S
Paolo, Silvano e Timoteo e Luca a Filippi
ATTI DEGLI APOSTOLI
16:16-40
Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da
uno spirito di divinazione.
Facendo l'indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni.
Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi
del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza».
Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo
spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed
egli uscì in quell'istante.
I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita,
presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità;
e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei,
turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito
accettare né praticare».
La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le
vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. E, dopo aver dato loro
molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di
sorvegliarli attentamente.
Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere
e mise dei ceppi ai loro piedi.
Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i
carcerati li ascoltavano.
A un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle
fondamenta; e in quell'istante tutte le porte si aprirono, e le catene di
tutti si spezzarono.
Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate,
sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.
Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti
qui».
Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai
piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo
fare per essere salvato?»
Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua
famiglia».
Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in
casa sua.
Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro
piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. Poi li fece salire in
casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua
famiglia, perché aveva creduto in Dio.
Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: «Libera quegli
uomini».
Il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: «I pretori hanno
mandato a dire che siate rimessi in libertà; or dunque uscite, e andate in
pace».
Ma Paolo disse loro: «Dopo averci battuti in pubblico senza che fossimo
stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in
prigione; e ora vogliono rilasciarci di nascosto? No davvero! Anzi, vengano
loro stessi a condurci fuori».
I littori riferirono queste parole ai pretori; e questi ebbero paura quando
seppero che erano Romani; essi vennero e li pregarono di scusarli; e,
accompagnandoli fuori, chiesero loro di andarsene dalla città. Allora Paolo
e Sila, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia; e visti i
fratelli, li confortarono, e partirono.
(Atti 16:16-40)
***
Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, allegrezza e corona mia,
state in questa maniera saldi nel Signore, o diletti!
(Filippesi 4:1)
Nella affettuosa lettera che Paolo scrive ai fratelli di Filippi, egli li
definisce (oltre ad altri bellissimi aggettivi)
“corona
mia”, che strana espressione!
Per comprendere meglio il significato di tale termine, dobbiamo sicuramente
comprendere cosa rappresentava la chiesa di Filippi per Paolo ed entrare nel
merito dell’esperienza che l’apostolo fece a Filippi:
- Dobbiamo innanzi tutto sapere che
la Chiesa di Filippi è la prima chiesa europea, per la prima volta,
l’evangelo è giunto in Europa.
- Lidia, la donna di Tiatiri che
Paolo incontrò presso il luogo di preghiera/lavatoio fuori porta a Filippi,
è la prima donna convertita in
Europa.
- A Filippi Paolo dovette affrontare
una donna indovina posseduta che lo “benediceva” distraendo l’attenzione
degli uditori dal Signore.
- A Filippi Paolo dovette subire
le ire dei padroni della donna indovina che si concretizzarono nelle
vergate
in pubblico e nella conseguente
carcerazione nella cella più segreta della casa del carceriere.
- A Filippi Paolo, nella cella più
interna, insieme a Sila cantava
e pregava, lodando Dio che li liberò in modo soprannaturale e questo
portò alla conversione del carceriere e di tutta la sua famiglia.
- A Filippi Paolo difese con dignità
la sua persona davanti alle autorità prima di lasciare i fratelli.
Paolo sostenette una vera e propria lotta spirituale, vinta…
…la corona dei filippesi è sua!
Paolo era un uomo estremamente pratico,
tutto ciò che sapeva lo applicava nella sua vita e lo viveva in modo
pratico… nulla era solo teoria e nei suoi insegnamenti si è spesso
soffermato sulla similitudine della vita cristiana ad
un combattimento sportivo…
Io quindi corro
così; non in modo incerto;
lotto al pugilato, ma
non come chi batte l'aria; anzi,
tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù,
perché non avvenga che, dopo
aver predicato agli altri, io stesso
sia squalificato.
(1 Corinzi 9:25-27)
***
Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da
uno spirito di divinazione.
Facendo l'indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni.
Paolo, Silvano, Timoteo e Luca, insieme a Lidia e probabilmente ad altre
persone continuano ad andare a quel “luogo
di preghiera” posto a circa 2,5 Km ad ovest, fuori dalla città.
Ogni “luogo” è adatto alla
preghiera.
Il "sacrificio
spirituale" della preghiera non prende la sua efficacia dal luogo
dove è offerto, ma dalle disposizioni del cuore di colui che lo offre.
L’apostolo Paolo difatti lo ricorda:
Io voglio dunque che gli uomini
preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute.
(1 Timoteo 2:8)
Lungo questo cammino, vengono incontrano una donna che comincia a seguirli…
che Luca ci dice facesse l’indovina (in altre traduzioni: che fosse
posseduta da uno spirito di
pitone).
Pitone era
uno dei nomi d'Apollo, il dio greco figlio di Giove e di Latona, che era
reputato inventore delle belle arti, della musica, della poesia, della
medicina e dell'eloquenza.
Si dice che questo nome gli fosse dato perché, appena venuto alla luce,
uccise un serpente che si e chiamava Pitone che Giunone aveva mandato a
perseguitare Latona.
La sacerdotessa di Apollo a Delfo, o, come la si chiamava, la Pitonessa di
Delfo era celebre per le sue supposte ispirate
divinazioni del futuro.
Dal testo si comprende anche che questa donna era una serva e il suo
“indovinare” produceva reddito ai suoi padroni.
***
Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi
del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza».
Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo
spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed
egli uscì in quell'istante.
…Questi uomini sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della
salvezza
Il messaggio portato da questa donna è sconcertante se pensiamo che sia
posseduta da un demone che Luca specifica come
spirito di divinazione.
La divinazione, comunemente
associata al semplice “prevedere il futuro”, è quella attività spiritica che
vuole rendere “divino” qualcosa o
qualcuno che divino non è, ovvero attribuire ad una persona o ad un oggetto
dei poteri divini o comunque soprannaturali (amuleti, portafortuna,
oroscopo, adorazione di una persona…).
Effettivamente possiamo vedere nell’annuncio di questa donna una forte
influenza divinatoria, difatti ella
non presenta Gesù Cristo, ma
porta l’attenzione su Paolo e i suoi compagni che annunciano la via
della salvezza:
Questi uomini
sono servi del Dio altissimo, e vi annunciano la via della salvezza…
Quante volte ci troviamo davanti a queste situazioni?
Purtroppo proprio all’interno della “religiosità”, troviamo annunci generici
di salvezza, di guarigione, di vita abbondante, seguendo un tale o un tal
altro… senza presentare l’Autore della Salvezza!
La reazione di Paolo è eloquente,
egli si infastidisce… saremmo anche noi infastiditi davanti a simili
lusinghe?
Lo Spirito Santo però fornisce Paolo del dono di discernimento degli
spiriti… prova “fastidio”
davanti a queste grida
Il testo
è chiaro, questo è un caso di possessione demoniaca, si tratta di una povera
indemoniata, che Paolo esorcizza; dalla quale espelle,
in quell'istante, lo spirito maligno.
Non sempre chi grida a favore del Vangelo è per il Vangelo!
La Scrittura ci rivela che può succedere che chi si avvicina al Vangelo
(soprattutto si avvicina immediatamente e con molta superficialità), non
sempre è sinceramente alla ricerca di Dio, possiamo pensare a Simon Mago
(Atti 8:4-25).
Ben si addice il proverbio:
Chi benedice il prossimo ad alta voce, di buon mattino, sarà considerato
come se lo maledicesse.
(Proverbi 27:14)
A differenza della donna posseduta dallo spirito di divinazione, Paolo
reagisce mettendo davanti ad ogni cosa il Nome di Gesù, esaltando la Sua
potenza e non la propria:
Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei
***
I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita,
presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità;
e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei,
turbano la nostra città, e predicano riti che a noi Romani non è lecito
accettare né praticare».
I padroni di questa indovina, che evidentemente lucravano sulla sua
attività, presero con violenza
Paolo e Silvano (tralasciando evidentemente Timoteo e Luca meno esposti), e
li portarono nella piazza pubblica davanti ai magistrati.
La piazza
era l'agorà (come
dice il testo greco), che in tutte le città greche era il centro della vita
sociale, il luogo del pubblico ritrovo, per avere “giustizia” davanti ai
pretori del luogo.
I pretori (strategoí) erano
l'autorità militare, che dirigeva la cosa pubblica nelle colonie.
Nella città di Filippi; che aveva il jus
italicum, il diritto italico, la
giustizia era amministrata da due pretori
(duumviri, proetores) che i greci avevano l'abitudine di designare
con un titolo militare (strathgaV = strategos,
capitano, condottiero di esercito).
La prima accusa mossa verso Paolo e Silvano è il loro
essere giudei:
- Claudio (cfr
Atti 18:2) aveva
bandito tutti i giudei da Roma; e il decreto, probabilmente, includeva anche
la loro espulsione dalle colonie.
La seconda accusa mossa verso Paolo e Silvano è il loro
turbare la città e predicare riti che
ai Romani non era lecito accettare né praticare
- I romani erano tolleranti in fatto di religione, il governo rispettava
sempre le religioni de popoli conquistati; ma proibiva severamente ai romani
di convertirsi ad un culto diverso dal culto nazionale, e perseguitava
accanitamente ogni tentativo di proselitismo religioso.
***
La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe.
E,
dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al
carceriere di sorvegliarli attentamente.
Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere
e mise dei ceppi ai loro piedi.
La folla insorge ed i pretori danno l’ordine di sanzionare i condannati.
Gli esecutori della pena strappano loro le vesti come segno di umiliazione,
era quello che si faceva sempre in questi casi: Tito Livio dice: "I littori,
mandati ad infliggere la pena battono con le verghe i condannati ignudi".
Questi esecutori
portavano sempre una scure legata in mezzo ad un fascio di verghe, e con
queste verghe applicavano la pena inflitta dalle autorità.
La parola greca ('rabdizw = vergare,
percuotere con verga: 'rabdoV) accenna
appunto a questa speciale forma romana di pena.
La condanna consiste nel subire la umiliazione pubblica, in piazza, nudi e
che fossero battuti con le verghe.
Questa dev'essere stata una delle tre vergature di cui Paolo parla:
Spesso sono stato in pericolo di morte.
Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno;
tre volte sono stato battuto con le
verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho
passato un giorno e una notte negli abissi marini. Spesso in viaggio, in
pericolo sui fiumi, in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei
miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle
città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi
fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella
sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità.
(2
Corinzi 11:23-27)
Il testo ci dice che Paolo e Silvano ricevettero
molte vergate.
Paolo avrebbe potuto evitare la punizione, avrebbe potuto fare valere il
diritto di cittadinanza romana (cfr
Atti 16:37 come farà
più tardi Atti
22:25), ma forse il tumulto popolare fu tale, o forse per
solidarietà nei confronti di Sila, o forse ancora per proteggere e/o essere
un esempio per Timoteo, Luca e Lidia…
Dopo la vergatura, Paolo e Silvano vengono portati in una prigione oscura,
in un sotterraneo e legati con dei ceppi.
I ceppi “xulon” (xylon), che in latino si chiamava nervus, era
un arnese fatto di due pezzi di legno con cinque fori, nei quali si
chiudevano i piedi, le braccia ed il collo dei condannati.
Nel caso loro, i piedi soltanto furono assicurati nei ceppi, simbolo
rappresentativo dell’azione di satana:
egli vorrebbe fermare l’avanzata del
cammino missionario.
***
Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i
carcerati li ascoltavano.
La testimonianza di Paolo e Silvano è semplicemente sublime!
Sicuramente in una situazione simile, Silvano avrebbe potuto rimproverare
Paolo e “le sue visioni” circa la
destinazione funesta del loro viaggio (cfr Atti 16:9).
Nulla di tutto questo, i due lodavano Dio!
Non vi è la minima menzione di lamentela, di disappunto, loro sono
pienamente consapevoli di essere nel posto giusto al momento giusto.
Questo avvenimento dà tutte le credenziali a Paolo quando egli scriverà
proprio ai filippesi, dal carcere romano:
Soltanto, comportatevi in modo degno
del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io
resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno stesso spirito,
combattendo insieme con un
medesimo animo per la fede del vangelo, per
nulla spaventati dagli avversari.
Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza;
e ciò da parte di Dio.
Perché vi è stata concessa la grazia,
rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche
di soffrire per lui, sostenendo
voi pure la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e nella quale ora
sentite dire che io mi trovo.
(Filippesi 1:27-30)
Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo
l'esempio che avete in noi.
(Filippesi 3:17)
Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.
La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino.
Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre
richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i
vostri pensieri in Cristo Gesù.
Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose
giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona
fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri
pensieri.
Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e
il Dio della pace sarà con voi.
Ho avuto una grande gioia nel Signore, perché finalmente avete rinnovato le
vostre cure per me; ci pensavate sì, ma vi mancava l'opportunità.
Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché
io ho imparato ad accontentarmi
dello stato in cui mi trovo.
So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho
imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e
nell'indigenza.
Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica.
Tuttavia avete fatto bene a prender parte alla mia afflizione.
(Filippesi 4:4-14)
I carcerati li udivano, ma questa
traduzione è riduttiva, bisognerebbe dire li
ascoltavano attentamente (epakroaomai).
Ed è più che comprensibile, sotto quelle volte, abituate alle urla, alle
bestemmie ed alle imprecazioni dei delinquenti, ora si muovono le dolci e
soavi note dell'inno della speranza e della fede.
***
A un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta;
e
in quell'istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si
spezzarono.
Il terremoto è la risposta alle
preghiere ed agli inni degli apostoli.
Il terremoto indica la caduta a terra del nemico durante “l’incontro di
pugilato”, dove Paolo ha lottato, preso botte, ma attraverso la sua fedeltà
e la costanza nella preghiera e nella lode ha vinto…
Le preghiere dei santi muovono il cielo e la terra!
Il terremoto, nel nuovo testamento in particolare, è il segno di un
imminente intervento di Dio.
Lo troviamo:
-
Alla crocifissione di Gesù:
Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo,
la terra tremò, le rocce si
schiantarono, le tombe s'aprirono
e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai
sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e
apparvero a molti.
Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il
terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero:
«Veramente, costui era Figlio di Dio».
(Matteo 27:51-54)
-
Alla resurrezione di Gesù:
Dopo il sabato, verso l'alba del primo giorno della settimana,
Maria Maddalena e l'altra Maria andarono a vedere il sepolcro.
Ed ecco si fece un gran terremoto;
perché un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra
e vi sedette sopra.
(Matteo 28:1-2)
-
Come risposta alla nascente chiesa in occasione delle prime persecuzioni:
Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai
unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con
tutto il popolo d'Israele, per
fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano
prestabilito che avvenissero.
Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di
annunciare la tua Parola in tutta franchezza, stendendo
la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome
del tuo santo servitore Gesù».
Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò;
e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunciavano la Parola di Dio
con franchezza.
(Atti 4:27-31)
-
Nell’apocalisse:
o
in occasione dell’apertura del sesto
sigillo:
Guardai di nuovo quando l'Agnello aprì il sesto sigillo; e
si fece un gran terremoto; il
sole diventò nero come un sacco di crine, e la luna diventò tutta come
sangue; le stelle del cielo
caddero sulla terra come quando un fico scosso da un forte vento lascia
cadere i suoi fichi immaturi.
Il cielo si ritirò come una pergamena che si arrotola; e ogni montagna e
ogni isola furono rimosse dal loro luogo.
(Apocalisse 6:12-14)
o
in occasione dell’apertura del settimo sigillo:
Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco dell'altare e lo gettò
sulla terra. Immediatamente ci furono tuoni, voci, lampi
e un terremoto.
(Apocalisse 8:5)
o
in occasione della resurrezione dei due testimoni uccisi:
In quell'ora ci fu un gran terremoto
e la decima parte della città crollò e settemila persone furono uccise nel
terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del
cielo.
(Apocalisse 11:13)
o
in occasione della settima tromba, quando il regno passa al Cristo:
Poi il settimo angelo sonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti,
che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo
Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli».
E i ventiquattro anziani che siedono sui loro troni davanti a Dio, si
gettarono con la faccia a terra e adorarono Dio, dicendo: «Ti
ringraziamo, Signore, Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai preso
in mano il tuo grande potere, e hai stabilito il tuo regno.
Le nazioni si erano adirate, ma la tua ira è giunta, ed è arrivato il
momento di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi, ai
profeti, ai santi, a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di
distruggere quelli che distruggono la terra».
Allora si aprì il tempio di Dio che è in cielo e apparve nel tempio l'arca
dell'alleanza.
Vi furono lampi e voci e tuoni e un
terremoto e una forte grandinata.
(Apocalisse 11:15-19)
o
in occasione del versamento della settima coppa dell’ira di Dio:
Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio uscì una
gran voce proveniente dal trono, che diceva: «È fatto».
E ci furono lampi, voci, tuoni e un
terremoto così forte che da quando gli uomini sono sulla terra non se n'è
avuto uno altrettanto disastroso.
(Apocalisse 16:17-18)
…
in quell'istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si
spezzarono.
La violenza del terremoto fu tale da far crollare le mura dove erano fissati
gli anelli delle catene e che le porte si sganciassero dai cardini.
Davanti alla potenza degli interventi di Dio non ci sono muri che tengono,
non ci sono porte che resistono e non ci sono legami che non si sciolgono!!!
***
Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate,
sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.
I carcerieri erano scelti nella classe più infima della società; talvolta,
tra i delinquenti; e la negligenza nell'adempimento dei loro doveri, era
punita con la morte:
Erode lo fece cercare e, non avendolo trovato,
processò le guardie, e comandò che
fossero condotte al supplizio. Poi scese dalla Giudea e soggiornò a
Cesarea.
(Atti 12:19)
Il carceriere quindi, per non subire una inutile umiliazione ulteriore era
pronto a suicidarsi.
***
Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti
qui».
Paolo grida ad alta voce e tranquillizza il centurione… …Paolo
vede l’uomo che sta andando dritto all’inferno… …ha un importante
messaggio per lui!
***
Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai
piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo
fare per essere salvato?»
Proprio come il centurione sotto la croce che esclama:
Veramente, costui era Figlio di Dio!
(Matteo 27:54)
Così il carceriere riconosce l’opera di Dio!
Il carceriere è sconvolto, la sua domanda è emblematica: che
devo fare per esser salvato?
Salvato da che cosa?... Dal terremoto? dalla pena che l'aspettava? No; da
qualcosa di più.
Il carceriere conosce l'accusa
che è stata fatta a Paolo e Silvano;
sa che essi son stati rinchiusi perché "annunciano
la via della salvezza" (cfr
Atti 16:17), ha sentito i
loro canti di gioia, probabilmente
le loro preghiere!
È questa coscienza che il Signore ha scossa, come il terremoto ha scosso la
prigione!
Il centurione riconosce nei due carcerati un qualcosa di grande, di
straordinario che sa definire; e tremante ed in ginocchio esclama: - "Signori,
che debbo fare per essere salvato?”
La domanda del carceriere è la
domanda di chi ha una coscienza profondamente scossa, nessuno sente il
bisogno di essere salvato, se non si rende conto di essere perduto!
Ecco la manifestazione della visione del macedone:
"Soccorrici!"
(Atti
16:9)
***
Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua
famiglia».
La risposta degli apostoli è
sublime nella sua divina semplicità e completezza:
1) La via della salvezza non è
la via delle
opere; è
la via della
fede (Che devo fare?... chiede
il carceriere; e l'apostolo risponde: Credi!)
2) L'oggetto della fede è la persona
del Signor Gesù Cristo.
a) Gesù
(l'Eterno salva);
b) Cristo
(Unto: Gesù è il Cristo; l'Unto
per eccellenza; ovvero:
il profeta dei profeti; il sacerdote dei sacerdoti; il re dei re);
c) il Signore, il Signor dei Signori; Colui che Dio "ha sovranamente innalzato" (cfr Filippesi 2:9);
Colui che ha "ogni potere in cielo
ed in terra" (cfr
Matteo 28:18).
3) La fede in Cristo ha per effetto la
salvezza, la quale, secondo
Paolo, consiste
a) nel
perdono di
tutti i peccati
(Atti 10:43)
In lui abbiamo
la redenzione mediante il suo sangue,
il perdono dei peccati secondo
le ricchezze della sua grazia
(Efesini 1:17)
In lui abbiamo
la redenzione, il perdono dei
peccati.
(Colossesi 1:14)
b) in
emancipazione dalla schiavitù
del male
fosse annullato e noi non serviamo più al peccato. (Romani 6:6)
Poiché siamo stati salvati in
speranza.
Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno
vede, perché lo spererebbe ancora?
Ma se speriamo ciò che non vediamo,
l'aspettiamo
con pazienza.
(Romani 8:24-25)
4) La fede che conduce alla salvezza
è individuale
(Sarai salvato tu...).
La porta che introduce nella vita è stretta; è aperta per tutti; ma non ci
si entra in gruppo; ci si entra uno alla volta.
5) Questa fede che è individuale, è
al tempo stesso collettiva (Tu,
e la casa tua).
Non è che la fede dei padri possa giustificare i figli, o che la fede dei
padroni possa giustificare i servi, o viceversa: ma il credente, con le
parole e più ancora con l'esempio finisce col guadagnare a Cristo anche il
resto della sua famiglia.
Quanto sono grandi e stupende le vie per le quali Dio cerca le anime!
Lidia è convertita in un modo calmo, sereno, tranquillo,
in un luogo di preghiera giudeo; il
carceriere è convertito in mezzo ai terrori d'un terremoto violento.
***
Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in
casa sua.
Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro
piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi.
Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava
con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.
La conversione del carceriere è evidente fin da subito, la sua casa intera
si apre all’ascolto della Parola di Dio, le opere seguono immediatamente la
sua confessione di fede:
egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e
subito fu battezzato lui con tutti i suoi.
Poi li fece salire in casa sua,
apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia,
perché aveva creduto in Dio.
Ecco le opere della fede; che non sono le radici ma i frutti della fede!
Non sono le opere che conducono alla fede; è la fede che produce le opere!
***
Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: «Libera quegli
uomini».
Il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: «I pretori hanno
mandato a dire che siate rimessi in libertà; or dunque uscite, e andate in
pace».
Il carceriere è convertito, la missione è compiuta con grande frutto.
Paolo e Sila, non hanno più motivo di rimanere in carcere, ora sono i
fratelli in fede del carceriere.
Dio permette la
prigionia di Paolo e di Silvano per la salvezza d'una famiglia.
Dio si serve di un terremoto per risvegliare spiritualmente il carceriere.
***
Ma Paolo disse loro: «Dopo averci battuti in pubblico senza che fossimo
stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in
prigione; e ora vogliono rilasciarci di nascosto? No davvero! Anzi, vengano
loro stessi a condurci fuori».
Ora Paolo, con un’intelligenza spirituale notevole, fa valere il suo diritto
legale di cittadino romano… …non prima, prima lascia fare a Dio!
Le forme giudiziarie erano state violate dai pretori fin da principio; ed
ora, per risolvere l’errore commesso in modo diplomatico, cercano di
riparare al loro primo errore violandole di nuovo.
Prima hanno ceduto alle pressioni imperiose di una folla esaltata ed hanno
inflitto una pena senza processo; ora vogliono liberarsi di ogni cosa,
mettendo in libertà i carcerati.
Ma Paolo non vuol partire come un reo graziato; egli domanda una riparazione
d'onore.
Fa valere il suo diritto di cittadino romano, che avrebbe dovuto proteggerlo
contro la pena infamante della flagellazione.
Paolo aveva la cittadinanza romana, per nascita, i pretori potevano dunque
aspettarsi una querela per abuso di potere e per attentato ai diritti ed
all'onore di due cittadini romani.
Il loro delitto era punito dalla legge romana con la morte e con la confisca
dei beni.
L’atteggiamento di Paolo non è frutto di un impulso della carne; è una vera
e propria ispirazione divina, che insegna al mondo che un atto d'arroganza
non può sempre passare con leggerezza, e che non sempre un atto di giustizia
si dimenticare con superficialità.
Oltre a ciò Paolo vuole lasciare un esempio ai fratelli di Filippi,
confermato poi da un insegnamento nella sua lettera successiva:
Soltanto, comportatevi in modo degno
del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io
resti lontano, senta dire di voi che state fermi in uno stesso spirito,
combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo,
per nulla spaventati dagli avversari.
Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza;
e ciò da parte di Dio.
Perché vi è stata concessa la
grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di
soffrire per lui, sostenendo voi pure
la stessa lotta che mi avete veduto
sostenere e nella quale ora sentite dire che io mi trovo.
(Filippesi 1:27-30)
***
I littori riferirono queste parole ai pretori; e questi ebbero paura quando
seppero che erano Romani; essi vennero e li pregarono di scusarli; e,
accompagnandoli fuori, chiesero loro di andarsene dalla città.
Allora Paolo e Sila, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia; e
visti i fratelli, li confortarono, e partirono.
Avendo inteso che erano dei cittadini romani, i pretori hanno adesso paura e
si scusano, li rimettono in libertà, pregandoli di lasciare la città.