Terzo
ATTI DEGLI APOSTOLI
19:1-22
Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni
superiori del paese, giunse a Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai quali
disse: «Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?»
Gli risposero: «Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito
Santo».
Egli disse loro: «Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?»
Essi risposero: «Con il battesimo di Giovanni».
Paolo disse: «Giovanni battezzò con il battesimo di ravvedimento, dicendo al
popolo di credere in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù».
Udito questo, furono battezzati nel nome del Signore
Gesù; e, avendo Paolo imposto loro le mani, lo Spirito Santo scese su di
loro ed essi parlavano in lingue e profetizzavano.
Erano
in tutto circa dodici uomini.
Poi entrò nella sinagoga, e qui parlò con molta franchezza per tre mesi,
esponendo con discorsi persuasivi le cose relative al regno di Dio.
Ma siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di
credere dicendo male della nuova Via davanti alla folla, egli, ritiratosi da
loro, separò i discepoli e insegnava ogni giorno nella scuola di Tiranno.
Questo
durò due anni.
Così tutti coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci, udirono la Parola
del Signore.
Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo; al punto che si
mettevano sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul
suo corpo, e le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano.
Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome
del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: «Io
vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annuncia».
Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo
sacerdote.
Ma lo spirito maligno rispose loro: «Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi
chi siete?»
E l'uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò
in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti.
Questo fatto fu risaputo da tutti, Giudei e Greci, che abitavano a Efeso; e
tutti furono presi da timore, e il nome del Signore Gesù era esaltato.
Molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e a dichiarare le
cose che avevano fatte.
Fra quanti avevano esercitato le arti magiche molti portarono i loro libri,
e li bruciarono in presenza di tutti; e, calcolatone il prezzo, trovarono
che era di cinquantamila dramme d'argento. Così la Parola di Dio cresceva e
si affermava potentemente.
Dopo questi fatti Paolo si mise in animo di andare a Gerusalemme, passando
per la Macedonia e per l'Acaia. «Dopo essere stato là», diceva, «bisogna che
io veda anche Roma».
Mandati in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timoteo ed Erasto, egli si fermò
ancora per qualche tempo in Asia.
***
Paolo giunge
nuovamente ad Efeso, una “città magica”, dove era presente il tempio di
Artemide, definito uno delle sette meraviglie del mondo antico.
Dagli studi
archeologici si desume che il tempio era largo 73 mt e lungo 127 mt, quattro
volte più grande del Partenone di Atene!
Efeso era inoltre
una importantissima città commerciale.
***
Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni
superiori del paese, giunse a Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai quali
disse: «Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?»
Dopo che Apollo, adeguatamente istruito in maniera
più esatta sulla
Via di Dio,
incoraggiato dai fratelli
si era recato a Corinto per essere di
grande aiuto nella
giovane chiesa del’Acaia,
Paolo, dopo aver attraversato le
regioni superiori del paese, giunse a Efeso.
A differenza di Filippi, Tessalonica, Berea ed Atene,
dove Paolo si trova davanti a dei giudei o a dei pagani, ad Efeso, si trova
davanti ad
alcuni discepoli che
frequentavano la sinagoga.
Dobbiamo ricordare
cosa lasciò Paolo ad Efeso, cosa successe nel mentre e cosa trova ora:
- Paolo passò da
Efeso insieme ad Aquila e Priscilla, alla fine del suo secondo viaggio
missionario, ma in modo rapido… …aveva fretta di rientrare a Gerusalemme e
ad Antiochia, ma lasciò in quella città la coppia di fratelli che lo
accompagnavano:
Quando giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là;
poi, entrato nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei.
Essi lo pregarono di rimanere da loro più a lungo,
ma egli non acconsentì; e dopo
aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro
un'altra volta, salpò da Efeso;
(Atti 18:19-21)
- Aquila e Priscilla frequentarono la sinagoga di
Efeso per parecchio tempo, e furono testimoni della venuta di Apollo, che
insegnava accuratamente le
cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di
Giovanni.
Poi, siccome voleva andare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono, e
scrissero ai discepoli di accoglierlo.
(Atti 18:26-27)
Evidentemente la
testimonianza di Aquila e Priscilla e la predicazione (seppur non
perfettamente esatta di Apollo), avevano formato un gruppo di discepoli che
pur restando ancora nella sinagoga, frequentavano parallelamente
probabilmente la casa di Aquila e Priscilla che diventerà una “chiesa di
casa” e che resterà tale per tutto il periodo che Paolo resterà ad Efeso e
dalla quale città scriverà la prima lettera ai Corinzi:
Aquila e Prisca, con la chiesa che è in casa loro,
vi salutano molto nel Signore. (1 Corinzi 16:19)
Da buon servitore del Signore, Paolo vuole accertarsi
della loro posizione dottrinale e pone loro questa “strana” domanda:
Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?
Paolo non sapeva
evidentemente nulla dei precedenti insegnamenti impartiti loro da un Apollo
non ancora adeguatamente istruito, ma si rende conto delle loro lacune
dottrinali.
La domanda che
l'apostolo fa ai discepoli di Efeso ci rivela quale fosse la sua grande
preoccupazione quando parlava delle anime immortali.
Egli vuole sapere
quale sia la natura, quali siano i progressi della loro conversione; vuole
accertarsi se le loro esperienze erano di quelle che risultano dalla dimora
dello Spirito Santo nella coscienza e nel cuore.
Questa domanda di Paolo è una domanda valida ancora
oggi… …chissà quanti “discepoli di
Apollo” ci sono!
Quante persone sono a conoscenza
dell’esistenza di Gesù, della
Sua opera, ma non hanno ricevuto lo
Spirito Santo, hanno solo creduto con la mente ma il loro cuore non si è
ravveduto, non è stato rigenerato dallo Spirito Santo… ed oggi
risponderebbero:
"Fino
ad ora, dello Spirito Santo, dello Spirito di ravvedimento, di
rigenerazione, d'adozione, di libertà cristiana e d'amore, noi non ne
sappiamo nulla... "!
Questi discepoli di Efeso, non sono dei cristiani nel
vero senso della parola, perché non sanno niente dello Spirito Santo.
Probabilmente sono dei discepoli di Giovanni Battista
(furono presenti discepoli di Giovanni Battista fino verso il secondo secolo
d.C.) , che hanno ricevuto la predicazione di
Apollo, che avevano
delle speranze messianiche più o
meno vaghe; oppure, erano addirittura dei discepoli di Apollo stesso.
Non bisogna dimenticare che al momento del quale
parliamo, in Efeso non c'era ancora
una chiesa cristiana, Aquila e Priscilla sembra che per allora fossero i
soli cristiani in questa città, difatti frequentavano ancora la sinagoga.
Apollo, istruito da
Aquila e Priscilla, se ne era andato a Corinto, e quello che Aquila e
Priscilla avevano fatto per Apollo, Paolo lo fa adesso per questi discepoli.
***
Gli risposero: «Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito
Santo».
La domanda posta da
Paolo riflette l’incertezza dell’apostolo a proposito della loro condizione
spirituale.
Dalla risposta che
ricevette, Paolo comprese che costoro non erano ancora diventati cristiani a
tutti gli effetti, in quanto tutti i cristiani ricevono lo Spirito Santo al
momento della salvezza:
Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,
perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla
legge del peccato e della morte.
Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva
impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a
carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella
carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che
camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne;
invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle cose dello Spirito.
Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e
pace; infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è
sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella
carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se
lo Spirito di Dio abita veramente in voi.
Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui.
Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto
a causa del peccato,
lo Spirito dà vita a causa della giustificazione.
Se lo Spirito
di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha
risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi
mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
( Romani 8:1-11 )
Quello che manca a
questi discepoli è la conoscenza che esiste lo Spirito Santo.
Pertanto vivevano in
uno stato di incompletezza circa lo scopo principale dell’Opera di Gesù
Cristo.
***
Egli disse loro: «Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?»
Essi risposero: «Con il battesimo di Giovanni».
La seconda domanda
di Paolo è strettamente legata alle prima e non è una domanda “formale”
perché implica una differenza sostanziale.
Egli si rende conto
della deficienza della loro fede e intende subito verificare quanto delle
istruzioni di Gesù fosse stato loro trasmesso; dobbiamo infatti
necessariamente ricordare che Gesù diede queste istruzioni ai suoi prima di
ascendere al Padre:
Andate dunque e fate miei discepoli
tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro a
osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.
(Matteo
28:19)
Il battesimo con il quale si è battezzati è la testimonianza della fede si
ha!
Questi fratelli
avevano ricevuto un insegnamento preparatorio… …quello di Giovanni Battista
ma non avevano ricevuto l’insegnamento intorno a Gesù il Cristo.
Questo fatto ci fa comprendere che
avere una coscienza del proprio
peccato non è sufficiente a ricevere il perdono di Dio ed essere da Lui
rigenerati per mezzo dello Spirito Santo.
D’altronde questa era la funzione della Legge:
…mediante
la legge è data la conoscenza del peccato.
(Romani 3:20)
Per diventare
figli di Dio bisogna andare oltre a tutto questo,
bisogna afferrare per fede la Grazia
di Dio che si ottiene solo “in Cristo”, proprio come scriverà (quasi a
ricordare questa testimonianza) anni più tardi Paolo proprio a questi
fratelli di Efeso:
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo.
In lui
ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e
irreprensibili dinanzi a lui, avendoci
predestinati nel suo amore a essere
adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno
benevolo della sua volontà, a
lode della gloria
della sua grazia, che ci ha concessa nel suo amato
Figlio.
In lui
abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo
le ricchezze della sua grazia, che
egli ha riversata abbondantemente su di noi dandoci ogni sorta di sapienza e
d'intelligenza, facendoci
conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che
aveva prestabilito dentro di sé, per
realizzarlo quando i tempi fossero compiuti.
Esso consiste nel raccogliere
sotto un solo capo, in Cristo,
tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo,
quanto quelle che sono sulla terra.
In lui
siamo anche stati fatti eredi,
essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni
cosa secondo la decisione della propria volontà, per
essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in
Cristo.
In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo
della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo
dello Spirito Santo che era stato promesso, il
quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che
Dio si è acquistati a lode della sua gloria.
(Efesini 1:3-14)
***
Paolo disse: «Giovanni battezzò con il battesimo di ravvedimento, dicendo al
popolo di credere in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù».
Questi discepoli non
si erano resi conto che il battesimo di Giovanni avrebbe dovuto indirizzarli
a Gesù di Nazaret, Colui che battezzava di Spirito, eppure Giovanni era
stato chiaro:
Giovanni
rispose, dicendo a tutti: «Io vi battezzo in acqua;
ma viene colui che è più forte di me, al quale io non sono degno di
sciogliere il legaccio dei calzari.
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
(Luca 3:16)
Paolo spiega quindi loro il valore del battesimo di
Giovanni, il
battesimo di ravvedimento, un ravvedimento
in vista di una rigenerazione, e
spiega altresì il valore del battesimo in Gesù, figura e testimonianza della
rigenerazione per mezzo dello
Spirito Santo, come spiegò Gesù a Nicodemo:
C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno
dei capi dei Giudei.
Egli
venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un
dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai,
se Dio non è con lui».
Gesù gli rispose: «In
verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il
regno di Dio».
Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli
entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?»
Gesù rispose: «In
verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non
può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e
quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho
detto: "Bisogna che nasciate di nuovo".
Il vento soffia dove vuole, e tu
ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va;
così è di chiunque è nato dallo
Spirito».
(Giovanni 3:1-8)
Paolo non diede loro istruzione su come ricevere lo Spirito Santo, ma sulla
persona e l’opera di Gesù Cristo.
***
Udito questo, furono battezzati nel nome del Signore
Gesù; e, avendo Paolo imposto loro le mani, lo Spirito Santo scese su di
loro ed essi parlavano in lingue e profetizzavano.
Erano
in tutto circa dodici uomini.
Udito questo,
essi credettero e
furono
battezzati nel nome del Signore Gesù.
Questi discepoli
hanno imparato molto da Apollo, la dottrina pure se imperfetta, ma anche la
sincerità di cuore e la umiltà di ravvedersi davanti alla Parola di Dio.
Proprio come Aquila
e Priscilla hanno fatto per Apollo, Paolo sta facendo per questi dodici
uomini.
Notiamo la progressione:
Udito (quindi credettero)
e furono battezzati, non il
contrario!
Nell’udire il messaggio del vangelo presentato da Paolo giunsero alla fede
salvifica nel Signore Gesù!
Questo è il solo luogo del Nuovo Testamento. in cui
si parli di persone in qualche modo persone “ribattezzate”,
ma dobbiamo capire che i discepoli d'Efeso,
prima di quello che ricevettero da Paolo, non avevano mai ricevuto il
battesimo
cristiano.
L’imposizione delle
mani da parte dell’apostolo Paolo, simboleggiava il loro ingresso nella
Chiesa di Dio.
La presenza
apostolica, adempimento della profezia di Gesù:
Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà
su di voi, e mi sarete testimoni in
Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della
terra
( Atti 1:8 )
Fu garantita sia agli albori della chiesa in Gerusalemme e nella giudea
(Atti 2), sia quando fu resa testimonianza ai samaritani (Atti 8) e sia ai
pagani (Atti 10 ed in questo passo).
La prova che lo stesso Spirito era stato dato a tutti
fu il loro “parlare in altre
lingue
(lingue conosciute come Atti 2)
e il profetizzare”.
Proprio come agli albori del cristianesimo, ad Efeso tutto iniziò con circa
dodici uomini!
***
Poi entrò nella sinagoga, e qui parlò con molta franchezza per tre mesi,
esponendo con discorsi persuasivi le cose relative al regno di Dio.
Ma siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di
credere dicendo male della nuova Via davanti alla folla, egli, ritiratosi da
loro, separò i discepoli e insegnava ogni giorno nella scuola di Tiranno.
Questo
durò due anni.
Così tutti coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci, udirono la Parola
del Signore.
Paolo entra
nella sinagoga e predica con
molta franchezza sul Regno di
Dio, ma davanti alla loro durezza di cuore,
ostinatezza e rifiuto di credere
e davanti al pericolo di degenerare in una cattiva
testimonianza, dopo
tre
mesi
di discorsi per convincere i giudei, si rende conto che è giunto il momento
di “separare”
i discepoli dagli impenitenti.
Paolo si ritira da loro,
quindi da coloro che frequentavano la sinagoga per insegnare in un altro
luogo,
con coloro che vennero chiamati
fuori, la sua predicazione si sposta quindi nella
scuola di un certo
Tiranno,
per circa due anni.
Qui possiamo vedere
chiaramente come si formavano le chiese nella sfera di azione di Paolo.
Paolo cominciava sempre a predicare nelle sinagoghe;
e vi predicava fino a tanto che l'opposizione conservatrice, giunta a capire
nettamente le differenze tra il giudaismo ed il cristianesimo, cominciava ad
ostinarsi e rifiutare apertamente di credere dicendo male della nuova Via
davanti alla folla.
Allora egli si
cercava in città un locale adatto, lo prendeva in affitto, e vi radunava
tutti quelli che erano disposti ad ascoltarlo.
Qui egli prende in affitto la sala, la
scuola di un certo
Tiranno, che doveva
essere un rettore od un filosofo e dalla tradizione si desume che mettesse a
disposizione la sua scuola, ed in particolare le aule di lettura, dalle ore
undici alle ore sedici agli insegnanti provenienti dalle città lontane.
È in un locale come questo i greci entravano più
facilmente e più volentieri che in una sinagoga, e vi formavano in breve la
maggioranza degli uditori,
così tutti
coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci, udirono la Parola del
Signore.
Ovviamente per Asia si intende tutta la regione alle
spalle di Efeso, pertanto proprio la zona dove poi sorgeranno le sette
chiese elencate nell’Apocalisse di Giovanni: oltre ad Efeso,
Smirne, Pergamo, Tiatiri, Sardi,
Filadelfia e Laodicea con la vicina
Colosse.
***
Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo; al punto che si
mettevano sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul
suo corpo, e le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano.
Ad Efeso erano diffuse le arti occulte e pertanto la superstizione.
Le cosiddette lettere efesine (Efesia grammata) erano
famose, consistevano in certe combinazioni di lettere o di parole, che,
pronunciate in un certo tono di voce, si credevano efficaci a cacciare
malattie e spiriti maligni; o che scritte su pergamena e portate addosso,
erano come degli amuleti, che si credeva guardassero da demoni e da
pericoli.
Dio pertanto, al fine di dimostrarsi il Vero Dio, intervenne in questo caso
come ritenne più evidente al fine di dimostrare la Sua potenza agli efesini,
similmente alle dieci sfide (piaghe) d’Egitto per umiliare gli dei egizi, i
miracoli di Elia per umiliare Baal (dio della tempesta) e Astarte (dio della
fertilità).
Questi fazzoletti e questi grembiuli del testo non
erano, come possono pensare superficialmente i religiosi, delle reliquie;
non erano dei resti di un morto; ma degli oggetti usati da un vivente
apostolo, operatore vivo di miracoli.
Morto l'apostolo,
l'opera sua è compiuta, ed i suoi miracoli son finiti.
Nessun fazzoletto, nessun grembiule, nessun osso
dell'apostolo è conservato in vista di futuri miracoli; perché la virtù
miracolosa non risiede nei fazzoletti, nei grembiuli o nelle ossa di Paolo;
ella risiede solo in
Dio che
faceva
miracoli straordinari per mezzo di Paolo.
Queste guarigioni
concesse da Dio a delle fedi imperfette, miste anche a molta superstizione,
sono dei fatti che si sono constatati in tutti i tempi della storia.
***
Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome
del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: «Io
vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annuncia».
Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo
sacerdote.
Ma lo spirito maligno rispose loro: «Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi
chi siete?»
E l'uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò
in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti.
Questo fatto fu risaputo da tutti, Giudei e Greci, che abitavano a Efeso; e
tutti furono presi da timore, e il nome del Signore Gesù era esaltato.
Gli
esorcisti itineranti giudei
non hanno alcuna relazione personale con Gesù; e lo confessano
apertamente, quando dicono:
Io vi scongiuro, per quel Gesù che
Paolo annuncia!
Questi
esorcisti erano dei
girovaghi e nei loro “incantesimi”, nei loro scongiuri e nelle loro
misteriose combinazioni di parole oscure, “abbagliavano” il popolino molto
ben disposto ad ogni superstizione.
Molti di questi esorcisti erano giudei; dei giudei
degenerati e corrotti, dello stampo di Simone, in Samaria (cfr
Atti 8:9), e di Elima in Cipro (cfr
Atti 13:6).
In particolare questi sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo sacerdote
mirano ad un mero lucro e sperano di arrivare, con l'uso di una morta
formula che contiene il nome di Gesù, ai medesimi risultati a cui sono
arrivati ed arrivano gli apostoli.
La professione di esorcista doveva essere molto
lucrativa, se un sacerdote in alta posizione come
Sceva l'aveva fatta in
qualche modo abbracciare ai suoi sette figli.
Questo episodio
portò il nome di Dio ad essere esaltato, almeno in due modi:
1)
Tutti sentivano che era cosa pericolosa l'usare leggermente il nome del
Signor Gesù.
2)
I credenti lodavano e ringraziavano il Signore.
Il ministero evangelico non è un “mestiere” che si
può apprendere con la sola “tecnica”;
è il risultato di una vocazione divina; è il regno di Dio non si promuove a
forza di formule morte, ma
si promuove a forza di abnegazione di amore e di
consacrazione intera a quel Cristo che si è interamente a noi consacrato.
Anche nel predicare la Parola si può cadere nello
stesso errore… …spesso si prepara il
messaggio… …ma altra cosa è preparare il messaggero!
***
Molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e a dichiarare le
cose che avevano fatte.
Fra quanti avevano esercitato le arti magiche molti portarono i loro libri,
e li bruciarono in presenza di tutti; e, calcolatone il prezzo, trovarono
che era di cinquantamila dramme d'argento.
Così la Parola di Dio cresceva e si affermava potentemente.
Questa è una delle più belle testimonianze di conversione.
In una città dove la stregoneria e la superstizione
erano veramente imperanti, coloro che accettarono Cristo come Unico Signore,
resero
una stupenda confessione di fede!
Da questo fatto noi
ricaviamo che fra gli efesini divenuti credenti ce ne erano di quelli che
avevano esercitato la magìa, non vi è legame spiritico che può reggere alla
potenza di Dio!
La sorte toccata ai figliuoli di
Sceva scuote la
coscienza di queste persone le quali "
venivano a confessare e a dichiarare le cose che avevano fatte;
cioè le loro vane superstizioni; e per dimostrare la sincerità del loro
ravvedimento e della loro confessione, fanno un falò di quello che
possedevano di più prezioso al mondo; di quei libri che avevano comperati a
caro prezzo, e che adesso
riconoscono di non valere più nulla.
Quei libri erano stati per loro dei maestri di errore
per molti anni,
certi nodi, nella vita, non si possono sciogliere;
bisogna addirittura tagliarli... o bruciarli in piazza!
Questa testimonianza pubblica di forte impatto, fece
sì che
la Parola di Dio cresceva e si affermava
potentemente.
Questo è sicuramente quel “primo amore” che la chiesa di Efeso perse nel
tempo e che fu l’oggetto della riprensione che troviamo nel libro
dell’Apocalisse:
"Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi
sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli
ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi.
So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non
ti sei stancato.
Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima;
altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se
non ti ravvedi.
Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti, che anch'io
detesto.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
…Così la Parola di Dio cresceva e si affermava potentemente.
E’ un momento di grande sviluppo per la chiesa di
Efeso, ma tutto questo non è a basso prezzo, dobbiamo considerare che la
persecuzione era feroce, possiamo leggere proprio nella prima lettera ai
corinzi
cosa dovesse sostenere Paolo in questo periodo:
Ogni giorno sono esposto alla morte;
sì, fratelli, com'è vero che siete il mio vanto, in Cristo Gesù, nostro
Signore.
Se soltanto per fini umani ho
lottato con le belve a Efeso, che utile ne ho?
(1 Corinzi 15:31-32)
E scrivendo ai romani circa Aquila e Priscilla allora a Roma, suoi compagni
d’opera in Efeso dice:
Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, i
quali hanno rischiato la vita per me;
a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni.
(Romani 16:3-4)
E bello notare che Paolo iniziò a predicare ad Efeso
le cose relative al regno di Dio…
…il Regno di Dio… …Gesù insegnò:
Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, quand'è cresciuto, è maggiore
degli ortaggi e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a
ripararsi tra i suoi rami.
(Matteo
13:31-32)
Proprio così, il seme sparso ad Efeso, che per due anni diventa il centro
della missione cristiana in Asia, diventerà grande… …e geograficamente
dietro questa chiesa ci sono le sei altre chiese dell’Apocalisse oltre a
Colosse.
***
Dopo questi fatti Paolo si mise in animo di andare a Gerusalemme, passando
per la Macedonia e per l'Acaia.
«Dopo essere stato là», diceva, «bisogna che io veda anche Roma».
Siamo evidentemente alla fine del periodo che Paolo
trascorse ad Efeso, in questo tempo
Paolo, ricevette la visita di alcuni fratelli di Corinto dalla
testimonianza dei quali Paolo apprese come la chiesa vivesse un momento di
carnalità patologica, così scrisse
la prima lettera ai Corinzi che fece recapitare per mezzo di questi
stessi fratelli al loro ritorno:
Quanto poi
alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così
fate anche voi.
Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte
quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò,
non ci siano più collette da fare.
E le persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle
lettere a portare la vostra liberalità a Gerusalemme; e se converrà che ci
vada anch'io, essi verranno con me.
Io verrò da voi quando sarò passato per la Macedonia, poiché passerò per la
Macedonia; ma da voi forse mi fermerò alquanto, o ci trascorrerò addirittura
l'inverno, affinché voi mi facciate proseguire per dove mi recherò.
Perché, questa volta, non voglio vedervi di passaggio; anzi spero di
fermarmi qualche tempo da voi, se il Signore lo permette.
Rimarrò a Efeso fino alla Pentecoste,
perché
qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace, e vi sono molti
avversari.
Quanto al fratello Apollo, io l'ho molto esortato a recarsi da voi con i
fratelli; ma egli non ha alcuna intenzione di farlo adesso; verrà però
quando ne avrà l'opportunità.
Mi rallegro della
venuta di Stefana,
di Fortunato e di Acaico, perché
hanno riempito il vuoto prodotto dalla vostra assenza; poiché hanno dato
sollievo allo spirito mio e al vostro; sappiate dunque apprezzare tali
persone.
Le chiese dell'Asia
vi salutano. Aquila e Prisca, con la
chiesa che è in casa loro,
vi salutano molto nel Signore. Tutti i fratelli vi salutano.
(tratto
da
1
Corinzi 16:1-20)
L'apostolo considera
l'opera sua in questa provincia come finita; si cerca un altro centro
d'attività, e guarda alla capitale dell'impero.
Prima però, pensando
che un suo ritorno verso l'oriente potrebbe essere lontano e forse anche
problematico, egli vuole visitare un'altra volta le sue amate chiese nelle
due province greche, e vuol fare i suoi addii ai cristiani di Gerusalemme,
che egli avrebbe desiderato unire per legami di più intima e fervente
simpatia coi cristiani usciti dal paganesimo.
In questa stessa
circostanza egli si adopera a raccogliere una colletta a pro dei fratelli
poveri di Gerusalemme:
Quanto poi alla
colletta per i santi, come ho
ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi.
Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte
quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò,
non ci siano più collette da fare.
E le persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle
lettere a portare la vostra liberalità a Gerusalemme; e se converrà che ci
vada anch'io, essi verranno con me. (1 Corinzi 16:1-4)
Ed è appunto con
questo scopo che si fa precedere dal suo discepolo Timoteo e dal suo amico
Erasto di Corinto, che di questa colletta furono in modo speciale
incaricati.
Paolo in questo periodo matura il desiderio di
visitare i fratelli della città di Roma, questo suo desiderio lo troviamo
nella lettera ai romani, che scriverà nei prossimi mesi, probabilmente
durante il suo soggiorno in Corinto (dopo aver visitato le chiese della
macedonia), prima di arrivare a Gerusalemme, come possiamo leggere nelle
prime righe della lettera ai romani:
Non voglio che ignoriate, fratelli, che
molte volte mi sono proposto di
recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere qualche
frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni.
Per questa ragione appunto
sono stato tante volte impedito di
venire da voi; ma ora, non avendo più campo d'azione in queste regioni, e
avendo già da molti anni un gran desiderio di venire da voi,
quando andrò in Spagna,
spero,
passando, di vedervi e di essere aiutato da voi a raggiungere quella
regione, dopo aver goduto almeno un po' della vostra compagnia.
Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, perché la
Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una colletta per i poveri
che sono tra i santi di Gerusalemme.
Si sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro confronti;
infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro beni
spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali.
Quando dunque avrò compiuto questo servizio e consegnato il frutto di questa
colletta, andrò in Spagna passando da voi; e so che, venendo da voi, verrò
con la pienezza delle benedizioni di Cristo.
(Romani 15:22-29)
Paolo sottomette però i suoi desideri alla volontà del Signore
e il suo soggiorno ad Efeso si prolungherà ancora qualche mese perché il
Signore gli aveva aperto ancora qualche porta…:
Io verrò da voi quando sarò passato per la Macedonia, poiché passerò per la
Macedonia; ma da voi forse mi fermerò alquanto, o ci trascorrerò addirittura
l'inverno, affinché voi mi facciate proseguire per dove mi recherò.
Perché, questa volta, non voglio vedervi di passaggio; anzi spero di
fermarmi qualche tempo da voi, se il Signore lo permette.
Rimarrò a Efeso fino alla Pentecoste, perché qui una
larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace, e vi sono molti avversari.
(1
Corinzi 16:5-9)
***
Mandati in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timoteo ed Erasto, egli si fermò
ancora per qualche tempo in Asia.
Con l’intento di
portare a termine la colletta per i fratelli poveri di Gerusalemme, Paolo
invia in macedonia, per precederlo, i suoi due collaboratori Timoteo ed
Erasto.
Timoteo ed Erasto di
Corinto, vanno in Macedonia passando per Corinto per raccogliere i fondi per
la colletta anche dai fratelli dell’Acaia.