Paolo a Gerusalemme
A casa di Giacomo e l'arresto
ATTI DEGLI APOSTOLI
21:17-40
Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci
accolsero festosamente.
Il giorno seguente, Paolo si recò con
noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani.
Dopo averli salutati, Paolo si mise a
raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per
mezzo del suo servizio.
Ed essi, dopo averlo ascoltato,
glorificavano Dio.
Poi, dissero a Paolo: «Fratello, tu
vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la
legge. Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei
sparsi tra i pagani ad abbandonare Mosè, e dicendo di non circoncidere più i
loro figli e di non conformarsi più ai riti. E allora? Sicuramente verranno
a sapere che tu sei venuto. Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo
quattro uomini che hanno fatto un voto; prendili con te, purìficati con loro
e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; così tutti
conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno
ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge. Quanto ai pagani
che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle
cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla
fornicazione».
Allora Paolo, il giorno seguente,
prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel
tempio, annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino
alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.
Quando i sette giorni stavano per
compiersi, i Giudei dell'Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la
folla, e gli misero le mani addosso, gridando: «Israeliti, venite in aiuto:
questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo,
contro la legge e contro questo luogo; e oltre a ciò, ha condotto anche dei
Greci nel tempio, e ha profanato questo santo luogo».
Infatti, prima avevano veduto Trofimo
di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel
tempio.
Tutta la città fu in agitazione e si
fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal
tempio, e subito le porte furono chiuse.
Mentre cercavano di ucciderlo, fu
riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio.
Ed egli, presi immediatamente dei
soldati e dei centurioni, si precipitò verso i Giudei, i quali, vedendo il
tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo.
Allora il tribuno si avvicinò, prese
Paolo, e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che
cosa avesse fatto.
E nella folla gli uni gridavano una
cosa, e gli altri un'altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a
causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza.
Quando Paolo arrivò alla gradinata
dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati,
perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!»
Quando Paolo
stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso
dirti qualcosa?»
Quegli rispose:
«Sai il greco? Non sei dunque quell'egiziano che tempo fa sobillò e condusse
nel deserto quei quattromila briganti?»
Ma Paolo disse:
«Io sono un giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia;
e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo».
Il tribuno glielo
permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al
popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo:
«Fratelli e
padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa».
***
Pentecoste a Gerusalemme nell’anno 58 d.C. circa, la città non è molto
cambiata dai tempi di Gesù e delle prime persecuzioni:
- ci sono i sacerdoti nel tempio assetati di autorità;
- ci sono i dominatori romani che governano dall’alto della fortezza
Antonia;
- ci sono gli israeliti di ogni parte del mondo che salgono al tempio per
la celebrazione della festa con gli animali per i sacrifici…
Troviamo anche qualcosa di nuovo:
- il gruppo di cristiani, anche se ancora un po’ legati alle tradizioni
mosaiche, un po’ formalisti e non molto liberi nelle loro stesse idee, ma
pure credenti e convinti, riuniti intorno a Giacomo, il fratello di Gesù…
…probabilmente l’unico rimasto in città dei testimoni oculari della Sua
risurrezione;
- vi sono i fanatici zeloti;
- vi sono anche i “falsi fratelli” sedicenti cristiani, che si infiltrano
ovunque, hanno seguito l’apostolo Paolo sin dal complotto fallito nel porto
di Cencrea pronti a suscitare tumulti e risse intorno a lui, pur di poterlo
togliere di mezzo.
L’atmosfera della città era ancora accresciuta dalla presenza di alcuni
briganti, detti sicari (i terroristi di allora), che guidati da un certo
egiziano seminavano panico e terrore.
In questa situazione, arriva l’apostolo Paolo, il servo di Gesù Cristo e
ancora si sente l’eco delle Parole di Gesù:
Gerusalemme,
Gerusalemme, che uccidi i profeti e
lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i
tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi
non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta.
Infatti vi dico
che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto
colui che viene nel nome del Signore!"
(Matteo 23:37-39)
***
Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci
accolsero festosamente.
Il giorno seguente, Paolo si recò con
noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani.
L’accoglienza è
festosa, i fratelli sono con Paolo.
Questo
atteggiamento non è un atteggiamento ipocrita, è un amore sincero da parte
dei fratelli di Gerusalemme che però vivevano condizionati evidentemente
dalle paure dei giudei che si erano infiltrati nella chiesa e delle loro
calunnie.
Dobbiamo
purtroppo constatare che questi personaggi giudei avevano una forte
influenza ormai nella chiesa di Gerusalemme che non aveva avuto
evidentemente una adeguata fermezza su alcuni aspetti dottrinali
fondamentali, pur comprendendo la loro difficoltà di contrastare una realtà
che avevano continuamente davanti ai loro occhi.
Paolo è ospitato
a casa di Giacomo, l’autore della lettera, non l’apostolo, fratello di
Giovanni e figlio di Zebedeo, già giustiziato all’inizio del libro degli
atti.
Luca non ci fa
pervenire alcuna reazione dei fratelli di Gerusalemme circa la abbondante
colletta preparata per loro dai fratelli dell’Asia…
***
Dopo averli salutati, Paolo si mise a
raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per
mezzo del suo servizio.
Ed essi, dopo averlo ascoltato,
glorificavano Dio.
Paolo, proprio come dopo ogni rientro dal viaggio (cfr Atti 14:27) e come
già fatto prima della conferenza di Gerusalemme (cfr Atti 15:4);
relaziona di tutto il lavoro
che Dio aveva fatto tra i pagani, per
mezzo del suo servizio, ma con una esperienza più ampia.
Paolo inoltre
porta ai fratelli una abbondante colletta per i bisogni conseguenti allo
stato di estrema povertà, portando loro una concreta dimostrazione del
frutto dello Spirito Santo tra i convertiti dal paganesimo.
Ma nonostante la
gioia, questi fratelli che,
dopo averlo ascoltato, glorificavano
Dio, hanno una preoccupazione che non possono nascondere al fratello
così caro e amato.
Malgrado tutte le
voci che corrono sul conto di Paolo, gli anziani di Gerusalemme sono
convinti e guadagnati dall’evidente frutto divino tra i pagani; ma la
moltitudine, la folla dei credenti, i “giudaizzanti”… …che penseranno di
tutto questo?
***
Poi, dissero a Paolo: «Fratello, tu
vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la
legge. Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei
sparsi tra i pagani ad abbandonare Mosè, e dicendo di non circoncidere più i
loro figli e di non conformarsi più ai riti. E allora?
C'erano dunque a
Gerusalemme e nella Palestina delle migliaia e migliaia (delle miriadi) di
persone che avevano sinceramente nel cuore le speranze cristiane e credevano
nel Signor Gesù, ma che allo stesso tempo non volevano saperne di
abbandonare i riti prescritti dalla legge di Mosè.
Erano anzi dei
partigiani zelanti
della legge come si potrebbe anche tradurre la frase di Luca (zhlwtai tou
nomou); aderivano fanaticamente alla
legge e consideravano apostata
chiunque avesse cercato di menomare in qualunque modo l'importanza delle
istituzioni mosaiche.
Da quanto abbiamo imparato della dottrina insegnata da Paolo, in tutta
questa prevenzione nei suoi confronti c’è un senso di verità ed un senso di
menzogna… forse di voluta superficialità… avevano giudicato senza conoscere
bene cosa predicava Paolo… avevano preso solo la parte che serviva loro per
screditare l’apostolo…
Le preoccupazioni
dei fratelli di Gerusalemme erano effettivamente ancora più urgenti per il
fatto che era il periodo della festa di pentecoste e molti giudei in
cattività, si ritrovavano a Gerusalemme in quei giorni per la festa e tra
questi ce ne erano sicuramente anche di quelli che si avevano aderito alla
Nuova Via ma continuavano ad osservare le tradizioni giudaiche.
***
Sicuramente verranno a sapere che tu
sei venuto. Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che
hanno fatto un voto; prendili con te, purìficati con loro e paga le spese
per loro affinché possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non
c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma
che tu pure osservi la legge. Quanto ai pagani che hanno creduto, noi
abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli
idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione».
Siamo davanti ad
una chiesa di Gerusalemme ormai sotto scacco dei giudaizzanti… sono lontani
i tempi della chiesa fervente per il Signore… …comprendiamo meglio il tenore
della lettera agli ebrei… credenti al limite del rinnegamento… tornati
nell’immaturità:
Infatti, dopo tanto tempo dovreste
già essere maestri; invece avete di
nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi degli oracoli di Dio;
siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo solido.
(Ebrei 5:12)
I consiglieri di
Paolo (ormai abituati a transare con i giudaizzanti e ad annacquare la
dottrina e servirla condita secondo i gusti di chi hanno davanti) sono
consci che un terribile sospetto pesa sulla testa di Paolo e la sua sola
presenza a Gerusalemme accenderà gli animi e finirà con il condurre ad una
tempesta… …(un tumulto come quello di Efeso) che bisogna in ogni modo
scongiurare.
È necessario fare
qualcosa che calmi questa effervescenza; è necessario quindi che Paolo in
qualche modo dia delle garanzie materiali della sua adesione alla Legge e
che dia una dimostrazione, una pubblica professione di riguardo nei rituali
giudaici.
Gli porgono così
l'occasione di questa dimostrazione.
…noi abbiamo
quattro uomini che hanno fatto un voto;
Era un voto di
nazireato (cfr
Numeri 6:1-21), uno di quei voti personali
e spontanei, con i quali i giudei manifestavano i loro particolari
sentimenti di devozione, consacrazione o gratitudine, si tratta del medesimo
voto, che Paolo fece spontaneamente a Corinto e “slegò” a Cencrea di cui
abbiamo parlato in
Atti 18:18.
…prendili con te…
…purìficati con loro…
Il prenderli con
sé,
stava ad indicare una comunione di pensiero, il
purìficarsi con loro,
significava aderire pubblicamente ad un rituale giudaico… …per Paolo è una
prova di maturità… …di quelle che lui stesso aveva predicato ai fratelli di
Corinto… …al limite della sopportazione.
Questi quattro
individui di cui si parla, avevano già cominciato il periodo del loro
nazireato. Questo purificati con
loro vuole dire: Prendi
anche tu il voto del nazireato, per il rimanente del tempo che rimane loro a
compiere il voto a cui si sono obbligati; fai con loro le divozioni di rito;
imponiti anche tu le astinenze richieste...
Chi faceva voto
di nazireato si sottoponeva a certe astinenze, che finivano con un
sacrificio solenne; dopo di che, colui che si era imposto il voto, si faceva
tagliare i capelli; e, questo era il segno che voleva dire: "I miei obblighi
ascetici sono finiti".
…paga le spese
per loro affinché possano radersi il capo…
Per comprendere
il significato di questa frase, bisogna sapere che quando uno, come nel caso
di Paolo, non aveva disponibile tutto il tempo richiesto dalle cerimonie del
voto, se trovava dei compagni che avessero fatto questo voto di nazireato e
fossero già avanti nel periodo votivo, poteva (col loro consenso, si
capisce) unirsi a quei compagni.
Gli era concesso
di fare così; ad un patto, però; che egli pagasse le spese di tutta quanta
la comitiva (le spese per i sacrifici e le spese per tagliare i capelli ad
ogni nazireo), se egli consentiva a pagare queste spese, finiva il periodo
votivo con gli altri, ed era come se fosse stato con loro fin da principio.
…così tutti conosceranno che non c'è
niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che
tu pure osservi la legge.
Quanto ai pagani che hanno creduto,
noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli
idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione».
Questo atto formale (che i fratelli stessi di Gerusalemme ritenevano vano
e vuoto di significato nella sua formalità), serviva solo per mettere a
tacere tutte quelle “informazioni” che giravano sul conto dell’apostolo
Paolo, ovvero che egli non
osservava la Legge.
Questi fratelli erano consci del problema e nella loro difficoltà erano
ormai abituati e gestire “due vangeli”,
uno per i giudaizzanti ed uno per i “pagani convertiti” conforme a quanto
già stabilito alla Conferenza di Gerusalemme (Atti 15).
***
Allora Paolo, il giorno seguente,
prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel
tempio, annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino
alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.
Sicuramente Paolo
avrà valutato attentamente la proposta dei fratelli di Gerusalemme, egli si
trova come uno che, dopo aver contemplato vasti e meravigliosi orizzonti, è
ritornato in un luogo angusto ed è costretto e limitati a guardare quattro
mura chiuse… …tuttavia egli è l’apostolo che ha da poco scritto ai Corinzi
così:
Poiché,
pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per
guadagnarne il maggior numero; con i
Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei;
con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto
la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per
guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge,
mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di
Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono
senza legge.
Con i deboli mi
sono fatto debole, per guadagnare
i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni.
E faccio tutto
per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.
(1 Corinzi
9:19-23)
Paolo accetta il consiglio che gli è
dato; non per evitare la persecuzione, in quanto egli sa
molto bene (per rivelazione) che questa è stata stabilita dal Suo Signore,
ma per spirito conciliante e per
carità fraterna… si unisce ai
quattro uomini, che gli sono proposti; fino dall'indomani si sottopone ai
riti relativi al voto; e, come rappresentante di questa comitiva, perché
paga per tutti, dice al sacerdote in carica nel tempio, che anche egli ha
fatto voto di nazireato; che il giorno dello scioglimento del voto sarà il
tale e tale, e che in quel giorno, secondo le consuetudini, si offrirà il
legale sacrificio per ogni membro della comitiva.
Se Paolo avesse,
con il suo voto, dichiarato che un cristiano, nato sotto la legge, era
obbligato ad osservare le leggi levitiche per assicurarsi la salvezza e
per essere giustificato davanti a Dio, allora avrebbe rinnegato le sue
più sante convinzioni, e si sarebbe reso colpevole di un tale atto
d'ipocrisia, che lo avrebbe giustamente esposto a severa censura.
Ma qui, è
soltanto per amore che egli si decide, in questa occasione, a sottomettersi
alla legge; e lo fa per dileguare dalle menti dei giudeo-cristiani un
pregiudizio, che li ha portati a scandalizzarsi di lui, per cercare in
qualche modo di conquistarli.
***
Quando i sette giorni stavano per
compiersi, i Giudei dell'Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la
folla, e gli misero le mani addosso, gridando: «Israeliti, venite in aiuto:
questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo,
contro la legge e contro questo luogo; e oltre a ciò, ha condotto anche dei
Greci nel tempio, e ha profanato questo santo luogo».
Infatti, prima avevano veduto Trofimo
di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel
tempio.
…i Giudei dell'Asia…
Il problema nasce
per la presenza a Gerusalemme durante la festa di Pentecoste, dei
giudei che erano venuti
dall’Asia.
Essi avevano
sentito molto probabilmente predicare l'apostolo in Efeso (cfr
Atti 21:28) ed evidentemente conoscevano anche
Trofimo; lo avevano già
perseguitato a casa loro, erano probabilmente presenti durante il tumulto di
Efeso e rappresentati da un certo Alessandro (cfr Atti 19:33), ma adesso
avevano l’occasione di poterlo mettere contro i giudei di Gerusalemme!
…vedendolo nel
tempio,
La parola
tempio, designa tutto l'immenso recinto del luogo santo, con i suoi
cortili e con tutti i fabbricati annessi al tempio propriamente detto.
Qui si tratta
probabilmente del "cortile delle donne"; del cortile, cioè, al di là del
quale le donne non potevano andare.
Questo cortile
era separato dal "cortile dei Gentili" per mezzo di una parete che aveva
delle grandi porte; le quali porte sono appunto quelle che i leviti
chiudono, quando la folla trascina Paolo fuori.
Per i pagani
c'era il "cortile dei Gentili"; il più esterno dei cortili; e nient'altro;
tutto il resto del sacro recinto era per il popolo di Dio ed a nessun pagano
era lecito porvi il piede.
"Un pagano nel tempio" faceva
rabbrividire l'israelita.
In certe
escavazioni fatte per cura della "Società per l'esplorazione in Palestina"
fu trovata anni sono una lastra con una iscrizione, la quale illustra a
meraviglia il senso d'orrore, che negli israeliti destavano queste
"profanazioni" del tempio.
L'iscrizione,
trovata e decifrata dal signor Clermont Ganneau, dice così: "Niuno,
d'altra razza, oltrepassi la balaustrata e la cinta del tempio. Chi fosse
colto nell'atto di farlo, sappia che la pena di morte che gli tocca, non è
colpa d'altri che di se stesso." (Relazione della Società, Anno 1871,
pag. 132), ed è proprio questa l’accusa che questi
giudei venuti dall’Asia
muovono contro Paolo, in quanto, avendo
Trofimo di Efeso in città con Paolo,
pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio.
Trofimo,
fu uno dei fratelli che accompagnarono Paolo a partire da Efeso (cfr
Atti 20:4), ed era quindi di origine greca.
Questo “valente scudiero” di Paolo e servitore del Signore non si
scandalizzerà di tutto questo, ma resterà al fianco di Paolo fino ai suoi
ultimi giorni, come possiamo apprezzare nella seconda lettera a Timoteo:
Erasto è rimasto a Corinto; Trofimo
l'ho lasciato ammalato a Mileto.
(2 Timoteo 4:20)
…Israeliti,
venite in aiuto…
In questo appello si rivela il vero stato spirituale di queste persone…
…esse non hanno compreso il mistero
di Dio, il Suo disegno benevolo realizzato in Cristo:
Lui, infatti, è la nostra pace; lui che
dei due popoli ne ha fatto uno solo e
ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa
dell'inimicizia, la
legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso,
dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e
per riconciliarli tutti e due con Dio
in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro
inimicizia.
(Efesini 2:14-16)
Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo
mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi
apostoli e profeti di lui; vale a dire che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un
medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù
mediante il vangelo…
(Efesini 3:5-6)
Essi non chiedono aiuto e soccorso al Signore… …ma ai loro concittadini…
***
Tutta la città fu in agitazione e si
fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal
tempio...
L'intenzione
della folla è chiara: si vuole uccidere il profanatore del tempio dopo un
sommario processo basato sulle supposizione di alcuni fanatici; e lo si
trascina fuori del tempio stesso, perché l'uccisione di un uomo in uno dei
cortili del tempio, sarebbe stata una ulteriore profanazione nell’ipocrita e
cieca visione tradizionalistica.
…e subito le
porte furono chiuse.
La polizia
levitica chiude le porte perché ”il culto non sia turbato”.
***
Mentre cercavano di ucciderlo, fu
riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio. Ed
egli, presi immediatamente dei soldati e dei centurioni, si precipitò verso
i Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere
Paolo.
Paolo è ormai considerato un condannato a morte, solo grazie
all’intervento tribuno della coorte (voluto da Dio), egli viene risparmiato.
Il tribuno della coorte
(greco: chiliarco che vuol dire comandante d'un migliaio
di uomini) comandava ad una coorte, che era la sesta parte d'una
legione; la quale legione si componeva di seimila uomini.
Questo tribuno
si chiamava Claudio Lisia
(cfr
Atti 23:26).
Paolo riconoscerà danati al re Agrippa, che solo per l’intervento di Dio,
non fu ucciso in questa occasione e nelle congiure durante la prigionia
seguente:
Per questo i
Giudei, dopo avermi preso nel tempio, tentavano di uccidermi.
Ma per l'aiuto
che vien da Dio, sono durato fino a questo giorno…
(Atti 26:21-22)
***
Allora il tribuno si avvicinò, prese
Paolo, e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che
cosa avesse fatto.
E nella folla gli uni gridavano una
cosa, e gli altri un'altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a
causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza.
Paolo
viene legato con due catene,
come un delinquente di cui il popolo voleva fare giustizia sommaria, e
proprio come già accadde a Pietro:
Nella notte che precedeva il giorno
in cui Erode voleva farlo comparire, Pietro stava dormendo in mezzo a due
soldati, legato con due catene; e
le sentinelle davanti alla porta custodivano il carcere.
(Atti 12:6)
Qui comincia ad avverarsi quanto profetizzato da Agabo a Cesarea:
Egli venne da noi
e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo
dice lo Spirito Santo: "A Gerusalemme i Giudei legheranno così l'uomo a cui
questa cintura appartiene, e lo
consegneranno nelle mani dei pagani"».
(Atti 21:11)
Come già avvenne ad Efeso durante il tumulto,
gli uni gridavano una
cosa, e gli altri un'altra; in mezzo a questa
confusione totale, il tribuno
ordinò che fosse condotto nella
fortezza.
Questa
fortezza è la arx Antonia,
che era un forte costruito all'angolo nord-ovest della collina del
tempio e che dominava il tempio stesso.
Serviva di
caserma (castra) alla coorte che formava la "guarnigione" di
Gerusalemme.
Di là l'autorità
militare era sempre in grado di sorvegliare i moti popolari, che, a
Gerusalemme, per ragioni religiose e di località, non potevano prepararsi e
scoppiare che nei vasti cortili del luogo santo.
Questo spiega
come un picchetto di soldati, comandati dal capo della coorte in persona,
potesse trovarsi in un attimo sul luogo del tumulto e salvare la vita di
Paolo.
***
Quando Paolo arrivò alla gradinata
dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati,
perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!»
Questo grido è lo
stesso grido con cui la folla domandò a Pilato la crocifissione del
Salvatore (cfr
Luca 23:18;
Giovanni 19:15).
Paolo è
assalito come Gesù dalla folla
accecata dall’incredulità e dal fanatismo:
E alcuni si alzarono e testimoniarono
falsamente contro di lui dicendo: «Noi l'abbiamo udito mentre diceva: "Io
distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo, e in tre giorni ne
ricostruirò un altro, non fatto da mani d'uomo"».
(Marco 14:58)
Paolo è trattato
nello stesso modo con cui Gesù fu trattato e minacciato con le stesse grida,
di morte con le quali Gesù fu minacciato:
…ma essi gridarono tutti insieme: «Fa'
morire costui e liberaci Barabba!»
(Luca 23:18)
Allora essi gridarono: «Toglilo,
toglilo di mezzo, crocifiggilo!»
(Giovanni 19:15)
Paolo, in questo
momento solenne della sua vita, realizza quanto gli era stato profetizzato
fin dall’inizio della sua chiamata sulla via di Damasco, fin alle ultime
profezie di Cesarea.
Paolo scriverà
(dal carcere romano) così ai fratelli di Filippi:
…vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di
credere in lui, ma anche di soffrire
per lui, sostenendo voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e
nella quale ora sentite dire che io mi trovo.
(Filippesi 1:29-30)
Quando tutto ci
sorride, quando ogni cosa va a vele gonfie e tutta la nostra vita
individuale, di famiglia e sociale è un idillio continuo, un dolce profumo
di rose, il dubbio ci può venire che forse non siamo dei veri discepoli di
Cristo; ma, quando soffriamo per Cristo e sopra tutto quando soffriamo nel
medesimo modo che Cristo ha sofferto, questo dubbio non ha più ragione di
sussistere.
Gesù stesso lo
dichiarò espressamente:
Un discepolo non
è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore.
Basti al discepolo essere come il suo
maestro e al servo essere come il suo signore.
Se hanno chiamato
Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua!
(Matteo 1:24-25)
Un discepolo non
è più grande del maestro; ma ogni
discepolo ben preparato sarà come il suo maestro.
(Luca 6:40)
In verità, in verità vi dico che
il servo non è maggiore del suo
signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se
sapete queste cose, siete beati se le fate.
(Giovanni 13:16)
Ricordatevi della parola che vi ho
detta: "Il servo non è più grande del
suo signore".
Se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
Ma tutto questo
ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha
mandato.
(Giovanni 15:20-21)
Questa
folla, che non si fa alcuno
scrupolo nell’assassinare un uomo, si fa lo scrupolo di profanare il tempio!
Strane anomalie di coscienze
corrotte ed ipocrite!
Nel caso di Gesù
si verificò lo stesso fenomeno:
Poi, da Caiafa, condussero Gesù nel
pretorio.
Era mattina, ed
essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così
mangiare la Pasqua.
(Giovanni 18:28)
È sempre la
stessa folla aizzata dalle stesse persone che Gesù apostrofò duramente:
Allora Gesù parlò alla folla e ai
suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi
e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè.
Fate dunque e osservate tutte le cose
che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non
fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della
gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito.
Tutte le loro
opere le fanno per essere osservati dagli uomini; infatti allargano le loro
filatterie e allungano le frange dei mantelli; amano i primi posti nei
conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze ed essere
chiamati dalla gente: "Rabbì!"
Ma voi non vi
fate chiamare "Rabbì"; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti
fratelli.
Non chiamate
nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello
che è nei cieli.
Non vi fate
chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; ma il maggiore
tra di voi sia vostro servitore.
Chiunque si innalzerà sarà abbassato
e chiunque si abbasserà sarà innalzato.
Ma
guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi
entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare.
[Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché divorate le case delle
vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete
maggior condanna.]
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché viaggiate per mare e per terra
per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della
geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche,
che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro
del tempio, resta obbligato.
Stolti e ciechi!
Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro?
E se uno, voi dite, giura per
l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta
obbligato. Ciechi! Che cosa è più
grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta?
Chi dunque giura per l'altare, giura
per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura
per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il
trono di Dio e per Colui che vi siede sopra.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché pagate la decima della menta,
dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il
giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava
fare, senza tralasciare le altre.
Guide cieche,
che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché pulite l'esterno del bicchiere
e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza.
Fariseo cieco, pulisci prima
l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi
pulito.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché siete simili a sepolcri
imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di
morti e d'ogni immondizia.
Così anche voi, di fuori sembrate
giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei
ipocriti, perché costruite i sepolcri
ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: "Se fossimo vissuti ai
tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il
sangue dei profeti!"
In tal modo voi
testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i
profeti. E colmate pure
la misura dei vostri padri!
Serpenti, razza di vipere, come
scamperete al giudizio della geenna?
Perciò ecco, io
vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne
ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre
sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché ricada su di voi
tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino
al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e
l'altare.
Io vi dico in
verità che tutto ciò ricadrà su questa generazione.
«Gerusalemme,
Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati,
quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie
i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa
sta per esservi lasciata deserta.
(Matteo 23:1-38)
Giovanni,
preso da grande meraviglia, ci
rivela che proprio alla grande prostituta giudicata alla fine dei tempi
saranno addebitate proprio queste accuse:
E vidi che quella
donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù.
Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia.
(Apocalisse 17:6)
***
Quando Paolo
stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso
dirti qualcosa?»
Paolo viene
prelevato e sta per essere trasportato di peso dentro la fortezza, egli però
chiede al tribuno di poter rivolgere una testimonianza chiara di quello che
lui proclamava e perché lo proclamava.
Paolo parla al
tribuno in greco; e il tribuno, che s'immaginava d'aver messo le mani
addosso al terrorista egiziano, e si accorge di aver molto probabilmente
confuso la persona e il movente dell’arresto.
***
Quegli rispose:
«Sai il greco? Non sei dunque quell'egiziano che tempo fa sobillò e condusse
nel deserto quei quattromila briganti?»
Il tribuno si rende conto
che l’uomo che ha davanti è un uomo colto, parla il greco e quindi
merita rispetto.
…Sai il greco?
È una espressione
di meraviglia.
Il tribuno, che credeva
Paolo un disperato
egiziano, si trova invece ad aver che fare con un uomo colto e
rispettabile.
Non era molto
tempo che un falso profeta egizio (Giuseppe Flavio Antich. 20:8:
Guerre Giudaiche 2:13) era riuscito ad ingannare una immensa quantità di
gente ed aveva condotto le sue masnade sul monte degli Ulivi, promettendo
loro che, ad un cenno che egli avrebbe dato, vedrebbero le mura di
Gerusalemme cadere.
Il
deserto è la
regione ondulata ed incolta ad oriente di Gerusalemme; fra Gerusalemme e il
Giordano (cfr
Matteo 3:1).
Il termine
briganti è letteralmente
sicari (sikarioV, latino: sicarius).
Così chiamati
dalla sica che portavano, e che era uno spadino, un coltello curvo,
una specie di pugnale, di stiletto, che poteva facilmente essere nascosto
sotto gli abiti.
È da notare che,
con questa parola di briganti, sicari, si designavano sempre
ufficialmente tutti gli aderenti ad un partito politico avverso al governo
costituito.
Gli zeloti
per esempio (Vedi Comment. del Dott. R. W. Stewart, Matteo,
Introduz. pag. LII, LIII [Sette Giudaiche]) erano anch'essi chiamati
sicari; eppure, non tutti quanti erano dei ladri e dei briganti ( cfr
Luca 6:15 ).
Il procuratore
Felice li mise tutti in fuga.
Esattamente come
dice Giuseppe Flavio: "Egli li condusse di qua e di là (parla di trentamila
uomini), dal deserto al monte che si chiamava il monte degli Ulivi, ed era
pronto ad irrompere con violenza contro Gerusalemme, da questo luogo"
(Giuseppe Flavio luogo cit.).
Il tribuno si
immaginava che Paolo fosse proprio quel falso profeta egizio che riuscì a
fuggire a Felice.
***
Ma Paolo disse:
«Io sono un giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia;
e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo».
Il tribuno glielo
permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al
popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo:
…Io sono un
giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia…
Il vanto di Paolo
è legittimo, oltre la fama di città colta, oltre essere come la chiama
Senofonte nell'Anabasi "una città
grande e fiorente", oltre essere come dice Giuseppe Flavio (Antich.
1:6: § 6) "la più rinomata delle
città cilicie", portava inciso nelle sue monete, queste due gloriose
parole: Metrópolis-auténomos: metropoli indipendente!
…parlò loro in
ebraico,
ovvero nel dialetto aramaico della Palestina, che era capito da tutto
quanto il popolo.