Paolo a Gerusalemme

 

A casa di Giacomo e l'arresto


ATTI DEGLI APOSTOLI
21:17-40

 

 

Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente.

Il giorno seguente, Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani.

Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per mezzo del suo servizio.

Ed essi, dopo averlo ascoltato, glorificavano Dio.

Poi, dissero a Paolo: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge. Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani ad abbandonare Mosè, e dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non conformarsi più ai riti. E allora? Sicuramente verranno a sapere che tu sei venuto. Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; prendili con te, purìficati con loro e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge. Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione».

Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio, annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.

Quando i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell'Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la folla, e gli misero le mani addosso, gridando: «Israeliti, venite in aiuto: questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; e oltre a ciò, ha condotto anche dei Greci nel tempio, e ha profanato questo santo luogo».

Infatti, prima avevano veduto Trofimo di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio.

Tutta la città fu in agitazione e si fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal tempio, e subito le porte furono chiuse.

Mentre cercavano di ucciderlo, fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio.

Ed egli, presi immediatamente dei soldati e dei centurioni, si precipitò verso i Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo.

Allora il tribuno si avvicinò, prese Paolo, e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto.

E nella folla gli uni gridavano una cosa, e gli altri un'altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza.

Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati, perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!»

Quando Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso dirti qualcosa?»

Quegli rispose: «Sai il greco? Non sei dunque quell'egiziano che tempo fa sobillò e condusse nel deserto quei quattromila briganti?»

Ma Paolo disse: «Io sono un giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo».

Il tribuno glielo permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo:

«Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa».

 

***

 

Pentecoste a Gerusalemme nell’anno 58 d.C. circa, la città non è molto cambiata dai tempi di Gesù e delle prime persecuzioni:

- ci sono i sacerdoti nel tempio assetati di autorità;

- ci sono i dominatori romani che governano dall’alto della fortezza Antonia;

- ci sono gli israeliti di ogni parte del mondo che salgono al tempio per la celebrazione della festa con gli animali per i sacrifici…

 

Troviamo anche qualcosa di nuovo:

- il gruppo di cristiani, anche se ancora un po’ legati alle tradizioni mosaiche, un po’ formalisti e non molto liberi nelle loro stesse idee, ma pure credenti e convinti, riuniti intorno a Giacomo, il fratello di Gesù… …probabilmente l’unico rimasto in città dei testimoni oculari della Sua risurrezione;

- vi sono i fanatici zeloti;

- vi sono anche i “falsi fratelli” sedicenti cristiani, che si infiltrano ovunque, hanno seguito l’apostolo Paolo sin dal complotto fallito nel porto di Cencrea pronti a suscitare tumulti e risse intorno a lui, pur di poterlo togliere di mezzo.

 

L’atmosfera della città era ancora accresciuta dalla presenza di alcuni briganti, detti sicari (i terroristi di allora), che guidati da un certo egiziano seminavano panico e terrore.

In questa situazione, arriva l’apostolo Paolo, il servo di Gesù Cristo e ancora si sente l’eco delle Parole di Gesù:

Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta.

Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" (Matteo 23:37-39)

 

***

Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente.

Il giorno seguente, Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani.

L’accoglienza è festosa, i fratelli sono con Paolo.

Questo atteggiamento non è un atteggiamento ipocrita, è un amore sincero da parte dei fratelli di Gerusalemme che però vivevano condizionati evidentemente dalle paure dei giudei che si erano infiltrati nella chiesa e delle loro calunnie.

Dobbiamo purtroppo constatare che questi personaggi giudei avevano una forte influenza ormai nella chiesa di Gerusalemme che non aveva avuto evidentemente una adeguata fermezza su alcuni aspetti dottrinali fondamentali, pur comprendendo la loro difficoltà di contrastare una realtà che avevano continuamente davanti ai loro occhi.

Paolo è ospitato a casa di Giacomo, l’autore della lettera, non l’apostolo, fratello di Giovanni e figlio di Zebedeo, già giustiziato all’inizio del libro degli atti.

Luca non ci fa pervenire alcuna reazione dei fratelli di Gerusalemme circa la abbondante colletta preparata per loro dai fratelli dell’Asia…

 

***

Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per mezzo del suo servizio.

Ed essi, dopo averlo ascoltato, glorificavano Dio.

 

Paolo, proprio come dopo ogni rientro dal viaggio (cfr Atti 14:27) e come già fatto prima della conferenza di Gerusalemme (cfr Atti 15:4);  relaziona di tutto il lavoro che Dio aveva fatto tra i pagani, per mezzo del suo servizio, ma con una esperienza più ampia.

Paolo inoltre porta ai fratelli una abbondante colletta per i bisogni conseguenti allo stato di estrema povertà, portando loro una concreta dimostrazione del frutto dello Spirito Santo tra i convertiti dal paganesimo.

Ma nonostante la gioia, questi fratelli che, dopo averlo ascoltato, glorificavano Dio, hanno una preoccupazione che non possono nascondere al fratello così caro e amato.

Malgrado tutte le voci che corrono sul conto di Paolo, gli anziani di Gerusalemme sono convinti e guadagnati dall’evidente frutto divino tra i pagani; ma la moltitudine, la folla dei credenti, i “giudaizzanti”… …che penseranno di tutto questo?

 

***

Poi, dissero a Paolo: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge. Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani ad abbandonare Mosè, e dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non conformarsi più ai riti. E allora?

 

C'erano dunque a Gerusalemme e nella Palestina delle migliaia e migliaia (delle miriadi) di persone che avevano sinceramente nel cuore le speranze cristiane e credevano nel Signor Gesù, ma che allo stesso tempo non volevano saperne di abbandonare i riti prescritti dalla legge di Mosè.

Erano anzi dei partigiani zelanti della legge come si potrebbe anche tradurre la frase di Luca (zhlwtai tou nomou); aderivano fanaticamente alla legge e consideravano apostata chiunque avesse cercato di menomare in qualunque modo l'importanza delle istituzioni mosaiche.

Da quanto abbiamo imparato della dottrina insegnata da Paolo, in tutta questa prevenzione nei suoi confronti c’è un senso di verità ed un senso di menzogna… forse di voluta superficialità… avevano giudicato senza conoscere bene cosa predicava Paolo… avevano preso solo la parte che serviva loro per screditare l’apostolo…

Le preoccupazioni dei fratelli di Gerusalemme erano effettivamente ancora più urgenti per il fatto che era il periodo della festa di pentecoste e molti giudei in cattività, si ritrovavano a Gerusalemme in quei giorni per la festa e tra questi ce ne erano sicuramente anche di quelli che si avevano aderito alla Nuova Via ma continuavano ad osservare le tradizioni giudaiche.

 

***

Sicuramente verranno a sapere che tu sei venuto. Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; prendili con te, purìficati con loro e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge. Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione».

 

Siamo davanti ad una chiesa di Gerusalemme ormai sotto scacco dei giudaizzanti… sono lontani i tempi della chiesa fervente per il Signore… …comprendiamo meglio il tenore della lettera agli ebrei… credenti al limite del rinnegamento… tornati nell’immaturità:

Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri; invece avete di nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio; siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo solido. (Ebrei 5:12)

 

I consiglieri di Paolo (ormai abituati a transare con i giudaizzanti e ad annacquare la dottrina e servirla condita secondo i gusti di chi hanno davanti) sono consci che un terribile sospetto pesa sulla testa di Paolo e la sua sola presenza a Gerusalemme accenderà gli animi e finirà con il condurre ad una tempesta… …(un tumulto come quello di Efeso) che bisogna in ogni modo scongiurare.

È necessario fare qualcosa che calmi questa effervescenza; è necessario quindi che Paolo in qualche modo dia delle garanzie materiali della sua adesione alla Legge e che dia una dimostrazione, una pubblica professione di riguardo nei rituali giudaici.

Gli porgono così l'occasione di questa dimostrazione.

 

…noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto;

Era un voto di nazireato (cfr Numeri 6:1-21), uno di quei voti personali e spontanei, con i quali i giudei manifestavano i loro particolari sentimenti di devozione, consacrazione o gratitudine, si tratta del medesimo voto, che Paolo fece spontaneamente a Corinto e “slegò” a Cencrea di cui abbiamo parlato in Atti 18:18.

 

…prendili con te… …purìficati con loro…

Il prenderli con sé, stava ad indicare una comunione di pensiero, il purìficarsi con loro, significava aderire pubblicamente ad un rituale giudaico… …per Paolo è una prova di maturità… …di quelle che lui stesso aveva predicato ai fratelli di Corinto… …al limite della sopportazione.

Questi quattro individui di cui si parla, avevano già cominciato il periodo del loro nazireato. Questo purificati con loro vuole dire: Prendi anche tu il voto del nazireato, per il rimanente del tempo che rimane loro a compiere il voto a cui si sono obbligati; fai con loro le divozioni di rito; imponiti anche tu le astinenze richieste... 

Chi faceva voto di nazireato si sottoponeva a certe astinenze, che finivano con un sacrificio solenne; dopo di che, colui che si era imposto il voto, si faceva tagliare i capelli; e, questo era il segno che voleva dire: "I miei obblighi ascetici sono finiti".

 

…paga le spese per loro affinché possano radersi il capo…

Per comprendere il significato di questa frase, bisogna sapere che quando uno, come nel caso di Paolo, non aveva disponibile tutto il tempo richiesto dalle cerimonie del voto, se trovava dei compagni che avessero fatto questo voto di nazireato e fossero già avanti nel periodo votivo, poteva (col loro consenso, si capisce) unirsi a quei compagni.

Gli era concesso di fare così; ad un patto, però; che egli pagasse le spese di tutta quanta la comitiva (le spese per i sacrifici e le spese per tagliare i capelli ad ogni nazireo), se egli consentiva a pagare queste spese, finiva il periodo votivo con gli altri, ed era come se fosse stato con loro fin da principio.

 

…così tutti conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge.

Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione».

Questo atto formale (che i fratelli stessi di Gerusalemme ritenevano vano e vuoto di significato nella sua formalità), serviva solo per mettere a tacere tutte quelle “informazioni” che giravano sul conto dell’apostolo Paolo, ovvero che egli non osservava la Legge.

Questi fratelli erano consci del problema e nella loro difficoltà erano ormai abituati e gestire “due vangeli”, uno per i giudaizzanti ed uno per i “pagani convertiti” conforme a quanto già stabilito alla Conferenza di Gerusalemme (Atti 15).

 

***

Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio, annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.

 

Sicuramente Paolo avrà valutato attentamente la proposta dei fratelli di Gerusalemme, egli si trova come uno che, dopo aver contemplato vasti e meravigliosi orizzonti, è ritornato in un luogo angusto ed è costretto e limitati a guardare quattro mura chiuse… …tuttavia egli è l’apostolo che ha da poco scritto ai Corinzi così:

Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge.

Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni.

E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri (1 Corinzi 9:19-23)

 

Paolo accetta il consiglio che gli è dato; non per evitare la persecuzione, in quanto egli sa molto bene (per rivelazione) che questa è stata stabilita dal Suo Signore, ma per spirito conciliante e per carità fraterna…  si unisce ai quattro uomini, che gli sono proposti; fino dall'indomani si sottopone ai riti relativi al voto; e, come rappresentante di questa comitiva, perché paga per tutti, dice al sacerdote in carica nel tempio, che anche egli ha fatto voto di nazireato; che il giorno dello scioglimento del voto sarà il tale e tale, e che in quel giorno, secondo le consuetudini, si offrirà il legale sacrificio per ogni membro della comitiva.

Se Paolo avesse, con il suo voto, dichiarato che un cristiano, nato sotto la legge, era obbligato ad osservare le leggi levitiche per assicurarsi la salvezza e per essere giustificato davanti a Dio, allora avrebbe rinnegato le sue più sante convinzioni, e si sarebbe reso colpevole di un tale atto d'ipocrisia, che lo avrebbe giustamente esposto a severa censura.

Ma qui, è soltanto per amore che egli si decide, in questa occasione, a sottomettersi alla legge; e lo fa per dileguare dalle menti dei giudeo-cristiani un pregiudizio, che li ha portati a scandalizzarsi di lui, per cercare in qualche modo di conquistarli.

 

***

Quando i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell'Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la folla, e gli misero le mani addosso, gridando: «Israeliti, venite in aiuto: questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; e oltre a ciò, ha condotto anche dei Greci nel tempio, e ha profanato questo santo luogo».

Infatti, prima avevano veduto Trofimo di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio.

 

…i Giudei dell'Asia…

Il problema nasce per la presenza a Gerusalemme durante la festa di Pentecoste, dei giudei che erano venuti dall’Asia.

Essi avevano sentito molto probabilmente predicare l'apostolo in Efeso (cfr Atti 21:28) ed evidentemente conoscevano anche Trofimo; lo avevano già perseguitato a casa loro, erano probabilmente presenti durante il tumulto di Efeso e rappresentati da un certo Alessandro (cfr Atti 19:33), ma adesso avevano l’occasione di poterlo mettere contro i giudei di Gerusalemme!

 

…vedendolo nel tempio,

La parola tempio, designa tutto l'immenso recinto del luogo santo, con i suoi cortili e con tutti i fabbricati annessi al tempio propriamente detto.

Qui si tratta probabilmente del "cortile delle donne"; del cortile, cioè, al di là del quale le donne non potevano andare.

Questo cortile era separato dal "cortile dei Gentili" per mezzo di una parete che aveva delle grandi porte; le quali porte sono appunto quelle che i leviti chiudono, quando la folla trascina Paolo fuori.

Per i pagani c'era il "cortile dei Gentili"; il più esterno dei cortili; e nient'altro; tutto il resto del sacro recinto era per il popolo di Dio ed a nessun pagano era lecito porvi il piede.

"Un pagano nel tempio" faceva rabbrividire l'israelita.

In certe escavazioni fatte per cura della "Società per l'esplorazione in Palestina" fu trovata anni sono una lastra con una iscrizione, la quale illustra a meraviglia il senso d'orrore, che negli israeliti destavano queste "profanazioni" del tempio.

L'iscrizione, trovata e decifrata dal signor Clermont Ganneau, dice così: "Niuno, d'altra razza, oltrepassi la balaustrata e la cinta del tempio. Chi fosse colto nell'atto di farlo, sappia che la pena di morte che gli tocca, non è colpa d'altri che di se stesso." (Relazione della Società, Anno 1871, pag. 132), ed è proprio questa l’accusa che questi giudei venuti dall’Asia muovono contro Paolo, in quanto, avendo Trofimo di Efeso in città con Paolo, pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio.

Trofimo, fu uno dei fratelli che accompagnarono Paolo a partire da Efeso (cfr Atti 20:4), ed era quindi di origine greca.

Questo “valente scudiero” di Paolo e servitore del Signore non si scandalizzerà di tutto questo, ma resterà al fianco di Paolo fino ai suoi ultimi giorni, come possiamo apprezzare nella seconda lettera a Timoteo:    

Erasto è rimasto a Corinto; Trofimo l'ho lasciato ammalato a Mileto. (2 Timoteo 4:20)

 

…Israeliti, venite in aiuto…

In questo appello si rivela il vero stato spirituale di queste persone… …esse non hanno compreso il mistero di Dio, il Suo disegno benevolo realizzato in Cristo:

Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. (Efesini 2:14-16)

 

Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il vangelo (Efesini 3:5-6)

Essi non chiedono aiuto e soccorso al Signore… …ma ai loro concittadini…

 

***

Tutta la città fu in agitazione e si fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal tempio...

L'intenzione della folla è chiara: si vuole uccidere il profanatore del tempio dopo un sommario processo basato sulle supposizione di alcuni fanatici; e lo si trascina fuori del tempio stesso, perché l'uccisione di un uomo in uno dei cortili del tempio, sarebbe stata una ulteriore profanazione nell’ipocrita e cieca visione tradizionalistica.

…e subito le porte furono chiuse.

La polizia levitica chiude le porte perché ”il culto non sia turbato”.

 

***

Mentre cercavano di ucciderlo, fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio. Ed egli, presi immediatamente dei soldati e dei centurioni, si precipitò verso i Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo.

Paolo è ormai considerato un condannato a morte, solo grazie all’intervento tribuno della coorte (voluto da Dio), egli viene risparmiato.

Il tribuno della coorte (greco: chiliarco che vuol dire comandante d'un migliaio di uomini) comandava ad una coorte, che era la sesta parte d'una legione; la quale legione si componeva di seimila uomini.

Questo tribuno si chiamava Claudio Lisia (cfr Atti 23:26).

Paolo riconoscerà danati al re Agrippa, che solo per l’intervento di Dio, non fu ucciso in questa occasione e nelle congiure durante la prigionia seguente:

Per questo i Giudei, dopo avermi preso nel tempio, tentavano di uccidermi.

Ma per l'aiuto che vien da Dio, sono durato fino a questo giorno (Atti 26:21-22)

 

***

Allora il tribuno si avvicinò, prese Paolo, e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto.

E nella folla gli uni gridavano una cosa, e gli altri un'altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza.

Paolo viene legato con due catene, come un delinquente di cui il popolo voleva fare giustizia sommaria, e proprio come già accadde a Pietro:

Nella notte che precedeva il giorno in cui Erode voleva farlo comparire, Pietro stava dormendo in mezzo a due soldati, legato con due catene; e le sentinelle davanti alla porta custodivano il carcere.  (Atti 12:6)

 

Qui comincia ad avverarsi quanto profetizzato da Agabo a Cesarea:

Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: "A Gerusalemme i Giudei legheranno così l'uomo a cui questa cintura appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani"». (Atti 21:11)

Come già avvenne ad Efeso durante il tumulto, gli uni gridavano una cosa, e gli altri un'altra; in mezzo a questa confusione totale, il tribuno ordinò che fosse condotto nella fortezza.

Questa fortezza è la arx Antonia, che era un forte costruito all'angolo nord-ovest della collina del tempio e che dominava il tempio stesso.

Serviva di caserma (castra) alla coorte che formava la "guarnigione" di Gerusalemme.

Di là l'autorità militare era sempre in grado di sorvegliare i moti popolari, che, a Gerusalemme, per ragioni religiose e di località, non potevano prepararsi e scoppiare che nei vasti cortili del luogo santo.

Questo spiega come un picchetto di soldati, comandati dal capo della coorte in persona, potesse trovarsi in un attimo sul luogo del tumulto e salvare la vita di Paolo.

 

***

Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati, perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!»

Questo grido è lo stesso grido con cui la folla domandò a Pilato la crocifissione del Salvatore (cfr Luca 23:18; Giovanni 19:15).

Paolo è  assalito come Gesù dalla folla accecata dall’incredulità e dal fanatismo:

E alcuni si alzarono e testimoniarono falsamente contro di lui dicendo: «Noi l'abbiamo udito mentre diceva: "Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo, e in tre giorni ne ricostruirò un altro, non fatto da mani d'uomo"». (Marco 14:58)

Paolo è trattato nello stesso modo con cui Gesù fu trattato e minacciato con le stesse grida, di morte con le quali Gesù fu minacciato:

…ma essi gridarono tutti insieme: «Fa' morire costui e liberaci Barabba!» (Luca 23:18)

Allora essi gridarono: «Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!» (Giovanni 19:15)

Paolo, in questo momento solenne della sua vita, realizza quanto gli era stato profetizzato fin dall’inizio della sua chiamata sulla via di Damasco, fin alle ultime profezie di Cesarea.

Paolo scriverà (dal carcere romano) così ai fratelli di Filippi:

vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo. (Filippesi 1:29-30)

 

Quando tutto ci sorride, quando ogni cosa va a vele gonfie e tutta la nostra vita individuale, di famiglia e sociale è un idillio continuo, un dolce profumo di rose, il dubbio ci può venire che forse non siamo dei veri discepoli di Cristo; ma, quando soffriamo per Cristo e sopra tutto quando soffriamo nel medesimo modo che Cristo ha sofferto, questo dubbio non ha più ragione di sussistere.

 

Gesù stesso lo dichiarò espressamente:

Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore.

Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore.

Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! (Matteo 1:24-25)

Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro. (Luca 6:40)

In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate.  (Giovanni 13:16)

 

Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è più grande del suo signore".

Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.

Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. (Giovanni 15:20-21)

 

Questa folla, che non si fa alcuno scrupolo nell’assassinare un uomo, si fa lo scrupolo di profanare il tempio!     Strane anomalie di coscienze corrotte ed ipocrite!

Nel caso di Gesù si verificò lo stesso fenomeno:

Poi, da Caiafa, condussero Gesù nel pretorio.

Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così mangiare la Pasqua. (Giovanni 18:28)

 

È sempre la stessa folla aizzata dalle stesse persone che Gesù apostrofò duramente:

Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè.

Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito.

Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini; infatti allargano le loro filatterie e allungano le frange dei mantelli; amano i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze ed essere chiamati dalla gente: "Rabbì!"

Ma voi non vi fate chiamare "Rabbì"; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli.

Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli.

Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore.

Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato.

Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare.

[Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna.]

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.

Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato.

Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro?

E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta?

Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.  

Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza.  Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia.

Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: "Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti!"

In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri!

Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?

Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l'altare.

Io vi dico in verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.

«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. (Matteo 23:1-38)

 

Giovanni, preso da grande meraviglia, ci rivela che proprio alla grande prostituta giudicata alla fine dei tempi saranno addebitate proprio queste accuse:

E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia. (Apocalisse 17:6)

 

***

Quando Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso dirti qualcosa?»

Paolo viene prelevato e sta per essere trasportato di peso dentro la fortezza, egli però chiede al tribuno di poter rivolgere una testimonianza chiara di quello che lui proclamava e perché lo proclamava.

Paolo parla al tribuno in greco; e il tribuno, che s'immaginava d'aver messo le mani addosso al terrorista egiziano, e si accorge di aver molto probabilmente confuso la persona e il movente dell’arresto.

 

***

Quegli rispose: «Sai il greco? Non sei dunque quell'egiziano che tempo fa sobillò e condusse nel deserto quei quattromila briganti?»

Il tribuno si rende conto  che l’uomo che ha davanti è un uomo colto, parla il greco e quindi merita rispetto.

…Sai il greco?    È una espressione di meraviglia.

Il tribuno, che credeva Paolo un disperato egiziano, si trova invece ad aver che fare con un uomo colto e rispettabile.

Non era molto tempo che un falso profeta egizio (Giuseppe Flavio Antich. 20:8: Guerre Giudaiche 2:13) era riuscito ad ingannare una immensa quantità di gente ed aveva condotto le sue masnade sul monte degli Ulivi, promettendo loro che, ad un cenno che egli avrebbe dato, vedrebbero le mura di Gerusalemme cadere.

Il deserto è la regione ondulata ed incolta ad oriente di Gerusalemme; fra Gerusalemme e il Giordano (cfr Matteo 3:1).

Il termine briganti è letteralmente sicari (sikarioV, latino: sicarius).

Così chiamati dalla sica che portavano, e che era uno spadino, un coltello curvo, una specie di pugnale, di stiletto, che poteva facilmente essere nascosto sotto gli abiti.

È da notare che, con questa parola di briganti, sicari, si designavano sempre ufficialmente tutti gli aderenti ad un partito politico avverso al governo costituito.

Gli zeloti per esempio (Vedi Comment. del Dott. R. W. Stewart, Matteo, Introduz. pag. LII, LIII [Sette Giudaiche]) erano anch'essi chiamati sicari; eppure, non tutti quanti erano dei ladri e dei briganti ( cfr Luca 6:15 ).

Il procuratore Felice li mise tutti in fuga.

Esattamente come dice Giuseppe Flavio: "Egli li condusse di qua e di là (parla di trentamila uomini), dal deserto al monte che si chiamava il monte degli Ulivi, ed era pronto ad irrompere con violenza contro Gerusalemme, da questo luogo" (Giuseppe Flavio luogo cit.).

Il tribuno si immaginava che Paolo fosse proprio quel falso profeta egizio che riuscì a fuggire a Felice.

 

***

Ma Paolo disse: «Io sono un giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo».

Il tribuno glielo permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo:

…Io sono un giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia

Il vanto di Paolo è legittimo, oltre la fama di città colta, oltre essere come la chiama Senofonte nell'Anabasi "una città grande e fiorente", oltre essere come dice Giuseppe Flavio (Antich. 1:6: § 6) "la più rinomata delle città cilicie", portava inciso nelle sue monete, queste due gloriose parole: Metrópolis-auténomos: metropoli indipendente!

…parlò loro in ebraico, ovvero nel dialetto aramaico della Palestina, che era capito da tutto quanto il popolo.

Gianni Marinuzzi