Secondo viaggio missionario

Paolo, Silvano e Timoteo e Luca a Tessalonica e Berea


ATTI DEGLI APOSTOLI
1
7:1-15

 

  

Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei; e Paolo, com'era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio».

Alcuni di loro furono convinti, e si unirono a Paolo e Sila; e così una gran folla di Greci pii, e non poche donne delle famiglie più importanti.

Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo.

Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù».

E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose.

Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei.

Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.

Molti di loro, dunque, credettero, e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini.

Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, si recarono là, agitando e mettendo sottosopra la folla.

I fratelli, allora, fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.

Quelli che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene, e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima si recassero da lui, se ne tornarono indietro.

(Atti 17:1-15)

 

***

 

Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei;

…Amfipoli.

Paolo e Sila partono da Filippi e percorrono 53 Km per arrivare ad Amfipoli.

Amfipoli, ai tempi di Paolo, era una forte stazione militare.

Si chiamò già Ennea Hodoi o le Nove Vie; fu famosa nella guerra del Peloponneso e sotto i romani fu fatta capitale della Macedonia prima.

Era vicina alla Tracia, non lontano dalla foce del fiume Strimone, il quale, scorrendo intorno alla città, aveva dato l'idea del nome della città stessa, Amfipoli, difatti, vuol dire intorno alla città.

Il villaggio che oggi esiste sul luogo occupato dall'antica Amfipoli, si chiama Empoli o Yamboli che può essere una corruzione di Amfipoli.

Luca non ci dà riscontro di alcuna testimonianza in questa città.

 

…Apollonia.

Proseguendo il viaggio i nostri missionari, percorrono altri 48 Km per arrivare ad Apollonia.

Questa Apollonia non deve essere confusa con l'Apollonia dell'Illiria.

Era città commerciale tra Amfipoli e Tessalonica ora inesistente.

Anche in questo caso, come per Amfipoli, Luca non ci dà riscontro di alcuna testimonianza in questa città.

 

…Tessalonica.

Il viaggio prosegue per altri 60 Km e si arriva alla città di Tessalonica.

Paolo attraversa rapidamente una gran parte della Macedonia, senza fermarsi nelle città che trova per la via.

Evidentemente lo scopo è arrivare nel capoluogo politico della provincia, nella sede del proconsole, e che a quel che si legge nel testo (dove c'era una sinagoga dei Giudei), era il solo luogo di questa area, dove i giudei fossero allora abbastanza numerosi da organizzare una sinagoga con un culto regolare.

Tessalonica, che si chiamò già Ematia, Halia e Terma, era situata sul golfo termaico ed aveva un porto di considerevole importanza commerciale.

Ebbe il nome di Tessalonica o da Cassandro, che l'avrebbe chiamata così in onore di sua moglie Tessalonica (figlia di Filippo); o in ricordo d'una vittoria, che Filippo riportò sugli eserciti della Tessaglia.

L'antica Tessalonica è oggi Salonicco o Saloniki, uno dei centri commerciali più importanti della Turchia europea.

Anche oggi gli ebrei formano una parte notevole della popolazione di Saloniki.

…e Paolo, com'era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, spiegando e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio».

Era consuetudine di Paolo, quando possibile, l’entrare nelle sinagoghe dei giudei per evangelizzare prima coloro che erano i destinatari dell’Antico Patto.

 

Questa usanza trova conferma già in altri avvenimenti:

Giunti a Salamina, annunciarono la Parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei; e avevano con loro Giovanni come aiutante. (Atti 13:5)

 

Essi, passando oltre Perga, giunsero ad Antiochia di Pisidia; ed entrati di sabato nella sinagoga, si sedettero.

Dopo la lettura della legge e dei profeti, i capi della sinagoga mandarono a dir loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione da rivolgere al popolo, ditela».

(Atti 13:14-15)

 

Anche a Iconio Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che una gran folla di Giudei e di Greci credette. (Atti 14:1)

 

Possiamo apprezzare come Paolo, per evangelizzare i giudei, parte dalle Scritture, non si appoggia a “nuove rivelazioni” ricevute, ma l’appoggiarsi alle Scritture, è segno di autorevolezza, fedeltà e timore di Dio!

Lo stesso atteggiamento lo troviamo:

- in Gesù con i due discepoli sulla via di Emmaus:

Allora Gesù disse loro: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?» E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano. (Luca 24:25-27)

 

- in Pietro il giorno della pentecoste:

Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e ascoltate attentamente le mie parole.

Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; ma questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele (Atti 2:14-16)

 

Uomini d'Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto.  Infatti Davide dice di lui… (Atti 2:22-25)

 

Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d'oggi tra di noi.

Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione.

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.

Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.

Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli stesso dice (Atti 2:29-34)

 

- in Filippo con il ministro Etiope:

Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù. (Atti 8:35)

 

La buona norma di appoggiare qualsiasi ragionamento o insegnamento sulla base delle Scritture, ha sempre caratterizzato qualsiasi uomo di Dio che porta con fedeltà il Suo Vangelo.

Solo i ciarlatani ed impostori portano “nuove rivelazioni” indipendenti dalla Scrittura e queste sono le caratteristiche degli uomini malvagi degli ultimi tempi alle quali dobbiamo opporci restando fedeli alle Scritture:

Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.

Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio. (2 Timoteo 4:1-5)

 

L’esporsi ad ascoltare questi “venti di dottrina” instabili e basati sulle proprie voglie o sulle voglie dei ciarlatani, ci portano a perdere l’equilibrio spirituale, come dei bambini che non sanno reggersi stabilmente in piedi, se questo è ammissibile in una prima fase della vita, diventa patologico nella maturità:

affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. (Efesini 4:14-15)

 

Ma lo scopo dei ragionamenti di Paolo, non era fare “filosofia”, in un paese di filosofi, ma era quello di spiegare e dimostrare che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti.

E’ l’annuncio del Vangelo lo scopo di Paolo e dei suoi collaboratori!

La dimostrazione del compimento di tutta la Scrittura pregressa che si realizzava nella venuta del Messia.

Paolo spiegava il disegno benevolo di Dio a delle persone che, pur conoscendone letteralmente i contenuti non vedevano la realtà e la realizzazione delle promesse.

Non solo, Paolo presentava la persona di Gesù Cristo: «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio».

Paolo, come evidentemente aveva fatto già nel primo viaggio missionario in Galazia, rappresentava Cristo crocifisso, non una dottrina morale, non un insegnamento basato su precetti di uomini (cfr Marco 7:7):

O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti ai cui occhi Gesù Cristo è stato rappresentato crocifisso? (Galati 3:1)

 

***

Alcuni di loro furono convinti, e si unirono a Paolo e Sila; e così una gran folla di Greci pii, e non poche donne delle famiglie più importanti.

Paolo ricorderà così la sua predicazione a Tessalonica:

Difatti, non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Dio ne è testimone.

E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, sebbene, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità; invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i suoi bambini. (1 Tessalonicesi 1:5-7)

 

La predicazione di Paolo non era una predicazione evidentemente molto curata nei “protocolli istituzionali”, ne formale e mielosa… trascurava evidentemente l’arte dell’accattivarsi l’uditorio con lusinghe e formalità.

Da quanto ci riporta Luca poco più avanti (parlando dei giudei bereani), questa testimonianza non fu un grande successo a causa della superficialità dei giudei tessalonicesi, i quali Luca li definisce per questo “poco nobili”:

Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così. (Atti 17:11)

 

La nostra testimonianza, come per Paolo e Sila, non sempre apre il cuore… anzi se dobbiamo essere sinceri… quasi mai!

Il fallimento della predicazione della Parola non è il mancato seguito, Gesù stesso non fu seguito:

Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete. (Giovanni 5:43)

 

Praticamente tutti i grandi profeti ricordati nella Scrittura ebbero pochissimo seguito, anzi furono disprezzati, messi da parte… perseguitati, è una normale conseguenza, Paolo scriverà con naturalezza a Timoteo:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

(2 Timoteo 3:12)

 

Dovremo anzi, dubitare e preoccuparci, se la nostra testimonianza “piace al mondo”… se attira tanto le persone senza che queste passino per un sincero ravvedimento, un serio concetto di peccato, di giudizio, di condanna… forse. In quel caso, stiamo predicando un altro vangelo!

Il vero fallimento della predicazione della Parola è il non essere fedele!

Possiamo anche vedere, come nonostante il seme della Parola sia buono, anche la predisposizione iniziale del cuore sia buona, spesso, molto spesso, il seme non giunge a maturità:

Or come si riuniva una gran folla e la gente di ogni città accorreva a lui, egli disse in parabola:
«Il seminatore uscì a seminare la sua semenza; e, mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada: fu calpestato e gli uccelli del cielo lo mangiarono.

Un'altra cadde sulla roccia: appena fu germogliato seccò, perché non aveva umidità.

Un'altra cadde in mezzo alle spine: le spine, crescendo insieme con esso, lo soffocarono.

Un'altra parte cadde in un buon terreno: quando fu germogliato, produsse il cento per uno».

Dicendo queste cose, esclamava: «Chi ha orecchi per udire oda!»

I suoi discepoli gli domandarono che cosa volesse dire questa parabola.

Ed egli disse: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri se ne parla in parabole, affinché vedendo non vedano, e udendo non comprendano.

Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio.

Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati.

Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro.

Quello che è caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e non arrivano a maturità.

E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza.

(Luca 8:4-15)

 

Paolo e Sila ebbero comunque la gioia di vedere che alcuni di loro furono convinti, e si unirono…; e così una gran folla di Greci pii, e non poche donne delle famiglie più importanti.

 

***

Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo.

La città di Tessalonica era una città di fannulloni, lo vediamo anche quando Paolo scrive ai fratelli nelle due lettere, che li esorta e li riprende per questa loro attitudine malsana:

Ma vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più, e a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno. (1 Tessalonicesi 4:10-12)

 

Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l'insegnamento che avete ricevuto da noi.

Infatti voi stessi sapete come ci dovete imitare: perché non ci siamo comportati disordinatamente tra di voi; né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di nessuno, ma con fatica e con pena abbiamo lavorato notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi.

Non che non ne avessimo il diritto, ma abbiamo voluto darvi noi stessi come esempio, perché ci imitaste.

Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare.

Difatti sentiamo che alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili.

Ordiniamo a quei tali e li esortiamo, nel Signore Gesù Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente.

Quanto a voi, fratelli, non vi stancate di fare il bene.

E se qualcuno non ubbidisce a ciò che diciamo in questa lettera, notatelo, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni.

Però non consideratelo un nemico, ma ammonitelo come un fratello.

(2 Tessalonicesi 3:6-15)

 

Questa tendenza cronica e tollerata all’ozio ed all’indolenza, portava evidentemente a crescere dei veri e propri fannulloni, ai quali si aggiungevano gli schiavi fuggiti dai loro padroni, i proletari disoccupati; gente che passeggiava qua e là per l'agorà, ossia per il mercato, per la pubblica piazza, sempre pronta a far baldoria.

Questi vagabondi che Erodoto chiamava ι εν τη αγορα αναστρεφομενοι, erano i sub-rostrani o la turba forensis degli scrittori latini.

Questi soggetti sono, come anche la nostra realtà ci insegna, preda di populismi inutili e facili prede da strumentalizzare da coloro che hanno interesse a farlo.

Ed in questo caso, sono preda dei giudei, mossi da invidia nei confronti di Paolo e Sila che avevano portato la Luce di Dio, in quei rituali vuoti ed inutili che loro replicavano “tradizionalmente” sabato dopo sabato.

 

…Giasone

Giasone era l'equivalente greco di Giuseppe o l'equivalente di Giosuè.

Evidentemente era di origine giudaica.

 

…cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo.

Questi giudei, mossi da invidia volevano impadronirsi di Paolo e Sila e farli giudicare immediatamente davanti all'assemblea popolare; vale a dire, dai magistrati che presiedevano l'agorà; la piazza.

Tessalonica era una libera città greca quindi, in modo assoluto, indipendente.

L'autorità suprema, in Tessalonica, come in tutte le antiche città della Grecia, risedeva nel popolo.

 

***

Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù».

E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose.

Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

…non avendoli trovati

Non si comprende come, ma evidentemente dobbiamo prendere atti che Paolo e Sila non furono più rintracciabili.

 

…trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città

Questi giudei, mossi da invidia, spinti dall’avversario di Dio, volevano subito eliminare alla radice il seme appena germogliato.

L’esperienza di Giasone e di questi fratelli neofiti, è forse per noi scioccante, ma estremamente salutare per loro, esperimentano subito l’odio del mondo, hanno possibilità di fortificarsi subito e di provare la gioia che dà lo Spirito Santo, Paolo ricorderà questi primi momenti:

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell'Acaia.

Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell'Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente. (1 Tessalonicesi 1:6-10)

 

Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete. Infatti, fratelli, voi siete diventati imitatori delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; poiché anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni che quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei, i quali hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, e hanno cacciato noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di parlare agli stranieri perché siano salvati.

Colmano così senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l'ira finale.

(1 Tessalonicesi 1:13-16)

 

Le sofferenze e le persecuzioni dei fratelli di Tessalonica non si fermeranno qui, Paolo ne parlerà ancora nella seconda lettera:

Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, com'è giusto, perché la vostra fede cresce in modo eccellente, e l'amore di ciascuno di voi tutti per gli altri abbonda sempre di più; in modo che noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che sopportate.

Questa è una prova del giusto giudizio di Dio, perché siate riconosciuti degni del regno di Dio, per il quale anche soffrite. (2 Tessalonicesi 1:3-5)

Come dovremmo riflettere sul nostro stato di “pace”!

Questi giudei, mossi da invidia, nella loro ira satanica, rendono una grande testimonianza e inconsapevolmente rendono un grande elogio all’opera di Paolo e Sila:

 

… hanno messo sottosopra il mondo,

È evidentemente una esagerazione ma è anche una profezia!

Nondimeno, è una frase che dimostra come l'evangelo progredisse.

 

…sono venuti anche qui, e Giasone li ha ospitati;

Il fatto che Giasone abbia ospitato Paolo e Sila era da considerarsi come una condivisione di pensiero.

 

…ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù”

Dalla lettera ai Tessalonicesi sappiamo che Paolo annunciava il regno di Dio:

Voi siete testimoni, e Dio lo è pure, del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso di voi che credete; sapete pure che, come fa un padre con i suoi figli, abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.  (1Tessalonicesi 2:10-12)

 

Questa è una prova del giusto giudizio di Dio, perché siate riconosciuti degni del regno di Dio, per il quale anche soffrite. (2 Tessalonicesi 1:5)

 

L’accusa ipocrita e mossa dall’odio e dall’invidia era quella di annunziare un altro re.

L’accusa era la stessa che avevano mossi i loro fratelli giudei nei confronti di Gesù:

E cominciarono ad accusarlo, dicendo: «Abbiamo trovato quest'uomo che sovvertiva la nostra nazione, istigava a non pagare i tributi a Cesare e diceva di essere lui il Cristo re».

(Luca 23:2)

 

Non dovremmo stupirci un giorno se, per ostacolare la nostra testimonianza, ci accuseranno di opporci alle autorità di questo mondo.

Per questo Paolo si raccomandava con i fratelli circa un buon comportamento verso le autorità:

Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta l'imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l'onore a chi l'onore. (Romani 13:7)

 

L'accusa mossa contro i fratelli di Tessalonica è quindi una accusa di natura politica.

 

***

Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei.

Giasone e gli altri fratelli neoconvertiti di Tessalonica, fanno subito partire i tre missionari per una città distante circa 64 Km a sud ovest di Tessalonica, la città di Berea.

Berea era una città commerciale della Macedonia, vicina al monte Citano, a sud di Tessalonica e non lontana da Pella.  Oggi si chiama Kara Fería o Verria.

E’ citato in atti 20 il fratello Sopatro di Berea, figlio di Pirro, che accompagnò Paolo in una parte del suo terzo viaggio missionario:

Attraversate quelle regioni, rivolgendo molte esortazioni ai discepoli, giunse in Grecia.

Qui si trattenne tre mesi.

Poi, dato che i Giudei avevano ordito un complotto contro di lui mentre stava per imbarcarsi per la Siria, decise di ritornare attraverso la Macedonia.

Lo accompagnarono Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derba, Timoteo e, della provincia d'Asia, Tichico e Trofimo.

Questi andarono avanti e ci aspettarono a Troas. (Atti 20:2-5)

 

E’ bello notare in queste chiese primitive, come i fratelli di Tessalonica (in questo caso), sono subito coinvolti nella vita di chiesa, spinti e costretti dalle immediate persecuzioni e difficoltà… grandi occasioni per crescere ed essere subito confermati!

I fratelli fanno partire subito, di notte Paolo e Silvano, nulla è detto di Timoteo, non si sa se era partito con loro subito o li raggiunse subito dopo, in quanto al verso 14 si nota la presenza di Timoteo a Berea.

Giunti a Berea, anche questa volta Paolo e Silvano vanno nella sinagoga, come era loro consuetudine, quando questa era presente.

***

Or questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.

Molti di loro, dunque, credettero, e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini.

I giudei bereani hanno un atteggiamento molto differente dai giudei di Tessalonica (da non confondere con i fratelli convertiti di Tessalonica), dove soltanto pochi credettero, il loro vivo interesse produsse molte conversioni già all’interno della sinagoga.

 

…Essi ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture… questo atteggiamento attento e prudente, è lodato da Luca, non è da confondersi con l’incredulità, fa parte di quell’attitudine più volte sollecitata ed incoraggiata dagli apostoli:

Ma temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre menti vengano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo.

Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello che avete accettato, voi lo sopportate volentieri. (2 Corinzi 11:3-4)

 

Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo.

Ché poi non c'è un altro vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.

Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. (Galati 1:6-8)

 

Carissimi, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono sorti nel mondo. (1 Giovanni 4:1)

 

E fu uno dei motivi di lode per l’angelo della chiesa di Efeso:

"Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi… (Apocalisse 2:2)

 

Questi ebrei di Berea facevano quello che Gesù Cristo insegnava di fare ai farisei di Gerusalemme, dicendo, che se esaminavano le Scritture, avrebbero pur dovuto conoscere che queste di lui parlavano.

Infatti le Scritture che leggevano i bereani erano l’Antico Testamento, questa è una dimostrazione chiara di quanto sia vero quanto disse Gesù:

Infatti, se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me.

(Giovanni 5:46)

 

E se i bereani sono lodati quando confrontano con le Scritture le cose predicate loro, nientemeno che da un apostolo come Paolo, chi siamo noi per non usare la medesima prudenza ed accortezza nell’andare a verificare nella Parola gli insegnamenti che ci vengono impartiti?

Queste esortazioni sono ripetute nella Parola di Dio:

Ti ripeto l'esortazione che ti feci mentre andavo in Macedonia, di rimanere a Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse e di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le quali suscitano discussioni invece di promuovere l'opera di Dio, che è fondata sulla fede. (1 Timoteo 1:3-4)

 

Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti, specialmente tra quelli della circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca; uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.

Uno dei loro, proprio un loro profeta, disse: «I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri».  Questa testimonianza è vera.

Perciò riprendili severamente, perché siano sani nella fede, e non diano retta a favole giudaiche né a comandamenti di uomini che voltano le spalle alla verità. (Tito 1:10-14)

 

Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. (2 Pietro 1:16)

 

Tanto più in tempi come i nostri dove proprio l’apostolo Paolo dirà:

Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza.  Anche da costoro allontànati!

Poiché nel numero di costoro ci sono quelli che si insinuano nelle case e circuiscono donnette cariche di peccati, agitate da varie passioni, le quali cercano sempre d'imparare e non possono mai giungere alla conoscenza della verità.

E come Iannè e Iambrè si opposero a Mosè, così anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta, che non hanno dato buona prova quanto alla fede.

Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini. (2 Timoteo 3:1-9)

 

Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza.

Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.

Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio. (2 Timoteo 4:1-4)

 

Ai seguaci di Berea che non sanno che farsene di una fede cieca fondata sulla instabile autorità dell'uomo e vogliono una fede illuminata che si radichi nella incrollabile Parola di Cristo, va l'omaggio di Luca e l'approvazione di Dio.

 

***

Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, si recarono là, agitando e mettendo sottosopra la folla.

I fratelli, allora, fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.

Quelli che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene, e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima si recassero da lui, se ne tornarono indietro.

I giudei di Tessalonica, non contenti e pieni di invidia, si recano fino a Berea e portano la stessa accusa ai nostri missionari: Costoro hanno messo sottosopra il mondo!

 

Paolo è quindi costretto a partire ancora verso sud (anche in questo caso aiutato dai fratelli neoconvertiti di Berea), almeno lui che è stato probabilmente più esposto, Silvano e Timoteo rimangono a Berea per aiutare l’edificazione della chiesa nascente, con la premura però di raggiungere Paolo ad Atene.

Paolo il persecutore che rincorreva i cristiani fino a Damasco, ora è rincorso lui!

Egli conosceva perfettamente questo zelo giudaico e ne poteva presagire gli attacchi.

Circa il percorso di Timoteo, dalla lettura della prima lettera ai tessalonicesi sappiamo che Timoteo andò ad Atene ma che tornò subito a Tessalonica per confortare i fratelli:

Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restar soli ad Atene; e mandammo Timoteo, nostro fratello e servitore di Dio nella predicazione del vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati.

(1 Tessalonicesi 3:1-3)

 

Paolo dimostra anche in questo caso il suo amore viscerale per i suoi fratelli, egli sa cosa sia la persecuzione e lo scoraggiamento che può derivarne, ma conosce anche la cura adatta: la conferma e la predicazione del Vangelo.

Quando vogliamo confortare un fratello o una sorella dobbiamo sempre rifarci alla Parola di Dio, è Lei che conferma, che dà Vigore, Speranza… una sterile comprensione umana serve solo ad alimentare la autocommiserazione e un inutile effetto “placebo”.

 

 

 

Gianni Marinuzzi