S
Paolo a Corinto, arrivo di Silvano e Timoteo, Paolo ad Efeso e Gerusalemme,
rientro ad Antiochia
ATTI DEGLI APOSTOLI
18:1-22
"Dopo
questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto.
Qui
trovò un ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente
dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato
a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro.
Essendo
del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro.
Infatti,
di mestiere, erano fabbricanti di tende.
Ma ogni
sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci.
Quando
poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente
alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo.
Ma
poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue vesti
e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da
ora in poi andrò dai pagani».
E,
uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che temeva
Dio, e aveva la casa attigua alla sinagoga.
Ma
Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua
famiglia.
Molti
Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.
Una
notte il Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a
parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani
addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa
città».
Ed egli
rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.
Poi,
quando Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei, unanimi, insorsero
contro Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui
persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge».
Paolo
stava per parlare, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche
ingiustizia o di qualche cattiva azione, o Giudei, io vi ascolterei
pazientemente, come vuole la ragione. Ma se si tratta di questioni intorno a
parole, a nomi, e alla vostra legge, vedetevela voi; io non voglio esser
giudice di queste cose».
E li
fece uscire dal tribunale.
Allora tutti afferrarono Sostene, il capo della
sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale.
E
Gallione non si curava affatto di queste cose.
Quanto a
Paolo, dopo essersi trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai
fratelli e, dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto
un voto, s'imbarcò per la Siria con Priscilla e Aquila.
Quando
giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a
discorrere con i Giudei.
Essi lo
pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì; e dopo
aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro
un'altra volta, salpò da Efeso; giunto a Cesarea, salì a Gerusalemme; e,
salutata la chiesa, scese ad Antiochia.
***
Dopo questi
fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto.
… Dopo
questi fatti egli lasciò Atene
Dopo l’esposizione
del Vangelo nell’Aeropago di Atene, Paolo, senza aspettare Silvano e
Timoteo, si reca ad Atene.
Atene era il luogo
dell’appuntamento (cfr Atti 17:15), ma contrariamente a quanto programmato,
Paolo ritiene utile partire per Corinto.
Non è specificato il
motivo, ma possiamo supporre che Paolo avesse compreso che per il momento,
non aveva più nulla da dare ad Atene.
…
si recò a Corinto
Corinto distava circa 80 Km da Atene ed era in questo
tempo la capitale della provincia romana dell'Acaia, che comprendeva il
Peloponneso e l'Ellade propriamente detta.
La posizione di Corinto, sull'istmo che la rendeva
accessibile dai due lidi, pel porto di Cencrea all'est e per quello di
Lechaeum all'ovest, aveva fatto di Corinto una città commerciale di
primissimo ordine.
Il lusso ed il vizio avevano accompagnato la gloria
commerciale; e chi diceva "vivere all'uso dei corinti (korinqiazein,
horinthidzein =corinteggiare)" significava proverbialmente fino dal tempo di
Aristofane (Frag. 133) "farne d'ogni erba un fascio".
Un altro detto che enfatizzava la
immoralità di Corinto era “se
non sei stato a Corinto non hai mai goduto”.
La città di Corinto ospitava il tempio di Afrodite, la
dea dell’amore.
Mille sacerdotesse del tempio, le prostitute sacre,
scendevano in città ogni sera per esercitare la loro attività.
Le corrotte sacerdotesse del Tempio di Afrodite davano
quivi una specie di consacrazione alle orrende sconcezze della vita
pubblica, delle quali qualche fugace accenno nella prima lettera ai Corinzi:
Si ode addirittura affermare
che vi è tra di voi fornicazione,
una tale
fornicazione che non si trova neppure fra i pagani;
al punto che uno si tiene la moglie di suo padre!
(1 Corinzi 5:1)
Proprio per questo Paolo scrive ai fratelli di Corinto:
Non
v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né
sodomiti,
né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori
erediteranno il
regno di Dio.
E tali
eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete
stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito
del nostro Dio. (1
Corinzi 6:9-11)
A Corinto si facevano, inoltre,
ogni quattro anni i famosi "giochi
istmici", dai quali Paolo trasse le immagini
di atletica nella prima lettera ai corinzi:
Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio,
corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo.
Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e
quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una
incorruttibile.
Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al
pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo
e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli
altri, io stesso sia squalificato. (1
Corinzi 9:24-27)
Corinto, nonostante fosse inferiore ad Atene per
grandezza artistica e letteraria, aveva comunque i suoi rettori, i suoi
filosofi ed i suoi artisti (esempio: i bronzi di Corinto erano
pregiatissimi).
Nel 146 a.C. Corinto fu conquistata dal generale romano
Mummio; molti dei suoi edifici furono distrutti e le sue più belle statue
furono trasportate a Roma.
Un secolo dopo, Giulio Cesare volle ridare alla città
l'antico splendore ed impiegò migliaia di braccia in quest'opera di
ricostruzione.
***
Qui trovò un
ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall'Italia
insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i
Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro.
… Aquila e Priscilla
(o Prisca) erano dei giudei
oriundi del Ponto,
banditi da Roma dall'editto di Claudio (nel 49 dell'era cristiana).
Questa coppia di fratelli in fede
sono una sorpresa,
sono dei giudei
nativi del Ponto (oggi la Turchia bagnata dal mar Nero),
che probabilmente
dopo la
dispersione a causa della persecuzione
scatenata in seguito al martirio di Stefano e
sostenuta dallo
stesso Saulo, erano evidentemente arrivati
fino a Roma.
L’espulsione dei giudei da Roma per ordine di Claudio, è
ricordata da Svetonio (Claudio 25):
Svetonio ci ricorda con le parole rimaste famose:
Claudius, Judaeos, impulsore Chresto, assidue
tumultuantes, Roma expulit.
(trad:
Claudio bandì i giudei da Roma a cagione dei loro continui tumulti, istigati
da Chresto).
Il quale “Chresto”, non vi è dubbio, è usato
erroneamente per Christo; e l'espulsione dei giudei in relazione con la
presenza del cristianesimo in Roma.
Sono trascorsi circa 25 anni dal
giorno della Pentecoste per il quale dei romani, giudei e proseliti, si
erano recati a Gerusalemme (cfr
Atti 2:10),
i liberti romani avevano una sinagoga a Gerusalemme (cfr
Atti 6:5,9);
e c'erano dei cristiani romani,
Andronico e
Giunia (contrazione di Junianus=Giuniano), che
Paolo dice "essere
suoi parenti e compagni di prigionia e in Cristo prima di lui":
Salutate
Andronico e Giunia,
miei parenti e compagni di
prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed
erano in Cristo già prima di me.
(Romani
16:7)
…giunto di
recente dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla
È facile immaginarsi come andarono le cose.
Il cristianesimo provocò fra i giudei di Roma dei
tumulti simili a quelli di Tessalonica, di Efeso ecc.; e i romani, udendo il
nome di Cristo continuamente ricordato, bandirono cristiani e giudei non
cristiani, e pensarono che questi tumulti fossero istigati da un ignoto
Chrestus o Christus.
Aquila e
Priscilla
li troveremo successivamente con Paolo
ad Efeso
(con
la chiesa in casa loro)
quando
scriverà ai corinzi:
Le chiese dell'Asia vi
salutano.
Aquila e Prisca,
con la
chiesa che è in casa loro, vi salutano molto
nel Signore. (1 Corinzi 16:19)
E’
plausibile ipotizzare che la chiesa di Roma sia nata anche grazie
all’evangelizzazione di questa coppia cristiana, oltre che dalla presenza di
Andronico e Giunia.
Aquila e
Priscilla
li troveremo di nuovo
a Roma
quando Paolo torna a Corinto e da lì scrive la lettera ai romani:
Salutate
Prisca e Aquila,
miei collaboratori in Cristo Gesù,
i quali hanno
rischiato la vita per me; a loro non io
soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni.
(Romani 16:3-4)
Aquila e
Priscilla
li troveremo ancora
a Corinto
quando verranno in contatto con
Apollo,
colmano le sue lacune dottrinali e, insieme ai fratelli, lo incoraggiano a
proseguire nel suo dono di predicazione:
Ora un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria,
uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso.
Egli era stato istruito nella
via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunciava e insegnava
accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del
battesimo di Giovanni. Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella
sinagoga. Ma
Priscilla e
Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più
esattezza la via di Dio. Poi, siccome voleva
andare in Acaia,
i fratelli lo
incoraggiarono, e scrissero ai discepoli di accoglierlo.
Giunto là, egli fu di grande aiuto a quelli che
avevano creduto mediante la grazia di Dio, perché con gran vigore confutava
pubblicamente i Giudei, dimostrando con le Scritture che Gesù è il Cristo.
(Atti 18:24-28)
Sembrerebbe che poi,
Aquila e
Priscilla siano tornati nuovamente ad
Efeso,
quando Paolo scrive a Timoteo che si trova proprio in quella città:
Ti ripeto l'esortazione che ti
feci mentre andavo in Macedonia,
di rimanere a
Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare
dottrine diverse… (1 Timoteo 1:3)
Tu sai pure
molto bene
quanti servizi
mi abbia reso a Efeso.
(2 Timoteo 1:18)
Saluta Prisca e Aquila
e la famiglia di Onesiforo.
(2
Timoteo 4:19)
Possiamo quindi
schematizzare così il movimento di Aquila e Priscilla:
Roma
----
Corinto
----
Efeso
----
Roma
----
Corinto
----
Efeso
…si unì a
loro
Paolo ci dimostra che abbiamo bisogno dei
fratelli
per fare la volontà di Dio,
ovunque egli va cerca i fratelli come un tesoro e si unisce a loro… …come
dovremmo imparare che non è utile “stare
da soli”, lontano dai fratelli e dichiarare
stupidamente che “stiamo
bene così” e che “non
sentiamo il bisogno della comunione fraterna”.
In Cristo siamo un corpo,
Paolo questo lo insegnerà, soprattutto nelle lettere
ai Corinzi, ai Romani ed agli Efesini…
…(proprio nelle chiese dove si trattenne con Aquila e Priscilla o comunque
ci fu la loro “collaborazione”), e noi non possiamo prescindere da questa
realtà:
Infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra.
Se il piede dicesse: «Siccome io non sono mano, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se l'orecchio dicesse: «Siccome io non sono occhio, non sono del corpo», non per questo non sarebbe del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ma ora Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto. Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? Ci sono dunque molte membra, ma c'è un unico corpo; l'occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né il capo può dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi».
Al contrario,
le membra del corpo che sembrano
essere più deboli, sono invece necessarie; e
quelle parti del corpo che stimiamo essere le meno onorevoli, le circondiamo
di maggior onore; le nostre parti indecorose sono trattate con maggior
decoro, mentre le parti nostre
decorose non ne hanno bisogno; ma Dio ha formato il corpo in modo da dare
maggior onore alla parte che ne mancava, perché
non ci fosse divisione nel corpo, ma le membra avessero la medesima
cura le une per le altre.
Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è
onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui.
Ora voi siete il corpo
di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua.
(1 Corinzi 12:14-27)
Poiché, come
in un solo corpo abbiamo molte
membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione, così
noi, che siamo molti, siamo un
solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
(Romani 12:4-5)
Vi è un corpo solo
e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza,
quella della vostra vocazione.
(Efesini
4:4)
Da lui
tutto il corpo ben collegato
e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il
proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte,
per edificare se stesso nell'amore.
(Efesini 4:16)
***
Essendo
del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro.
Infatti,
di mestiere, erano fabbricanti di tende.
Paolo
aveva probabilmente imparato il mestiere di
fabbricante di
tende, nella sua Tarso di Cilicia, nota
per i tessuti di pelo di capra che i romani chiamarono Cilicium (dal quale
deriva il nostro cilicio), dal nome della provincia da dove venivano.
Anche il Ponto era famoso per
queste manifatture; e così anche
Aquila
aveva avuto l'opportunità di imparare la medesima arte.
I tessuti di pelo di capra si usavano per le vele dei
bastimenti e per le tende dei militari o d'altro uso.
Paolo comincia così l'opera di
evangelizzazione a Corinto
condividendo
il lavoro e la
casa con Aquila e Priscilla
(esercitando così quel servizio di ospitalità cristiana che Paolo ha sempre
lodato); guadagnandosi il necessario con il lavoro delle proprie mani, come
aveva già fatto a Tessalonica, e mettendosi al coperto da ogni possibile
accusa di predicare e di insegnare a scopo di lucro, come da lui stesso
ricordato proprio ai corinzi:
Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro
mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono
all'altare, hanno parte all'altare?
Similmente,
il Signore
ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.
Io
però non ho fatto alcun uso di questi diritti,
e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché
preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto.
Perché
se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai
a me, se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa;
ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è
affidata.
Qual è
dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io offra il
vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà.
(1 Corinzi 9:13-18)
Questo suo comportamento, gli tornerà utile per
respingere future accuse nei suoi confronti:
Ho forse commesso peccato
quando, abbassando me stesso perché voi foste innalzati,
vi ho annunciato
il vangelo di Dio gratuitamente?
Ho spogliato
altre chiese, prendendo da loro un sussidio, per poter servire voi.
Durante il
mio soggiorno tra di voi, quando mi trovai nel bisogno, non fui di peso a
nessuno, perché i fratelli venuti dalla Macedonia provvidero al mio bisogno;
e in ogni cosa mi sono astenuto e mi asterrò ancora dall'esservi di peso.
Com'è vero che la verità di Cristo è in me, questo
vanto non mi sarà tolto nelle regioni dell'Acaia. Perché? Forse perché non
vi amo? Dio lo sa.
Ma quello che faccio lo farò ancora per togliere ogni
pretesto a coloro che desiderano un'occasione per mostrarsi uguali a noi in
ciò di cui si vantano.
Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che
si travestono da apostoli di Cristo.
(2 Corinzi 11:7-13)
***
Ma ogni
sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci.
Paolo
è sempre in attesa dell’arrivo di
Silvano e Timoteo
che ha lasciato a Tessalonica per confortare i fratelli, nella loro attesa,
unito ad Aquila e Priscilla,
comincia a “sondare il terreno”, frequentando ogni sabato la sinagoga dei
giudei, come era sua corretta abitudine.
In questo suo frequentare (in modo attivo) la sinagoga
nei giorni di sabato, probabilmente (come a
Tessalonica e Berea),
tenne
loro
ragionamenti tratti dalle Scritture, ma
evidentemente non si rivelava pienamente
spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti
(cfr Atti 17:2-3), per fare questo, attende l’arrivo di Silvano e Timoteo,
forse perché, oltre ad avere bisogno del loro sostegno, era altresì conscio
che questa sua “offensiva” avrebbe potuto scatenare la persecuzione e lui
sarebbe dovuto fuggire e rendere così più difficoltosa la loro riunione.
Con questo suo insegnamento preparatorio, comunque
persuadeva Giudei e Greci.
***
Quando
poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente
alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo.
E’ finalmente giunto
il momento del “reincontro” con i fratelli Silvano e Timoteo!
Di questo ritorno ne troviamo traccia nella prima
lettera ai tessalonicesi scritta proprio dopo il loro arrivo:
Ma ora
Timoteo è ritornato e ci ha recato buone notizie
della vostra
fede e del vostro amore, e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo
di noi e desiderate vederci, come anche noi desideriamo vedere voi.
(1 Tessalonicesi 3:6)
L’arrivo a Corinto di
Timoteo e Silvano, fu per Paolo un sollievo e un incoraggiamento per diversi
motivi:
-
i
due evidentemente portarono un aiuto finanziario dai fratelli di Filippi:
Durante il mio soggiorno tra di
voi, quando mi trovai nel bisogno, non fui di peso a nessuno, perché
i fratelli
venuti dalla Macedonia provvidero al mio bisogno;
e in ogni cosa mi sono astenuto e mi asterrò ancora dall'esservi di peso.
(2 Corinzi 11:9)
Anche voi sapete, Filippesi,
che
quando cominciai a predicare il vangelo, dopo aver lasciato la Macedonia,
nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l'avere,
se non voi soli; perché
anche a
Tessalonica mi avete mandato, una prima e poi una seconda volta,
ciò che
mi occorreva.
Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco
piuttosto il frutto che abbondi a vostro conto.
Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza.
Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito
quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio
accetto e gradito a Dio.
Il mio Dio provvederà a ogni
vostro bisogno, secondo la sua gloriosa ricchezza, in Cristo Gesù.
Al
Dio e Padre nostro sia la gloria nei secoli dei secoli.
(Filippesi
4:15-20)
E questo permesse a Paolo di dedicarsi “
completamente” alla predicazione ed alla evangelizzazione, testimoniando in
modo esplicito
ai Giudei
che Gesù era il Cristo, il Messia
promesso, il Cristo risorto!
-
I due portarono a Paolo le notizie del progresso del vangelo nelle chiese
precedentemente “seminate”:
Ma ora
Timoteo è
ritornato e ci ha recato buone notizie della vostra fede e del vostro amore,
e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate
vederci, come anche noi desideriamo vedere voi.
Per questa ragione,
fratelli, siamo
stati consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede, pur fra tutte
le nostre angustie e afflizioni; perché ora, se state saldi nel Signore, ci
sentiamo rivivere.
(1 Tessalonicesi
3:6-8)
***
Ma
poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue vesti
e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da
ora in poi andrò dai pagani».
Come già
successo in tutte le sinagoghe, e come evidentemente la “prudenza
spirituale” di Paolo gli aveva suggerito, la maggioranza dei giudei
facevano
opposizione e lo insultavano, e Paolo
reagisce come imparato dalle Parole del Maestro:
Se qualcuno
non vi riceve né ascolta le vostre parole,
uscendo da quella casa o da quella città,
scotete la
polvere dai vostri piedi.
In verità vi dico che il paese di Sodoma e di Gomorra,
nel giorno del giudizio, sarà trattato con meno rigore di quella città.
(Matteo 10:14-15)
"Scuotere la polvere" è un atto
simbolico e quindi una locuzione proverbiale intesa a significare "separazione
completa", "rottura d'ogni specie di legami e di relazioni".
…Il
vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da ora in poi andrò
dai pagani
Paolo, con queste parole vuole dire:
"io non son più in alcun modo responsabile del vostro
futuro destino".
Le parole di Paolo sono tremende, ma giuste.
La nostra responsabilità finisce quando abbiamo
annunciato fedelmente tutto il consiglio di Dio;
là dove finisce la nostra responsabilità, comincia quella dei nostri
uditori.
Questo concetto è lo
stesso già presente nell’antico patto, per la penna del profeta Ezechiele:
La parola del SIGNORE mi fu rivolta in questi termini:
«Figlio d'uomo, parla ai figli
del tuo popolo e di' loro: "Quando io farò venire la spada contro un paese e
il popolo di quel paese prenderà in mezzo a sé un uomo e se lo stabilirà
come
sentinella, ed
egli, vedendo
venire la spada contro il paese, suonerà il corno e avvertirà il popolo; se
qualcuno, pur udendo il suono del corno, non se ne cura, e la spada viene e
lo porta via, il sangue di quel tale sarà sopra il suo capo;
egli ha udito il suono del corno, e non se n'è curato; il suo sangue sarà
sopra di lui; se se ne fosse curato, avrebbe scampato la sua vita.
Ma se la sentinella vede venir la spada e non suona il
corno, e il popolo non è stato avvertito, e la spada viene e porta via
qualcuno di loro, questo sarà portato via per la propria iniquità, ma io
domanderò conto del suo sangue alla sentinella".
(Ezechiele 33:1-6)
***
E, uscito di
là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che temeva Dio, e aveva
la casa attigua alla sinagoga.
Ma Crispo,
capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia.
Molti
Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.
…Tizio
Giusto, il quale serviva a Dio,
è
probabilmente la solita formula intesa ad indicare un pagano di nascita,
divenuto proselita giudaico.
Il fatto che Paolo
entrò in casa
di questo uomo, sta a significare che lo ritenne un fratello in fede
fedele al Signore,
ricordiamoci della dichiarazione di Lidia di Filippi:
Se
avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, entrate in casa mia, e
alloggiatevi.
(Atti 16:15)
…Crispo
era uno del Consiglio degli anziani che
presedieva alla sinagoga di Corinto.
Egli
credette nel
Signore insieme a tutta la sua famiglia
e fu uno dei pochi ad essere battezzato da Paolo:
Ringrazio Dio che
non ho
battezzato nessuno di voi, salvo Crispo e
Gaio…
(1
Corinzi 1:14)
…Molti
Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.
Tra questi
molti corinzi,
che
udendo, credevano
e venivano battezzati, c’era
probabilmente anche
Sostene,
un ex capo della sinagoga:
Allora tutti afferrarono
Sostene, il capo
della sinagoga, e lo picchiavano davanti al
tribunale. E Gallione non si curava affatto di queste cose.
(Atti 18:17)
Oltre a questi convertiti vi erano:
-
Gaio o Caio
che aveva dato la sua casa come luogo di riunione alla chiesa, e che albergò
l'apostolo quando venne la seconda volta a Corinto e da lì scrisse la
lettera ai romani:
Gaio,
che ospita me e tutta la chiesa, vi saluta.
(Romani 16:23)
-
Stefana e la sua
famiglia, anche essi battezzati da Paolo:
Ho battezzato anche
la famiglia di
Stefana; del resto non so se ho battezzato
qualcun altro. (1
Corinzi 1:16)
Ora, fratelli, voi conoscete
la
famiglia di Stefana, sapete che è
la primizia
dell'Acaia, e che si è dedicata al servizio dei fratelli;
vi esorto a sottomettervi anche voi a tali persone, e a chiunque lavora e
fatica nell'opera comune.
Mi rallegro della venuta di
Stefana,
di Fortunato e di Acaico, perché
hanno riempito
il vuoto prodotto dalla vostra assenza; poiché
hanno
dato sollievo allo spirito mio e al vostro;
sappiate dunque apprezzare tali persone.
(1 Corinzi 16:15-18)
-
Fortunato ed
Acaico:
Mi rallegro della venuta di
Stefana,
di Fortunato e
di Acaico, perché
hanno riempito
il vuoto prodotto dalla vostra assenza; poiché
hanno
dato sollievo allo spirito mio e al vostro;
sappiate dunque apprezzare tali persone.
(1 Corinzi 16:17-18)
-
Quarto ed Erasto,
il tesoriere della città:
…Erasto,
il tesoriere della città e il fratello Quarto
vi salutano. (Romani 16:23)
-
Epeneto:
Salutate il mio caro
Epeneto,
che è la primizia dell'Asia per Cristo.
(Romani 16:5)
-
Cloe:
Infatti, fratelli miei,
mi è stato
riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi
ci sono contese.
(1 Corinzi 1:11)
E’ importante soffermarsi sulla
progressione dell’opera dello Spirito Santo nel cuore di questi nuovi
convertiti:
udendo, credevano
e venivano battezzati.
Paolo scriverà così ai romani:
Ora,
come invocheranno colui nel quale
non hanno creduto?
E come crederanno in colui
del quale non hanno sentito parlare?
E come potranno sentirne
parlare, se non c'è chi lo annunci?
(Romani 10:14)
Il messaggio del Vangelo
si ode,
ci giunge per mezzo di
una
testimonianza, di
una
predicazione, di un annuncio,
si crede
ricevendo
la Parola
(Così
la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola
di Cristo –
Romani 10:17), ci
si fa battezzare,
quale atto di obbedienza e
testimonianza di ciò che si è creduto.
La religiosità apparente fa proprio il contrario…
…battezza anche se non si è in grado di credere e nemmeno di udire e
ascoltare la Parola.
Prima il vestito… …poi vedremo se c’è un corpo!
***
Una notte il
Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a parlare e non
tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per
farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città».
Ed egli
rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.
Il fatto che
il Signore disse
in visione a Paolo incoraggiandolo, ci
fa comprendere che evidentemente
Paolo stava
meditando di lasciare Corinto per una nuova
meta… …forse aveva stimato che anche qui, come ad Atene, non aveva più nulla
da dare.
Paolo
ricevette invece questa visione da parte del
Signore
per
incoraggiarlo a rimanere in Corinto, nelle
altre città della macedonia la persecuzione obbligò l’apostolo a fuggire, il
Signore invece a Corinto lo preserva da questi attacchi acuti, per eseguire
qui un
disegno particolare o per poter colmare le pesanti deficienze di una chiesa
derivante da una cultura fortemente corrotta e malata.
Le Parole incoraggianti del Signore a Paolo ci devono
fare riflettere:
Non temere,
ma continua a parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti
metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso
in questa città.
Il Signore
garantisce a Paolo un periodo di “protezione
particolare”, affinchè Paolo
istruisca il Suo
popolo in quella città.
La temporanea “non persecuzione” è finalizzata
solamente al fine di svolgere questa opera di istruzione,
a dei fratelli che, come si può notare nelle due lettere che Paolo scriverà
loro,
vivevano delle particolari problematiche causate dalla loro condotta passata
che influenzava la loro vita nuova.
Paolo, incoraggiato dal Signore,
si fermerà a Corinto
un anno e sei
mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.
Paolo, spiegò in questi diciotto mesi, la Parola di
Dio, a differenza dei giudei, ai Corinzi
mancava tutta la preparazione dell’Antico Testamento e Paolo sicuramente
colmò tutto quel vuoto al fine di poter meglio comprendere il messaggio del
Vangelo.
I Corinzi ebbero il privilegio
di avere tra loro per diciotto mesi, l’apostolo Paolo, Aquila e Priscilla,
che spiegarono la Parola di Dio,
ma tutto
questo non portò i risultati visibili che si ebbero in altre chiese, molto
meno “privilegiate” di loro.
Successivamente Paolo, scrivendo le due lettere ai
fratelli di Corinto, li rimprovererà definendoli “carnali”, ovvero affetti
di una “immaturità patologica” che si manifestava in vari modi, tra i quali
possiamo elencare:
Nella prima lettera:
- divisioni
(cfr 1 Corinzi 1:10-16 )
- esaltazione della sapienza
umana
(cfr 1 Corinzi 1:17 / 3:23)
- orgoglio
(cfr 1 Corinzi 4)
- tolleranza dell’immoralità
(cfr 1 Corinzi 5)
- eccessiva litigiosità tra
fratelli per cose “umane”
(cfr 1 Corinzi 6:1-9)
- malcostumi di tipo sessuale ai quali Paolo propone
come soluzione il
matrimonio
(cfr 1 Corinzi 6:9 / 7:40)
- esercizio smodato della libertà
(cfr 1 Corinzi 8)
- disordini nella chiesa circa
- superficialità verso ciò che è
sacro
(cfr 1 Corinzi 10:14-33 e 11:17-34)
- poco contegno e disordini
funzioni tra uomini e donne
(cfr 1 Corinzi 11:2-16)
-
disordini nell’esercizio dei doni spirituali
(cfr 1 Corinzi 12-13-14)
- incredulità circa la resurrezione (argomento
particolarmente ostico per la
cultura greca)
(cfr 1 Corinzi 15)
Nella seconda lettera:
- la difficoltà nel
ricevere le riprensioni
(cfr 2 Corinzi 1:23 / 2:4)
- la difficoltà nel
perdonare
(cfr 2 Corinzi 2:5-13)
- la difficoltà nel
discernere la sana dottrina ed i falsi apostoli
(cfr 2 Corinzi 11-12)
Una chiesa
del genere sembrerebbe un disastro,
probabilmente
pochi di noi ambirebbero a frequentare una assemblea simile…
…anzi alcuni se ne allontanerebbero gridando allo scandalo… …
eppure,
nonostante tutte queste deficienze
Paolo,
rivolgendosi ai fedeli della chiesa di Corinto
scriverà:
Io
ringrazio sempre il mio Dio per voi,
per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; perché
in lui siete stati arricchiti di
ogni cosa, di ogni dono di parola e di ogni conoscenza, essendo
stata confermata tra di voi la testimonianza di Cristo; in
modo che non mancate di alcun dono, mentre aspettate la
manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.
Fedele è Dio,
dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo,
nostro Signore. (1 Corinzi 1:4-9)
Evidentemente Paolo, qui
ci insegna a
guardare i fratelli da un punto di vista molto diverso da quello che vediamo
con i nostri occhi,
egli vede
la loro posizione spirituale
in Cristo,
esalta l’opera di Dio in loro, riconosce non la loro fedeltà ma
la fedeltà di Dio
che li
renderà stabili fino alla fine… …nonostante
le loro evidenti deficienza alle quali Paolo, comunque non si rassegna, ma
vuole che siano corrette!
E’ proprio qui che forse cadiamo nelle nostre
valutazioni:
- da un lato c’è chi, con
eccessivo lassismo e
rassegnazione
accetta di convivere passivamente con i disordini e la dissolutezza che
imperano nella chiesa,
facendo finta di
non vedere; per loro la prima lettera di Paolo
ai corinzi si ferma al verso 9 del primo capitolo.
- dall’altro lato c’è chi con
spirito “farisaico” vuole “purificare”
la chiesa con metodi degni dell’Antico Patto; per loro la prima lettera di
Paolo ai corinzi comincia dal verso 10 del primo capitolo.
Dobbiamo invece imparare a denunciare il male,
contrastarlo con tutte le nostre forze, opporci ai disordini, ma nello
stesso tempo imparare a vedere, anche nel fratello disordinato (che siamo
chiamati ad ammonire nel Signore), l’opera e la fedeltà di Dio.
Paolo era
profondamente convinto di questo, difatti scrive così ai fratelli di Roma:
Chi sei tu che giudichi il
domestico altrui?
(e qui si
parla di giudizio di condanna,
non di riprensione)
Se sta in piedi o se cade è
cosa che riguarda il suo padrone; ma
egli sarà tenuto in piedi, perché
il Signore è potente da farlo stare in piedi.
(Romani 14:4)
Ed altresì Paolo,
proprio scrivendo la prima lettera ai Tessalonicesi da Corinto scrive:
Vi esortiamo, fratelli, ad
ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli,
a essere pazienti con tutti.
Guardate che nessuno renda
ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e
quello di tutti. (1 Tessalonicesi
5:14-15)
***
Poi, quando
Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei, unanimi, insorsero contro
Paolo, e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: «Costui persuade la
gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge».
Paolo stava per parlare, ma Gallione disse ai Giudei:
«Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche cattiva azione, o
Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come vuole la ragione.
Ma
se si tratta di questioni intorno a parole, a nomi, e alla vostra legge,
vedetevela voi; io non voglio esser giudice di queste cose».
E li fece
uscire dal tribunale.
…Gallione
era proconsole dell'Acaia
L'Acaia era stata una provincia senatoriale, sotto
Augusto; imperiale, sotto Tiberio; sotto Claudio, era tornata ad essere
senatoriale.
Il governatore di una provincia senatoriale si chiamava
"il proconsole".
Marco Anneo Navate, soprannominato Gallione perché L.
Giunio Gallione l'aveva adottato, era figlio del retore Seneca e fratello di
Seneca il filosofo (Tacito, Annali 15:73; 16:17).
Suo fratello parla in modo molto affettuoso della
dolcezza del carattere di lui. "Nessun mortale fu mai così dolce verso uno
solo dei suoi simili, come egli lo fu verso tutti" (Pref. Quest ioni Natu.
4).
"Fu molto amato, dice lo stesso fratello (Ep. 104); fu
molto amato anche da quelli che poco erano capaci d'amare".
Fu nominato proconsole dell'Acaia al tempo stesso del
soggiorno di Paolo a Corinto; e i giudei approfittarono del suo arrivo per
sbarazzarsi del predicatore importuno.
Evidentemente il periodo di protezione particolare di
Paolo, si sta esaurendo,
i Giudei,
unanimi, insorgono contro di lui,
con la solita accusa:
Costui
persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge.
…Il tribunale era
nell'agorà, nella pubblica piazza ove il proconsole, circondato dai suoi
littori, giudicava dei casi che gli erano presentati.
Ma Gallione, come Pilato, vuole evitare di immischiarsi
in questioni religiose, a lui poco conosciute e ritenute beghe di fanatici.
Come possiamo veder la storia di ripete nello stesso
modo da Gesù ai Suoi discepoli…
***
Allora tutti
afferrarono Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al
tribunale.
E Gallione
non si curava affatto di queste cose.
L’ira dei giudei allora si
rivolge verso “il traditore”
Sostene
capo della
sinagoga, che viene
picchiato davanti
al tribunale, davanti all’indifferenza
delle autorità.
Questo
Sostene,
una volta convertito,
si unì a Paolo,
e con lui scrisse la prima lettera proprio ai corinzi:
Paolo, chiamato a essere
apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e
il fratello
Sostene, alla chiesa di Dio che è in Corinto…
(1
Corinzi 1:1-2)
***
Quanto a
Paolo, dopo essersi trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai
fratelli e, dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto
un voto, s'imbarcò per la Siria con Priscilla e Aquila.
…dopo
essersi fatto radere il capo a Cencrea
Cencrea era il porto di Corinto,
quindi Paolo
dopo essersi
trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli,
giunge al porto, dove evidentemente voleva (lontano dagli occhi dei
fratelli) rendere un omaggio a Dio per come aveva condotto il suo soggiorno
a Corinto.
Paolo, da
uomo libero
fa questo voto.
Se Paolo avesse attribuito un qualche valore meritorio
al suo voto, ci troveremmo davanti ad una incoerenza dottrinale rispetto ai
suoi insegnamenti.
Ma sicuramente l'apostolo non attribuisce alcun valore
meritorio ai suoi voti, non c'è nulla in quei voti stessi che sia in
contraddizione con i principi che egli insegnava.
I voti che il Signore gradisce, nella nuova economia
evangelica, sono i voti che sgorgano dal ravvedimento, alla fede, dal
bisogno di consacrarsi più interamente a Lui.
I voti che Dio disdegna sono i voti fatti per paura
dell'inferno o per guadagnarsi il cielo.
Il voto di Paolo è quindi un atto
di speciale consacrazione; e come tale, è l'espressione solenne di
un sentimento di
gratitudine, ed è comunque un atto privato tra
lui e Dio (lo fa lontano dagli sguardi dei fratelli).
…s'imbarcò
per la Siria con Priscilla e Aquila.
La Siria è qui nel senso della geografia politica dei
romani; essa comprendeva tutto il governo del proconsole residente ad
Antiochia; e questo governo si estendeva su tutto il litorale dei
Mediterraneo, dal monte Tauro fino all'istmo di Suez.
Questa nota
di Luca, ci ricorda che in tutto il tempo che Paolo stette a Corinto, fu in
compagnia di
Aquila e
Priscilla, oltre che di
Silvano e
Timoteo che, come a Tessalonica e Berea,
lascia
invece nella chiesa di Corinto per confortare i fratelli.
***
Quando
giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a
discorrere con i Giudei.
Una volta imbarcatosi
con Aquila e Priscilla, giunge ad Efeso
…Efeso
Era
stata una delle prime colonie greche sulla costa occidentale dell'Asia
Minore.
Era celebre per il culto di
Artemide (cfr
Atti 19:24
e seg.); e il tempio della dea, con le sue immagini sacre, con i suoi
sontuosi cortili, con le sue centinaia di sacerdoti e di sacerdotesse.
Era l'ammirazione dei pellegrini che vi arrivavano da
tutte le parti del mondo.
In Efeso, l'oriente e l'occidente si davano la mano; e
la religione della Grecia assumeva quivi un carattere spiccatamente
orientale, con ogni sorta di misteri e di superstizioni.
La popolazione giudaica era qui abbastanza numerosa da
avervi una sinagoga.
***
Essi lo
pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì; e dopo
aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro
un'altra volta, salpò da Efeso; giunto a Cesarea, salì a Gerusalemme; e,
salutata la chiesa, scese ad Antiochia.
I giudei della sinagoga di Efeso sono dunque ben
disposti per il Vangelo, come quelli di Berea, qui Paolo intravede quella
splendida mèsse che questa parte del campo darà per la gloria di Dio e la
chiesa che sorgerà in questo campo, ma probabilmente Paolo, guidato dallo
Spirito Santo ritiene più utile rientrare prima a Gerusalemme e poi alla sua
Antiochia, dopo circa tre anni di missione.
…Dio volendo
Paolo è il tipo del servitore di Dio, che vive
interamente agli ordini del suo Signore:
-
l'odio dei nemici non lo
intimidisce:
entrato
nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei
-
l'amor fraterno non riesce a
trattenerlo:
Essi lo
pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì
-
le distanze non lo spaventano:
Dio
volendo, sarebbe tornato da loro un'altra volta
Il "cibo" di Paolo, come per il
suo Maestro, non è di fare la sua propria volontà, ma di fare quella di
Colui che l'ha mandato (cfr
Giovanni 4:34).
La città di Efeso sarà la prima vera meta del terzo
viaggio missionario di Paolo, lo Spirito Santo si servirà di Aquila e
Priscilla e di Apollo per preparare i cuori degli Efesini.
Anche in questo caso,
Paolo dimostra
la sua umiltà, non è lui l’unico che può
compiere l’opera di Dio, si affida ai suoi fratelli e collaboratori, sa
lasciare il campo anche agli altri… …comprende che non è con le sue sole
forze, con le sue sole capacità che potrà completare l’opera di Dio, egli
scriverà proprio agli efesini:
Ogni cosa egli ha posta
sotto i suoi piedi e lo ha dato
per capo supremo alla chiesa, che
è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa
in tutti.
(Efesini 1:22-23)
Giunto a Gerusalemme Paolo saluta la Chiesa prima di
tornare ad Antiochia, Luca non ci dice nulla di questo incontro di Paolo con
i fratelli di Gerusalemme, che saranno sempre nel cuore di Paolo e dei quali
egli si preoccuperà del loro stato di necessità.