La correzione della Chiesa
ATTI DEGLI APOSTOLI 4:32-37 - 5:1-11
La moltitudine di quelli che avevano creduto era d'un sol
cuore e di un'anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che
possedeva ma tutto era in comune tra di loro.
Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza
della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro.
Infatti non c'era nessun bisognoso tra di loro; perché
tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano l'importo
delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi, veniva
distribuito a ciascuno, secondo il bisogno.
Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che tradotto vuol dire:
Figlio di consolazione), Levita, cipriota di nascita, avendo un campo, lo
vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.
Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette
una proprietà, e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche
la moglie; e, un'altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli
apostoli.
Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il
tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo
del podere?
Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta
venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in
cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio».
Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E un gran
timore prese tutti quelli che udirono queste cose.
I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo
fuori, lo seppellirono.
Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era
accaduto, entrò.
E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete
venduto il podere per tanto?» Ed ella rispose: «Sì, per tanto».
Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a
tentare lo Spirito del Signore?
Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito
sono alla porta e porteranno via anche te».
Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. I
giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono
accanto a suo marito.
Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su tutti
quelli che udivano queste cose.
***
La moltitudine di quelli che avevano creduto era d'un sol
cuore e di un'anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che
possedeva ma tutto era in comune tra di loro.
Lo “stare insieme”, divenne lo stile di vita dei cristiani,
nuova vita, nuovi rapporti familiari… …caratterizzato il tutto dal “timore
di Dio”, questo è quello che diceva Gesù:
Mentre Gesù parlava ancora alle folle, ecco sua madre e i suoi fratelli che,
fermatisi di fuori, cercavano di parlargli.
E uno gli disse: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori che cercano di
parlarti».
Ma egli rispose a colui che gli parlava: «Chi
è mia madre, e chi sono i miei fratelli?»
E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei
fratelli!
Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è
nei cieli, mi è fratello e sorella e madre».
(Matteo 12:46-50)
Si realizza così il concetto di essere un corpo solo e di
un anima sola, il corpo di Cristo:
Siccome vi è un unico pane, noi, che siamo molti,
siamo un corpo unico, perché
partecipiamo tutti a quell'unico pane.
(1 Corinzi 10:17)
Questo concetto sarà oggetto di una lode di Paolo ai
fratelli di Filippi, che lo paragonerà al sentimento di Cristo Gesù:
Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto
d'amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di
affetto e qualche compassione,
rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo
amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento.
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con
umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso,
cercando ciascuno non il proprio
interesse, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in
Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò
l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma
svuotò se stesso, prendendo forma
di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo,
umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di
croce.
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di
sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei
cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è
il Signore, alla gloria di Dio Padre.
(Filippesi 2:1-11)
Si parla ovviamente dei benestanti; di quelli che
possedevano qualcosa.
Essi sentivano che tutto quello che avevano apparteneva non
a loro esclusivamente, ma anche ai loro fratelli più poveri; e questo
sentimento nasceva in loro dal fatto che di tutto quello che avevano e di
tutto quello che li rendeva così felici per il tempo e così sicuri per
l'eternità, erano debitori a Dio ed a
Cristo.
E’ da notare che non era il povero che diceva al ricco: "quello
che è tuo è mio!"
Era il ricco che diceva al povero, in uno slancio di amore
fraterno: "quello che è mio è tuo!"
Questo “altruismo” non era determinato da alcuna legge
relativa alla divisione della proprietà, che la Chiesa avesse promulgata; ma
era il risultato di quell'amore fraterno, per il quale i ricchi amavano sul
serio, per davvero, i poveri, "come sè stessi" (cfr
Matteo 22:39).
***
Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza
della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro.
Infatti non c'era nessun bisognoso tra di loro; perché
tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano l'importo
delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi, veniva
distribuito a ciascuno, secondo il bisogno.
Questo “condividere” i beni, fece sì che gli apostoli
potessero dedicarsi pienamente alla testimonianza della resurrezione di Gesù
(notare bene che il loro mandato era proprio quello e non altro) (cfr Atti
1:8).
L'oggetto della testimonianza apostolica si riassume tutto
nel fatto della risurrezione di Gesù, che è la base del cristianesimo, come
scriveva Paolo:
Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e
se Cristo non è stato risuscitato,
vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede.
Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato
di Dio, che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato,
se è vero che i morti non risuscitano.
Difatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e
se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora
nei vostri peccati.
Anche quelli che sono morti in Cristo sono dunque periti.
Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi
siamo i più miseri fra tutti gli uomini.
(1 Corinzi 15:14-19)
Anche Paolo, scrivendo ai filippesi dichiara di aver fatto
la stessa scelta dei primi cristiani, in vista della conoscenza di Cristo e
della Sua resurrezione:
Anzi, a dire il vero, ritengo che
ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo
Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto;
io considero queste cose come tanta
spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non
con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha
mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla
fede. Tutto questo allo scopo di
conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle
sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in
qualche modo alla risurrezione dei morti.
(Filippesi 3:8-10)
Un altro aspetto benefico di questa condivisione fu il
benessere comune, … non c'era nessun bisognoso tra di loro.
Fu una sorta di “moltiplicazione dei pani”, gli apostoli
divennero i distributori dei beni, nella loro qualità di “amministratori
della svariata grazia di Dio” e questa generosità era un aspetto di questa
“varietà”, difatti Pietro scriverà così nella sua prima lettera:
La fine di tutte le cose è vicina;
siate dunque moderati e sobri per
dedicarvi alla preghiera.
Soprattutto, abbiate amore intenso
gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di
peccati.
Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.
Come buoni amministratori della
svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta
a servizio degli altri.
Se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di
Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio
mediante la forza che Dio fornisce, affinché in ogni cosa sia glorificato
Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza
nei secoli dei secoli. Amen.
(1 Pietro 4:7-11)
…grande grazia era sopra tutti loro.
Non si tratta qui del
favore popolare; qui si tratta della
grazia divina.
La comunità cristiana si trovava in ogni senso prospera, ed
aveva nella prosperità un segno evidente della grazia di Dio.
Questo amore “pratico” ed evidente era una vera e propria
testimonianza di fede, in conformità agli insegnamenti pre-annunciati del
Sommo Maestro:
Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli
altri.
Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri.
Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se
avete amore gli uni per gli altri.
(Giovanni
13:34-35)
***
Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (che
tradotto vuol dire: Figlio di consolazione), levita, cipriota di nascita,
avendo un campo, lo vendette, e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi
degli apostoli.
In ebraico, il termine figlio serve a significare gli
attributi d'un soggetto, e soprattutto delle qualità morali.
Figlio
di consolazione, è quindi il nome di colui al quale si riconosce un
dono speciale di esortare o di predicare.
Barnaba occupa, nella storia apostolica, un posto
importante.
- Era discendente da Levi, non da Aaron.
I leviti nel giudaismo dei tempi del Nuovo Testamento erano
tenuti in secondaria considerazione.
Se mai venivano chiamati a qualche servizio nel Tempio,
questo servizio era comunque secondario.
- Era nipote di Maria o Miriam, madre di Giovanni Marco:
Pietro dunque, consapevole della situazione, andò
a casa di Maria, madre di Giovanni
detto anche Marco, dove molti fratelli erano riuniti in preghiera.
(Atti 12:12)
Vi salutano Aristarco, mio compagno di prigionia,
Marco, il cugino di Barnaba.
(Colossesi 4:10)
- Fu lui che presentò Saulo, convertito, agli apostoli
diffidenti, in Gerusalemme:
Allora Barnaba lo prese con sé,
lo condusse dagli apostoli, e
raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva
parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.
(Atti 9:27)
- Fu lui a condurre Paolo ad Antiochia quando i fedeli
ciprioti e cirenei, fuggiti da Gerusalemme in seguito alla persecuzione
immediatamente dopo la morte di Stefano, si unirono ai fratelli.
Poi Barnaba partì verso Tarso, a
cercare Saulo; e, dopo averlo trovato, lo condusse ad Antiochia.
Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e
istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i
discepoli furono chiamati cristiani.
(Atti 11:25-26)
- Insieme con Paolo portò le offerte dei cristiani di
Antiochia alla Chiesa di Gerusalemme colpita dalla fame:
E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci
sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti
durante l'impero di Claudio.
I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le
proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea.
E così fecero, inviandola agli anziani,
per mezzo di Barnaba e di Saulo.
(Atti
11:28-30)
- Con Paolo ebbe l’incarico di occuparsi dell'opera fra i
pagani:
Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo
disse: “Mettetemi da parte Barnaba e
Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati”.
(Atti
13:2)
- Fu compagno di Paolo nel primo viaggio missionario (cfr
Atti 13-14) e con lui
perorò la causa dei pagani alla conferenza di Gerusalemme (cfr
Atti 15).
Si separò da Paolo al principio del terzo viaggio
missionario e con Marco se ne andò a Cipro, sua isola nativa:
Dopo diversi giorni, Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo ora a visitare i
fratelli di tutte le città in cui abbiamo annunciato la Parola del Signore,
per vedere come stanno».
Barnaba voleva prendere con loro anche Giovanni detto Marco.
Ma Paolo riteneva che non dovessero prendere uno che si era separato da loro
già in Panfilia, e non li aveva accompagnati nella loro opera.
Nacque un aspro dissenso, al punto che si separarono; Barnaba prese con sé
Marco e s'imbarcò per Cipro…
(Atti 15:36-39)
***
Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette
una proprietà, e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche
la moglie; e, un'altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli
apostoli.
Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il
tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo
del podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto,
il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa
cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio».
Anania, udendo queste parole, cadde e spirò.
E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste
cose.
I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo
fuori, lo seppellirono.
Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era
accaduto, entrò.
E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete
venduto il podere per tanto?»
Ed ella rispose: «Sì, per tanto».
Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a
tentare lo Spirito del Signore?
Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito
sono alla porta e porteranno via anche te».
Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. I
giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono
accanto a suo marito.
Allora un gran timore venne su tutta la chiesa e su tutti
quelli che udivano queste cose.
…tenne per sé parte del prezzo ( lett.
frodò del prezzo).
La parola greca (ενοσφισατο) del testo è la parola usata
dai Settanta per significare il peccato di Acan, che proprio per
similitudine è bene richiamare espressamente:
Ma i figli d'Israele commisero un'infedeltà circa l'interdetto; poiché Acan,
figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerac, della tribù di Giuda,
prese dell'interdetto, e l'ira del SIGNORE s'accese contro i figli
d'Israele.
Giosuè mandò degli uomini da Gerico ad Ai, che è vicina a Bet-Aven, a
oriente di Betel, e disse loro: «Salite ed esplorate il paese». E quelli
salirono ed esplorarono Ai.
Poi tornarono da Giosuè e gli dissero: «Non occorre che salga tutto il
popolo; ma salgano due o tremila uomini, e sconfiggeranno Ai; non stancare
tutto il popolo mandandolo là, perché quelli sono in pochi».
Così vi salirono del popolo circa tremila uomini, i quali si diedero alla
fuga davanti alla gente di Ai.
E la gente di Ai ne uccise circa trentasei, li inseguì dalla porta fino a
Sebarim, li mise in rotta nella discesa; e il cuore del popolo venne meno e
si sciolse come acqua.
Giosuè si stracciò le vesti e si gettò con il viso a terra davanti all'arca
del SIGNORE; stette così fino alla sera, egli con gli anziani d'Israele, e
si gettarono della polvere sul capo.
Giosuè disse: «Ahi, Signore DIO, perché hai fatto attraversare il Giordano a
questo popolo, per darci in mano agli Amorei e farci perire? Oh, ci fossimo
pur accontentati di rimanere di là dal Giordano! Ahimè, Signore, che dovrò
dire, ora che Israele ha voltato le spalle ai suoi nemici? I Cananei e tutti
gli abitanti del paese lo verranno a sapere, ci accerchieranno e faranno
sparire il nostro nome dalla terra; e tu che farai per il tuo gran nome?»
Il SIGNORE disse a Giosuè: «Àlzati! Perché te ne stai così prostrato con la
faccia a terra?
Israele ha peccato; essi hanno trasgredito il patto che
avevo loro comandato d'osservare;
hanno perfino preso dell'interdetto, lo hanno rubato, hanno mentito, e lo
hanno messo fra i loro oggetti.
Perciò i figli d'Israele non potranno resistere ai loro
nemici e volteranno le spalle davanti a loro, perché sono diventati essi
stessi interdetto. Io non sarò più
con voi, se non distruggete l'interdetto in mezzo a voi.
Àlzati, santifica il popolo e digli: "Santificatevi per domani, perché così
ha detto il SIGNORE, il Dio d'Israele: O Israele, c'è dell'interdetto in
mezzo a te! Tu non potrai resistere ai tuoi nemici, finché non abbiate tolto
l'interdetto di mezzo a voi.
Domattina dunque vi accosterete tribù per tribù; e la tribù che il SIGNORE
designerà, si accosterà famiglia per famiglia; e la famiglia che il SIGNORE
designerà, si accosterà casa per casa; e la casa che il SIGNORE designerà,
si accosterà persona per persona.
E colui che sarà designato per aver preso dell'interdetto
sarà dato alle fiamme con tutto quello che gli appartiene, perché ha
trasgredito il patto del SIGNORE e ha commesso un'infamia in Israele"».
Giosuè dunque si alzò presto la mattina, e fece accostare Israele tribù per
tribù; e la tribù di Giuda fu designata. Poi fece accostare le famiglie di
Giuda, e la famiglia degli Zerachiti fu designata. Poi fece accostare la
famiglia degli Zerachiti persona per persona, e Zabdi fu designato. Poi fece
accostare la casa di Zabdi persona per persona, e fu designato Acan, figlio
di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerac, della tribù di Giuda.
Allora Giosuè disse ad Acan: «Figlio mio, dà gloria al SIGNORE, al Dio
d'Israele, rendigli omaggio, e dimmi quello che hai fatto; non me lo
nascondere».
Acan rispose a Giosuè e disse: «È vero; ho peccato contro
il SIGNORE, il Dio d'Israele; ed ecco precisamente quello che ho fatto.
Ho visto fra le spoglie un bel mantello di Scinear, duecento sicli
d'argento e una sbarra d'oro del peso di cinquanta sicli; ho desiderato
quelle cose e le ho prese; ecco,
sono nascoste in terra in mezzo
alla mia tenda; e l'argento è sotto».
Allora Giosuè mandò dei messaggeri, i quali corsero alla tenda; ed ecco che
il mantello vi era nascosto; e l'argento stava sotto. Essi presero quelle
cose di mezzo alla tenda e le portarono a Giosuè e a tutti i figli d'Israele
e le deposero davanti al SIGNORE.
Giosuè e tutto Israele con lui presero Acan, figlio di Zerac, l'argento, il
mantello, la sbarra d'oro, i suoi figli e le sue figlie, i suoi buoi, i suoi
asini, le sue pecore, la sua tenda e tutto quello che gli apparteneva, e li
fecero salire nella valle di Acor.
E Giosuè disse: «Così come ci hai causato una sventura, il SIGNORE causerà
una sventura a te in questo giorno!» E tutto Israele lo lapidò; e dopo aver
lapidato gli altri, diedero tutti alle fiamme.
Poi ammassarono sopra Acan un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi.
E il SIGNORE cessò dalla sua ira tremenda.
Perciò quel luogo è stato chiamato fino ad oggi Valle di Acor.
(Giosuè 7:1-26)
Anania, in accordo con sua moglie, vende una proprietà;
trattiene una parte del denaro che ricava dalla vendita, e il resto lo
deposita, come un dono, ai piedi degli apostoli.
Fin qui non si ravvisa nulla di male, il problema è molto
più profondo, e si nasconde nel movente di un tale atto.
Luca contrappone questo all'atto nobile e generoso di
Barnaba, a volte degli stessi gesti, simili nella loro formalità sono
sostanzialmente molto diversi!
Il motivo che li spinge a vendere, è quello di
essere “ben visti”, siamo molto lontani dal sentimento che fu in Cristo
Gesù:
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in
Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò
l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma
svuotò se stesso, prendendo
forma di servo, divenendo simile
agli uomini; trovato esteriormente come un uomo,
umiliò se stesso, facendosi
ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di
sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei
cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è
il Signore, alla gloria di Dio Padre.
(Filippesi 2:5-11)
L'entusiasmo della carità, nella Chiesa, era grande, e
l'entusiasmo generale li trascina.
Vendono; il denaro in mano… …l'avarizia li tenta… …che
fare?...
"Ebbene! diamo una parte del denaro, e teniamoci il resto
per noi!" E Così fanno!
Ma confessare questo
atto in pubblico, è cosa che
ripugna loro stessi; quindi fanno intendere di aver dato tutto,
mentre hanno in tasca una parte del ricavo.
Menzogna e ipocrisia, dunque; menzogna e ipocrisia, della
forma più obbrobriosa che si possa dare, perché coperte dal santo e
immacolato velo della carità fraterna; menzogna e ipocrisia figlie
dell'avarizia, che venne in campo, spinta da una disordinata ambizione.
Quando nascondiamo qualcosa ai fratelli,
in realtà vogliamo principalmente
nasconderlo a noi stessi… …sappiamo
noi per primi che è sbagliato, Gesù disse a Nicodemo che andò da Lui di
notte:
Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
Perché chiunque fa cose malvagie
odia la luce e non viene alla luce,
affinché le sue opere non siano scoperte; ma chi mette in pratica la
verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono
fatte in Dio».
(Giovanni 3:19-21)
L’apostolo Giovanni, con molta probabilità presente in
questo increscioso evento, scriverà anni dopo:
Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo:
Dio è luce, e in lui non ci sono
tenebre.
Se diciamo che abbiamo comunione con lui e camminiamo nelle
tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità.
Ma se camminiamo nella luce,
com'egli è nella luce, abbiamo
comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da
ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è
in noi.
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è
in noi
(1 Giovanni 4:5-10)
…perché
ha Satana riempito il cuor tuo...
L'ispiratore della ipocrita menzogna di Anania e Saffira è
Satana; l'avversario (come significa la parola) di tutto ciò che è
puro, bello, nobile, sincero.
Il termine “riempito”
è “eplerosen”, che qui è lo stesso usato nel comandamento “siate
ripieni di Spirito” (cfr Efesini 5:18).
Anania è un credente controllato da satana e non dallo
Spirito Santo… …che sia un ammonimento per ciascuno di noi!
…da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del
prezzo del podere
Anania pensava di ingannare degli uomini; ma non è agli
uomini soltanto che egli mente, è a Dio, ed allo Spirito di Dio; perché
in quegli uomini che egli cerca
d'ingannare, dimora lo Spirito Santo.
Lo Spirito è fonte d'ogni verità, è l'Autore d'ogni
sentimento puro ed onesto; è Lui che dirige i credenti in ogni ordine di
cose divine; Anania, tentando di trarre in inganno i sentimenti e gli
affetti dei suoi fratelli, getta una nota profana nell'armonia dell'opera
dello Spirito e reca quindi oltraggio non ad uomini soltanto, ma allo stesso
Spirito di Dio.
Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta
venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in
cuore questa cosa?
"Chi t'ha costretto a venderlo?..."
In queste parole vi è una prova lampante, che le offerte,
di cui è parlato, non erano obbligatorie, ma volontarie.
D'altronde Paolo insegnerà:
Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per
forza, perché Dio ama un donatore
gioioso.
(2 Corinzi 9:7)
Anania, udendo queste parole, cadde e spirò.
La morte improvvisa di Anania, come la rivelazione del loro
peccato sono “segni miracolosi” operati dall’apostolo Pietro.
E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste
cose.
I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo
fuori, lo seppellirono.
Una punizione così fulminante per un delitto di menzogna e
d'ipocrisia ebbe un effetto strabiliante sull’intera comunità cristiana.
Una cosa altrettanto straordinaria fu che furono i giovani,
o meglio: i più giovani ( νεωτεροι; al vers. 10: νεανισκοι), che
assistettero evidentemente al segno miracoloso, ad occuparsi della
sepoltura.
Un bell’esempio di coinvolgimento
dei giovani anche nelle questioni più “spinose”.
Pietro non risolse la questione
solo tra i “maturi”, ma certi esempi sono per tutti e fanno crescere tutti.
Anche Paolo, nelle sue
esortazioni a Timoteo scrive così:
Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, perché
anche gli altri abbiano timore.
Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli
angeli eletti, di osservare queste
cose senza pregiudizi, e di non fare nulla con parzialità. (1 Timoteo 5:20-21)
La moglie di Anania si comporta come il marito, segno
dell’accordo preso preventivamente.
Il delitto di Anania e Saffira ha l'aggravante della
premeditazione.
Marito e moglie invece di aiutarsi l’un l'altro a resistere
alla tentazione, si incoraggiano reciprocamente a perseguire il male e
mettono ad effetto il piano scellerato, pensando che lo Spirito Santo non
avrebbe messa in luce la loro ipocrisia.
…tentare lo Spirito del Signore?
Tentare lo Spirito Santo,
significa vedere quanto lontano si può andare, prima che Egli giudichi.
Significa abusare della bontà,
sfidarlo per vedere se veramente Egli adempirà la Sua Parola, “costringere”
il Signore ad intervenire!
"Forse chiuderà gli occhi, e lascerà correre"; pensavano…
Che pensare della tragica fine di Anania e Saffira?
Il loro peccato non e un atto di frode semplice in materia
civile; è un delitto teocratico (hanno studiato insieme di tentare lo
Spirito del Signore).
E così che l'apostolo, la Chiesa, Luca considerano il
fatto.
La Chiesa era ancora molto piccola, all’inizio, semplice, i
suoi membri erano ferventi, vivevano il “primo amore”, le sue speranze
magari anche infantili.
È il primo atto criminoso che abbia macchiato la Chiesa,
merita una severissima pena.
Viene quasi da richiamare alla mente quanto disse Gesù
circa lo “scandalizzare i bambini”:
Ma chi avrà scandalizzato
uno di questi piccoli che credono in me,
meglio per lui sarebbe che gli fosse
appesa al collo una macina da mulino e fosse sommerso nel fondo del mare.
Guai al mondo per gli scandali! Poiché, ben è necessario che avvengano degli
scandali; ma guai all'uomo per cui lo
scandalo avviene!
(Matteo 18:6-7)
Tra l’altro molto, molto simile alla fine della grande
Babilonia:
Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come
una gran macina, e la gettò nel mare dicendo:
Così sarà con impeto precipitata Babilonia, la gran città, e non
sarà più ritrovata. E in te non sarà più udito suono di arpisti né di musici
né di flautisti né di sonatori di tromba; né sarà più trovato in te artefice
alcuno d'arte qualsiasi, né s'udrà più in te rumor di macina. E non rilucerà
più in te lume di lampada e non s'udrà più in te voce di sposo e di sposa;
perché i tuoi mercanti erano i principi della terra, perché tutte le nazioni
sono state sedotte dalle tue malìe, e
in lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli
che sono stati uccisi sopra la terra.
(Apocalisse 18:21-24)
Pietro, memore di questo tragico evento, scriverà anni più
tardi:
Nessuno di voi abbia a soffrire
come omicida, o
ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui; ma se
uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando
questo nome.
Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve
cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli
che non ubbidiscono al vangelo di Dio?
E se il giusto è salvato a stento, dove finiranno l'empio e il peccatore?
(1 Pietro 4:15-18)
Si parla di “Giudizio della casa di Dio”, da non confondere
con la condanna.
Spesso nella Chiesa viene mal interpretato il concetto di
“Giudizio”, dandogli semplicemente la funzione di “condanna eterna”…
…nessuno si senta escluso dalla correzione, riprensione, valutazione da
parte di Dio… …anzi
il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio!
La Libertà in Cristo non è una libertà di vivere nel
peccato…
…ma è la libertà di vivere “senza peccato”!