
ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo
da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di
Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore,
che è benedetto in eterno. Amen.
Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne
hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; similmente
anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono
infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con
uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del
proprio traviamento.
Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in
balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente;
ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia,
di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; calunniatori, maldicenti,
abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male,
ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati.
Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose
sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le
commette”.
(Romani 1:18-32)
Le tenebre sono la totale mancanza di luce, in questi tempi non si avrà più
alcun concetto di giustizia, di moralità, di correttezza, di lealtà…
…saranno tempi terribili!
Anna, la madre di Samuele, diceva così nel suo cantico: “Egli
veglierà sui passi dei suoi fedeli, ma gli empi periranno nelle tenebre;
infatti l'uomo non trionferà per la sua forza.
Gli avversari del SIGNORE saranno frantumati;
egli tonerà contro di essi dal cielo; il SIGNORE giudicherà l'estremità
della terra e darà forza al suo re; innalzerà la potenza del suo unto”.
(1 Samuele 2:9-10)
Parlando dei falsi dottori degli ultimi tempi, Pietro scrive: “Però
ci furono anche falsi profeti tra il popolo, come ci saranno anche tra di
voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e,
rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una
rovina immediata.
Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della
verità sarà diffamata.
Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro
condanna già da tempo è all'opera e a loro rovina non si farà aspettare.
Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li inabissò,
confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio; se
non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone, Noè,
predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di empi; se
condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in
cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro sarebbero
vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era rattristato dalla
condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel giusto, infatti, per
quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si tormentava ogni giorno
nella sua anima giusta a motivo delle loro opere inique), ciò vuol dire che
il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare gli ingiusti per la
punizione nel giorno del giudizio; e soprattutto quelli che vanno dietro
alla carne nei suoi desideri impuri e disprezzano l'autorità.
Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità;
mentre gli angeli, benché superiori a loro per forza e potenza, non portano
contro quelle, davanti al Signore, alcun giudizio ingiurioso.
Ma costoro, come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere
catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano, e periranno nella
propria corruzione, ricevendo il castigo come salario della loro
iniquità.
Essi trovano il loro piacere nel gozzovigliare in pieno giorno;
sono macchie e vergogne; godono dei loro inganni mentre partecipano ai
vostri banchetti.
Hanno occhi pieni d'adulterio e non possono smetter di peccare;
adescano le anime instabili; hanno il cuore esercitato alla cupidigia;
sono figli di maledizione!
Lasciata la strada diritta, si sono smarriti seguendo la via di Balaam,
figlio di Beor, che amò un salario di iniquità, ma fu ripreso per la sua
prevaricazione: un'asina muta, parlando con voce umana, represse la follia
del profeta.
Costoro sono fonti senz'acqua e nuvole sospinte dal vento;
a loro è riservata la caligine
delle tenebre.
Con discorsi pomposi e vuoti adescano,
mediante i desideri della carne e le dissolutezze, quelli che si erano
appena allontanati da coloro che vivono nell'errore; promettono loro la
libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è
schiavo di ciò che lo ha vinto.
Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza
del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in
quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima.
Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della
giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo
comandamento che era stato dato loro.
E’ avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il
cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a
rotolarsi nel fango”.
(2 Pietro 2)
Gli uomini malvagi hanno amato le tenebre più della Luce e questa è la
giusta ricompensa.
“Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie”.
(Giovanni 3:19)
“Poiché, quand'ho chiamato avete rifiutato d'ascoltare, quand'ho steso la
mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della
mia correzione non ne avete voluto sapere, anch'io riderò delle vostre
sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso; quando lo
spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura
v'investirà come un uragano e vi cadranno addosso l'afflizione e l'angoscia.
Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma
non mi troveranno.
Poiché hanno odiato la scienza, non hanno scelto il timore del SIGNORE, non
hanno voluto sapere i miei consigli e hanno disprezzato ogni mia correzione,
si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro
propri consigli.
Infatti il pervertimento degli insensati li uccide e la prosperità degli
stolti li fa perire; ma chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo,
senza paura di nessun male”.
(Proverbi 1 24-31)
Ma grandi benedizioni riposano su quelli che temono il Signore: “Perché
la saggezza ti entrerà nel cuore, la scienza sarà la delizia
dell'anima tua, la riflessione veglierà su di te,
l'intelligenza ti proteggerà; essa ti scamperà così dalla via malvagia,
dalla gente che parla di cose perverse, da quelli che lasciano i sentieri
della rettitudine per camminare nelle vie delle tenebre, che godono a fare
il male e si compiacciono delle perversità del malvagio, i cui sentieri sono
contorti e percorrono vie tortuose”. (Proverbi 2:10-15)
11 e
bestemmiarono l'Iddio del cielo a motivo dei loro dolori e delle loro
ulceri, e non si ravvidero delle loro opere.
Quando l'empietà ha raggiunto un alto grado, quello che poteva servire a
determinare un ritorno a Dio, non fa che accrescere l'induramento del cuore
e la bestemmia. Cfr.
Apocalisse 9:20-21.
Questa è l’ultima volta che troviamo l’espressione che indica una qualche
possibilità di pentimento e del rifiuto a farlo!
Che differenza per coloro che si rifugiano in Dio:
“Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa all'ombra dell'Onnipotente.
Io dico al SIGNORE: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio, in
cui confido!»
Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore e dalla peste micidiale.
Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio.
La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.
Tu non temerai gli spaventi della notte, né la freccia che vola di giorno,
né la peste che vaga nelle tenebre,
né lo sterminio che imperversa in pieno mezzogiorno.
Mille ne cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma tu non ne
sarai colpito.
Basta che tu guardi, e con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi.
Poiché tu hai detto: «O SIGNORE, tu sei il mio rifugio», e hai fatto
dell'Altissimo il tuo riparo, nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna
s'accosterà alla tua tenda.
Poiché egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie.
Essi ti porteranno sulla palma della mano, perché il tuo piede non inciampi
in nessuna pietra.
Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il
serpente.
Poich'egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; lo proteggerò,
perché conosce il mio nome.
Egli m'invocherà, e io gli risponderò; sarò con lui nei momenti difficili;
lo libererò, e lo glorificherò.
Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza”.
(Salmo 91)
In contrapposizione alle tenebre il profeta Isaia vede la gloria futura
della nuova Gerusalemme: “Sorgi,
risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria del SIGNORE è spuntata
sopra di te!
Infatti, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta oscurità avvolge i
popoli; ma su di te sorge il SIGNORE e la sua gloria appare su di te.
Le nazioni cammineranno alla tua luce, i re allo splendore della tua
aurora”.
(Isaia 60:1-3)
***
Insegnamenti per i servi di Dio:
“La notte è avanzata, il giorno è vicino;
gettiamo dunque via le opere
delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e
ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie;
ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per
soddisfarne i desideri”.
(Romani 13:12-14)
“Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia
neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che
sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento.
Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un
idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira
di Dio viene sugli uomini ribelli.
Non siate dunque loro compagni; perché
in passato eravate tenebre, ma ora
siete luce nel Signore.
Comportatevi come figli di luce - poiché il frutto della luce consiste
in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità - esaminando che cosa sia
gradito al Signore.
Non partecipate alle opere
infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele; perché è vergognoso
perfino il parlare delle cose che costoro fanno di nascosto.
Ma tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste;
poiché tutto ciò che è manifesto, è luce. Per questo è detto: «Risvègliati,
o tu che dormi, e risorgi dai morti, e
Cristo ti inonderà di luce”.
(Efesini 5:3-14)
12 Poi
il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate, e l'acqua ne fu
asciugata affinchè fosse preparata la via ai re che vengon dal levante.
Il fiume Eufrate è un fiume che ricorre spesso nella Scrittura, ne
segnaliamo alcuni:
-
Esso era uno dei confini dell’Eden:
“Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose
l’uomo che aveva formato.
Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a
vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l’albero della vita in mezzo al
giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, e di là si divideva in
quattro bracci.
Il nome del primo è Pison, ed è quello che circonda tutto il paese di Avila,
dove c’è l’oro; e l’oro di quel paese è puro; qui si trovano pure il bdellio
e l’ònice.
Il nome del secondo fiume è Ghion, ed è quello che circonda tutto il paese
di Cus.
Il nome del terzo fiume è Chiddechel, ed è quello che scorre a Oriente dell’Assiria.
Il quarto fiume è l’Eufrate”.
(Genesi 2:8-14)
-
Indicava un confine della terra promessa ad Abraamo (e lo definisce “gran
fiume” rispetto al Nilo, il fiume più lungo del mondo, evidentemente il
Signore studia una geografia diversa dalla nostra!
«Infatti i miei pensieri non sono i
vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE. –
Isaia 5:18):
“In quel giorno il SIGNORE fece un patto con Abramo, dicendo: «Io do alla
tua discendenza questo paese, dal fiume d'Egitto al gran fiume, il
fiume Eufrate; i Chenei, i Chenizei, i Cadmonei, gli Ittiti, i Ferezei,
i Refaim, gli Amorei, i Cananei, i Ghirgasei e i Gebusei”.
(Genesi 15:18-19 – cfr Deuteronomio 1:7 / 11:24 e Giosuè 1:4)
L'Eufrate era al tempo di Giovanni il limite orientale dell'impero romano ed
è rimasto all'ingrosso il confine che separa politicamente l'Oriente
dall'Occidente.
Il prosciugamento del fiume starebbe dunque ad indicare che il Signore
renderà più facili le comunicazioni e le relazioni tra i popoli orientali ed
occidentali e permetterà che i primi invadano il territorio delle nazioni
dette cristiane, ma in realtà apostate nella loro quasi totalità.
A scopo semplicemente informativo è importante sapere che il fiume Eufrate è
oggetto di continue costruzioni di dighe per il controllo delle sue acque,
che vista la zona desertica sono molto preziose, a tale proposito si invita
alla ricerca del “progetto GAP sul fiume Eufrate”.
Anche il profeta Isaia parla del prosciugamento del fiume Eufrate (anche se
non lo cita per nome): “Il SIGNORE
metterà interamente a secco la lingua del mar d'Egitto; agiterà
minacciosamente la mano contro il fiume, e, con il suo soffio impetuoso,
lo spartirà in sette canali; farà in modo che lo si passi con i sandali.
Ci sarà una strada per il residuo del suo popolo rimasto in Assiria,
come ce ne fu una per Israele il giorno che uscì dal paese d'Egitto”.
(Isaia 11:15-16)
Il prosciugamento momentaneo del Mar Rosso e del Giordano aveva aperto agli
Israeliti la via al Sinai e l'entrata in Canaan e il deviamento dell'Eufrate
stesso aveva aperto ai soldati di Ciro l'ingresso in Babilonia.
Va da se che i re che vengon dal levante non vengon soli, ma sono a
capo dei loro eserciti.
La sesta tromba
Apocalisse 9:13-19 aveva dato il segnale d'un tremendo flagello
proveniente d'oltre Eufrate e consistente in milioni di cavalieri nemici che
avevano ucciso la terza parte degli uomini.
Qui non si dice a che scopo i re dei popoli orientali passino la linea
dell'Eufrate, ma l'analogia con la sesta tromba lo lascia presagire.
Essi, quale che sia l'occasione della loro venuta in Europa, saranno il
flagello della cristianità infedele.
Ma la visione pare accennare in un primo tempo ad un'invasione orientale
dell'Europa; poi in un secondo tempo alla formazione d'una coalizione
anticristiana dei re di tutta la terra, oriente ed occidente, con a capo
l'anticristo.
Circa la profezia sull’Eufrate, il profeta Geremia scrisse cose importanti e
puntuali: “Così mi ha detto il
SIGNORE: «Va', comprati una cintura di lino, mettitela attorno ai fianchi,
ma non la porre nell'acqua».
Così io comprai la cintura, secondo la parola del SIGNORE, e me la misi
attorno ai fianchi.
La parola del SIGNORE mi fu indirizzata per la seconda volta, in questi
termini: «Prendi la cintura che hai comprata e che hai attorno ai fianchi;
va' verso l'Eufrate e nascondila laggiù nella fessura d'una roccia».
Io andai e la nascosi presso
l'Eufrate, come il SIGNORE mi aveva comandato.
Dopo molti giorni,
il SIGNORE mi disse: «Àlzati, va' verso l'Eufrate e togli di là la
cintura che io ti avevo comandato di nascondervi». Io andai verso
l'Eufrate, scavai e tolsi la cintura dal luogo dove l'avevo nascosta.
Ecco, la cintura era marcita, non era più buona a nulla.
Allora la parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini: «Così parla il
SIGNORE: "In questo modo io distruggerò l'orgoglio di Giuda e il grande
orgoglio di Gerusalemme, di questo popolo malvagio che rifiuta di
ascoltare le mie parole, che cammina seguendo la caparbietà del suo cuore, e
va dietro ad altri dèi per servirli e per prostrarsi davanti a loro; esso
diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla.
Infatti, come la cintura aderisce ai fianchi dell'uomo, così io avevo
strettamente unita a me tutta la casa d'Israele e tutta la casa di Giuda",
dice il SIGNORE, "perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode, mia gloria;
ma essi non hanno voluto dare ascolto".
«Tu dirai loro questa parola: "Così parla il SIGNORE, Dio d'Israele: Ogni
otre sarà riempito di vino"; e quando essi ti diranno: "Non lo sappiamo noi
che ogni otre si riempie di vino?", allora tu dirai loro:
"Così parla il SIGNORE: 'Ecco, io
riempirò di ubriachezza tutti gli abitanti di questo paese, i re che siedono
sul trono di Davide, i sacerdoti, i profeti, e tutti gli abitanti di
Gerusalemme; li sbatterò l'uno contro l'altro, padri e figli assieme', dice
il SIGNORE; 'io non risparmierò nessuno; nessuna pietà, nessuna compassione,
m'impedirà di distruggerli'"».
Ascoltate, porgete orecchio! Non insuperbite, perché il SIGNORE parla.
Date gloria al SIGNORE, al vostro Dio, prima che egli faccia venir le
tenebre; prima che i vostri piedi inciampino sui monti avvolti nel
crepuscolo, e voi aspettiate la luce ed egli ne faccia un'ombra di morte, e
la muti in oscurità profonda.
Ma se voi non date ascolto, io piangerò in segreto, a causa del vostro
orgoglio; gli occhi miei piangeranno a dirotto, si scioglieranno in lacrime,
perché il gregge del SIGNORE sarà deportato.
Di' al re e alla regina: «Sedetevi per terra! Perché la vostra gloriosa
corona, vi cade dalla testa».
Le città della regione meridionale sono chiuse, non c'è più chi le apra;
tutto Giuda è deportato, è condotto in esilio tutto quanto.
Alzate gli occhi, guardate quelli che vengono dal settentrione; dov'è il
gregge, il magnifico gregge, che ti era stato dato? Che dirai tu quando egli
ti punirà?
Ma tu stessa hai insegnato loro - capitani e capi - a dominare su di te.
Non ti prenderanno forse i dolori, come prendono la donna che sta per
partorire?
Se tu dici in cuor tuo: «Perché m'avvengono queste cose?» Per la grandezza
della tua iniquità la tua veste viene strappata e i tuoi calcagni sono
colpiti.
Può un Cusita cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie?
Solo allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il
bene.
«Io li disperderò, come stoppia portata via dal vento del deserto.
Questa è la tua sorte, la parte che io ti misuro», dice il SIGNORE, «perché
tu mi hai dimenticato e hai riposto la tua fiducia nella menzogna. Io pure
solleverò la tua veste sul tuo viso, così si vedrà la tua vergogna. Io ho
visto le tue abominazioni, i tuoi adulteri, i tuoi nitriti, l'infamia della
tua prostituzione sulle colline e per i campi.
Guai a te, Gerusalemme! Per quanto tempo ancora non ti purificherai?”
(Geremia 13)
13 E
vidi uscir dalla bocca del dragone e dalla bocca della bestia (cioè del
potere politico anticristiano accentrato ormai nel suo capo assoluto), e,
dalla bocca del falso profeta (ossia della seconda bestia di
Apocalisse 13. chiamata qui per la prima volta il falso profeta).
Cfr.
Apocalisse 19:20; 20:10, tre spiriti immondi, simili a rane;
Si tratta di demoni che nei Vangeli sono chiamati spesso spiriti immondi,
per opposizione agli spiriti angelici che han serbata la purezza della loro
origine.
Questi tre spiriti escono rispettivamente dalle tre bocche delle tre figure
sataniche descritte come dragone (Apocalisse 12:3-4), bestia (Apocalisse
13:1-10) e falso profeta (Apocalisse 13:11-18).
Son raffigurati come rane dall'aspetto ripugnante, viventi nel fango degli
stagni (il loro destino sarà lo stagno ardente di fuoco e di zolfo),
gracidanti nelle ore tenebrose.
Parallelamente al flagello seguito alla sesta tromba
(esseri dell’abisso in forma di cavallette – cfr Apocalisse 9:3-5), qui
abbiamo tre spiriti immondi simili a rane che sono meglio individuati come
spiriti di demoni che fanno segni e hanno relazione politica con tutti i re
della terra e li convinceranno a combattere contro Dio.
Il fatto che gli spiriti immondi escano dalla bocca dei tre malefici, sta
probabilmente a significare che sono la personificazione della menzogna,
abile nella seduzione con discorsi persuasivi e convincenti.
L’Agnello della Gloria ha una spada affilata che esce dalla Sua bocca (La
Parola di Dio), anche i tre nemici useranno in qualche maniera “parole di
demoni”.
Delle rane, nella Scrittura abbiamo il parallelo nella seconda piaga
d’Egitto:
“Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Va' dal faraone e digli: "Così dice il
SIGNORE: Lascia andare il mio popolo perché mi serva.
Se rifiuti di lasciarlo andare,
ecco, io colpirò tutta l'estensione del tuo paese col flagello delle rane.
Il Fiume brulicherà di rane, che saliranno ed entreranno nella tua casa,
nella camera dove dormi, sul tuo letto, nelle case dei tuoi servitori, in
mezzo al tuo popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie.
Le rane saliranno contro di te,
contro il tuo popolo e contro tutti i tuoi servitori"».
Il SIGNORE disse a Mosè: «Di' ad Aaronne: "Stendi la tua mano con il bastone
sui fiumi, sui canali, sugli stagni e fa' salire le rane sul paese
d'Egitto"».
Allora Aaronne stese la sua mano sulle acque d'Egitto e le rane salirono e
coprirono il paese d'Egitto.
Ma i maghi fecero lo stesso con le loro arti occulte e fecero salire le rane
sul paese d'Egitto.
Allora il faraone chiamò Mosè e Aaronne e disse loro: «Pregate il SIGNORE
perché allontani le rane da me e dal mio popolo e io lascerò andare il
popolo, perché offra sacrifici al SIGNORE».
Mosè disse al faraone: «Fammi l'onore di dirmi per quando io devo chiedere,
nelle mie suppliche per te, per i tuoi servitori e per il tuo popolo, che
vengano sterminate le rane intorno a te e nelle tue case, in modo che ne
rimangano soltanto nel Fiume».
Egli rispose: «Per domani». E Mosè disse: «Sarà fatto come tu dici, affinché
tu sappia che non c'è nessuno pari al SIGNORE, che è il nostro Dio.
Le rane si allontaneranno da te,
dalle tue case, dai tuoi servitori e dal tuo popolo; non ne rimarranno che
nel Fiume».
Mosè e Aaronne si allontanarono dal faraone; Mosè implorò il SIGNORE circa
le rane che aveva inviate contro il faraone.
Il SIGNORE fece quello che Mosè aveva domandato e le rane morirono nelle
case, nei cortili e nei campi. Le radunarono a mucchi e il paese ne fu
inquinato.
Ma quando il faraone vide che c'era un po' di respiro si ostinò in cuor suo
e non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne, come il SIGNORE aveva detto”.
(Esodo 8:1-15)
14 perchè
sono spiriti di demoni, che fan dei segni, e si recano dai re di tutto il
mondo per radunarli per la battaglia del gran giorno dell'Iddio onnipotente.
Paolo scriveva, con precisione profetica ai tessalonicesi:
“Non vi ricordate che quand'ero
ancora con voi vi dicevo queste cose? Ora
voi sapete ciò che lo trattiene affinché sia manifestato a suo tempo.
Infatti il mistero dell'empietà è
già in atto, soltanto c'è chi ora lo trattiene, finché sia
tolto di mezzo.
E allora sarà manifestato l'empio,
che il Signore Gesù distruggerà
con il soffio della sua bocca, e annienterà con l'apparizione della
sua venuta.
La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con
ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo
d'inganno e d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno
aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati.
Perciò Dio manda loro una potenza d'errore perché credano alla menzogna;
affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono
compiaciuti nell'iniquità, siano giudicati”.
(2 Tessalonicesi 2:5-12)
La piaga d’Egitto delle rane, è l’ultima che i maghi d’Egitto riuscirono ad
imitare, pertanto si può supporre che rappresenti il massimo sforzo del
potere dell’occulto.
Dopo una lunga ed abile preparazione, satana stima giunto il momento di
tentare un gran colpo e di annientare il regno di Cristo nella persona dei
cristiani genuini.
Eccita i suoi agenti, spingendoli ad usare ogni mezzo per arruolare tutti i
re della terra, orientali ed occidentali, sotto la bandiera dell'anticristo,
al fine di sopprimere definitivamente il cristianesimo ed ogni culto:
dell'Altissimo.
La battaglia del gran giorno è la lotta suprema delle forze tutte del
male, mobilizzate e guidate dall'anticristo, incarnazione di Satana, contro
alle forze del bene guidate da Cristo, incarnazione di Dio. E quello il
gran giorno dell'Iddio onnipotente perchè è il giorno decisivo in cui
Dio stesso interviene in modo potente, con l'apparizione di Cristo, per
abbattere i suoi nemici.
Altrove è chiamato 'il gran giorno
della sua ira'
Apocalisse 6:17, 'quel
giorno', 'il giorno del Signore'.
Sapendo che la seconda venuta di Cristo è vicina, satana raccoglierà tutte
le potenze per resistere alla venuta del Figlio dell’uomo che scenderà sul
monte degli Ulivi.
“Ecco, viene il giorno del SIGNORE in cui le tue spoglie saranno
spartite in mezzo a te.
Io radunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme,
la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, le donne violentate; metà
della città sarà deportata, ma il resto del popolo non sarà sterminato dalla
città.
Poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni, come
egli combatté tante volte nel giorno della battaglia.
In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi,
che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si
spaccherà a metà, da oriente a occidente, tanto da formare una grande valle;
metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra metà verso il
meridione.
Voi fuggirete per la valle dei miei monti, poiché la valle dei monti si
estenderà fino ad Asal; fuggirete come fuggiste per il terremoto ai giorni
di Uzzia, re di Giuda; il SIGNORE, il mio Dio, verrà e tutti i suoi santi
con lui”.
(Zaccaria 14:1-5)
Anche le nazioni verranno ingannate ed indotte a partecipare alla guerra
come profetizzato nel Salmo 2: “I
re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il
SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo: «Spezziamo i loro legami, e
liberiamoci dalle loro catene”. (Salmo 2:2-3)
La guerra continuerà fino alla seconda venuta di Cristo, quando raggiungerà
il culmine.
La battaglia dei re della terra radunati per muover guerra a Cristo è
descritta più oltre in
Apocalisse 19:11-21. Segna
la disfatta dell'anticristo con il suo strumento: il falso profeta.
Satana stesso sarà definitivamente condannato dopo un'altra battaglia
analoga, posteriore al millennio e accennata brevemente in
Apocalisse 20:7-10.
Il profeta Geremia ci parla di questo, nella sua profezia nascosta sul fiume
Eufrate: “Parola
del SIGNORE che fu rivolta a Geremia riguardo alle nazioni.
Riguardo all'Egitto. Circa l'esercito del faraone Neco, re d'Egitto, che
era presso il fiume Eufrate a Carchemis, e che Nabucodonosor, re di
Babilonia, sconfisse il quarto anno di Ioiachim, figlio di Giosia, re di
Giuda.
«Preparate lo scudo grande e quello leggero; avvicinatevi per la battaglia.
Attaccate i cavalli; cavalieri, montate.
Presentatevi con gli elmi in capo; lucidate le lance, indossate le corazze!
Perché li vedo sbigottiti, lanciati in fuga? I loro prodi sono sconfitti,
si danno alla fuga senza volgersi indietro; tutto intorno è terrore», dice
il SIGNORE.
«Il veloce non fugga, il prode non scampi!
Al settentrione, presso il fiume
Eufrate vacillano e cadono.
Chi è colui che sale come il Nilo, le cui acque si agitano come quelle dei
fiumi?
È l'Egitto, che sale come il Nilo, le cui acque si agitano come quelle dei
fiumi.
Egli dice: "Io salirò, ricoprirò la terra, distruggerò le città e i loro
abitanti".
All'assalto, cavalli! Al galoppo, carri! Si facciano avanti i prodi, quelli
d'Etiopia e di Put che portano lo scudo, quelli di Lud che maneggiano e
tendono l'arco.
Questo giorno, per il Signore, per il DIO degli eserciti, è giorno di
vendetta, in cui si vendica dei suoi nemici.
La spada divorerà, si sazierà, si ubriacherà del loro sangue; poiché il
Signore, DIO degli eserciti, immola le vittime nel paese del settentrione,
presso il fiume Eufrate”.
(Geremia 46:1-10)
L’ordine di Dio circa il libro di Geremia è preciso, difatti il libro
profetico si conclude proprio così: “Quando
avrai finito di leggere questo libro, tu vi legherai una pietra,
lo getterai in mezzo all'Eufrate,
e dirai: "Così affonderà Babilonia, e non si rialzerà più, a causa del male
che io faccio venire su di lei; cadrà esausta"».
Fin qui le parole di Geremia”.
(Geremia 51:63-64)
15 (Ecco,
io vengo come un ladro; beato colui che veglia e serba le sue vesti onde non
cammini ignudo e non si vedano le sue vergogne).
La coalizione dei re della terra sotto l'anticristo per muovere guerra
all'Agnello, sarà il segnale dell'apparizione di Cristo; perciò sono
intercalate qui, in forma di parentesi, delle parole di Cristo che giungono
all'orecchio del veggente mentre contempla la visione o che gli salgono nel
cuore a guisa di reminiscenza di avvertimenti uditi da Lui sulla terra.
Giovanni la inserisce in modo che le chiese si tengano preparate per la
venuta di Cristo, di cui ignorano il giorno e l'ora. Cfr. l'avvertimento a
Sardi in
Apocalisse 3:3, a Filadelfia
Apocalisse 3:11, ai discepoli
Matteo 24:43-44: 'Nell'ora
che non pensate, il Figliuol dell'uomo verrà';
Matteo 25 le vergini ecc.
Il concetto “ del ladro nella notte “ è dato per gli increduli, i servi del
Signore attendono il Suo ritorno: “Fratelli,
non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono,
affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.
Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per
mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati.
Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i
quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli
che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce
d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima
risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti,
verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore
nell'aria; e così saremo sempre con il Signore.
Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.
Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne
scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore
verrà come viene un ladro nella notte.
Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro
addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a
sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del
giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché quelli
che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte.
Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della
fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza. Dio infatti
non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro
Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia
che dormiamo, viviamo insieme con lui.
Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come
d'altronde già fate”.
(1 Tessalonicesi 4:13 – 5:11)
Chi veglia non sarà sorpreso impreparato, senza le vesti necessarie che sono
il simbolo della fede in Cristo e delle opere giuste ch'essa produce.
Chi avrà disprezzato le vesti offerte dalla grazia, o si sarà contentato di
una fede morta, sarà coperto di vergogna.
16 Ed
essi li radunarono nel luogo che si chiama in ebraico Harmaghedon.
Il senso generalmente accettato di questa parola è 'Monte di Meghiddo'.
Meghiddo etimologicamente può significare
'luogo di adunata' ed era una
piccola città situata nella pianura di Izreel tra il Monte Carmel al Sud e i
monti di Galilea a Nord.
Fu teatro frequente di adunate di eserciti accampati sulle colline
circostanti, ed anche di battaglie:
-
Vi morì Giosia, il pio re d'Israele, vinto da Neco (2 Re 23:29-30).
-
Vi furono sconfitti i re cananei coalizzati contro Israele, ai tempi dei
Giudici e la vittoria degli Israeliti del Nord è celebrata nel cantico di
Debora
Giudici 5.
L'indicazione del luogo di adunata dei re anticristiani, se ha una portata
geografica, accennerebbe ai monti che attorniano Meghiddo, o più
generalmente ai monti d'Israele (Cfr.
Ezechiele 38-39) come al teatro della gran battaglia contro al
'campo dei santi'; ma quel nome, ad ogni modo, suona annunzio di disfatta
completa delle forze anticristiane che ivi troveranno il loro Waterloo, come
anticamente quelle di Sisera, ma potrebbe anche essere il significato del
suo termine richiamato più del suo luogo geograficamente esatto.
Di questa memorabile battaglia ne parlano i profeti: “Infatti
ecco, in quei giorni, in quel tempo, quando ricondurrò dall'esilio quelli di
Giuda e di Gerusalemme, io adunerò tutte le nazioni, e le farò scendere
nella valle di Giosafat.
Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo
d'Israele, che esse hanno disperso tra le nazioni, e del mio paese, che
hanno spartito fra di loro”.
(Gioele 3:1-2)
Zaccaria ci parla di questo momento come di una “coppa
di stordimento”: “Oracolo, parola
del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e
fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui.
«Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i
popoli circostanti;
questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata.
In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per
tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno
malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.
In quel giorno», dice il SIGNORE, «io colpirò di smarrimento tutti i
cavalli, e di delirio quelli che li cavalcano; io aprirò i miei
occhi sulla casa di Giuda, ma colpirò di cecità tutti i cavalli dei popoli”.
(Zaccaria 12:1-4)
Nel suo insieme la sesta coppa dell’ira di Dio costituisce la preparazione
dell’atto finale e l’ultimo stadio dei mutamenti del fiume Eufrate iniziati
in precedenza (a partire dal suono della quinta tromba – Apocalisse 9:14).