S
Paolo ad Atene: discorso sull'Aeropago
ATTI DEGLI APOSTOLI
17:16-34
Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro nel
vedere la città piena di idoli.
Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e
sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano.
E anche alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui.
Alcuni dicevano: «Che cosa dice questo ciarlatano?»
E altri: «Egli sembra essere un predicatore di divinità straniere», perché
annunciava Gesù e la risurrezione.
Presolo con sé, lo condussero su nell'Areòpago, dicendo: «Potremmo sapere
quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? Poiché tu ci fai sentire
cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliono dire queste cose».
Or tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in
altro modo che a dire o ad ascoltare novità.
E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché,
passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un
altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto.
Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio.
Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo
Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani
d'uomo; e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di
qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa.
Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su
tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e
i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a
trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi.
Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti
hanno detto: "Poiché siamo anche sua discendenza". Essendo dunque
discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro,
ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana. Dio
dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che
tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale
giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito,
e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti».
Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano;
e altri dicevano: «Su questo ti ascolteremo un'altra volta».
Così Paolo uscì di mezzo a loro.
Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio
l'areopagita, una donna chiamata Damaris, e altri con loro.
***
Era la città più famosa della Grecia.
Fondata da Cecrope e da una colonia egizia circa 1556 anni prima di Cristo,
era posta sotto la protezione di Minerva ch'era in modo tutto speciale quivi
adorata.
Ai tempi ai quali ci conduce il nostro racconto, Atene non era più pagana di
altre città meno celebri, anzi si può dire, che l'insegnamento libero e
contradditorio che vi si dava dei diversi sistemi di filosofia, vi minava le
tradizionali credenze religiose.
Ma se questo è vero, è pur vero che in nessun luogo il gusto dell'arte ed il
lusso del l'architettura avevano, come in Atene, largamente profuso i
simboli di coteste credenze.
Ed è appunto questo vederla "piena
d'idoli" che inacerbisce lo spirito di Paolo.
Petronio diceva che in Atene "era più
facile trovare un dio che un uomo" (Sat. XVII).
***
Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro nel
vedere la città piena di idoli.
Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e
sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano.
Paolo nell’attesa dell’arrivo di Silvano e Timoteo studia la città di Atene,
non si avventura subito nella sinagoga di Atene predicando come le altre
volte in modo diretto.
Da uomo di fede e di saggezza aspetta l’arrivo dei
suoi collaboratori, sa che l’unione fa la forza, sa
di avere bisogno dei fratelli,
sa che l’opera di Dio non è affidata a lui solo.
In questo vediamo la sapiente umiltà di Paolo, la coscienza di avere bisogno
dell’aiuto dei fratelli, il concetto di “corpo”
e la limitata azione che un uomo solo può compiere.
Paolo non è un esaltato e conosce i suoi limiti.
Ciò non toglie che la sua testimonianza c’è, magari
non diretta e “violenta” come nelle altre occasioni, ma il suo discorrere
nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie
(presumibilmente il sabato), ed
ogni giorno sulla piazza
con quelli che vi si trovavano
era sicuramente
un’opera preparatoria.
È la prima volta che troviamo l'evangelo di fronte all'arte.
Non sappiamo tutte le impressioni che Paolo provò dinnanzi alle ineffabili
creazioni dell'arte greca, che Atene conteneva; ma sappiamo che Paolo è
preoccupato di una cosa sola: della salvezza degli ateniesi.
Paolo, anzi, osserva queste statue idolatrate e conosce che il Signore aveva
(con la Legge) insegnato come il cuore dell’uomo fosse incline
all’adorazione delle immagini:
Non avere altri dèi oltre a me.
Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o
quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra.
Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il
tuo Dio, sono un Dio geloso;
punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta
generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima
generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
(Esodo 20:3-6)
Tutto questo stato di cose, suscitano in Paolo un
sentimento di rabbia, egli
s'inacerbiva dentro nel vedere la
città piena di idoli, non viveva con superficiale disinteresse, né
con spirito di “comprensione e tolleranza”.
È anche la prima volta che l'evangelo si trova di fronte alla filosofia.
Al pari dell’arte, anche la filosofia è una sorta di
idolatria astratta, Paolo la
apostroferà in questo modo:
…infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il
potere di distruggere le fortezze, poiché
demoliamo i ragionamenti e tutto ciò
che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo
prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo;
(2 Corinzi 10:4-5)
Con quali occhi noi ammiriamo l’arte e la filosofia?
Spesso rimaniamo ammirati dalla bellezza delle sculture o ci lasciamo
affascinare dei ragionamenti “elevati”… ma Gesù, davanti ai Suoi discepoli
che volevano farlo “stupire” con le belle arti dice:
Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava,
i suoi discepoli gli si avvicinarono
per fargli osservare gli edifici del tempio.
Ma egli rispose loro: «Vedete tutte
queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra
che non sia diroccata».
(Matteo 24:1-2)
Oggi diremmo che Gesù aveva un “pessimo gusto artistico” ed era un
disfattista!
Davanti alla sapienza umana Gesù disse:
In quel tempo Gesù prese a dire: «Io
ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto
queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, Padre, perché così ti è
piaciuto.
(Matteo 11:25-26)
Oggi diremmo che Gesù era un “ignorante” ed era un anticulturale!
Proviamo a considerare le cose con la mente di Cristo!
***
E anche alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui.
Luca da buon greco di buona cultura, non soprassiede nel descrivere con
quali categorie di filosofi Paolo si imbatte in Atene:
Epicurei e Stoici.
Queste due scuole annoveravano un gran numero di aderenti anche fra quelli
che non erano propriamente, uomini di studio.
Chiunque aveva ricevuto una educazione letteraria, anche superficiale,
secondo le disposizioni morali che aveva e secondo le condizioni di spirito
in cui si trovava, si ritrovava in una di queste due scuole di pensiero.
La
scuola epicurea
ebbe il nome dal suo fondatore Epicuro (342-270 a.C.).
Le speculazioni di Epicuro comprendevano ad un tempo una soluzione fisica ed
etica dei problemi dell'universo.
Ecco alcune grandi linee dell'insegnamento di Epicuro:
-
Prima linea:
Gli dei, nella loro eterna tranquillità, sono troppo lontani dall'uomo per
occuparsi dei suoi dolori o dei suoi peccati.
Essi non hanno bisogno di sacrifici e non rispondono alle preghiere.
-
Seconda linea:
Riconoscere che la felicità consiste nel massimo aggregato di emozioni
gradevoli.
Siccome l'epicureismo non ammetteva le legge scritta nei cuori, e
considerava le leggi umane come tanti ordinamenti convenzionali ognuno
doveva unilateralmente stimare e giudicare le cose che, gli avrebbero
portato piacere; la maggior parte degli uomini si abbandonava così ad una
vita disordinata; a volte, tenuta a freno dal calcolo; a volte, perduta in
braccio della voluttà più sfrenata.
Per quel che riguarda il concetto fisico del mondo, Epicuro è stato
precursore di parecchi dei risultati della scienza moderna.
Epicuro esclude ogni idea di creazione.
La materia è eterna e gli atomi infiniti di cui è composta, per l'azione di
forze d'attrazione e di ripulsione a noi ancora ignote, è passata per tante
e diverse combinazioni, e, da queste combinazioni, come ultimo stadio della
evoluzione, è uscito il mondo della natura che noi oggi contempliamo.
Gli epicurei, ritenevano pertanto che fosse inutile cercare la verità pura
per mezzo della ragione, andavano allora piuttosto alla ricerca del piacere
che soltanto l’esperienza poteva procurare ed in ogni caso evitare il dolore
sotto qualsiasi forma.
Dobbiamo ammettere che questa corrente filosofica è “molto avanti”, molto
moderna e forse Paolo pensava proprio a loro quando scriverà così a Timoteo:
Or sappi questo: negli ultimi giorni
verranno tempi difficili; perché
gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi,
bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili,
sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
traditori, sconsiderati, orgogliosi,
amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà,
mentre ne hanno rinnegato la potenza.
Anche da costoro allontànati!
(2 Timoteo 3:4-5)
La scuola stoica non ebbe nome
dal suo fondatore, che fu Zenone di Cizio in Cipro ( 336-264 a.C. ), ma dal
Pecile ('h poikilh stoa ), al celebre portico d'Atene.
Ecco le linee principali dell'insegnamento stoico:
-
La vera sapienza consiste nel rendersi superiori, non schiavi, delle
circostanze.
Le cose che non sono entro i limiti delle nostre possibilità, non sono cose
da ricercare o da temere; ma cose da accettarsi con passività.
La vera sapienza sta quindi nel diventare indifferente tanto al piacere
quanto al dolore ed ha come obiettivo una assoluta apatia.
Dal punto di vista teologico, gli stoici parlavano di una
Mente divina che pervade l'universo
e regola tutte le cose per la sua Provvidenza.
Essi riconoscevano il governo di questa Provvidenza nella vita delle nazioni
e degli individui.
Gli stoici fondavano la loro filosofia sulla concezione di
un uomo perfettamente autosufficiente
su una rigorosa disciplina e sulla solidarietà del genere umano.
Dobbiamo ammettere che anche questa corrente filosofica è “molto avanti”,
molto moderna se pensiamo ai concetti della New Age.
Questi concetti li vediamo profetizzati negli scritti dell’apostolo Paolo,
parlando ai fratelli di Tessalonica, circa la venuta dell’anticristo:
Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non
sia venuta l'apostasia e non sia
stato manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione,
l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che
è chiamato Dio od oggetto di culto;
fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e
proclamandosi Dio.
(2 Tessalonicesi 2:3-4)
***
Alcuni dicevano: «Che cosa dice questo ciarlatano?»
E altri: «Egli sembra essere un predicatore di divinità straniere», perché
annunciava Gesù e la risurrezione.
Paolo viene additato da alcuni come
un ciarlatano, che
letteralmente vuole dire “raccoglitore
di semi”.
Alcuni ateniesi videro in Paolo un filosofo dilettante, un libero pensatore,
il quale non avendo posizione proprie, cercava di elaborare una filosofia
del tutto priva di spessore.
…un predicatore di divinità straniere
Per gli ateniesi il Creatore dei Cieli e della Terra è una
divinità straniera…
Per questo Paolo parlerà dei tempi dell’ignoranza:
Dio dunque, passando sopra i tempi
dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si
ravvedano…
(Atti 17:30)
Paolo rivelerà invece la conoscenza di quel Dio che loro ignoravano, che
rispondeva alle posizioni sostenute proprio da queste due categorie di
filosofi.
Da un lato Paolo rivela agli epicurei che la
Verità esiste e si trova solo nel Dio Creatore dei cieli e della Terra ed in
nessun altro
in quanto
Egli è il creatore di ogni cosa, sostiene ogni cosa, dirige ogni cosa
e l’uomo non è in balia di se stesso e dei suoi piaceri.
Dall’altro lato Paolo rivela agli stoici che l’uomo
non è sufficiente a se stesso ma deve rendere conto non ad “una mente
divina” ma al
Dio Creatore dei cieli e della Terra.
***
Presolo con sé, lo condussero su nell'Areòpago, dicendo: «Potremmo sapere
quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? Poiché tu ci fai sentire
cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliono dire queste cose».
Il rumore della piazza pubblica impedisce ai filosofi ateniesi ed altri
intellettuali stranieri, di udire bene quello che Paolo dice; quindi, lo
conducono in un posto più isolato e più tranquillo, all'Areopago, che era un
luogo elevato, nelle vicinanze dell'Acropoli, dove si tenevano anche le
udienze del tribunale.
L’areopago
era un luogo consacrato al dio Marte.
Questa gente vuole fare parlare Paolo, lo vuole ascoltare con tutta
comodità; vuole soddisfare quella curiosità che Luca, d'accordo in questo
con tutti gli antichi, dà come un tratto caratteristico degli ateniesi:
non passavano il loro tempo in altro
modo che a dire o ad ascoltare novità.
***
Or tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in
altro modo che a dire o ad ascoltare novità.
E’ utile notare come Luca, greco convertito a Cristo, considerasse ormai i
suoi connazionali… è sintomatico della
superiorità che l’autore degli Atti
dava agli insegnamenti della Parola di Dio,
rispetto alla cultura che lo circondava (e parliamo della
cultura greca)
Abbiamo anche noi lo stesso pensiero circa la cultura del nostro tempo?
Oggi siamo più che mai sommersi da informazioni tecniche, scientifiche che
affascinano i nostri occhi e le nostre sensazioni… quanto queste ci
distraggono dalla Sapienza divina?
Paolo, uomo di cultura, scriveva così della scienza dei suoi tempi:
O Timoteo, custodisci il deposito; evita i discorsi vuoti e profani e le
obiezioni di quella che
falsamente si chiama scienza; alcuni
di quelli che la professano si sono allontanati dalla fede. La grazia
sia con voi.
(1 Timoteo 6:20-21)
Luca, medico greco, diceva così dei sapienti ateniesi:
…non
passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità.
La cultura ateniese ci è molto più prossima di quanto crediamo, Paolo,
scrivendo a Timoteo circa gli uomini degli ultimi tempi scriverà:
Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù che deve giudicare i vivi e i
morti, per la sua apparizione e il suo regno: predica la parola, insisti in
ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con
ogni tipo di insegnamento e pazienza. Infatti
verrà il tempo che non sopporteranno
più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in
gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie
dalla verità e si volgeranno alle favole. (2 Timoteo 4:1-4)
***
E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché,
passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un
altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi
adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio.
A differenza dei suoi discorsi tenuti con gli ebrei, dove parte dalla
Scrittura per rivelare l’opera di Cristo (rivelazione
particolare), qui Paolo parte da molto più lontano, e parla agli
ateniesi della rivelazione generale,
dal Dio creatore.
Paolo vede,
in mezzo alle aberrazioni politeistiche del paganesimo che lui chiama “gli
oggetti del vostro culto”,
le tracce di un bisogno religioso (adoratore degli dei),
dal quale
comincia l’annuncio del Vangelo.
Egli vede
il sentimento religioso degli ateniesi, ma vede che manca loro
l’intelligenza delle cose, in
quel
dio sconosciuto, egli vede
la loro ignoranza il loro
adorare qualcuno
senza
conoscerlo.
Per questo, nonostante abbia l’animo inacerbito dal loro paganesimo,
presenta l’evangelo con attenzione, prudenza e precisione.
Paolo, mettendo in evidenza il loro spirito “religioso”,
evidenzia la loro sete di Dio,
di quel Dio
sconosciuto, ignoto, quel Dio
che può colmare quel vuoto che c’è nel cuore dell’uomo:
Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo:
egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità, sebbene
l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che
Dio ha fatta.
(Ecclesiaste 3:11)
Per Paolo, quell’altare al dio
sconosciuto è il sintomo di una ricerca, di domande che attendono una
risposta, di un bisogno spirituale insoddisfatto e inappagato.
Gli ateniesi sono un popolo che indaga, discute, riflette, critica, che è
pronto al confronto con i pensieri emergenti e
Paolo non si tira indietro nella sua
testimonianza, non si sottrae al confronto, non guarda le cose con
spirito da turista, al contrario, si getta nella mischia con il carattere
missionario pronto a comunicare la Buona Novella a gente assetata.
Per testimonianza di autori classici si sa che c'erano ad Atene degli altari
recanti la iscrizione menzionata nel nostro testo (al
dio sconosciuto).
La spiegazione più probabile dell’origine di questi altari, è che si
trattava di un omaggio di propiziazione da rendere, durante una pubblica
calamità, a una divinità che non si poteva determinare, perché non si sapeva
esattamente quale di esse, nella sua ira, avesse mandato il flagello che si
voleva allontanare.
È un fatto però che questi altari non uscivano dalla cerchia delle idee del
politeismo nazionale, ma Paolo interpreta l'iscrizione in senso monoteista;
egli suppone nella iscrizione la presenza dell'articolo, (al
Dio sconosciuto) e attribuisce agli ateniesi una aspirazione, un
presentimento di qualche verità religiosa, di cui egli si propone di fare
loro conoscere.
***
Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo
Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani
d'uomo; e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di
qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa.
Paolo, nel rivelare agli ateniesi
il dio sconosciuto,
da loro intelligenza per conoscere
l’unico vero Dio:
Sappiamo pure che il Figlio di Dio è
venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi
siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il
vero Dio e la vita eterna.
(1 Giovanni 5:20)
…Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso
Paolo inizia la sua testimonianza rivelando il Creatore dei Cieli e della
Terra, proprio conformemente alla
Rivelazione
di Gesù Cristo, che Dio gli diede…
(cfr Apocalisse 1:1) e le lodi che seguono:
Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria, l'onore e la potenza:
perché tu hai creato tutte le cose,
e per tua volontà furono create ed esistono.
(Apocalisse 4:11)
…Signore del cielo e della terra
Paolo dichiara la Signoria universale di Dio, come Gesù Cristo sarà rivelato
alla sua seconda venuta:
…ti ordino di osservare questo comandamento da uomo senza macchia,
irreprensibile, fino all'apparizione del
nostro Signore Gesù Cristo, la
quale sarà a suo tempo manifestata dal
beato e unico sovrano, il Re dei re
e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e che abita una
luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano
onore e potenza eterna.
(1 Timoteo 6:14-16)
Combatteranno contro l'Agnello e
l'Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Re dei re;
e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e i
fedeli.
(Apocalisse 17:14)
E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome:
RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.
(Apocalisse 19:16)
…non abita in templi costruiti da mani d'uomo
Paolo, proprio come disse Stefano, la cui testimonianza resa agli
ellenisti, evidentemente rimase fortemente incisa nel cuore dell’apostolo,
dichiara:
L'Altissimo però non abita in edifici fatti da mano d'uomo, come dice il
profeta: "Il cielo è il mio trono,
e la terra lo sgabello dei miei piedi.
Quale casa mi costruirete, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio
riposo?
Non ha la mia mano creato tutte queste cose?"
(Atti 7:48)
D’altronde lo stesso Gesù disse alla donna
samaritana:
La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri
hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è
il luogo dove bisogna adorare».
Gesù le disse: «Donna, credimi; l'ora viene che
né su questo monte né a Gerusalemme
adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo
quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che
i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è
Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità».
(Giovanni 4:19-24)
…non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa;
Paolo rivela che il Dio da lui annunciato non è paragonabile ai loro dei,
capricciosi e bisognosi dei servizi resi loro dagli uomini, Dio è
sufficiente a se stesso…
Ben si addicono al riguardo le parole di Eliù:
Considera i cieli, e vedi! Guarda le nuvole, come sono più in alto di te!
Se pecchi, quale inconveniente gli procuri?
Se moltiplichi i tuoi misfatti, che danno gli arrechi?
Se sei giusto, che gli dai? Che riceve egli dalla tua mano?
La tua malvagità non nuoce che al tuo simile, e la tua giustizia non giova
che ai figli degli uomini.
(Giobbe 35:5-8)
…lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa.
Paolo dichiara apertamente che il Dio da lui annunciato è il Creatore dei
cieli e della Terra e non ve ne sono altri.
Isaia dipinge così il nostro Dio:
A chi vorreste assomigliare Dio? Con quale immagine lo rappresentereste?
Un artista fonde l'idolo, l'orafo lo ricopre d'oro e vi salda delle
catenelle d'argento.
Colui che la povertà costringe a offrir poco sceglie un legno che non
marcisca, e si procura un abile artigiano, per fare un idolo che non
vacilli.
Ma non lo sapete? Non l'avete sentito? Non
vi è stato annunciato fin dal principio?
Non avete riflettuto sulla fondazione della terra?
Egli è assiso sulla volta della terra, da lì gli abitanti appaiono come
cavallette; egli distende i cieli come una cortina e li spiega come una
tenda per abitarvi; egli riduce i prìncipi a nulla, e annienta i giudici
della terra; appena piantati, appena seminati, appena il loro fusto ha preso
radici in terra, egli vi soffia contro, e quelli inaridiscono e l'uragano li
porta via come stoppia.
«A chi dunque mi vorreste assomigliare, a chi sarei io uguale?» dice il
Santo.
Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose?
Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome; per la
grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non ne manca una.
(Isaia 40:18-26)
Non lo sai tu? Non l'hai mai udito?
Il SIGNORE è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra;
egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile.
(Isaia 40:28)
Così parla Dio, il SIGNORE, che ha
creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra con tutto quello
che essa produce, che dà il respiro al popolo che c'è sopra e lo spirito a
quelli che vi camminano.
(Isaia 42:5)
Così parla il SIGNORE, il Santo
d'Israele, colui che l'ha formato:
«Voi m'interrogate circa le cose future! Mi date degli ordini circa i miei
figli e circa l'opera delle mie mani!
Io ho fatto la terra e ho creato
l'uomo su di essa; io, con le mie mani, ho spiegato i cieli e comando tutto
il loro esercito.
(Isaia 45:11-12)
E questo è motivo dell’adorazione da parte dei ventiquattro anziani in
presenza delle quattro creature viventi (rappresentanti della creazione),
davanti al trono di Dio:
Tu sei degno,
o Signore e Dio nostro, di
ricevere la gloria, l'onore e la potenza:
perché tu hai creato tutte le cose,
e per tua volontà furono create ed esistono.
(Apocalisse 4:11)
Ed è anche il motivo per cui il Salmista loda cantando:
Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nella distesa dove
risplende la sua potenza.
Lodatelo per le sue gesta, lodatelo secondo la sua somma grandezza.
Lodatelo con il suono della tromba, lodatelo con il saltèrio e la cetra.
Lodatelo con il timpano e le danze, lodatelo con gli strumenti a corda e con
il flauto.
Lodatelo con cembali risonanti, lodatelo con cembali squillanti.
Ogni creatura che respira, lodi il SIGNORE.
Alleluia.
(Salmo 150)
***
Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su
tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e
i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a
trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi.
…Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su
tutta la faccia della terra
La Parola di Dio è chiara su questo argomento:
L'uomo
chiamò sua moglie
Eva, perché è stata la madre di
tutti i viventi.
(Genesi 3:20)
Se analizziamo questo discorso di Paolo, possiamo apprezzare come stia dando
piena dignità e credibilità al racconto della creazione di Genesi 1 e 2.
Questo ci fa comprendere come non possiamo prescindere dal considerare reale
e non “simbolico” o “figurato”, il racconto della creazione che è parte
integrante della dottrina cristiana.
Oggi molte sono le forzature, anche in seno al “mondo cristiano”, nel cedere
alle opposizioni di quella che “falsamente si chiama scienza” (cfr 1 Timoteo
6:20-21), ma l’autore della lettera agli ebrei ci dice che:
Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio;
così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.
(Ebrei 11:3)
Per fede
comprendiamo, non “accettiamo
di credere”!
…avendo determinato le epoche loro assegnate
Dio è il Dio della storia,
nulla avviene a caso.
Possiamo notare l’esempio del re persiano Baldassar:
E tu, Baldassar, suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, benché tu
sapessi tutto questo, ma ti sei innalzato contro il Signore del cielo. Ti
sono stati portati i vasi della casa di Dio e in essi avete bevuto tu, i
tuoi grandi, le tue mogli e le tue concubine; tu hai lodato gli dèi
d'argento, d'oro, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra, i quali non
vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato il Dio che ha
nella sua mano il tuo soffio vitale, e dal quale dipendono tutte le tue vie.
Perciò egli ha mandato quel pezzo di mano che ha tracciato quello scritto.
Ecco le parole che sono state scritte: Mené, Mené, Téchel, U-Parsin. Questa
è l'interpretazione delle parole: Mené,
Dio ha fatto il conto del tuo regno
e gli ha posto fine; Téchel, tu
sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. Perès,
il tuo regno è diviso e dato ai Medi
e ai Persiani».
Allora, per ordine di Baldassar, Daniele fu vestito di porpora, gli fu messa
al collo una collana d'oro e fu proclamato terzo nel governo del regno.
In quella stessa notte Baldassar, re dei Caldei, fu ucciso.
(Daniele 5:22-30)
Sempre il libro di Isaia ci illumina in tale senso:
Come la mia mano è giunta a colpire
i regni degli idoli dove le immagini erano più numerose che a
Gerusalemme e a Samaria, non posso io forse, come ho fatto a
Samaria e ai suoi idoli, fare anche
a Gerusalemme e alle sue statue?
Ma quando il
Signore avrà compiuto tutta la sua opera sul monte Sion e a Gerusalemme,
«io», dice il SIGNORE, «punirò
il re d'Assiria per il frutto della superbia del suo cuore e dell'arroganza
dei suoi sguardi alteri.
Infatti egli dice: "Io l'ho fatto grazie alla forza della mia mano e alla
mia saggezza, perché sono
intelligente; ho rimosso i confini dei popoli, ho saccheggiato i loro
tesori; e, potente come sono, ho
detronizzato dei re.
La mia mano ha trovato, come un nido, le ricchezze dei popoli; e come uno
raccoglie delle uova abbandonate, così io ho raccolto tutta la terra; e
nessuno ha mosso l'ala o aperto il becco o mandato un grido"».
La scure si vanta forse contro colui che la maneggia?
La sega si inorgoglisce forse contro colui che la muove?
Come se la verga facesse muovere colui che l'alza, come se il bastone
alzasse colui che non è di legno!
(Isaia 10:10-15)
Anche Maria, nel suo cantico riconosce questa realtà:
Egli ha operato potentemente con il suo braccio; ha disperso quelli che
erano superbi nei pensieri del
loro cuore; ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili; ha colmato
di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi.
(Luca 1:51-53)
Gesù stesso ricordò la stessa cosa a Pilato:
Allora Pilato gli disse: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di
liberarti e il potere di crocifiggerti?»
Gesù gli rispose: «Tu non avresti
alcun'autorità su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto;
perciò chi mi ha dato nelle tue mani, ha maggior colpa».
(Giovanni 10:10-11)
E Paolo ci illumina circa la presenza di queste “autorità”:
Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché
non vi è autorità se non da Dio; e
le autorità che esistono sono stabilite da Dio.
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio;
quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna;
(Romani 13:1-2)
…i confini della loro abitazione
Quando Dio parlò a Giobbe dal seno della tempesta, parlando delle acque (che
metaforicamente sono biblicamente paragonate alle nazioni), disse:
Chi chiuse con porte il mare balzante fuori dal grembo materno, quando gli
diedi le nubi come rivestimento e per fasce l'oscurità, quando
gli tracciai dei confini, gli misi
sbarre e porte?
Allora gli dissi: "Fin qui tu verrai, e non oltre; qui si fermerà l'orgoglio
dei tuoi flutti".
(Giobbe 38:8-11)
…affinché cerchino Dio,
Lo scopo ultimo della manifestazione della signoria di Dio sul creato e
sulla storia dell’uomo è una sola:
affinché cerchino Dio.
Per il popolo di Israele questa
ricerca di Dio era promossa
dalla Legge, per i pagani
dal creato.
…se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da
ciascuno di noi.
Paolo riconosce che la ricerca di Dio è cosa ardua, l’uomo caduto nel suo
smarrimento è in una condizione difficile.
Già Salomone scriveva:
Figlio mio, se ricevi le mie
parole e serbi con cura i miei comandamenti,
prestando orecchio alla saggezza
e inclinando il cuore
all'intelligenza; sì, se chiami
il discernimento e rivolgi la tua voce all'intelligenza,
se la cerchi come l'argento e ti dai
a scavarla come un tesoro,
allora comprenderai il timore del SIGNORE e troverai la scienza di Dio.
Il SIGNORE infatti dà la saggezza; dalla sua bocca provengono la scienza e
l'intelligenza.
(Proverbi 2:1-6)
Gesù stesso, parlando della strada e della porta che conduce alla Vita,
dirà:
Entrate per la porta stretta,
poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e
molti sono quelli che entrano per essa.
Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi
sono quelli che la trovano.
(Matteo
7:13-14)
***
Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti
hanno detto: "Poiché siamo anche sua discendenza".
…in lui viviamo, ci moviamo, e siamo
Paolo scriverà così ai Colossesi:
Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno
del suo amato Figlio. In lui
abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.
Egli è l'immagine del Dio
invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché
in lui sono state create tutte le
cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni,
signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di
lui e in vista di lui. Egli è
prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del
corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti,
affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché
al Padre piacque di far abitare in
lui tutta la pienezza e di
riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace
mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico,
tanto le cose che sono sulla terra,
quanto quelle che sono nei cieli.
(Colossesi 1:13-20)
…alcuni dei vostri poeti
La citazione dell'apostolo è la metà d'un esametro, che può essere di
Arato, poeta di Tarso, 272 circa, av. Cr., o di Cleante, altro
poeta greco del 300 a.C.
Il brano d'Arato dov'è la citazione, dice:
"Di lui, di Giove, son pieni tutti sentieri per cui passiamo, e tutti i
mercati degli uomini pieni son di lui pure il mare ed ogni seno ed ogni baia
e tutti quanti, per ogni cosa, abbiam bisogno dell'aiuto di Giove, perché
noi pure siam progenie di lui!" (Fenom. 1-5).
E il brano di Cleante:
"Te,
o Giove, sovrano della Natura, che guidi con la tua mano tutto quello che
esiste, te salutiamo e lodiamo. A te è giusto che i mortali si rivolgano
unanimi poichè siam tua progenie".
(Inno a Giove)
Il messaggio cristiano raggiunge i “religiosi” ateniesi rivelando tutte le
debolezze della “religione”.
Nella religione il protagonista è l’uomo, le sue opere, i suoi valori, nel
cristianesimo il protagonista è Cristo, la Sua opera, la Sua potenza.
La religione è un prodotto umano, l’evangelo è la rivelazione divina.
Nella religione l’uomo vuole arrivare a Dio, l’evangelo è Dio che ha
raggiunto l’uomo, per questo nella religione ci sono domande, dubbi,
incertezze e insoddisfazioni.
L’evangelo invece è la rivelazione dell’opera di Dio compiuta in Gesù
Cristo.
La religione è una domanda, l’evangelo è una risposta!
***
Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia
simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione
umana. Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli
uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno,
nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha
stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti».
L'esordio del discorso è un capolavoro d'arte retorica.
Le idee fondamentali del discorso, nel loro nesso logiche sono queste:
1) C'è un Dio unico, Creatore dell'universo (Atti
17:24).
2) Questo Dio è in modo assoluto indipendente dal mondo materiale, e il
culto a cui ha diritto, dev'essere un culto conforme a questo principio (Atti
17:24-25), conformemente a quanto insegnato da Gesù stesso:
Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che
i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori.
Dio è Spirito; e quelli che
l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità.
(Giovanni 4:23-24)
3) Gli uomini son tutti proceduti da "un
uomo solo creato da Dio a Sua immagine e somiglianza" e non possono
quindi avere che un solo e medesimo Dio (Atti
17:26), questa affermazione poteva essere vista dai greci come un
affronto, visto che loro consideravano tutti gli altri dei “barbari”.
4) Le differenze nazionali dipendenti da circostanze di tempo e di luogo,
sono regolate dalla suprema volontà di Dio, che è l'arbitro sovrano dei
destini umani.
Esse non impediscono che lo scopo comune degli uomini, lo scopo che agli
uomini e proposto da Dio, sia uno solo e molto al disopra dei loro interessi
materiali.
Essi devono arrivare tutti alla conoscenza di Dio;
e le loro vicende rappresentano l'educazione per la quale Dio li conduce
alla volta di questo scopo (Atti
17:26-27), come d’altronde lo stesso Paolo insegnerà:
…Dio, nostro
Salvatore, il quale
vuole che tutti gli uomini siano
salvati e vengano alla conoscenza della verità.
Infatti c'è un solo Dio e anche un
solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se
stesso come prezzo di riscatto per tutti
(1 Timoteo 2:3-6)
5) Questa conoscenza di Dio, era personale prima della caduta dell’uomo, ora
è diventata “difficile”, ma
Cristo è la Via, la Verità e la Vita
per ritornare a Dio.
In Cristo, Dio è vicino a noi; è in noi.
C'è comunque nella natura umana un “qualcosa di divino”, un legame che
congiunge l'uomo al cielo; e questa idea alcuni dei poeti pagani hanno già
da tempo espressa (Atti
17:28) come anche dice l’Ecclesiaste:
Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro
cuori il pensiero dell'eternità,
sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio
ha fatta.
(Ecclesiaste 3:11)
6) Non è dunque che per una deplorevole aberrazione dello spirito, che
l'uomo ha potuto assimilare la
divinità alle invenzioni dell'arte ed alla materia plasmata dalla sua mano
(Atti
17:29), e questo è un
peccato che fa scatenare l’ira di Dio
e che ha fatto inacerbire lo
stesso animo di Paolo in quei giorni, lo stesso Paolo scriverà più tardi:
L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli
uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia;
poiché quel che si può conoscere di
Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue
qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente
fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue;
perciò essi sono inescusabili,
perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né
l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore
privo d'intelligenza si è ottenebrato.
Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, e hanno mutato la
gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo
corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Per questo Dio li ha
abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da
disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio
in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è
benedetto in eterno. Amen.
(Romani 1:18-25)
7) Nondimeno, l'apostolo non si presenta oggi a castigare queste
aberrazioni, egli annuncia la Buona Notizia; annuncia che Dio vuole
dimenticare il passato, proprio come scriverà ai romani:
…tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati
gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo
Gesù.
Dio
lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo
sangue, per dimostrare la sua giustizia,
avendo usato tolleranza verso i
peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; e per
dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e
giustifichi colui che ha fede in Gesù.
(Romani 3:23-26)
Si tratta dunque di spingere gli sguardi negli orizzonti del futuro; si
tratta di cominciare una vita nuova e di romperla, una volta per sempre, con
delle credenze che non fanno altro se non allontanare l'uomo dal Vero ed
Unico Dio, dal suo dovere, dalla sua felicità (cfr
Atti 17:30).
A quest'ultima considerazione si rifanno naturalmente gli elementi del
vangelo; il giudizio, il Cristo, la Sua risurrezione, considerata come prova
della sua missione (Atti
17:31).
Ma questi elementi, schiettamente evangelici, pur confutando di fatto le due
linee filosofiche degli epicurei e degli stoici, non fanno presa sulla
intelligenza dei greci; non hanno alcuna relazione con la filosofia
contemporanea, e il discorso è interrotto nel modo che s'è visto.
…non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a
pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana
L’adorazione delle immagini è sempre stata una forte tentazione per l’uomo,
Dio lo vietò al popolo di Israele proprio per fare emergere questa loro
naturale tendenza imparata nel paese d’Egitto e manifestata già nel deserto
del Sinai (cfr Esodo 32).
Successivamente le influenze pagane portarono il popolo alla completa
idolatria che il profeta Isaia descriveva così:
A chi vorreste assomigliare Dio? Con quale immagine lo rappresentereste?
Un artista
fonde
l'idolo, l'orafo lo ricopre d'oro e vi salda delle catenelle d'argento.
Colui che la povertà costringe a offrir poco sceglie
un legno che non marcisca, e si
procura un abile artigiano, per fare un idolo che non vacilli.
(Isaia 40:18-20)
Così parla il SIGNORE, re d'Israele e suo redentore, il SIGNORE degli
eserciti: "Io sono il primo e sono
l'ultimo, e fuori di me non c'è Dio.
Chi, come me, proclama l'avvenire
fin da quando fondai questo popolo antico?
Che egli lo dichiari e me lo provi! Lo annuncino essi l'avvenire, e quanto
avverrà!
Non vi spaventate, non temete! Non te l'ho io annunciato e dichiarato da
tempo?
Voi me ne siete testimoni. C'è forse
un Dio fuori di me? Non c'è altra Rocca; io non ne conosco nessuna"».
Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità;
i loro idoli più cari non giovano a
nulla; i loro testimoni non vedono, non capiscono nulla, perché essi siano
coperti di vergogna.
Chi fabbrica un dio o fonde un'immagine che non gli serva a nulla?
Ecco, tutti quelli che vi lavorano saranno coperti di vergogna, e gli
artefici stessi non sono che uomini!
Si radunino tutti, si presentino!... Saranno spaventati e coperti di
vergogna tutti insieme.
Il fabbro lima il ferro, lo
mette nel fuoco, forma l'idolo a colpi di martello e lo lavora con braccio
vigoroso; soffre perfino la fame e la forza gli vien meno; non beve acqua e
si affatica.
Il falegname
stende la sua corda, disegna l'idolo con la matita, lo lavora con lo
scalpello, lo misura con il compasso, ne fa una figura umana, una bella
forma d'uomo,
perché abiti una casa.
Si tagliano dei cedri, si prendono degli elci, delle querce, si fa la scelta
fra gli alberi della foresta, si piantano dei pini che la pioggia fa
crescere.
Poi tutto questo serve all'uomo per fare fuoco, ed egli ne prende per
riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un
dio e lo adora,
ne scolpisce un'immagine, davanti alla quale si inginocchia.
Ne brucia la metà nel fuoco, con l'altra metà prepara la carne, la fa
arrostire, e si sazia.
Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!»
Con l'avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora,
lo prega
e gli dice: «Salvami, perché tu sei il mio dio!»
Non sanno nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi
perché non vedano, e il cuore perché non comprendano.
Nessuno rientra in se stesso e ha conoscimento e intelletto per dire: «Ne ho
bruciato la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, vi ho
arrostito la carne che ho mangiata; con il resto farei un idolo abominevole?
Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?»
Un tal uomo si pasce di cenere, il suo cuore sviato lo inganna al punto che
non può liberarsene e dire: «Ciò che stringo nella mia destra non è forse
una menzogna?»
(Isaia 44:6-20)
Sono passati millenni, ci siamo “evoluti”… …ma il cuore dell’uomo è sempre
lo stesso!
…Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza
Dio è paziente verso gli ignoranti… …ma oggi si rivela, Paolo confermerà
questo pensiero nella lettera ai romani:
…avendo usato
tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina
pazienza
(Romani 3:25-26)
Ma è anche vero che oggi abbiamo la Sua Parola:
Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere
ai padri per mezzo dei profeti, in
questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha
costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi…
(Ebrei 1:1-2)
Oggi, dove la Parola di Dio è arrivata, non siamo più nei tempi
dell’ignoranza!
…ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano,
Ora Dio
comanda il ravvedimento… …è
un ordine di Dio, perché…
…perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia
per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti,
risuscitandolo dai morti
Ora non è più il tempo dell’ignoranza è il tempo dell’attesa del giusto
giudizio di Dio al quale si scampa solo aggrappandosi alla Sua Grazia
offerta in Cristo Gesù.
Sono chiare le Parola di Gesù a Nicodemo:
…Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché
chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Infatti Dio non ha mandato suo
Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui.
Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non
ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
(Giovanni 3:16-19)
E il giudizio avverrà per mano di Gesù Cristo, l’Uomo perfetto:
Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma
ha affidato tutto il giudizio al
Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non
onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità
vi dico: chi ascolta la mia parola e
crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma
è passato dalla morte alla vita.
(Giovanni 5:22-24)
***
Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano;
e altri dicevano: «Su questo ti ascolteremo un'altra volta».
Così Paolo uscì di mezzo a loro.
Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio
l'areopagita, una donna chiamata Damaris, e altri con loro.
Finchè Paolo, in qualche modo fa, secondo loro “sfoggio di cultura”, gli
uditori lo ascoltano, ma appena egli comincia a presentare Gesù Cristo, il
servo di Dio glorificato per mezzo della resurrezione, la loro attenzione
improvvisamente cade e interrompono il discorso di Paolo.
Ecco la spensierata ironia dell'intelletto greco che abbiamo ereditato noi
europei, che non sente neppure il bisogno di impegnarsi in una lotta seria
con questa realtà.
Si limita ad una formula sarcastica di convenienza sociale per sviare un
insegnamento, contro il quale, in seguito, quando la dialettica non basterà
più, dovrà scatenare le ire ufficiali.
La scena raccontata qui è in qualche modo commentata da Paolo stesso nella
sua prima lettera ai Corinzi:
Infatti Cristo non
mi ha mandato a battezzare ma
a evangelizzare; non con sapienza di
parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana.
Poiché la predicazione della croce è
pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la
potenza di Dio; infatti sta scritto: «Io
farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l'intelligenza degli
intelligenti».
Dov'è il sapiente?
Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio
reso pazza la sapienza di questo mondo?
Poiché il mondo non ha conosciuto
Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di
salvare i credenti con la pazzia della predicazione.
I Giudei infatti chiedono miracoli e
i Greci cercano sapienza, ma noi
predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e
per gli stranieri pazzia; ma per
quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo,
potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli
uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.
(1
Corinzi 1:18-25)
Per un greco era veramente una sciocchezza credere
che un morto potesse alzarsi dalla tomba e vivere per sempre, per questo
alcuni si beffarono, ma tra tutti quelli che non accettarono questa
“pazzia”,
ci furono alcuni che si convertirono,
tra i quali Luca cita
Dionosio,
un membro dell’areopago ed una donna chiamata
Damaris.
La predicazione di Paolo ad Atene fu un fallimento?
Direi di no in quanto fu una predicazione fedele!